sabato 10 gennaio 2015

Averroe' : attraverso Aristotele un tentativo per conciliare il pensiero cristiano con quello mussulmano

Averroè (adattamento occidentale dell'arabo Ibn Rushd). - Nome con il quale è noto in Occidente il filosofo, giurista, medico e astronomo arabo di Spagna Abū l- Walīd Muammad ibn Rushd(Cordova 1126 - Marrākesh 1198). Tra le sue numerosissime opere sono celebri in particolare i Commentari ad Aristotele e alcuni scritti originali, tra i quali il più noto è il Tahāfut at-tahāfut (in versione latina Destructio destructionis). Tre la sue tesi, che influenzarono la cultura occidentale: l'indipendenza delle verità di ragione da quelle di fede (che sono un insieme di miti e di verità pratiche), l'eternità della materia e del mondo, la negazione dell'immortalità dell'anima individuale.........................
Ma la teoria averroistica che maggiormente attrasse l'interesse della cristianità fu quella dell'intelletto e del suo rapporto con l'anima umana. Contro la concezione dominante nella filosofia araba dell'intelletto potenziale (detto anche materiale perché, come la materia, ha per sua caratteristica di esserein potenza) come intelletto umano, ossia come parte razionale dell'anima umana, A. separa dall'anima non solo l'intelletto agente universale, ma anche l'intelletto materiale, giacché anche questo è semplice, ingenerato, incorruttibile e immortale e costituisce un intelletto unico per tutti gli uomini. L'intelletto potenziale è impersonale, e impersonale è quindi l'immortalità. Questa teoria, che fa estranea all'anima umana l'intelligenza (che si unisce ai singoli solo per ricevere dalle fantasie plurime le immagini sensibili, essenziali ad attuare la sua potenzialità) e nega l'immortalità individuale, fu combattuta sul terreno filosofico da s. Tommaso. Respingendo il tentativo di conciliare Aristotele con la religione musulmana, A. riduceva la fede a un complesso di "miti" e di norme pratiche, necessarie per il popolo ma non per i filosofi che ne vedono il fondamento mitologico (dottrina inesattamente detta della "doppia verità").

 .................Abu al-Walid Muhammad ibn Ahmad ibn Muhammad ibn Rusd (Averroè. Cordova 1126 Marrakesh 1198) fu il più eminente rappresentante della “scuola andalusa” (Cruz Hernandez 1957). Erede della filosofia islamica dopo la critica di al-Gazali che non ritiene possibile la conciliazione tra filosofia e religione, e ristabilisce le prerogative e la preminenza della rivelazione nel processo di acquisizione della verità. Allora, mentre in terra spagnola, sotto la protezione degli omayyadi, alcuni pensatori arabi proseguono l’elaborazione di sistemi filosofici e l’assimilazione del pensiero greco, in terra araba si sviluppano soprattutto approcci mistici (Baffioni 1991). A seguito della condanna, Averroè fu costretto all'esilio. Morì a Marrakesh. Tra le principali opere di Averroè ricordiamo la Distruzione della Distruzione, contro la polemica antifilosofica di al-Gazali, il Trattato decisivo, il Libro della rivelazione dei procedimenti fallaci, l’Unione, il Punto di inizio per il giurista sommo e limite estremo per il giurista medio (importante opera di giurisprudenza che segue l’ortodossia malikita, fautrice di una interpretazione letterale del Corano), e le Generalità, conosciute in latino come Colliget, testo di medicina in cui Averroè misura in termini di progressione aritmetica i gradi deimedicamenti composti, opponendosi ad al-Kindi che li calcola in progressione geometrica sulla base del rapporto tra opposte qualità (Gauthier 1939). Il mondo latino ha conosciuto Averroè soprattutto come lettore e commentatore di Aristotele, e gli ha riconosciuto il merito di averlo messo in luce nella sua autenticità, rispetto ai tentativi dei filosofi precedenti di conciliarlo con le dottrine islamiche e con i sistemi neoplatonici. Effettivamente egli ha commentato gran parte dell’opera aristotelica, utilizzando molte citazioni esplicite che facilitano il distinguere le parole del filosofo greco da quelle del commentatore. Ciò non toglie, tuttavia, che i commenti neoplatonizzanti di al-Farabi e Avicenna esercitano una certa influenza su Averroè che tende, lui pure, a una interpretazione teologica del Primo Principio, Intelletto Divino, Dio, Uno.............................. Averroè critica i sistemi emanatistici e riprende alcune categorie aristoteliche per spiegare la formazione del mondo. Il filosofo rileva le contraddizioni cui vanno incontro al-Farabi e Avicenna spiegando la nascita della molteplicità dall’unità. Essi, cioè, vengono meno a due principi su cui pure fondano il loro pensiero: 1. L’idea che dall’Uno viene soltanto l’uno; 2. L’identità tra intelletto e intelligibile. Causa della molteplicità è, secondo Averroè, la differenza, per ogni essere esistente, delle quattro cause che lo determinano (formale, materiale, efficiente, finale). L’unione di materia e forma, che è l’origine della esistenza di tutto, è operata direttamente da Dio, Primo Principio. Sia la materia sia le forme intelligibili, che sono nell’Essere Supremo, esistono dall’eternità. Il mondo, al contrario, è stato creato con il tempo dall’azione divina, che ha agito su materia e forma fuori dalladimensione temporale......................

