La situazione in Italia per chi si ammala di tumore non è affatto semplice, e non solo per motivi di salute. Negli ultimi 5 anni sono state circa 85 mila le persone malate di cancro che hanno perso il lavoro perché costrette alle dimissioni, o perché licenziate o perché hanno dovuto interrompere la propria attività autonoma.Ma il numero assume dimensioni più preoccupanti se si prendono in considerazione gli ultimi 10 anni, allora le persone rimaste senza lavoro o che hanno comunque subito cambiamenti importanti in questo ambito, sono circa 274 mila. A fornire i dati è il Censis che, insieme con la Roche e la Favo, ha condotto la prima indagine a livello nazionale coinvolgendo oltre 1.000 pazienti e 700 caregiver (persone che offrono cure ed assistenza al malato come familiari, amici o persone con ruoli diversi, che variano a seconda delle necessità dell'assistito). Così i dati dello studio indicano anche che l’80% dei malati di cancro è andato incontro a cambiamenti importanti nella sfera lavorativa che vanno dalla perdita del lavoro alla sensibile diminuzione del reddito.Il tumore è di fatto una malattia sociale che richiede “una risposta medica e assistenziale all'altezza, coinvolge anche la vita delle persone, i ruoli sociali, l'insieme delle attività e le relazioni”, spiegaGiuseppe De Rita, presidente del Censis.Infatti l’82,5% dei malati di cancro ha una persona di riferimento su cui contare. Nel 62,3% dei casi sono le mogli o i conviventi che si prodigano in un impegno quotidiano per fornire le cure e l’assistenza necessaria. Altri dati, il 68,3% dei cosiddetti caregiver convive con il malato che nel 6,7% dei casi non è autosufficiente. Altro dato preoccupante è quello dell’età dei caregiver, un terzo di questi ha infatti superato i 65 anni.
Nessun commento:
Posta un commento