Una proposta di intervento sullo stress psicosociale nosograficamente incluso nell'asse 4 del DSM 4 TR , asse e disturbi che richiederebbero uno spazio specifico sullo stress, in un momento sociale in cui lo stress per problemi di precarieta', disoccupazione , mobbing, burn out , ed atri gravi problemi e' molto, molto marcato. Ma i Soloni nazionale della Psichiatria, docenti e responsabili vari , poltronaticalcarei sembrano fortemente distratti. Per loro esistono solo schizofrenia e depressione grave. La prevenzione secondaria sullo stress evidece based e sull'esordio depressivo non esiste. Eppure hanno il potere burocratico dato dai manager della sanita', a loro volta di nomina politica , o meglio della vecchia nomenclatura politica che non vuole nuove elezioni , che non ha piu' alcun consenso nel paese e che vuole continuare a distribuire posti e strapuntini di basso potere clientelare pur di continuare ad avere soldi dallo stato, cioe' dai cittadini sempre piu' "sudditi" , schiavi tartassati e sotto il tallone di persone che ormai non li rappresentano piu' e che li sgovernano pensando , come le cronache ci documentano, al portamonete
Sportello, nelle strutture ospedaliere, sullo stress psicosociali e disturbi organici correlati
Per la prevenzione
secondaria dei disturbi psichiatrici , per un intervento
sull'esordio dello stress psicosociale
Stress
psicosociale
Il concetto di stress psicosociale si riferisce a quel
complesso di stimoli interni ed esterni che per il soggetto sono
significativi, quali l'abbandono, la perdita di familiari,
i cambiamenti di lavoro etc. Quando sono vissuti come
minaccia, danno origine a meccanismi difensivi e
concomitanti fisiologici quali il modificare qualita' ed
intensita' delle emozioni, il precipitare in un processo
somatico patologico ed il mettere in moto i meccanismi difensivi
dell'Io. Gli Stress ambientali, danno risposte neuromuscolari
vegetative e neuroumorali. La risposta dell'organismo allo
stress ha valore di conservazione, ma se viene mantenuta troppo a
lungo si avranno risvolti negativi. Chiedere aiuto ad un terapeuta,
avere un ascolto ed una risposta psicologica alla situazione di forte
disagio.
La persona sotto forte stress ha una grossa incapacita' di descrivere con parole i propri sentimenti. Si ritiene che gli stimoli delle pulsioni non giungano a livello corticale, ma vengono elaborate a livello talamico.
La persona sotto forte stress ha una grossa incapacita' di descrivere con parole i propri sentimenti. Si ritiene che gli stimoli delle pulsioni non giungano a livello corticale, ma vengono elaborate a livello talamico.
Il paziente con
stress e' paziente tendenzialmente psicosomatico. Alcuni
psicoanalisti, per spiegare la diversa reazione dei pazienti agli
eventi stressanti, ipotizzano che per un precoce disturbo di
relazione con la madre, chi sviluppa un forte stato di stress non ha
sviluppato la capacita' di formulare sentimenti, o di
sviluppare fantasie, per gratificare pulsioni istintuali, quindi
il sintomo psicosomatico sarebbe la conseguenza di una
mancata capacita' di fantasia. Fantasie che sono l'origine protettiva
contro il pericolo che il corpo si ammali.
