mercoledì 28 novembre 2012

Difendi la tua rete


Vuoi vedere in futuro quello che stai cercando?

Il Bundestag consiglia presto un diritto di proprietà intellettuale. Questo dovrebbe editori contro i motori di ricerca e altri servizi dare loro il diritto di vietare i risultati di articoli di stampa o effettuare un pagamento a carico. Per te sarebbe molto più difficile in Internet per trovare le informazioni che cercate. Difendi la tua rete, un singolo intervento contro questo mondo, mescolando per te e condividi questa pagina con i tuoi amici!

.........................Per difendere lo statu quo, Google ha messo online una pagina dedicata alla campagna «Difendi la tua rete. Continua a trovare quello che cerchi» (www.google.de/DeinNetz ). Il sito informa sul punto di vista dell’azienda e dà modo agli utenti di sostenere Mountain View scrivendo ai parlamentari del proprio collegio per manifestare un eventuale dissenso. Per Stefan Tweraser, direttore per la Germania di Google, l’approvazione della proposta «significherebbe meno informazioni per i cittadini e costi più alti per le imprese»......................

martedì 27 novembre 2012

Sanità, Monti: "Non è garantita la sostenibilità del sistema sanitario"

orso castano : Monti non ha tutti i torti  : coniugare ricerca- innovazione terapeutica- investimenti di capitale per nuovi macchinari , investimenti anche esteri, sarebbe un toccasana una vera e propria riqualificazione del nostro sgangherato SSN. Ma Monti e Balduzzi sanno che se vogliono fare questa operazione devono, ripeto devono rilanciare la figura del medico dirigente che deve essere libero di formarsi e ricercare come meglio crede fatto salvo al termine di un congruo (non infinito ) impostare i risultati scientifici del suo lavoro. Il che significa eliminare lacci e lacciuoli che costosi Responsabili vari , in numero esorbitante ,  che sottraggono solo soldi alla ricerca , utilizzano spesso e volentieri per frenare proprio le ricerche a loro non gradite. La poltrona e' sacra , vuol dire soldi, potere controllo e....voti. Monti stavolta ha ragione ma non la dice tutta, messa come la dice lui e' anzi pericoloso, perche' il significato di cio' che dice potrebbe essere : addio ai contratti, taglio ulteriore dei posti di lavoro, livelli di assistenza piu' bassi, piu' spazio per il privato, visto che i soldi non ci sono, cioe' appaltiamo quanti piu' servizi possibili ai privati, ma chi garantira' che questi PRIVATI saranno all'altezza dei compiti finora svolti dal SSN.?..........Bisogna avere gli occhi ben aperti. Monti arriva dalla Finanza , NON e' un medico!!

"La sostenibilità futura del Servizio sanitario nazionale potrebbe non essere garantita"
il Giornale, ultime notizieA lanciare l'allarme è il presidente del Consiglio Mario Monti che, intervenendo in videoconferenza a Palermo alla presentazione del progetto del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed, ha ricordato l'importanza della ricerca per attirare nuovi capitali."Non sono tante le occasioni per me e per i ministri per guardare l’oggi con conforto e il domani con grande speranza, anche per questo mi dispiace non essere stato con voi". Il quadro tratteggiato dal Professore è tutt'altro che ottimista. Secondo il premier, infatti, la crisi economica ha colpito tutti. E il settore sanitario non fa eccezione. "La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri - ha avvertito il presidente del Consiglio - potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni". "La posta in palio è altissima", ha continuato Monti precisando come "anche l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase dell’industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida". Ciò considerando il parametro costo-efficacia un parametro di valutazione non più residuale, bensì di importanza critica.A fronte di queste criticità la ricerca e l’innovazione nel campo delle scienze della vita sono, a detta del premier, i presupposti per un sentiero di crescita virtuoso, in grado di generare investimenti esteri, miglioramenti, e occupazione di qualità. Per lanciare l'appello a investire in questo settore Monti non poteva, infatti, scegliere un'occasione migliore della presentazione del progetto del nuovo centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed che nascerà vicino Palermo. "Si tratta di un processo di sviluppo che tutti sottoscriverebbero come miglior lascito per le future generazioni - ha spiegato il premier - siamo contenti di aver creduto come governo in questo progetto". Il Professore ha, quindi, sottolineato come siano soprattutto i giovani ricercatori che lavoreranno nel nuovo centro i protagonisti di questa iniziativa, che porterà alla messa a punto di nuove terapie e nuovi presidi per migliorare la qualità di vita dei malati. Il centro della Fondazione Rimed rappresenta, appunto, uno "slancio in avanti dell’Italia, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti""È anche un punto concreto di riferimento per un paese come l’Italia che ha dovuto negli ultimi 12 mesi concentrare le proprie energie per rivedere la luce dopo una fase che ha rischiato di vederci travolti dall’emergenza finanziaria", ha concluso Monti parlando del nuovo centro come l'esempio di "un’Italia d’avanguardia e che sa distinguersi nel mondo".

Studio GB, fumo fa 'marcire' cervello


Roma, 26 nov. (Adnkronos Salute) - Fumare "marcisce" il cervello, danneggiando memoria, apprendimento e ragionamento. E' quanto emerge da uno studio del King's College di Londra, pubblicata su 'Age and Ageing'. Il lavoro, condotto su 8.800 persone over 50, ha dimostrato inoltre che anche l'ipertensione e il sovrappeso sembrano influenzare il benessere cerebrale, ma in misura minore rispetto alle 'bionde'.
Gli scienziati, dati alla mano, sostengono che le persone devono sapere che il loro stile di vita potrebbe danneggiare non solo il corpo, ma anche la mente. Il team indagava, in particolare, sulla probabilità di ictus o infarto in relazione allo stato di salute mentale. I soggetti sono stati sottoposti a un test sulla capacità di memoria e apprendimento per tre volte, e ogni prova è stata eseguita a distanza di 4 anni dalla precedente. I risultati hanno mostrato che il rischio complessivo di un attacco di cuore o di un ictus è "significativamente associato con il declino cognitivo". E che c'è un'associazione tra il fumo e i punteggi più bassi totalizzati nei test.

Bavagli e "Stampa Tre Scimmiette"

Sallusti: "Meglio a San Vittore che in ginocchio da voi politici incapaci" 

Sallusti: "Meglio a San Vittore che in ginocchio da questi senatori incapaci"

L'ILVA e' solo l'esempio piu' eclatante



08-11-2012 -

URBANPROMO

«Riutilizziamo l'Italia»: il Wwf censisce 250 siti abbandonati da recuperare

Edifici abbandonati e pericolanti, terreni incolti, scavi ed ex cantieri che rischiano di trasformarsi in discariche. Sono le aree oggetto, secondo le previsioni urbanistiche, di progetti di nuove case, infrastrutture, centri commerciali, mentre i cittadini e le associazioni chiedono di destinarle a utilizzi sociali e ambientali. È questa la fotografia scattata dal Wwf Italia grazie alle circa 250 segnalazioni raccolte nell'ambito della campagna ''RiutilizziAmo l'Italia'' presentata a Urbanpromo, in corso a Bologna.

