orso castano : ancora troppo generici e carenti questi accenni ad un settore cosi' importante dal punto di vista economico e sociale. Nessuna parola sulla continuita' terapeutica, sulla governance medica della sanita' (finora pesantemente governata dalla politica) , nessun accenno sulla necessita' inderogabile da parte del medico dirigente di primo livello del diritto a curare secondo scienza e coscienza in riferimento al suo sapere "libero" , anche se comunque confrontato e dialettizzato con le linee guida piu' accreditate internazionali, nessun accenno ai ChairAssStone cioe' ai Primari che hanno "fregato" per occupazione di posizione persino i "culi di pietra del Cremlino" (occupano il loro posto da oltre 35-40 anni (rendendo inutile e vana la parola rinnovamento) e che , mettendosi di traverso, per ottenere privilegi di politica/potere impediscono, anche con violenza , utilizzando i loro poteri burocratici, questi si intoccati ed intoccabili, qualsiasi innovazione venga proposta dai dirigenti medici di piu' basso livello, con il solo risultato di una profonda demotivazione e malasanita' diffusa. E' forse questo il nodo centrale ignorato completamente da Monti , uomo di destra , disavvezzo alle vere liberalizzazioni, alla liberta' di ricerca, non conoscente del "falsificazionismo" , il cui governo ha avuto la "sobrieta'" di proporre di tagliare i fondi anche ai fisici ricercatori collaboratori del CERN per la ricerca sul bosone di Higgs , http://www.lettera43.it/economia/aziende/monti-taglia-i-fondi-ai-fisici-del-bosone-di-higgs_4367557101.htm , del resto cosa ci si poteva aspettare da questo Bocconiano, ex uomo FIAT? La sua filosofia e' quella facilissima dei tagli lineari. Uomo senza dubbio cento volte meglio di B , ma pur sempre legato a schemi piramidali e di verticalizzazione del potere.......speriamo non in senso militare. Tocchera' alla sinistra , finalmente senza Ichino a mettersi di traverso con la sua rete invischiante e diffusa , difendere gli spazi di liberalizzazione e di equita', oltre che quelli di accesso alla cultura scientifica ed umana.....
da stralci dall'"agenda Monti"
Quello che l’Italia deve chiedereall’Europa. clicca x "agenda Monti" al completo
L’Europa da sola non è la ricetta
che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea
non è qualcosa al di sopra o al di
fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il
risultato di un mix di interessi
generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo
trarre pienamente vantaggio dalla
partecipazione all’Unione richiede una presenza
costante e vigile per
far valere il proprio punto di
vista quando si definiscono le
politiche, che poi fissano
la cornice per le azioni a
livello nazionale. Per contare
nell’Unione europea non serve ba;ere
i pugni sul tavolo. Se non si convincono gli
altri Stati delle proprie
ragioni, si resta con un pugno di mosche in mano.
Né serve
fare i soci poco
esigenti al tavolo del negoziato e
magari provare ad allentare gli
obblighi successivamente quando
devono essere attuati. L’influenza sulle
decisioni
comuni nasce dalla
credibilità, dal saper far valere peso
economico e politico, dal
lanciare idee su cui
creare alleanze. Per questo l’Italia, paese
contributore al
bilancio europeo e che
sostiene finanziariamente lo sforzo di
salvataggio dei Paesi
sottoposti al programma
del Fondo Europeo Salva-Stati, deve
chiedere all’Europa
politiche orientate nel
senso di una maggiore attenzione alla
crescita basata su
solidarietà finanziaria
attraverso forme di condivisione del
rischio, una maggiore
attenzione alla inclusione
sociale e alla sostenibilità ambientale.
Politiche che ne
riflettono i suoi interessi e i suoi
valori.