La nosografia del
DSM4 TR (attuale
nosografia psichiatrica piu' utilizzata) e' ,
come noto multiassiale . Tralasciando gli altri assi osserviamo che
l'Asse 4 riporta l'elenco dei problemi psicosociali
ed ambientali che di per se possono dar luogo ai disturbi
prevalentemente depressivi, d'ansia e somatoformi, ma che possono
anche influenzare il trattamento, la diagnosi e la prognosi dei
disturbi mentali maggiori (Asse I e II). Quindi
intervenire su questi problemi significa fare prevenzione
secondaria per evitare l'aggravarsi della situazione o il suo
precipitare. Un problema psicosociale o ambientale può essere un
evento di vita negativo, una difficoltà ambientale o una carenza,
uno stress familiare o interpersonale di altro tipo, la inadeguatezza
del supporto sociale o delle risorse personali, o un altro problema
relativo al contesto in cui le difficoltà di una persona si sono
sviluppate. I cosiddetti eventi stressanti positivi, quali la
promozione di posti di lavoro, devono essere indicati solo quando
costituiscono o causano un problema, come quando una persona ha
difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione. Oltre a giocare
un ruolo nello scatenare o nell'esacerbazione di un disturbo mentale,
i problemi psicosociali possono anche svilupparsi come conseguenza
della psicopatologia di una persona o possono costituire problemi che
dovrebbero essere considerati nel piano di gestione complessivo. In
pratica, la maggior parte dei problemi psicosociali e ambientali
vengono indicati sull'Asse IV. Quando un problema psicosociale
o ambientale è l'obiettivo primario di attenzione clinica, va anche
registrato sull'Asse I, con un codice derivato dalla sezione "Altre
condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica"
(vedi pag 731. - DSM-IV-TR)
I problemi possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:
Problemi con
il gruppo di supporto : per esempio, la morte di un
membro della famiglia, problemi di salute in famiglia, disgregazione
della famiglia per separazione, divorzio, o allontanamento;
allontanamento da casa; nuovo matrimonio del genitore, abuso sessuale
o fisico; iperprotezione dei genitori, abbandono del minore (figlio)
; disciplina inadeguata; discordia con i fratelli; nascita di un
fratello
Problemi
legati al sociale : ad esempio, morte o perdita di un amico;
inadeguato supporto sociale; vivere da soli, difficoltà di
acculturazione; discriminazione, adattamento al ciclo di transizione
della vita (come il pensionamento),, disoccupazione,Problemi
educativi ( per esempio, l'analfabetismo), problemi scolastici;
(disaccordo con gli insegnanti o compagni di scuola, ambiente
scolastico inadeguato)
Problemi occupazionali ad
esempio, la disoccupazione; minaccia di perdita di posti di lavoro;
orario di lavoro stressante, condizioni di lavoro difficili;
insoddisfazione per il lavoro, il cambiamento di lavoro; disaccordo
con il capo o colleghi, precarieta' di lavoro, ne' studio
ne' lavoro (anomia)
Problemi
abitativi - ad esempio, i senzatetto, alloggi
inadeguati, quartiere pericoloso; discordia con i vicini o padrone di
casa
Problemi
economici - ad esempio, la povertà estrema,
l'inadeguatezza delle finanze, assistenza sociale insufficiente
Problemi di
accesso ai servizi sanitari - ad esempio, inadeguati
servizi di assistenza sanitaria, trasporto alle strutture sanitarie
non disponibile, l'assicurazione sanitaria inadeguata.
Problemi legati all'interazione
con il sistema legale / criminalità, ad esempio,
arresto, detenzione, contenzioso, vittima di un crimine.
Altri
problemi psicosociali ed ambientali - ad esempio,
l'esposizione ai disastri, guerre, altre ostilità; disaccordo con
caregivers non familiari come avvocato, assistente sociale o medico;
indisponibilità di agenzie di servizi sociali.
Per “pesare”
ciascun problema , si utilizza il modulo di relazione di valutazione
multiassiale . Il medico dovrebbe individuare le pertinenti categorie
di problemi psicosociali e ambientali e indicare i fattori specifici
coinvolti. Se non viene utilizzato un modulo di registrazione
con un elenco di categorie di problemi, il medico può semplicemente
elencare i problemi specifici tra quelli previsti nell'Asse IV.
