..... il campo della neuroimaging è destinato ad assumere un ruolo sempre più importante nella valutazione" degli stati vegetativi, anche se la cautela nell'interpretazione dei risultati anche con questi strumenti è d'obbligo.
Certo è che la diagnosi dei pazienti in coma ha dei forti limiti, visto che si basa sull'osservazione delle risposte comportamentali a determinati stimoli. In caso di lesioni motorie è impossibile che il soggetto riesca a esprimere il suo stato di coscienza. «Di fatto, - spiega Marcello Massimini, del dipartimento di Scienze cllniche Luigi Sacco dell'Università di Milano - all'esame clinico esiste una tendenza a sottostimare il livello di coscienza, che interessa il 40% dei casi».
Per bypassare questo ostacolo, i più recenti studi utitìzzano la risonanza magnetica funzionale (l'ultimo è apparso su Lancet due settimane fa), che sfrutta un livello più profondo del cervello, quello che utilizza l'immaginazione mentale e la memoria, ma anche in questo caso ci sono ampi margini di dubbio e le risposte che si ottengono possono avere diverse interpretazioni. «In effetti - continua Marcello Massimini -, esistono delle difficoltà oggettive imputabili al fatto che spesso questi pazienti hanno movimenti involontari che possono sfalsare i risultati, ma può anche capitare che il paziente non si presti, per varie ragioni, a seguire questo percorso mentale».
Così il gruppo di Massimini, in collaborazione con quello di Giulio Tononi, dell'Università del Wisconsin, ha pensato di sviluppare un marker oggettivo del livello di coscienza. «Ci siamo chiesti che cosa dobbiamo oggettìvamente misurare nel cervello per capire il livello di coscienza - continua Massimini -. Evidenze convergenti, che derivano da misure sperimentali e dalle più accreditate considerazioni di neuroscienze teoriche, formulate peraltro dallo stesso Tononi, suggeriscono che la coscienza dipende dalla capacità delle diverse aree che compongono la corteccia cerebrale di comunicare efficacemente tra di loro. Se blocchiamo questa comunicazione infatti non si è più coscienti».
Come prima cosa i ricercatori hanno cercato di capire se veramente la comunicazione interna è correlata con lapresenza o l'assenza di coscienza facendo esperimenti sullo stato disonno e veglia. «Nel 2005 abbiamo studiato cosa succede quando ci addormentiamo: nella fase rem la coscienza svanisce e la connettività cerebrale crolla. Il lavoro, che è stato pubblicato su Science, è stato ripetuto e confermato nel 2007. Il nostro ultimo lavoro, pubblicato su Pnos una settimana fa, estende questi risultati all'anestesia: allaperdita di coscienza indotta dal farmaco corrisponde infatti uno spegnimento del dialogo interno alla corteccia cerebrale. A questo punto iniziamo ad avere un'idea più precisa e abreve possiamo avviare uno studio diretto sui pazienti in coma. In questo caso lo scopo è di verificare se il recupero clinico del soggetto è preceduto o accompagnato anche dal recupero della comunicazione interna. Se questo parallelismo tra dialogo tra le aree corticali del cervello e recupero della coscienza sarà confermato, avremo uno strumento complementare per la diagnosi di pazienti portatori di gravi lesioni cerebrali, quali i locked-in o in stato di coscienza minimale.
La tecnica di imaging impiegata dai ricercatori combina la stimolazione magnetica transcranica, con l'elettroencefalografia. «La stimolazione magnetica è l'unico modo per attivare un'area di cervello in modo indolore e non invasivo: lo stimolo passa indisturbato tutti i tessuti e arriva direttamente sui neuroni accendendoli».
E anche se è ancora presto considerare tanto la risonanza magnetica funzionale quanto il marker oggettivo del livello dlcoscienza delle tecnica valide, capaci di dare risposte certe sullo stato vegetativo, certamente rappresentano un avanzamento importante per comprendere sempre meglio e di più quella "scatola nera" che chiamiamo cervello.
francesca.cerati@ilsole24ore.com
per saperne di piu sulla risonanza magnetica funzionale :stralciato da wikipedia (clicca x link)...........si hanno così, oltre che variazioni del flusso sanguigno cerebrale, anche modificazioni localizzate del volume sanguigno cerebrale e della concentrazione relativa di ossiemoglobina (emoglobina ossigenata) e deossiemoglobina (emoglobina non ossigenata).L'emoglobina è diamagnetica quando ossigenata ma paramagnetica quando non ossigenata e il segnale dato dal sangue nella risonanza magnetica nucleare (RMN) varia in funzione del livello di ossigenazione. Questi differenti segnali possono essere rilevati usando un'appropriata sequenza di impulsi RMN, ad esempio il contrasto Blood Oxygenation Level Dependent (BOLD). Maggiori intensità del segnale BOLD derivano da diminuzioni nella concentrazione di emoglobina non ossigenata, dal momento che lasuscettività magnetica del sangue risulta avere un valore più vicino a quello dei tessuti. Mediante analisi con scanner per imaging a risonanza magnetica, usando parametri sensibili alla variazione della suscettività magnetica, è possibile stimare le variazioni del contrasto BOLD, che possono risultare di segno positivo o negativo in funzione delle variazioni relative del flusso sanguigno cerebrale e del consumo d'ossigeno.............
orso castano : passi avanti utili, certo, ma nulla ancora rispetto ai "vissuti", all'intensita' delle emozioni, alla speranza , al progetto esistenziale, alla complessita' delle relazioni , ecc......illuminare queste aree, anche se e' scontato che vi siano interpretazioni , e' possibibile solo nell'incontro tra esseri umani....
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