Erma di “Pitagora”
Scultura
Il pensiero pedagogico di Giovanni Gentile
La filosofia elaborata da Giovanni Gentile prende il nome di attualismo, e muove fichtianamente dall'atto di pensiero, considerato principio unico e fondante di tutta la realtà. Per Gentile la pedagogi si fa veramente scienza solo se diventa filosofia, poiché il processo di svolgimento della vita spirituale, che è l'oggetto specifico dell'educazione, è definibile e comprensibile solo fuori da ogni dualismo e da ogni meccanismo, propri delle filosofie dell'educazione che si ispirano a Herbart e al Positivismo, insufficienti e fuorvianti.
La vera pedagogia è quella che pensa l'educazione, e l'uomo, in termini di spirito, di sviluppo dialettico e di unità, attraverso il principio della sintesi a priori.
L'attualismo pedagogico di Gentile, legato ad una visione spiritualistica e filosofica dell'educazione, intende opporsi radicalmente a tutte le concezioni pedagogiche a base naturalistica, che non riconoscono adeguatamente la natura spirituale propria dell'uomo e introducono opposizioni e dualismi all'interno del suo processo formativo.
Di conseguenza tali pedagogie separano la teorica e la pratica, il conoscere e il fare, provocando una serie di inutili complicazioni e di contrasti irrisolvibili all'interno del processo educativo, oltre che una sostanziale degradazione della pedagogia da scienza ad arte, in quanto la tecnica risulta essere essenzialmente uno strumento operativo e non una vera conoscenza teoretica.
Queste pedagogie, sostiene Gentile, hanno creato un modello di bambino mitico che però non è precisamente nessun bambino vivo, ma una sorta di bambino di infanzia obbligata.
Gentile avvia un confronto serrato con le precedenti teorie pedagogiche, delineando al tempo stesso una precisa concezione della vita della scuola, vista come il luogo specifico dove si compiono i processi di formazione spirituale, e una altrettanto precisa concezione della didattica, totalmente alternativa.
L'obiettivo principale dell'opera di Gentile è di rimuovere tutte le opposizioni che hanno caratterizzato fino ad allora il pensiero pedagogico e che hanno reso irrisolvibili i suoi problemi: quella tra educazione negativa ed educazione positiva; quella tra educazione morale e formale (organizzati nell'educazione attuale); quella tra istruzione ed educazione (riunite nella morale); quella tra educazione religiosa e scientifica (unificate nella filosofia).
Per quanto riguarda la vita della scuola, Gentile la riduce al rapporto tra maestro e scolaro, con l'obiettivo di ridurre ogni dualismo e di affermare l'unità della vita spirituale in svolgimento che si compie all'interno di ogni vero atto educativo. Maestro e scolaro si unificano nella concreta vita dello spirito che si realizza nello spirito formativo della lezione. A ben guardare, però, questa unità si compie attraverso l'affermazione dell'insegnante, la cui presunta autorità filosofica e morale schiaccia praticamente il fanciullo. Il modello gentiliano è un modello totalmente anti puerocentrico.
Gentile venne poi elaborando anche una concezione particolare dell'infanzia distinguendo tre tipi di fanciulli: quello eterno, quello fantoccio e quello reale.
La teoria gentiliana dell'educazione scolastica oscilla tra spontaneismo e disciplina ma propone in sostanza un recupero della scuola tradizionale, legata alla centralità del maestro. Ebbe inolte un concetto positivo di laicità, affermando che ogni vera educazione esige un orientamento ideale, una concezione del mondo e una rosa definitiva di valori; poiché il fanciullo non può elevarsi alla concezione filosofica del mondo, va iniziato ad una concezione religiosa di essa. La religione dunque si fa principio ideale della scuola e Gentile chiuse con forza rispetto a buona parte della cultura pedagogica italiana ed europea moderna, che aveva affermato il principio della laicità dell'educazione.
Il suo modello di insegnamento si basava sulla triade di arte, religione e filosofia, considerati i tre momenti fondamentali dell'apprendimento. L'arte è il momento della pura soggettività; la religione quello dell'oggettività; la filosofia quello della sintesi.
di Gherardo Fabretti
La filosofia elaborata da Giovanni Gentile prende il nome di attualismo, e muove fichtianamente dall'atto di pensiero, considerato principio unico e fondante di tutta la realtà. Per Gentile la pedagogi si fa veramente scienza solo se diventa filosofia, poiché il processo di svolgimento della vita spirituale, che è l'oggetto specifico dell'educazione, è definibile e comprensibile solo fuori da ogni dualismo e da ogni meccanismo, propri delle filosofie dell'educazione che si ispirano a Herbart e al Positivismo, insufficienti e fuorvianti.
La vera pedagogia è quella che pensa l'educazione, e l'uomo, in termini di spirito, di sviluppo dialettico e di unità, attraverso il principio della sintesi a priori.
L'attualismo pedagogico di Gentile, legato ad una visione spiritualistica e filosofica dell'educazione, intende opporsi radicalmente a tutte le concezioni pedagogiche a base naturalistica, che non riconoscono adeguatamente la natura spirituale propria dell'uomo e introducono opposizioni e dualismi all'interno del suo processo formativo.
Di conseguenza tali pedagogie separano la teorica e la pratica, il conoscere e il fare, provocando una serie di inutili complicazioni e di contrasti irrisolvibili all'interno del processo educativo, oltre che una sostanziale degradazione della pedagogia da scienza ad arte, in quanto la tecnica risulta essere essenzialmente uno strumento operativo e non una vera conoscenza teoretica.
Queste pedagogie, sostiene Gentile, hanno creato un modello di bambino mitico che però non è precisamente nessun bambino vivo, ma una sorta di bambino di infanzia obbligata.
Gentile avvia un confronto serrato con le precedenti teorie pedagogiche, delineando al tempo stesso una precisa concezione della vita della scuola, vista come il luogo specifico dove si compiono i processi di formazione spirituale, e una altrettanto precisa concezione della didattica, totalmente alternativa.
L'obiettivo principale dell'opera di Gentile è di rimuovere tutte le opposizioni che hanno caratterizzato fino ad allora il pensiero pedagogico e che hanno reso irrisolvibili i suoi problemi: quella tra educazione negativa ed educazione positiva; quella tra educazione morale e formale (organizzati nell'educazione attuale); quella tra istruzione ed educazione (riunite nella morale); quella tra educazione religiosa e scientifica (unificate nella filosofia).
Per quanto riguarda la vita della scuola, Gentile la riduce al rapporto tra maestro e scolaro, con l'obiettivo di ridurre ogni dualismo e di affermare l'unità della vita spirituale in svolgimento che si compie all'interno di ogni vero atto educativo. Maestro e scolaro si unificano nella concreta vita dello spirito che si realizza nello spirito formativo della lezione. A ben guardare, però, questa unità si compie attraverso l'affermazione dell'insegnante, la cui presunta autorità filosofica e morale schiaccia praticamente il fanciullo. Il modello gentiliano è un modello totalmente anti puerocentrico.
Gentile venne poi elaborando anche una concezione particolare dell'infanzia distinguendo tre tipi di fanciulli: quello eterno, quello fantoccio e quello reale.
La teoria gentiliana dell'educazione scolastica oscilla tra spontaneismo e disciplina ma propone in sostanza un recupero della scuola tradizionale, legata alla centralità del maestro. Ebbe inolte un concetto positivo di laicità, affermando che ogni vera educazione esige un orientamento ideale, una concezione del mondo e una rosa definitiva di valori; poiché il fanciullo non può elevarsi alla concezione filosofica del mondo, va iniziato ad una concezione religiosa di essa. La religione dunque si fa principio ideale della scuola e Gentile chiuse con forza rispetto a buona parte della cultura pedagogica italiana ed europea moderna, che aveva affermato il principio della laicità dell'educazione.
