giovedì 13 novembre 2014

la non riforma della giustizia civile!! Renzi fa pasticcik, ed i sui ministri sono competenti?!

orso castano : l'articolo del sito, da linkare , appare pesato e serio; la casta giudiziaria , pur di non perdere privilegi s'inventa cose complicate, di difficile applicazione, per le  quali non 
sono preparati e che ingarbugliera' nel caso del divorzio dove specialisti con tanto di diploma (dopo cinque anni di studio ed esami scritti ed orali) in terapia familiare sono con forza tagliati fuori , anzi neppure presi in considerazioni ed al loro posto vengono introdotti avvocati che nulla sanno delle dinamiche familiari , che richiedono un a lunga e faticosa preparazione ed  esperienza clnica  e non, per riuscire ( e non sempre le ciambelle escono  col buco) a concludere una mediazione seria. E' l'Italia delle caste sfasciate che vuole comandare ed imporre i suoi interessi !!tanto sono i cittadini, i poveri cristi come sempre a pagare un apparato giudiziario che l'Europa continua da anni ed anni a condannare er sanzionare. E tu Rednzi dove sei, con B a mangiare aragoste?!!


In questa particolare fase storica dove l’opinione pubblica è sconcertata dalle guerre tra le procure e dalle eclatanti sentenze di condanna seguite da sentenze di assoluzioni che fanno apparire il diritto e la giustizia due spettri erranti, porsi il problema della degiurisdizionalizzazione per definire l’arretrato in materia civile appare un tentativo non solo velleitario ma addirittura surreale.

Pensare a soluzione pasticciate, come a quelle proposte con la riforma, in un Paese dove la crescente domanda di giustizia è quintuplicata negli ultimi anni e dove, alla pendenza di quasi cinque milioni di cause civili in primo grado si sommano quelle penali e dove la durata media dei processi è tra le più alte in Europa è un suicidio per la credibilità.

Così in un Paese dove si dubita, e a volte a ragione, della terzietà del giudice,pensare che due parti possano d’accordo richiedere la translatio iudicii, ad arbitri privati nominati con criteri niente affatto trasparenti dall’organo politico del Consiglio territoriale degli avvocati, per impiccarsi ad un procedimento brevissimo, senza garanzie di professionalità e senza alcuna certezza dei costi è un’operazione rozza e impraticabile.

Proporre poi la negoziazione assistita, istituto già abortito nel sistema francese, assegnandola d’ufficio agli avvocati, che si sono dimostrati impermeabile a qualsiasi formazione in tema di ADR, e già “Todos caballeros” come mediatori di diritto per appartenenza a prescindere dall’inclinazione serve solo a certificare che il legislatore delibera senza nulla conoscere nella materia.

Si sono create, poi, aspettative pericolose di passaggio dal divorzio biblico al divorzio fulmine, assegnato a soggetti, tra i meno attrezzati in materia di mediazione familiare; si sono ampliate le condizioni di procedibilità a tutte le materie, con fondati profili di incostituzionalità che sarebbe interessante farsi spiegare da coloro che sempre più fagocitati da quelle toghe – solitamente le più ciarliere e presenzialiste – con maggiore foga si sono contrapposte alla mediazione e che oggi propongono sulla sua falsariga la Negoziazione e l’Arbitrato.

La stessa riforma del processo esecutivo si palesa come poca cosa; sicché non si può più far finta di ignorare che, nonostante l’intervento riformatore, per oltre un cinquantennio, sia sulla struttura normativa dell’ordinamento giudiziario che sulla disciplina del rito civile i risultati , ad oggi, sono scoraggianti e bisogna prendere atto che l’approccio sino ad ora seguito nella riforma della giustizia civile è stato fallimentare.
Questa riforma, come le proposte della Commissione Presieduta dal Prof. Vaccarella, appare solo un timido correttivo rispetto al malato “Giustizia” e non è affatto una misura idonea volta a rendere efficacia la mission del processo civile che è quella di comporre rapidamente i rapporti giuridici tra consociati e tra le imprese, attività indispensabile per la crescita competitiva e la tenuta democratica del Paese.

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