su internet chi dona e chi riceve spesso sono anonimi: cosa fare x favorire la crescita della reciproca conoscenza? Facebook e' sufficiente?
(un ampio stralcio dell'articolo).................
Ad analizzare il fenomeno sono l'antropologo Marco Aime e la sociologa Anna Cossetta in "Il dono al tempo di Internet (Einaudi, pp. 121, euro 10)": «Anzitutto i doni scambiati in rete spesso non danno affatto luogo a relazioni» spiega Aime, docente di antropologìa culturale all'Università di Genova e autore di studi sulle comunità alpine e sull'Africa occidentale. «È così sia quando si ricevono in regalo musica, film, giochi e applicazioni (dove la figura del donatore rimane sfocata e indistinta), sia quando a essere donata è la cosa più preziosa che abbiamo: il nostro tempo». Quello dedicato, a titolo gratuito, a compilare Wipedia o alla programmazione di software che poi tutti potranno scaricare. E lo stesso discorso vale anche per i video su YouTube, dove si può assistere a lezioni di chitarra, cucina, inglese e così via. «Anche in questi casi non si creano relazioni, perché chi mette a disposizione il dono lo fa più per rispondere a motivazioni proprie, come la ribellione contro i monopoli del software, o la ricerca di autopromozione».In passato i doni hanno sempre avuto anche la funzione di costruire un legame: Io ti dono questa cosa, di cui mi privo, non solo per aumentare il tuo benessere ma anche per comunicarti che mi fido di te. E per creare una futura occasione di incontro quando riterrai (se riterrai) di contraccambiare. Su Internet invece la figura del prossimo è il grande assente. «In rete ci facciamo rappresentare da segni come avatar, pseudonimi che tendono a confondersi con quelli di mille altri, perché privi delle caratteristiche fisiche e dell'espressività che ci identifica e ci rende unici. Come ha detto lo psicanalista Luigi Zoja, il prossimo, mediato dalla tecnica, smette di consegnarci sfumature umane e quindi di emozionarci».
Ecco perché le comunità virtuali rimangono fredde. E quasi isolate nel vuoto. «I gruppi che si formano sul web, magari nei forum dedicati a hobby e passioni, sono comunità inedite, dove, pur dialogando e condividendo interessi comuni, si tende a rimanere al di fuori di qualsia-si territorio, a fare a meno di quel contatto fisico e sensoriale che ha caratterizzato fin dal principio le relazioni umane» spiega Aime.
«Inoltre sono comunità di persone in un certo senso mascherate: finché restano confinate all'online e non traducono ciò che li unisce in incontri, momenti conviviali o manifestazioni - come invece è successo negli eventi organizzati dal popolo viola o dal blog di Beppe Grillo -non possono creare che comunità liquide, deresponsabilizzate».
E tutto questo accade per la prima volta nella storia umana: prima di internet, quando si entrava a far parte di un gruppo, emergevano giocoforza dei vincoli di responsabilità tra i membri. «Invece Internet fa sì che possiamo sentirci insieme ad altri senza conoscerli affatto e senza caricarci di alcun tipo di responsabilità verso di loro». Così vicini, così lontani, e soprattutto gratis. GIULIANO ALUFFI , da Il venerdi' di Republicxa del 11/6/2010
per saperne di piu' vedi "friend wheel"
"friend block" , "define me" , tutti strumenti di Facebook per approfondire la conoscenza e la rete di relazioni
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