Orso castano : il
documento dell'Associazione Lavoro Over 40 e' molto interessante
anche per la competenza di chi lo ha scritto. Il modello di welfare
proposto ben si integra con le pratiche di Start Up, Spin Off , Think
Tank , diffusi a tutti i livelli professionali di qualsiasi tipo. Ma
pare c he un economicismo d'accatto e riduttivo punti sopratutto al
salario di cittadinanza , che e' un concetto molto pericoloso ,
perche' in tal modo lo Stato , invece di prendere in considerazione
l'essere umano in maniera olistica , in carne e pensiero, si scarica
di questa responsabilita' lasciando solo , con poche monete i
disoccupati e gli dice “sopravvivi ed arrangiati”. E' chiaro che
qui' non si invoca uno statalismo imperante ed onnicomprensivo, ma
offrire opportunita' di impegno professionale basato sulla libera
scelta del soggetto in parallelo ai bisogni di sviluppo , culturale e
materiale , e' e dovra' esser un compito di un welfare umano e degno
di questo nome, sopratutto se si vuole uno sviluppo scientifico ed
umano della nostra societa'
Associazione Lavoro Over
40® Professionalità per competere in un mondo che cambia
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MILANO 07/06/2006
Esimio Sig.
Presidente Della
Repubblica
Giorgio Napolitano
Piazza del Quirinale
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Gentile
Sig. Presidente del
Consiglio
Dott. Mateo Renzi
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
Roma
Gentile
Sig. Ministro del Lavoro
Dott. Giuliano Poletti
Via Veneto 56
Roma
Gentile
Presidente della Camera
On.Laura Boldrini
Gentile
Presidente del Senato
Sen. Pietro Grasso
Gentile
Presidente Commissione
Lavoro del Senato
Sen. Maurizio Sacconi
Gentile Presidente
Commissione Lavoro della Camera
On. Cesare Damiano
Merate 15 luglio 2014
Il Presidente della
Repubblica in occasione della visita a Monfalcone del 6 Luglio 2014
per la commemorazione dello scoppio della prima guerra mondiale, alla
una domanda di un cittadino che lamentava la gravità della
disoccupazione giovanile, ha risposto “Senza lavoro per i giovani
l’Italia è finita”. Affermazione drammaticamente ed
assolutamente vera , ma che le orecchie di persone mature (over
40/50/60) che hanno perso il lavoro e che hanno grandissime
difficoltà di reinserimento, non vorrebbero mai sentire, e fanno
rabbrividire, soprattutto se pronunciate dalla più alta carica dello
Stato.
In occasione del discorso
di fine anno, lo stesso Capo dello Stato aveva puntigliosamente
evidenziato le difficoltà economiche e sociali che incontrano le
persone mature senza lavoro, additandole come una criticità da
curare. Oggi evidenzia la disoccupazione giovanile e i suoi riflessi
drammatici sul futuro. Insomma sembra che le risposte siano sempre
opportunistiche e date in funzione della platea che ha davanti. Si
tratta di due verità, la disoccupazione giovanile e quella in età
matura che purtroppo convivono, ma solo la prima viene considerata
grave: la seconda viene considerata un problema di secondaria
importanza, ignorata; e le persone che la subiscono sono considerate
zavorra da gettare, spazzatura. Il futuro si costruisce sul presente!
La nostra Associazione
Lavoro Over 401, che si occupa della disoccupazione in età matura
(over 40/50/60) da oltre 10 anni, sente il dovere di replicare alla
affermazione del Capo dello Stato dicendo che: “Senza lavoro alle
persone mature over40/50/60 non c’è presente”. Il futuro si
costruisce sulle azioni sviluppate nel presente e non sulle parole ed
intenzioni per il futuro. La mancanza di lavoro attuale per le
persone mature preclude il presente e non consente generazioni
giovani di costruire un futuro.
