da no'ova (sole24ore) del 10/6/10
I giroscopi a nove assi aprono la strada a comandi separati per ogni componente. Il robot si muove agilmente, un po' lento, ma senza gli scatti tipici delle operazioni industriali. Non lo comanda un programma, ma un piccolo cubo tenuto in mano da un operatore. Un controllo remoto particolare, appena realizzato nei laboratori di St Microelectronics. Si chiama infatti i-Nemo, ed è la prima scheda elettronica multisensioriale a nove assi. Ovvero i tre assi della rotazione a 360 gràdi (su giu, destra-sinistra, avanti-indietro) e, per ciascuno di essi, il calcolo preciso delle forze di torsione (beccheggio, rollio, imbardata). I giroscopi micromeccanici (Mems) sviluppati nei laboratori di Castelletto di Settimo Milanese sono ovviamente il cuore di iNemo, calcolano in ogni istante gli spostamenti del cubo e, insieme a un magnetometro (bussola, posizione assoluta), a un sensore di pressione (altezza assoluta) e di temperatura, inviano i segnali a un microprocessore, che li elabora e fa istantanemente il punto della posizione spaziale di iNemo, calcola le coordinate e le invia al computer di controllo del robot. Il quale, con un programma basato sulla migliore matematica di calcolo dinamico tridimensionale (basato su notazioni numeriche chiamate quaternoni) impartisce gli ordini di movimento al braccio meccanico, riproducendo fedelmente il movimento di iNemo. Detto così sembra semplice, «ma l'applicazione al robot del controllo iNemo ha richiesto un apposito studio svolto da un ricercatore catanese presso un'università in Svezia - spiega Nunzio Abbate, responsabile del laboratorio meccatronico dell StMicroèlectronics a Catania -: il prototipo però funziona a dovere, e mostra le potenzialità del sistema multisensoriale associato al robot di lavorazione».
Questo apre almeno due grosse prospettive, secondo Abbate: «I controlli remoti tridimensionali accurati, come questo, possono dar luogo, oltre alla telemanipolazione classica, a forme di apprendimento e auto-programmazione delle macchine. Una volta istruite dallo stesso movimento umano». Ma è la seconda prospettiva, nascosta ma ancora più avanzata, quella che forse interessa di più. «Questi sistemi sensoriali sono piccoli, hanno intelligenza e comunicazione anche wireless a bordo e costeranno poco. Quindi, insieme a un leader meccatronico italiano, stiamo cominciando a pensare a un robot tutto sensorializzato, per ogni sua componente in movimento. Dove ogni segmento del braccio, per dare un'idea di dove si trova lo comunica agli altri segmenti, e agisce una logica cooperativa». Oggi, il robot (o la macchina utensile) è infatti ancora una macchiria logicamente centralizzata: un solo programma, o modello cinematico, calcola tutte le coordinate spaziali per ogni componente del braccio o della testa mobile di lavorazione. Con la sensorializzazione distribuita, invece, ogni componente si coordina con gli altri, e i tempi di elaborazione della macchina potranno essere ridotti drasticamente. «Secondo le nostre prime ipotesi un robot con sensorializzazione e calcolo distribuito potrebbe persino raggiungere livelli di velocità e efficienza (costo per operazione) superiori di cinque volte agli attuali».Si tratta, ancora, di studi preliminari. Ma che fanno presagire una rivoluzione alle porte per l'intero mondo della meccanica strumentale. Già oggi impegnata in un trend alla sensorializzazione spinta delle macchine e all'aggiunta di assi aggiuntivi alle teste di lavorazione (sempre più agili, e quindi a minor costo energetico). E, in generale allo sviluppo di sistemi di lavorazione a crescente efficienza. il sistema sensoriale distribuito andrebbe proprio in questa direzione, (g.car.) giuseppe.caravita@ilsole24ore.com
orso castano: un robot e' sempre e solo un robot , non ha un sistema di valori , non ha il senso della storia, non si intende di politica , non vive di contraddizioni, e sopratutto non prova emozioni, non piange, non ride, non costruisce progetti esistenziali, non si annoia, non desidera l'impossibile, non si deprime, non elabora utopie, non ama le poesie, non le vive e non si si immerge nei mondi poetici , non puo' diventare Omero, ne' un pittore metafisico..... eppure , a gran velocita', la ricerca ingegneristica punta a creare , anche se in maniera parcellizzata, una macchina che mima l'uomo; c'e' da chiedersi, e sara' interessante monitorare, fin dove si spingera' e perche'. Questo percorso ci dira' molto sull'uomo stesso e del perche' vuole un doppio piu' potente di se stesso. Forse un nano meccanico sulle sue spalle lo fara'sentire piu' gigante? Sara' interessante anche vedere come la fantascienza , compresa la filmografia tratta la materia. Blade Runner docet......
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