Il ruolo
degli eventi psicosociali stressanti (o "life events", come
ormai vengono comunemente chiamati anche in italiano) nello
scatenamento della patologia psichica è generalmente ammesso dalla
maggior parte dei clinici anche se, com’è facile intuire, è arduo
stabilire quali, tra gli infiniti eventi, possono assumere il ruolo
di "stressor" ed il loro significato specifico per ciascun
individuo. D’altra parte sarebbe difficile
immaginare che l’uomo, vivendo in un contesto sociale con il quale
interagisce e con il quale stabilisce legami affettivi, possa passare
indenne attraverso a tutte le modificazioni, a tutti i cambiamenti —
traumatici e non — ai quali l’ambiente sociale va incontro. Ed
infatti è convinzione comune ed antica che gli stress psicosociali
possano essere causa di malattia mentale. In realtà, studi recenti
hanno dimostrato che è molto difficile documentare una relazione
causale tra life events e malattia mentale e, a ben vedere, è
difficile pensare ad una vera e propria causalità diretta tra questi
due fattori; è stato proposto perciò da diversi Autori un modello
di relazione circolare tra evento e manifestazione
psicopatologica, piuttosto che un modello di relazione lineare
causa-effetto .È evidente che la vulnerabilità ai life events è
estremamente variabile, per cui è molto più ragionevole pensare che
le circostanze che intervengono nella vita individuale possono avere
un significato di causalità nel determinismo di un disturbo psichico
solo se agiscono su di una determinata organizzazione personologica.
È ragionevole pensare, infatti, che esperienze traumatizzanti che
hanno agito nell’infanzia di un individuo, possano generare in lui
una particolare vulnerabilità nei confronti di peculiari situazioni
il cui verificarsi, poi, nell’età adulta può portare alla rottura
del suo equilibrio psichico, ma che le stesse situazioni, per quanto
traumatizzanti, non provochino problemi psichiatrici in chi tale
vulnerabilità non l’ha sviluppata. Così, ad esempio, è frequente
riscontrare attacchi di panico e/o disturbo da panico ed agorafobia
in soggetti che, nell’infanzia, avevano sofferto di ansia di
separazione: è verosimile che questi soggetti abbiano acquisito una
particolare sensibilità alla mancanza di condizioni rassicuranti per
cui, il riproporsi di situazioni similari, può rappresentare per
loro (ma non per chi non ha avuto tali esperienze) la "causa"
del manifestarsi di panico e/o agorafobia. Le ricerche disponibili,
d’altronde, dimostrano senza ombra di dubbio che in presenza di
life events dello stesso tipo solo alcuni soggetti sviluppano una
determinata patologia psichiatrica (Kessler, 1989).
Le
scale di life events più diffuse sono di due tipi, scale
normative e scale soggettive.
Le scale
normative hanno alla base la tecnica utilizzata da Holmes e Rahe
: agli eventi ritenuti mediamente più importanti e più frequenti è
stato assegnato un "peso" derivandolo da studi sulla
popolazione generale e su campioni di pazienti psichiatrici, peso che
rappresenta il potenziale impatto medio dell’evento sul soggetto.
Per quanto un procedimento di questo genere possa apparire
superficiale o grossolano (uno stesso evento, ad esempio, può avere
significato diverso per soggetti diversi o addirittura per lo stesso
soggetto in tempi diversi!), è anche vero però che, a parte
l’esistenza di una sorta di gerarchia spontanea di importanza degli
eventi, nello studio dei gruppi le differenze interindividuali
tendono ad annullarsi portando ad un valore medio che non si discosta
significativamente dai valori di taratura. Peraltro, la validità di
queste metodiche è stata dimostrata dai numerosi studi sul rapporto
tra life events e malattia, sia psichica che somatica.
Le scale
soggettive :alla tecnica normativa, si contrappone quella
soggettiva nella quale è il soggetto che, individuato l’evento
stressante, ne valuta l’importanza che ha avuto per lui in quella
circostanza.
Questa tecnica si
presta, peraltro, al rischio che la ricerca degli eventi sia
pesantemente condizionata dal fatto di avere (o avere avuto) la
malattia: il soggetto che ha una faringite darà valore di evento
all’avere preso freddo, mentre l’amico, che pure ha preso freddo
assieme a lui ma non ha accusato alcun disturbo, darà dell’evento
una valutazione completamente diversa.