Il suo modello di insegnamento si basava sulla triade di arte, religione e filosofia, considerati i tre momenti fondamentali dell'apprendimento. L'arte è il momento della pura soggettività; la religione quello dell'oggettività; la filosofia quello della sintesi.
di Gherardo Fabretti
La carta della Scuola presentata dal ministro Bottai al Gran Consiglio del Fascismo il 19 gennaio 1939 e pubblicata il 15 febbraio dello stesso anno, è il documento più emblematico del regime fascista nel settore scolastico che asservì la scuola agli interessi della politica......... La scuola viene divisa in urbana ed in rurale con sfoci diversi nella scuola media, artigiana per le campagne e professionale per le città. Tutto ciò è funzionale alla subordinazione dell'agricoltura all'industria, in vista dell'economia di guerra. la preoccupazione di Bottai è di fronteggiare la disoccupazione giovanile, "preparare un personale esecutivo qualificato, che possa essere rapidamente immesso nel meccanismo della produzione, portandovi oltre ad un'abilità tecnica, una coscienza sociale ed una piena consapevolezza di uomo, di cittadino, di fascista", ciò in vista del potenziamento dell'autarchia e dell'economia di guerra per le campagne d'Etiopia e di Spagna. Il fondamento della Carta della scuola è " di sostituire ad una scuola borghese una scuola popolare, che sia veramente di tutti e risponda veramente alle necessità di tutti, cioè alle necessità dello Stato". Assumono importanza due fattori "quello di mettere le intelligenze nelle condizioni di poter fruttificare e quello di selezionarle rigorosamente secondo le attitudini e le capacità".Anche nel campo dell'educazione la parola d''ordine fu quella di andare verso il popolo, ma una scuola uguale per tutti fino al14° anno di età avrebbe offerto al popolo possibilità astratte di fare ciò che poi non potrebbe fare per le condizioni economiche in cui si trova, dopo la prova della scuola artigianale i migliori avevano una possibilità con la creazione dei Collegi di Stato. L'esigenza dell'unità viene rispettata solo nell'ambito della scuola materna ed elementare, nella quale è rimasta l'esperienza comune di lavoro, infatti il secondo ciclo della scuola elementare formato dalle classi quarta e quinta, fu chiamato "Scuola del lavoro", "Si tratterà di far entrare il lavoro in questa scuola nella forma più facile ed adeguata a dei fanciulli per suscitare coscienza del lavoro, amore ed interesse verso esso e avviarsi praticamente"............... lasciava inalterata la distinzione tra scuole per artigiani, tecnici e professionisti proprio ad un'età nella quale si forma la personalità.Queste distinte scuole erano inadeguate sia dal punto di vista del lavoro che dal punto di vista culturale, la pratica del lavoro restava avulsa dalla tecnica e dalla scienza. Il fascismo non ebbe modo e tempo di realizzare il principio del lavoro nella scuola a causa della guerra , comunque soltanto alla scuola media unica era affidato il compito "di mediare quell'attenta selezione di capacità e di attitudini su cui si doveva fondare una scuola più aderente alle reali necessità del Paese".
