orso castano : ormai e' recessione piena , e se lavittoria di Hollande infonde qualoche speranza, e se l'avanzamento delle sinistre in Italia, sopratutto delle sinistre anti auterity ad ogni costo e senza pieta' per i piu' deboili , come Fornero indica , da' quaqlche speranza , le parole di B. ormai fuorigioco e di Bersani che "e' leale con Monti-Ras-Putin non rassicurano per nulla. Bersani non vuol capire che Monti no9n tradira' mai loa finanza internazionale di cui e' figlio prediletto, come la Merkel, Bersani ha perso in Italia le elezioni , la sinistra che' ha vinto non e' il PD, ma personalita' esterne che poco hyanno a che vedere con il suo partito
..............«sono ulteriormente inaspritedai lunghi tempi dei tribunali: il 17,3% dei fallimenti chiusi nel2011 fa riferimento a aziende che hanno portato i libri in tribunaleprima del 1996 e il 36,4% a imprese che lo avevano fattoprecedentemente al 2001». «La riforma della disciplina fallimentare
- commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved
Group - doveva ridurre il carico di lavoro dei tribunali, escludendo
le microimprese dall`ambito di applicazione della legge. L`ondata
di nuovi fallimenti aperti a seguito della crisi ne ha però
neutralizzato gli effetti: in media, i creditori devono aspettare per
la ripartizione dell`attivo circa nove anni dalla dichiarazione del
fallimento». LE CIFRE - I dati territoriali tracciano
differenze significative: se i creditori delle imprese siciliane
devono aspettare almeno dodici anni e le pugliesi 10,8, quelli del
Trentino Alto Adige possono ritenersi «più fortunati» con
un`attesa media di 5,7 anni. Tempi di attesa così lunghi
costituiscono, secondo De Bernardis, «un considerevole costo occulto
per il sistema delle pmi, che peraltro si accompagna a percentuali di
recupero dei crediti incagliati in imprese fallite molto bassi: solo
il 14% del totale del passivo, al lordo delle spese di procedura».
Gli ultimi dati dell`Osservatorio Cerved Group sulle procedure aperte
nei primi tre mesi del 2012 evidenziano un inizio d`anno molto
difficile. Per il sedicesimo trimestre consecutivo infatti, i
fallimenti segnano un incremento rispetto allo stesso periodo
dell`anno precedente: tra gennaio e marzo 2012 sono state aperte 3
mila procedura fallimentari, +4,2% se paragonato al primo trimestre
del 2011. L`unico timido segnale positivo si riscontra nei dati
destagionalizzati: tra gli ultimi mesi del 2011 e i primi tre del
2012 il numero dei fallimenti (corretto per i fenomeni di
stagionalità e calendario) risulta in calo dell`1,1%, tenendosi
comunque a dei livelli più alti rispetto al periodo pre-crisi. LE
SOCIETA' DI CAPITALE - Nell`ambito delle società di capitale,
forma giuridica in cui si concentrano quasi i tre quarti dei
fallimenti aperti, aumentano i default soprattutto tra le aziende non
in grado di depositare un bilancio valido tre anni prima della
procedura (+13,2%) e tra le piccole imprese con un attivo compreso
tra 2 e10 milioni di euro (+9,9%). Continuano a incrementare, anche
se a ritmi inferiori, le procedure tra le microimprese con un attivo
inferiore a 2 milioni di euro (+2,5%) e tra le medie aziende con un
attivo compreso tra 10 e 50 milioni di euro (+5,6%). Dal punto di
vista settoriale, nel primo trimestre del 2012 si rilevano le
tendenze osservate nell`anno precedente.LA CRISI DELL'EDILIZIA -
Continua a ritmi intensi l`aumento dei fallimenti nell`edilizia
(+8,4% rispetto ai primi tre mesi del 2011), con l`insolvency ratio
(che misura il numero di procedure aperte su 10 mila imprese
operative nel settore) che si attesta a 8,3 punti. «Pur rimanendo il
comparto caratterizzato dalla maggiore diffusione dei fallimenti,
l`industria ha registrato un calo dei default del 7,2% rispetto al
primo trimestre del 2011. In ambito manifatturiero, i miglioramenti
interessano le aziende che operano nel campo della produzione di beni
intermedi, nella meccanica, nei mezzi di trasporto e nella produzione
dei metalli; viceversa risulta in peggioramento la situazione nel
sistema casa e moda», conclude De Bernardis. L`analisi a livello
territoriale del primo trimestre 2012 invece conferma le dinamiche
osservate nel corso dell`anno precedente: i default continuano a
crescere in tutta la Penisola, a eccezione del Nord Est, in cui si
registra una diminuzione dell`8,8% rispetto allo stesso periodo del
2011, grazie ai forti cali osservati in Veneto (-12,3%) e in Emilia
Romagna (-12,2%). L`aumento dei fallimenti è invece particolarmente
intenso nel Centro Italia (+12,7%), maggiore rispetto alla media
nazionale nel Mezzogiorno e nelle Isole (+6,5%) e nel Nord Ovest
(+4,9%).
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