di Anna Maria Cossiga
C’è poi la narrazione cattolica, quella del pontefice, che la destra sposa e allo stesso tempo critica e che molto ha in comune con quella della sinistra. Cos’altro può fare un papa se non pregare e richiamarsi alla tradizione? Anche se questo papa ha avuto il coraggio e la determinazione di dire e fare cose che raramente i suoi predecessori hanno fatto.I musulmani, cui lasciamo il compito di riflettere sulle proprie narrazioni, sembrano alle prese con un dilemma simile al nostro: una destra integralista e violenta e una sinistra moderata ma fino a oggi del tutto impotente. Tale dilemma deriva, forse, dal contatto culturale che – spesso con la forza – l’islam ha avuto con l’Occidente, ma crediamo che sia anche il frutto di un cambiamento interno, di una riflessione che li ha portati a riconoscere nell’islamismo il “mostro” di cui parla Bidar. La condanna dei fatti di Parigi da parte di Hamas, di Hezbollah e dell’Iran, mai avvenuta prima in occasioni simili, ci sembra addirittura rivoluzionaria. Nasrallah ha addirittura affermato che l’estremismo nuoce all’islam più delle vignette. Ipocrisia strumentale? Può darsi.
Un’ultima riflessione sulle colpe dell’Occidente. Non sono “piagnistei del noi siamo colpevoli di tutto”, né “abbondanza di misericordia e di accoglienza che è diventata una pappa senza intimo rigore logico […] e senza verità che non sia sentimentale”, per citare Tzvetan Todorov. Si tratta semplicemente di una realtà che non possiamo negare. Il colonialismo del passato e quello attuale sono tra le cause dell’odierna violenza islamista ed è necessario ribadirlo. Ugualmente lo sono i regimi dispotici di alcuni paesi musulmani, appoggiati dall’Occidente e dai nostri alleati e le condizioni di degrado e umiliazione in cui, accoglienza o no, vivono i milioni di musulmani nei paesi europei. Per essere credibile, l’Occidente deve essere più coerente con se stesso e con i propri valori. Quei valori che spesso, purtroppo, sembrano valere solo per “noi” e non per gli “altri”. Ancora Todorov scrive che “la paura dei barbari può renderci barbari” e ci ricorda che “la guerra contro il terrorismo è responsabile, tra l’altro, di detenzioni illegali e di atti di tortura, dei quali sono oggi simbolo i nomi di Guantanamo, Abu Ghraib, Bagram”. Uno dei fratelli Kouachi ha affermato di essersi avvicinato all’islam integralista proprio dopo aver visto le immagini del carcere iracheno. Il mondo è cambiato e anche le sue narrazioni devono cambiare. Le “tradizioni” che si rifanno al cristianesimo, all’islam, al conservatorismo o all’illuminismo non sembrano più adatte a descrivere in modo esauriente le visioni di questo nuovo mondo. Recentemente, il sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro consigliava di proporre al mondo sunnita una narrazione alternativa e più convincente di quella del califfo al Baghdadi. Siamo d’accordo, e lo stesso proponiamo di fare al mondo occidentale.L’idea di ricostruire il califfato al di là dei confini imposti dall’Occidente richiamandosi all’età d’oro dell’islam conquistatore sembra trovare un riscontro nel reclutamento di giovani europei musulmani, oltre qualsiasi frontiera. Quei giovani non rappresentano ancora una percentuale rilevante, ma potrebbero diventarlo. Offriamo loro un’altra scelta. Nonostante le nostre “colpe”, qualcosa di buono deve esserci anche in Occidente se Ahmed Merabet, il poliziotto di origine algerina rimasto ucciso nell’attacco al settimanale Charlie Hebdo, quella scelta diversa l’aveva compiuta. Gli integralisti uccidono anche i musulmani che sbagliano.
Quanto alle soluzioni, non è facile proporne, ma quella militare si è dimostrata inutile e controproducente. Forse, l’unica risposta è servirsi delle nuove tecnologie, come hanno imparato a fare magistralmente i jihadisti. Anch’essi si contraddicono nella loro narrativa, perché le armi e la tecnologia di quell’Occidente che odiano e disprezzano sono diventate la loro tecnologia e le loro armi. La soluzione potrebbe, dunque, essere quella suggerita da Anonymous e già messa in atto: entrare nei siti jihadisti per ottenere informazioni utili e oscurarne quanti più possibile, evitando di hackerare i siti legati all’islam ma non all’islamismo radicale.
Vincere questa battaglia potrebbe farci vincere la guerra, senza eserciti, senza armi e senza spargimento di sangue. Anche questa sarebbe una vera rivoluzione.
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