sabato 1 novembre 2014

r.k.: la diagnosi precoce , digitale di Google : nanotecnologie e prevenzione secondaria

orso castano: Va dato atto a Google che si sta muovendo nella giusta direzione: la medicina preventiva. Non importa quanto impieghera' ma le idee che lancia spostano finalmente in avanti verso la DIAGNOSI PRECOCE , un mito oforse un sogno spessissimo dimenticato dai clinici che puntano sulla medicina reattiva sempre piu' tecnologizzata. La prevenzione e' l'unica strada innovativa che aggiunge salute e consente risparmi. Quindi un plauso a  Goole ed a tutti quelli spingono verso questa direzione. Purtroppo lo scarso interesse che mostrano i clinici italiani verso questo tipom di ricerche alla lunga creera' in distanza in termine di conoscenze , tecnologie, attrezzature ed accentuera' la dipendenza dalle istituzioni scientifiche americane.



L’ultimo esempio della travolgente ambizione del colosso di internet è la progettazione di minuscole particelle magnetiche che pattuglieranno il corpo umano in cerca di segni della presenza di tumori o di altre malattie. Google ha reso noto che le sue nanoparticelle, di dimensione inferiore a un millesimo di un globulo rosso, cercherebbero e poi si legherebbero a cellule, proteine e altre molecole all’interno del corpo umano.Inoltre, la società sta lavorando a uno strumento di monitoraggio che sarebbe composto da un dispositivo indossabile caratterizzato da un magnete che attrae e conta le particelle. L’obiettivo è fornire un sistema di allarme per il cancro e altre malattie al fine di arrivare a dei trattamenti più efficaci.
“Tutti i controlli che si fanno andando dal dottore saranno condotti attraverso questo sistema”, ha affermato Andrew Conrad, responsabile del team Life Sciences del laboratorio di ricerca Google X, che ha reso pubblico il progetto martedì alla WSJD Live conference del Wall Street Journal. “Questo è il nostro sogno”.
La realtà è verosimilmente lontana almeno cinque anni, secondo gli esperti del settore, e dovrà fronteggiare enormi sfide, tecniche come sociali. I ricercatori devono identificare i rivestimenti che favoriranno il legame delle particelle con cellule specifiche. E Google non sa ancora quante nanoparticelle siano necessarie per far funzionare il sistema. Oltretutto, il dispositivo indossabile deve essere abbastanza piccolo da essere discreto, e dovrà poter alloggiare una batteria che non necessiti di una ricarica frequente.
Google potrebbe somministrare le nanoparticelle attraverso una pillola da deglutire. Tale sistema incontrerebbe “una barriera normativa maggiore degli strumenti convenzionali di diagnostica", ha fatto presente Chad A. Mirkin, direttore dell’International Institute for Nanotechnology della Northwestern University e fondatore di tre società mediche di nanotecnologia. Oltre agli ostacoli tecnici e normativi ci sono le questioni sociali, non ultima la privacy. L’idea che Google monitori il corpo umano ventiquattr’ore al giorno preoccuperà verosimilmente i critici, che già reclamano il fatto che la società abbia accesso a troppe informazioni. A proposito, Conrad ha fatto sapere che Google non raccoglierà o archivierà i dati medici in prima persona. Invece, progetta di dare in licenza la tecnologia a terzi che gestiranno le informazioni e la loro relativa sicurezza.
L’iniziativa è parte dei più ampi sforzi di Google di espandersi verso nuove frontiere, oltre la pubblicità online. Molti di questi progetti sono gestiti dal laboratorio di ricerca di Google X, incluse le automobili senza pilota, i palloni aerostatici ad alta quota per erogare internet e i computer indossabili Glass. Il team di Google X Life Sciences vuole sfruttare i dati per rendere la medicina maggiormente preventiva, piuttosto che reattiva. Con il loro Baseline study stanno costruendo un ritratto dettagliato dell’essere umano in salute, facendo uno screening genetico dei campioni di migliaia di persone. Inoltre stanno lavorando su delle lenti a contatto intelligenti che misurino il glucosio nelle lacrime dei pazienti diabetici.

Il progetto delle nanoparticelle coinvolge più di 100 dipendenti di Google tratti da diverse aree disciplinari, compresa l’astrofisica, la chimica e l’ingegneria elettrica. Google non renderà note le spese relative al progetto. I patrocinatori credono che la nanotecnologia sia molto promettente in ambito medico, ma finora ha dato origine a pochi prodotti commerciali di successo. Fin dal 2001, il governo degli Stati Uniti sta investendo più di 20 miliardi di dollari nella ricerca nel campo della nanotecnologia, includendo circa 4,3 miliardi di dollari da varie agenzie in ambito sanitario.  Nanosphere, fondata su di una ricerca del 2000 dal laboratorio di Dr. Mirkin, commercializza per esempio test diagnostici che si basano sulla nanotecnologia e riescono ad analizzare rapidamente il sangue, la saliva e le urine cercando le cause delle infezioni. Ma i suoi prodotti sono stati lenti ad affermarsi. Infatti le azioni della società sono scese del 98% dal massimo che ha seguito l’ipo del 2007.
Un’altra società fondata dalla ricerca di Dr. Mirkin, AuraSense Therapeutics, sta sfruttando la nanotecnologia per creare forme globulari di Dna progettate per trattare il cancro e altre malattie. Peraltro, Bill Gates e il presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt, sono tra i loro investitori. Invece, T2 Biosystems adotta le nanoparticelle nei test sul sangue all’esterno del corpo umano per rilevare le infezioni da candida. A settembre, la società ha ottenuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration per commercializzare i test per le infezioni sanguigne.
Nel frattempo, Bind Therapeutics è alla fase dei test clinici per sperimentare l’utilizzo delle nanoparticelle all’interno del corpo per somministrare i farmaci per curare malattie come il cancro. La tecnica applica specifici rivestimenti e una molecola mirata sulle particelle per dirigerle verso il loro obiettivo, ossia il tessuto tumorale. Google sta sviluppando un’idea simile per usare le nanoparticelle all’interno del corpo, non per somministrare farmaci, ma per fare test e monitoraggi continui, ha specificato Robert Langer, un esperto di nano medicina del Massachusetts Institute of Technology, che ha co-fondato T2 e Bind. Inoltre, Google ha comunicato di aver fatto progressi nella creazione delle minuscole particelle di ossido di ferro, e nell’identificazione del rivestimento che le fisserebbe alle cellule. Conrad ha riferito che Google spera di marcare le nanoparticelle con un anticorpo che riconosca una proteina sulla parte superficiale delle cellule tumorali e vi si attacchi.
Effettivamente, Google è lontano dall’approvazione all’uso del prodotto da parte dei medici dai cinque ai sette anni almeno, ha commentato Sam Gambhir, preside di radiologia alla Stanford University Medical School, che sta assistendo Conrad sul progetto da più di un anno. Anche se Google riuscisse a far funzionare il sistema, non sarà immediatamente chiaro come interpretare i risultati. Ecco perché il team di Conrad ha avviato il Baseline study, che spera crei un riferimento per le comparazioni. “Abbiamo bisogno di conoscere i livelli di sicurezza di queste molecole portatrici di malattie infettive nel sangue,” ha dichiarato Conrad, “e ora non li sappiamo".

Nessun commento: