DI FEDERIGO FERRAZZA da No'va (sole24ore) del 11/3/2010
Alice e' una ricercatrice di filosofia ed insegna in un'università italiana lo scorso anno ha tenuto un corso sul "Conflitto delle facoltà", per preparare il quale ha tradotto due capitoli dall'"Akademie Ausgabe" dell'opera di Kant, tutta online e ad accesso aperto, curata e pubblicata dall'Università di Bonn. Per lavorare sui testi, ha utilizzato due dizionari tedeschi importanti del tempo, anch'essi completanente online. Ha poi pubblicate le sue traduzioni su una rivista ad accesso aperto con una licenza Creative Commons così che, se altri studiosi decidono di utilizzarla volendo modificarne alcune parti, possono farlo senza chiederle il permesso (devono solo citarla come fonte). Nel frattempo, ha sottoposto il suo progettò al comitato scientifico della collana del suo dipartimento, che pubblica con Lulu.com, un editore online, che offre servizi editoriali su scala globale e a prezzi molto vantaggiosi. Ogni volta che ha trovato qualcosa di utile e interessante l'ha registrato su Citeulike, che ospita la sua bibliografia di lavoro, contrassegnando la singola fonte con parole chiave e indicandola come già letta o da leggere (e con quale urgenza). Quando invece ha trovato pagine web non strettamente accademiche, le ha archiviate su Delicious».
La storia di Alice è (per ora) ancora un'utopia. In Italia e nel resto del mondo. E non perché gli strumenti di cui si avvale la ricercatrice non siano disponibili. Ma perché oggi la ricerca scientifica - sia pubblica che privata - non è pensata per vivere sulla rete e avvalersi di internet. Ne è convinta Francesca Di Donato, ricercatri-ce precaria del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Pisa e autrice del saggio "La scienza e la rete. L'uso pubblico della ragione nell'età del web" (Firenze University Press) nel quale c'è - in versione più estesa - la storia di Alice.
Secondo Di Donato, se il web si sta evolvendo, la scienza non riesce a stargli dietro, «Eppure la ricerca avrebbe tutto da guadagnare, migliorando la sua qualità ed efficienza - spiega -: si immagini quanto sarebbe importante affiancare al classico sistema del peer
review, un meccanismo che dia ai ricercatori dei feedback prima della pubblicazione ufficiale, e non solo della comunità accademica».
E poi si potrebbe usare il web anche per fare ricerca. Gli strumenti ci sarebbero tutti. Qualche esempio? Da Citeulike, sito di social bookmarking per ricercatori, a Zotero, estensione di Firefox per gestire, tra l'altro, le proprie fonti. «Ma oggi - dice Di Donato -la maggior parte dei gruppi di lavoro non usa la rete in maniera intelligente, ricorrendo, per esempio, a strumenti collaborativi e bibliografici o alla licenze Creative Commons che consentirebbero una maggiore diffusione dei risultati».
A tal proposito, Di Donato sottolinea come sia singolare che la diffusione delle ricerche pubbliche passi soprattutto per riviste come quelle scientifiche. Supporti come la carta («per di più a pagamento») riducono la possibilità che i risultati circolino velocemente creando conoscenza e valore per tutti: aziende, ricercatori e singoli cittadini. «Per questo - continua Di Donato- è importante che le università stabiliscano delle pratiche chiare di accesso aperto, come ha fatto recentemente la Luiss». Che ha un archivio digitale, LuisSearch, che - come si legge in una nota dell'ateneo -, «contiene allo stato attuale le registrazioni relative ai lavori scientifici prodotti dalla comunità di ricerca della Luiss a partire dal 2007. Tali registrazioni si compongono dei metadati bibliografici e, quando consentito dalla normativa del diritto d'autore, del loro testo integrale ad accesso aperto».
«È infatti fondamentale che non siano disponibili solo documenti e articoli scientifici - dice la ricercatrice pisana -: sarebbe importante accedere anche ai dati che magari non sono interpretabili da un essere umano, ma da una macchina che, recuperandoli, potrebbe analizzarli e gettare le basi per una nuova ricerca».
In questa dirczione, all'estero ci sono esperienze interessanti. È il caso di un sito messo in piedi dal governo britannico per permettere ai cittadini di accedere a tutti i dati (non sensibili allaprivacy) della pubblica amministrazione, università comprese.www.data.gov.uk, «Ma non bisogna muoversi solo nel campo della ricerca Occorre investire anche nella formazione insegnando agli studenti come si usa la rete e far loro capire quali sono i limiti, che ci sono, di internet - conclude Di Donato -. Oggi, per esempio, per le loro ricerche gli studenti usano soprattutto Google, non sapendo molto spesso che il suo algoritmo (page rank, ndr) da solo non basta perché è un indice di popolarità. Ma non di qualità».
In questa dirczione, all'estero ci sono esperienze interessanti. È il caso di un sito messo in piedi dal governo britannico per permettere ai cittadini di accedere a tutti i dati (non sensibili allaprivacy) della pubblica amministrazione, università comprese.www.data.gov.uk, «Ma non bisogna muoversi solo nel campo della ricerca Occorre investire anche nella formazione insegnando agli studenti come si usa la rete e far loro capire quali sono i limiti, che ci sono, di internet - conclude Di Donato -. Oggi, per esempio, per le loro ricerche gli studenti usano soprattutto Google, non sapendo molto spesso che il suo algoritmo (page rank, ndr) da solo non basta perché è un indice di popolarità. Ma non di qualità».
per una visita panoramica alternativa sull'open science :
www.data.gov.uk : unlocking innovation dal governo U.K.
Firefox extension to help you collect, manage, cite, and share your research sources. It lives right where you do your work—in the web browser itself.: zotero
The tastiest bookmarks on the web.Save your own or see what's fresh now! http://delicious.com/
free service for managing and discovering scholarly references : http://www.citeulike.org/ :
orso castano: interessante e condivisibile l'articolo e le indicazioni contenute. Speriamo contribuiscano allo sviluppo dell'open science. Si attendono commenti
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