Pm10 oltre limiti anche a Brescia, Sondrio, Alessandria e Milano. Presentato il "Treno Verde"
È allarme smog in sei città italiane per le polveri sottili. Le più colpite dall’inquinamento nei primi due mesi del 2009 sono Torino e Frosinone, seguite da Brescia, Sondrio, Alessandria e Milano. Aria pulita invece a Salerno che, insieme a Potenza, è il comune del Bel Paese che non ha mai sforato i limiti di legge riguardo le Pm10. Altra aria invece a Torino e Frosinone che, nonostante la pioggia battente di questo inizio d’anno, hanno oltrepassato il limite massimo di livelli di polveri sottili per ben 41 giorni, ben oltre quindi i 35 giorni considerati dalla normativa attuale come limite annuale consentito per salvaguardare la salute dei cittadini................
Bresso: "Nucleare? Non qui" «Il Piemonte ha scelto le energie rinnovabili»
I DATI IN POSSESSO DELLE ASL SUL CONSUMO DEI FARMACI (QUANTI ANTITUMORALI NEL TEMPO, QUANTI ANTIDIABETICI, QUANTI ANTIDEPRESSIVI, ECC.) CONSENTONO DI AVERE UN'IDEA DELLO SVILUPPO DELLE PATOLOGIE SU QUEL DETERMINATO TERRITORIO !!
IL SERV. SANIT. NAZ. VIENE MANTENUTO CON LE TASSE PAGATE DAI CITTADINI !!
pubblicato: lunedì 01 dicembre 2008 da Roberto Bosio in: Energia Informazione Nucleare
Quando si parla della Francia e del nucleare si parla sempre dei bassi costi di produzione. Mai o quasi degli incidenti che regolarmente si verificano. Cerchiamo, almeno in parte di colmare questa lacuna, elencandovi gli incidenti principali degli ultimi mesi. Perché il nucleare non è pulito né sicuro:
7 luglio 2008: fuoriuscita di circa 30 metri cubi di una soluzione contenente uranio nel sito nucleare di Tricastin. Una parte finisce nei fiume Gaffière e Auzon e nei pozzi d’acqua potabile. Ovviamente viene vietato il consumo di acqua e pesce - oltre al divieto di balneazione e di svolgere sport in acqua.
18 luglio 2008: rottura di una canalizzazione che genera una fuoriuscita di acque contaminate in un impianto a Romans-sur-Isere.
23 Luglio 2008: vengono contaminati cento operai per una perdita di una tubatura del reattore 4 della centrale di Tricastin. E’ il terzo incidente nucleare nella zona in una quindicina di giorni. gli operai sono stati irradiati dal cobalto 58.
6 agosto 2008: viene reso noto un incidente che in realtà è avvenuto il 4 luglio 2008 a Tricastin. Ci sono state emissioni di Carbonio radioattivo. Anche se l’incidente è stato classificato di livello 1, vengono vietati fino alla fine dell’anno tutte le attività che generano scarichi di carbonio 14, perché è già stato raggiunto - e superato del 5% - il limite annuale.
22 agosto 2008: nell’impianto di Pierrelatte viene scoperta una perdita di “piccole quantità di uranio” per una canalizzazione rotta forse da anni.
24 settembre 2008: la centrale nucleare di Chinon sversa olio industriale - non radioattivo - lungo 15 Km della Loira.
10 Ottobre 2008: fuoriuscita di materiale radioattivo all’interno del sito per la rigenerazione dei combustibili nucleari di La Hague. Il fatto si sarebbe verificato in realtà il 24 settembre. E’ il quarto incidente di livello 1 registrato nello stabilimento durante l’anno.
16 ottobre 2008: l’impianto di Romans sur Isère deve sospendere la sua attività perché gli effluenti dell’impianto nucleare hanno un livello eccessivo di uranio nelle loro acque.
7 novembre 2008: nuova fuoriuscita radioattiva nel fiume Gafière causata dall’impianto Eurodif-Areva di Pierrelatte.
19 novembre 2008: la centrale nucleare di Bugey provoca una fuoriuscita di un centinaio di litri di olio industriale - non radioattivo - che si disperdono lungo il Reno all’altezza di Loyettes.
Il nucleare di terza generazione produrrà scorie molto più radioattive
pubblicato: lunedì 02 febbraio 2009 da Roberto Bosio in: Europa Persone Politica Nucleare
Lo avevamo raccontato qualche giorno fa nel post La Francia costruirà una seconda e forse una terza centrale nucleare EPR: Sarkozy si apprestava ad annunciare la costruzione di nuove centrali di terza generazione, oltre a quella già in costruzione a Flamanville.
Ed infatti il 30 gennaio il presidente francese ha comunicato ai francesi che prossimamente verrà costruito un secondo reattore nucleare EPR a Penly. Il giorno successivo Greenpeace Francia ha risposto a Sarkozy affermando che questo nuovo tipo di reattore produrrà scorie sette volte più pericolose di quelle delle centrali di seconda generazione.
Secondo Areva - l’impresa francese che sta costruendo i reattori EPR - queste centrali saranno più potenti di quelle attuali, useranno il 15% in meno di uranio, e produrranno il 30% in meno di scorie. Peccato che nessuno precisi che il funzionamento dell’EPR prevede che il combustibile nucleare resti molto più tempo nel reattore, e questo implica un’usura - “burn up” - e dunque una radiotossicità molto più importante che nei reattori attuali.
dal blog dell'associazione ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO) clicca x link
Guardate la mappa qui sopra: mostra dove sono piazzate le centrali nucleari francesi. Notate che ce ne sono sei una dopo l'altra in un arco che va lungo le Alpi, a ridosso del confine con l'Italia. Perché mai saranno tutte quante proprio li'?C'è chi ha parlato di questioni di sicurezza, chi dell'acqua del Rodano da usare per il raffreddamento. Può darsi, ma la sicurezza varia poco da un posto a un altro e la Francia è un paese generalmente ricco di acqua. La spiegazione sembrerebbe un'altra; una che ha a che fare con l'uso che si fa delle centrali nucleari, ovvero la produzione di energia elettrica. Usando linee ad alta tensione, l'energia elettrica si può trasportare anche a parecchie centinaia di chilometri di distanza ma, comunque, a costo di una certa perdita. Per questo, conviene che le centrali siano costruite vicino agli utenti. Ora, se i Francesi hanno costruito le loro centrali il più vicino possibile all'Italia è probabile che fin dall'inizio progettassero di vendere l'energia all'Italia, come stanno facendo da almeno vent'anni.
Conviene investire l'equivalente di una robusta finanziaria in una tecnologia che non ha risolto il problema delle scorie nucleari? Conviene in un paese in cui le bucce di arancio della pattumiera sono già un problema? Guardando dalla prospettiva del fine attività, i consensi scendono. Ma l'appeal della tecnologia francese li fa risalire. Ecco una carrellata dei diversi punti divista.
Luciano Maiani, presidente del Cnr: «bisogna investire nella ricercaTra i punti che preoccupano di più lo smaltimento delle scorie.Abbiamo un deficit del 12—15 per cento nella produzione di energia elettrica e compensiamo comprando all'estero, dal nucleare potremmo ricavare la quota che manca. Anche perché la tecnologia è sicura e con i reattori di quarta generazione lo diventerà ancora di più: ma per arrivarci dobbiamo entrare ora in gioco. Inoltre l'idea di un posto in cui mettere le scorie in sicurezzaper centinaia di migliala di anni è un'utopia, per lo smaltimento bisogna investire in ricerca».
Angelo Baracca, docente di fisica a Firenze. «Ma non avevamo bisogno di energia subito? E allora perché, invece di aspettare il 2020, non facciamo come la Spagna, 3.500
megawatt di eolico in un anno, cioè l'equivalente di più di due grandi centrali nucleari? E poi l'elettricità vale un quinto della torta energetica: gli incentivi per rendere più efficienti case e macchine andrebbero aumentati, non tagliati».
Edgardo Curcio, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia:«Sì al nucleare per ridurre i gas serra e perché quando le centrali entreranno in funzione il prezzo dell' energia sarà di nuovo alto. Ma bisogna fare in modo che il costo non ricada sulle spalle dei consumatori: gli investitori privati devono assumersi i rischi dell'impresa». Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace: «Anche raddoppiando il numero attuale dei reattori, la riduzione delle emissioni sarebbe inferiore al 5 per cento, e occorrerebbe mettere in rete un reattore alla settimana fino al 2030. La costruzione del reattore finlandese di terza generazione ha mostrato le bugie dei conti nucleari: il costo è già aumentato di oltre il 50 per cento. Puntando sul nucleare, mentre gli Stati Uniti si spostano su efficienza e rinnovabili, l'Italia disperderebbe risorse a favore del costruttore francese, quasi interamente pubblico».
Chicco Testa, ex presidente Enel: «L'accordo con la Francia è positivo perché ci consente di utilizzare una delle migliori tecnologie oggi disponibili senza farci colonizzare dai francesi, visto che l'Enel si aggiudica una partecipazione importante in Francia e in altri paesi. Ma i siti restano un problema perché Berlusconi ha fatto la campagna elettorale in Sardegna garantendo che non si sarebbero costruite centrali nucleari sull'isola. Alle prossime amministrative immagino che le altre regioni si aspettino un analogo impegno».
Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club: «Imbarcarsi nel nucleare ora significa
fare un regalo ai francesi, con ricadute limitate per le nostre industrie ed un aggravio per le bollette. L'energia atomica è in declino nel mondo: secondo le previsioni ufficiali dell'Iea, l'Agenzia internazionale dell'energia, al 2050 il nucleare contribuirà solo al 6 per cento della riduzione delle emissioni serra su scala mondiale, contro il 21 per cento delle rinnovabili e il 36 per cento dell' efficienza».
Alessandro Clerici, del World Energy Council: «Come ho scritto per il Nimby Forum, nucleare sì ma solo rispettando regole precise e trasparenti sulla scelta dei reattori, dei siti e delle misure di sicurezza».
Giovanbattista Zorzoli, presidente Ises: «Vedo due problemi consistenti. Primo: la disponibilità di credito è sempre stata il punto debole del nucleare perché è dura concedere i finanziamenti oggi per avere tra dieci anni un'energia a un prezzo difficile da quotare, e con la crisi che spinge le banche a chiudere i rubinetti. . Secondo: solo a Caorso c'è la possibilità di mettere in rete 1.600 megawatt concentrati in un punto, fare le centrali vuoi dire mettere mano in maniera importante alla rete elettrica».
Intervista a Scalia da Repubblica , idem
Scalia e' un ambientalista, professore universitario (insegna Fisica ambientale) terrorizzò il Parlamento illustrando quanto fosse infida una centrale nucleare. Scalia faceva coppia fissa con Gianni Mattioli, un altro professore sempre ben vestito e col farfallino , «Le dico solo che il Loca è dato a 10-3».
E' una cosa cattivissima?
«Un incidente ogni mille reattori all'anno. Questo è certo».
La ricerca ha fatto grandi passi avanti.
«Zero. La fisica è rimasta più o meno a quella che avevamo trenta quaranta anni fa. Reattori di terza generazione. Embè? E cosa sono?»Sicuri.«I radionuclidi durano centinaia di migliala di anni».
Cattivi
«Stacchi l'uranio 235».
Ah, l'uranio.
«L'unico che ha tentato di fare qualcosa di innovativo è stato Rubbia che ha usato il il torio».
Che sembra anche meno pericoloso
«Ha fatto simulazioni con un reattore al torio sottocritico».
Quindi già qualcosa s'è capito.
«Ma non gli hanno dato i soldi, nessuno ha speso per la ricerca, per verificarne esattamente le condizioni».
Eadesso?
«Adesso Berlusconi da i soldi ai francesi che hanno questa società molto agressiva, Areva, che costruisce. Ma costruisce roba vecchia. La verità è questa».
Scajola garantisce.
«Macché! Le componenti ingegneristiche possono essere moderne, ma la fisica, la procedura è tale e quale. Solo Rubbia ha fatto qualche passo in avanti e le sue scorie si consumano in 700 anni».
Settecento anni.
«Voglio dire: ma lei sa qual è la percentuale di energia elettrica sul totale dei nostri consumi? Il venti per cento. Il nucleare nei paesi industrializzati produce il 30 per cento di quel venti. Quindi è una cosina».
Piccola.
«Su scala mondo produce 2800 miliardi di kilowattora». Tanto.
«Ma cosa tanto? Solo con l'idroelettrico arriviamo ai 3000 miliardi di kilowattora».
Professore, in Parlamento adesso nessuno ne capisce granché.
«Il male sottile della politica resta sempre qui dentro». Se ci tornasse.
«Ma come faccio, ho l'università!».
Magari insieme a Mattioli. «Puntiamo sul 20-20-20 della Merkel anziché sbracare con Sarkozy».
Dovrebbe farsi invitare in Parlamento.
«Ma hanno capito che quei reattori sono roba vecchia?». Berlusconi è certissimo. «Con lui inizierei dal cesio 135. Lei ha capito almeno di cosa parlo?».
alcune riflessioni di Giulietto Chiesa sull'11 settembre.....c'entra con l'Africa , commentate!
L'antropolgo Alberto Salza accusa. E spiega il fallimento della copperazione internazionale in Africa. Dove con gli aiuti arrivano ignoranza, arroganza, stupidita. E amore. Il nemico peggiore Lo sai perché non abbiamo io sviluppo economico, in Africa?». La domanda è di Ater, ragazzo dinka del Sud Sudan sopravvissuto alla guerra civile, ogni giorno della sua vita. Gli rispondo, da pater-nalista: «Dimmelo tu», «Ascolta e non fare battute», dice luì, severo come chi è cresciuto temendo il suono di ogni aeroplano. «Il fatto è che noi africani divìdiamo tutto. Voi siete fortunati: avete l'egoismo su cui costruire la ricchezza». Nelle chiese di Lalibela, in Etiopia, avevo incontrato gli eremiti, che ancora oggi si acquattano sulle membra semimummificate di chi li ha preceduti in fetidi buchi delle pareti, come piccioni. Qualcuno porta loro da mangiare. Qualcun altro riceve qualcosa. "Non è così difficile moltiplicare pane e pesci", avevo detto a me stesso, "è molto più complicato divìderli". Come ha scritto Seyyed Hosseìn Nasr in Ideali e realtà dell'Isiam: "La carità materiale oggi in auge riduce l'uomo a una bestia: gli da cibo e vestiti, ma lo priva di protezione. Gli insegna a camminare, ma gli toglie la vista, la sola che potrebbe indicargli dove andare". Tra gli esperti, l'Indice di Povertà Umana (HPI. misura di deprivazione) sostituisce l'obsoleto Indice di Sviluppo Umano (HDI, misura di progresso). Quest'ultimo sì basava su: aspettativa di vita, istruzione e livello di sopravvivenza. L'HPi analizza le stesse componenti, ma con il cannocchiale a rovescio: assenza di longevità ("Ce la farò o no a superare i quarant'anni?"). educazione ("QuaI'è il mio livello di analfabetIsmo?") e benessere ("Quanto posso contare su acqua pulita e servizi sanitari? Quanti dei miei bambini sotto i cinque anni sono sottopeso?"). Su 108 Paesi in via di sviluppo, la CIA (proprio loro: cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/) stila una classifica. La miseria assoluta è privilegio dell'Africa: 1) Ciad: 2) Mali; 3) Bur-kina Faso; 4) Etiopia: 5) Niger: 6) Guinea; 7) Sierra Leone; 8) Mozambico; 9) Benin; 10) Guinea Bissau. E allora diamo il via ai quattro cavalieri dell'apocalisse degli aiuti all'Africa: Ignoranza, Arroganza, Stupidità e Amore, in volo sui candidi aerei del-l'Humanitarian Air Service delle Nazioni Unite. L'ignoranza costa un sacco dì soldi. Nel nord del Kenya, per esempio, una ong ha costruito un impianto per la lavorazione della carne bovina: tre milioni di euro spesi. I turkana della zona, però, si rifiutano dì vendere le vacche. A me è stato chiesto dì organizzare un'importazione clandestina di bestiame oppure dì capirci qualcosa. «Vedi, noi abbiamo un proverbio», mi ha detto un turkana grattandosi l'acconciatura di fango blu che nasconde un osso dell'antenato. «Il sentiero delle capre va al mercato; quello delle vacche incontra il sentiero delle capre, ma al mercato non ci va».Le vacche, per i turkana. sono capitale sociale: servono per matrimoni e cerimonie. Non si possono vendere vecchie amiche cornute a un mattatoio dipinto di bianco, Bastava chiedere. L'arroganza parte da lontano. Come scrìve Yasunari Kawabata, in La casa delle belle addormentate-. "Qualunque vita, per quanto inumana, con l'assuefazione diventa umana". Ma noi addetti all'aiuto umanitario, la settima industria al mondo, non ci crediamo. Così in Ogaden, al confine tra Etiopia e Somalia, ho chiesto quale fosse il quantitativo minimo di vita. Alcune risposte: "Mangiare una volta ogni due giorni e una pillola medicinale al mese". "Avere dieci pecore, undici figli e vìvere sull'altopiano desertico: la mia, di vita". "Una vita che ti lasci vivere". "Non te lo dico. Tu non sei uno dì noi". Allora ho permesso che le Special Forces americane, in Ogaden per l'invasione della Somalia, lasciassero per un giorno intero i malati dell'ospedale di Gode sotto il sole rovente ("Così imbianchiamo le corsie, che fanno schifo"), e che poi vaccinassero i cammelli puntando le mitragliatrici sui pastori (dialogo urlato: "Ci volete avvelenare le bestie!"; "È per il vostro bene, ignoranti!"). Dato che siamo come soldati in guerra contro miseria e ingiustìzia, nel nostro lavoro ci vorrebbe una disciplina assoluta. E invece lasciamo che gli operatori dello sviluppo appaiano agli occhi degli africani come ricconi su costosissime fuoristrada bianche, con una fama meritata di ubriaconi e puttanieri, oppure come poveri diavoli che non sanno bene quello che fanno, se non beccarsi un lauto stipendio e i benefìt per la famiglia. Un giorno, in Ogaden, aspettavamo gli ispettori del World Food Programme che dovevano decidere gli aiuti alimentari dopo una carestia. Avevamo allineato i pastori somali a fianco della pista sterrata. Se ne stavano ritti nel vento, sottili come tagli di Fontana. Atterrò l'aereo. Sulla scaletta