la buona SCUOLA del Premier di Destra Storica Renzi IN 12 PUNTI 1. MAI PIÙ PRECARI NELLA SCUOLA Un piano straordinario per assumere 150 mila docenti a settembre 2015 e chiudere le Graduatorie ad Esaurimento. 2. DAL 2016 SI ENTRA SOLO PER CONCORSO 40 mila giovani qualificati nella scuola fra il 2016 e il 2019. D’ora in avanti si diventerà docenti di ruolo solo per concorso, come previsto dalla Costituzione. Mai più ‘liste d’attesa’ che durano decenni. 3. BASTA SUPPLENZE Garantire alle scuole, grazie al Piano di assunzioni, un team stabile di docenti per coprire cattedre vacanti, tempo pieno e supplenze, dando agli studenti la continuità didattica a cui hanno diritto. 4. LA SCUOLA FA CARRIERA: QUALITÀ, VALUTAZIONE E MERITO Scatti, si cambia: ogni 3 anni 2 prof. su 3 avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più grazie ad una carriera che premierà qualità del lavoro in classe, formazione e contributo al miglioramento della scuola. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà il proprio Rapporto di Autovalutazione e un progetto di miglioramento. 5. LA SCUOLA SI AGGIORNA: FORMAZIONE E INNOVAZIONE Formazione continua obbligatoria mettendo al centro i docenti che fanno innovazione attraverso lo scambio fra pari. Per valorizzare i nuovi Don Milani, Montessori e Malaguzzi. 6. SCUOLA DI VETRO: DATI E PROFILI ONLINE Online dal 2015 i dati di ogni scuola (budget, valutazione, progetti finanziati) e un registro nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare la propria squadra e l’offerta formativa. 7. SBLOCCA SCUOLA Coinvolgimento di presidi, docenti, amministrativi e studenti per individuare le 100 procedure burocratiche più gravose per la scuola. Per abolirle tutte. 8. LA SCUOLA DIGITALE Piani di co-investimento per portare a tutte le scuole la banda larga veloce e il wifi. Disegnare insieme i nuovi servizi digitali per la scuola, per aumentarne la trasparenza e diminuirne i costi. 9. CULTURA IN CORPORE SANO Portare Musica e Sport nella scuola primaria e più Storia dell’Arte nelle secondarie, per scommettere sui punti di forza dell’Italia. 10. LE NUOVE ALFABETIZZAZIONI Rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere, a partire dai 6 anni. Competenze digitali: coding e pensiero computazionale nella primaria e piano “Digital Makers” nella secondaria. Diffusione dello studio dei principi dell’Economia in tutte le secondarie. 11. FONDATA SUL LAVORO Alternanza Scuola-Lavoro obbligatoria negli ultimi 3 anni degli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l’anno, estensione dell’impresa didattica, potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale. 12. LA SCUOLA PER TUTTI, TUTTI PER LA SCUOLA Stabilizzare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF), renderne trasparente l’utilizzo e legarlo agli obiettivi di miglioramento delle scuole. Attrarre risorse private (singoli cittadini, fondazioni, imprese), attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche.
le critiche dellaCGIL popper, filosofo della scienza
Scuola Estiva di Filosofia della Fisica
La libertà di insegnamento è messa in questione con un operazione divisiva fra i docenti: scelti dal dirigente a svolgere determinate funzioni, valutati dallo stesso con poteri di attribuire i riconoscimenti economici, chiamati su progetto con incarichi triennali.
Ma la scuola non è un’azienda, e il modello Marchionne, che tanto piace al Presidente del Consiglio, nella scuola non può funzionare. Perché la libertà di insegnamento non si può mettere a mercato e non può essere sottoposta a premialità.Il personale ATA, poi, non esiste.Per evitare danni irreparabili al nostro sistema di istruzione tale disegno va rigettato.Come va rivisto il proposito di discriminare fra gli aventi diritto alla stabilizzazione del personale precario: ogni immissione in ruolo è la benvenuta ma ogni diritto maturato va rispettato.Tutto ciò viene fatto all’insegna di un’operazione inaccettabilmente mercantile che pensa dicomprare diritti (alla stabilità, al salario, alla libertà di insegnamento) con qualche manciata di denaro per pochi.L’oscillazione del Governo fra anzianità e merito e l’approdo finale di questo disegno di legge, che viene varato dopo tanti rinvii, tradisce il vuoto su di una questione fondamentale: quale idea di scuola ha questo Governo? Non è quella di una scuola della Repubblica.Perché non basta dare 500 euro in più all’anno per spese culturali, non è sufficiente conservare l’anzianità dopo averne decretato la fine, non basta parlare di organico funzionale, se a fronte di ciò la funzione docente viene colpita gerarchizzandola, sottoponendola a premialità discrezionale e a chiamata “mercantile” da albi di fatto reputazionali.E poi il contratto. Il Governo non ignora l’esistenza dei sindacati: essi vengono beffardemente chiamati “solo” a snellire la normativa.La scuola non ci sta. Unitariamente, accanto al calendario di lotte già programmato, valuteremo quali ulteriori e forti iniziative occorrerà mettere in campo.Questo nostro primo commento si basa sulle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa del 12 marzo 2015 a Palazzo Chigi e dalla lettura di un testo del DDL diffuso in rete. Ci riserviamo un’analisi più puntuale al momento della presentazione del testo ufficiale alle Camere.Il nostro commento
Assunzione di 100.701 docenti
I nuovi concorsi partono nel 2016, per consentire per un altro anno la chiamata dei supplenti su materie come la matematica. I nuovi concorsi non riguarderanno i docenti dell’infanzia perché se ne debbono assumere 23.000 per cui non ci saranno nuove disponibilità.
