.............vedi anche una interessante ricerca di Italiadecide :
Gruppo di ricerca diretto da Alessandro Campi
(Ricercatori: A. Damonte, L. Di Gregorio)
QUESTIONI DI GOVERNANCE (stralcio : le conclusioni)
4. Sintesi ed indicazioni
L’analisi della governance delle infrastrutture strategiche restituisce così
l’immagine di un sistema istituzionale frammentato e conflittuale, contrapposto ad
un sistema industriale dotato invece in alcuni suoi segmenti di una progettualità
di ampio respiro. In un simile contesto, le regole pensate per favorire l’efficienza
finiscono per far coincidere i progetti di sviluppo del paese con i progetti delle
imprese incaricate dell’opera. Nulla di male in sé –se non che queste imprese per
prime lamentano come la loro azione soffra, non a caso, di un forte deficit di
legittimità.
La via d’uscita immediatamente praticabile, e quindi modesta, si ritiene vada
cercata in un diverso aggancio delle soluzioni prodotte dai privati alla dimensione
pubblica –un aggancio che, nello spirito della legge obiettivo, non passi per
nuove procedure amministrative ma permetta egualmente una legittimazione
dell’opera, restituendo agli “affected interests” diritto di incidere sulla decisione.
Questa modalità viene individuata nell’istituzione di una valutazione ex-ante ed
argomentativa di progetti che abbiano già trovato sponsor istituzionali, e si basa
su due elementi:
1) l’onere della prova di utilità, a carico del progetto e dei suoi proponenti pubblici
e privati; e
2) la pubblicità e contestabilità del progetto stesso.
− Onere della prova. Utilizzando dati attendibili e specificando i metodi usati, il
progetto dovrebbe rendere espliciti e comparabili i costi ed i benefici diretti ed
indiretti dell’opera, e della rete che ne risulta, nonché dei rischi ad essa
associati entro un orizzonte temporale significativo, rispetto ai problemi di
crescita e competitività, di valorizzazione del territorio, e di diseguaglianza
sociale. Per essere credibile, dovrebbe anche indicare tempi di realizzazione e
le modalità di copertura finanziaria, e giustificare la necessità di spesa
pubblica come il rapporto tra spesa pubblica e privata.
− Pubblicità e contestabilità. Il progetto preliminare, corredato dalle informazioni
sui suoi costi, benefici, rischi e copertura finanziaria, dovrebbe essere reso
accessibile per via elettronica e per alcune settimane dai siti delle istituzioni
promotrici, del Ministero, e dei privati coinvolti. Il sito del progetto dovrebbe
contenere un applicativo che permetta di raccogliere on-line le obiezioni
sollevate da soggetti pubblici e privati, da lasciare altrettanto visibili. Le
obiezioni sollevate dovrebbero poi pubblicamente trovare una risposta nel
progetto definitivo –attraverso un rifiuto argomentato, o indicando come i
cambiamenti introdotti nel progetto risolvono le obiezioni. Il progetto definitivo
dovrebbe essere pubblicato a sua volta on-line e, possibilmente, fornire la
base del monitoraggio. Tanto la costruzione della valutazione ex-ante quando
la fase di argomentazione dovrebbe rappresentare un incentivo per progetti
più ancorati tanto alle programmazioni regionali già esistenti quanto alle preoccupazioni del
territorio, oltre a promuovere l’internalizzazione dei costi. La documentazione
così prodotta potrebbe inoltre essere utilizzata per restituire al CIPE la centralità
nella programmazione economica e nella valutazione delle infrastrutture –
supportandolo nelle decisioni allocative, che a quel punto diventerebbero
possibili sulla base di un criterio di utilità. Perciò il CIPE dovrebbe essere dotato
di una struttura tecnica, autonoma rispetto ai Ministero delle infrastrutture e dello
sviluppo, in grado di definire le linee guida ed i criteri minimi della valutazione exante,
e di verificare se il progetto definitivo risolve in modo convincente le
obiezioni o è irricevibile e quindi non può essere cofinanziato. Il CIPE avrebbe
inoltre l’obbligo di pubblicare il progetto definitivo e la sua versione esecutiva.
Ancora, il progetto così definito potrebbe essere l’oggetto di accordo vincolante
tra i finanziatori.
La convinzione non è che questa innovazione possa risolvere i molti conflitti e
giochi strategici che le infrastrutture generano inevitabilmente, o davvero dare
ordine al pluralismo istituzionale. Piuttosto, si ritiene che essa possa migliorare la
qualità dei progetti, restituire carattere pubblico all’opera dimostrandone e
promuovendone la capacità di risolvere problemi rilevanti, ed aumentare
l’accountability democratica dell’intervento e della spesa relativa –tre elementi
senza i quali qualunque efficienza perde di significato.
Il progetto così definito, quindi, non è garantito dai giochi ‘post-legislativi’ che
comunque si realizzano nell’implementazione. La raccomandazione al proposito
non è però di comprimerli o di eliminarli, magari facendo seguire la revisione
argomentata del progetto da un improbabile enforcement coercitivo. Nessun
contratto o accordo può mai essere considerato perfetto e chiuso, soprattutto nel
momento in cui gli obblighi prendono corpo in un arco significativo di tempo come
nel caso dei progetti infrastrutturali –quantomeno perché il contesto evolve, ed il
contratto richiede un adattamento delle condizioni pattuite ai cambiamenti
ambientali per mantenersi efficace. Inoltre, nonostante la segmentazione di fatto
del mercato delle infrastrutture per livelli di governo (o ‘interessi preminenti’)
introdotta via decreto, i progetti infrastrutturali per loro natura coinvolgono
inevitabilmente governi diversi a tutti i livelli, sia per impatto territoriale che per
connessione con progettualità e reti già presenti.
Di fronte a queste condizioni, non è possibile imputare ai giochi post-legislativi
un carattere meramente negativo, poiché permettono anche gli aggiustamenti
necessari a mantenere la soluzione infrastrutturale efficace rispetto al problema
originario e alle sue evoluzioni.
L’implementazione ha dunque bisogno di conservare una flessibilità
regolativa. L’istituzione di una struttura amministrativa nodale, ‘di proprietà’ dei
diversi governi coinvolti, e da questi intitolata della capacità di adeguare in 25
maniera trasparente i termini istituzionali del progetto esecutivo ai cambiamenti di
contesto senza perdere di vista gli obiettivi di policy, potrebbe completare il
nuovo disegno di governance anche sulla ‘fase discendente’ del progetto, e
rappresentare un partner ed un contrappeso efficace agli stakeholders privati.
orso castano: l'autonomia energetica dell'Italia, non sembra essere l'impegno
determinante del "Governo Tecnico" , mentre negli USA , Obama, ne fa un obiettivo
prioritario. Eppure un disegno strategico di queso tipo farebbe risparmiare molti soldi
La ricerca poi sulla fusione fredda , la energia di fusione , l'energia geotermica e le
cosiddette rinnovabili da Passera non viene neppure nominata.
Riporto qualche commento tratto dal video sulla fusione fredda:
Riporto qualche commento tratto dal video sulla fusione fredda: