Introduzione di Luigi
Scialanca
Come
un virus, l’idea che quel che è umano possa essere ridotto a merce
si diffonde da mente a mente. Come un virus, già nei primi anni ’90
stava contagiando una parte della Sinistra italiana e la tramutava
nella finta “sinistra” che è oggi: “In
Italia,” scrive
ancora Gallino, “tre
quarti delle forze politiche del centrosinistra hanno una concezione
meramente adattativa delle politiche del lavoro, che si
distingue da quella del centrodestra solo perché orientata a una
certa maggior disponibilità quando si tratta di curare gli
effetti della flessibilità mediante «ammortizzatori
sociali»”.
Non
solo in Italia. I laburisti inglesi alla Tony Blair, i
socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi, i democratici
americani alla Bill Clinton:
quanto e più della Destra,
i tre quarti della “sinistra” occidentale
― dal 1989, o forse
dal 1973 kissinger-pinochetista in poi
― hanno aggredito i
Diritti Umani dei Lavoratori, alterato la memoria
storica, creato disuguaglianza, svenduto i Beni Pubblici
― sola difesa dei
Cittadini dalle tirannie private
― per aver
dimenticato che cos’è l’Essere Umano.............................L’idea
che il lavoro umano sia separabile dall’Essere Umano (e dunque
commerciabile) non avrebbe mai avuto corso, e mai si sarebbe diffusa,
se non avesse trovato ad attenderla nelle menti la costruzione di
pensiero che separa l’Essere Umano da
tutto sé stesso
considerando “argilla”, “animale”, inessenziale e transeunte,
in lui, ciò che non
è anima divina. È
il pensiero che ci avvezza a ritenere davvero
fondante e davvero
importante, in noi, solo quel ch’è “dentro” di noi
― così “dentro” che non lo si può percepire ― solo
quel ch’è puro spirito, solo
quel che in noi... non c’è,
e noi stessi alla fin fine non significativi, non determinanti,
sacrificabili: è il
pensiero religioso
che ci prepara ad accettare, a
rassegnarci
all’idea che perfino il nostro creare e sentire e pensare
e fare possa essere staccato da noi e comprato e venduto così come
si recidono e si commerciano i capelli delle Donne indiane, o i
corpi delle povere Ragazze abbandonate davanti alle tv di tutto
l’Occidente, o i reni e i fegati e i cuori dei Bambini dell’Est
Europa................................ Nessuna
ricostruzione della Sinistra sarà possibile, in Italia e nel mondo,
finché le Donne e gli Uomini di Sinistra per primi ― e poi tutti
gli altri ― non ritroveranno la stima e il rispetto di sé, dei
propri rapporti reciproci, dell’immaginazione che rende gli
animali umani i soli creatori (o distruttori) di sé stessi, della
Società e del mondo. Nessun riscatto della creatività, del pensiero
e del lavoro dal neoschiavismo teocratico-capitalista sarà
possibile, in Italia e nel mondo, finché le Donne e gli Uomini di
Sinistra per primi ― e poi tutti gli altri ― non avranno scoperto
e realizzato un nuovo, moderno Umanesimo. Ma nessun
Umanesimo sarà possibile, in Italia e nel mondo, finché le Donne e
gli Uomini di Sinistra per primi ― e poi tutti gli altri ―
non troveranno il coraggio, la libertà, la fantasia, l’intelligenza
di relegare tutti gli Dei nel grande album storico delle creazioni (e
distruzioni) dell’Umanità.
"Nell’oceano
del lavoro la tempesta deriva dall’aver messo in competizione tra
loro, deliberatamente, il mezzo miliardo di lavoratori del mondo che
hanno goduto per alcuni decenni di buoni salari e condizioni di
lavoro, con un miliardo e mezzo di nuovi salariati che lavorano in
condizioni orrende con salari miserandi. La richiesta di
accrescere i lavori flessibili è un aspetto di tale competizione. Il
problema smisurato che la politica nazionale e internazionale
dovrebbe affrontare sta nel far sì che l’incontro che prima o poi
avverrà tra queste due parti della popolazione mondiale avvenga
verso l’alto della scala dei salari e dei diritti piuttosto che
verso il basso; che è l’esito verso cui finirebbe per condurci lo
smantellamento delle protezioni legali dell’occupazione
― uno dei tanti
sinonimi della flessibilità.