La Associazione Lavoro
Over 40 si occupa da oltre10 anni di questa triste realtà e si batte
per rivendicare la dignità di queste persone disoccupate in età
matura (over 40/50/60), denunciando, in tutte le occasioni, la loro
difficile condizione, aiutandole, dove possibile, al reinserimento
lavorativo e combattendo pregiudizi e stereotipi che esistono su
questa classe di lavoratori, dimenticata ed ignorata da tutti,
relegata a “zavorra” e soggetta spesso a pesanti azioni
discriminatorie.
Insomma persone
dimenticate e lasciate sole con il loro problema, abbandonate a se
stesse senza alcuna speranza per il futuro.
E’ un fatto di buon
senso. Basta fermarsi tra la gente comune ed ascoltarla attentamente
per capire questo semplice concetto, dove sono i problemi e quali
siano le priorità. Anche i media se ne sono accorti e spesso fanno
servizi che mettono in luce questa triste realtà. Ma pare che il
buon senso non sia nelle corde delle nostra classe politica,
focalizzata oggi demagogicamente solo sul tema della disoccupazione
giovanile (che comunque è preoccupante).
In tutti questi anni più
volte abbiamo sollecitato la attenzione al problema senza essere
ascoltati e.
La gravità della
disoccupazione in età matura ( over 40/50/60).
Il CENSIS nella ricerca
pubblicata il 18 giugno 2014 “Il vuoto della generazione adulta”
ha dimostrato con una ricerca che la disoccupazione Over 50 è
cresciuta del 146% dal 2008 ad oggi . Altrettanto ha confermato
ADAPT, il centro studi della Università di Modena e Reggio Emilia
fondato da Marco Biagi e diretto dal Prof. Michele Tiraboschi. Noi
della Associazione Lavoro Over 40 lo affermiamo da diversi anni
denunciando in più occasioni il pericolo di essere sopra ad una
bomba ad orologeria che stava per scoppiare. Ora sta accadendo
proprio questo. Eppure senza fare costose ricerche ed impegnare tante
risorse è sufficiente analizzare le statistiche ISTAT negli ultimi
dieci anni (vedere tabella) per verificare che:
1) la dimensione assoluta
della disoccupazione in età matura è costantemente maggiore di
disoccupazione giovanile;
2) prima del 2008 cioè
prima della crisi, la disoccupazione giovanile era in diminuzione
(-11% per la classe 15-24 anni dal 2004 al 2008)mentre la
disoccupazione in età matura era in crescita (dal 9 al 19% per le
rimanenti classi di età);
3) che dal 2008 ad oggi la
disoccupazione giovanile è cresciuta meno della disoccupazione in
età matura (67% per la classe 15-24 anni contro 70-116% per le altre
classi di età)
Di fronte a tale evidenza,
riscontrabile attraverso una semplice lettura dei dati ISTAT, le
Istituzioni non si sono minimamente degnate di valutare la dimensione
ed i riflessi sociali della disoccupazione in età matura
(over40/50/60).
Le istituzioni, a partire
dal Presidente del Consiglio Renzi ed ai suoi predecessori Letta e
Monti-Fornero, si sono preoccupate solo di aiutare i giovani senza
accorgersi (volutamente?) di avere un problema più grosso rispetto
alla disoccupazione giovanile. Ci si è sempre allarmati perché la
disoccupazione giovanile (15-24 anni), che ora supera il 42%; giusta
preoccupazione! La disoccupazione giovanile non è da trascurare, per
carità, ma se occorre dare una priorità i numeri parlano chiaro: la
disoccupazione in età matura (over 40/50/60) misurata in termini
assoluti, e non relativi, è superiore a quella giovanile e i
riflessi sociali sono più pesanti. E non sono parole!
Cosa bisogna pensare?
Cecità delle istituzioni? Incapacità di leggere i dati?