apparvero tre donne bianche, cosi obese che a malapena riuscirono a scendere. Guardai i somali affamati. Nella calura, le loro linee tremolavano.Stavano ridendo. La stupidità uccide. La mania igienica dell'Occidente ammazza gli africani. Oggi è di moda la latrina. Ne edifichiamo dappertutto, con esiti comici. In Sud Sudan. una ong ha costruito gabinetti in muratura in mezzo alle praterie, i dinka si sono rifiutati dì entrarci. Spiegazione di uno di loro: «Quella è una casa molto più bella delle nostre capanne. Noi non cachiamo dentro le case». In realtà la latrina può concentrare e proteggere la materia fecale dove il soie distruggerebbe i batter!, che così arrivano alla falda acquifera. Sul lago Turkana, in Kenya, due epidemie di colera coincisero con la costruzione di due latrine, a distanza di dieci anni. Le capanne di sterco e fango dei samburu impressionarono una dottoressa svizzera, inviata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in Kenya. La accompagnavo, durante la carestia del 1984, a visitare i villaggi abbandonati dai pastori. Le mosche erano dappertutto. La signora arricciava il naso e criticava l'igiene ìntima dei samburu, gente che mette le vacche in casa per sentirsi bene con il mondo. A un certo punto trovammo un villaggio senza mosche. Le coperture delle capanne erano dì plastica, ricavate dai teloni blu e gialli degli aiuti umanitari. «Vede che se si impegnano riescono a tenersi puliti? Niente mosche qui», disse la dottoressa. «Mi stia a sentire», risposi «niente mosche significa niente merda; niente merda indica che le vacche sono morte; niente vacche, niente latte. Niente latte, tutti morti, lo preferisco la merda e le mosche, signora». Ma è l'amore il nemico peggiore. Per anni ci siamo fatti prendere il cuore dai bambini africani. Avevano gli occhi grandi e umidi, con le ciglia da fanciulla. Sono i sìntomi del kwashiorkor, una grave forma dì malnutrizione infantile per cui la crescita è ritardata, lo stomaco si gonfia e gli steroidi non vengono interamente eliminati, creando un'azione femminilizzante: viso tondo, ciglia lunghe, occhi languidi. Un giorno venni mandato a discutere d'amore con un assassino d'Africa. Se ne stava appoggiato alla sua "tecnica", i! camioncino dotato di mitragliatrice pesante che fa parte del paesaggio in Somalia. Aveva bandoliere e cartucce dappertutto. Era così magro che mi venne da pensare: "Sono i proiettili a tenerlo in piedi". In qualità dì antropologo embedded. avevo l'incarico di scoprire perché i signori della guerra sì fregassero, tra i rifugiati, tutto il cibo destinato a vecchi e bambini. Non è facile parlare a uno così. Non è il fatto che giochi con il kalashnikov a rendermi nervoso. È che è sicuro di sé, al cento per cento. È impossìbile guardarlo negli occhi: non ci tieni a vedere il tuo volto riflesso, come un bersaglio. Comunque, ci sono sofisticate tecniche dì approccio verbale e gestuale, in questi casi. «Ma che cazzo credete di fare?», dissi spostandogli la canna del mitragliatore verso terra. «Non dovete rubare il mangiare di vecchi e bambini. Siete uomini adulti, guerrieri!». Invocai la maledizione di Allah: qualche volta funziona, qualche volta non funziona. Sorrise. «Vedo che hai capito», disse. Mi feci guardingo: i somali fregano chiunque. «Capito cosa?», mormorai. «Che gli adulti hanno bisogno di mangiare, per combattere», disse. «Il fucile mangia i proiettili. Senza proiettili, il fucile è solo acciaio dì ferro (proprio così, in italiano). E non serve a niente», concluse sputando il bolo anfetaminico del qat. «I vecchi e i bambini sono vittime collaterali», disse dolcemente il miliziano.«I bambini hanno capacità riproduttiva, ma niente cultura. Se moriamo, i nostri bambini saranno allevati come americani». Sputò dì nuovo. «I vecchi hanno la cultura, ma non la capacità riproduttiva. Se rimangono vivi solamente loro, il nostro popolo sparirà. Ecco perché noi lasciamo morire di fame i vecchi e i bambini, mangiando il loro cibo. Questa è la tattica. La strategia è che così facendo possiamo salvare il futuro. Dai da mangiare ai vìvi, non ai morti». Per ragionare così duro, ci vuole un amore totale, un amore così puro per la propria gente da amputarne la parte che non serve. «Se non capiamo questo amore, è meglio che restiamo a casa», scrissi nel rapporto. (Alcuni degli episodi qui descritti sono citati dal libro di Alberto Salza Niente. Antropologia della miseria estrema in uscita per Sperling & Kupfer).
stralcio da THE AMERICAN JOURNAL OF PSYCHIATRY , edizione italiana , agosto 08, di Larry j.Siever, M.D. una revisione della letteratura
.....................L'aggressività emerge quando l'impulso di produzione della risposta alla collera prefrontale affettiva mediata dal sistema limbico o agli stimoli provocatori , non è sufficientemente trattenuto dall'inibizione ed è incanalato in un comportamento violento. L'eccessiva reattività dell'amigdala, accoppiata con l'inadeguata regolazione prefrontale, serve ad aumentare la probabilità di comportamento aggressivo. Le alterazioni dello sviluppo nel circuito prefrontale-sottocorticale, così come le anormalità dei neuro modulatori, sembrano avere un certo ruolo. La serotonina facilita l'inibizione prefrontale, e quindi un'insufficiente attività serotoninergica può aumentare l'aggressività. L'attività gabaergica al recettore GABA(A) può ridurre la reattività sonocorticale, e quindi una ridotta attività gabaergica può aumentare l'aggressività. Anche riduzioni dell'attività dell'ossitocina e aumenti dell'attività della vasopressina possono servire per indurre aggressività. Queste risultanze possono riflettere schemi di sviluppo aberranti. Ad esempio, riduzioni dell'innervazione serotoninergica della corteccia prefrontale causate dallo sviluppo e riflesse da un ridotto legame al trasportatore nel cingolato (76) possono risultare in una minor facilitazione serotoninergica della regolazione della corteccia prefrontale. L'agonismo 5-HT2Apuò aumentare l'impulsività, mentre quello 5-HT2C la può diminuire (65), e quindi uno squilibrio tra questi recettori con aumento dell'attività serotoninergica al recettore5-HT2A - in accordo con studi di binding S-HT nelle piastrine, imaging cerebrale e postmortem - e una diminuzione della sensibilità del recettore 5-HT2C - in accordo con ridotte risposte a metaclorofenil-piperazina e fenfluramina - possono aumentare la probabilità di aggressività impulsiva. I fattori trofici che operano durante lo sviluppo possono contribuire a questo schema, e ridotte risposte cFos a fenfluramina. legame aumentato a 5-HT2A e ridotto a 5-HT2C sono stati identificati nel topo knock-down per il fattore neurotrofico di derivazione cerebrale (BDNF) caratterizzato da comportamento aggressivo (132). La variazione dei geni serotoninergici come TPH, (133) o 5-HTT (18) può patimenti contribuire a un alterato sviluppo serotoninergico. La fluoxetina può invertire questo pattern aumentando la disponibilità presinaptica. diminuendo il legame 5-HT2A e facilitando il segnale al recettore 5-HT2r . Per quanto i meccanismi di aggressività possano variare tra i disturbi psichiatrici , essi tendono a coinvolgere uno squilibrio della regolazione corticale/sottocorticale.
Implicazioni per il trattamento
Questa revisione non intende valutare l'evidenza cllnica a favore o contro specifici interventi, ma piuttosto passare in rassegna i meccanismi neurobiologici che potrebbero essere considerati nelle strategie di trattamento, sia con farmaci esistenti sia con quelli che ancora non sono stati sviluppati. Il deficit di inibizione prefrontale che non fornisce "freni" sufficienti sul comportamento aggressivo impulsivo può essere migliorato da SSRI, che possono facilitare l'inibizione delle regioni sottocorticali aumentando la disponibilità di serotonina nelle regioni prefrontali, particolarmente la corteccia orbitale (134) , mentre gli stabilizzatori dell'umore e gli antiepilettici, che alterano l'equilibrio glutamatergico/gabaergico, riducono irritabilità e impulsività (135). Gli antagonisti oppiacei possono ridurre il comportamento autolesivo (97). Le psicoterapie, sia psicodinamiche, come la terapia transferencebased, sia comportamentali, come la terapia dialettico-comportamentale, possono servire ad aumentare la capacità di ritardare e inibire i comportamenti aggressivi, aumentando le capacità della funzione verbale/riflessiva, così come aiutando a ridurre l'eccessiva sensibilità alle emozioni.
Future direttiveCome evidenziato in un recente commento in questo Journal (136), le ricerche sono esigue riguardo le cause sottostanti la violenza e l'aggressività, considerata la grande morbilità associata a questi comportamenti. Un gran numero di questioni più specifiche deve essere ulteriormente affrontato. Primo, il circuito implicato nella regolazione dell'aggressività è strettamente correlato ai circuiti coinvolti nel condizionamento alla paura e nel controllo affettivo. Bisogna definire meglio una delineazione più elaborata dei punti in comune e delle differenze esistenti tra le regioni e i circuiti coinvolti in questi differenti paradigmi, che hanno molti aspetti clinici sovrapposti e sinergici. Secondo, bisogna chiarire meglio il modo preciso con cui i neuromodulatori citati interagiscono e modulano i circuiti cerebrali associati all'aggressività. Ad esempio, è chiaro che la serotonina modula l'attività prefrontale, specificamente le cortecce frontale orbitale e cingolata anteriore, mentre i neu-ropeptidi modulano le strutture limbico/sottocorticali, ma è necessaria una maggiore specificità regionale per capire meglio il ruolo di questi neuromodulatori. Terzo, bisogna chiarire meglio l'interrelazione tra i sistemi di neuromodulatori. Ad esempio, la serotonina ha interazione reciproca con le cateco-lamine, ma ha anche relazioni con peptidi come vasopressina e ossitocina. È necessaria una comprensione più dettagliata di queste relazioni riguardo l'aggressività. Quarto, i parametri biologici che riflettono l'attività di questi neurocircuiti e neuromodulatori devono essere valutati prima e dopo i trattamenti efficaci, per determinare quali variabili potrebbero essere predittive di risposte favorevoli al trattamento e quali variabili potrebbero essere modificate con il trattamento. Infine, nuovi interventi farmacologici, come gli antagonisti 5-HT2A, gli agonisti 5-HT2C, agonisti/antagonisti misti degli oppiacei e l'ossitocina, devono essere valutati clinicamente. Le strategie raccomandate comprendono l'utilizzo di neuromodulatori come trattamento o prove con specifici compiti comportamentali che controllano la regolazione di aggressi-vita, affiliazione, fiducia ed emozioni. Gli studi di imaging che catturano i circuiti coinvolti nell'espressione dell'aggressività, nella percezione della minaccia e nella percezione dell'emozione, ad esempio, saranno utili nell"analizzare meglio i circuiti e valutare gli effetti del trattamento. Pertanto i progressi nella comprensione della neurobiologia della violenza possono contribuire in modo importante alla valutazione e al trattamento razionale dei soggetti con aggressività patologica e predisposizione alla violenza.
(segue bibliografia, 136 lavori)
(da una circolare su internet del 19/2/09)
"Per quanto riguarda quest’ultimo punto, in particolare, fino alla definizione del budget 2009, si dispone il blocco totale delle assunzioni di personale amministrativo (dirigenti e comparto) in qualsiasi forma, compresi i rinnovi degli interinali, ad eccezione delle figure addette al call center del Sovracup di Torino. Dal provvedimento sono escluse le stabilizzazioni del personale precario e le assunzioni delle categorie protette ex legge 68/99.Il blocco sarà assoluto per le Asl che derivano dall’accorpamento di più aziende, mentre le altre potranno ricorrere a forme di mobilità interaziendale. Ed ancora, per le aziende che abbiano superato il tetto di spesa massimo per il personale 2008, le assunzioni di addetti al ruolo tecnico sarà possibile solo per i profili di operatore socio sanitario (o.s.s.), di assistente sociale e di personale che svolga «funzioni uniche o infungibili».
Per quanto riguarda, invece, i costi di produzione, oltre ai risparmi attesi dagli acquisti aggregati di beni e di servizi, si chiede ai direttori generali di continuare nello sviluppo della distribuzione diretta dei farmaci e del ricorso ai generici, così come, sul fronte dell’assistenza protesica e integrativa, di adottare provvedimenti per il riuso dei materiali forniti ai cittadini e di attivare azioni di controllo dei prezzi. Inoltre, per una prima attuazione del sistema regione di technology assessment, viene disposto che in tutti i casi di acquisizione di attrezzature e apparecchiature sanitarie di ogni tipologia di valore superiore a 50 mila euro occorra la preventiva valutazione della Regione. Quanto poi all’acquisto di prestazioni di ricovero e di specialistica ambulatoriale dai privati, si stabilisce che la spesa complessiva per l’anno in corso non possa essere superiore a quella registrata nel 2008.
Sul fronte dell’assistenza ospedaliera, infine, verrà organizzata una serie di incontri tra la Direzione regionale della sanità e le singole aziende per concordare le possibili azioni di miglioramento della gestione di presidi, con particolare attenzione alla verifica dello stato di attuazione del processo di dipartimentalizzazione in atto. A questo proposito, si evidenzia la necessità di elevare a 20 letti la soglia minima di unità di degenza con autonoma dotazione di personale non medico, ferma restando l’autonomia tecnico-professionale delle diverse discipline non accorpate. Sono escluse da questo vincolo le unità di degenza di rianimazione, di terapia intensiva, di unità coronarica, di terapia intensiva neonatale, grandi ustionati, malattie infettive, per detenuti, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, nonché i posti letto di carattere sub-intensivo a diretto supporto dell’attività di pronto soccorso."
intervista a Domenico di Virgilio , Responsabile Nazionale per la Sanita' del PDLda Dirigenza Medica Rivista dell'ANAAO (Associazione Nazionale Assistenti Aiuti Ospedalieri) del 10/08
Onorevole Di Virgilio, quali obiettivi si propone il progetto di legge da lei presentato riguardo alla governance medica nel Ssn?Desidero intanto evidenziare che con l'espressione "governo delle attività cliniche" si intende più comunemente un programma di gestione e di miglioramento della qualità e dell'efficienza di un'attività medica, generalmente operata a livello di dipartimento di un'azienda sanitaria locale od ospedaliera. Il programma di governo delle attività cliniche non può prescindere da una sistematica azione di aggiornamento del personale in tutte le sue forme, da un sistematico sostegno della cultura della qualità, nonché da incentivi che premino la partecipazione del personale ai programmi di miglioramento della qualità e il conseguimento degli obiettivi prefissati. I vantaggi di un buon sistema di governo clinico sono numerosi, sia in termini di indicatori di salute, sia in termini economici. ......Può illustrarci sinteticamente i contenuti del testo in discussione?L'articolo 1 detta i princìpi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche, spettante alle Regioni e al Collegio di dirczione dell'azienda sanitaria locale od ospedaliera.L'articolo 2 reca modifiche agli articoli 3 e 17 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Con le nuove disposizioni si prevede, innanzitutto, un maggiore coinvolgimento dei medici e dei dirigenti sanitari nel governo delle attività cliniche. L'articolo 3 modifica l'articolo 15-ter del medesimo decreto legislativo n. 502 del 1992, stabilendo che il conferimento degli incarichi di dirigente di struttura complessa del ruolo sanitario avviene esclusivamente previa selezione per avviso pubblico. A tale fine è nominata un'apposita commissione di valutazione, presieduta dal dirigente più anziano di ruolo e composta dal direttore sanitario dell'azienda sanitaria locale od ospedaliera e da due dirigenti di struttura complessa della disciplina oggetto dell'incarico, sorteggiati tra i dirigenti esterni all'azienda di riferimento. La commissione formula un giudizio motivato su ciascun candidato e, sulla base delle valutazioni effettuate, presenta al direttore generale la terna dei tre migliori candidati, indicando i punteggi ottenuti da ciascuno di essi. Il direttore generale conferisce l'incarico seguendo la graduatoria elaborata dalla commissione. L'articolo 4 modifica l'articolo 15 della legge n. 502 del 1992, in materia di dirigenza sanitaria. L'articolo 5 introduce il sistema di gestione del rischio (risk management), espressione con la quale si intende tutta una serie di azioni messe in atto per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e per garantire la sicurezza del paziente, sicurezza basata sull'apprendere dall'errore. Affinchè questo sistema sia efficace esso deve interessare tutte le aree in cui l'errore si può manifestare durante il processo clinico assistenziale del paziente. In particolare si prevede l'istituzione di un'unità di gestione del rischio e del Fondo assicurativo nazionale che dovrà farsi carico dei cosiddetti "rischi sanitari impossibili".Larticolo 6 istituisce una polizza assicurativa sanitaria obbligatoria a carico delle strutture sanitarie per l'attenuazione nei professionisti della salute della posizione difensiva nei riguardi dei possibili errori insiti nelle incongruenze del sistema prima che in colposità individuali (conmissive-omissive). Larticolo 7 interviene in materia di pensionamento dei dirigenti medici e sanitari del Servizio sanitario nazionale, compresi i direttori di struttura complessa. In particolare, è prevista la possibilità di rimanere in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età. ........Nella messa a punto del provvedimento ci sono stati accordi anche con rappresentanti delle Regioni?E previsto nell'articolato della proposta di legge il coinvolgimento delle Regioni nel rispetto del titolo V della Costituzione. Il confronto con le Regioni avverrà sia in commissione affari sociali, sia alla fine dell'iter legislativo nella conferenza stato-regioni.E con rappresentanti della professione medica? Il contenuto del progetto di legge va nel verso delle attese della maggioranza del mondo medicofino ad oggi non adeguatamente coinvolte nelle decisioni di natura strettamente sanitaria. È già previsto che convocheremo in audizioni ufficiali i rappresentanti dei più rappresentativi sindacati medici, della Fiaso, della Fnomceo, del Cun, etc...Attualmente la stragrande maggioranza dei medici ha un rapporto in esclusiva con il Ssn e le norme che regolano la libera professione intramoenia sono state ancora una volta prorogate. A riguardo, però, il sottosegretario Fazio ha dichiarato di voler introdurre cambiamenti più ampi, consentendo in sostanza a tutti i medici di poter svolgere pienamente la libera professione, ......... ....Quali sono gli obiettivi della Commissione d'inchiesta sugli errori medici?Essa avrà il compito di indagare sulle cause e sulle responsabilità degli errori sanitari nelle strutture pubbliche e private e sulle cause di ordine normativo, amministrativo, gestionale, finanziario, organizzativo e funzionale attraverso un sistema di monitoraggio e controllo soprattutto su quelle regioni cosiddette "non virtuose" in cui vi è un disavanzo sanitario non sanabile autonomamente , al fine di accertare eventuali responsabilità. Uno degli obiettivi principali comunque resta quello di tutelare il diritto alla salute dei cittadini italiani ripristinando anche quel rapporto di fiducia che deve esistere tra medico e paziente e che è alla base della medicina e del giuramento di Ippocrate......Sia il Pdl sulla governance medica sia la Commissione d'inchiesta sugli errori medici erano già stati istruiti dal precedente Governo, anche se la brusca fine della legislatura ne ha interrotto il percorso. Avete utilizzato il lavoro parlamentare già copiuto? Ci sono più punti contatto o più differenze tra le due proposte?La commissione d'inchiesta della Camera così come quella del Senato è indipendente ed autonoma. I componenti decideranno l'iter delle inchieste alla luce del mandato ricevuto. Comunque certamente verrà utilizzato quanto di significativo è emerso dalla precedente commissione con la quale l'attuale è in stretta connessione..........In conclusione, una domanda più generale. Il nuovo Patto per la Salute tra Governo e Regioni avrebbe dovuto sigiarsi il 31 ottobre scorso, ma i rapporti tra le parti sono invece in una fase critica a causa delle preoccupazioni di parte regionale, che denuncia una riduzione dei finanziamenti per la sanità. Come e quando crede che si potrà trovare una intesa?L'intesa è subordinata al rispetto dei parametri economici che il Governo chiede alle Regioni non adempienti e poco virtuose. I Piani di rientro sono paletti da rispettare, e solo quando ci sarà il rispetto di questa intesa ci potrà essere il Patto per la salute tra Governo e Regioni...............................orso castano :dunque i piani di rientro delle varie ASL stanno condizionando la siglatura del Governo Clinico che ci sembra una legge ritenuta da tutti come cosa urgente e positiva . Purtroppo l'opinione pubblica non e' informata sui piani di rientro delle varie ASL.