Lo stress può
causare problemi di salute in diversi modi:
Effetti sul corpo
|
Conseguenze
|
Alcune Ricerche
|
Aumento della
frequenza cardiaca
Aumento della pressione arteriosa
|
Malattia
coronarica (CHD)
L'ipertensione (pressione alta)
|
Friedman e
Rosenman (1974)
Cobb & Rose (1973)
|
Soppressione del sistema
immunitario
|
Raffreddore,
influenza, herpes labiale, altre infezioni virali.
Possibili legami con il cancro
|
Riley (1974),
Kiecolt-Glaser (1984)
Visintainer et al (1983)
|
Disturbi del sistema digestivo
|
Stomaco (gastrica) ulcere
|
Brady sui primati
|
È inoltre
fondamentale ricordare che molti di questi effetti potrebbero essere
attribuibili ad abitudini assunte da persone stressate.
La
reazione soggettiva allo stress
«…LA
COMPLETA LIBERTA’ DALLO STRESS E’ LA MORTE. CONTRARIAMENTE A
QUANTO SI PENSA DI SOLITO, NON DOBBIAMO ED, IN REALTA’, NON
POSSIAMO EVITARE LO STRESS, MA POSSIAMO INCONTRARLO IN MODO EFFICACE
E TRARNE VANTAGGIO IMPARANDO DI PIU’ SUI SUOI MECCANISMI ED
ADATTANDO LA NOSTRA FILOSOFIA DELL’ESISTENZA AD ESSO».(SELYE,
1974)
La reazione
da stress è
detta acuta,
quando di breve durata e caratterizzata da una rapida fase di
resistenza a cui segue un quasi immediato e ben definito ritorno alla
normalità. Di contro la reazione da stress si
dice prolungata (stress
cronico),
quando presenta una fase di resistenza che può durare da molti
minuti a giorni, settimane, anni o come per qualcuno, tutta la vita.
Nel
corso del tempo si è assistito ad una evoluzione del modello di
Selye, infatti a metà degli anni ‘70 Mason propose alla base
della risposta biologica allo stress, oltre alle strutture
anatomo-funzionali, anche l’apparato psichico a cui ricondurre le
reazioni endocrine personalizzate e specifiche. Nel 1977 Lazarus e
Monat correlarono le conseguenze dello stress alle capacità e alle
strategie dei soggetti (costituzione genetica, esperienze di vita,
apprendimento, condizionamento, fattori culturali, ecc.).
Ma
la più aggiornata e completa definizione operativa di stress è
arrivata nel 1980 ad opera diPaolo
Pancheri,
il quale ha accolto e integrato in una sintesi organica le teorie
precedenti. Pancheri identifica lo stress in una risposta
dell’organismo sia a livello comportamentale che fisiologico,
mediata da una attivazione emozionale, a sua volta indotta da una
valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Nell’uomo
infatti ogni emozione sarebbe il frutto di un processo, che avviene
nelle aree cognitive (corticali) e affettive (limbiche) interconnesse
dalla glia, per integrazione di stimoli sensoriali e cognitivi
attuali e pregressi. Questo elaborato soggettivo si estenderebbe,
tramite i neurotrasmettitori, al resto del corpo, provocando
modificazioni psico-neuro-endocrino-immuno-metaboliche.
Gli stimoli in
ingresso verrebbero filtrati dalla Corteccia Prefrontale che,
attraverso la Valutazione Cognitiva, confronterebbe gli attuali
stressors con le esperienze precedenti (apprendimento, contesto
sociale, imprinting) e con i programmi biologici di base,
geneticamente determinati, inducendo modificazioni nell’organismo.
Quest’ultimo dunque, di fronte ad una esigenza di cambiamento,
reagirebbe con una risposta emotiva condizionata dal significato dato
cognitivamente alla situazione attivante. L’emozione a sua volta
attiverebbe una risposta biologica (Sistema Nervoso Centrale e
Vegetativo) e una comportamentale (risposta Attacco-Fuga).