I tanti precari che oggi stanno lavorando, alcuni anche da anni, rischiano di non lavorare più. Viene disattesa la sentenza della Corte Europea perché rimarrebbero fuori tutti i precari già abilitati con almeno 3 anni di servizio non inseriti nelle Gae ma nelle graduatorie d’istituto.
Per la FLC CGIL tutti coloro che rientrano nei requisiti riconosciuti dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea debbono essere assunti, e devono essere assunti tutti gli iscritti nelle GAE, come recita la legge 296 del 2007. Il concorso va rimandato fino alla stabilizzazione dei tutti i precari che ne hanno, ad oggi, maturato il diritto.
Grave il rinvio dell’estensione e generalizzazione della scuola dell’infanzia visto che in questo grado di istruzione per il prossimo anno non verrà autorizzato neanche un posto in più rispetto allo scorso anno.
Organico funzionale di scuola, circa 50.000 posti in più
Per l’anno prossimo verrebbe attribuito in proporzione alle classi. In futuro invece sarà il dirigente a richiederlo in base alle esigenze di scuola (progetti, scuole aperte, ecc). Prevista la triennalità degli organici
L’attribuzione di posti in più nella primaria in proporzione al numero di classi va bene perché poi la scuola lo potrà utilizzare per le sue specifiche esigenze (ad es. incrementare il tempo pieno, per progetti di recupero e/o arricchimento, altro…). Più complesso farlo nella secondaria visto che le disponibilità, suddivise per singole discipline e classi di concorso, possono non coincidere con il reale fabbisogno di risorse aggiuntive per quella singola scuola.
Non si toccano gli scatti di anzianità
È un significativo risultato della mobilitazione del sindacato per il rispetto del criterio dell’esperienza ma anche a tutela dei salario dei lavoratori. Ma lo si vuole controbilanciare con premi e gerarchie che risultano inaccettabili.
200 milioni di euro in più per la premialità individuale dei docenti
È nelle mani dei dirigenti scolastici che si limiteranno a sentire gli organi collegiali. Queste risorse verranno attribuite alle scuole in proporzione all’organico.
Ben vengano risorse aggiuntive: esse sono un altro risultato positivo della lotta del sindacato. Ma si tratta di ben poca cosa: 200 milioni non sono neanche la metà di quelle tagliate al MOF, copriranno di fatto solo le esigenze di carattere organizzativo ma, soprattutto, riguarderanno pochissimi docenti.
Inaccettabile che la premialità venga messa nelle mani e nella discrezionalità dei dirigenti scolastici i quali si limiteranno solamente a “sentire il collegio docenti”. Questa materia va ricondotta alla contrattazione e regolata nel CCNL, ragione per cui occorre rinnovarlo in fretta per affrontare anche questa materia.
500 euro di bonus per ogni docente per sostenere spese “culturali”
È misura positiva, contenuta peraltro nella nostra piattaforma contrattuale. Lo considereremmo un anticipo di quel che si chiede in piattaforma.