Impossibilità di ricercare o proporre soluzioni? Divieti di altre
lobby o dei sindacati? No! Crediamo che tutto ciò sia frutto di un
opportunismo demagogico, con il risultato di relegare i lavoratori
maturi (over 40/50/60) disoccupati e scoraggiati sempre più ai
margini della società come se fossero zavorra da scaricare.
In una recente ricerca
realizzata dalla nostra Associazione, si registra che i lavoratori
maturi (over 40/50/60) disoccupati sono per la maggior parte assenti
dal mercato del lavoro e in stato di disoccupazione da almeno 2 anni
(circa 60%) e lontani dalla pensione almeno 6 anni (oltre il 81%) o
almeno 10 anni (circa il 65%). Come faranno a coprire il periodo
rimanente per chiudere la loro attività lavorativa fino alla
pensione, aggravata dal fatto che quest'ultima si è allungata grazie
alla Riforma delle Pensioni pensata dal ex-Ministro Fornero? Come
potranno continuare a lavorare se le Istituzioni li
abbandonano e se le
aziende rifiutano di fatto il loro reinserimento lavorativo? Come
potranno fare fronte ai numerosi impegni presi in passato (mutuo,
scuole per i figli e quanto altro) se vengono a mancare le risorse
economiche?
Anche con la recente
svolta il Presidente del Consiglio Renzi, nel prendere in mano il
problema del mondo del lavoro, ha aperto una finestra sulla
disoccupazione (per ora solo a parole e non con fatti concreti),
facendo riferimento a tutta la dimensione del problema, anche se in
prevalenza la attenzione è ancora rivolta a quella giovanile. Un
piccolo ma insufficiente segnale. E le altre forze politiche...?
Le conseguenze sociali
della disoccupazione in età matura.
La disoccupazione
giovanile è certamente seria e pesante ed è un tema da affrontare,
ma è un problema che colpisce spesso persone singole o pochi nuclei
familiari e riguarda il futuro delle generazioni. Al contrario la
disoccupazione in età matura (over40/50/60) oltre ad essere di
dimensione più elevata di quella giovanile, colpisce moltissimi
nuclei familiari e riguarda il presente con un preoccupante effetto
moltiplicatore. Infatti la disoccupazione in età matura over
40/50/60):
1. produce devastanti
effetti personali. Oltre alla perdita di dignità e identità, si
trovano di fronte a difficoltà nel sostenere gli impegni economici
presi in tempi precedenti.;
2. interessa in genere
persone coniugate con prole (almeno l’80%). Pertanto le conseguenze
di disoccupazione, si rifletterebbero negativamente su tutto il
nucleo familiare e quindi su almeno il triplo delle persone
disoccupate;
3. ha effetti negativi
sulla disoccupazione giovanile, in quanto questi ultimi non possono
più contare sul sostegno della famiglia;
4. genera effetti negativi
sulla generazione dei genitori, dei quali le persone mature
(over40/50/60) spesso sono il punto di riferimento e di sostegno.
Accadrà qualcosa?
Ora che gli Istituti di
Ricerca, i media, qualche forza politica e persino Papa Francesco
pongono la loro attenzione sulle conseguenze della disoccupazione in
età matura (over 40/50/60), si intende ancora tenere gli occhi
chiusi di fronte ad una realtà che balza immediatamente agli occhi?
Ci si prenderà la responsabilità finalmente di occuparsi di questo
grave problema? Si potranno prendere provvedimenti seri per farvi
fronte? Vorrà il nostro Governo prendere in considerazione
meccanismi capaci di aiutare il reinserimento dei lavoratori maturi
(over40/50/60) oltre che pensare (giustamente) ai giovani? Si potrà
cominciare a parlare di disoccupazione tout court e non solamente di
disoccupazione giovanile? Staremo a vedere, ma noi ci auguriamo che
si faccia presto!!!.
E’ possibile studiare
ricette risolutive?