Una proposta :
- Perche' i vari piani di rientro non vengono pubblicati sui vari siti internet delle ASL ?
- La legislazione Nazionale e Regionale sulla partecipazione delle organizzazioni (onlus e non) alla vita delle ASL non prevede forse maggior trasparenza e coinvolgimento?
- Non sarebbe , da parte delle ASL e delle varie Regioni , un segno di trasparenza e democrazia , se i Piani di Rientro fossero resi pubblici su internet in modo da consentire all'opinione pubblica un confronto ed un controllo , per accelerare un dibattito che riguarda una cosa cosi' importante come la salute pubblica ?
- Staremo a vedere.........
vedi il clip di Dario Fo sulla disinformazione (sulle morti sul lavoro , ma estensibile ad altri argomenti come la programmazione sanitaria)
vedi il clip : le lobby in Italia , Sadun , direttore Relazioni Istituzionali Unicredit
Dilaga l'abuso , l'Italia fuorilegge
di LUCIANO GALLINO
da Repuibblica del 21 febb 09
Si possono utilizzare diverse immagini allo scopo di definire il nocciolo del caso Italia. Tra le tante ho ; scelto l'immagine d'una società che con i suoi comportamenti collettivi si pone molto al di sotto della lex, la Legge con la maiuscola, quel sistema di rapporti tra individui e collettività che è considerato un elemento essenziale della condizione civile nell'età moderna ed ha il suo sommo nella Costituzione. Nella lunga scala che porta a una condizione civile la società italiana ha salito molti gradini, ma altri ne ha discesi. Al presente si colloca forse a uno dei livelli più bassi della sua storia,non foss'altro perché i rapporti che la legge dovrebbe regolare onde far procedere la società verso una ideale condizione civile diventano sempre più complessi. Vi sono vari modi per restare al di sotto della lex, la legge in generale. Il primo consiste nella violazione in massa delle particolari leggi in vigore. Un secondo va visto nell'evitare di elaborare leggi che da generazioni sono pubblicamente riconosciute come indispensabili. Un terzo si materializza nella elaborazione di leggi incivili, nel senso che ostacolano, piuttosto che favorire, la salita della scala che porta una società a una condizione civile. Un ultimo modo consiste nel non attuare le leggi che ove lo fossero porterebbero espressamente in tale direzione, a partire da vari articoli della Costituzione concernenti il lavoro. Tratterò in breve dei primi tre, per soffermarmi poi più ampiamente sull'ultimo*. La violazione di leggi vigenti compiuta in massa dai cittadini abbraccia diversi capitoli. Tra i principali vanno collocati il controllo del territorio esercitato dalla criminalità organizzata; la devastazione del territorio stesso ad opera di comuni cittadini mediante costruzioni abusive; l'evasione fiscale, e la corruzione. Il monopolio dell'uso della forza spetta soltanto allo Stato, ricorda dottamente qualche ministro dopo ogni fatto di sangue. Tuttavia chiunque svolga una qualsiasi attività economica nel territorio a sud del 41° parallelo, si tratti d'un piccolo negozio o d'una grande impresa, d'un cantiere minimo per riparare un muro o di lavori autostradali, sa benissimo che si tratta come minimo di un duopolio, e che il secondo polo è assai più pervasivo, minaccioso e rapido nell'agire punitivamente che non il primo. Ora, la presenza d'un potere territoriale che si contrappone collocandosi, in termini di forza, quasi sullo stesso piano allo Stato era nota, discussa in Parlamento e oggetto di leggi, un buon secolo addietro. Domanda: la società, lo Stato, la politica non sanno, oppure bisogna concludere che non vogliono, riappropriarsi di un terzo del territorio nazionale? Quanto all'evasione fiscale come pratica collettiva: da vent'anni è noto che circa il!7percento del Pii italiano è prodotto dall'economia sommersa. Che esiste anche in altri paesi, ma la quota ad essa imputabile da noi è almeno tripla tra le società sviluppate. Nell'economia sommersa lavorano circa due milioni di persone fisiche in posizione totalmente irregolare, più un milione di "unità di lavoro" statistiche formate da tre milioni di persone che svolgono un secondo lavoro non dichiarato. Il 17 per cento del Pii vale oggi 270-280 miliardi. L'evasione fiscale e contributiva è stimabile in circa 90 miliardi sottratti ogni anno a scuola, sanità, previdenza, infrastrutture. In realtà l'ammontare dell'evasione è assai superiore, perché ad essa andrebbe aggiunta la quota dovuta al 50 per cento delle società di capitali che ogni anno dichiara di non avere avuto utili; alle banche e alle imprese che hanno centinaia di sussidiarie in paradisi fiscali create per sfuggire al fisco; alla manipolazione da parte delle medesime dei cosiddetti prezzi di trasferimento tra societa' facenti capo ai paesi dell'eurozona, per non parlare degli Stati Uniti, forse .la metà dei contribuenti italiani sarebbe sotto processo per frode fiscale. (...)La devastazione economica e la stessa holding; alle legioni di professionisti, commercianti e artigiani che dichiarano per intero il fatturato della loro microimpresa, e però redditi personali trascurabili. In qualunque altro paese dell'eurozona , per non parlare degli Stati Uniti , forse la meta' dei contribuenti italiani sarebbe sotto processo per frode fiscale....La devastazione economica e civile operata sul territorio sulla criminalità organizzata è visibile - stragi a parte - soltanto a chi deve a piegarsi ad essa. È invece visibile a tutti la devastazione fisica e paesaggistica del territorio operata dall'abusivismo edilizio, cui collaborano efficacemente milioni di cittadini e migliaia di imprese. Non v'è quasi regione, tratto di costa, o valle alpina che siano stati risparmiati. Le strade che escono da Roma come da altre grandi città sono affiancate per decine di chilometri, in ogni direzione, da case abusive. Sul totale Italia, si presume siano centinaia di migliaia le costruzioni fuori legge che sono state condonate; altre sono in paziente attesa. Tutto ciò ad onta del fatto che i pubblici poteri non abbiano mancato di far sentire la loro forza: negli ultimi anni, infatti, circa l'1 per cento delle costruzioni abusive è stato demolito. La devastazione compiuta dagli abusi del costruire è stata accentuata ed estesa dall'assenza di leggi ad hoc: ossia leggi sulla pianificazione territoriale e sulla la gestione idrogeologica del territorio. Chiunque percorra la penisola non può che giungere ad una conclusione: gli italiani hanno collettivamente fatto del loro paese il più brutto d'Europa. Lo hanno anche reso il più pericoloso per quanto riguarda inondazioni, allagamenti, incendi, frane e ogni genere di crolli. (...)Tra i dispositivi di legge che, ove fossero attuati, farebbero invece salire la società italiana verso una condizione più civile vi sono gli articoli della Costituzione compresi nel Titolo III. Gran parte della legislazione italiana sul lavoro degli ultimi decenni li ha ignorati, se non anzi formalmente violati. La sola proliferazione dei contratti atipici, ormai una quarantina, appare in contrasto con ciascun articolo del predetto titolo. Si prenda l'art.36:« iI lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge». La riduzione del reddito conseguente all'alternanza di periodi di occupazione e disoccupazione nel corso dell'anno, propria dei lavori atipici, e fatta drammaticamente risaltare dalla crisi in corso, contrasta con il primo comma di detto articolo, così come la direttiva della Commissione Europea, recepita dai governi italiani, la quale non stabilisce, ma lascia intendere che la giornata lavorativa possa essere allungata sino a 13 ore. Oppure si veda l'art. 41: «L'iniziativa economica privata. .. non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana»; il sistematico venir meno delle sicurezze dell'occupazione, del reddito, della previdenza e delle altre, connaturato alla diffusione delle occupazioni precarie, è in palese conflitto con tale articolo. O si legga ancora l'art. 46: «Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende». Tale forma di collaborazione dei lavoratori alla gestione delle aziende è in realtà oggi resa impossibile, in forme pur minime, dalla frammentazione dei processi produttivi, e dalla concomitante moltiplicazione delle tipologie di contratto e di categoria d'appartenenza che si oggi ritrova in ogni azienda. Resta da chiedersi quando mai l'attuazione delle indicazioni programmatiche del titolo III della Costituzione troverà posto nell'agenda della politica italiana.