Super poteri ai dirigenti scolastici
Valutazione dei docenti meritevoli e attribuzione del premio stipendiale, scelta dei docenti tramite albo territoriale. Questa regola vale per i nuovi assunti. Ma anche per chi è già in servizio cambiano le regole per la mobilità. Essi per spostarsi dovranno entrare nel nuovo meccanismo. Qualora più dirigenti scelgano lo stesso docente allora sarà quest’ultimo a scegliere la scuola dove andare.
Vengono affidati al dirigente scolastico poteri di scelta dei docenti da utilizzare nella propria scuola, di valutazione e riconoscimento del merito e di attribuzione di incrementi retributivi. L’esercizio di tali poteri non avverrà nel rispetto di regole contrattuali definite a livello nazionale o a livello di istituzione scolastica e il dirigente sarà valutato sui criteri che avrà utilizzato e sulle azioni che avrà messo in campo per migliorare i risultati attenuti dalla scuola.
Attribuire al dirigente tali poteri nei confronti del personale docente della scuola provocherà lo snaturamento delle funzioni del dirigente e dell’attuale profilo così come delineato dal vigente quadro normativo e contrattuale.
Inaccettabile che la valorizzazione dei docenti e l’attribuzione del beneficio economico connesso sia attribuita “solo” dal dirigente scolastico.
Inaccettabile l’attivazione dell’albo professionale territoriale “pubblico” dei docenti (non rileva il fatto che lo si limiti solo ai nuovi assunti), cosi come modificare unilateralmente le regole sulla mobilità sia territoriale che professionale (di competenza della contrattazione).
Inaccettabile che si pensi di poter legare la mobilità ad una sorta di “nulla osta o gradimento” da parte dei dirigente della scuola dove si vorrebbe andare. Che fine farà la mobilità interprovinciale?
Inaccettabile (ed anche inattuabile) la scelta dei docenti, sulla base del loro curricolo e dell’affinità con il progetto di scuola, da parte dei dirigenti scolastici del docente. Il docente, selezionato dallo stato con l’imparzialità di un concorso pubblico, si mette a mercato e si mette a disposizione dl miglior offerente. Si pongono le premesse per devastare la libertà della scienza e dell’arte e del suo libero insegnamento. A nostro parere si ravvisano evidenti elementi di incostituzionalità.
Concorso dirigenti al capolinea
D’ora in poi il dirigente dell’USR sceglierà a sua discrezione super professori con incarico triennale per dirigere le scuole
Dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sembrerebbe che la selezione dei dirigenti scolastici per concorso pubblico non esisterà più. La scelta dei dirigenti/presidi avverrà per scelta diretta del potere politico amministrativo. Si tratta di una modalità che la scuola italiana ha già conosciuto e che la farà tornare all’epoca in cui i presidi venivano nominati dal Ministro scegliendoli discrezionalmente fra i professori. In ogni caso desta sospetto il fatto che nel testo del DDL che circola in rete non si faccia menzione dei concorsi da bandire per assumere i dirigenti scolastici.
La temporaneità dell’incarico e la possibilità del ritorno all’insegnamento sulla base della valutazione del Ministro o del Direttore Regionale ne condizionerà sia l’indipendenza culturale e professionale che la capacità di rappresentare l’autonomia della propria scuola. Perché anche per questa via si lede la libertà di insegnamento e l’autonomia della scuola, che si vedrà soggetta non alle leggi ma ai dirigenti di nomina politica e agli amministratori politici di turno
Buono scuola (secondo la moda: School bonus)
Un credito d’imposta per chi finanzia la scuola (manutenzione occupabilità ecc)
Nulla di strano che i privati finanzino le scuole. Discutibile che avvenga con il fine previsto nella progetto governativo: integrare le risorse statali posto che esse non saranno mai sufficienti. È un principio inaccettabile e anticostituzionale. Le risorse si accettano anche dai privati ma vanno centralizzate e distribuite in modo egualitario. O tutt’al più si possono accettare in funzione aggiuntiva solo dopo che su tutto il territorio nazionale sono soddisfatti i Livelli essenziali delle prestazioni (art. 117 della Costituzione) che oggi non sono determinati.
