lunedì 19 luglio 2010

l'iPAD : strumento x diffondere "notizie" o per sviluppare e creare informazione?





Ampio stralcio dall'articolo su Domenica (sole24ore di  luglio) di Roberta Casati
.........................La trasformazione concettuale che l'iPad porta sulla scena della tecnologia di massa è tanto semplice quanto radicale. Fi­nora i computer erano prevalentemente se non esclusivamente strumenti di produzio­ne intellettuale. Per la prima volta incontria­mo un computer che è uno strumento pre­valentemente di consumo intellettuale. Lo vediamo dalle immagini scelte per la campagna pubblicitaria : soggettiva dell'utilizza-tore, vestiti confortevoli, gambe accavalla­te, la tavoletta in grembo pregna di mille co­lorate promesse. Lo vediamo dall'ergono­mia dell'iPad, che per l'appunto è tutta orientata al consumo e ostenta scarso inte­resse per la produzione. La tastiera, tanto per fare un esempio. La si può invocare sul­lo schermo tattile e funziona certo a meravi­glia, ma occupa una porzione rilevante del­lo schermo e lascia quindi poco spazio per controllare quello che si è scritto al di là di un orizzonte di poche righe. Questo va be­nissimo se si vuole comporre una mail di sa­luti o un tweet, ma per produzioni intellet­tuali di più ampio respiro ci si ritrova con le difficoltà note a chi usava le prime video­scriventi negli anni 80 del secolo scorso.La scrittura permette non solo di lasciar tracce del proprio pensiero, ma anche di organizzarlo visivamente e riproporlo a ispezioni successive che ci fanno scoprire quello che veramente vogliamo dire; la fi­nestra di uno schermo piccolo è troppo an­gusta per questo esercizio; bisogna ricor­darsi quanto si è scritto, ma l'appello alla memoria vanifica il ricorso stesso al­l'ausilio grafico. Inoltre l'impossibi­lità per il momento di annotare i documenti separa l'iPad da al­tri prodotti orientati alla produzione, co­me i tablet in circolazione da qualche tem­po, equipaggiati di una penna e di applica­zioni brillanti come l'annotatore di pdf, che offrono un corposo progresso ergono­mico a chi lavora sui documenti scritti e di­segnati, li edita, li corregge, li archivia e spe­disce quotidianamente.Frustrata la produzione, emerge poten­temente nell'iPad il design rivolto all'in­trattenimento. Non sbaglia chi lo descrive come un iPod ingigantito. Le maggiori di­mensioni popolano lo schermo di interfac­ce tattili a misura di mano, come un simpa­tico pianoforte che vi permette di fare qualche esercizio se siete in viaggio. L'iPod gigante consente soprattutto di ap­profittare in modo piacevole di una biblio­teca video, notevole passo in avanti rispet­to alla riproduzione della sola musica. A questo punto si potrebbe osservare che l'iPad fa concorrenza non tanto al pc quanto alla televisione e al cinema, e non tarde­ranno a farsi sentire in questo settore gli effetti distruttivi che l'iPod aveva esercita­to sul mercato discografico (non mi stupi­rebbe se divenisse comune acquistare non più film interi, ma compilation di sce­ne madri pescate qua e là come quelle che troviamo su YouTube; Totò che parla con il vigile in piazza Duomo a Milano, il repli­cante di Blade Runner che racconta delle navi in fiamme al largo dei Bastioni di Orione, e via dicendo). E anche se non possiamo (ancora) annotarli, possiamo legge­re molti libri e giornali sulì'iPad, che cerca quindi di scalzare Kindle, il lettore di Amazon,e probabilmente riuscirà laddove pro­cessioni di e-book abortiti hanno fallito; non per meriti intrinseci, direi, quanto piuttosto perché lo si comprerà comun­que, e a quel punto non servirà comprare un altro tipo di e-book.Strumento d'intrattenimento, dunque. Il punto di svolta, la scelta di campo segna­ta dall'iPad è interessante allora per come prefigura il palinsesto della nostra vita mentale. Si tratta di una battaglia interes­sante per gli anni a venire, il cui trofeo, am­bitissimo, è la nostra risorsa intellettuale primaria, l'attenzione.
William James ha scritto che non sappia­mo che cosa sia veramente l'attenzione, ma che è perfettamente chiaro che qualsiasi co­sa essa sia, ve n'è assai poca in giro. Da que­sto assioma fondamentalissimo seguono semplici, prevedibili linee di attacco. Lo si è visto da come la televisione, per sua natura monopolistica e accentratrice, ha dovuto lottare con l'at­tenzione; nella corsa agli arma­menti i programmi si sono adattati all'invenzione del telecomando, che ha annichilito quel costo evidentemente insostenibile che è l'alzarsi dalla poltrona per cambiare canale. Lo zapping ha control­lato implacabilmente la gestione dell'Auditel; a parità di preferenze di fondo, conta sa­per intercettare chi si sofferma per un mo­mento nel passaggio da un canale all'altro, e pochi attrattori fondamentali (la rissa mediatica, sesso, esplosioni, un volume più al­to, un Gianni Morandi che si mette in mu­tande eccètera) altro non sono che le armi per la conquista del Graal attenzionale cu­stodito dagli inconsapevoli zappisti. Ed ec­co che l'unico tasto fuori schermo dell'iPad è un piccolo telecomando, quello che per­mette di invocare la lista delle applicazioni. Ci ricorda, semmai ve ne fosse bisogno, che c'è sempre qualche altra simpatica attività che ci aspetta appena dietro l'angolo.
orso castano : difficile che il web faccia la fine della TV, dove' l'interattivita' e' caratterizzata dallo zapping tra programmi precotti e prefabbricati  ad  arte per scopi precisi e precostituiti, molto legati  alla cattura del consenso (dall'acquisto di un prodotto fino al consenso politico) , con una grossa manipolazione dell'informazione,   condizionata dai proprietari "dell'antenna trasmittente" ed una grossa possibilita' di influenzare l'ascoltatore , anzi , il videoascoltatore, catturandolo e blandendolo con sesso e gossip. Certo tentativi in questo senso , e l'iPad (stando all'articolo) lo dimostra  ci sono e ce ne saranno (la volonta' di trasformare uno strumento creatore di informazione in un tablet  portabile di consumo piu' o meno passivo della enorme massa di dati  esistenti sul web , dove attualmente "non c'e' centro ne' periferia" e dove il condizionamento della pubblicita' deve fare i conti con il "giornalismo d'assalto". Un'area insomma relativamente libera ed ancora difficilmente riducibile alle sirene del potere ). Staremo a vedere che fine fara' l'iPad , se subira' modifiche, se avra' successo e se scalzera'  la liberta' di comunicazione "ruspante ma diretta e vicina alla realta'.

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