domenica 31 maggio 2009

Insiemi complessi, pensiero sistemico, macroscopi

Gualberto Gismondi, XXI Secolo. Scienze, potenzialità, limiti , clicca

----Per chi esamina la complessità, riconoscere un insieme complesso significa vederne i costitutivi eterogenei, inseriti in una storia aperta ai rischi futuri. E. Morin usò il termine pensiero complesso per indicare l'unione di universalità e singolarità.

Per gli operatori scientifici, la complessità del mondo emerge quando si elabora una comprensione del disordine, in cui i fenomeni sono un tessuto non scomponibile. Per affrontare la complessità, quindi, si ricorre a un pensiero sistemico, che organizza le conoscenze ricorrendo all'analisi e alla sintesi (2). Si è coniato il termine macroscopio per indicare un simulatore ossia un elaboratore che studia la dinamica delle evoluzioni, mediante le simulazioni. Entrambi gli approcci, analitici e sintetico-sistemici, sono necessari e complementari. Solo i secondi, però, cercano la visione globale, le interazioni e confrontano il funzionamento dei modelli con la realtà. La “sistemica”, quindi, organizza le conoscenze in quadri di riferimento più ampi, al fine di capirle per poter agire più efficacemente. In questo modo crea una cultura della complessità, che consente di riflettere criticamente anche sui saperi. Essa è importante per l'attività tecnoscientifica, poiché aiuta a collegare le conoscenze, per costruire sistemi di senso. In questo modo salva la coerenza del discorso scientifico, facendone emergere le gerarchie collegate o antagoniste (3). Il pensiero complesso, quindi: riabilita la pluralità, l'eterogeneità, la normalità dei conflitti e delle alterazioni; valorizza il tempo e la storia per la comprensione dei fenomeni; legittima l'incertezza concedendole un legittimo spazio. A tal fine preferisce i fenomeni e le situazioni multireferenziali, che privilegiano più prospettive, rispetto a quelli multidimensionali, che preferiscono l'omogeneità. (Continua) Note: 2) J. Ardoino, "La complexité" RLC 442-444. J. Ardoino, R. Lourau, Les Pédagogies institutionelles. Pédagogues et pédagogies, PUF, Paris 1994. Id., L'approche multiréférentielle en formation et en sciences de l'éducation, PUF, Paris 1993: Id., Éducation et politique, hommes et organisations [1977], Gauthier-Villars, Paris 1999. J. Ardoino, J. Deperetti, Penser l'hétérogène, Desclée de Brouwer, Paris 1998. [J. Ardoino è prof. Univ. di Parigi VIII; Presidente dell'Associazione nazionale per lo sviluppo delle scienze umane applicate].

3) J. De Rosnay, "Concepts et opérateurs transversaux", in E. Morin (a cura), Relier les connaissances [RLC], Éd. du Seuil, Paris 1999, 397-402. J. De Rosnay, H. Reeves, Y. Coppens, D. Simonet, La Plus Belle Histoire du Monde, Éd. du Seuil, Paris 1996. J. De Rosnay, L'Homme Symbiotique, ibid., 1995. Id., Le Cerveau planetaire, ibid., 1986. Id., Les Chemins de la vie, ibid., 1983. Id., Le Macroscope. Vers une visione globale, ibid., 1975; Id., Les Origines de la vie, ibid., 1966. [J. De Rosnay è dott. in scienze, specializ. in tecnologie avanzate e applicazioni teoria dei sistemi; Dir. strategie a Cité des Sciences e Industrie de la Villette, Information Scientifique de l'Académie des sciences; Dir. ricerche in biologia e informatica a Institut Pasteur e Massachussets Institute of Technology (MIT); Dir. scientifico Société Européenne Développement des Entreprises (SEDE)]

call center : cos'e' ?

approvata in Francia una legge severa sul copyright

da Comunicare sul web , blog dedicato , giovedì 21 maggio 2009

La Hadopi è ora una legge della Repubblica francese. La normativa, la più severa approvata finora in Europa sull'argomento, prevede sanzioni molto dure per chi scarica illegalmente musica e film. Si va dal semplice avvertimento al taglio della connessione, dovendo però continuare a pagare il canone. Ora si è scatenato un vivace dibattito fra politici, utenti e persone dello spettacolo. In Francia e nel resto d'Europa, dato che è probabile che anche gli altri Stati decidano di preparare una legge sul copyright in Internet. Alcuni dicono che la legge sia giusta, altri che sia troppo severa.........

eros femminile arabo ed eros maschile occidentale : due libri

 Pene d'amore. Sette racconti erotici, prezzo € 15,00 , curatore : Biondillo G. , Editore Guanda , clicca ..........Se da una parte un terreno di narrazione si è trasformato in un ghetto, dall'altra appare sempre più come un enorme rimosso. Quello del corpo maschile. Gli scrittori disertano la narrazione erotica, forse non solo per pudicizia, ma per strategia. Mettere il cuore e il corpo a nudo significa esporsi agli sguardi pubblici, dimostrare le debolezze. Ma la gestione del sé pubblico è una strategia di potere, e il potere vuole essere saldamente maschile. Questa antologia cerca di rimettere in gioco una scrittura, quella maschile, che ha disertato l'eros, dando voce a chi non ha, colpevolmente, voluto parlare da troppo tempo: il sesso maschio..........Quando, qualche tempo fa, il direttore di una nota rivista femminile comunicò a Gianni Biondillo che il suo racconto non poteva essere pubblicato perché troppo audace, lo scrittore realizzò: il genere erotico è ormai diventato appannaggio esclusivo delle donne. Mentre le scrittrici possono mettere a nudo le proprie fantasie senza il rischio di essere censurate, agli uomini, anche agli scrittori più affermati, questo universo è inesorabilmente precluso. Un’assenza, quella maschile, causata forse dall’eccessiva pudicizia, o magari da un certo snobismo nei confronti di un genere troppo spesso finito nell’alveo della pornografia, in ogni caso un’assenza che pesa come un macigno all’interno del mondo della letteratura. La sfida per Biondillo diventa allora quella di “reclutare” le penne più promettenti della narrativa italiana che avessero il coraggio di esprimere il loro punto di vista sul mondo dell’eros. Fondamentale per la compilazione della raccolta – ammette il curatore – è stata l’adesione di Tiziano Scarpa, quello che Biondillo definisce “l’unico scrittore italiano che con uno zelo quasi commovente, da anni, porta avanti una vera e propria topografia del corpo maschile”. Il suo racconto, il terzo della raccolta, quasi a confermarne la centralità, in realtà è un meta-racconto sulla difficoltà che incontra uno scrittore-uomo nel descrivere una trama sufficientemente erotica senza scadere nella pornografia, penetrando nel cuore dei desideri maschili senza utilizzare i soliti clichè abusati dalla narrativa di genere. Attraverso l’espediente del meta-racconto Tiziano Scarpa riesce perfettamente nel suo intento, ma ci riescono anche gli altri autori chiamati ad assolvere al delicato incarico..........Il risultato è un mix equilibrato dei diversi sapori dell’eros, una lettura gustosa capace di aprire una breccia tra i desideri degli uomini ma anche di far riflettere le donne sulla dimensione che stanno assumendo nell’immaginario maschile. Un libro salvato dal rogo censorio della stampa periodica per conquistare finalmente lo scaffale più in vista della libreria (anche virtuale). 