La campagna chiede a cittadini ed esperti (urbanisti, architetti, geologi, studenti universitari) di segnalare entro il 30 novembre le aree dismesse o degradate indicando anche proposte di riqualificazione e punta a individuare alternative concrete alla nuova edificazione. «Il Wwf Italia ha infatti stimato che in assenza di interventi correttivi, il consumo di suolo nei prossimi 20 anni in Italia sara' di oltre 75 ettari al giorno - spiega Stefano Leoni, presidente Wwf Italia - Gia' oggi nel nostro Paese non si puo' tracciare un diametro di 10 km senza intercettare un nucleo urbano».
A un mese dalla scadenza del termine per le segnalazioni, delle circa 250 segnalazioni ricevute ben il 65% riguarda aree edificate abbandonate (191 siti), il 10% terreni incolti degradati, l'8% terreni incolti in evoluzione (dove si assiste a fenomeni spontanei di rinaturalizzazione), 7% ex-cantieri, 5% aree di scavo. Edifici inutilizzati e "scheletri di cemento" non solo costituiscono la componente piu' impattante sul territorio italiano ma sono anche «portatori sani» del principale fattore di rischio individuato dal database Wwf sotto la voce «Strutture abbandonate pericolanti»: un pericolo che riguarda il 36% delle aree censite, seguito da discariche e depositi (21%) e inquinamento del suolo (12%.). E se per le previsioni urbanistiche verificate la destinazione d'uso più gettonata è «l'espansione edilizia», la vocazione che cittadini e associazioni vorrebbero invece per il proprio territorio è decisamente green: il 42% chiede il riutilizzo di aree già edificate per evitare nuovo consumo di suolo, il 54% indica soluzioni di rinaturalizzazione o agricole (22% come verde urbano, 19% rete ecologica, 7% orti urbani e sociali, 6% agricoltura) e per il 4% altre soluzioni. 
Riguardo alla distribuzione geografica delle aree segnalate, il 53% proviene da Sud e Isole, il 28% dal Nord e il 19% dal Centro. A rispondere all'appello, soprattutto associazioni e comitati locali, da cui proviene il 60% delle segnalazioni, a cui si aggiungono, per il 34%, i singoli cittadini, mentre per il 6% non viene specificata la provenienza.

Alcoa, fabbrica abbandonata offresi

di  | 10 settembre 2012 da D’estate si abbandonavano i cani. Adesso si abbandonano le fabbriche. Non dobbiamo confrontare la moralità dei due casi, ma la stranezza. Liberarsi dei cani è stupido e cattivo. Ma liberarsi delle fabbriche è un gesto incomprensibile che, per accadere, ha bisogno di vuoto, disattenzione e assenza sia di comunità civile che di governo. Per esempio, perché il dramma dell’Alcoa dovrebbe tormentare solo gli operai e solo i sindacati? Non dovrebbe scatenare attenzione, interesse, presenza, mobilitazione coinvolgimento militante della Confindustria? Ci viene detto che il problema è il costo dell’energia elettrica. Ma allora vuol dire che è impossibile e – d’ora in poi – vietata ogni produzione metallurgica in Italia, dato che quel costo è sempre (ed è sempre stato) più alto che altrove.

Come spiegare le nostre ottime produzioni di alluminio e di acciaio? Poi c’è l’importanza del luogo. Perdere quasi nello stesso tempo tutta la struttura industriale di un’isola come la Sardegna, dalle miniere di carbone alla grande fabbrica di alluminio, dovrebbe apparire un fatto troppo grave per accettarlo come uno dei tanti eventi della vita. Infatti non serve dire che il carbone è il passato e invocare la smagliante immagine della Thatcher, mentre liquida il potente sindacato dei minatori del Galles. Non basta non solo perché nessuno ha detto, calcolato, dimostrato che non abbiamo bisogno del Sulcis. Ma perché il problema non è imprevisto e improvviso. E accoglierlo con finta sorpresa, abbandonandolo alla sola denuncia degli operai, o è assurdo o è colpevole. Assurdo perché se è vero quel che improvvisamente si dice di quel carbone (troppo zolfo, troppa roba del passato) si tratta di fatti noti che potevano essere gradualmente affrontati, discussi, preparati.
Solo in apparenza il gesto dei minatori (scendere a 400 metri nella miniera portando materiale esplosivo) sembra dettato da folle disperazione. Serve invece a mostrare la inspiegabile e colpevole incompetenza di chi aveva la responsabilità di una situazione così grave e l’ha abbandonata nel vuoto, facendo finta di niente e poi voltandosi a dire: ma quelli sono matti? Non sono matti, ma vivono in un mondo in cui puoi essere abbandonato di colpo dalla fabbrica e dalla proprietà e te la devi vedere da solo. La miniera e la fabbrica, come i rifiuti nei paesi incivili: li lasci sul bordo della strada e qualcuno ci penserà o restano lì, come gli operai dell’Alcoa che, in piena tempesta, tentano di resistere in una tenda, sulla torre della loro fabbrica. Come sia possibile che, prima ancora dei sindacati operai, non sia l’organizzazione degli imprenditori a darsi da fare per la sopravvivenza di un’azienda di importanza cruciale è difficile da capire.
Il caso dell’Alcoa, poi, chiama in causa il governo perché è impossibile che un Paese, che adesso merita e ottiene nel mondo rispetto e prestigio, non sia in grado di trovare, in un universo imprenditoriale globalizzato, una soluzione migliore dell’abbandono. Non è comprensibile che il ministro dello Sviluppo Passera, affronti la questione dicendo per prima cosa che “salvare l’Alcoa costa troppo”. Non lo è soprattutto perché sta parlando con lavoratori disperati. Ma attenzione. Qui non si tratta di credere che agli operai disperati si parla con maggiore delicatezza. Si tratta di dire e di ricordare che è all’impresa e ai suoi proprietari che il ministro ha il dovere di rivolgersi per prima cosa, chiedendo conto e imponendo obblighi.
Chi ha accertato – quando, dove, con chi – che ormai tutto è crollato sulle spalle degli operai e che salvare gli operai, come sempre, è troppo difficile? Potrebbero gli esperti indicarci il prodotto che ha sostituito l’alluminio o perché il prezzo dei prodotti Alcoa è diventato all’improvviso non competitivo? Il prezzo dell’energia elettrica è sempre stato quello che è, e i profitti c’erano. Giornali, radio e Tg parlano di queste vicende, che stringono in una morsa drammatica migliaia di famiglie, con molta rapidità e poca chiarezza. In questa velocissima corsa di parole ho sentito la seguente spiegazione: l’attuale proprietà non accetta un certo compratore perché attivo nello stesso campo, ovvero concorrente da non favorire. Dunque, mentre operai disperati si accampano nella pioggia sopra la torre, una trattativa viene abbandonata per buone ragioni di concorrenza. È a questo punto che l’educata neutralità del governo sembra un’imperdonabile, colpevole assenza..........................


lunedì 26 novembre 2012

Mao Zedong


orso castano : la riproposizione di questi stalci di scritti vuole fornire indicazioni di recupero di teorie della conoscenza datate ma ancora utili . La mia sensazione e' che si faccia troppa ideologia nella conoscenza dei "fenomeni sociali" e che certe teorie "ideologiche" stanno portando, non verificate nella pratica, ne sottoposte ad una rettifica , sono pericolosissime applicazioni di teorie "bocconiane" al di fuori ed al di sopra della doverosa esperienza pratica che , tecnici compresi , dovrebbero essere obbligati, con le istituzioni sociali rappresentative, a praticare.
Sul rapporto tra la conoscenza e la pratica, tra il sapere e il fare.(stralci, clicca x scritto intero)
I marxisti ritengono, innanzitutto, che l'attività produttiva dell'uomo è l'attività pratica fondamentale e che essa determina ogni altra forma di attività. Attraverso la conoscenza l'uomo, basandosi soprattutto sull'attività produttiva materiale, riesce a comprendere gradualmente i fenomeni, le proprietà e le leggi della natura e i propri rapporti con la natura; inoltre, attraverso l'attività produttiva, gradualmente giunge a diversi gradi di comprensione di determinati rapporti reciproci fra gli uomini.Nessuna di queste conoscenze può essere acquisita al di fuori dell'attività produttiva.............Anche nei vari tipi di società divise in classi i membri delle varie classi sociali entrano, in varie forme, in determinati rapporti di pro­duzione e s'impegnano nell'attività produttiva per risol­vere i problemi della vita materiale. Questa è la princi­pale fonte di sviluppo della conoscenza umanaLa pratica sociale degli uomini non si limita alla sola attività produttiva, ma ha molte altre forme: lotta di classe, vita politica, attività scientifica e artistica; in breve, gli uomini, in quanto esseri sociali, partecipano a tutti i campi della vita pratica della società e così conoscono, a gradi differenti, i vari rapporti che esi­stono tra gli uomini, non soltanto attraverso la vita materiale, ma anche attraverso la vita politica e cultu­rale (che è strettamente legata alla vita materiale). Fra queste altre forme di pratica sociale è in particolare la lotta di classe, nelle sue diverse forme, a esercitare una profonda influenza sullo sviluppo della conoscen­za umana. Nella società divisa in classi, ogni indivi­duo vive come membro di una determinata classe e ogni suo pensiero, senza eccezione, porta un'impronta di classe.Di fatto gli uomini ricevo­no la conferma della verità delle loro conoscenze solo dopo che nel corso del processo della pratica sociale (nel processo della produzione materiale, della lotta di classe e della sperimentazione scientifica) hanno rag­giunto i risultati previsti. Se l'uomo vuole riuscire nel proprio lavoro, cioè arrivare ai risultati previsti, deve fare in modo che le sue idee corrispondano alle leggi del mondo oggettivo che lo circonda; in caso contrario fallirà nella sua attività. Se fallisce, egli trarrà insegna­mento dal suo fallimento, correggerà le sue idee e le renderà conformi alle leggi del mondo esterno, tra­sformando così la sconfitta in vittoria.
Questo è il significato delle massime "la sconfitta è madre del successo" e "sbagliando s'impara".La teoria dialettico-materialista della conoscenza pone la pratica al primo posto; essa ritiene che la conoscenza umana non può in nessun modo essere separata dalla pratica e respinge tutte le erronee teorie che negano l'importanza della pratica scindono la conoscenza dalla pratica Lenin ha detto: "La pratica è superiore alla conoscenza (teorica), perché possiede non solo il pregio dell'universalità, ma anche quello dell'immediata realtà"...............Per valutare la verità di una conoscenza o di una teoria, l'uomo non si deve basare sui propri sentimenti soggettivi, ma sui risultati oggettivi della pratica sociale. Il criterio della verità può essere soltanto la pratica sociale...........Gli uomini, nel corso della loro attività pratica, all'i­nizio vedono soltanto l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esteriori delle diverse cose. Per esem­pio, alcune persone vengono da fuori a Yenan per fare un'inchiesta. In uno o due giorni esse vedono la loca­lità, le strade, le case; incontrano molta gente; parteci­pano a ricevimenti, a serate e a riunioni di massa; sen­tono discorsi di vario genere e leggono vari documen­ti. Tutto ciò costituisce l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esteriori delle cose.

