giovedì 13 novembre 2014

dal Marchese del Grillo :"io so' io........e voi non siete un cazzo"

orso castano : uno spaccato della giustizia italiana raccontato da un avvocato:

Rinvii d’udienza: il marchese del Grillo aveva ragione. Questo è lo sfogo di un avvocato che, prima di essere avvocato, si sente contribuente, consumatore e, soprattutto, cittadino di un Paese dove ognuno riesce sempre a fare, alla fine, quello che vuole. Non c’è riforma che tenga. Ecco perché Giolitti (poi ripreso da Mussolini) aveva giustamente affermato: “Governare gli italiani non è impossibile. È inutile”. Esco dall’udienza poche ore fa. Una causa per un risarcimento del danno. Senza entrare troppo nella cronaca giudiziaria – perché qui sarebbe del tutto irrilevante – né indicare chi, in questo caso, difendessi, sono obbligato però a fornire tre elementi. Il primo. Il giudice era un G.O.T.: per chi non è pratico delle aule, si tratta di giudici onorari nominati per massimo tre anni (rinnovabili per altri 3 anni) con il compito di sopperire alle esigenze dei tribunali più ingolfati di lavoro. In genere si dà loro un ruolo meno corposo di quello dei magistrati “stabili”, e ciò sia per il breve tempo in cui essi rimangono in carica, sia perché, appunto, hanno una funzione di soccorso all’occorrenza. Di norma, i giudizi affidati ai G.O.T. sono – per fortuna dei clienti e degli avvocati – caratterizzati da rinvii di udienze più brevi rispetto a quelli ordinari. - See more at: http://www.laleggepertutti.it/59021_ecco-perche-nessuna-riforma-della-giustizia-servira-ad-accelerare-i-processi#sthash.wZIOtLNH.dpuf

Il terzo. Siamo in primo grado.


Torniamo al nostro caro processo civile. Che, nel caso che qui vi sto raccontando, finisce con l’escussione dell’ultimo testimone e, quindi, con il verbale per il rinvio all’ultima udienza, quella di precisazione delle conclusioni. Il G.O.T. scrive da sé il provvedimento e dispone: “Il giudice rinvia la causa all’udienza del… 15 novembre 2016”.


Mi è sembrato di vedere, in quel momento, tre volti antagonisti, guardarsi l’un l’altro. Da un lato quello (di sfida) del capo del Governo Renzi e del suo ministro della giustizia Andrea Orlando; dall’altro quello (sornione) del piccolo G.O.T. di Cosenza, di un piccolo tribunale di 68mila abitanti, di un piccolo processo, di un piccolo avvocato, per un piccolo risarcimento del danno. E allora, è vero che le dimensioni, in certe cose, non contano. Il primo ministro potrà fare tutte le riforme che vuole, togliere ferie ai magistrati, ridurre i termini feriali, degiurisdizionalizzare i processi e sottrarli agli avvocati. Ma i giudici, alla fine, di Cassazione o di periferia, si prendono sempre l’ultima parola. E non ci sarà riforma che tenga finché i rinvii di udienza potranno essere disposti senza alcun controllo sulla congruità e sul limite massimo di distanza l’uno dall’altro.


Ma alla fine, come ho già detto, questo è il Paese dove ognuno riesce sempre a fare quello che vuole. E di cui quel famoso Marchese del Grillo (impersonato da un grande Alberto Sordi) descrisse così bene il carattere della classe media, da sintetizzare, in un’unica espressione, la nostra proverbiale strafottenza verso qualsiasi realtà: “Mi dispiace. Ma io so’ io. E voi non siete un…” (clicca sotto).

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