...............Orso castano : Luciano Gallino coglie con precisione alcuni punti deboli della cultura e delle regole del mondo manageriale che dominano in Italia, regole spesso paradossali ed inique , che rischiano di far affondare un sistema in una situazione di concorrenza internazionale che “non perdona”. Se ne fa un gran parlare ma non lo si attua se non in rarissimi casi - che poi sono quelli dove le imprese funzionano: e' il management . Si organizzano seminari da parte delle regioni dove si invitano solo una fetta di dirigenti, per lo piu'verticali e di nomina politica, manuale di spartizione Ceneclli alla mano, come se il management dovesse interessasse solo loro. La cultura delle lobby, delle raccomandazioni, delle corporazioni illiberali che si oppongono a qualsiasi piccola apertura liberale, stravince e domina. Eppure le potenzialita' ci sono , e tante. Ma vengono soffocate, bloccate, colpite sul nascere. E' quella che qualche raro politico definisce “ la dominanza del partito unico trasversale” che blinda e governa dal centro (i palazzi romani) alla periferia (le Province) in maniera totalizzante , che imperterrita pretende di controllare i voti ed i candidati. Intanto i cittadini perdono fiducia nello Stato e si adeguano , evadendo, diventando clientes di questo o quello. Si puo costruire un rilancio scientifico competitivo a livello internazionale in queste condizioni? In Francia , in Inghilterra , funziona cosi'? Perche', a fronte di una grande inventiva l'Italia e' condannata a restare il fanalino di coda? Il posto dove tenere solo convegni , visitare quello che la speculazione edilizia ci ha ancora lasciato da vedere e poi in fretta andare altrove a lavorare seriamente?
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Ashirokó (left), one of the oldest of the Barí, uses a shugda, the traditional spear made from palm wood, to catch fish, which account for 75 percent of the protein in their diet. His great-grandson (right) uses a spear made of rubber and metal as well as a diving mask, popular new technology from the West.
This scenario presents humans as naturally monogamous, forming nuclear families as an evolutionary necessity. The only problem is that around the world families don't always operate this way. In fact, as the Barí and other cultures show, there are all sorts of ways to run a successful household.
The Na of Yunnan Province in China, for example, have a female-centric society in which husbands are not part of the picture. Women grow up and continue to live with their mothers, sisters, and brothers; they never marry or move away from the family compound. As a result, sisters and brothers rather than married pairs are the economic unit that farms and fishes together. Male lovers in this system are simply visitors. They have no place or power in the household, and children are brought up by their mothers and by the mothers' brothers. A father is identified only if there is a resemblance between him and the child, and even so, the father has no responsibilities toward the child. Often women have sex with so many partners that the biological father is unknown. "I have not found any term that would cover the notion of father in the Na language," writes Chinese anthropologist Cai Hua in his book A Society Without Fathers or Husbands: The Na of China. In this case, women have complete control over their children, property, and sexuality.
Across lowland South America, family systems vary because cultures put their beliefs into practice in different ways. Among some native people, such as the Canela, Mehinaku, and Araweté, women control their sex lives and their fertility, and most children have several fathers. Barí women are also sexually liberated from an early age. "Once she has completed her puberty ritual, a Barí girl can have sex with anyone she wants as long as she doesn't violate the incest taboo," Beckerman explains. "It's nobody's business, not even Mom's and Dad's business." Women can also turn down prospective husbands.
In other cultures in South America, life is not so free for females, although members of these cultures also believe that babies can have more than one father. The Curripaco of Amazonia, for instance, acknowledge multiple fatherhood as a biological possibility and yet frown on women having affairs. Paul Valentine, a senior lecturer in anthropology at the University of East London who has studied the Curripaco for more than 20 years, says, "Curripaco women are in a difficult situation. The wives come into the village from different areas, and it's a very patrilineal system." If her husband dies, a widow is allowed to turn only to his brothers or to clan members on his side of the family for a new husband.
This little boy climbs on a kirora, a wall built of stones and palm leaves that the Barí construct to entrap fish in pools and so increase their catch.
The relative power of women and men over their sex lives has important consequences. "In certain social and economic systems, women are free to make mate choices," says Valentine. In these cultures women are often the foundation of society, while men have less power in the community. Sisters tend to stay in the same household as their mothers. The women, in other words, have power to make choices. "At the other extreme, somehow, it's the men who try to maximize their evolutionary success at the expense of the women," says Valentine. Men and women often have a conflict of interest when it comes to mating, marriage, and who should invest most in children, and the winners have sometimes been the men, sometimes the women. As Beckerman wryly puts it, "Anyone who believes that in a human mating relationship the man's reproductive interests always carry the day has obviously never been married." The Barí and others show that human systems are, in fact, very flexible, ready to accommodate any sort of mating system or type of family. "I think that human beings are capable of making life extremely complicated. That's our way of doing business," says Ian Tattersall, a paleoanthropologist and curator in the division of anthropology at the American Museum of Natural History in New York City. Indeed, such flexibility suggests there's no reason to assume that the nuclear family is the natural, ideal, or even most evolutionarily successful system of human grouping. As Beckerman says, "One of the things this research shows is that human beings are just as clever and creative in assembling their kin relations as they are putting together space shuttles or symphonies."
Dalla presentazione del film :”Grecia, 1999. La giovane Sophie ha un sogno: conoscere suo padre e farsi condurre all'altare nell'incantevole isola di Kalokairi. Alla vigilia delle sue nozze con Sky ha scoperto il diario segreto e i segreti del cuore della madre, una figlia dei fiori che praticava il sesso e l'amore ieri, una donna indipendente e piena di vita che gestisce un piccolo hotel sul mare di Afrodite oggi. All'insaputa di Donna, Sophie invita a nozze i suoi potenziali padri: un uomo d'affari, un avventuriero e un banchiere impacciato. Scoperta molto presto la loro presenza sull'isola, Donna li invita "amabilmente" a rimettersi in mare ma niente andrà come previsto. Gli dei in cielo hanno lanciato i dadi e versato amore, tanto amore, nei calici. La giovane Sophie finira' con l'avere tre padri. Calato in un tempo precisato, che come i protagonisti deve compiere un passaggio (è il 1999), il musical corale della Lloyd privilegia il ritmo esuberante e trascinante piuttosto che l'arabesco elegante, innescando coi numeri musicali uno scatto di autentica e orecchiabile vitalità. Se il musical è favola, di tutte le favole Mamma mia! è forse la più bella.”