Questa fase del processo conoscitivo si chiama fase della percezione, cioè fase delle percezioni e delle impressioni. In altri termini, le varie cose che esistono a Yenan agiscono sugli organi dei sensi dei membri del gruppo d'inchiesta, determinano le loro percezio­ni, fanno sorgere nella loro mente una serie di impres­sioni assieme a un'idea delle relazioni generali este­riori tra queste impressioni.
Questa è la prima fase della conoscenza. In questa fase l'uomo non può ancora formarsi concetti profondi né trarre conclusioni logiche.
Man mano che la pratica sociale prosegue, le cose che determinano nell'uomo, nel corso della sua pratica, percezioni e sensazioni si ripetono più volte. A un certo punto si produce nella mente umana un subita­neo cambiamento (un salto) nel processo della cono­scenza e nascono i concetti.I concetti non rappresen­tano più l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esteriori delle cose, ma colgono l'essenza delle cose, il loro insieme e i loro nessi interni. La differen­za fra concetto e percezione non è soltanto quantitati­va, ma anche qualitativa. Procedendo oltre in questa direzione e servendosi dei metodi del giudizio e della deduzione, si può arrivare a conclusioni logiche. Quando, come nel Romanzo dei tre regni, si dice: "Aggrotta le sopracciglia e ti verrà in mente uno stra­tagemma" o quando più comunemente si dice: "Lasciatemi riflettere", ci si riferisce precisamente alla manipolazione dei concetti che l'uomo compie nella sua mente per formare giudizi e trarre deduzioni. Questa è la seconda fase della conoscenza..............Nel processo complessivo della conoscenza di una cosa, questa fase dei concetti, dei giudizi e delle dedu­zioni è la più importante, è la fase della conoscenza razionale. Il vero compito della conoscenza è arrivare, attraverso la percezione, al pensiero, alla graduale comprensione delle contraddizioni interne delle cose oggettivamente esistenti, delle leggi che regolano que­ste cose, dei nessi interni tra l'uno e l'altro processo, arrivare cioè alla conoscenza logica. Ripetiamo: la conoscenza logica si distingue dalla conoscenza per­cettiva in quanto la conoscenza percettiva coglie gli aspetti singoli, fenomenici delle cose, i loro nessi este­riori, mentre la conoscenza logica fa un gran passo in avanti, abbraccia l'insieme, l'essenza, i nessi interni delle cose, porta alla scoperta delle contraddizioni interne del mondo circostante e può così afferrarne Io sviluppo nella sua totalità, con i nessi interni di tutti i suoi aspetti.......il problema del processo di sviluppo della conoscenza, mettendo in evidenza materialisticamente e dialetticamente il movimento di approfondimento della conoscenza, il movimento attraverso il quale la conoscenza percettiva si trasfor­ma in conoscenza logica per mezzo delle pratiche complesse e regolarmente ripetentisi di produzione e di lotta di classe che l'uomo compie nella vita sociale.... nella fase inferiore la conoscenza si manife­sta come conoscenza percettiva, mentre nella fase superiore essa si manifesta come conoscenza logica; ma esso sostiene anche che ciascuna di queste due fasi è uno stadio dell'unico processo della conoscenza. La conoscenza percettiva e la conoscenza razionale diffe­riscono qualitativamente, tuttavia non sono separate l'una dall'altra, ma sono unite sulla base della pratica.
La nostra pratica dimostra che le cose percepite non possono essere immediatamente comprese e che sol­tanto le cose comprese possono essere percepite più profondamente. La percezione non può risolvere che il problema dell'aspetto fenomenico; solo la teoria può risolvere il problema dell'essenza. Non è possibile tro­vare una soluzione a questi problemi al di fuori della pratica. Chiunque voglia conoscere una cosa, non ha altro mezzo che quello di venire a contatto con essa, ossia di vivere (operare) nel suo ambiente...... Il detto "il dotto, anche se non varca la soglia di casa, conosce tutto ciò che avviene sotto il sole" era una frase vuota dei tempi antichi, quando la tecnica era poco sviluppata. Anche se nella nostra epoca, tec­nicamente progredita, quel detto è realizzabile, anche adesso solo gli uomini impegnati nell'attività pratica hanno una conoscenza di prima mano e solo quando essi hanno raggiunto "la conoscenza" attraverso la loro pratica personale e solo quando questa loro cono­scenza arriva, per mezzo degli scritti e degli strumenti tecnici di comunicazione, al nostro "dotto", questi potrà conoscere indirettamente "tutto ciò che avviene sotto il sole".
Se un uomo vuole conoscere direttamente una cosa o un certo insieme di cose, egli deve partecipare di persona alla lotta pratica che modifica la realtà, che modifica quella cosa o quell'insieme di cose; solo cosi egli può prendere contatto con gli aspetti fenomenici di quella cosa o di quell'insieme di cose; solo durante la lotta pratica per cambiare la realtà cui partecipa per­sonalmente egli può scoprire l'essenza di quella cosa o di quell'insieme di cose e comprenderle.
Nella realtà questo è il processo della conoscenza che ogni uomo segue, anche se alcuni, deformando di proposito i fatti, sostengono il contrario. Le persone più ridicole che ci sono al mondo sono quei "saccenti" che, raggiunta un'infarinatura di cognizioni casuali e frammentarie, si considerano "superiori a tutti". Questo dimostra solo la loro incapacità di valutare serenamente se stessi.
La questione della conoscenza è la stessa cosa della questione della scienza e questa non ammette la mini­ma disonestà o presunzione; esige invece proprio il contrario: onestà e modestia. Per acquisire delle cono­scenze, bisogna partecipare alla pratica che trasforma la realtà. Per conoscere il gusto di una pera, bisogna trasformarla mangiandola. Per conoscere la struttura e le proprietà degli atomi, bisogna modificare lo stato degli atomi con esperimenti fisici e chimici. Per cono­scere la teoria e i metodi della rivoluzione, bisogna prendere parte alla rivoluzione. Tutte le vere cono­scenze provengono dall'esperienza diretta. Tuttavia nessun singolo uomo può sperimentare direttamente ogni cosa e la maggior parte del sapere ci deriva, di fatto, da esperienze indirette come, per esempio, le conoscenze tramandateci dai tempi antichi o pervenu­teci da altri paesi. Queste conoscenze sono però il pro­dotto dell'esperienza diretta dei nostri antenati o di uomini di altri paesi........Perciò le conoscenze di un uomo si compongono soltanto di due parti: la prima proviene dalla sua esperienza diretta, la seconda dall'esperienza indiretta. Ma ciò che per me è esperienza indiretta per altri è esperienza diretta. Ne consegue che, considerate nel loro insieme, le conoscenze di qualsiasi genere sono inseparabili dall'esperienza diretta.
La fonte di tutte le conoscenze risiede nelle perce­zioni che gli organi dei sensi dell'uomo ricevono dal mondo oggettivo esterno; chi nega questa percezione, chi nega l'esperienza diretta e la partecipazione perso­nale alla pratica che modifica la realtà, non è un mate­rialista. Ecco perché i "saccenti" sono così ridicoli. I cinesi hanno un vecchio detto: "Se non si entra nella tana della tigre, come si possono catturare i tigrotti?". Questo detto è vero sia per la pratica degli uomini sia per la teoria della conoscenza. Non ci può essere conoscenza disgiunta dalla pratica.
Al fine di chiarire il movimento dialettico-materiali­sta della conoscenza che nasce dalla pratica volta a modificare la realtà, per chiarire cioè il movimento del graduale approfondimento della conoscenza, daremo qualche altro esempio concreto.
Nel periodo iniziale della sua pratica, quello della distruzione delle macchine e della lotta spontanea, il proletariato era appena nella fase percettiva della sua conoscenza della società capitalista e conosceva sol­tanto gli aspetti singoli e i nessi esterni dei vari feno­meni del capitalismo. A quell'epoca il proletariato era ancora una "classe in sé". Ma una volta raggiunto il secondo periodo della sua pratica, quello della lotta economica e politica cosciente e organizzata, grazie alla sua attività pratica, all'esperienza acquisita nel corso di lotte prolungate.............Chi ritiene che la conoscenza razionale possa non provenire dalla conoscenza percettiva è un idealista. La storia della filosofia conosce una cosiddetta scuola "razionalista" che ammette soltanto la validità della ragione e nega quella dell'esperienza, ritenendo affi­dabile soltanto la ragione e non l'esperienza percetti­va; l'errore di questa scuola consiste nel capovolgere i fatti. La conoscenza razionale è affidabile proprio per­ché ha la sua origine nei dati della percezione, altri­menti sarebbero come un fiume senza sorgente, come un albero senza radici, sarebbero qualcosa di soggetti­vista, di ingenuo, di inattendibile.
Nell'ordine del processo della conoscenza, l'espe­rienza percettiva occupa il primo posto. Noi sottoli­neiamo l'importanza della pratica sociale in questo processo, proprio perché solo la pratica sociale può dare origine alla conoscenza umana e iniziare l'uomo alla ricezione di esperienze percettive dal mondo oggettivo esterno che lo circonda. Per un uomo che chiude gli occhi, si tura le orecchie e si isola comple­tamente dal mondo oggettivo esterno non si può nem­meno parlare di conoscenza. La conoscenza ha inizio con l'esperienza: questo è il materialismo nella teoria della conoscenza.
2. Il secondo punto è la necessità di approfondire la conoscenza, la necessità di passare dalla fase della conoscenza percettiva a quella della conoscenza razio­nale: questa è la dialettica nella teoria della conoscenza. Ritenere che la conoscenza possa fermarsi alla fase inferiore, alla fase della percezione, che solo la cono­scenza percettiva è attendibile e che quella razionale non è attendibile, significa ricadere nell'errore dell' "empirismo", errore ben conosciuto nella storia. L'errore dell'empirismo sta nel non ammettere che i dati della percezione, pur essendo il riflesso di certe realtà del mondo oggettivo esterno (non parlo dell'em­pirismo idealista che riduce l'esperienza alla cosiddet­ta introspezione), sono tuttavia soltanto unilaterali e superficiali, riflettono le cose in modo incompleto e non ne rispecchiano l'essenza. Per riflettere completamente una cosa nella sua totalità, per riflettere la sua essenza e le sue leggi interne, è necessario, operando con la mente, sottoporre i ricchi dati della percezione a un processo di elaborazione e di ricostruzione (eli­minare la pula e scegliere il grano, scartare il falso e conservare il vero, procedere dall'uno all'altro e dal­l'esterno all'interno) al fine di formare un sistema di concetti e teorie; è necessario, cioè, il salto dalla cono­scenza percettiva alla conoscenza razionale.
Dopo questa elaborazione, la conoscenza non diven­ta meno completa o meno attendibile. Al contrario, tutto ciò che nel corso del processo della conoscenza viene scientificamente elaborato sulla base della prati­ca, riflette, come ha detto Lenin, le cose oggettiva­mente esistenti in modo più profondo, più vero, più completo. I fautori del praticismo volgare, invece, danno importanza all'esperienza, ma disdegnano la teoria;........... In filosofia sia il "razio­nalismo" sia l "empirismo" non comprendono il carat­tere storico e dialettico della conoscenza e, sebbene ciascuna di queste dottrine contenga un aspetto della verità (mi riferisco al razionalismo e all'empirismo materialisti, non a quelli idealisti), tuttavia dal punto di vista della teoria della conoscenza considerata nel suo insieme sia l'una sia l'altra sono sbagliate. Il movimento dialettico-materialista della conoscenza, che va dalla conoscenza percettiva alla conoscenza razionale, ha luogo sia nel processo della conoscenza del piccolo (per esempio, la conoscenza di una cosa o di un lavoro) che nel processo della conoscenza del grande (per esempio, la conoscenza di una società o di una rivoluzione).
Ma il movimento della conoscenza non si conclude qui. Se il movimento dialettico-materialista della conoscenza si fermasse alla fase della conoscenza razionale, non sarebbe stata trattata che la metà del problema e, dal punto di vista della filosofia marxista, nemmeno la metà più importante.
La filosofia marxista sostiene che il problema più importante non è comprendere le leggi del mondo oggettivo ed essere quindi in grado di spiegarlo, ma avvalersi della conoscenza di tali leggi per trasformare attivamente il mondo. Per il marxismo la teoria è importante e questa importanza è espressa perfetta­mente nelle parole di Lenin "senza teoria rivoluziona­ria non vi può essere movimento rivoluzionario". Ma il marxismo attribuisce grande valore alla teoria pro­prio e solo perché essa può guidare l'azione. Se si pos­siede una giusta teoria, ma ci si limita a farne oggetto di vuote dissertazioni, la si tiene in archivio e non la si applica nella pratica, allora questa teoria, per quanto buona, non serve a nulla.
La conoscenza comincia con la pratica, raggiunge attraverso la pratica il livello teorico e quindi deve ritornare nuovamente alla pratica.........La conoscenza che ci ha permesso di afferrare le leggi del mondo deve essere di nuovo diretta verso la pratica che trasforma il mondo, ossia deve essere applicata nella pratica della produzione, nella pratica della lotta rivoluzionaria di classe e della lotta rivolu­zionaria nazionale, nella pratica della sperimentazione scientifica. Questo è il processo di verifica e di svilup­po della teoria, la continuazione del processo della conoscenza nel suo complesso. Il problema di sapere se una teoria corrisponde alla verità oggettiva non è e non può essere risolto completamente nel movimento dalla conoscenza percettiva alla conoscenza razionale di cui abbiamo già parlato. L'unico modo per risolvere completamente questo problema è quello di dirigere ancora la conoscenza razionale verso la pratica socia­le, di applicare la teoria all'attività pratica e di vedere se si arriva ai risultati previsti.
Molte teorie delle scienze naturali sono riconosciute vere non solo perché furono considerate tali quando vennero elaborate dagli scienziati, ma anche perché hanno trovato conferma nella successiva pratica scien­tifica.........  storia della conoscenza umana ci dimostra che la verità di numerose teorie era incompleta e che solo la verifica nella pratica ha permesso di completarla.
Molte teorie erano sbagliate e solo attraverso la verifica nella pratica i loro errori sono stati corretti. Ecco perché diciamo che la pratica è il criterio della verità e che "il punto di vista della vita, della pratica, deve essere il punto di vista primo e fondamentale della teoria della conoscenza".....Noi lottiamo ugualmente contro i parolai "di sini­stra". Le loro idee vanno al di là di una determinata fase di sviluppo del processo oggettivo; alcuni di essi considerano come verità i parti della loro fantasia, cer­cando di realizzare, nel presente, obiettivi raggiungibi­li soltanto nel futuro; le loro idee, staccate dalla prati­ca corrente della maggioranza degli uomini, staccate dalla realtà attuale, si traducono, nell'azione, in avventurismo.
L'idealismo e il materialismo meccanicista, l'oppor­tunismo e l'avventurismo sono tutti caratterizzati dalla frattura fra il soggettivo e l'oggettivo, dal distacco della conoscenza dalla pratica. La teoria marxista-leniIn una parte della terra, nell'Unione Sovietica, que­sta trasformazione è già in atto e il popolo ne sta acce­lerando il processo. Anche il popolo cinese e i popoli del mondo intero attraversano o attraverseranno tale processo di trasformazione.
Il mondo oggettivo che deve essere trasformato include anche tutti gli avversari della trasformazione; essi dovranno passare per la fase della trasformazione forzata prima di poter entrare nella fase della trasfor­mazione cosciente.......Scoprire la verità mediante la pratica e mediante la pratica confermare e sviluppare la verità. Partire dalla conoscenza percettiva e svilupparla attivamente in conoscenza razionale e poi partire dalla conoscenza razionale e dirigere attivamente la pratica rivoluziona­ria in modo da trasformare il mondo soggettivo e oggettivo.
Pratica, conoscenza, di nuovo pratica e di nuovo conoscenza; la ripetizione all'infinito di questo ciclo e, a ogni ciclo, l'innalzamento della pratica e della conoscenza a uno stadio più alto.

