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Just the other day, President Obama urged other countries to stop censoring the Internet. But now the United States Congress is trying to censor the Internet here at home. A new bill being debated this week would have the Attorney General create an Internet blacklist of sites that US Internet providers would be required to block. (The first vote is scheduled Thursday, November 18!)
I COICA (Combating Online Infringements and Counterfeits Act), la legge per "combattere le infrazioni e falsificazioni online", potrebbe diventare presto una realtà e Internet, come la conosciamo oggi, potrebbe dissolversì. Nel momento in cui scriviamo, il progetto di legge ha superato l'esame della commissione giudiziaria del Senato degli Stati Uniti. Ma quali sono i rischi legati alla proposta? E perché l'autorevole
Electronic Frontier Foundation si è scagliata con tutta la sua forza contro il COICA? A differenza di tutte le misure legislative finora proposte o adottate nelle varie nazioni del mondo per limitare la violazione del copyright, il COICA utilizza metodi decisamente più drastici. L'idea è quella di assegnare alle autorità federali statunitensi il potere di bloccare I domini Internet responsabili, in' qualsiasi modo, di violazioni del copyright. In pratica, quindi, se su un sito Internet è presente un elemento protetto da copyright e pubblicato illegalmente, verrà chiuso l'intero dominio. Una strategia che, manco a dirlo, ha immediatamente incassato l'appoggio dell'industria musicale e cinematografica americana, che vede nella nuova legge una sorta di "arma finale" per spazzare via dal Web tutti i siti che consentono il download e lo scambio di materiale protetto da copyright. Al momento, questo tipo di decisione può essere presa solo da ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), una società indipendente e senza fini di lucro a cui è affidata la gestione dei domini. Con l'approvazione del COICA, invece, anche il governo degli Stati Uniti avrebbe questo potere. Un cambiamento radicale, che gli oppositori della legge sottolineano denunciando il fatto che, in pratica, il governo americano avrebbe il potere di cancellare dal Web qualsiasi sito che dovesse risultare "sgradito", com'è accaduto in queste ultime settimane con WikiLeaks.
Ciò che preoccupa di più riguardo la legge, sono le modalità attraverso le quali agisce. Il dominio incriminato, infatti, non verrebbe sequestrato come già accaduto in alcuni casi, ma verrebbe estromesso dalla Rete agendo direttamente sui server DNS, ovvero quelli che si occupano di gestire il traffico Web trasformando i nomi dei siti (per esempio www.sprea.it) negli indirizzi IP che consentono il collegamento e la visualizzazione del sito. La tecnica utilizzata sarebbe quella delle b/acklist, al cui interno sarebbero indicati i siti considerati "pericolosi". E qui arrivano i veri problemi, perché la censura dei siti non si limiterebbe agli Stati Uniti ma a tutto il Web. Se è vero che esistono migliala di server DNS sparsi per il pianeta, è bene ricordare
che il sistema DNS è strutturato in maniera gerarchica: la gestione "vera" delle informazioni è affidata a un pugno di server, mentre gli altri si limitano ad agire come "nodi" all'interno del Web. Manco a dirlo, tutti i server principali si trovano negli Stati Uniti. Risultato? Una black list applicata negli USA finirebbe, nel giro di qualche ora, per avere effetto in tutta la Rete.A finire nel mirino del COICA sarebbero sicuramente i siti che consentono lo scambio e la condivisione dei file, come RapidShare o DropBox. Ma una volta messo in campo un simile meccanismo, è difficile dire quali possano essere le conseguenze. Un sito come YouTube, per esempio, potrebbe tranquillamente venire oscurato nel nome della protezione del copyright. Estendendo il concetto oltre musica e film, il rischio addirittura è che si arrivi a bloccare i siti che ospitano blog. Quanti autori, infatti, riportano nei loro post stralci di articoli con "pubblicazione riservata" o immagini protette da copyright reperite su Google? COICA, insomma, rischia di travolgere Internet e spazzare via decine di siti Web. Ma c'è anche chi prevede effetti collaterali, come la frammentazione del sistema DNS. Chi non volesse sottostare alla censura Made in USA, infatti, potrebbe decidere di fare riferimento a server diversi (che al momento hanno un ruolo marginale) con il rischio, però, che la struttura globale di Internet venga meno e il Web precipiti nel caos.
ORSO CASTANO: NON E' SUFFICIENTE CHE OBAMA DIFENDA LA LIBERTA' SU INTERNET . I FALCHI DEL CONGRESSO AMERICANO , CON LA SCUSA DEL COPYRIGHT (SCUSA CHE POTREBBE ESSERE MEDIATA) VOGLIONO IL PIENO CONTROLLO SUI DOMINI INTERNET E SI VOGLIONO ANNETTERE IL DIRITTO DI DEPENNARE , FORMANDO UNA BLACK LIST , TUTTI I SITI "SCOMODI". FIRMA LA PETIZIONE!!
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Just the other day, President Obama urged other countries to stop censoring the Internet. But now the United States Congress is trying to censor the Internet here at home. A new bill being debated this week would have the Attorney General create an Internet blacklist of sites that US Internet providers would be required to block. (The first vote is scheduled Thursday, November 18!)
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