La
topografia neurofunzionale individua come aree e circuiti cerebrali
coinvolti nello stress il Sistema
Limbico-Cortico-Striato-Pallido-Talamico (LCSPT) che connette tra
loro l’Amigdala, implicata nell’apprendimento emotivo delle
avversità, la Corteccia Prefrontale-Orbito-Mediale (OMPFC), il N.
Accumbens (NAC) dello Striato Ventrale, implicato nella
gratificazione e nel piacere, il Pallido Ventrale e il Talamo. In
particolare, sotto stimoli emotigeni e stress, il network prefrontale
orbitale e quello prefrontale mediale sarebbero rispettivamente
associati, tramite un output ipotalamico e il GrigioPeriacqueduttale
(PAG), alla valutazione del rischio e alla risposta
autonomica viscero motoria e neuroendocrina (1). Continuare
a chiamare Autonomo il Sistema Neurovegetativo sarebbe pertanto
un errore, dimostrata ormai una sua attivazione
prevalentemente parasimpaticotonica vagale a partenza
ipotalamica, specialmente nelle condizioni di stress
intenso o cronico (2-4). La Corteccia Cingolata Anteriore (ACC)
infine, nella sua porzione sub-genuale, partecipa alla regolazione
dell’attività autonomica e comportamentale, anche in rapporto alle
variazioni delle contingenze ambientali.
Da
quanto suddetto possiamo affermare che il
grado di stress di un evento è legato ad un vissuto assolutamente
soggettivo;
la risposta
di stress è
dunque da una parte aspecifica,
perché determinabile da una serie di differenti stimoli, mentre
dall’altra molto specifica,
poiché dipende dal significato che lo stimolo assume per il singolo
individuo e dalle sue personalissime modalità di reazione
psicofisiologica.
La
parola stress viene utilizzata con almeno tre significati diversi
per indicare :
a)
lo stimolo stressante (stressor)
ovvero la situazione ambientale con caratteristiche squilibranti.
b)
Il vissuto o percezione
soggettiva di
determinate pressioni esterne.
c)
La risposta dell’organismo ad
uno stimolo a livello biologico, intrapsichico e di comportamento
manifesto. “Non
tutto lo stress è però stressante”;
anzi la presenza di stimoli attivatori è considerata necessaria per
il buon funzionamento del nostro sistema nervoso. Quindi possiamo
definire come eustress (eu:
buono, bello), quello stimolo endogeno o ambientale, desiderato,
egosintonico, indispensabile alla vita, capace di migliorare le
capacità prestazionali e di promuovere sia apprendimento che
addestramento alla realtà. Individui sottoposti ad un certo livello
di stress, non superiore alle risorse per farvi fronte, migliorano il
proprio rendimento, rispetto a individui eccessivamente rilassati.
Secondo la Legge di Yerkes-Dodson, per raggiungere livelli ottimali
di efficienza, bisognerebbe infatti operare in rapporto a quantità
di stress non estreme. Si eviterebbe così di esaurire la quantità
di energia disponibile e di cadere nel distress,
definibile
come uno stato egodistonico, non desiderato e non armonizzato con la
sopravvivenza del soggetto.
Il logorio progressivo determinato da tale stato può portare a
“condizioni in cui l’organismo, permane attivato anche in assenza
di eventi stressanti oppure reagisce a stimoli di lieve entità in
maniera sproporzionata e si ammala (ipersensibilizzazione
primaria, mobbing o burnout).
La principale causa di distress del
mondo moderno è la frustrazione che segue alle contrarietà e ai
fastidi della vita di tutti i giorni. Per questo motivo la maggior
parte di noi vive, quasi sempre, in una fase di resistenza da stress
prolungato a cui, talvolta, si sommano episodi di reazione da stress
acuto.
