L'atlantismo contemporaneo, figlio legittimo di una strategia imperiale, segna una crescente subordinazione politica e militare dell'Europa nei confronti degli Stati Uniti, al cui ombrello nucleare e satellitare gli europei continuano a delegare la propria sicurezza anche dopo la scomparsa del pericolo sovietico. Superato il bipolarismo, la NATO si è convertita in un apparato bellico di portata globale ed è stata utilizzata dagli Stati Uniti per tre finalità strategiche: anzitutto per accerchiare la Russia, arruolando nelle proprie fila un numero crescente di paesi dell'Est europeo da agganciare al baluardo atlantico della Turchia. In secondo luogo, la NATO è stata usata per coinvolgere l'Europa nelle 'guerre umanitarie' nei Balcani e in Afghanistan, in modo da scoraggiare i suoi timidi tentativi di dotarsi di una struttura militare autonoma. Last but not least, la NATO ha consentito agli Stati Uniti di tenere sotto il proprio presidio politico e militare l'area mediterranea, escludendone l'Europa. A quest'ultimo obiettivo obbedisce in particolare il disegno strategico intitolato Broader Middle East and North Africa Initiative (BMNA), varato dall'amministrazione Bush nel giugno 2004 e subito accolto dalla NATO. A favore della "modernizzazione" del mondo islamico e in nome dei "valori universali della dignità umana, della democrazia, dello sviluppo economico e della giustizia sociale" gli Stati Uniti intendono porre sotto il proprio controllo l'intera area che va dalla Mauritania e dal Marocco - dove hanno interessi petroliferi e già dispongono di numerose basi militari - all'Afghanistan e al Pakistan, passando per il Medio Oriente e i paesi del Golfo persico. Isrdunque il caso di chiedersi in che senso, in nome di quali valori e di quali interessi comuni l'Europaaele è pensato come l'architrave di questa strategia 'atlantica' e anti-mediterranea, mentre la questione palestinese resta del tutto emarginata. Com'è naturale, la pressione politica nei confronti del mondo arabo viene accompagnata da iniziative economiche, che si sommano agli ingenti finanziamenti di cui godono da tempo paesi arabi 'moderati' come l'Egitto e la Giordania. Per questo fine è stato avviato, in parallelo a quello del Broader Middle East, un altro progetto, il Middle East Partnership Initiative (MEPI, che prevede finanziamenti per 40 milioni di dollari destinati alle associazioni e ai mezzi di comunicazione di massa, chiamati pudicamente "organi di diplomazia pubblica", favorevoli agli Stati Uniti.. È può continuare a far parte dell'Occidente e non debba invece puntare su una sua crescente autonomia, su una sua nuova centralità geopolitica come "grande spazio" (Großraum), ispirandosi, come ha suggerito Schmitt, alla concezione originaria della "dottrina Monroe". Si tratterebbe di un'Europa radicata nella sua millenaria cultura, nelle sua radici mediterranee, nella sua capacità di un approccio non fondamentalista ai problemi del dialogo fra le civiltà e della pace mondiale. Non è chiaro perché l'atlantismo dovrebbe essere il destino irreversibile dell'Europa e del Mediterraneo.
Alain de Benoist
A partire dalla seconda guerra mondiale, le relazioni tra Europa e mondo arabo si sono inscritte nella logica della potenza strategica degli Stati Uniti.