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Solo cosi' contributo da stability bond

24 novembre, 
Marco Morosini (VECCHIO ARTICOLO , SEMPRE ATTUALE!  Uno degli argomenti più frequenti sull’attuazione della riforma fiscale ecologica è quello dell' "isolamento". Il concetto è giusto, dicono alcuni critici, ma sarebbe sbagliato applicarlo solo nel nostro Paese. Quindi: o una riforma europea o piuttosto nessuna riforma. Nel frattempo però, avendo dieci Stati europei già imboccato questa strada, gli isolati rischiano di diventare quei Paesi come la Germania o l'Italia, che inizieranno solo nel 1999 i primi passi verso la riforma fiscale ecologica. Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera, Austria, Belgio, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia: sono questi i Paesi che hanno già cominciato a tassare maggiormente l'energia per alleggerire il lavoro da tasse e oneri sociali. Uno dei primi governi a muoversi in questa direzione è stato quello conservatore britannico, quando nel 1993 decise un energico piano di aumento del costo della benzina e del gasolio: 5 % all'anno, netto dall'inflazione, senza limiti di tempo. Il governo Blair ha portato questo aumento al 6% reale annuo, il che farà dei carburanti britannici, già oggi i più cari d'Europa con quasi 2000 lire al litro, probabilmente i più cari del mondo nel 2000. Quella che sembra una manovre per aumentare il prelievo fiscale è invece un'intervento sulla struttura industriale. L'obiettivo infatti non è quello si "stangare" gli automobilisti ma quello di dare un impulso all'innovazione tecnologica verso i bassi consumi, un vantaggio che fra qualche anno potrebbe essere molto benefico per la competitività dei veicoli britannici. Sono i Paesi scandinavi quelli che hanno cominciato per primi con la fiscalità ecologica e che oggi dispongono di più esperienza. Nel 1991 fu la Svezia ad introdurre una tassa sulle emissioni di CO2, usando il ricavato per abbassare le aliquote fiscali sui redditi superiori, particolarmente gravose in quel Paese. La riforma più articolata è forse quella della Danimarca. Dopo aver introdotto già negli anni '70 una tassa generale sull'energia, il governo la aumentò nel 1985 e la completò nel 1992 con una tassa sulla CO2, dapprima solo per le abitazioni e poi, nel 1993, anche per le aziende. Nel 1994 queste imposte furono integrate in una riforma fiscale ecologica molto articolata, parte di una più generale riforma della fiscalità. Furono fissate cinque classi di aliquote, secondo l'uso dell'energia (riscaldamento, trasporti, processi industriali). 35 rami industriali ad alto consumo di energia furono esonerati.