Il
“Canadian Institute of Stress”, in base allo “Stress
Inventory System”
(inventario sistematico dello stress), classifica il distress
cronico in cinque fasi :
I)
stanchezza cronica (fisica o mentale)
II)
problemi interpersonali (autoisolamento, sospettosità )
III)
turbe emotive (irritabilità, aggressività, confusione,
umore oscillante, ecc.)
IV)
dolori cronici (mialgie, rigidità, ecc.)
V)
patologie da stress (psicosomatiche, dismetaboliche, immunitarie,
disendocrine, displasiche ecc.).
Il
manifestarsi di uno qualsiasi dei disturbi sopraelencati va comunque
collegato all’intensità e
alla durata dello
stimolo oltre che al temperamento e alla personalità del soggetto
che, in interazione dinamica con l’ambiente è alla continua
ricerca di nuove modalità di adattamento. In questo processo ognuno
adotta, più o meno coscientemente, proprie strategie interpretative
degli eventi stressanti attribuendogli significati diversi,
condizionati in modo automatico e sistematico dall'apprendimento;
tali atteggiamenti, una volta consolidatisi, diventano autonomi
permettendo di risparmiare energia sia fisica che mentale, basandosi
su esperienze pregresse già conosciute, elaborate e facilmente
rievocabili.
Si
instaura così una serie meccanismi
di difesa usati
per fronteggiare (coping) eventi difficili o comunque superiori alle
proprie capacità. Se tale processo non funziona, ne consegue una
risposta allo stress che non dipende tanto dalle caratteristiche
dell’agente stressante quanto dalla risonanza psicologica
soggettiva. Le principali strategie di coping secondo Lazarus
prevedono:
a)
la modifica delle condizioni responsabili del problema;
b)
la modifica del significato dell’esperienza vissuta, con
ridefinizione della caratteristiche della situazione;
c)
il mantenimento entro limiti accettabili delle conseguenze
psicologiche con un aiuto esterno specializzato.
Le risorse
per affrontare gli stressors sia
esterni che interni sono geneticamente determinate e differenziano le
capacità individuali di adattamento sia fisiologico che
comportamentale, rendendo ragione della soggettività con cui
ciascuno sperimenta in modo diverso e personale identiche
stimolazioni. Il coordinamento della reazione allo stress è
affidato alle neurostrutture centrali da cui, dopo la percezione
degli stimoli ambientali, la loro elaborazione cognitiva più o meno
ottimistica (resilience) e la conseguente connotazione affettiva,
partono le direttive per rispondere in modo energeticamente adeguato.
Tra le molecole che interagiscono in questa risposta la recente
letteratura specializzata sta approfondendo il ruolo dei
trasportatori NET (SLC6A2) (5-6), DAT1 (SLC6A3) (7-8) e SERT
(SLC6A4) (9-22), proteine geneticamente codificate, responsabili
rispettivamente della ricaptazione e quindi della ricarica
presinaptica di Noradrenalina (NA), Dopamina (DA) e Serotonina (5HT).
La NA, come starter fisiologico, responsabile della risposta
immediata, la DA come determinante per la gratificazione e la 5HT,
come mediatore dell’adattamento alla sollecitazione stressante
singola o ripetuta e prolungata, concorrono a modulare
rispettivamente la prontezza (fase di shock), la motivazione
cosciente e il feed back dei recettori glucocorticoidei ipotalamici
(fasi di resistenza/esaurimento) nella Sindrome Generale di
Adattamento (SGA). Anche la catecol-o-metiltransferasi (COMT)(24-33),
enzima preposto a degradare ed eliminare la NA, la DA e la 5HT nello
spazio intersinaptico, modulerebbe la risposta glucocorticoidea
attraverso il sistema HPA insieme al Brain Derived Neurotrophic
Factor (BDNF)(34-40) e al Recettore Gabaergico 6A (GABRA6)(41-43).
Quest’ultimo acquisterebbe tale funzione con la crescita dopo
essersi limitato nella prima infanzia a regolare la risposta diretta
del sistema nervoso simpatico allo stress. E’ principalmente a
seguito dell’ipercortisolismo secondario, condizionato dai suddetti
polimorfismi, che stimoli intensi, o comunque prolungati, trasformano
la risposta acuta da stress in distress cronico di entità
inversamente proporzionale alla personale capacità di resistenza e
responsabile dell’instaurarsi dei quadri patologici cronici già
ricordati. Il BDNF per altro, nel ruolo neurotrofina responsabile
della plasticità sinaptica (LTP-LTD) e quindi dell’equilibrio
dinamico delle precedenti funzioni neuromodulatorie, risulta
particolarmente sensibile all’azione dell’attività motoria.
Quest’ultima sarebbe infatti in grado, secondo le ultime
ricerche sui processi neurodegenerativi ( morbo di Alzheimer ), di
correggere proprio l’espressione del BDNF, trasformando il distress
in eustress grazie alle sue caratteristiche aerobiche o anaerobiche
(Endurance/Strength) a loro volta geneticamente predisposte e
pertanto oggi preventivamente diagnosticabili (ACE e ACTN3)(44-47).
Nel meccanismo di adattamento allo stress l’attività fisica
giocherebbe dunque un doppio ruolo potendo rappresentare uno stimolo
stressante o l’antidoto naturale a tale rischio.
La
tecnologia genetica offre oggi la possibilità di analizzare, grazie
ad un semplice tampone buccale, i suddetti polimorfismi funzionali.
La loro conoscenza, integrata dalla misurazione
di biomarcatori come
il cortisolo, espressione oggettiva del livello di stress in atto e
reperibile estemporaneamente con la stessa modalità di prelievo,
consente di fornire suggerimenti personalizzati di coping
geneticamente orientato.
Quali
sono i trattamenti per stress?
- Esercizi di rilassamento e tecniche . Ci sono molte varianti di questi esercizi, ma tutti producono ciò che i fisiologi chiamano "la risposta di rilassamento." Il sistema nervoso parasimpatico predomina, sistema nervoso autonomo l'individuo non è in modalità di emergenza, e il corpo è in una ricostruzione di più, "la guarigione "mode.Questo non è la stessa anche se sonno sonno è anche un tipo di ricostruzione attività. Una componente che è comune alla maggior parte di queste tecniche è rilassato, profondo, lento, e la respirazione forzata.
- La terapia cognitiva . Questa forma di psicoterapia aiuta i pazienti a sostituire i pensieri disfunzionali, imprecisi e le immagini (causando l'esperienza di stress) con pensieri e immagini che sono più precise e che a diminuire lo stress. Ciò comporta spesso una tecnica nota come "riformulazione" in cui si impara a visualizzare o pensare a una situazione stressante o stressante in una luce diversa che è meno stressante. Inoltre, il terapeuta aiuterà il paziente a trovare il modo di ridurre o rimuovere i fattori di stress. A volte questa è la cosa più facile da fare se è logisticamente fattibile.
- Biofeedback EEG (anche noto come neurofeedback ) .Questa è una tecnologia all'avanguardia che utilizza condizionamento operante (rinforzo) per alterare le onde cerebrali;. questo può aiutare il corpo a raggiungere l'omeostasi e l'equilibrio. A sua volta, i pazienti sono molto spesso in grado di diventare più rilassati fisicamente e di provare meno stress.Neurofeedback è approvato dalla FDA per il relax
- Ipnosi
Medica . In
particolare se eseguito da un operatore sanitario autorizzato
mentale professionale, come uno psicologo clinico, l'ipnosi aiuta
il cliente ad entrare in uno stato estremamente rilassato ma
concentrato in modo che i processi inconsci di guarigione può
accadere. Questo stato di rilassamento non solo riduce lo
stress immediato, ma riduce anche lo stress cronico.
Ovviamente non si ecludono altri tipi di intervento con efficacia evidence based sullo stress.
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