Il destino (1997) PosterIl film "Il Destino" narra la vita di Averroe' : Territorio della Linguadoca, 12º secolo. Un filosofo viene bruciato sul rogo, accusato di eresia. A Cordova, nella Spagna musulmana, nello stesso periodo, il califfo Al Mansour, per soddisfare le richieste dei gruppi di fondamentalisti, ordina che tutti i lavori del filosofo Averroè vengano dati alle fiamme. I discepoli di Averroè, insieme ai suoi familiari, decidono allora di copiare i manoscritti per portarli in salvo fuori dal paese. Il califfo Al Mansour ha due figli: uno si fa convincere e va con i fondamentalisti, l'altro, più tenace, resiste, ritrova infine il fratello e lo schiaffeggia adirato. A corte, Averroè e il califfo hanno forti scontri, e Averroè è tentato di bruciare in proprio i libri scritti. Nasser, il principe ereditario, si sposa con Salma e parte. Il califfo ordina il divieto di insegnamento ad Averroè e si prepara allo scontro con lo sceicco Riad, suo rivale. Con lo sceicco c'è il figlio più piccolo che potrebbe uccidere il padre ma al momento decisivo ritorna in sé e rinsavisce. Una certa tranquillità sembra tornare a corte, e il califfo decide di riabilitare Averroè. I soldati corrono ad avvertirlo prima di partire per la battaglia. Averroè ringrazia e getta l'ultimo suo libro sul rogo. "Il pensiero ha le ali, nessuno può arrestarne il volo".

da  Wikipedia :........""Il Pensiero ha le ali, nessuno può arrestare il suo volo" con questa frase finale, il regista Chahine, sintetizza la chiave interpretativa dell'intera opera: la narrazione delle vicende di Averroè mette in luce quella dialettica, storicamente determinata nel califfato del XII secolo, ma per certi versi, drammaticamente attuale, tra progresso scientifico, saggezza e quindi tolleranza da una parte; e il fanatismo fondamentalista religioso dall'altra, che , figlio dell'ignoranza, spesso diviene funzionale al potere politico costituito, come si evince più volte in sottofondo, in modo vivido, in diverse scene, e simbolizzato dall'atto barbarico di bruciare libri, e di mettere al rogo quanti venivano accusati di empietà. Il Destino, quindi, è un'opera psicologica, nel senso che è in cerca di presentare una raffigurazione psicologica dei personaggi "svuotati" , e quindi facilmente oggetto di indottrinamento e manipolazione da parte dei guerrieri asserviti al potere politico del califfato. L'epoca storica del califfato di Al- Andalus, nella spagna meridionale, fu caratterizzata da una profonda integrazione tra religioni e quindi da un'inedita tolleranza e pluralismo . La scelta di mettere in scena, in primo piano, un pensatore come Averroè, serve per mostrare , ad un secondo livello, come la saggezza filosofica, il progresso scientifico, sono la sola strada percorribile, per superare le lacerazioni fondamentaliste , totalitarie, e guerrafondaie di ciascuna religione."

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