Stefano Cucchi, 31 anni, lavorava come ragioniere nello studio di famiglia, nel quartiere romano del Casilino. Intorno alle 23.30 del 15 ottobre 2009 fu arrestato dai carabinieri nel parco degli Acquedotti perché trovato in possesso di droga. Il giorno successivo, dopo una perquisizione  notturna nella casa dove viveva con i genitori – che lo trovarono in  buona salute – e l’udienza di convalida dell’arresto, fu portato nel  carcere romano di Regina Cœli (Cucchi aveva alcuni precedenti penali, ma  non per reati connessi alla droga). Successivamente, Cucchi passò sei  giorni in diverse strutture e con il coinvolgimento di decine di  operatori sanitari e della giustizia, in una catena di abusi e  illegalità solo parzialmente ricostruita.
Cucchi morì il 22 ottobre nel reparto protetto dell’ospedale “Sandro  Pertini” di Roma intorno alle tre di mattina, come stabilì l’autopsia, i  cui risultati furono resi pubblici solo alcuni mesi più tardi. La sua  morte venne scoperta dal personale dell’ospedale solo tre ore più tardi.
Una commissione d’inchiesta del Senato, presieduta dall’allora  senatore del PD Ignazio Marino, stabilì che al momento dell’ingresso in  carcere Cucchi presentava già lesioni gravi al volto, lesioni vertebrali  e un sospetto di trauma cranico e addominale. Secondo l’accusa,  infatti, Cucchi fu picchiato violentemente prima ancora dell’udienza di  convalida dell’arresto, la mattina del 16 ottobre. Successivamente, dopo  il suo ricovero al “Pertini”, secondo l’accusa Cucchi non fu curato né  nutrito, lasciandolo morire di fame e di sete, nonostante le sue pessime  condizioni cliniche. Cucchi, che era tossicodipendente e soffriva di  epilessia, aveva infatti, già dal 19 ottobre, una grave ipoglicemia  (mancanza di zuccheri), oltre ai traumi alla testa e alla schiena.
 
    Sabato 29 Dicembre 2007 8ma andrebbe aggiornata!!)
Pubblichiamo di seguito  un lungo elenco che va dal 1960 al 2001. In esso sono raccolti tutti i  caduti uccisi dallo stato, morti mai riconosciuti come vittime ma, al  massimo come errori.
5 luglio 1960
A  Licata, una manifestazione popolare contro il carovita e la mancanza di  lavoro è caricata selvaggiamente dalla polizia. Rimane ucciso Vincenzo  Napoli, mentre cercava di difendere un bambino tenuto fermo ad un muro e  picchiato dai celerini.
7 luglio 1960
A  Reggio Emilia, la polizia interviene contro una massa di cittadini che  segue, all’esterno del teatro dove si svolge, un comizio contro il  governo Tambroni. Per disperdere la folla di circa 20.000 cittadini,  oltre ai caroselli con le jeep la polizia apre il fuoco uccidendo Lauro  Farioli, Ovidio Franchi, Marino Serri, Emilio Reverberi e Afro Tondelli.  21 risultano i feriti. Viene arrestato, dopo la strage perpetrata dalla  polizia, Alberto Bedini. Gli agenti inquisiti saranno assolti  definitivamente nel luglio 1960.
 
 
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