Tra opinione pubblica e immigrazione non corre buon sangue. Un dato di fatto che forse pochi ricordano, ad esempio'; che uno dei imponenti ed inquietanti episodi di rifiuto sociale
si è registràto in America addirittura prima dello scoppio della guerra Civile. Un evènto ricordato nei libri di storia come «The Know-Nothings», dalla risposta che i suoi promotori davano, a mo' di parola d'ordine, quando venivano interrogati dalla polizia. Che al suo culmine riuscì nel 1855 a fare eleggere al Congresso ben 43 parlamentari è a; candidare un proprio esponente per la corsa alla Casa Bianca.' Un capitolo straordinario che non è stato, purtròppo, l'unico del tormentato rapporto tra immigrazione e società. Né lo sòno state le motivazioni che l'hanno rodotto. Visto che quelle di oggi non sono poi tanto diverse da quelle di ieri. Con tratti e attori diversi presentano, infatti, motivazioni simili. Meglio. Hanno le stesse radici. Quasi un indelebile tratto originario.C'è un perché? Se l'è chiesto il The Transatlantic Council on Migration che la scòrsa primavera ha messo a confronto presso la Rockefeller Foundation di Bellagio alcuni dei massimi esperti americani ed europei della materia. Temi e materiali di quell'incontro sono stati raccolti nel libro Migration, Public Opinion and Pofitics pubblicato congiuntamente a fine dicembre 2009 dalla Bertelsmann Stiftunge e dal Migration Policy Institut. Un confronto di esperienze con storie e culture tra loro molto diverse ma chiamate a fare i conti con problemi assai simili proprio nel delicato rapporto tea pubblica opinione e immigrazione. Per tre ragioni. Vediamole.
L'immigrazione ha le stimmate della durezza tipica di tutti i grandi fenomeni sociali. Che le sue personae dramatis riescono, talvolta, a rendere persino sgradevolmente ruvida. È difficile da trattare . Di natura multipla , il cui impatto determina effetti a catena dei rapporti collettivi. Fino a essere una sorta di cartina di tornasole dei vizi'e delle virtù di una nazione. Ne può esaltare le potenzialità ma anche evidenziare le debolezze' sociopolitiche collettive. Tanto e' vero che i conflitti che produce quando esplodononon si limitano solo al terreno economico ma retroagiscono su quello politico-culturale.La ragione come sosteneva Magnus Enzeberger nel suo straordirio saggio vent'anni fa "La grande migrazione: «Ogni migrazione provoca conflitti indipendendemente dalle cause che l'hanno determinata, dagli scopi che si prefigge, dal fatto che sia sia spontanea o coatta, dalle dimensioni che assume». il rapporto tra immigrazione e società investe profondi, costitutivi dell'esistenza umana. La paura verso chi non si conòsce per esempio. Negare il problema e contribuire ad aggravarlo e' tuttuno.Ma c'è un seconi che complica ulteriormente le cose. Il rifiuto e l'ostilita' di tanti nei confronti degli immigrati sono solo in parte il frutto perverso della manipolazione xenofoba . Non c'è infatti ideologia quanto diabolica, in grado di fare presa sul comportamento collettivo in assenza di fenomeni reali che la società percepisce, e rifiuta, còme una costosa minaccia. Soprattutto dai 'cittadini economiamente e culturalmente piu' deboli. per questo serve a poco continuare a ripetere che l'immigrazione è un benefìcio per la società tacendo però che non tutti i suoi membri ne godono nella stessa misura. Strumentalizzare le paure dei deboli è un peccato capitale, pari a quello di mostrarsi sordi alla loro domanda e protezione. Un dìsconnect, come dico gli americani, che aiuta a capire quello che a qualcuno può sembrare una inspiegabile, paradossale contraddizione. Da molti sondaggi, infatti, emerge che l'opinione pubblica diffida dell'immigrazione e assai meno degli immigrati. Teme la nebulosità del fenomeno più che i suoi attori in carne e ossa.Difficoltà che, in qualche modo, danno però anche qualche speranza. Molto dipende infatti dalle politics. Da ciò che fanno governi e istituzioni. Ma ancor più dalle politicies. Da come e quanto quegli attori riescono a farsi capire da chi, in fondo, altro non chiede che un po' di sostegno di fronte a un mondo che non conosce, non capisce ma con cui è costretto a fare i conti ~ tutti i santi giorni. Nel mercato del lavoro, negli spazi urbani, nel tempo libero.
«Migration, Public Opinion and Politica», edizioni Bertelsmann Stiftung, Migration Policy Instìtute 2009, pagg. 392, €35,00.orso castano : utili, direi ottime indicazioni pratiche e considerazioni sul fenomeno immigrazione. Fenomeno "costante" (al di la di ogni opinione) , strutturale nel mondo.
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