lunedì 13 settembre 2010

"un nuovo patto sociale .....ma non contro i diritti acquisiti!!

  02/09/ 2010  Torino, 2 set. - (Adnkronos) - "Serve un nuovo patto sociale non tra aziende e sindacati ma per lo sviluppo, che passi attraverso le politiche sulla competitivita' del Governo". Lo ha detto Susanna Camusso, vice segretaria generale della Cgil, a margine della festa del Pd a Torino, sottolineando che "e' la qualita' che distingue le grandi potenze industriali; non puo' essere quella del competere a bassi costi. Percio' i diritti dei lavoratori devono rimanere inviolabili".
"Noi - ha aggiunto, riferendosi alla Fiat - non produciamo automobili per esportarle in Cina. Si compete con le grandi case europee che producono in Europa. Invece si cerca sempre di mescolare le carte".

Camusso: (CGIL) "Siamo pronti a un patto sulla produttività ma senza toccare i diritti"

ROMA - «La posta in gioco è lo sviluppo del Paese. Non riduciamo tutto al conto che devono pagare i lavoratori». Susanna Camusso, cinquantacinque anni, milanese, ex socialista oggi di fede democrat, ma soprattutto prossimo segretario generale della Cgil, poltrona mai conquistata da una donna in oltre cento anni di vita della confederazione, prova a sparigliare. Non vuole essere "la signora no". Lancia la sua proposta che assomiglia a un patto per l´industria italiana o un patto per la produttività e l´occupazione nel quale il governo dovrebbe fissare «le convenienze e le priorità», le imprese investire le proprie risorse e i lavoratori accettare più turni di lavoro, più formazione, più qualità. «Questa è la partita», dice. «Pensare che tutti i problemi nascano dal fatto che c´è il diritto di sciopero, mi sembra davvero un po´ hard».
È un cambio di prospettiva quello che propone il segretario generale vicario della Cgil. «Parlare di un nuovo patto sociale, come ha fatto l´amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non ha un significato astratto. E un patto non si può fondare sulle deroghe ai contratti nazionali, alle leggi e via dicendo. Ma nemmeno sulle rotture tra i sindacati. Un patto è una costruzione, una compartecipazione responsabile a un progetto nel quale ciascuno mette qualcosa. Un patto serve per definire certezze, nuove regole e, appunto, nuove responsabilità. Purtroppo in questa vicenda è drammaticamente assente il governo. Pensi, per restare nella Fiat, al caso di Termini Imerese. L´azienda ha deciso di abbandonare la Sicilia ma non lo fa certo per la bassa qualità del lavoro. I problemi vanno cercati altrove: nella logistica, nei trasporti, nel controllo del territorio, negli investimenti portuali. Bene: qual è il ruolo che il governo pensa di potere giocare? Non c´è nulla nonostante la Fiat abbia accettato l´ipotesi che possa subentrare in quell´area un altro produttore automobilistico. E ancora: qual è il supporto del governo all´industria dell´auto? Non si può ridurre tutto agli incentivi. Perché non si creano le condizioni favorevoli per gli investimenti nel settore dell´alimentazione a basso impatto ambientale? Perché non si sposta in quella direzione la domanda pubblica come fanno gli altri Paesi? Stesso discorso nella chimica: come si orienta la "chimica verde" e perché da mesi il governo non sa come far ripartire gli impianti della Vinyls di Porto Torres sprecando i soldi destinati al lavoro? Ma, d´altra parte, un governo che da mesi non sente il bisogno di nominare un ministro dello Sviluppo non ha in testa né un´idea di politica industriale, né un´idea per lo sviluppo».
Alle parti sociali spetta anche il compito di aggiornare le relazioni industriali ma la Cgil si è sottratta al cambiamento. «Finora - obietta Camusso - più che nuove relazioni sindacali c´è stata la rottura delle relazioni sindacali. È il recinto che ha fissato il governo e in quel recinto Marchionne ha accettato di ragionare. Credo che possa esserci un´altra strada, più ambiziosa». La Federmeccanica, però, è a un passo dalla disdetta dell´ultimo contratto dei metalmeccanici firmato dalla Fiom. Rilancia Camusso: «Serve buon senso. Anziché puntare sulle deroghe si può scommettere sui nuovi modelli organizzativi». Ma non è quello che si è cercato di fare a Pomigliano con l´opposizione proprio della Fiom? «No - risponde - lì si sono messi in discussione diritti indisponibili alle parti».

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