domenica 23 maggio 2010

LEGGE INTERCETTAZIONI: INTERVISTA A MARCO TRAVAGLIO , dal sito di Franca Rame



Lo scandalo che ha travolto il ministro Scajola, il giro di appalti e favori dell’imprenditore Anemone, le indagini su Bertolaso, il mandato di arresto per il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. È lunga la lista dei casi giudiziari e politici che, con la legge Alfano in vigore, sarebbero rimasti “segreti”. O meglio, noti solo a magistrati e avvocati della difesa, ma non all’opinione pubblica. Su questo il Salvagente ha intervistato il giornalista Marco Travaglio.
 Travaglio, con la legge Alfano in vigore che cosa potranno ancora legittimamente scrivere i giornalisti?
È semplice, niente. È l’abolizione totale della cronaca giudiziaria e riguarda molto di più delle sole intercettazioni. Basti pensare che non si potrà pubblicare neanche il riassunto degli atti di indagine, fino al momento dell’udienza preliminare, e comunque nulla delle indagini archiviate su persone non indagate. L’esempio classico in questo periodo è il caso Scajola: della vicenda che ha travolto e costretto alle dimissioni il ministro non si saprebbe nulla, visto che formalmente non è indagato. E anche se lo fosse (cosa che ritengo abbastanza probabile), se il reato di cui è accusato cadesse in prescrizione prima dell’udienza preliminare, sarebbe impossibile scriverne e darne conto all’opinione pubblica.
 Davvero non rimane nulla da raccontare?
L’unica cosa che si potrà fare è raccontare, solo per riassunto, il contenuto di un’ordinanza di custodia cautelare nel momento in cui è notificata all’arrestato.
Ma anche qui c’è il trucco. Nel caso dei parlamentari il mandato di cattura non viene notificato direttamente alla persona ma al Parlamento, che deve concedere l’autorizzazione a procedere.
Stando così le cose, del mandato di cattura che pende su Nicola Cosentino, presidente del Cipe, non si saprebbe niente.
È un caso che si discuta di “legge-bavaglio” proprio nel momento in cui si sta scoperchiando un intreccio illecito di affari e politica?
Non è una coincidenza. E qualcuno si sta mordendo le mani. Se avessero approvato la legge un anno fa, non sapremmo nulla degli affari dell’imprenditore Anemone: Scajola sarebbe ancora ministro e Bertolaso starebbe tranquillo. 
 Si deve ammettere che sui giornali a volte si fa un uso delle intercettazioni, invasivo della privacy delle persone...
Non ricordo casi di abuso giornalistico, tranne forse la pubblicazione di sms privati tra Anna Falchi e Stefano Ricucci, peraltro non compromettenti. Per il resto si è sempre trattato di notizie di grande interesse pubblico. Secondo il mio giudizio, è stato giusto pubblicare anche le telefonate tra Fassino e Consorte e tra questi e D’Alema. Il potere politico che si interessa a una banca è una notizia.
E la reputazione delle persone che si trovano sbattute in prima pagina senza aver commesso reati?
Certo è compito del giornalista selezionare il materiale di cui viene in possesso e controllare bene, non basta prendere i brogliacci e sbatterli in pagina.
Per questo motivo io, per esempio, non avrei pubblicato la lista di chi ha avuto la casa ristrutturata da Anemone. Non possiamo sapere quanti tra quelli abbiano effettivamente e regolarmente pagato i lavori e quanti abbiano ricevuto favori.
 Lei è soprannominato la “voce delle procure”: che cosa farà se la legge verrà approvata?
Continuerò a fare il mio lavoro.
La mia unica preoccupazione è che la notizia sia vera, nuova e di interesse pubblico. Del resto già oggi è perseguibile il giornalista che pubblica atti secretati, ma questo non mi ha mai fermato.
Io e i miei colleghi de “Il Fatto” continueremo a pubblicare le notizie pubbliche ma non pubblicabili e quelle secretate.Se poi finiremo in tribunale, chiederemo al nostro avvocato di sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma.

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