Ridurre i movimenti involontari nei malati di Parkinson si può. Lo sostiene uno studio dell’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma in collaborazione con l'università di Tor Vergata e l'università di Siviglia, che ha permesso di stabilire che la stimolazione magnetica transcranica (Tms) potrebbe rappresentare una valida tecnica riabilitativa, assolutamente non invasiva, per questi pazienti. É oramai noto da tempo comee, in un'elevata percentuale di casi, dopo alcuni anni di terapia con un farmaco normalmente utilizzato per il trattamento del Parkinson (la levo-dopa), insorgano movimenti involontari, denominati discinesie, la cui origine è ancora in gran parte da chiarire. I ricercatori sono partiti dall’osservazione che è possibile modulare l'attività delle cellule nervose presenti nell'area del cervello a cui viene applicato, dall'esterno, un campo magnetico. La Tms è stata quindi praticata in 20 persone affette da Parkinson e che presentavano discinesie indotte dalla terapia con levo-dopa. La stimolazione è stata applicata a livello del cervelletto per una durata di 2 settimane, ogni giorno e per alcuni minuti. Dopo il trattamento, i pazienti mostravano una persistente riduzione della frequenza e dell'intensità dei movimenti involontari. Inoltre, si è visto che il miglioramento clinico si e' associato a modificazioni nell'eccitabilità delle aree motorie connesse con il cervelletto. Grazie a questi risultati, si è potuto dimostrare il ruolo importante che questi circuiti neuronali sembrano giocare nello sviluppo delle discinesie, un disturbo ancora misterioso e che può diventare anche pesantemente invalidante.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neurology.
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