sabato 21 novembre 2015
le ideologie totalitarie dello scorso secolo
.................I fascismi non negano la modernità, promuovono anzi lo Stato sociale, ma impongono alle masse uno Stato autoritario-totalitario che impone un rigido controllo corporativo da parte di élitesdominanti vecchie e nuove (capitalismo agrario e industriale). Le masse vengono coartate alla
nazionalizzazione, sottomesse allo Stato totalitario che impone il dirigismo centralista in
economia, elimina ogni dissenso ideologico-culturale-politico, afferma il partito unico e il
mito/culto del capo (duce, fuehrer, capo del partito).
Ora, lo stalinismo ha una genesi ed una configurazione diversa. Esso nasce da una rivoluzione che
abbatte il regime zarista e la vecchia classe proletaria ma incontra una società diffusamente
arretrata, operai e contadini senza formazione democratica e civile. Il totalitarismo di Stalin non
mira a salvaguardare un ceto dominante (l’aristocrazia) ma si impone, dopo la rivoluzione, ad una
debole società civile, priva di consolidato senso della democrazia e di partiti operai pluralisti. La
società russa è prevalentemente rurale, le masse contadine sono da poco uscite dalla servitù della
gleba, il proletariato di fabbrica ha conosciuto i soviet, ma non ha una evoluta coscienza civile
come quello occidentale. Il comunismo di guerra e la nuova politica economica di Lenin, prima, e
l’autocrazia dispotica di Stalin, poi, non trovano resistenze in una società civile troppo debole.
Certamente questo spiega l' avvento dello stalinismo come totalitarismo economico e sociale ma
non ne giustifica la natura. I Piani quinquennali staliniani fanno dell’URSS un Paese industrializzato:
industrializzazione forzata, onnipotente burocrazia di Partito, Partito totalitario invasivo e
pervasivo. A quale prezzo? Il nazismo hitleriano voleva fare della Germania un Reich millenario che
avrebbe asservito l’Europa e il mondo: spazio vitale per il popolo tedesco, schiavitù per gli altri
popoli, Partito totalitario. A quale prezzo?
Che differenze vi sono tra lager e gulag? Che differenze vi sono tra Hitler e Stalin? In nome di
quale classe agiva Stalin? Che cosa giustifica la barbarie? La classe proletaria o il popolo tedesco? Il
bolscevismo contro l’accerchiamento capitalistico o la razza superiore contro il complotto
giudaico-capitalista? La nomenklatura sovietica o il partito nazional-socialista? È giusto essere
destinati a morire per consunzione progressiva nel lavoro forzato, per la modernizzazione
stalinista o per l’onnipotenza hitlerianaInsomma, che cosa rende sostanzialmente differenti i due totalitarismi? La sostanza del
totalitarismo è perversione - abbrutimento - degenerazione - abominio - mortificazione
dell’umanità, riduzione dell’individuo a cosa, della massa a strumento tecnico. Le giustificazioni del
totalitarismo non reggono. I dittatori nobilitano la propria immagine e coltivano il culto della
propria personalità, cui immolano le masse, e giustificano con i loro "miti" (la razza, la classe) ogni
aberrazione. È vero che la razza non esiste, al contrario della classe, ma l’abominio sta negli atti e
non nelle loro giustificazioni.
Le stesse considerazioni valgono per la seconda metà del Novecento. Socialismo reale dell’Europa
dell’Est o dittature anticomuniste latino-americane? La violazione dei più elementari diritti umani
non ha giustificazioni ideologiche né alcuna legittimazione. Che cos'è dunque il totalitarismo?
Totalitari sono, storicamente, quei regimi autoritari e oppressivi, liberticidi e sanguinari, inumani e
barbari, ma lucidamente razionali, calcolatori e pianificatori, che si sono affermati nella prima
metà del Novecento in Europa, secondo l’accezione data al termine da Hannah Arendt (Origini del
totalitarismo, 1951).
Esito non anomalo o collaterale ma strutturale delle società a sviluppo capitalistico-industriale, il
totalitarismo, secondo Arendt, è il frutto della società di massa, dell’atomizzazione dell’individuo.
La società democratico-liberale è potenzialmente totalitaria. La massa, erede del popolo nazionale
e della classe proletaria, è esposta al totalitarismo. La società di massa è priva di relazioni
autentiche tra individui. Massificazione, omologazione, uniformità, livellamento,
spersonalizzazione, espongono al dominio dell’ideologia o del capo carismatico.
Il partito unico o il leader (meglio: l’uno e l’altro) sono la guida della massa (informe) cui danno
senso conferendole obiettivi e fini che giustificano ogni mezzo: la massa non ha diritti, idee,
volontà; essa trova unità in un unico nemico, l’ebreo o il capitalista, e può e deve essere
manovrata con la propaganda, infiammata, schiacciata, diretta, piegata, da una parte, con la
polizia segreta, la tortura, la riduzione dell’individuo a unità produttiva da sfruttare sino a
consunzione ed eliminazione, per poi sostituirlo con altra unità produttiva; dall’altra con
l’identificazione nel capo e il suo mito-adorazione. Karl R. Popper (La società aperta e i suoi nemici, 1945) oppone alla società aperta, disposta a
correggersi sulla base dell’esperienza, una società chiusa, rigida, utopistica, che vuole imporre un
modello perfetto a tutti i costi, a cominciare dallo Stato ideale assoluto della Repubblica di
Platone, passando per Rousseau (cittadinanza e comunità totalizzanti), Hegel (Stato etico), Marx
(dittatura del proletariato)......................
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