"Il terzo genitore per legge"
da Donna (Repubblica) del 22 nov 08
In Francia i nuovi compagni dì papa e mamma sì chiamano "beaux parents" (bei genitori), in Italia le "matrigne" e i "patrigni" non hanno ancora trovato dei validi sostituti linguistici per tenere lontane le paure dei bambini, in Francia sono 1 milione e seicentomila i minori che vivono stabilmente con il nuovo partner del padre e della madre, in Italia le famiglie cosiddette ricomposte con figli da precedenti unioni sono soltanto 140mila. Le sfumature della lingua contano, ma sono soprattutto le cifre (e una certa resistenza nostrana ad adeguare le leggi ai cambiamenti sociali) che spiegano l'urgenza francese e l'indifferenza italiana nel riconoscere uno statuto giuridico al "terzo genitore". Il promotore della riforma è proprio Nicolas Sarkozy che, con tre mogli e figli da diverse unioni, è un autorevole testimonial della famiglia allargata; persino il suo ingresso all'Eliseo, mano nella mano con l'ex moglie Cecilia, i figli di lei, i figli dì lui e il figlio in comune, è stato un trionfale omaggio alla nuova genitorialità. En suivant, la geografia della famiglia Sarkozy-Cigagner Albeniz si è ulteriormente complicata, con la separazione da Cecilia e il matrimonio con Carla Bruni, a sua volta già madre dì un bambino. I termini del nuovo statuto, annunciato in primavera dal ministro della Giustizia Rachida Dati (futura mamma single), sono ancora in fase dì discussione. In concreto, si tratterebbe di tradurre quella che ora è soltanto la pratica della genitorialità acquisita in un nuovo diritto di famiglia. L'estensione dell'autorità parentale al marito/moglie, convivente stabile del padre/madre non riguarderebbe solo gli aspetti della vita quotidiana (andare a prendere il bambino a scuola, parlare con gli insegnanti), la possibilità dì sbrigare operazioni burocratiche (come fare una nuova carta d'identità) ma anche le decisioni più importanti, come un intervento medico d'urgenza. Al genitore naturale rimane il diritto di opporsi. Se non lo fa, resta valido il principio di silenzio-assenso. Una proposta controversa, che apre ulteriori questioni (che, allo stato attuale della riforma, non hanno ancora trovato risposta): cosa succede se il genitore si risposa due volte? E nei caso dì coppie gay-lesbiche?Un'ipotesi dì riforma che ha già i suoi detrattori, come Anne-Marie Lemarìnier, responsabile del servìzio degli affari familiari nel Trìbunal de grande istance a Parigi (la giurisdizione di dìritto comune in materia civile) che fa notare come l'evoluzione recente del diritto di famiglia abbia cercato dì privilegiare i legami del bambino con genitori biologici e l'esercìzio in comune dell'autorità parentale. Secondo Lemarìnier, la creazione di uno statuto per i genitori acquisiti rischierebbe di confondere i ruoli. Umberta Telfener, psicoioga clinica, autrice del libro Le forme dell'addìo (ed. Castelvecchì), è d'accordo: «Quando i genitori si separano, i bambini si trovano ad affrontare un conflitto dì lealtà nei confronti del genitore non convivente. In Italia esiste l'affido congiunto, ma sono pochissimi i casi di affido alternato, cioè situazioni in cui i bambini passano esattamente lo stesso tempo con mamma e con papa. C'è sempre un genitore, che molto spesso è il papa, nei confronti del quale il bambino si sente "in debito". Una terza figura istituzionalizzata che, in qualche modo, si sostituisce, non fa che aumentare questo conflitto. È molto importante, invece, che rimanga una distinzione tra il papa vero e il compagno della mamma, perché questa differenza non lo costringe a "tradire" il papa». In più, c'è un'altra questione: «Creare una confusione tra il papa biologico e quello "sociale" rischia di dare un alibi ai padri biologici per allontanarsi dai figli». Al di là delle questioni di merito, in Italia esistono resistenze di altro tipo, sostiene la sociologa Luisa Leonini: «La discussione sullo statuto giuridico del terzo genitore da noi è lontana anni luce. Non riusciamo nemmeno a riconoscere le convivenze, figurarsi parlare di terzi genitori». Certo, i numeri non aiutano. «Le famiglie ricomposte sono in aumento, ma si tratta ancora di situazioni marginali», spiega Anna Laura Zanatta, docente di sociologia della famìglia alla Sapienza dì Roma e autrice dì Le nuove famiglie (ed. Il Mulino). «Sono solo il 5% sul totale delle famiglie italiane e, dì queste, solo il 20% ha figli da precedenti unioni. Si tratta di circa 140.000 famiglie e non esistono statistiche che dicono se, da queste nuove unioni, sono nati figli. Detto questo, dare una regolamentazione giuridica alla figura del terzo genitore è importante, anche se sì tratta di una questione molto complicata: le situazioni possibili sono moltissime, con genitori non conviventi assenti o molto presenti, e poi la legge del 2006 sull'affido congiunto è ancora in una fase dì sperimentazione». Luigi Fadiga, ex presidente del Tribunale dei minori di Roma e membro del Consiglio direttivo dell'associazione giudici minorili, fa luce sui ritardi del diritto di famiglia italiano: «La legge sull'adottabilità del figlio del coniuge è dì venticinque anni fa. È una norma rigida e applicabile solo in casi estremi: prevede, infatti, la perdita dell'autorità parentale di uno dei due genitori biologici. Si tratta di una risposta vecchia, che non tiene conto dei mutamenti sociali». E spiega: «L'acquisizìone automatica dello statuto del terzo genitore rischia dì creare più attriti dì quelli attuali nelle coppie separate, lo propenderei per una situazione più morbida, che attribuisca al "genitore sociale" alcuni diritti-doveri nelle decisioni della vita quotidiana, ma non in quelle straordinarie. Però rimane il problema italiano del riconoscimento delle coppie non coniugate, dobbiamo prima risolvere quello». Ma che cosa ne pensano i diretti interessati? Lo abbiamo chiesto a chi, tutti i giorni, si scontra con una quotidianità fatta di problemi burocratici (anche i moduli sulla composizione del nucleo familiare possono diventare una faccenda estremamente complicata se non si vive in una famiglia "tradizionale") ma, soprattutto, di continue sfide emotive. Sfide ancora più grandi se, ai figli delle precedenti unioni, si aggiungono quelli della nuova, che arricchiscono, e complicano, la costellazione familiare.In queste interviste, tre mamme invocano un riconoscimento sociale per questi nuovi multidaddy che portano i loro figli a scuola, aiutano a fare i compiti di matematica e comprano anche il motorino, se il papa (vero) è a corto di soldi.Buonanotte, bambini, dormite sonni tranquilli. L'era del patrigno, non per la legge, né per la lingua, ma nella vita, è definitivamente tramontata.
Ilaria Mastaglio, 35 anni, mamma a tempo pieno. Francesco Negri, 40, educatore sociale. Sofìa Blu, 11 anni (dal primo compagno). Emiliano. 4 anni (avuto da Francesco)
"ho incontrato Francesco, il mio attuale compagno e il papa del mio secondo figlio Emiliano, quando Sofia Blu, la mia prima bambina, aveva cinque anni. È nata che avevo solo 24 anni. Anche il mio ex era molto giovane. Troppo giovani, forse, per gestire, oltre alla responsabilità della bambina, quella del negozio di abiti vìntage che avevamo aperto insieme.
«Nessun training ti aiuta a gestire una famiglia allargata: te la devi cavare da solo , con pazienza e rispetto per tutti»
Le difficoltà ci hanno logorati. Ho abitato da sola con Sofia per un anno e, anche quando è iniziata la mia storia con Francesco, per il primo periodo, abbiamo mantenuto case separate. Poi, però, ha prevalso la voglia di condividere un progetto di vita, e io e Sofia ci siamo trasferite da lui. All'inizio non è stato facile: Sofia difendeva il trono del suo papa, io ero piena di sensi di colpa e non lasciavo spazio a Francesco. Era difficilissimo accettare che lui avesse un ruolo educativo nei confronti della bambina, temevo sempre che lui non l'amasse abbastanza. Le cose si sono ulteriormente complicate quando è nato Emiliano. Sofia era gelosissima, perché era Emiliano quello che viveva nella famiglia "vera"', insieme a mamma e papa. I miei sensi di colpa sono aumentati e anche le mie paure che lui potesse privilegiare suo figlio. Il nostro attuale equilibrio ce lo siamo guadagnati con tantissima fatica, pazienza, intelligenza, e anche con un aiuto esterno. Mentre per i genitori adottivi esiste un lungo training, non c'è niente di analogo per aiutare chi gestisce una famiglia allargata: la nostra situazione ha iniziato a semplificarsi solo quando ci siamo rivolti a uno psicologo. La legge su cui si discute in Francia mi sembra fondamentale. Un riconoscimento sociale è un aiuto prezioso in una famiglia in cui tutti i ruoli devono essere costruiti o ricostruiti. E chi si occupa nel quotidiano dì un bambino, non può e non deve, per la legge, risultare un perfetto estraneo. Anche se Sofia ha un padre presente, è Francesco che si occupa di lei ogni giorno. E quando c'è da prendere una decisione importante, ci consultiamo tutti. Un terzo genitore non è un altro papa o un'altra mamma, però può essere un mediatore, una persona con cui fare i compiti di matematica senza lìtigare come spesso succede con mamma e papa. Certo, c'è meno fisicità , le coccole Sofia le riserva al papa' c'è molto affetto, ma più distacco emotivo, e non è detto che sia un male. Adesso che la tempesta è finita, penso che siamo stati bravi e fortunati, anche perché i rapporti col mio ex erano buoni. Il modo in cui finisce una storia è davvero decisivo per ciò che succede dopo, se i rapporti sono molto conflittuali in partenza allora la strada è ancora più in salita.
...................unaSTORIA,Silvia Configliacco, 40 anni terapista shatsu e psicomotricista. Filippo Monteleone, 40 anni, psicomotricìsta. Nicolo. 17 anni (nato dalla precedente unione di Silvia), Tommaso, 3 anni (figlio di Silvia e di Filippo)Quando si parla di famiglie ricomposte sono convinta che. nella definizione dei ruoli di tutti, conti molto l'età dei figli, al momento dell'incontro con un nuovo partner. Se esistono già abitudini consolidate, se i bambini non sono più molto piccoli, se si è già creata una routine tra il bambino e il genitore che abita con lui e tra il bambino e il genitore separato.
Io e mio figlio Nicolo abbiamo vissuto da soli per diversi anni, dopo la separazione dal suo papa. Avevamo i nostri ritmi, una vita scandita. Ogni weekend e una sera a settimana vedeva il suo papa che è sempre stato molto presente. Anche Filippo, il mio attuale compagno, è separato e ha un figlio. Ma, al momento del nostro incontro, lui e la moglie si erano appena lasciati e il bambino era molto piccolo. Così lui non aveva una storia dì assestamento alle spalle, e questo un po' complicava le cose. In più, abbiamo iniziato molto presto ad abitare insieme. Se avessi potuto scegliere quando iniziare la nostra convivenza sicuramente avrei aspettato, ma anche la sua ex moglie e suo figlio abitavano a Milano e per lui non aveva senso stare lontano sia da me che dal figlio.