Niklas Luhmann





Teoria dei sistemi sociali [modifica]

La creazione intellettuale di Luhmann consiste nell'aver applicato alla società la teoria generale dei sistemi, che bisogna distinguere dalla teoria dei sistemi sociali di Talcott Parsons, la teoria dell'evoluzione biologica. Luhmann parte dalla premessa, che gli elementi primari ed unici di un qualsiasi sistema sociale non siano gli agenti principali, ovvero gli uomini, ma gli effetti dellacomunicazione, ovvero comunicazioni che producono altra comunicazione. Senza comunicazione non esiste nessuna forma di sistema sociale, anzi la chiusura operativa del sistema sociale è operata proprio sul concetto di comunicazione. Tutto ciò che c'è nel sistema sociale è solo ed esclusivamente comunicazione.
Un sistema sociale (sistema chiuso) è in grado di costituirsi, ricostituirsi, ma soprattutto di autogestirsi (autoreferenzialità e autopoiesi). Questo è possibile solo mediante una perenne comunicazione. Luhmann precisa che l'uomo non può essere considerato un sistema di questo tipo, perché in realtà rappresenta un altro tipo di sistema più complesso; il sistema psicologico (coscienza), che a differenza del primo è in grado di pensare. I sistemi sociali invece non pensano, ma agiscono, sotto forma di:
Secondo Luhmann l'osservazione sociologica contiene un elemento problematico. Essa compie ciò che viene descritto in quanto la stessa osservazione è parte dell'oggetto che intende descrivere. In quanto parte della società, l'osservazione deve contenere una componente autologica (deve descrivere anche se stessa nella forma dell'autosservazione).