Non è compito della
Associazione proporre indirizzi di politica economica, ma sentiamo il
dovere di dare alcuni suggerimenti maturati sulla base della
esperienza di dieci anni di attività in continuo contatto con questa
popolazione di lavoratori maturi (over 40/50/60), dimenticati da
tutti e relegati sempre più ai margini della società, di essere
considerati zavorra e con grave rischio di caduta nella povertà
assoluta.
Adottare esempi europei.
Certo non ci sono ricette
pronte da adottare; né si può pensare che per legge o decreto si
risolva il problema della disoccupazione in età matura. Tuttavia è
possibile ripercorrere le esperienze straniere positive, sviluppate
prevalentemente nei paesi del Nord Europa, ed adattarle alla realtà
italiana.
Ricorso agli incentivi:
arma a doppio taglio!
La richiesta più semplice
ed immediata è di prevedere incentivi alle aziende per il
reinserimento degli Over 40 nel mondo del lavoro, analogamente a
quanto previsto nel decreto Salva Italia del dicembre 2011 per
contrastare la disoccupazione giovanile e femminile oppure nella
bozza di intervento emessa con Decreto Interministeriale Lavoro-MEF
del 21/11/2013.che, ancora una volta, interviene a sostegno di
lavoratori in aziende in crisi, mentre per i lavoratori maturi già
disoccupati non è previsto alcun intervento.
In questo modo, però, si
corre il rischio di vanificare l’effetto “incentivi”; perché
prevedendoli per gli under 35 nella legge Fornero, per gli under 29
del Decreto Lavoro di Letta e se poi si facessero anche per gli over
40, si arriverebbe al paradosso di incentivare il reinserimento di
tutti i lavoratori, annullando l’effetto stimolante. Senza
considerare, poi che le aziende non condizionano l’assunzione di
una persona all’esistenza di incentivi, ma si fanno guidare da
altri criteri. Meglio utilizzare questi incentivi con altre finalità.
Basta con le politiche
passive sul lavoro!
La strada percorribile è
di parlare seriamente di politiche attive del lavoro, di
accompagnamento e riqualificazione dei disoccupati (di qualunque età
o condizione) con percorsi studiati ad hoc e non quella di
continuare ad adottare le
politiche passive a sostegno della CIG e mobilità; strumenti validi
in condizioni di economia di mercato normale ma insufficienti,
dispendiosi ed inefficaci per arginare la situazione attuale di
crisi. Quindi annullare tutte le forme di incentivi alla assunzione
(che sarebbe un risparmio per lo Stato), salvo le categorie protette,
e sostituirli con sostegni al reddito al lavoratore da adottare
nell'ambito dello sviluppo di percorsi di inserimento o reinserimento
concordati con le aziende. Questo per evitare che tali sostegni si
traducano a pura assistenza, senza l’impegno attivo e diretto del
lavoratore al proprio reinserimento. Il nuovo decreto di delega al
governo per la revisione delle politiche di ammortizzatori sociali
prevede questa strada, ma è solo un decreto di delega. Attendiamo la
sua traduzione in norme.
Qualche regione, come ad
esempio la Lombardia con la Dote Unica Lavoro, sta tentando di
percorrere la strada del reinserimento lavorativo programmato,
coinvolgendo un'ampia classe di categorie di lavoro disagiate, ma è
solo un esempio sporadico che occorrerebbe incentivare. Invece nella
maggior parte di Italia se ne parla continuamente ma si fanno poche
azioni.
Azione sul cuneo fiscale?
Se la economia non
ricomincia a girare, le cose diventano più difficili. Non sta
certamente a noi dare indirizzi di politica economica, ma riteniamo
che l'impegno di ridurre il cuneo fiscale sia una strada importante
da percorrere e che debba essere studiata con molto equilibrio ed
attenzione. In caso contrario non porterebbe frutti positivi ai
lavoratori. Infatti se si riducono le detrazioni fiscali pensate che
aumenti il netto in tasca ai lavoratori o che si riduca il lordo che
deve impegnare l'imprenditore per ottenere quel netto? Se non si
studiano attentamente provvedimenti è più probabile che la seconda
soluzione prevarrà. Infatti un imprenditore sarà portato a tenere
fermo il netto al lavoratore e ridurre il peso dei balzelli che deve
pagare per garantire tale netto. Quindi il vantaggio è
dell'imprenditore, che vedrà certamente ridotto il costo del lavoro,
con conseguenze positive sulla economia, mentre il lavoratore rimarrà
al palo. Un vantaggio, quindi, che arriverà al lavoratore solo dopo
molto tempo, sempre che tale riduzione si rifletta poi anche sui
prezzi di mercato.
Implementare maggiormente
la Flessibilità tutelata
Se un lavoratore viene
chiamato ad una forma flessibile di lavoro, accetta il rischio di
avere un lavoro temporaneo e quindi di passare alcuni periodi senza
essere occupato. E allora perché non pagarlo più di un lavoratore a
tempo indeterminato? L’’attuazione della flessibilità tutelata,
consente di calmierare il mercato della precarietà, portandolo verso
il vero concetto di flessibilità.
Controllo rigido della
discriminazione. Aumento delle sanzioni previste dalle norme in
materia di lavoro
L’esempio di
discriminazione è quotidiano: basta aprire i giornali e leggere le
offerte di lavoro, oppure basta scorrere le offerte delle Istituzioni
per averne un esempio. E tutto questo in contrasto con le strategie
di Lisbona e con la normativa europea.
Spesso la norma che vieta
la discriminazione (DLGS 216/03) viene disattesa da privati, Agenzie
per il Lavoro e da coloro che fanno ricerche e selezione di
lavoratori. Ma capita di peggio. Assistiamo a violazioni della 216/03
nel pubblico, dove si continuano a pubblicare bandi di concorso
illeciti con paradossali anacronistici limiti di età vietati
dall’ordinamento giuridico:
Occorre prevedere maggior
controllo delle leggi inasprendo le sanzioni e portandoli a valori
altamente incisivi (e non simbolici come accade ora) e soprattutto
attivando gli organismi di controllo per la loro rigida e ferrea
applicazione.
Cambiare la cultura del
mondo del lavoro
E’ la maggiore e più
radicale sfida che occorre affrontare e che richiede grandi sforzi di
trasformazione in tutte le componenti.
Gli imprenditori devono
cambiare mentalità, impegnandosi culturalmente alla piena
valorizzazione del Capitale Umano. I sindacati devono modificare il
loro approccio al mondo del lavoro, difendendo le tutele ma anche
pretendendo l’impegno del lavoratore non solo a difendere i propri
diritti, ma anche a sostenere i doveri. Anche il lavoratore deve
cambiare approccio. Deve essere disponibile alla formazione continua,
sia richiesta dall’azienda ma anche sviluppata autonomamente, al
fine di mantenere alta la propria professionalità all'interno ed
all'esterno della azienda.
Le istituzioni devono
saper governare e guidare lo sviluppo armonico di queste componenti
senza far prevalere una delle parti e soprattutto devono diventare il
garante di questo sviluppo.
E’ ingiusto fare leggi
che favoriscono il lavoro dei carcerati oppure la cassa integrazione
per grandi aziende (es. Alitalia), e poi trascurare gli onesti
cittadini che per loro sventura si sono trovati senza lavoro in età
matura. Quali aupici? La nostra Associazione si mette a disposizione
per collaborare alla ricerca di soluzioni valide e concrete al
problema, forte della esperienza fatta in questi 10 anni. Richiediamo
quindi di poter incontrare gli organi competenti per affrontare il
problema dei lavoratori maturi (over 40/50/60) disoccupati o precari,
problema che a volte assume aspetti drammatici se calati sulle
singole realtà.
Cordiali saluti
Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione
Lavoro Over 40
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