La prova del miele, di Salwa Al-Neimi , ed. Feltrinelli. ,clicca

La trama e le recensioni di La prova del miele, romanzo di Salwa Al-Neimi edito da Feltrinelli. Araba e colta, la protagonista è una scrittrice nata e cresciuta a Damasco, poi trasferitasi a Parigi dove lavora all’università e si occupa della biblioteca del dipartimento di Arabistica. Nella sua vita c’è stato un uomo fondamentale, un uomo che le ha aperto un mondo prima sconosciuto, erotico, carnale, pornografico. La passione per il corpo diventa passione per la parola: clandestine, come i suoi incontri amorosi, sono le letture rapinose dei testi di letteratura erotica araba antica. Il Corano stesso si rivela un trattato sul piacere sessuale e perfino le famigerate fatwàt assumono un’ambiguità che sembra lasciare spazio al piacere. I ricordi dell’infanzia siriana, le memorie di un mondo degli adulti complesso e contorto, fatto di segreti, tradimenti e passioni, le chiacchiere femminili negli hammam, le confidenze delle amiche, tutto diventa materia di una ricerca dentro il mistero fascinoso della carne, di una via della conoscenza che fa appunto del corpo e non dello spirito il mezzo e il fine della ricerca stessa. E Salwa al-Neimi – o la protagonista – intraprende questo percorso proprio perché si sente figlia orgogliosa di un universo culturale profondamente arabo. Ribalta i luoghi comuni sul rapporto tra sesso e Islam, e mostra come nella tradizione araba il piacere sessuale non sia un peccato ma una grazia di Dio, un “assaggio”, un “memento” dei piaceri che ci attendono in paradiso.

giovedì 28 maggio 2009

da Wikipedia : l'inositolo per il Disturbo ossessivo compulsivo

L'inositolo è uno zucchero ciclico, un poliolo carbociclico, la cui forma più importante in natura è il mioinositolo (cis-1,2,3,5-trans-4,6-cicloesanesolo). Altri isomeri presenti occasionalmente in natura sono il scyllo-, chiro-, muco-, neo-inositolo. Altri isomeri possibili sono il allo-, epi-, cis-inositolo. La struttura dell'inositolo gioca un ruolo fondamentale nei messaggeri secondari in cellule eucariotiche, come inositolo fosfato o come lipidi fosfatidilinositolo (PI) e fosfatidilinositolofosfato (PIP). L'inositolo si trova in molti alimenti, in particolare nei cereali, nelle noci, nella frutta specialmente in meloni ed arance. L'inositolo non è considerato una vitamina in quanto può essere sintetizzato dall'organismo. Il mioinositolo è classificato come un componente del complesso B (riferendosi ad esso come B8) ed è sintetizzato dal corpo umano. Il mioinositolo in studi a doppio cieco è risultato efficace nel trattamento del Disturbo ossessivo-compulsivo. La sua efficacia è equiparabile a quella degli SSRI ed è virtualmente privo di effetti collaterali.[1]

Note(1)Fux M, Levine J, Aviv A, Belmaker RH (1996). Inositol treatment of obsessive-compulsive disorder . American Journal of Psychiatry 153 (9): 1219–21. PMID 8780431.

domenica 24 maggio 2009

Copyright and wrongs

  ..................dal blog  Economist.com  "This house believes that existing copyright laws do more harm than good.", clicca

Defending the motion :Professor William Fisher   Wilmer Hale Professor of Intellectual Property Law, Harvard Law School "The copyright system has several important functions"........

Against the motion : Professor Justin Hughes   Professor of Law, Cardozo Law School, New York "Intellectual property, like much public policy, is a matter of educated guesswork."........

The moderator's opening remarks May 5th 2009  Mr Kenneth Cukier  

Copyright strangles creativity. Copyright rewards originality. It is a nuisance to the public that unduly enriches a few people. It is the backbone of our knowledge economy that fuels progress. Hate it, love it, break it, protect it; few people lack strong opinions about copyright and its place in society..........

sabato 23 maggio 2009

riflessioni post G8 University Summit di Torino

Il neoliberismo è una tecnologia di governo che dall'economia è stata poi applicata alla politica, modellando in senso mercantile i concetti di sovranita' e cittadinanza

stralci dall'intervista  , per l'articolo intero clicca 

La produzione del sapere vivo Intervista a Gigi Roggero  di Brett Neilson 

Lei traccia un parallelismo tra le trasformazioni della cittadinanza e quelledell'università. Studenti e professori diventano imprenditori di se stessi, o «teconimprenditori». Quali sono le contraddizioni di questo processo? È possibile costruire delle eccezioni al «neoliberalismo come eccezione», cioè una visione alternativa dell'università e del sapere? Il problema è la costruzione di una formazione universitaria pubblica. La University of California, un network di undici campus che costituisce il più prestigioso sistema universitario pubblico degli Stati Uniti, sta ricevendo sempre meno fondi, così è costretta a competere per risorse esterne e ad aumentare le tasse agli studenti. Stanford University è un eccellente esempio d una corporate university guidata da un presidente che ha stretti legami con Google e grandi imprese della Silicon Valley. L'anno passato ha raccolto più soldi di ogni altro campus americano, incluso Harvard, sia per finanziare la ricerca, sia per diventare istituzione globale.  Comunque, non dobbiamo pensare che, siccome le aziende supportano le università, i docenti non siano liberi di esprimere idee, fare ricerca e insegnare senza l'influenza del mercato. Il principale ruolo delle università negli Stati Uniti è insegnare i valori dell'Illuminismo, e come tali i campus sono un vitale contropubblico e interlocutore del capitale. L'esempio del «tecnoimprenditore» si riferisce a Singapore, città-stato che esplicitamente modella se stessa come un hub di conoscenza commerciale, dunque è il caso particolare di una piccola nazione dedicata alla mercificazione del sapere. Lei ridefinisce la sovranità attraverso l'analisi degli «spazi latitudinali», che istituiscono nuove forme di mercato e provocano una etnicizzazione e mobilità del lavoro. Forse sarebbe utile esaminare la possibile emergenza anche di spazi longitudinali, che attraversano e sovvertono le geografie del potere. Se non si può ipotizzare un contropotere globalmente uniforme, quali sono i nuovi spazi di resistenza che emergono nel neoliberalismo? Gli spazi latitudinali sono tracciati dai network transnazionali delle corporation. Nelle reti transpacifiche delle imprese asiatiche, i sistemi di mercato includono elementi di lavoro coercitivo, mentre le resistenze si formano all'interno di specifici milieus industriali. Molti sindacati occidentali vedono i lavoratori asiatici (in Occidente e in Asia) come rivali o peggio ancora, non comprendendo le loro particolari condizioni di lavoro e di vita. Nella sua ricerca evidenzia il mutato ruolo delle metropoli nelle trasformazioni dei regimi di produzione, della sovranità e della cittadinanza. In cosa la sua analisi diverge rispetto a quella della studiosa di «global cities» Saskia Sassen? Saskia Sassen ci ha fornito un efficace quadro del ruolo cruciale che le metropoli globali hanno nel sistema economico. Io sono più interessata alle metropoli asiatiche come i principali siti degli investimenti statali. Prendiamo il caso di Hong Kong, che sta rapidamente emergendo (eclissando Shangai) come il principale sito di investimento aziendale nel boom cinese. La sua ascesa come centro finanziario, allo stesso livello di Londra e New York, è dovuta alla sua localizzazione e al suo ruolo nella Repubblica Popolare Cinese. Lo status globale di Hong Kong è dovuto infatti alle possibilità di accesso alla sbalorditiva ricchezza della Cina, al talento umano e alle grandi opportunità di investimento. Lei analizza come la governance neoliberale influisca sui cambiamenti dell'etica e della cittadinanza. Nel contesto italiano, in cui alcuni si rifanno alla distinzione machiavelliana tra politica ed etica, questo ricorso all'etica (presente in diversi seri lavori nel «mondo anglosassone») diventa talora il modo per evitare questioni politiche dirimenti, come il problema di mettere in comunicazione le strategie di mobilità e resistenza del lavoro vivo. La sua ricerca in Asia suggerisce la necessità di rivisitare la classica divisione tra etica e politica? Machiavelli si concentra sulla ragion di Stato: questo modello giuridico della politica esercitato sul territorio nazionale confina l'etica nel regno della morale individuale. La nozione di potere sovrano spesso limita la comprensione del potere come una dinamica e una relazione mutevole. Abbiamo urgentemente bisogno della nozione di Foucault di un'arte di governo che ha per oggetto la popolazione piuttosto che lo spazio nazionale. A differenza di Machiavelli, la governamentalità foucaultiana ha infatti per oggetto la popolazione, focalizzandosi sui piani della vita collettiva e individuale all'interno di specifici territori. Ora, a questa forma di gestione della condizione umana partecipano varie autorità (organismi multilaterali, Organizzazioni non governative) come professionisti dell'umano, eccedendo il contesto dello Stato-nazione. La governamentalità sospende dunque la libertà del sovrano e fa affidamento sui saperi moderni (economia politica, biologia, psichiatria, medicina, scienze umane) per configurare la popolazione come un dato e un campo di intervento.  L'esercizio del potere/sapere dipende inoltre dalla varietà di meccanismi (tecniche militari, statistiche) che individuano una molteplicità di oggetti e di problemi. Il concetto foucaultiano di potere aggira dunque la sua visione meramente repressiva per riconoscerlo come forza produttiva: la relazione delle strategie e delle contro-strategie forma i campi particolari dei rapporti di forza. Individuare il potere come tecnica e pratica ci permette di seguire il flusso e le contingenze della decisione, dell'azione, delle resistenze e della trasformazione.  Il potere non è congelato nelle leggi, monopolizzato dallo Stato o dal capitale, ma è una sempre cangiante, strategica, mobile e pervasiva relazione di forze esercitata negli ambienti della contingenza e dei flussi. Io seguo la nozione foucaultiana di etica come pratiche di auto-formazione, ad esempio la cura del sé collegata a una particolare comunità di valori morali condivisi. Le pratiche etiche sono quindi inseparabili dalle quotidiane pratiche che intrecciano le sfere privata e pubblica. Questa nozione del potere fondata sulla pratica è analiticamente cruciale per afferrare le problematiche politiche contemporanee e le strategie di risoluzione dei problemi. Non possiamo applicare concetti vecchi al mondo radicalmente diverso di oggi. Non ci sono contesti semplici e universali, o risposte già date in un mondo di molteplicità, flussi e incertezza. Come antropologa, provo a comprendere specifici milieus di problematizzazione e di risoluzione di problemi, provando a descrivere le vite delle persone senza far ricorso a metodi universali di cambiamento sociale. .......................per i libri di gigi roggero ,cliccaqui'

..............per le interviste, clicca qui'

ceneri di gramsci-pasolini

Morius Romme : Uditori di voci" : Si puo' guarire

stralci e considerazioni dai lavori di Morius Romme

"Col termine di "guarigione  completa" intendiamo dire che Ron, pur avendo sperimentato per molti anni gravi disturbi emotivi che gli avevano impedito di lavorare e addirittura di essere minimamente  efficiente, è stato in grado di riprendere il controllo della propria vita. Si è trattato di un processo che ha trasformato la vita di Ron dal ruolo di "vittima", che viveva in modo frammentato essendo costantemente ospedalizzato e curato con pesanti dosi di psicofarmaci, al ruolo di "vincitore"'  Egli ha trovato il modo di sensibilizzare le persone che lo circondavano con un effetto talmente costruttivo che il tempo trascorso dal momento in cui decise di guarire al momento in cui egli stesso poté dirsi effettivamente guarito, fu sorprendentemente breve' Alla fine, Ron uscì completamente dal suo status psichiatrico. Ciò fa parte definitivamente del passato' Non è stato per nulla un viaggio facile, ma ne valeva la pena' Oggi Ron non si considera più malato di mente, non assume più terapie e non riceve alcun altro tipo di cura. Sebbene Ron oda ancora le voci, non considera più questa cosa come un problema, ed ha trovato i propri metodi per affrontare gli altri  "sintomi"  che inizialmente l'avevano indotto a cercare aiuto. Íuttavia, quello che la sua esperienza gli ha lasciato è come una cicatrice da rimarginare; la consapevolezza che quei tredici anni dentro e fuori il sistema psichiatrico, forse non avrebbe dovuto trascorrerli affatto.......La guarigione dalla malattia apparve a qualcuno come uno sviluppo dagli aspetti minacciosi. Nella più rosea delle ipotesi, la guarigione fu considerata atipica e un caso strano, forse inspiegabile, anziché qualcosa da cui trarre insegnamento. Ron soffriva molto sia per la perdita di tredici anni della sua vita sia per la reazione ambivalente alla sua guarigione. Così, negli ultimi otto anni ha dedicato molte delle sue riflessioni a ciò che lo ha effettivamente messo in grado di guarire. ........... .Tutti i problemi di salute mentale sono per certi versí forme di strategia dí soprovvivenza. Uno dei principali puntí di guesto libro e' che il disagio subìto trae origine dol vissuto e spesso si riferisce o uno soluzione invivibile. Scoprire il significato dello vostro esperienza è a suo modo un altro passo avonti verso la guarigione. su questo argomento, il nostro collega e amico Prof. Morius Romme scrive:  "Per poter fare il salto concettuale dalla teoria professionale all'esperienza del paziente, abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare alle malattie mentali. Di fatto, pensare a  "formazioni  di reazione" e specialmente non pensare in termini di  "disturbi"  specifici  circoscritti , come la schizofrenia, la psicosi maniaco depressiva e il disturbo dallo personolita borderline. Quelle etichette fanno solo porte di uno forma mentis che non ha validita' scientifica. Queí concetti non hanno basi reali ma sono ínvece illusioni o costruzioni mentali da parte del professionista". Quello che Morius intende dire è che le malattie mentoli non sono disturbi ma reazioni piuttosto complesse (o come dice lui "formozioni  di reazione" ) verso situozioni e interazioni socioli. Per essere più precisi, honno guasta corotteristiche: . sono reozioni od interazioni problematiche con altre persone, . sono reozioni alle regole socioli, che sono difficile da accettare par l'individuo, . sono un'espressione della diff icoltò che l'individuo puo avere nell' ccettozione  di norme e valori di certi gruppi sociali. 