Quello che l’Europa chiede
all’Italia
Far parte di una
comunità politica ed economica sempre
più integrata comporta
vantaggi ma anche
responsabilità. Dobbiamo sempre più
abituarci al fatto che le
nostre scelte di politica
economica siano guardate e valutate
con attenzione dagli
altri Stati dell’Unione, perché le
politiche fatte insieme producono risultati migliori e
perché le politiche fatte
a livello nazionale possono produrre
danni che si
riflettono negli altri
Paesi con cui siamo strettamente
integrate. Le forze politiche
devono fare proprio il principio
secondo cui le politiche economiche (in particolare le
misure volte alla crescita e
quelle di politica finanziaria) di ciascuno
Stato Membro
dell’Unione sono una
questione di interesse comune dell’Unione
europea e come
tali sono soggette a
coordinamento, orientamento e monitoraggio
da parte della
stessa. In questo quadro l’Italia
deve confermare il proprio impegno al rispetto delle
regole di disciplina delle
finanze pubbliche e ad assumere le
priorità strategiche
definite in sede europea
e le raccomandazioni specifiche che
l’Unione europea
rivolge ogni anno
all’Italia, come a tutti gli altri
Stati Membri, come parametri di
riferimento per la formulazione della
sua politica economica.
.........E il nostro Ssn? Per Monti non c'è dubbio: "Il servizio sanitario nazionale resta una conquista da difendere e rafforzare attraverso innovazione, efficienza e professionalità". Ma qualcosa va cambiato.
Ecco il paragrafo integrale dedicato alla sanità.
"L’Europa e la sua agenda di disciplina delle finanze pubbliche e riforme strutturali sono nemiche del welfare? No. Lo Stato sociale è il cuore del modello sociale europeo e della sua sintesi tra efficienza ed equità, mercato e solidarietà. Realizzare obiettvi di redistribuzione e di lotta contro le diseguaglianze senza attenuare le energie per la crescita è la sfida politica centrale del nostro tempo. Di per sé l’Europa non limita i modi in cui si possono perseguire fini sociali e di equità, ma impedisce di finanziarli con una illimitata creazione di debito. E ci impone di capire che il modello che abbiamo costruito si sta incrinando sotto il peso del cambiamento demografico e della sempre più difficile sostenibilità finanziaria.
Abbiamo due alternative. O cercare di conservare il welfare state com’è, rassegnandoci a tagli e riduzioni di servizi per far fronte ad una spesa sempre crescente. O provare a rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione. Nel settore dell’assistenza sanitaria bisogna garantire il diritto alla tutela della salute in un nuovo contesto, organizzando il sistema sanitario secondo i principi di appropriatezza delle cure, costo/efficacia, riduzione al massimo degli sprechi, gestione manageriale basata su una valutazione trasparente dei risultati. Senza contrapporre sanità pubblica e sanità privata, perché ombre e luci, meriti e sprechi, esistono in entrambe. Il servizio sanitario nazionale resta una conquista da difendere e rafforzare attraverso innovazione, efficienza e professionalità.
Bisogna sempre più potenziare l’assistenza domiciliare dei parzialmente sufficienti e dei non autosufficienti, una soluzione che permette di coniugare risparmi di spesa e una migliore condizione del paziente. E dare attuazione alla riforma dell’ISEE( indicatore della situazione economica equivalente) per rendere più obiettvo e trasparente l’accesso alle prestazioni agevolate di oltre20 milioni di italiani, con una particolare attenzione alle famiglie numerose e per quelle con figli molto piccoli. Senza dimenticare che la sanità e lasicurezza sociale sono la più grande industria di servizi del Paese. Promuoverla significa anche sostenere la crescita e l’innovazione.
Bisogna riconoscere e valorizzare il ruolo del volontariato, un mondo vastissimo che spesso incontriamo senza neppure riconoscerlo e che svolge funzioni preziose non solo nel campo dell’assistenza, ma anche dell’educazione, nella formazione degli adulti, nello stimolo culturale. InItalia è cresciuto in questi anni un modello di impresa sociale molto avanzato e che anche in Europa è guardato con interesse".
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