, (dalla Prefazione)In totale, pertanto, l’occupazione flessibile regolare e irregolare coinvolgerebbe in Italia tra 7 milioni e 8 milioni di persone fisiche, più 3 milioni di doppiolavoristi non dichiarati, corrispondenti a 1 milione di unità lavorative a tempo pieno. Ne segue che le persone fisicamente coinvolte in varia misura nell’occupazione flessibile ammonterebbero, nell’insieme, a 10-11 milioni.Sembra dunque di essere in presenza d’una condizione sociale più pesante e diffusa di quanto non dicano ogni giorno gli articoli rassicuranti sulla modesta consistenza e stabilità nel tempo del lavoro flessibile, oppure i sagaci commenti sulla “precarietà percepita” come stato d’animo in fondo immotivato, in quanto non corrispondente alla realtà. Dire che la politica dell’ultimo decennio ha drammaticamente sottovalutato tale condizione significa tenersi molto al di sotto delle righe.
, (dalla Prefazione)In totale, pertanto, l’occupazione flessibile regolare e irregolare coinvolgerebbe in Italia tra 7 milioni e 8 milioni di persone fisiche, più 3 milioni di doppiolavoristi non dichiarati, corrispondenti a 1 milione di unità lavorative a tempo pieno. Ne segue che le persone fisicamente coinvolte in varia misura nell’occupazione flessibile ammonterebbero, nell’insieme, a 10-11 milioni.Sembra dunque di essere in presenza d’una condizione sociale più pesante e diffusa di quanto non dicano ogni giorno gli articoli rassicuranti sulla modesta consistenza e stabilità nel tempo del lavoro flessibile, oppure i sagaci commenti sulla “precarietà percepita” come stato d’animo in fondo immotivato, in quanto non corrispondente alla realtà. Dire che la politica dell’ultimo decennio ha drammaticamente sottovalutato tale condizione significa tenersi molto al di sotto delle righe.
(cap.
1: Le molte facce
― e i tanti numeri ― della flessibilità,
p. 25) .Pertanto,
uno degli scopi essenziali della riorganizzazione produttiva
etichettata “globalizzazione” è stato, e continua a essere,
quello di sottrarre un tratto il più lungo possibile del processo
produttivo alle condizioni di lavoro predominanti nei paesi
industriali avanzati; condizioni caratterizzate da salari elevati,
contratti di durata indeterminata, vincoli legislativi al
licenziamento e forti tutele sindacali. Il rovescio di tali
condizioni è stato trovato in Cina, India, Indonesia, in altri paesi
del SudEst asiatico, ma anche nei maggiori paesi dell’ex Urss,
Russia e Ucraina. In pochi lustri circa 1 miliardo e mezzo di
lavoratori “globali” sono stati quindi deliberatamente posti
in competizione con i lavoratori dei paesi più avanzati. La
pressione sui salari che si avverte in Italia come in altri paesi, e
la domanda di flessibilità dell’occupazione da parte delle
imprese, stanno a significare che se non si accettano salari più
bassi, e contratti che facilitano l’uscita dei lavoratori dalle
imprese, il lavoro non importa se in forma materiale o digitale viene
trasferito in altri paesi, dove una smisurata quantità di forza
lavoro è disponibile a condizioni di gran lunga peggiori., (cap.
2: Alle origini
della richiesta di lavoro flessibile da parte delle imprese,
p. 38)"
orso castano: continueremo la nostra analisi seguendo anche questi criteri , andando oltre quelli usati da certa sinistra al potere che nelle istituzioni preposte alla tutela della salute nega il diritto alla gestione clinica della sanita' ed alla prevenzione che non e' prevenzione se non e' veramente partecipata , cioe' se alla sua costruzione non vi partecipano i piu', e non solo gli autoreferenziati o, peggio, quelli che fanno parte della "cricca" o degli apparati della partitocrazia. E' per questo che ci batteremo per il web gratuito, a banda larga e ad accesso libero , con garanti che tutelino questo diritto, ovviamente nel rispetto della dignita' di tutti e della dialettica democratica e pacifista.
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