Comunicazione [modifica]

Luhmann radicalizza il concetto di comunicazione. E lo definisce come unità o sintesi di tre selezioni: emissione (Mitteilung), informazione e comprensione (quest'ultima intesa come osservazione della differenza delle due precedenti selezioni).

Mao Zedong oppure il sobrio Monti?? Qualche stralcio utile a capire cosa sta sucedendo (Consigliato a Renzi9




................ i saggi (1937)"Sulla pratica e Sulla contraddizione  riprendono i temi della dialettica ereditati da Hegel, Marx e Lenin, inseriti però nel contesto della tradizione filosofica cinese (vi sono rinvenibili chiare ascendenze taoiste), con una forte caratterizzazione in senso antimetafisico e un'insistenza sull'origine pratica della conoscenza e sull'universalità della contraddizione.".................1957 (Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo); qui M. Z. sottolineava come, oltre alle "contraddizioni antagoniste" (quelle con il nemico di classe), ve ne fossero altre prodotte dallo stesso sviluppo socialista, la cui soluzione andava cercata in un "costante processo di riaggiustamento", lasciando aperta la dialettica e la competizione tra tutte le componenti della società (il partito, i contadini, gli operai, gli intellettuali, ecc.


*SULLA GIUSTA SOLUZIONE DELLE
CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO
(27 febbraio 1957)

.........................................................In

seno al popolo, le contraddizioni tra i lavoratori non sono antagoniste, mentre
quelle tra le classi sfruttate e le classi sfruttatrici hanno sia un aspetto antagonista
sia un aspetto non antagonista. Le contraddizioni in seno al popolo non datano
da oggi, ma il loro contenuto differisce in ogni periodo della rivoluzione e nel
periodo dell’edificazione socialista.
Nelle condizioni attuali della Cina le contraddizioni in seno al popolo
comprendono le contraddizioni nella classe operaia, le contraddizioni tra i
contadini, le contraddizioni fra gli intellettuali, le contraddizioni tra la classe
operaia e i contadini, le contraddizioni tra gli operai e i contadini da una parte e
gli intellettuali dell’altra, le contraddizioni tra la classe operaia e gli altri lavoratori
da una parte e la borghesia nazionale dall’altra, le contraddizioni in seno alla
borghesia nazionale, ecc.
Il nostro governo popolare è un governo che rappresenta effettivamente gli
interessi del popolo e che serve il popolo, ma fra esso e le masse popolari si
manifestano ugualmente alcune contraddizioni. Queste contraddizioni comprendono le contraddizioni tra gli interessi dello Stato e gli interessi collettivi da una parte
e gli interessi individuali dall’altra, le contraddizioni tra la democrazia e il centralismo,
fra dirigenti e diretti e le contraddizioni che derivano dallo stile di lavoro burocratico
di alcuni lavoratori dell’apparato statale nei loro rapporti con le masse.
Tutte queste contraddizioni sono contraddizioni in seno al popolo. Generalmente parlando, le contraddizioni in seno al popolo sono contraddizioni che
esistono sulla base di una fondamentale identità degli interessi del popolo.
Nel nostro paese, le contraddizioni tra la classe operaia e la borghesia nazionale
fanno parte delle contraddizioni in seno al popolo. La lotta di classe tra la classe
operaia e la borghesia nazionale appartiene in linea generale alla lotta di classe in
seno al popolo, ciò perché la borghesia nazionale nel nostro paese ha un carattere
duplice. Nel periodo della rivoluzione democratica borghese essa aveva un carattere
rivoluzionario e, contemporaneamente, una tendenza al compromesso......................i. Non possiamo obbligare la gente a rinunciare
all’idealismo, così come non possiamo obbligarla ad abbracciare il marxismo.
Tutte le questioni di carattere ideologico e tutte le controversie in seno al popolo
possono essere risolte solo con metodi democratici, con  i metodi della
discussione, della critica, della persuasione e dell’educazione; non possono
essere risolte con metodi coercitivi e repressivi. Per intraprendere un’attività
produttiva efficace, per studiare e vivere in pace e in ordine, il popolo esige dal
suo governo, dai dirigenti della produzione e dai dirigenti degli organismi culturali
e dell’educazione che essi promulghino misure amministrative appropriate e a
carattere obbligatorio. Senza queste misure amministrative sarebbe impossibile
mantenere l’ordine sociale. Questo è risaputo e tutti lo comprendono. Per
risolvere le contraddizioni in seno al popolo i metodi della persuasione e
dell’educazione e le misure amministrative costituiscono due aspetti che si  completano a vicenda. Le misure amministrative emanate per mantenere l’ordine
sociale devono accompagnarsi a un lavoro di persuasione e di educazione poiché,
in molti casi, da sole restano inefficaci.................Allora i dogmatici “di
sinistra” impiegavano nella lotta all’interno del partito il metodo di “lottare a
oltranza, colpire senza pietà”. Questo era un metodo sbagliato. Criticando il
dogmatismo “di sinistra”, noi non abbiamo usato questo vecchio metodo, ma ne
abbiamo usato uno nuovo, cioè quello di partire dal desiderio di unità, distinguere
chiaramente la ragione dal torto per mezzo della critica o della lotta e raggiungere
una nuova unità su una nuova base. Questo fu il metodo usato nel 1942 durante
la campagna di rettifica. Nel giro di alcuni anni, nel frattempo il Partito comunista
cinese aveva tenuto il suo settimo Congresso nazionale, in tutto il partito fu
raggiunta una grande unità come previsto e di conseguenza la rivoluzione
popolare raggiunse la vittoria.
Nell’impiegare questo metodo l’essenziale è che si parta dal desiderio di unità.
Infatti se manca questo desiderio di unità, è sicuro che la lotta, una volta lanciata,
creerebbe una gran confusione e sfuggirebbe di mano. Non equivarrebbe ciò
all’impiego del metodo “lottare a oltranza e colpire senza pietà”? Quale unità del
partito resterebbe? È proprio sulla base di questa esperienza che noi abbiamo
trovato la formula “unità-critica-unità”. Questo metodo si può esprimere anche
con l’espressione “imparare dagli errori passati per evitarne in futuro e curare la
malattia per salvare il malato”. Noi abbiamo esteso l’applicazione di questo
metodo al di fuori del partito. In tutte le basi d’appoggio antigiapponesi abbiamo
applicato con molto successo questo metodo nel trattare i rapporti tra la direzione
e le masse,......”. Dicevo anche che per
risolvere i problemi in seno al popolo, “i metodi che noi impieghiamo sono
democratici, cioè sono metodi di persuasione e non di costrizione”.......Secondo la filosofia marxista la legge dell’unità degli opposti è la legge fondamentale dell’universo. Questa legge agisce universalmente, tanto nella natura che nella
società umana e nel pensiero degli uomini. Tra i due aspetti contrapposti della
contraddizione c’è, nello stesso tempo, unità e lotta: da ciò deriva l’impulso al
movimento e al mutamento delle cose. Le contraddizioni esistono dovunque, ma
hanno carattere diverso a seconda del differente carattere delle cose. In ogni singola
cosa l’unità degli opposti è condizionata, temporanea, transitoria, quindi relativa,
mentre la lotta degli opposti è assoluta. Lenin ha esposto in modo molto chiaro questa
legge.......Molti non osano riconoscere
apertamente che esistono ancora in seno al nostro popolo contraddizioni, mentre
sono proprio queste contraddizioni che stimolano la marcia in avanti della nostra
società. Molti rifiutano di ammettere che nella società socialista esistono ancora delle
contraddizioni, così che quando essi si trovano di fronte alle contrad-dizioni sociali,
agiscono con timidezza e non manifestano alcuna iniziativa. Essi non comprendono
che è nel processo incessante del trattare correttamente e del risolvere contraddizioni
che la società socialista diventa più unita e si consolida. Per questo motivo noi
abbiamo bisogno di spiegare le cose al nostro popolo e innanzitutto ai nostri quadri,
per aiutarli a comprendere le contraddizioni della società socialista e per insegnar
loro a trattare queste contraddizioni con metodi corretti........Nella società socialista, le contraddizioni fondamentali restano ancora la
contraddizione tra i rapporti di produzione e le forze produttive e la contraddizione tra la sovrastruttura e la base economica. Tuttavia esse hanno natura
sostanziale differente e manifestazioni differenti dalla contraddizione tra i rapporti
di produzione e le forze produttive e dalla contraddizione tra la sovrastruttura e
la base economica nelle vecchie società.............
LA LINEA “CHE CENTO FIORI FIORISCANO E CHE CENTO SCUOLE
DI PENSIERO GAREGGINO” E “COESISTENZA A LUNGO
TERMINE E CONTROLLO RECIPROCO”