Il suo arrivo ha cambiato molto le dinamiche familiari. Nicolo aveva già 11 anni e quando si vive solo in due il figlio maschio tende a comportarsi come un piccolo marito. In questo senso l'arrivo dì Filippo è stato positivo per spezzare queste abitudini, però per Nicolo è stata dura. All'inizio, abbiamo avuto parecchi problemi nell'ìncastrare le nostre vite e, per i primi tre anni, ho cercato di conservare il più possibile le abitudini che avevamo prima: accompagnavo Nicolo' a scuola come sempre, facevamo le vacanze ognuno col proprio figlio e poi, quando i bambini erano con i rispettivi papa e mamma, andavamo via io e Filippo. Non ci sostituivamo in nessun modo ai genitori, e oggi ancora è così, anche se, nel frattempo, la nascita di nostro figlio Tommaso ha cambiato la situazione................Per far funzionare un sistema-famiglia come la nostra, c'è bisogno di molto rispetto per i tempi dì tutti e, alla fine, i più sacrificati siamo io e Filippo che dobbiamo sempre stare molto attenti alle esigenze degli altri. Economicamente è più facile di quello che può sembrare, valutiamo in itinere le spese da fare. Quando si tratta dì prendere qualche grande decisione, teniamo conto del parere dì tutti, però tendenzialmente per Nicolo decidiamo io e suo padre, per il figlio di Filippo lui e la madre. In ogni caso, sono assolutamente favorevole all'idea di dare un riconoscimento giuridico al convivente stabile del padre o della madre. Un adulto in casa è sempre e comunque un riferimento, nel nostro caso una figura con cui confrontarsi in modo amichevole, ma ci possono essere situazioni in cui c'è bisogno di molto di più, soprattutto quando il padre o la madre sono completamente assenti o comunque carenti.
Per essere la storia di due ragazzinì, quella con il mio primo marito ha retto tanto, sette anni. Ci siamo sposati che avevamo vent'anni, io avevo appena fatto la maturità, lui non ancora. Abbiamo avuto Mattia e, dopo cinque anni, Diana. Non avevamo un soldo, io facevo tutti i lavoretti che capitavano. Facevo anche parte di una compagnia teatrale, tutte le sere andavo alle prove e mi portavo Mattia, quando c'era ancora solo lui. Lucio iniziava la sua carriera di fotografo come assistente, guadagnava pochissimo, ma era quello che voleva, lo, per risparmiare, avevo imparato anche a cucire i vestiti per i bambini. Lui mi aiutava moltissimo, era un papa' superattento, finché non si è innamorato di una francese e ci ha lasciato, da un giorno all'altro, per andarsene in giro per il mondo. Non c'era più. e ha smesso di aiutarci anche economicamente. Ero disperata, avevo il mutuo da pagare, i bambini da crescere e lui si divertiva a Ibiza. Quando ho conosciuto Enrico, il papa di Lucia, pensavo che i miei figli avessero bisogno di una figura paterna. Mi sono buttata in quella storia, poco dopo sono rimasta incinta e abbiamo iniziato a vivere insieme. Intanto il mio ex aveva incontrato la sua attuale compagna e aveva avuto due figli. E, nel frattempo, era tornato da New York, dove aveva abitato per diversi anni, ed era cambiato: ha ricominciato a essere presente, sia economicamente che in tutto il resto. Il papa di Lucìa, invece, davvero stupendo quando viveva con noi, quando ci siamo separati è praticamente sparito. Una discontinuità che non c'è assolutamente con gli altri membri dell'enorme famiglia che siamo ora. Mattia e Diana si sentono, a tutti gli effetti, fratelli dei figli di Lucio. E anche Lucia, che non è figlia di Lucio, quando loro andavano dal papà per il weekend spesso li seguiva. Non stiamo tanto attenti al "lui è figlio tuo leì no", siamo davvero una famiglia allargata. E nonna Fulvia. la mamma di Lucio, è un po' la nonna di tutti: ogni estate andiamo a Stintino da lei. La casa della Sardegna è l'unica cosa che non si sia mai mossa in vent'anni...................UN'ALTRA STORIADopo la ferita di Enrico, con Marco, il mìo attuale compagno, abbiamo impostato le cose un po' diversamente. Con i miei figli lui era amichevole, ma non paterno e, anche se vicini, all'inizio non vivevamo insieme. Poi sono rimasta incinta, proprio non ce l'aspettavamo, io non avevo nemmeno ancora conosciuto le sue bambine. Insomma, era ancora tutto da costruire. Una nuova casa, un nuovo ménage. Quando ho iniziato a convivere con Marco, Mattia ha deciso di andare a vivere con il papa, e questo mi è dispiaciuto. Anche se è innegabile che la nostra è una gestione molto complicata - dal cambio armadi ai rapporti con gli ex - io rifarei ogni cosa. Siamo sempre in metà di mille, e una moltitudine di bambini circola perennemente per casa. È molto bello, e ci sono tanti incroci possibili. Per esempio non è detto che il motorino te lo compri il tuo vero padre, se in quel momento è qualcun altro, nella famiglia, che ha più disponibilità. O che quando una mamma va a fare shopping non compri anche vestiti per bambine che non sono sue. Non è sempre tutto rose e fiori, ma molte volte lo è. Penso però che una normativa che regoli le famiglie come la nostra sia indispensabile. Al di là dei problemi pratici, i moduli con la composizione del nucleo famigliare che non sai come compilare e le innumerevoli deleghe da fare per i ritiri da scuola, ci sono momenti e situazioni in cui sei chiamato a fare il genitore e non puoi, e questo è assurdo. (Ag. G. Neri)
In Francia una coppia su tre si separa, a Parigi una su due, e i bambini che finiscono per vivere - in modo irreversibile - in una famille recomposée sono un milione e seicentomila...........un tema che riguarda 710 mila famiglie francesi
Il progetto di legge a favore delle famiglie allargate e del «terzo genitore» dovrebbe essere presentato tra pochi giorni, alla ripresa dell'attività politica. Le misure proposte traggono ispirazione dal rapporto presentato prima dell'estate dall'esperta Dominique Versini:1) Un «mandato di educazione» preciso. Con l'accordo dei genitori biologici, il «terzo genitore» che si occupa di fatto del bambino potrebbe compiere anche alcuni atti simbolicamente importanti: firmare la pagella, parlare con gli insegnanti, occuparsi delle questioni burocratiche, portare il bambino dal medico o in ospedale.
2) «Condivisione dell'esercizio genitoriale». Oggi, la legge francese prevede che un padre possa delegare la sua autorità al compagno della sua ex moglie, a condizione di rinunciarvi lui stesso. Il rapporto Versini propone invece una condivisione dell'autorità genitoriale, in uno spirito di cooperazione tra padre e - con brutta espressione ancora in uso - patrigno.
3) «Più poteri al terzo». Il terzo genitore potrà acquisire - dopo sentenza di un giudice - con più facilità alcuni poteri come dare l'assenso a un intervento chirurgico.
4) «In caso di morte del genitore». Nel rapporto si raccomanda che la tutela del bambino venga affidata di preferenza al terzo che già lo alleva. Lo scopo è privilegiare il patrigno (o la matrigna) che ha già un rapporto stretto con il bambino, piuttosto che un nonno o una nonna magari lontani o anziani.
In Italia,dove le famiglie allargate sono oltre mezzo milione, non c'è in vista alcun provvedimento di questo tipo. «E meno male - dice l'avvocato matrimonialista Cesare Rimini -. Conosco migliaia di queste famiglie, e ho l'impressione che ognuna abbia sviluppato un suo unico, originale modus vivendi. Nei fatti, il "terzo genitore" esercita già un certo numero di funzioni genitoriali, anche importanti, ma è giusto che ciò avvenga per gradi, per infiniti aggiustamenti legati alla vita quotidiana, e non per decreto. Le trappole psicologiche sono infinite, e come è ovvio i bambini non ne traggono certo vantaggio. Se il terzo genitore, un uomo, per esempio, ha un buon rapporto con il figlio della nuova compagna, questa ne sarà senz'altro felice, ma potrebbe nutrire anche una meno nobile soddisfazione perché avrà tolto potere all'ex marito, il padre biologico».I terzi genitori però non devono neanche essere considerati come degli usurpatori, il loro ruolo comporta dei diritti. «Il mio parere è piuttosto netto, conosco molti terzi genitori che vogliono davvero bene ai bambini con i quali vivono, fanno già per loro molte cose non schematizzate da una legge ma ormai entrate nell'uso, e non pretendono i galloni del comando che una norma potrebbe dare loro. L'esempio francese mi pare pericoloso perché se darà più diritti al terzo genitore, non potrà fare a meno di toglierne al genitore biologico».
In Francia associazioni di padri separati come «Sos papa» annunciano già la loro opposizione. La paura è che per aiutare la stabilità della nuova famiglia allargata, si finisca per incoraggiare la tentazione di cancellare il genitore biologico che ormai viene vissuto come un impiccio. Non è un caso che l'interesse della legge per le famiglie allargate sia più forte in Francia che altrove. Oltre a essere il Paese europeo con la più alta natalità (assieme all'Irlanda), nella cultura e nelle tradizioni francesi il ruolo dei figli è centrale. Se in Italia le fiabe finiscono con «E vissero felici e contenti», in Francia il lieto fine prevede «Furono felici ed ebbero molti bambini». Nessun genitore, sia pure «terzo», in una famiglia allargata può rassegnarsi a fare da spettatore. (corriere.it)
.......................per confronto leggi anche (usa il traduttore) dal sito DISCOVERuna ricerca antropologica : How Many Fathers are Best?After 40 years of visiting the Barí Indians in Venezuela, anthropologists have discovered a new twist on family valuesby Meredith F. Small, Photography by Abbas
published online April 1, 2003
........................................................Una versione ..."rosa , happy end , del problema " vai a MAMMA MIA!