LAVORARE INSIEME Credíamo che il e piu' importante nell'aiutare le persone ad iniziare il vioggio verso la guarigione sia il valore che viene dato al coinvolgimento personale, sia della persona con problemi mentali sia dello persona che vi è stata assegnata come operatore. Per spiegarlo, guordiamo l'uno all'altro prima di tutto come persone, in secondo luogo come partner alla pari di un processo definito e in terzo luogo in funzione dell'offerta reciproca di dífferenti esperienze di valore. Voí siete i"esperto per esperienza, e la persona con cui lovorate è l'esperto per professione. Questi sono principi molto importanti, ed e' soltanto trosportandoli nello realtà che possiamo sperare di lavorare insieme efficacemente. ....... RIDEFINIRE LA VOSTRA ESPERIENZA in questo modo ci concentriomo sul benessere invece che sul malessere. Spostare I'attenzione doi vostri problemi mentali sulle potenzialita di guarigione significa che I'esperienza che vi ha portato o rivolgervi od un servizío di solute mentole può essere vista sotto uno luce díversa Questo porta ad un approccio centrato sulla persona (piuttosto che sulla malattia), dove la vostra esperienza può essere rídefinita ol dí fuori dei soliti punti di riferimenlo della psichiotrio. Invitiomo voi e if vostro operotore a considerare per prima cosa quali sono i vostrí bisogni e come possono essere soddisfotti, all'interno del contesto della ripresa della vostra vita e autonomia...... FARE DOMANDE Speriomo che questo libro vi sproni a porre domande sulle cure a cui siete sottopostí e come si prefiggono di aiutarvi a guarire. Speriomo anche che vi día la fiducia necessoria per essere propositivi nello vostra relazione con i servizi che usote e a pretendere risposte alle preoccupozioni che avele sulla vostra situozione presente e futura.FARE "TABULA RASA" Capita a volte che passiamo più tempo o guardare indietro anziché ovanti, dando lo colpa o noi stessi o od allri delle cose andate male nella nostra vita. Sebbene possiamo imparare dall'esperienza, è ímportante anche permettere a noi stessi di inizíore un nuovo commino. Questo è il motivo per cui, in questo libro, non solo consideríomo il passoto, mo cí concentriomo sul f uturo. Lo domondo importonte è coso volete farne della vostro vita come poter raggiungere guesto scopo è il compito principale che vi ospetta......PERCHÉ OCCUPARSENE? Questo líbro vuole incoroggiare a prendenvi la rasponspobílita dei combiamenti che inlendete apportore ollo vostro vita. Lo guorigione ci richiede un ovoro molto duro l. Non dobbiomo ospettorci che altrí lo faccíano per noí. ONESTÀ Per molti di noi, essere onesti su quello che ci accode non si è dimostrata sempre una buona idea. in alcuni casi questo ha portato a reazioní negotive da porte degli operatori e dei servizi psichiatrici, che per tutta risposta cí hanno aumentato le terapie ... IL TEMPO se decidete di intraprendere il viaggio verso la guarigione, dovete aspettorvi di impegnore, tempo ed energíe, per dare a voi stessi la migliore chance di riuscirci. Vi sono olcune regole base Per lavorare insíeme' E' fondomentale, se intendete iniziare o lavorore ollo voslro guorigione e a moggior ragione se volete condividere il lovoro con un'altro persono, concordare alcune regole base' Proponiomo quonto segue LA PERSONA TITOLARE DELL'ESPERIENZA POSSIEDE QUESTO MANUALE. ......quolsiosi supporto che riceverele dovrà tenere conto dello vostra esperienza e delle vostre definizioni, non dello persona che vi sostiene. L'ESPERIENZA È REALE. La fiducia si guadagna, non può essere data per scontata. Siomo tutti in grodo di venire meno alla fiducio, e in possato l'obbiomo onche fotto, fa parte dello notura umona. Ogní volto che chiediomo fiducia o la diamo, ci mettiomo del nostro' D'oltro porle se veniomo meno ollo fiducio, perdiomo uno porte di noi stessi' Non è un problemo se le nuove strategie per affrontare le situozioni richíedono tempo per funzionare. Ci sono molti modi diversi per risolvere i vostri problemi, e quello che va bene per quolcuno può non ondor bene per altri. Non scoroggiatevi, progredire à possibile e anche un successo porziale è sempre meglio di non aver provato affotto. PROPRIETÀ Il monuole resto di proprietà dello persono che lo uso E' un diorio personole e se condiviso con un'altra persona questa riservatezza va rispettata. Se siele un operatore o un amico o semplicemene date questo manuole o qualcuno per offrigli un'olternativo, se guello persono sceglie di usarlo con voi. olloro può essere usoto su bose comune, sullo quole ritrovarvi insiema e potete indivíduore che tipo dí sostegno richiede per aiutarla a raggiungere la guarigione. SVILUPPO DI UN PIANO D'AZIONE Molti professionisti devono programmore e annotore quello che fonno per noi. Possiomo usore guesto sistemo nello nostro relazione di lovoro con loro. Questo piono dovrebbe essere incentroto sulle vostre esperienze e su come le considerafe, e funzionore per i vostri scopi. La base di quasi tutti i piani è uno forma di valutazione. Non c'è motivo per cui ciò non debba essere basato su voi stessi e sulle vostre esperienze. Alla fine di questo libro, troverete una guida che potrete usare (voi e chi vi sostiene) per il lavoro fatto con questo libro, come bose per indivíduore il vostro piono d'azione Personale. .........VA BENE ANCHE QUANDO LE COSE NON FUNZIONANO Nel lungo periodo funzioneranno, se non in moniera diretta, dando comungue energia al modo in cui vi ponete rispetto oi vostri problemi di solute mentole e a come li percepite. Da questa posizione potrete provore nuove strategie e pensare oi vostri metodi che vi permelteronno di passore da vittima o vincitore. Se strani comporlomenti ed esperienze (notí anche come sintomi) non sono l'effetto di guolche dísturbo individuale e misterioso, ma honno origíne in guolche modo da esperienze di víta, ollora gueste esperienze possono diventore comprensibili e coerenti. Se voi, come persone che honno avuto queste esperienze, síete aiutati a capire lo vostro "molottío,, nel contesto del vostro vissuto, se il centro dell'ottenzione siete voi come persone, anziché lo malottia stessa, allora possiomo orrivore od uno nuova conclusione, vale o dire l'impotto della molottia sullo vostro copocitò di offrontore lo vita, che è al tempo stesso la questíone e la soluzíone. Ecco perché e' così ímportonte mettere in grado l'índividuo di trionfare sullo propria esperienza. A questo si può arrivore con I'accettazione dell'esperienza come parte di noí (piuttosto che un'invasione del sè), e acquisíre lo comprensione del significato dello vito personole. Se guesto avviene,la difficile situoziane in cui vi potete trovare migliorerà dí conseguenza, i sintomi potranno scomporíre o sarete in grodo di affrontarli meglio. .Molti operatori vi avranno gía coinvolto nello compilazíone di schede di volutozione e di oltri moduli. Se volete gestire il vostro processo di guorigione potreste volervi mettere all'inizio e al centro del processo di programmozione. E'cosi che íl programma che verrà fatto seguira' í vostri bisogni espressi e i vostrí desideri, anziché incentrarsi su problemi bosati sul punto di visto altrui, formati spesso senza riferimento a voi. Per ottimizzore le risorse disponibili per aiutorvi, bisogna che focciate lavorare i professionisti per voi. E' necessorio che possiate parlare alla persona con cui volete elaborare olcune vostre strategie per farcelo e il modo in cui volete che funzionino per sostenervi nel commino verso lo guorigione. Se ovete completato lo sloria dello vostra vita in guesto libro, potreste avere il desiderio di svelorne olcuni elementi nei colloqui con gli operotori che vi seguono. Scrivete in anticipo le cose di cui ritenete importonte cha altri siano o conoscenza, ed anche le condizioni a cui desiderote che vengono conosciute, cioè che le informozioni sono riservote e non possano essere trosmesse od olcuno senzo il vostro consenso. Progrommozione. Dovreste, se possibile, porlecipore a uno riunione dí progrommazione con guolcuno di cui vi fidate, e che è al corrente di quello che voi volete. Fote un píano in anticipo. Se non vofete coinvolgere un amico o il portner, cercate se nello vostro zono vi sono gruppi di outo-oiuto o Associozioni di utenti. Scrivete guello che volete dei servizi di solute mentole. Non c'è bisogno di essere specifici. Portate lo scritto con voi alla riunione e siate chiari nel dire che il programmo è per voi, non per rendere più facile la vita ol servizio. Siate onesti; se pensata che sio importonte avere un lavoro, ditelo. Lo scopo di guesto libro e' necessoriomente limitato. Soppiamo che ci sono oltre reoltà di cui tenere conto, mo non possiomo con lo spozio o disposizione. Speriomo che riusciate a vedere che c'è un processo di emoncipozione di cui potete entrore o for porte e usando i princípi dello comprensione della vostro esperienza, sapendoli orgonizzare e accettare e così focendo ricominciore o vivere lo vostro vito.  Buona fortuna.

un testo da consultare :"La psicoterapia di un gruppo di uditori di voci. Verso l'auto-aiuto"    Presentazionedel volume:   "Uditori di voci" è, forse, un'espressione eufemistica per "paranoici con allucinazioni uditive"? Marius Romme, psichiatra olandese, nel suo ormai famoso Udire le voci, propone questa dizione ma, insieme, un nuovo modo di porsi rispetto alle voci.  Questo libro dà conto di un intervento-ricerca su un gruppo di uditori di voci che, programmato per decollare verso l'auto-aiuto, parte come gruppo di tipo psicoterapeutico guidato dallo psichiatra. E narra le numerose e, spesso, drammatiche vicissitudini che l'hanno tenuto legato, almeno per la durata dell'intervento-ricerca (un anno e mezzo circa), al palo della psicoterapia, anche se di una psicoterapia sui generis.  Definiamo la terapia sui generis perché le "mosse" più incisive, più produttive di risultati, almeno nella prima parte dell'intervento-ricerca, sono del tutto "inventate"; non fanno cioè capo a nessuno degli approcci noti, neppure a quello psico-dinamico e a quello sistemico che fanno parte del bagaglio formativo dello psichiatra. Sulle vicissitudini del percorso terapeutico non si preannuncia nulla, come si conviene ad una vicenda romanzesca di cui al lettore basta conoscere lo scenario: un gruppo di uditori di voci e lo psichiatra - che ha anche lui una "voce": il supervisore - si incontrano e parlano; usano le loro voci sentono le voci altrui... Per gli operatori interessati alle "voci" o alle "allucinazioni" e alla loro psicoterapia, un testo da non perdere.

orso castano : i suggerimenti dati da Marius Romme  non possono essere visti come una critica epistemologica alle teorie psicologiche gia' esistenti. L'impostazione stessa del discorso , molto pragmatica e priva di critiche metodologiche alle altre teorie, nonche' di valutazioni , secondo i canoni classici della verifica scientifica , del proprio percorso, hanno il sapore piu' di raccomandazioni che di altro. Va , a onor del vero , detto che queste raccomandazioni sono molto frequenti e , potrebbe sostenersi, costituiscono quasi un prolegomeno d'obbligo diogni teoria psicoilogica. Comunque sia , sono raccomandazioni molto utili e da prendere in seria considerazione. Certo non si puo' ignorare la complessita' della materia che include le ricerche nel campo delle neuroscienze , nella psicologia cognitiva,  e piu' recentemente, ad opera di Kandel nel campo della psicoanalisi strutturata messa a confronto dei farmaci.  L'insistenza assertiva presente nel discorso , poi , non puo' ignorare che , nonostante tutta la buona volonta' del soggetto, se vengono a mancare alcuni elementi base sociali come il lavoro, la casa,  la sicurezza dei servizi sanitari, difficilmente si riescono a trovare soluzioni soddisfacenti al problema psicologico. 