Come sono state lanciate le parole d’ordine “che cento fiori fioriscano e che cento
scuole di pensiero gareggino” e “coesistenza a lungo termine e controllo reciproco”?
Sono state formulate alla luce delle concrete condizioni della Cina, sulla base del
riconoscimento del fatto che nella società socialista continuano a esistere vari tipi di
contraddizioni e in risposta all’urgente bisogno del paese di accelerare il suo sviluppo
economico e culturale. La linea di lasciare che cento fiori fioriscano e che cento
scuole di pensiero gareggino è la linea di promuovere nel nostro paese lo sviluppo
dell’arte, il progresso delle scienze e una fiorente cultura socialista. Nell’arte forme
e stili differenti devono potersi sviluppare liberamente e nel campo scientifico scuole
diverse di pensiero devono potere liberamente gareggiare. Noi pensiamo cheinterventi amministrativi per imporre uno stile artistico o una scuola di pensiero e
per proibirne altri avrebbero un effetto negativo sullo sviluppo dell’arte e della
scienza. Le questioni del vero e del falso nell’arte e nella scienza devono essere risolte
con libere discussioni negli ambienti artistici e scientifici e attraverso il lavoro pratico
in questi campi. Non sono problemi che si possono regolare in modo semplicistico.
Per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è spesso necessario un periodo
di prova. Nel corso della storia spesso le cose nuove e giuste al loro inizio non sono
riuscite a concquistare il consenso popolare e hanno potuto affermarsi solo nella
lotta, attraverso strade contorte. Spesso cose giuste e buone sono state considerate
non come fiori profumati, ma come erbe velenose. Ai loro tempi, la teoria
copernicana sul sistema solare e quella di Darwin sull’evoluzione furono giudicate
erronee e si affermarono solo dopo un’aspra e difficile lotta. Anche la storia del nostro
paese offre esempi del genere. Nella società socialista le condizioni per la nascita di
cose nuove sono radicalmente diverse da quelle della vecchia società e molto più
favorevoli. Tuttavia accade ancora spesso che forze nuove siano respinte e che
opinioni giuste si trovino soffocate. Lo sviluppo di cose nuove può essere anche
ostacolato non per deliberato spirito di repressione ma per mancanza di 
discernimento. Per questo non dobbiamo trarre conclusioni avventate sulla 
questione del
vero e del falso nell’arte e nelle scienze, ma dobbiamo al contrario assumere un atteggiamento cauto e incoraggiare la libera discussione. Crediamo che questo atteggiamento permetterà uno sviluppo relativamente rapido delle scienze e delle arti.......... Ciò che è giusto si sviluppa sempre nella lotta contro ciò che è sbagliato. Il vero, il buono e il bello esistono sempre in contrasto col falso, col cattivo e col brutto e si sviluppano sempre nella lotta contro
questi. Nel momento stesso in cui l’umanità rifiuta universalmente una cosa
sbagliata e accetta una verità, una verità più nuova entra a sua volta in lotta contro
nuove opinioni sbagliate. Questa lotta non avrà mai fine. Questa è la legge di
sviluppo della verità ed è naturalmente anche la legge di sviluppo del marxismo......
Se non si capisce affatto questo o se non lo si capisce abbastanza, si commetteranno i più gravi errori e si trascurerà la necessità
di condurre la lotta sul piano ideologico. La lotta ideologica è diversa dalle altre
lotte perché in essa non si possono adottare metodi coercitivi, ma solo il metodo
paziente del ragionamento. Nella lotta ideologica il socialismo oggi dispone di
condizioni favorevoli: .......Qualcuno chiederà: visto che nel nostro paese la maggioranza 
della popolazione riconosce già nel marxismo l’ideologia guida, lo si può criticare? Certamente. Il
marxismo è una verità scientifica e non teme la critica; se la temesse e potesse essere
confutato dalla critica, allora non varrebbe nulla. Forse che gli idealisti non criticano
il marxismo tutti i giorni e in tutti i modi possibili? Forse che coloro che sono ancora
legati a punti di vista borghesi o piccolo borghesi e non vogliono modificarli, non
criticano il marxismo in tutti i modi possibili? I marxisti non devono temere la critica,
da qualsiasi parte provenga. Al contrario, essi devono temprarsi, svilupparsi e
conquistare nuove posizioni nel corso della critica e nella tempesta della lotta. Lottare
contro le idee sbagliate è in qualche modo un farsi vaccinare: l’azione del vaccino
rafforza le capacità di resistenza dell’organismo alle malattie. Le piante coltivate in
serra difficilmente sono robuste. La realizzazione della linea “che cento fiori
fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino”, non indebolirà ma rafforzerà il
ruolo dirigente del marxismo in campo ideologico.....? Per
quanto riguarda i controrivoluzionari dichiarati e i sabotatori della causa del
socialismo è semplice: togliamo loro la libertà di parola. La questione è diversa
quando invece ci troviamo di fronte a idee errate nel popolo. Sarebbe giusto
bandire queste idee e non dar loro la possibilità di esprimersi? No di certo.......
Applicare metodi semplicistici per risolvere le questioni ideologiche in seno al
popolo, le questioni legate alla vita intellettuale dell’uomo, non è soltanto
inefficace, ma estremamente controproducente. Si può vietare che le idee
sbagliate siano espresse, ma le idee rimarranno sempre. Quanto poi alle idee
giuste, se le si coltiva in serra, non le si espone mai al vento e alla pioggia e non
si immunizzano nei confronti delle malattie, esse non riusciranno a trionfare nello
scontro con le idee sbagliate. Quindi soltanto con il metodo della discussione,
della critica e del ragionamento possiamo realmente far progredire le idee giuste,
togliere di mezzo quelle sbagliate e risolvere effettivamente i problemi.
È inevitabile che la borghesia e la piccola borghesia esprimano le loro ideologie.
È inevitabile che esse le esprimano ostinatamente in tutti i modi possibili nelle
questioni politiche e ideologiche. Non possiamo aspettarci che agiscano 
diversamente. Non dobbiamo usare il metodo della repressione e impedire loro di
esprimersi; al contrario dobbiamo permettere loro di farlo e nello stesso tempo
discuterle con loro e criticarle opportunamente. È incontestabile che noi
dobbiamo criticare tutti i tipi di idee sbagliate............o. Ma la nostra critica non 
deve essere
dogmatica; non dobbiamo applicare il metodo metafisico, ma sforzarci di usare
il metodo dialettico. Quello che occorre sono l’analisi scientifica e argomenti
convincenti. La critica dogmatica non risolve nulla. Noi siamo contro ogni tipo di
erbe velenose, ma dobbiamo accuratamente distinguere tra quello che è
realmente erba velenosa e quello che in realtà è fiore profumato. Insieme alla
massa del popolo dobbiamo imparare a fare questa attenta distinzione e a lottare
contro le erbe velenose applicando dei metodi giusti.
Come ci opponiamo al dogmatismo, altrettanto dobbiamo opporci al revisionismo. Il revisionismo, o opportunismo di destra, è una corrente ideologica
borghese ancor più pericolosa del dogmatismo. I revisionisti, o opportunisti di
destra, aderiscono a fior di labbra al marxismo; anch’essi attaccano il “dogmatismo”:
ma l’obiettivo reale dei loro attacchi sono di fatto le tesi fondamentali del
marxismo. Essi negano o distorcono il materialismo e la dialettica, negano o
cercano di indebolire la dittatura democratica popolare e il ruolo dirigente del
partito comunista e negano o cercano di indebolire la trasformazione socialista
e l’edificazione del socialismo.............Prese parola per parola, le due parole d’ordine 
“che cento fiori fioriscano e che  cento scuole di pensiero gareggino” non hanno
un carattere di classe e possono essere utilizzate dal proletariato come dalla 
borghesia e da altri. Ogni classe, ogni strato e ogni gruppo sociale ha un suo 
punto di vista su quali sono i fiori profumati
e quali le erbe velenose. 

