da Rainews 24 , "i popoli musulmani reclamano libertà e democrazia, non un nuovo Khomeini", dice in una intervista a Repubblica, Abulhassan Bani Sadr, primo presidente della Repubblica islamica, fuggito dall'Iran e che vive in esilio in Francia."Dopo la rivoluzione tunisina, avevo previsto quel che è successo in Egitto, dove il popolo si sentiva oppresso e disprezzato. Adesso, molte cose cambieranno, nel mondo arabo e, più in generale, nel mondo musulmano". "Negli anni scorsi - continua Bani Sadr - il popolo egiziano non si è messo in movimento perché vedeva il pericolo fondamentalista. Ma i fondamentalisti non hanno compreso la rivoluzione e chi non vede i movimenti nella sua società non può dominare un paese. La realtà di oggi, l'evoluzione della società delle società musulmane non consente di aver paura di un pericolo che non è reale. Anche se bisogna restare attenti".
La febbre del Nilo si diffonderà
Su El Pais, Brahma Chellanay, professore di Studi strategici al centro di Investigazione politica in India, sostiene che tra dieci anni la rivolta della piazza avrà cambiato radicalmente la mappa politica del Medio Oriente. L'esperto si dice inoltre convinto che la protesta arriverà fino al Pakistan e persino la monarchia saudita sia destinata a essere travolta dalla rabbia della gente. Le grandi dinastie della regione hanno poche speranze di sopravvivere a questa ondata di indignazione popolare, che rischia seriamente di mettere in discussione l'influenza americana sulla regione, perché gli Stati Uniti sono stati per decenni i principali sostenitori di questi regimi dispotici.
Su El Pais, Brahma Chellanay, professore di Studi strategici al centro di Investigazione politica in India, sostiene che tra dieci anni la rivolta della piazza avrà cambiato radicalmente la mappa politica del Medio Oriente. L'esperto si dice inoltre convinto che la protesta arriverà fino al Pakistan e persino la monarchia saudita sia destinata a essere travolta dalla rabbia della gente. Le grandi dinastie della regione hanno poche speranze di sopravvivere a questa ondata di indignazione popolare, che rischia seriamente di mettere in discussione l'influenza americana sulla regione, perché gli Stati Uniti sono stati per decenni i principali sostenitori di questi regimi dispotici.
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