I minori stranieri crescono in fretta

 Minorigiustizia, n. 3/1999.  Edìtoriale Che cosa è cambiato per i bambini stranieri di Lorenzo Miazzi, Giudice del Tribunale di Rovigo. e Paolo Morozzo della Rocca, Professore ordinario di Diritto privato presso la Facoltà di giurisprudenza dell'Università "Carlo Bo" di Urbino 1. Come sarà l'Italia di domani con gli stranieri Sono passati nove anni da quando Minorigiustizia dedicava per la prima volta un fascicolo intero ai bambini stranieri1, intitolandolo "I bambini stranieri dal rifiuto e dalla separatezza all'accoglienza e all'integrazione". Scorrendone l'indice e confrontandolo con quello di questo nuovo fascicolo dedicato al tema si avverte la continuità in alcuni problemi ma anche una grande differenza nel modo di vedere le cose. Predominavano allora le preoccupazioni destate dall'arrivo dei ragazzi e dalle difficoltà di accoglierli, si scoprivano con sorpresa le dimensioni quantitative della loro presenza temendo l'impatto del fenomeno sull'attività ordinaria dei tribunali, si facevano i conti con un quadro legislativo insufficiente e frammentato che giustamente veniva sottoposto a severa critica. Quei problemi purtroppo non sono venuti meno, ma si avverte che le questioni centrali - che si pongono con dimensioni prepotenti - oggi sono quelle legate alla permanenza o, meglio, alla prosecuzione della permanenza delle famiglie straniere e ai problemi dei minori di seconda generazione. E venuto infatti a comporsi un quadro nel quale i minori stranieri non sono più una domanda importante e tuttavia limitata, rivolta a quel servizio o a quell'altra istituzione, ma costituiscono il principale interrogativo su come sarà il Paese di domani, visti i numeri attuali e le proiezioni per il futuro. Al gennaio 2007 i residenti stranieri erano, infatti, 2.938.922 e di questi 666.293 i minori d'età, pari al 22,7 per cento della popolazione straniera edal 6,6 per cento della popolazione residente complessiva della corrispondente classe di età (ma gli "stranieri" arrivano oltre il 10% dei residenti sulla fascia di età da O a 1 anno). Molti di loro, dunque, sono nati in Italia, o vi sono giunti in tenerissima età. Stranieri più per il passaporto che per il contesto in cui vivono e le speranze e le aspirazioni che li muovono. Purtroppo oggi non esiste alcun percorso legale di acquisto della cittadinanza durante la minore età (tranne i pochi casi dei figli di cittadini naturalizzati, che acquisiscono lo status civitatis solo se non ancora divenuti maggiorenni). Ma la cosa più grave è che la maggior parte di questi bambini e ragazzi rimarrà straniera anche da maggiorenne, pur non conoscendo altro paese che l'Italia, poiché per l'attuale legge sulla cittadinanza l'unica ipotesi di attribuzione iure soli è prevista per quei ragazzi che, nati in Italia da genitori regolarmente residenti, dimostrino al compimento del diciottesimo anno di età di essere essi pure regolarmente residenti sin dalla nascita, senza interruzioni: ed optino entro il diciannovesimo compleanno per la cittadinanza italiana. Tuttavia, dei nati in Italia molti non avevano ancora i genitori regolarmente residenti entro l'anno dalla nascita, mentre una parte subirà comunque l'interruzione anagrafica dei genitori e quindi non acquisterà la cittadinanza neanche alla maggiore età. Va poi considerato l'alto numero degli esclusi in partenza: 270.000 unità, pari a circa il 40% dei minori a tutt'oggi residenti, non è nato in Italia anche se ci vive sin da piccolo. È difficile pensare che questa condizione di discriminazione legale di tante migliaia di giovani, cittadini de facto, non abbia o non avrà ripercussioni gravi sul piano esistenziale e sociale. Per questi ragazzi, infatti, la divaricazione tra lo status giuridico di straniero e l'identità effettiva di italiano, assorbita "in età evolutiva" e costruita nell'acquisizione del patrimonio linguistico e culturale, nonché nei legami amicali e sociali della generazione di appartenenza, rischia di determinare l'assunzione di identità di ripiego, di certo non tranquille; e di innescare (combinandosi con i diversi ed altri fattori dello svantaggio sociale) un disastroso processo di anemia e di conflitto sociale di cui già oggi non mancano segni premonitori. 2. Dei dati emblematici: i minori stranieri a scuola Intanto il numero dei minori stranieri in età scolare cresce a ritmi sostenuti. Sono stati, infatti, circa 600.000 nell'anno scolastico 2007-2008, ma diverranno tra i 720.000 ed i 750.000 nel 2011. I dati mostrano però l'esistenza di importanti sofferenze riguardanti la regolarità anagrafica ed i rendimenti scolastici degli alunni stranieri rispetto ai loro coetanei italiani: 3% di bocciati in più nella scuola primaria; 7,5% in più nelle scuole medie inferiori; e 12,4% respinti in più nelle superiori.Preoccupante pare anche la scarsissima incidenza della presenza straniera nei licei classici (pari al 1,2%, per 3.600 studenti stranieri) a fronte della ben maggiore presenza negli istituti professionali (pari al 7,5 per cento degli iscritti) ed in quelli tecnici (pari al 4,1%). La scuola italiana è dunque in procinto di confermare e perpetuare la collocazione marginale delle famiglie immigrate anche riguardo alle seconde e terze generazioni. Può essere diversamente? Crediamo che la risposta debba essere, il più possibile, affermativa, sapendo che questo dipenderà da serie politiche di interazione scuola-famiglie-società. Nelle statistiche sulla frequenza scolastica non compaiono, se non in parte, due componenti problematiche della popolazione straniera minore d'età: quella costituita dai "grandi minori" venuti in Italia a seguito di ricongiungimenti dell'ultima ora e quella dei cosiddetti "minori non accompagnati", essa pure composta essenzialmente da "grandi minori". Se le ragioni di un sollecito intervento di protezione giuridica e sociale sono evidenti per quest'ultima categoria, pure è chiaro il maggior svantaggio subito anche dai cosiddetti accompagnati nell'arrivare in Italia già adolescenti o prossimi alla maggiore età (talvolta già divenuti maggiorenni, all'esito di una procedura di ricongiungimento iniziata all'età di sedici o diciassette anni). Molti di questi ricongiungimenti potrebbero essere meno tardivi se la legislazione sugli stranieri perdesse quel suo carattere di "boicottaggio amministrativo della regolarità" con cui le famiglie straniere e gli stessi operatori di polizia devono fare i conti. 