.................... Lavoro particolarmente importante perché Leibniz usa la metafora non solo come figura retorica, ma soprattutto - questa la tesi centrale del volume - come strumento di un rigoroso discorso filosofia): «Le metafore, grazie alla loro ubiquità e alla loro flessibilità, mostrano di essere adeguate non solo in quanto utili e talvolta indispensabili per lo svjluppodel pensiero, ma anche per essere parte costitutiva nello sviluppo dei concetti». Infatti «l'intreccio metaforico leibniziano mostra eome le metafore passino da un dominio concettuale più circoscritto a un dominio più vasto e plurale, e come il loro uso mostri i ruoli via via più costitutì, vie strutturanti nella concettualizzazione di alcuni punti centrali della filosofia leibniziana». Cinque le tipologie di metafore prese in esame (alle quali molte altre vengono collegate): l'oceano e le metafore acquatiche e nautiche; la via e le metafore geografiche e di viaggio; lo specchio con le connesse metafore ottiche e visive; il labirinto e le metafore spaziali; la bilancia e le metafore connesse al suo uso per misurare forze e pesi, quindi -translata voce - per valutare i processi argomentativi. Attorno a esse si articolano e si affrontano temi cruciali del pensiero di Leibniz. Basti pensare alla metafora dell'oceano, ove si incrociano e si connettono tanto il concetto dell'infinità di Dio («l'oceano della divinità»), quanto la fluidità e organicità di un universo di monadi ciascuna delle quali è come una goccia che concorre nel tutto, mantenendo la propria individualità. Infine l'oceano come universo del sapere che Leibniz -nell'assiduo delineare progetti per un'enciclopedia - vede strutturato non secondo un gerarchizzato albero delle scienze, ma come il teorico tedesco aveva individualo cinque categorie, tra cui centrali quelle legate all'oceano, allo spazio e al viaggio , interconnessione di conoscenze dinamicamente collegate, come affluenti che confluiscono nell'oceano, ovvero nell'unità del sapere: «Tutto il corpo delle nostre conoscenze - scrive Leibniz - è come un oceano nel quale le differentiparti sono definite e distinte solo da confini arbitrariamente posti».La connessione di queste metafore acquatiche con le metafore derivate dal viaggiare e dalla redazione di carte geografiche è evidente: nel viaggio la via, cioè il metodo di ricerca, è essenziale, come essenziale è l'esatta descrizione delle realtà geografiche, delle terre conosciute e delle zone ancora incertamente definite o ignote. Leibniz, grande viaggiatore, abbonda in metafore legate alla sceltadelle vie, o metodi, scelti per viaggiare verso una meta - la verità - mentre il suo stesso fittissimo epistolario, nota Cristina Marras, «è una rete viaria individuale che traccia dei percorsi europei intellettuali».Dal viaggio al labirinto, altra metafora cruciale: «Vi sono due labirinti famosi - avverte Leibniz in apertura della Teodicea - ove la nostra ragione si smarrisce spesso: l'uno concerne il grande problema del libero e del necessario, soprattutto nella produzione e nell'origine del male; l'altro consiste nella discussione sul continuo e gli indivisibili che " sembrano esserne gli elementi, dove entra anche la considerazione dell'infinito. Il primo impegna quasi tutto il genere umano, l'altro è proprio dei filosofi».............. il tema dello specchio: cruciale solo che si pensi alla celebre definizione della monade: «Ogni monade è uno specchio vivente, cioè dotato di un'azione interna, che rappresenta l'universo dal proprio punto di vista», rappresentazione più o meno confusa questa della monade rispetto a Dio che solo ha tutto presente «per speculum», «cioè nell'idea che è nell'intelletto divino». Dall'oceano allo specchio, attraverso il labirinto, la via e la bilancia della ragione (essenziale nella valutazione di opposti argomenti), si profila in questo volume un itinerario leibniziano che permette di cogliere, proprio attraverso una "prospettiva metaforica", i nodi cruciali di una filosofia complessa, multiprospettica e reticolare: «Le metafore infatti - sottolinea Cristina Marras - non fanno solo da connettore tra gli stessi ambiti, ma anche tra campi lontani e diversi della filosofia leibniziana e consentono di estendere gli orizzonti del pensiero filosofia)». di Cristina Marras, «Metaphora translata voce. Prospettive metaforiche nella filosofia di G. W. Leibniz», Leo S. Disellici Editore, Firenze, pagg. IX+183,€ 22,00.
ma anche Dante Alighieri non mancava certo di usare spesso similitudiuni , e molto azzeccate nonche' famose :
-Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche,e suon di man con elle facevano un tumulto,il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.
oppure
Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similmente il mal seme d'Adamo gittansi di quel lito ad una ad una,...
OPPURE
quel segnor (NDR oMERO) de l'altissimo canto che sovra li altri com'aquila vola.
quel segnor (NDR oMERO) de l'altissimo canto che sovra li altri com'aquila vola.
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