martedì 26 maggio 2015

Europa a rischio disgregazione

Risultati immagini per corriere della sera  orso castano : sagge le parole di Prodi, un politico consumato, un europeista esperto e convinto, valutazioni da leggere e su cui riflettere. Molto utile l'intervista di Cazzullo

«Renzi? Non c’è una politica alternativa a quella tedesca. Un errore isolare Putin»

«È un lunedì nero per l’Europa». Romano rodi (Ansa/Ferrari)
Romano Prodi, si riferisce al precipitare della crisi greca? 
«Mi riferisco alla Grecia, e non solo. In Spagna crollano i partiti. Francia e Inghilterra si sono chiamate fuori dall’accordo sugli immigrati. Ma la notizia peggiore è il voto polacco» . 
Ha vinto il candidato antieuropeo: Andrzej Duda. 
«Un voto straordinario: in negativo, s’intende. Nei sondaggi Duda era testa a testa con il candidato di Tusk, Bronislaw Komorowsky. Invece ha vinto a valanga, grazie ai voti della Polonia rurale. E questo è un segno inquietante. La Polonia è il Paese che ha performato meglio in questi anni, che ha ricevuto più aiuti dall’Europa. È la sesta economia dell’Unione. Ne esprime il presidente, Donald Tusk. Ma l’uomo di Tusk ha perso. E ha vinto l’uomo di Kaczynski. Con una linea portatrice di tensioni, perché fortemente antieuropea. Antitedesca. E antirussa». 
Lei è accusato di essere un po’ troppo morbido con i russi. In particolare con Putin.
«Duro o morbido non sono concetti politici. Puoi essere duro se ti conviene, o morbido se ti conviene; non puoi fare il duro se te ne vengono solo danni. Isolare la Russia è un danno. Il problema è avere chiara l’idea di dove devi arrivare. Se vuoi che l’Ucraina non sia membro della Nato e dell’Ue, ma sia un Paese amico dell’Europa e un ponte con la Russia, devi avere una politica coerente con questo obiettivo. Se l’obiettivo è portare l’Ucraina nella Nato, allora crei tensioni irreversibili». 
In Spagna invece vincono movimenti civici. Non è detto sia un segno negativo. 
«È vero. Lì è in corso una rivoluzione politica, contro i vecchi partiti più che contro l’Europa. Il governo popolare è obbediente alla linea tedesca; e il popolo gli si rivolta contro, a cominciare dalla grandi metropoli, che danno il tono al Paese. Ma sono davvero troppi in Europa i segnali di disgregazione; non da ultimo il referendum britannico, lo spettro dell’uscita di Londra. E se si leva un vento di disgregazione, non lo ferma nessuno». 
Il vento soffia da Atene. 
«Tanto tuonò che piovve. È ormai chiaro che la Grecia tanti soldi da pagare non li ha. Lo sapevano tutti. Il 25% dei greci è disoccupato, il reddito è crollato molto più di quanto si attendessero i fautori dell’austerity. La Grecia non ha lo sfogo dell’export che ha l’Italia, la Grecia esporta meno della provincia di Reggio Emilia; vive di noli marittimi, un po’ di cemento, un po’ di turismo; se crolla il reddito interno, crolla tutto. È stato un braccio di ferro in cui ognuno ha pensato che l’altro cedesse; invece per salvarsi ognuno dovrebbe cedere qualcosa. Se la Germania fosse intervenuta all’inizio della crisi, ce la saremmo cavata con 30-40 miliardi; oggi i costi sono dieci volte di più». 
Tsipras e Varoufakis non hanno colpe?
«I greci hanno mostrato una sbruffoneria che ha mal disposto i negoziatori. Ho notato un’irritazione progressiva nei loro confronti, man mano che usavano parole violente. Tirare fuori il nazismo non ha aiutato. Schaeuble non lo puoi prendere in giro. Purtroppo lui può prendere in giro te, perché è forte. Ma sentire i soliti pregiudizi sulla pigrizia mediterranea è un altro segno di disgregazione». 
Alla fine la Grecia uscirà dall’euro? 
«Siamo alla canna del gas. Ma c’è ancora lo spazio per un accordo. A due condizioni: che sia chiaro; e che sia subito. Non è più possibile un altro rinvio. Si può ancora arrivare a un mezzo default, con la Grecia che ottiene l’allungamento dei termini e la ristrutturazione del debito, che non potrà essere rimborsato per intero, ma in cambio accede ad alcune richieste: neppure le promesse elettorali di Tsipras potranno essere mantenute per intero» . 
Se salta la Grecia, si sente dire, la prossima è l’Italia. C’è un rischio contagio, come paventa ad esempio Luigi Zingales? 
«Non ci sono le condizioni oggettive per il contagio. Il bilancio italiano è sotto controllo, i tassi sono bassi, si intravede la ripresa, sia pure debole. Zingales ipotizza un panico, con i capitali che fuggono. E la miccia del panico è l’incertezza. La speculazione si nutre di incertezza. Nessuno specula su un Paese se sa già che non viene abbandonato dagli altri». 
Rispetto al 2011, abbiamo Draghi e il quantitative easing. 
«E’ vero: sul versante finanziario abbiamo eretto una difesa. Ma sul versante delle decisioni politiche siamo sguarniti come e peggio di prima». 
Nel libro scritto per Laterza con Marco Damilano, “Missione incompiuta”, lei sostiene che proseguendo su questa strada l’Europa andrà a pezzi. Nel frattempo abbiamo fatto altri passi sulla strada sbagliata? 
«Sì. L’Europa non ha più politica, né idee; ha solo regole, aritmetica. Quando definivo “stupido” il patto di stabilità, sapevo che si sarebbe arrivati a questo punto. Non si governa con l’aritmetica. Junker ha annunciato il suo piano di investimenti nove mesi fa. Il tempo in cui nasce un bambino. Ma non si è ancora visto nulla» . 
La Mogherini come si muove? 
«Conosce i dossier e si muove bene, ma può fare poco: perché il centro del potere si è spostato dalla Commissione agli Stati, in particolare alla Germania». 
Allora l’Europa è davvero alla canna del gas? 
«Ho fiducia in un fatto: ogni volta che l’Europa è arrivata sull’orlo del baratro, ha avuto un colpo di reni, uno scatto di nervi. Quando si capisce che è in gioco tutto, scatta un allarme collettivo». 
La Merkel ha la statura per imporre la svolta? 
«Questo lo vedremo. Di sicuro ne ha la forza. La Germania non può prendersi la responsabilità storica che l’Europa si slabbri». 
Renzi come si sta muovendo? 
«Di richiami alla solidarietà europea ne ha fatti, ma non si vede una politica alternativa a quella di Berlino. Eravamo un’Unione di minoranze; ora siamo un’Europa a una dimensione, quella tedesca. Ho sperato a lungo che Francia, Spagna e Italia trovassero una linea comune. Non ci sono riusciti, perché ogni Paese credeva di essere più bravo dell’altro; in particolare la Spagna e la Francia pensavano di essere più brave dell’Italia. Il voltafaccia di Parigi sugli immigrati è clamoroso: l’Europa ha annunciato un accordo, e l’ha disatteso sei giorni dopo. Almeno Cameron ci ha presi in giro fin da subito: ha offerto le sue navi per il salvataggio dei profughi, a patto che restassero tutti in Italia». 
Dobbiamo prepararci a un intervento contro l’Isis? 
«No, no, no. E’ proprio quello che l’Isis vuole: attirare soldati occidentali nella guerra civile islamica, per farne un bersaglio e rinfocolare la popolazione. Se poi sono soldati italiani, di un’ex potenza coloniale, meglio ancora per l’Isis, e peggio ancora per noi». 
Allora dobbiamo abbandonare la Libia ai tagliagole? 
«Il fatto che in Libia ci siano più governi dipende soprattutto dai governi stranieri che li appoggiano. Il governo di Tripoli si regge su Turchia e Qatar, quello di Tobruk su Arabia Saudita ed Egitto; che a loro volta dipendono dagli Stati Uniti, dalla Russia e indirettamente dalla Cina. Se le grandi potenze trovano un accordo, l’Isis finisce in un giorno. Se le grande potenze usano il Medio Oriente per il loro grande gioco, l’Isis prospererà» .

