orso castano : un'idea certo non nuova, gia' da tempo, con successo sperimentata in Germania. Ci torneremo
martedì, maggio 1, 2012
La
disoccupazione ha toccato livelli mai visti negli ultimi 10 anni.
Mentre istituzionalmente si affronta il tema con molta
superficialità, a livello politico si vede nella possibilità
di licenziare più facilmente i lavoratori “fissi” una
possibile soluzione del problema. Oppure dicono di esportare di più
a costo minore. In sostanza, vuol dire che gli stipendi vanno
abbassati, per essere più competitivi.Ovviamente, alla bontà di
queste soluzioni non ci crediamo neanche lontanamente: è un attacco
frontale ai diritti umani, nascondendo l’incapacità -unita a
poca volontà- di creare nuovi posti di lavoro. La speculazione
prende il posto degli investimenti e il gioco è fatto; ma in questa
situazione il “gioco” è al ribasso.Una cantilena monotona e
triste riempie costantemente i mass-media, con la quale ci martellano
tutti i giorni: non resta che peggiorare le condizioni di chi lavora,
magari sostituendolo con un giovane che sarà disposto a lavorare il
doppio per lo stesso stipendio -magari anche qualcosa meno- in un
circolo vizioso senza via d’uscita. Alla fine pagheranno sempre i
lavoratori e i piccoli imprenditori, senza mettere minimamente in
discussione il carattere speculativo di un economia fraudolenta che
crea ricchezza… per i soliti noti.La soluzione potrebbe arrivare se
si creasse una vera democrazia, una democrazia diretta appunto.
In questo tipo di gestione, si democratizzerebbe anche la gestione
delle aziende. Vediamo come.Citando liberamente Sullings da “economia
mixta”:
“Così nel momento attuale, questa
legge del libero mercato, che non è stata altro che la legge
della giungla, dove i più forti eliminano i più piccoli, non solo
ha emarginato i lavoratori, ma ora anche molti imprenditori. ”
Abbiamo visto come la co-partecipazione dei lavoratori alla
direzione delle aziende, sia un passaggio necessario per applicare la
democrazia diretta. Abbiamo anche accennato che la democrazia
diretta dovrà essere il nuovo paradigma fondante di un nuovo sistema
economico, che pone l’economia come motore dello sviluppo della
soggettività, anziché dello schiavizzamento di milioni di esseri
umani e dello sfruttamento violento della natura e delle
risorse, come avviene tristemente oggi.
Le
necessità basilari saranno coperte per tutti gli esseri umani, senza
distinzione. Sia che sia fornito un reddito di cittadinanza,
piuttosto che dei servizi gratuiti, a tutti verranno garanti sanità,
istruzione, alloggio e qualità della vita parial
soddisfacimento delle necessità minime. Va da se, che in un
sistema che pone i diritti umani al centro di tutto, il lavoro sarà
sempre più’ una scelta soggettiva. Sarà possibile dedicare
il proprio tempo ad altro e questo aprirà il campo alla libertà
umana e alla soggettività dello sviluppo della persona.
Garantire
la libertà d’impresa sarà un compito dello stato coordinatore,
fornendo a tutti gli studi sulla richiesta di prodotti da parte della
popolazione. Questo potrà facilitare le decisioni imprenditoriali,
anche per indirizzarle sui prodotti realmente necessari sul
territorio.
Banche a
partecipazione pubblica erogheranno prestiti a interessi di costo
(senza interessi) per facilitare l’accesso al credito.In seno alla
collettività, che a quel punto si troverebbe a decidere, si
aprirebbero prospettive nuove ed interessantissime. Infatti, se
i lavoratori potessero decidere cosa fare dei profitti, insieme alla
proprietà (imprenditore), è logico supporre che un compromesso
ragionevole sarà di investire in parte i profitti (nuovo capitale)
nell’azienda stessa. La logica conseguenza sarà l’espansione e
la diversificazione della produzione, che porta con se la
diversificazione del lavoro stesso e la creazione di nuovi posti di
lavoro. Se tutte le aziende applicassero questa logica, non e’
difficile intuire che dei lavoratori ben remunerati –in quanto una
parte dei profitti finirebbe direttamente nelle tasche dei
lavoratori- alzerebbero i consumi, generando un virtuosismo nella
collettività.
Finalmente
si realizzerebbe l’equazione :
Più’
produzione=più’ ricchezza distribuita fra tutti= più’ qualità
della vita per tutti.
Ma
c’è’ molto di più di questo. In un impresa dove i
lavoratori realmente prendono decisioni e acquisiscono lentamente
parti di propietà e si legano allo sviluppo in un dato territorio,
cadrebbe ogni interesse per ogni possible delocalizzazione
dell’impresa stessa. Nessuno deciderebbe di privarsi del proprio
benessere e del proprio futuro, se fosse in grado di influire nelle
scelte dei consigli di amministrazione. Nessuno, più dei
lavoratori, vorrebbe lo sviluppo di un azienda della quale diventano
lentamente anche proprietari.
Inoltre,
lo stato coordinatore, potrebbe imporre dei dazi su quelle aziende
che decidono arbitrariamente di delocalizzare le produzioni. Con i
soldi così recuperati, si potrebbe indennizzare i lavoratori, oppure
aprire aziende a partecipazione pubblica dello stesso settore dei
lavoratori licenziati.Concludendo: come si vede creare nuovi posti di
lavoro è solo questione che ci sia la volontà di creare uno
sviluppo che non sia per pochi privilegiati, ma per tutti
indistintamente. Ingredienti indispensabili: primo volerlo, secondo
l’economia mista.
Vincenzo
Barbarulli
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