Detrazione del 19% fino a 400 euro di spese scolastiche (no per le secondarie) sia per le paritarie che per le statali
Non vediamo la ragione di una misura del genere per le scuole private. Frequentarle è una libera scelta del cittadino che deve avvenire senza oneri per lo Stato.
35 milioni in più per la retribuzione dei dirigenti
Un beneficio economico strappato con anni di lotte e di proteste da parte di tutti i sindacati rappresentativi della dirigenza viene annunciato come un riconoscimento per le nuove competenze attribuite ai dirigenti. Non è così, è una restituzione (e nemmeno l’intero ammontare perché il taglio è stato di oltre 50 milioni). E senza di questi soldi sottratti ogni anno, a partire dal 2012, i dirigenti scolastici attualmente in servizio continueranno a essere pagati meno dei loro colleghi andati in pensione negli anni passati. In realtà, dunque, si tratta di una parte dei soldi che il MIUR aveva promesso di restituire ai dirigenti dopo la mobilitazione unitaria dei sindacati dell’Area V dei mesi scorsi. I dirigenti scolastici della FLC CGIL non considerano i soldi promessi come un premio, ma come un atto dovuto e promesso.................
100 milioni di euro per l’alternanza scuola-lavoro e apprendistato
Il testo del disegno di legge non apporta sostanziali modifiche di carattere ordinamentale alla vigente normativa sull’alternanza scuola lavoro. Sono invece previste alcune specificazioni:
Si tratta di previsioni complessivamente condivisibili. Ma non ci sono assolutamente indicazioni sui requisiti né delle imprese né dei tutor aziendali e questo è irricevibile.
L’aspetto più rilevante è, tuttavia, la parte relativa all’apprendistato nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione professionale, che deve essere letto in combinazione con la bozza di decreto legislativo che modifica l’apprendistato nell’ambito delle norme applicative del Jobs Act.
In particolare viene riproposto l’apprendistato per i quindicenni che, come è noto, sono in obbligo di istruzione. Si tratta di una previsione per la FLC CGIL, inaccettabile.
Altrettanto grave è l’esclusione dall’applicazione della “Carta dei diritti” degli studenti in apprendistato, come, invece, previsto dal comma 2 dell’art. 8bis del Decreto Carrozza (Decreto Legge 104/13), che, non a caso, verrebbe abrogato.
Materie che vanno in delega
Valutazione, riordino organi collegiali, disabilità, testo unico, innovazione, infanzia 0-6.
Testo unico per le materie contrattuali
I sindacati si “eserciteranno” al tavolo Aran per riordinare in unico testo tutte le materie contrattuali.
Inaccettabile e beffardo. I sindacati verrebbero chiamati ad “esercitarsi” al tavolo Aran non per rinnovare il contratto, ma solo per riordinare in unico testo tutte le materie contrattuali!
126 milioni in più per il funzionamento didattico e amministrativo
Bene tale finanziamento, perché si raddoppia quello attuale. È una nostra storica rivendicazione continuamente posta e riproposta nei tavoli ministeriali e nelle 32 azioni per una scuola giusta.
Fuori gli ATA dalla scuola di Renzi
Si riconferma quanto previsto nel Piano sulla Buona Scuola: nulla per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola!
Assenza totale di un piano di assunzioni e di un organico funzionale per il personale ATA. Questo, oltre alle misure già varate nella Legge di Stabilità 2015 (tagli, blocco supplenze e del turn over AA), comporterà che le scuole per il prossimo anno saranno in una situazione drammatica, sia sul piano del funzionamento, sia su quello della sicurezza.
Nessun commento:
Posta un commento