giovedì 21 maggio 2015

mindfulness e terapia dell'insonnia

da Brail LabBrainLab

Mindfulness e meditazione contro l’insonnia degli anzianiRisultato Immagine per mindfulness
L’incidenza di disturbi del sonno aumenta sensibilmente con l’avanzare dell’età, ma le difficoltà ad addormentarsi, i risvegli ripetuti o precoci e il sonno frammentato vengono spesso trascurati, ritenendoli un effetto collaterale dell’invecchiamento e delle patologie che lo accompagnano. In non pochi casi, poi, si preferisce evitare di ricorrere a farmaci contro l’insonnia per non aggiungere altre terapie a quelle già assunte per il trattamento di condizioni cliniche concomitanti. Uno studio condotto presso l’Università della California di Los Angeles (Stati Uniti) indica che una strategia non farmacologica, semplice e del tutto innocua come la meditazione mindfulness può aiutare a migliorare la qualità del sonno e il benessere psicofisico generale durante il giorno degli over65. Nello studio, 49 persone con età media 66,3 anni sono state randomizzate per la partecipazione a un ciclo di sei settimane di sedute di meditazione mindfulness di due ore ciascuna (24 partecipanti) oppure per incontri di educazione sull’igiene del sonno (25 partecipanti; gruppo di controllo). All’arruolamento, tutte le persone coinvolte presentavano disturbi del sonno moderati, così definiti sulla base di un punteggio >5 nella scala di valutazione Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI). Al termine dell’intervento, nella popolazione intention-to-treat è stato osservato un significativo miglioramento della qualità e della durata del sonno soltanto nel gruppo che aveva seguito le sedute di meditazione mindfulness, che ha visto diminuire il punteggio PSQI medio dall’iniziale 10,2 a 7,4, contro una riduzione da 10,2 a 9,1 nel gruppo sottoposto all’intervento educativo. Anche i sintomi di insonnia, l’affaticamento durante il giorno, la depressione, l’ansia, lo stress e i livelli degli indici infiammatori (NF-κB), valutati nel contesto degli endpoint secondari, sono migliorati significativamente tra chi aveva praticato la meditazione mindfulness rispetto al gruppo di controllo (p <0 i="" parametri="" per="" span="" tutti=""> Su queste basi, i ricercatori ritengono che questo tipo di intervento possa compensare in modo rapido, sicuro ed efficace disturbi del sonno lievi-moderati negli anziani

Fonte: Black DS et al. Mindfulness meditation and improvement in sleep quality and daytime impairment among older adults with sleep disturbances: a randomized clinical trial. JAMA Intern Med 2015; doi:10.1001/jamainternmed.2014.8081 
Pubblicato il 12/05/2015 


da Wikipedia
L'NF-κB ("nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells") è un complesso proteico funzionante come fattore di trascrizione. NF-κB si può trovare in tutti i tipi di cellule ed è interessata in tutte le reazioni delle cellule agli stimoli, quali stress, citochineradicali liberi, irradiazione con ultravioletti e attacco proveniente dagli antigeni dei batterivirus.[1] NF-κB gioca un ruolo chiave nella regolazione della risposta immunitaria alle infezioni e sue disfunzioni sono state collegate al cancro (come il mieloma multiplo), aiprocessi infiammatori, alle patologie autoimmuni, agli shock settici, alle infezioni virali e alle malattie del sistema immunitario. L'NF-κB è considerato coinvolto anche nei processi di plasticità sinaptica e memoria.[2]........

lunedì 18 maggio 2015

il test invalsi e' utile ??

