Roma, 17 apr. (Adnkronos Salute)
- Nuova vita in cuori vecchi e malandati. I ricercatori del
University of Texas Southwestern Medical Center (Usa) hanno
identificato un gene specifico, che regola la capacità del cuore di
rigenerarsi dopo le lesioni. Questa funzione del gene, battezzato
Meis1, non era nota. Dunque la scoperta potrebbe essere importante
per la prevenzione cardiovascolare, spiegano gli studiosi su
'Nature'."Abbiamo visto che l'attività del gene aumenta
significativamente nelle cellule del cuore subito dopo la nascita,
proprio nel periodo in cui le cellule del muscolo cardiaco smettono
di dividersi. Sulla base di questa osservazione ci siamo chiesti: se
il gene viene eliminato dal cuore, le cellule continueranno a
dividersi anche in età adulta? Ebbene, la risposta è sì",
spiega Hesham Sadek, autore senior dello studio condotto sui
topolini.Insomma, il cuore dei mammiferi non può rigenerarsi dopo
una lesione, ma entro i sette giorni di vita questo è ancora
possibile. Nel 2011 proprio il laboratorio di Sadek ha dimostrato che
il cuore dei baby-mammiferi è capace di una risposta rigenerativa
vigorosa attraverso la divisione delle proprie cellule. Un potere che
si perde in pochi giorni, come sa bene chi, da adulto, subisce un
infarto.Il gruppo di ricercatori ha dimostrato che basta 'spegnere'
il gene nel mirino per estendere il periodo di proliferazione
cellulare nei cuori di topi neonati. Ma anche per riattivare il
processo rigenerativo nel muscolo cardiaco di topi adulti, il tutto
senza effetti nocivi sulle funzioni cardiache.Questa nuova scoperta
dimostra che Meis1 è un fattore chiave nel processo di
rigenerazione, la cui piena comprensione può portare a "nuove
opzioni terapeutiche per la rigenerazione del cuore adulto". Un
risultato alternativo alle ricerche in corso, che puntano sulle
staminali per riparare dall'interno il cuore danneggiato
dall'infarto."Meis1 - conclude lo studioso - potrebbe essere
utilizzato come un interruttore per rendere le cellule cardiache
adulte capaci di dividersi. Un approccio che potrebbe segnare
l'inizio di una nuova era nel trattamento dell'insufficienza
cardiaca".
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