DEI DISORDINI CREATI DA UN
PICCOLO NUMERO DI INDIVIDUI

Ma la causa principale dei disordini fu il burocratismo di coloro che avevano 
funzioni dirigenti. In alcuni casi la responsabilità degli errori provocati dal b
urocratismo deve 
essere attribuita alle autorità superiori, mentre non si può attribuire la colpa 
alle autorità di grado
inferiore. Un’altra causa dei disordini è stato l’insufficiente lavoro ideologico e
politico svolto tra gli operai e gli studenti.............e tra le masse vi sono alcuni che 
tendono a concentrare
la propria attenzione su interessi immediati, parziali e personali e non capiscono,
o non capiscono abbastanza, gli interessi a lungo termine, nazionali e collettivi.
A causa della mancanza di esperienza politica e sociale, molti giovani non sanno
fare un confronto tra la vecchia e la nuova Cina e non è facile per loro capire a
fondo quali lotte straordinariamente difficili e dolorose abbia dovuto sostenere il
nostro popolo per riuscire a liberarsi dal giogo dell’imperialismo e dei reazionari

È POSSIBILE TRASFORMARE UNA COSA CATTIVA
IN UNA COSA BUONA?
.............In breve, dobbiamo imparare a esaminare i problemi sotto tutti gli 
aspetti, a non
vedere solo il dritto della medaglia, ma anche il suo rovescio. In determinate
condizioni una cosa cattiva può portare a buoni risultati e, a sua volta, una cosa
buona può portare a cattivi risultati. Più di duemila anni fa Lao Tzu diceva: “La
fortuna si appoggia sulla sfortuna e nella sfortuna si nasconde la fortuna”
 I giapponesi giudicarono una vittoria la conquista della Cina e la perdita di vasti
territori fu considerata dai cinesi una sconfitta: ma la sconfitta della Cina portava
in sé il germe della sua vittoria e la vittoria del Giappone conteneva in sé la sua
sconfitta. Forse che ciò non è stato confermato dalla storia?..............
In determinate condizioni ognuno dei due aspetti opposti di una contraddizione 
si trasforma immancabilmente nel suo contrario in conseguenza della lotta tra i due.
Per questa trasformazione sono le condizioni la cosa essenziale: se non si verificano
determinate condizioni, nessuno dei due aspetti opposti può trasformarsi nel suo
contrario. Nel mondo è il proletariato che più di ogni altra classe desidera cambiare
la propria posizione, poi viene il semiproletariato: infatti il primo non possiede nulla
e il secondo assai poco.
SUL REGIME DI STRETTA ECONOMIA

Nel 1952, nel corso del movimento contro i “tre mali”, abbiamo lottato contro la
corruzione, lo sperpero e il burocratismo, impegnandoci in particolare nella lotta
contro la corruzione. Nel 1955 abbiamo chiesto di fare economie, insistendo
soprattutto sulla lotta contro gli standard eccessivamente costosi nelle costruzioni di
base di carattere improduttivo e sull’economia di materie prime nella produzione
industriale: in questo campo abbiamo avuto dei grandi risultati. Ma allora l’indirizzo
di fare economie non era ancora coscienziosamente applicato come criterio guida
Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo........ Noi dobbiamo costruire
gradualmente un certo numero di aziende moderne di grandi dimensioni, per creare
alla nostra industria quell’ossatura senza la quale sarebbe impossibile trasformare il
nostro paese in potenza industriale moderna nel giro di qualche decina d’anni.
Tuttavia la maggior parte delle nostre industrie non conviene siano di grandi
dimensioni: dobbiamo creare molte aziende piccole e medie e utilizzare a fondo la
base industriale ereditata dalla vecchia società, in modo da realizzare la massima
economia e fare più cose con meno denaro. Dopo che la seconda sessione plenaria
del Comitato centrale del Partito comunista cinese, tenutasi nel novembre dello
scorso anno, lanciò, con maggiore forza di prima, la direttiva di praticare un regime
di stretta economia e di combattere lo spreco, nel giro di pochi mesi hanno incominciato a comparire i primi frutti di questa linea........La lotta
contro gli sprechi, così come la critica di altri difetti ed errori, è un po’ come lavarsi
la faccia: forse che l’uomo non si lava ogni giorno? Il Partito comunista cinese, i partiti
democratici, i democratici senza partito, gli intellettuali, gli industriali e i 
commercianti, gli operai, i contadini e gli artigiani, in una parola tutti noi, seicento 
milioni di cinesi,
dobbiamo sforzarci di aumentare la produzione, di applicare un regime di stretta
economia e di combattere l’ostentazione di ricchezza e gli sprechi... . Attualmente 
tra un gran numero dei nostri lavoratori statali sono apparse
pericolose tendenze: la ripugnanza a condividere con le masse gioie e  dolori e la
preoccupazione per la carriera e per il guadagno personale.