orso castano: i test autosomministrati sono in uso in molti campi . Il limite di questi testi e' che , purtroppo, sono avulsi spesso dai corsi che li precedono. La giusta critica e' quella che fa la Enea Berardi nell'articolo che chiude il post : Fino a quando nella Scuola italiana non si affronterà con coerenza il problema degli obiettivi da conseguire e dei livelli minimi di apprendimento (con coerenza: se non superi l’equivalente del TOEFL, per esempio, lo ripeti ma ti sostengo adeguatamente), non si adegueranno edifici scolastici e classi a criteri basilari di didattica moderna, i test INVALSI serviranno, purtroppo, solo a chi li formula.. Cioe' lasciare soli gli alunni, cioe' chi fa l'autotest, senza sostenerlo e piegargli dove ha sbagliato ed aiutarlo a superare l'errore, invalida l'utilita' del, test e rende questo strumento che potrebbe essere utile , se fatto coerentemente con i coprsi di preparazione, non serve assolutamente a nessuno.Risultati immagini per invalsi criticheRisultati immagini per invalsi critiche

L’INVALSI è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto, in un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione (CEDE) istituito nei primi anni settanta del secolo scorso.
Sulla base delle vigenti Leggi, che sono frutto di un’evoluzione normativa significativamente sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto:
effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale, anche nel contesto dell'apprendimento permanente; in particolare gestisce il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV);
studia le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale ed alle tipologie dell'offerta formativa;
effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole;
predispone annualmente i testi della nuova prova scritta, a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti nell’esame di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado;
predispone modelli da mettere a disposizione delle autonomie scolastiche ai fini dell'elaborazione della terza prova a conclusione dei percorsi dell'istruzione secondaria superiore;
provvede alla valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti a conclusione dei percorsi dell'istruzione secondaria superiore, utilizzando le prove scritte degli esami di Stato secondo criteri e modalità coerenti con quelli applicati a livello internazionale per garantirne la comparabilità;
fornisce supporto e assistenza tecnica all'amministrazione scolastica, alle regioni, agli enti territoriali, e alle singole istituzioni scolastiche e formative per la realizzazione di autonome iniziative di monitoraggio, valutazione e autovalutazione;
svolge attività di formazione del personale docente e dirigente della scuola, connessa ai processi di valutazione e di autovalutazione delle istituzioni scolastiche;
svolge attività di ricerca, sia su propria iniziativa che su mandato di enti pubblici e privati;
assicura la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea e internazionale in campo valutativo, rappresentando il Paese negli organismi competenti;
formula proposte per la piena attuazione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici, definisce le procedure da seguire per la loro valutazione, formula proposte per la formazione dei componenti del team di valutazione e realizza il monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti del sistema di valutazione.

L’INVALSI è soggetto alla vigilanza del Ministero della Pubblica Istruzione che individua le priorità strategiche delle quali l'Istituto tiene conto per programmare la propria attività. La valutazione delle priorità tecnico-scientifiche è riservata all'Istituto.
Risultati immagini per invalsi criticheIsaiah Berlin, uno dei grandi liberali del ventesimo secolo, ci ha messo in guardia contro chi pretende di delimitare l’ambito delle domande ammissibili, separandole rigidamente da quelle che non si possono fare. Una deriva intellettuale che, secondo lo studioso di Oxford, avrebbe condotto ben presto non solo alla persecuzione della scienza, un fenomeno ben noto anche nel passato, ma anche a quella dei ricercatori in nome di ciò che si tenta di far passare per scienza.........se è vero che metodi standardizzati sono stati impiegati negli ultimi anni in alcuni paesi, non c’è affatto un consenso unanime sul modo migliore di progettarli o sull’uso che se ne dovrebbe fare. Negli Stati Uniti, ad esempio, un paese che ci viene spesso indicato a modello, il test nazionale introdotto dal No Child Left Behind Act è stato criticato, tra gli altri, da Martha Nussbaum per gli effetti controproducenti che sta avendo sulle capacità di pensiero critico e di fare uso dell’immaginazione degli studenti. Forse non è irrilevante per spiegare l’allarme del “comitato di salute pubblica” la circostanza che la traduzione italiana del libro della Nussbaum che contiene queste critiche abbia un’introduzione di Tullio De Mauro.
Biblioteca
A supporto delle proprie attività istituzionali, l'INVALSI si avvale della Biblioteca che cura la raccolta di materiale bibliografico nell'ambito delle scienze dell'educazione, con una particolare attenzione agli aspetti della valutazione. Parte integrante della Biblioteca è l'emeroteca, con una ricca collezione di riviste specialistiche ed un posseduto storico di rilievo nazionale.
Risultati immagini per invalsi 2015

Le critiche principali ai test Invalsi

Riassumo le critiche principali alle prove INVALSI. 1. Il problema di questo tipo di test è sapere cosa esattamente misurano. Controllano il grado di apprendimento di quello che è stato insegnato o la prontezza nelle risposte ed altre abilità ? 2. Se diventa cruciale “far bella figura” ai test, siamo di fronte al classico caso di una” misura” che perturba la cosa da misurare. Nei programmi e nel metodo di insegnamento, ed è la critica più seria (vedi G. Israel “Il bluff della matematica finlandese”). E poi, nel risultato stesso: in Italia, per risparmiare, le si fa “somministrare” dagli stessi insegnanti e in passato ci sono stati casi di aiuti agli studenti (risultati non affidabili). 3. L’interpretazione delle prove dipenderà da quello che cerchiamo. Supponiamo che dopo una attenta analisi si scopra (sorprendentemente?) che gli studenti delle classi “pollaio” imparano meno e peggio di quelle con 20 studenti, che la presenza di alunni che non parlano l’italiano rende problematica la didattica e il completamento dei programmi. Che chi frequenta scuole moderne con laboratori ha, in media, miglior profitto di quelli che vanno in scuole fatiscenti. Che un insegnante laureato in lingue straniere insegna meglio l’inglese alle elementari rispetto ad una maestra che ha seguito un corso. Il Ministero correrà ai ripari assumendo insegnanti, prevedendo sostegno didattico e linguistico dove necessario ed adeguando il patrimonio edilizio? In tal caso, ben vengano le INVALSI. Considerato lo stato, per esempio, della Sanità (personale cronicamente sotto organico) e dell’edilizia scolastica (edifici privi di certificazioni essenziali) è lecito dubitarne. 4. Se invece pretendiamo che le prove siano anche un test sugli insegnanti, sulle classi e sul singolo istituto scolastico (a questo punto però i test dovrebbero forse essere somministrati da personale INVALSI) leggeremo i risultati come classifiche. Dopo di che, cosa succede? Aiuteremo finanziariamente le scuole deboli per portarle a livello delle altre o quelle forti per premiarle? Pagheremo di meno (meno di adesso?) gli insegnanti con punteggi mediocri (siamo sicuri che dipende dagli insegnanti?) oppure di più quelli “bravi”? Ha senso assimilare una scuola ad una azienda? Per scuole primarie, medie e superiori, in realtà manca la libertà di scelta. In molte città, nemmeno piccole, c’è un solo Liceo Scientifico, per esempio. E la scelta delle scuole elementari dipende largamente dalla disponibilità di tempo del genitore. Tutte le scuole dovrebbero soddisfare certi livelli, così come tutti i Pronto Soccorso devono possibilmente salvare vite. Non sono libero, in generale, di scegliere l’ospedale, come da un punto di vista pratico, non sono libero di scegliere tra due licei concorrenti (che spesso nemmeno esistono). Ed infine, anche se la trasparenza fosse perfetta e la classifica veritiera, cosa succederebbe? Una scuola scadente vuota ed una ottima strapiena? Facciamo ampliamenti? O un sorteggio? O rendiamo buona anche la scuola scadente? 5. E’ opinione comune che la Scuola italiana sia mediocre al confronto di altre realtà. Quale è allora il problema generale? Ci accontentiamo di livelli scadenti di conoscenza e competenza oppure le valutazioni sono inaffidabili? O entrambe le cose? “Livello scadente” vuol dire che diamo per buona una conoscenza mediocre. ”Valutazione inaffidabile” significa che il 5 reale diventa un 6 politico, dopo estenuanti trattative, durante gli scrutini. Tutti gli anni, per troppi studenti, che naturalmente continueranno a non parlare un accettabile inglese e ad avere carenze spaventose in materie fondamentali dopo 13 anni di studi. Fino a quando nella Scuola italiana non si affronterà con coerenza il problema degli obiettivi da conseguire e dei livelli minimi di apprendimento (con coerenza: se non superi l’equivalente del TOEFL, per esempio, lo ripeti ma ti sostengo adeguatamente), non si adegueranno edifici scolastici e classi a criteri basilari di didattica moderna, i test INVALSI serviranno, purtroppo, solo a chi li formula.

Enea Berardi

domenica 17 maggio 2015

Il filosofo Gentile e la sua concezione pedagogica : la scuola come terreno di sperimentazione di modelli di preparazione per lo sviluppo culturale e scientificop del paese.

orso castano : la buona scuola di Renzi somiglia , per non pochi aspetti alla riforma del Ministro Bottai. Finalizza alle aziende l'insegnamento, privileggia il finanziamento dei privati  ed ai privati, limita la liberta'' d'insegnamento. Certo non e' facile conciliare la liberta' d'insegnamento, la interconnessione scuola -sviluppo ecnomico, il monitoraggio costante della valutazione della preparazione docenti- alunni. Pure in altri settori come la sanita' questo punto d'equilibrio e' stato trovato pur tra mille difficolta'ed una dialettica quasi persistente che, a mio giudizio, fa solo molto bene al Servizio sanitario stesso, perche' monitorizza costantemente il suo livello organizzatiovo- scientifico. Prorio la sanita' potrebbe essere preso come modello di organizzazione che si trasforma di continuo, adattandosi alle nuove tecnologioe nel rispetto della liberta' di formazione del medico, anche se certe tendenze autoritarie ed i "culi di pietra" figli di clientelismi radicati nel costume nazionale , persistono, dure ad essere rimosse a causa della eccessiva politicizzazione del Serv. Sanitrario, politicizzazione che svilisce in molti momenti la vivacita' e persino la scientificita' del Sistema bloccandone le capacita'di risposta ai problemi piu delicati della saute.Risultato di immagine per scuola e scienza
Erma di “Pitagora”
Scultura
Da un originale greco della metà del V secolo a.C.

Il pensiero pedagogico di Giovanni Gentile


La filosofia elaborata da Giovanni Gentile prende il nome di attualismo, e muove fichtianamente dall'atto di pensiero, considerato principio unico e fondante di tutta la realtà. Per Gentile la pedagogi si fa veramente scienza solo se diventa filosofia, poiché il processo di svolgimento della vita spirituale, che è l'oggetto specifico dell'educazione, è definibile e comprensibile solo fuori da ogni dualismo e da ogni meccanismo, propri delle filosofie dell'educazione che si ispirano a Herbart e al Positivismo, insufficienti e fuorvianti.
La vera pedagogia è quella che pensa l'educazione, e l'uomo, in termini di spirito, di sviluppo dialettico e di unità, attraverso il principio della sintesi a priori.
L'attualismo pedagogico di Gentile, legato ad una visione spiritualistica e filosofica dell'educazione, intende opporsi radicalmente a tutte le concezioni pedagogiche a base naturalistica, che non riconoscono adeguatamente la natura spirituale propria dell'uomo e introducono opposizioni e dualismi all'interno del suo processo formativo.

Di conseguenza tali pedagogie separano la teorica e la pratica, il conoscere e il fare, provocando una serie di inutili complicazioni e di contrasti irrisolvibili all'interno del processo educativo, oltre che una sostanziale degradazione della pedagogia da scienza ad arte, in quanto la tecnica risulta essere essenzialmente uno strumento operativo e non una vera conoscenza teoretica.
Queste pedagogie, sostiene Gentile, hanno creato un modello di bambino mitico che però non è precisamente nessun bambino vivo, ma una sorta di bambino di infanzia obbligata.
Gentile avvia un confronto serrato con le precedenti teorie pedagogiche, delineando al tempo stesso una precisa concezione della vita della scuola, vista come il luogo specifico dove si compiono i processi di formazione spirituale, e una altrettanto precisa concezione della didattica, totalmente alternativa.
L'obiettivo principale dell'opera di Gentile è di rimuovere tutte le opposizioni che hanno caratterizzato fino ad allora il pensiero pedagogico e che hanno reso irrisolvibili i suoi problemi: quella tra educazione negativa ed educazione positiva; quella tra educazione morale e formale (organizzati nell'educazione attuale); quella tra istruzione ed educazione (riunite nella morale); quella tra educazione religiosa e scientifica (unificate nella filosofia).
Per quanto riguarda la vita della scuola, Gentile la riduce al rapporto tra maestro e scolaro, con l'obiettivo di ridurre ogni dualismo e di affermare l'unità della vita spirituale in svolgimento che si compie all'interno di ogni vero atto educativo. Maestro e scolaro si unificano nella concreta vita dello spirito che si realizza nello spirito formativo della lezione. A ben guardare, però, questa unità si compie attraverso l'affermazione dell'insegnante, la cui presunta autorità filosofica e morale schiaccia praticamente il fanciullo. Il modello gentiliano è un modello totalmente anti puerocentrico.
Gentile venne poi elaborando anche una concezione particolare dell'infanzia distinguendo tre tipi di fanciulli: quello eterno, quello fantoccio e quello reale.
La teoria gentiliana dell'educazione scolastica oscilla tra spontaneismo e disciplina ma propone in sostanza un recupero della scuola tradizionale, legata alla centralità del maestro. Ebbe inolte un concetto positivo di laicità, affermando che ogni vera educazione esige un orientamento ideale, una concezione del mondo e una rosa definitiva di valori; poiché il fanciullo non può elevarsi alla concezione filosofica del mondo, va iniziato ad una concezione religiosa di essa. La religione dunque si fa principio ideale della scuola e Gentile chiuse con forza rispetto a buona parte della cultura pedagogica italiana ed europea moderna, che aveva affermato il principio della laicità dell'educazione.
Il suo modello di insegnamento si basava sulla triade di arte, religione e filosofia, considerati i tre momenti fondamentali dell'apprendimento. L'arte è il momento della pura soggettività; la religione quello dell'oggettività; la filosofia quello della sintesi.
di Gherardo Fabretti
La carta della Scuola presentata dal ministro Bottai al Gran Consiglio del Fascismo il 19 gennaio 1939 e pubblicata il 15 febbraio dello stesso anno, è il documento più emblematico del regime fascista nel settore scolastico che asservì la scuola agli interessi della politica......... La scuola viene divisa in urbana ed in rurale con sfoci diversi nella scuola media, artigiana per le campagne e professionale per le città. Tutto ciò è funzionale alla subordinazione dell'agricoltura all'industria, in vista dell'economia di guerra. la preoccupazione di Bottai è di fronteggiare la disoccupazione giovanile, "preparare un personale esecutivo qualificato, che possa essere rapidamente immesso nel meccanismo della produzione, portandovi oltre ad un'abilità tecnica, una coscienza sociale ed una piena consapevolezza di uomo, di cittadino, di fascista", ciò in vista del potenziamento dell'autarchia e dell'economia di guerra per le campagne d'Etiopia e di Spagna. Il fondamento della Carta della scuola è " di sostituire ad una scuola borghese una scuola popolare, che sia veramente di tutti e risponda veramente alle necessità di tutti, cioè alle necessità dello Stato". Assumono importanza due fattori "quello di mettere le intelligenze nelle condizioni di poter fruttificare e quello di selezionarle rigorosamente secondo le attitudini e le capacità".Anche nel campo dell'educazione la parola d''ordine fu quella di andare verso il popolo, ma una scuola uguale per tutti fino al14° anno di età avrebbe offerto al popolo possibilità astratte di fare ciò che poi non potrebbe fare per le condizioni economiche in cui si trova, dopo la prova della scuola artigianale i migliori avevano una possibilità con la creazione dei Collegi di Stato. L'esigenza dell'unità viene rispettata solo nell'ambito della scuola materna ed elementare, nella quale è rimasta l'esperienza comune di lavoro, infatti il secondo ciclo della scuola elementare formato dalle classi quarta e quinta, fu chiamato "Scuola del lavoro", "Si tratterà di far entrare il lavoro in questa scuola nella forma più facile ed adeguata a dei fanciulli per suscitare coscienza del lavoro, amore ed interesse verso esso e avviarsi praticamente"............... lasciava inalterata la distinzione tra scuole per artigiani, tecnici e professionisti proprio ad un'età nella quale si forma la personalità.Queste distinte scuole erano inadeguate sia dal punto di vista del lavoro che dal punto di vista culturale, la pratica del lavoro restava avulsa dalla tecnica e dalla scienza. Il fascismo non ebbe modo e tempo di realizzare il principio del lavoro nella scuola a causa della guerra , comunque soltanto alla scuola media unica era affidato il compito "di mediare quell'attenta selezione di capacità e di attitudini su cui si doveva fondare una scuola più aderente alle reali necessità del Paese".

la buona SCUOLA del Premier di Destra Storica Renzi IN 12 PUNTI 


1. MAI PIÙ PRECARI NELLA SCUOLA 
Un piano straordinario per assumere 150 mila 
docenti a settembre 2015 e chiudere le Graduatorie 
ad Esaurimento. 

2. DAL 2016 SI ENTRA SOLO PER CONCORSO 
40 mila giovani qualificati nella scuola fra il 2016 e 
il 2019. D’ora in avanti si diventerà docenti di ruolo 
solo per concorso, come previsto dalla Costituzione. 
Mai più ‘liste d’attesa’ che durano decenni. 

3. BASTA SUPPLENZE 
Garantire alle scuole, grazie al Piano di assunzioni, 
un team stabile di docenti per coprire cattedre 
vacanti, tempo pieno e supplenze, dando agli studenti 
la continuità didattica a cui hanno diritto. 

4. LA SCUOLA FA CARRIERA: QUALITÀ, 
VALUTAZIONE E MERITO 

Scatti, si cambia: ogni 3 anni 2 prof. su 3 avranno 
in busta paga 60 euro netti al mese in più grazie 
ad una carriera che premierà qualità del lavoro 
in classe, formazione e contributo al miglioramento 
della scuola. Dal 2015 ogni scuola pubblicherà 
il proprio Rapporto di Autovalutazione e 
un progetto di miglioramento. 

5. LA SCUOLA SI AGGIORNA: FORMAZIONE E 
INNOVAZIONE 

Formazione continua obbligatoria mettendo al 
centro i docenti che fanno innovazione attraverso 
lo scambio fra pari. Per valorizzare i nuovi 
Don Milani, Montessori e Malaguzzi. 

6. SCUOLA DI VETRO: DATI E PROFILI ONLINE 
Online dal 2015 i dati di ogni scuola (budget, 
valutazione, progetti finanziati) e un registro 
nazionale dei docenti per aiutare i presidi a migliorare 
la propria squadra e l’offerta formativa. 

7. SBLOCCA SCUOLA 
Coinvolgimento di presidi, docenti, amministrativi 
e studenti per individuare le 100 procedure 
burocratiche più gravose per la scuola. Per 
abolirle tutte. 

8. LA SCUOLA DIGITALE 
Piani di co-investimento per portare a tutte le 
scuole la banda larga veloce e il wifi. Disegnare 
insieme i nuovi servizi digitali per la scuola, per 
aumentarne la trasparenza e diminuirne i costi. 

9. CULTURA IN CORPORE SANO 
Portare Musica e Sport nella scuola primaria e 
più Storia dell’Arte nelle secondarie, per scommettere 
sui punti di forza dell’Italia. 

10. LE NUOVE ALFABETIZZAZIONI 
Rafforzamento del piano formativo per le lingue 
straniere, a partire dai 6 anni. Competenze digitali: 
coding e pensiero computazionale nella 
primaria e piano “Digital Makers” nella secondaria. 
Diffusione dello studio dei principi dell’Economia 
in tutte le secondarie. 

11. FONDATA SUL LAVORO 
Alternanza Scuola-Lavoro obbligatoria negli ultimi 
3 anni degli istituti tecnici e professionali 
per almeno 200 ore l’anno, estensione dell’impresa 
didattica, potenziamento delle esperienze 
di apprendistato sperimentale. 

12. LA SCUOLA PER TUTTI, TUTTI PER LA 
SCUOLA 
Stabilizzare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta 
Formativa (MOF), renderne trasparente 
l’utilizzo e legarlo agli obiettivi di miglioramento 
delle scuole. Attrarre risorse private (singoli 
cittadini, fondazioni, imprese), attraverso incentivi 
fiscali e semplificazioni burocratiche. 

le critiche dellaCGILFoto di Karl Popper. Immagine tratta dal sito: www.btinternet.com popper, filosofo della scienza
 

Scuola Estiva di Filosofia della Fisica

Relativity — Maurits Cornelius Escher
La libertà di insegnamento è messa in questione con un operazione divisiva fra i docenti: scelti dal dirigente a svolgere determinate funzioni, valutati dallo stesso con poteri di attribuire i riconoscimenti economici, chiamati su progetto con incarichi triennali.
Ma la scuola non è un’azienda, e il modello Marchionne, che tanto piace al Presidente del Consiglio, nella scuola non può funzionare. Perché la libertà di insegnamento non si può mettere a mercato e non può essere sottoposta a premialità.
Il personale ATA, poi, non esiste.
Per evitare danni irreparabili al nostro sistema di istruzione tale disegno va rigettato.
Come va rivisto il proposito di discriminare fra gli aventi diritto alla stabilizzazione del personale precario: ogni immissione in ruolo è la benvenuta ma ogni diritto maturato va rispettato.
Tutto ciò viene fatto all’insegna di un’operazione inaccettabilmente mercantile che pensa dicomprare diritti (alla stabilità, al salario, alla libertà di insegnamento) con qualche manciata di denaro per pochi.
L’oscillazione del Governo fra anzianità e merito e l’approdo finale di questo disegno di legge, che viene varato dopo tanti rinvii, tradisce il vuoto su di una questione fondamentale: quale idea di scuola ha questo Governo? Non è quella di una scuola della Repubblica.
Perché non basta dare 500 euro in più all’anno per spese culturali, non è sufficiente conservare l’anzianità dopo averne decretato la fine, non basta parlare di organico funzionale, se a fronte di ciò la funzione docente viene colpita gerarchizzandola, sottoponendola a premialità discrezionale e a chiamata “mercantile” da albi di fatto reputazionali.
E poi il contratto. Il Governo non ignora l’esistenza dei sindacati: essi vengono beffardemente chiamati “solo” a snellire la normativa.
La scuola non ci sta. Unitariamente, accanto al calendario di lotte già programmato, valuteremo quali ulteriori e forti iniziative occorrerà mettere in campo.
Questo nostro primo commento si basa sulle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa del 12 marzo 2015 a Palazzo Chigi e dalla lettura di un testo del DDL diffuso in rete. Ci riserviamo un’analisi più puntuale al momento della presentazione del testo ufficiale alle Camere.
Il nostro commento

Assunzione di 100.701 docenti

  • da Gae esclusa la scuola dell’infanzia. Per l’infanzia si prevedono circa 23.000 assunzioni ma ci vorrà più tempo;
  • tutti i vincitori del concorso 2012 (no idonei);
  • nessuna assunzione da graduatoria di istituto.
I nuovi concorsi partono nel 2016, per consentire per un altro anno la chiamata dei supplenti su materie come la matematica. I nuovi concorsi non riguarderanno i docenti dell’infanzia perché se ne debbono assumere 23.000 per cui non ci saranno nuove disponibilità.
I tanti precari che oggi stanno lavorando, alcuni anche da anni, rischiano di non lavorare più. Viene disattesa la sentenza della Corte Europea perché rimarrebbero fuori tutti i precari già abilitati con almeno 3 anni di servizio non inseriti nelle Gae ma nelle graduatorie d’istituto. Per la FLC CGIL tutti coloro che rientrano nei requisiti riconosciuti dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea debbono essere assunti, e devono essere assunti tutti gli iscritti nelle GAE, come recita la legge 296 del 2007. Il concorso va rimandato fino alla stabilizzazione dei tutti i precari che ne hanno, ad oggi, maturato il diritto. Grave il rinvio dell’estensione e generalizzazione della scuola dell’infanzia visto che in questo grado di istruzione per il prossimo anno non verrà autorizzato neanche un posto in più rispetto allo scorso anno.

Organico funzionale di scuola, circa 50.000 posti in più

Per l’anno prossimo verrebbe attribuito in proporzione alle classi. In futuro invece sarà il dirigente a richiederlo in base alle esigenze di scuola (progetti, scuole aperte, ecc). Prevista la triennalità degli organici
L’attribuzione di posti in più nella primaria in proporzione al numero di classi va bene perché poi la scuola lo potrà utilizzare per le sue specifiche esigenze (ad es. incrementare il tempo pieno, per progetti di recupero e/o arricchimento, altro…). Più complesso farlo nella secondaria visto che le disponibilità, suddivise per singole discipline e classi di concorso, possono non coincidere con il reale fabbisogno di risorse aggiuntive per quella singola scuola.

Non si toccano gli scatti di anzianità

È un significativo risultato della mobilitazione del sindacato per il rispetto del criterio dell’esperienza ma anche a tutela dei salario dei lavoratori. Ma lo si vuole controbilanciare con premi e gerarchie che risultano inaccettabili.

200 milioni di euro in più per la premialità individuale dei docenti

È nelle mani dei dirigenti scolastici che si limiteranno a sentire gli organi collegiali. Queste risorse verranno attribuite alle scuole in proporzione all’organico.
Ben vengano risorse aggiuntive: esse sono un altro risultato positivo della lotta del sindacato. Ma si tratta di ben poca cosa: 200 milioni non sono neanche la metà di quelle tagliate al MOF, copriranno di fatto solo le esigenze di carattere organizzativo ma, soprattutto, riguarderanno pochissimi docenti. Inaccettabile che la premialità venga messa nelle mani e nella discrezionalità dei dirigenti scolastici i quali si limiteranno solamente a “sentire il collegio docenti”. Questa materia va ricondotta alla contrattazione e regolata nel CCNL, ragione per cui occorre rinnovarlo in fretta per affrontare anche questa materia.

500 euro di bonus per ogni docente per sostenere spese “culturali”

È misura positiva, contenuta peraltro nella nostra piattaforma contrattuale. Lo considereremmo un anticipo di quel che si chiede in piattaforma.

Super poteri ai dirigenti scolastici

Valutazione dei docenti meritevoli e attribuzione del premio stipendiale, scelta dei docenti tramite albo territoriale. Questa regola vale per i nuovi assunti. Ma anche per chi è già in servizio cambiano le regole per la mobilità. Essi per spostarsi dovranno entrare nel nuovo meccanismo. Qualora più dirigenti scelgano lo stesso docente allora sarà quest’ultimo a scegliere la scuola dove andare.
Vengono affidati al dirigente scolastico poteri di scelta dei docenti da utilizzare nella propria scuola, di valutazione e riconoscimento del merito e di attribuzione di incrementi retributivi. L’esercizio di tali poteri non avverrà nel rispetto di regole contrattuali definite a livello nazionale o a livello di istituzione scolastica e il dirigente sarà valutato sui criteri che avrà utilizzato e sulle azioni che avrà messo in campo per migliorare i risultati attenuti dalla scuola. Attribuire al dirigente tali poteri nei confronti del personale docente della scuola provocherà lo snaturamento delle funzioni del dirigente e dell’attuale profilo così come delineato dal vigente quadro normativo e contrattuale. Inaccettabile che la valorizzazione dei docenti e l’attribuzione del beneficio economico connesso sia attribuita “solo” dal dirigente scolastico. Inaccettabile l’attivazione dell’albo professionale territoriale “pubblico” dei docenti (non rileva il fatto che lo si limiti solo ai nuovi assunti), cosi come modificare unilateralmente le regole sulla mobilità sia territoriale che professionale (di competenza della contrattazione). Inaccettabile che si pensi di poter legare la mobilità ad una sorta di “nulla osta o gradimento” da parte dei dirigente della scuola dove si vorrebbe andare. Che fine farà la mobilità interprovinciale? Inaccettabile (ed anche inattuabile) la scelta dei docenti, sulla base del loro curricolo e dell’affinità con il progetto di scuola, da parte dei dirigenti scolastici del docente. Il docente, selezionato dallo stato con l’imparzialità di un concorso pubblico, si mette a mercato e si mette a disposizione dl miglior offerente. Si pongono le premesse per devastare la libertà della scienza e dell’arte e del suo libero insegnamento. A nostro parere si ravvisano evidenti elementi di incostituzionalità.

Concorso dirigenti al capolinea

D’ora in poi il dirigente dell’USR sceglierà a sua discrezione super professori con incarico triennale per dirigere le scuole
Dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sembrerebbe che la selezione dei dirigenti scolastici per concorso pubblico non esisterà più. La scelta dei dirigenti/presidi avverrà per scelta diretta del potere politico amministrativo. Si tratta di una modalità che la scuola italiana ha già conosciuto e che la farà tornare all’epoca in cui i presidi venivano nominati dal Ministro scegliendoli discrezionalmente fra i professori. In ogni caso desta sospetto il fatto che nel testo del  DDL che circola in rete non si faccia menzione dei concorsi da bandire per assumere i dirigenti scolastici. La temporaneità dell’incarico e la possibilità del ritorno all’insegnamento sulla base della valutazione del Ministro o del Direttore Regionale ne condizionerà sia l’indipendenza culturale e professionale che la capacità di rappresentare l’autonomia della propria scuola. Perché anche per questa via si lede la libertà di insegnamento e l’autonomia della scuola, che si vedrà soggetta non alle leggi ma ai dirigenti di nomina politica e agli amministratori politici di turno

Buono scuola (secondo la moda: School bonus)

Un credito d’imposta per chi finanzia la scuola (manutenzione occupabilità ecc)
Nulla di strano che i privati finanzino le scuole. Discutibile che avvenga con il fine previsto nella progetto governativo: integrare le risorse statali posto che esse non saranno mai sufficienti. È un principio inaccettabile e anticostituzionale. Le risorse si accettano anche dai privati ma vanno centralizzate e distribuite in modo egualitario. O tutt’al più si possono accettare in funzione aggiuntiva solo dopo che su tutto il territorio nazionale sono soddisfatti i Livelli essenziali delle prestazioni (art. 117 della Costituzione) che oggi non sono determinati.

Detrazione del 19% fino a 400 euro di spese scolastiche (no per le secondarie) sia per le paritarie che per le statali

Non vediamo la ragione di una misura del genere per le scuole private. Frequentarle è una libera scelta del cittadino che deve avvenire senza oneri per lo Stato.

35 milioni in più per la retribuzione dei dirigenti

Un beneficio economico strappato con anni di lotte e di proteste da parte di tutti i sindacati rappresentativi della dirigenza viene annunciato come un riconoscimento per le nuove competenze attribuite ai dirigenti. Non è così, è una restituzione (e nemmeno l’intero ammontare perché il taglio è stato di oltre 50 milioni). E senza di questi soldi sottratti ogni anno, a partire dal 2012, i dirigenti scolastici attualmente in servizio continueranno a essere pagati meno dei loro colleghi andati in pensione negli anni passati. In realtà, dunque, si tratta di una parte dei soldi che il MIUR aveva promesso di restituire ai dirigenti dopo la mobilitazione unitaria dei sindacati dell’Area V dei mesi scorsi. I dirigenti scolastici della FLC CGIL non considerano i soldi promessi come un premio, ma come un atto dovuto e promesso.................

100 milioni di euro per l’alternanza scuola-lavoro e apprendistato

Il testo del disegno di legge non apporta sostanziali modifiche di carattere ordinamentale alla vigente normativa sull’alternanza scuola lavoro. Sono invece previste alcune specificazioni:
  • quantificazione del numero di ore (almeno 400 ore per tecnici e professionali, almeno 200 ore per i licei) da effettuare in alternanza nel secondo biennio e nell’ultimo anno. Peraltro non sembra che vi sia alcun obbligo per le scuole superiori di attivare comunque percorsi in alternanza
  • tra i soggetti presso i quali è possibile effettuare l’alternanza, vengono inseriti gli ordini professionali e gli enti che svolgono attività che afferiscono al patrimonio artistico culturale e ambientale
  • l’alternanza si può fare anche attraverso l’impresa formativa simulata
  • definizione della “Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza” (sentite le organizzazioni studentesche)
  • attivazione di corsi di formazione per gli studenti inseriti in percorsi di alternanza, in tema di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Si tratta di previsioni complessivamente condivisibili. Ma non ci sono assolutamente indicazioni sui requisiti né delle imprese né dei tutor aziendali e questo è irricevibile. L’aspetto più rilevante è, tuttavia, la parte relativa all’apprendistato nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione professionale, che deve essere letto in combinazione con la bozza di decreto legislativo che modifica l’apprendistato nell’ambito delle norme applicative del Jobs Act. In particolare viene riproposto l’apprendistato per i quindicenni che, come è noto, sono in obbligo di istruzione. Si tratta di una previsione per la FLC CGIL, inaccettabile. Altrettanto grave è l’esclusione dall’applicazione della “Carta dei diritti” degli studenti in apprendistato, come, invece, previsto dal comma 2 dell’art. 8bis del Decreto Carrozza (Decreto Legge 104/13), che, non a caso, verrebbe abrogato.

Materie che vanno in delega

Valutazione, riordino organi collegiali, disabilità, testo unico, innovazione, infanzia 0-6.

Testo unico per le materie contrattuali

I sindacati si “eserciteranno” al tavolo Aran per riordinare in unico testo tutte le materie contrattuali.
Inaccettabile e beffardo. I sindacati verrebbero chiamati ad “esercitarsi” al tavolo Aran non per rinnovare il contratto, ma solo per riordinare in unico testo tutte le materie contrattuali!

126 milioni in più per il funzionamento didattico e amministrativo

Bene tale finanziamento, perché si raddoppia quello attuale. È una nostra storica rivendicazione continuamente posta e riproposta nei tavoli ministeriali e nelle 32 azioni per una scuola giusta.

Fuori gli ATA dalla scuola di Renzi

Si riconferma quanto previsto nel Piano sulla Buona Scuola: nulla per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola!
Assenza totale di un piano di assunzioni e di un organico funzionale per il personale ATA. Questo, oltre alle misure già varate nella Legge di Stabilità 2015 (tagli, blocco supplenze e del turn over AA), comporterà che le scuole per il prossimo anno saranno in una situazione drammatica, sia sul piano del funzionamento, sia su quello della sicurezza.