Ecco, in dettaglio, i nodi da sciogliere per gli Stati Uniti.
..........Mercato dei prodotti agricoli. Gli Stati Uniti spingono – nel nome di un accordo di scambio libero – perchè l’Ue rivede la sua legislazione in tema di accesso ai propri mercati. Si chiede perciò l’eliminazione di tutte le barriere tariffarie esistenti “senza eccezione”, e di ridurre le barriere non tariffarie, soprattutto quelle fito-sanitarie.
Cooperazione regolatoria. Servizi finanziari e organismi geneticamente modificati (ogm) l’oggetto del contenzioso. Il Congresso federale è diviso, con una parte di entrambi i rami a favore di un’inclusione dei servizi finanziari all’interno del capitolo negoziale del Ttip e un’altra, invece, convinta che la materia non debbe essere trattata nel Ttip ma in sede di G20. E’ divisione Usa-Ue, invece, sugli ogm. Gli Stati Uniti spingono per usare il Ttip al fine di superare le diversitò di regolamentazione e trattamento del transgenico. Una proposta a cui si oppone l’Unione europea.
Accesso dell’Ue al mercato degli appalti pubblici statunitensi. Il Congresso intende proteggere i fornitori nazionali, e si oppone all’apertura agli europei. La questione è legale: il Ttip, per come è concepito, neutralizzerebbe il “Buy American act”, legge federale del 1933 che impone al governo degli Stati Uniti di acquistare ferro, acciaio e beni finiti ‘made in Usa’. In molti, tra democratici e repubblicani, non vogliono mettere a rischio la disposizione patriottica del 1933. A detta del Direttorato generale per le Politiche esterne del Parlamento europeo dietro questa resistenza la paura per gli operatori europei, ritenuti troppo competitivi.........
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