3. I minori zingari: un problema che va affrontato e che si può risolvere Significativamente, questo numero di Minorigiutizia torna ad occuparsi anche dei minori zingari. Il termine zingaro è qui preferito all'elencazione, inevitabilmente distanziante ed anestetizzante, delle diverse e particolari identità nelle quali può essere suddivisa questa popolazione. Non è il vocabolo - ormai plurisecolare - che a nostro giudizio va eliminato, ma il disprezzo per le persone che lo incarnano. Un disprezzo che quest'ultimo maggio 2008 ha armato di molotov e bastoni le mani di alcuni cittadini sempre più poveri (culturalmente), dopo che i media avevano subito spacciato per vera l'ennesima diceria sul presunto tentativo di rapimento di un bambino italiano da parte di una giovane zingara. Per certi versi parlare di zingari insieme con gli stranieri potrebbe sembrare improprio, non fosse altro perché circa la metà di loro sono italiani. Essi sono tuttavia percepiti come stranieri dalle stesse amministrazioni che dovrebbero occuparsene e compaiono come stranieri da mandare via nei propositi elettorali espressi dai politici delle due sponde. Non è un caso che l'Italiaabbia subito, negli ultimi anni, ripetuti richiami dal Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite proprio in relazione al trattamento e alla condizione giuridica riservata agli zingari. Facciamo però attenzione a non ripetere ritualmente analisi sociologiche depotenziate. La domanda che oggi i minori zingari pongono alla giustizia minorile, tanto civile che penale, è infatti quella di liberarsi da un senso diffuso di impotenza deresponsabilizzante che mal connette, spesso, giudici, amministrazioni comunali, servizi sociali e istituzioni scolastiche, con una sottolineatura irrinunciabile del diritto all'istruzione, che dovrebbe costituire l'architrave dell'intera strategia di inclusione sociale. Ad esempio: non si dovrebbe sgomberare un campo zingari durante l'anno scolastico. Né togliere alla madre il bambino perché mendica con lei, se va a scuola dal lunedì al sabato e non è maltrattato. Non si dovrebbero omettere richiami severi e ripetuti, anche utilizzando le diffide di pubblica sicurezza, verso i genitori che non vigilano sull'adempimento dell'obbligo scolastico dei figli, evitando che dopo anni di assenza istituzionale arrivi - all'improvviso ed inutile - l'apertura del fascicolo penale. Non andrebbe atteso l'accumularsi di recidive di fatto per valutare l'inidoneità dei genitori biologici ad allevare il minore colto più volte a rubare. Non è certo con intenti autoaccusatori che il Ministero della giustizia ha reso noto, nel 2006, che tra i minori zingari solo il 37% dei segnalati risultava preso in carico dal servizio sociale di giustizia minorile, cui spetterebbe di elaborare il progetto di rieducazione e reinserimento sociale del ragazzo, contro il 54% degli stranieri ed il 74% dei segnalati italiani2. Se è vero che in assenza di progetti di servizio sociale l'ulteriore recidiva sarà inevitabile, è pure vero che ben prima dell'imputabilità penale, cui si giunge talvolta in una condizione di plurirecidiva di fatto, sarebbe necessario fare qualcosa che non sia lo sgombero da una strada all'altra della città (o, peggio, in più remota località agreste della provincia). E significativo, dunque, che se un orientamento unitario traspare dai diversi saggi contenuti nella sezione dedicata agli zingari questo sia proprio nel senso di interrompere la spirale del disprezzo e della rassegnazione, accettando le sfide operazionali che competono a ciascuna professionalità per ricollocare il "caso zingari" in una prospettiva di inclusione sociale. 4. A che punto siamo e cosa occorre fare È questa, d'altra parte, pure la prospettiva che collega anche gli altri contributi di questo intero fascicolo, dalla cui lettura possono forse trarsi alcune conclusioni su quanto è avvenuto in questi ultimi anni.Considerazioni di fondo si possono fare, in primo luogo, in relazione all'inquadramento giuridico della condizione del minore straniero: il conflitto fra le due legislazioni speciali - quella improntata alla difesa della pubblica sicurezza che caratterizza la disciplina degli stranieri e quella improntata alla protezione e al sostegno della persona che caratterizza le leggi sui minori in Italia - ha segnato la giurisprudenza di questo decennio, ma si può dire che l'esito sia stato quello di veder prevalere, talvolta con l'importante apporto della Corte costituzionale, le interpretazioni che permettono una adeguata tutela del minore straniero e non consentono invece il trattamento discriminatorio nei suoi confronti. Può considerarsi un risultato acquisito, ad esempio, il principio che nella valutazione della situazione e dell'interesse del minore straniero è necessario sganciare la sua condizione giuridica da quella dell'adulto: prendere atto che quello del minore straniero è uno statuto derogatorio e che quindi le norme di favore che lo riguardano non sono eccezionali, soggette ad interpretazione restrittiva, ma fondatrici di uno statuto diverso con propri principi e proprie coerenze normative. Questo statuto si basa sulla equiparazione del minore straniero al minore italiano secondo l'insegnamento confermato dalla Corte costituzionale in diverse pronunce fra il 2003 e il 20053 e che possono riassumersi in questa semplice affermazione: al minore straniero (non importa se irregolare) si applicano le norme di protezione previste dalla legge italiana per i minori italiani. La tutela dei confini dello Stato, che molti indicavano come limite al riconoscimento dei diritti dei minori stranieri, è un valore che esiste: ma, quando entra in bilanciamento con la protezione del minore come valore costituzionale, quest'ultima prevale. Come ha detto la Cassazione4 anche recentemente, nell'alternativa fra una lettura formale e una sostanziale della norma, quest'ultima è l'unica costituzionalmente corretta, qualora il rispetto formale della disciplina sull'immigrazione comporti una discriminazione nei confronti dei minori stranieri. Solo un comportamento ispirato a tale principio può evitare la continua frizione fra l'attività della pubblica amministrazione e il rispetto dei diritti della persona: e lo dimostra anche l'esperienza di circolari e ordinanze ministeriali più volte dichiarate illegittime o disapplicate. Una seconda conclusione che si può trarre è che la protezione dei minori passa inevitabilmente per la protezione delle loro famiglie. La Corte costituzionale ha detto mirabilmente che "il diritto all'unità familiare e la tutela dei minori costituiscono una endiadi"5; e gli operatori sociali e giuridici che si occupano di questa materia sempre più si convincono e i fatti dimostrano che non c'è tutela reale dei diritti dei bambini se non si tutelano anche i diritti di quei soggetti deboli del tessuto sociale che sono le loro famiglie. Se ciò non avviene, le dichiarazioni di protezione del minore, anche se contenute sempre più assiduamente in atti e protocolli, rimangono allo stato di pronunce formali, senza un contenuto sostanziale. Purtroppo, l'augurio che avremmo voluto esprimere al Parlamento della XVI legislatura e alla maggioranza di governo - di poter elaborare soluzioni intelligenti a delineare una politica di lungo respiro nei riguardi dei minori stranieri e delle loro famiglie - non sembra adattarsi al tono e al contenuto dei provvedimenti in materia di immigrazione emanati col "pacchetto sicurezza". Ma anche in mancanza di un buon inizio, chiederemo ugualmente norme più sagge, perché la vera "sicurezza" si ottiene dando futuro ai minori di oggi e perche il buon senso e la visione dei futuro, in politica, è trasversale almeno quanto la miopia ed il fracasso dei media.

giovedì 21 maggio 2009

Edu Factory : una riflessione "globale" sulla costruzione e sulla finalita' del sapere oggi

dal documento di Edu Factory , clicca x leggerlo intero , uno stralcio

..................................Da questo luogo di connessione delle lotte emerge con chiarezza la centralità del sapere. L’insieme dei contributi prende definitivamente congedo dal culto, storicamente radicato a sinistra, del sapere come feticcio sacro e intangibile. Non solo il sapere è una merce peculiare, ma è anche strumento di gerarchizzazione e segmentazione. E tuttavia, nel momento in cui diventa risorsa e strumento produttivo centrale nel capitalismo contemporaneo, il sapere eccede strutturalmente le unità di misura dell’economia politica classica. Sarà meglio chiarire, a scanso di equivoci: l’eccedenza del sapere vivo non coincide deterministicamente con la sua lineare liberazione. Si prenda il caso della rete e delle utopie che l’hanno attraversata fin dalla sua nascita. Le loro parole d’ordine – condivisione, presunta orizzontalità, centralità delle strategie non proprietarie, open source, eccedenza della cooperazione rispetto al mercato – sono diventate pane quotidiano del realismo dei consiglieri del principe: a partire da queste caratteristiche, che descrivono forme di vita e di lavoro nel web 2.0, il giurista liberale Yochai Benkler formula la sua ipotesi della «produzione orizzontale basata sui beni comuni». Si tratta di una sorta di capitalismo senza proprietà, laddove la proprietà intellettuale non è più solo imposizione coatta di una misura artificiale nella produzione –fuori misura – di sapere, ma rischia di bloccare gli stessi processi di innovazione. Per inseguire e catturare i movimenti del sapere vivo, dunque, il capitale è costretto continuamente a modificare le forme di valorizzazione e accumulazione, forse fino addirittura a mettere in discussione quel pilastro della sua storia moderna che è stata la proprietà. Per dirla in breve: lungi dall’appartenere a uno stadio progressivo dell’evoluzione capitalistica, la produzione di sapere è un campo di battaglia. E non vi è liberazione senza rottura. Le pratiche di 4 Si veda Alquati, R. (1976), L’università e la formazione: l’incorporamento del sapere sociale nel lavoro vivo, in AutAut, Firenze, n. 154. Benkler, Y (2007), La ricchezza della rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà, Università Bocconi Editore, Milano. sottrazione e autonomia da una parte, i processi di cattura e sussunzione dall’altra, costituiscono il piano di tensione immanente alla cooperazione sociale. È a partire da qui, dal tentativo di definire in termini positivi l’analisi del processo di transizione che tra gli anni Ottanta e Novanta è stato identificato come passaggio dal “fordismo” al “postfordismo”, che Carlo Vercellone propone la categoria di capitalismo cognitivo, di cui Silvia Federici e George Caffentzis discutono gli aspetti ritenuti problematici. Il primo termine indica la permanenza del sistema capitalistico, pur nella sua profonda mutazione, mentre l’attributo cognitivo identifica la nuova natura del lavoro, delle fonti di valorizzazione e della struttura della proprietà. Senza approfondire una discussione che trova svolgimento in vari contributi, oltre che nell’attualità del dibattito politico, ci sia permessa una curiosa annotazione. Le critiche più dure mosse nella lista alle analisi sul capitalismo cognitivo, accusate di eurocentrismo nell’interpretazione delle trasformazioni produttive e del lavoro, vengono dall’Europa e dal Nord America. Dai luoghi nel cui nome tali critiche sono state formulate, ad esempio da India, Cina, Taiwan o Argentina, si è al contrario sviluppato un dialogo particolarmente fecondo e aperto, basato sulla condivisione di vari presupposti analitici e sull’approfondimento di punti specifici. Al di là di ogni polemica rispetto al rischio di parlare in vece di, ovvero arrongandosi la funzione della rappresentanza, su cui la critica postcoloniale ha espresso parole che assumiamo come definitive, ci interessa piuttosto sottolineare il frantumarsi della classica immagine della divisione internazionale del lavoro, illustrata dal contributo di Sandro Mezzadra e Brett Neilson, che propongono il concetto di moltiplicazione del lavoro come nuova pista di ricerca teorica. È altresì importante sottolineare come Vercellone metta a verifica il concetto di capitalismo cognitivo nell’analisi delle lotte degli studenti – radicali, straordinarie e vincenti – contro il CPE in Francia nella primavera del 2006. Come nelle altre esperienze di conflitto che in edu-factory si sono confrontate, ad esempio nelle formidabili mobilitazioni in Grecia, anche nella rivolta francese le forme di déclassement sono state uno degli obiettivi centrali. Al di fuori di ogni lineare immagine dell’intellettualizzazione del lavoro, queste lotte ci permettono allora di leggere la materialità dei processi di produzione del sapere all’interno dei rapporti sociali, laddove cognitivizzazione del lavoro significa anche cognitivizzazione della misura e dello sfruttamento, cognitivizzazione della gerarchia di classe, della regolazione salariale e della divisione del lavoro, oltre l’ormai superata dialettica tra centro e periferia, tra primo e terzo mondo. Ci permettono, in altri termini, di situare il nuovo campo del conflitto su un terreno in cui i processi di cattura e valorizzazione capitalistica, lungi dallo sparire, sono tuttavia costretti a ricomporre a valle le forme del comando sull’autonomia del sapere vivo, dopo aver dovuto definitivamente rinunciare a organizzarle a monte...............

A Torino torna l’Onda anomala: tutti contro il G8 University Summit.

da "cronacacity" , clicca 

.....................................Al precedente incontro dei G8 universitari di Sapporo, in Giappone, organizzato nell’estate 2008, parteciparono in rappresentanza dell’Italia la Conferenza dei Rettori (CRUI), il Politecnico di Torino e l’Università di Firenze. In quella sede si iniziò a discutere del ruolo e del possibile contributo delle università alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale globale. L’avvio del lungo calendario di iniziative ‘alternative’ all’evento ufficiale è avvenuto ieri, con l’inizio della mobilitazione a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, dove fino all’8 maggio sono in programma mostre, dibattiti, concerti e allestimenti di banchetti informativi e scenografie multimediali. La sera di domenica 17 maggio è in programma un dibattito su “Beni comuni e movimenti a difesa dei territori”, al quale parteciperanno esponenti dei movimenti No Tav, No dal Molin e contro il nucleare. Il giorno successivo sono previste ‘azioni block G8′ e nel pomeriggio un dibattito sul tema “Trasformazione e crisi dell’università globale: le nuove lotte del lavoro cognitivo”, promosso dal collettivo Edu Factory. In serata, dopo un po’ mondano aperitivo per la presentazione del libro “La produzione del sapere vivo” di Gigi Roggero, si svolgerà il dibattito “Lotte studentesche europee a confronto”, con delegazioni provenienti da Francia, Grecia e Spagna. La conclusione del contromeeting sarà il 19 maggio, con l’assemblea nazionale dell’Onda in programma al mattino. Al pomeriggio, dalle 15 da Palazzo Nuovo prenderà il via un corteo al quale parteciperanno studenti provenienti da tutta Italia.

venerdì 8 maggio 2009

Due punti di vista diversi sulla psicosi

Aress (Agenzia Regionale Servizi Sanitari):   AUTISMO Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali dall'età evolutiva all'età adulta Torino 7 MAGGIO 2009 Centro Incontri Regione Piemonte Corso Stati Uniti n°23 Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità Regione Piemonte

I disturbi dello spettro autistico riguardano almeno 2 soggetti su mille e, in Piemonte, nella fascia di età tra 6 e 10 anni, quasi 4 soggetti su mille. I dati internazionali registrano punte di 6 su mille. Attualmente sono presenti in Piemonte circa 400 persone adulte con Disturbi dello spettro autistico, nella fascia 18-30 anni. Nell'atto di istituzione del Tavolo Nazionale Autismo del 2007, il Ministro della Salute affermava: "... va ribadito come il problema dell'autismo non sia solo un problema dei servizi per l'infanzia: il raggiungimento dell'età adulta per i bambini con autismo non può significare la perdita di ogni punto di riferimento e di continuità; il coinvolgimento quindi dei servizi di salute mentale diviene anch'esso un punto essenziale di qualsiasi politica complessiva di intervento". Il documento finale del Tavolo Nazionale Autismo presso il Ministero della Salute, ripreso anche nelle Linee di Indirizzo nazionale per la Salute Mentale, ha evidenziato che:"occorre diffondere la consapevolezza che l'autismo è un problema che riguarda l'intero ciclo della vita. Più di una ricerca condotta in vari territori regionali segnala il crollo numerico delle diagnosi di autismo dopo i 18 anni. La situazione delle persone adulte affette da autismo è fortemente condizionata dalla carenza grave di servizi, di progettualità e programmazione per il futuro che produce troppo spesso un carico esorbitante per le famiglie con il rischio di perdita di autonomie e abilità faticosamente raggiunte, di abusi di interventi farmacologici per sopperire alla mancanza di idonei interventi psicoeducativi o di adeguata organizzazione dei contesti e degli spazi vitali, di istituzionalizzazioni fortemente segreganti in quanto puramente custodialistiche e restrittive". Il convegno si propone di presentare le iniziative regionali sui percorsi in età evolutiva e analizzare lo stato attuale della presa in carico dei soggetti con autismo nell'età adulta; verranno presentati i risultati di una ricerca promossa dall' Aress Piemonte, effettuata nel territorio dell'ASL CN1 riguardante i percorsi assistenziali nell'autismo dopo i 18 anni e i dati epidemiologici regionali per la fascia 18-30 anni. Verranno inoltre presentate alcune esperienze attive sul territorio regionale rivolte ad adolescenti ed adulti con Disturbi dello spettro autistico.

A. Alpi, A Cocchi, A. Meneghelli, N. Pafumi, G. Patelli Lavorare con le famiglie negli esordi psicotici: un intervento strutturato per i caregiver (clicca ) RIASSUNTO. Nell’ambito dell’intervento precoce con pazienti all’esordio psicotico, le più recenti ricerche concordano nel considerare essenziali gli aspetti e le strategie di psicoeducazione rivolte alle famiglie, sia per migliorare le capacità di gestione della malattia che per ridurre il suo impatto sulla qualità della vita del paziente e della famiglia stessa. I più importanti programmi d’intervento precoce non possono esimersi, nell’organizzazione di una proposta terapeutica, dal coinvolgere i familiari dei giovani all’esordio, così come indicato nelle linee guida più recenti. Nella sua globalità, il Programma 2000 (Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano) ha visto nel corso di 10 anni il coinvolgimento di 191 familiari. Il confronto con le sempre più numerose esperienze internazionali ci ha spinto a definire in modo più strutturato sia la fase di assessment che la proposta di trattamento per i caregiver, il cui focus è centrato sugli aspetti psicoeducativi e sulla gestione dell’Emotività Espressa familiare. Scopo del presente lavoro è descrivere e verificare gli esiti di un intervento strutturato per i familiari proposto come“progetto pilota”, realizzato nell’anno 2007. Le misure di esito utilizzate sono i punteggi conseguiti alla Camberwell Family Interview (CFI) e alla Valutazione delle Conoscenze sulla Psicosi (VCP). Hanno preso parte al progetto pilota 25 familiari caregiver di giovani pazienti (18-30 anni). Viene descritta l’articolazione metodologica degli incontri successivi alla presa in carico, individualizzati e multicomponenziali, strutturati intorno a otto temi preordinati nel corso di 12 mesi. I risultati ad un anno hanno permesso di osservare il cambiamento qualitativo dell’Emotività Espressa: il 13% dei familiari è passato dalla categoria alta Emotività Espressa (Hee) a quella bassa (Lee). Inoltre i dati riguardanti il livello di conoscenza inerente il disturbo psichico del proprio familiare si sono modificati favorevolmente: sono passati dal 47% al 18% i familiari che ne hanno solo nozioni generiche,mentre si è notato un incremento dal 16% al 27% dei carers che raggiungono un buon livello di conoscenza specifica. In conclusione, dallo studio pilota emergono risultati che incoraggiano i professionisti della salute mentale a progettare programmi di trattamento individualizzato e multicomponenziale rivolti ai caregiver.

orso castano : L'ARESS non ha ancora pubblicato su internet le sue ricerche (peccato, anche' perche' in tal modo si distanzia dalla cultura empirica scientifica di area anglosassone/americana, che oggi sembra essere quella piu' produttiva sul piano scientifico/tecnico/operativo) , per cui non e' possibile esprimere valutazioni  adeguate. Dagli interventi programmati sembra che l'attenzione sia piu' rivolta all'assistenza, una volta che il disturbo si sia manifestato  chiaramente piuttosto che cercare gli indicatori per individuare le fasi d'esordio. Certo lo sforzo sarebbe stato maggiore e la letteratura da consultare nonche' gli esperti sul campo da invitare sarebbero stati altri. Ma evidentemente le scelte dell'Assessore Artesio e dei suoi collaboratori sembrano muoversi verso altre direzioni, verso iul potenziamento della cura piuttosto che verso quello della prevenzione secondaria. Forse sarebbe necessario al proposito una maggiore liberta' di pensiero ed una maggiore apertura, ma purtroppo spesso si finisce per lavorare per gruppi culturalmente troppo definiti nei quali cosi' la dialettica resta un po' asfittica.....

per chi volesse consultare la locandina del convegno (per il momento c'e' solo quella, nella speranza che gli organizzatori pubblichino il resto dellle loro "scoperte"..., clicchi  qui'

lunedì 4 maggio 2009

Il web, la Regione Piemonte lo ha da anni deliberato ma mai completamente attuato!! clicca x la delibera intera

Testo delibera della Giunta Regionale Lunedì 26 aprile 2004
DELIBERA - di istituire il Laboratorio di “Information and Communication Tecnologies (ICT)” finalizzato allo studio e sperimentazione di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione da inserire nel contesto del SIRe. Le attività di tale laboratorio, nella fase attuale, riguarderanno l’analisi, lo studio prototipale e la valutazione di: - sistemi wired e wireless terrestri e satellitari - architettura web/server farm – any devices - sistemi ed applicazioni Open Source - piattaforme multicanali e multimediali - sistemi e dispositivi mobili - sistemi ed applicazioni di business intelligence - architetture di sicurezza come meglio specificato nell’allegato 1, facente parte integrante della presente. Tali attività saranno condotte dalla Direzione Organizzazione; Pianificazione, Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane, nell’ambito delle attività del Progetto SIRe, in collaborazione con: - CSI-Piemonte, - CSP, - gli Atenei piemontesi, - altre pubbliche amministrazioni ed associazioni piemontesi, - qualificate aziende ICT ................................3. Sistemi ed applicazioni Open Source Si promuoverà la diffusione di sistemi e di applicazioni Open Source all’interno della Pubblica Amministrazione piemontese attraverso lo sviluppo e la realizzazione di progetti pilota. Si valuterà le possibilità di integrazione del sistema operativo Linux e delle suite di produttività individuale Open Source esistenti all’interno delle postazioni di lavoro del SIRe. 4. Piattaforme multicanali e multimediali Nello studio di piattaforme multicanali verranno valutati software per la pubblicazione efficace di contenuti informativi e per la fruizione di procedure automatizzate su differenti canali, attraverso l’utilizzo di diversi device mobili (palmari/smartphone). In particolare verranno realizzate applicazioni prototipali di supporto all’HR/BI management. Lo studio delle piattaforme multimediali riguarderà software per il web-conferencing. 5. Sistemi ed applicazioni di business intelligence Lo studio e la sperimentazione saranno finalizzate all’Integrazione della componente decisionale (DW) sull’Enterprise Portal del SIRe, alla verifica delle metodiche di text/data mining su diversi ambiti di dominio, all’identificazione degli ambiti di applicabilità di strumenti di tipo direzionale in grado di offrire quadri di sintesi su determinate tematiche e sperimentarne l’uso. 6. Architetture di sicurezza Lo studio e la verifica delle architetture di sicurezza riguarderanno in particolare: − La sicurezza fisica e logica delle comunicazioni senza fili, anche attraverso il test di infrastrutture wireless realizzate. − I sistemi di controllo per accesso elettronico (EACS). − I dispositivi di autenticazione (smart card per rilevatori di prossimità, token usb, ...). − Sistemi e applicazioni per la sicurezza di rete (firewall, ids, VPN…).
per saperne di piu' sull'open source , da wikipedia (clicca)
orso castano:    la delibera e' del 2004.!
Una riflessione sul solo settore sanitario: quante ASL nella Regione Piemonte hanno elaborato software open source? Quante favoriscono e realmentre aiutano gli operatori ad istallare software open source? Se ragionassimo in termini di percentuale: Quanto Microsoft e quanto open source? La Regione Piemonte predica bene e razzola male? Perche' non costruisce un registro dove sono annotati i software open source che vengono usati nella sanita'? perche' non pubblica i dati su quante web conference ha organizzato? ........E' chiedere troppo ? Risparmiare e piu' democrazia e'  chiedere troppo?
per verificare quanto ha fatto il Laboratorio di “Information and Communication Tecnologies (ICT)” fino ad oggi clicca qui'...

Nasce l’Intergruppo Parlamentare 2.0, alcuni parlamentari escono allo scoperto riguardo al WEB , clicca

orso castano : bene! occorre aderire e ..sopratutto chiedere a questo blog informazione, iniziative , partecipazione. E' giusto che i nostri parlamentari, per fortuna sensibili a questo problema , ci coinvolgano....!

sabato 2 maggio 2009

una "canzonetta" x la CASTA EXTRATERRESTRE"..Diteglielo in musica

A TUTTI I P(ALEO)OLITICI CHE CHIEDONO VOTI PER ANDARE (O FARE FINTA , COME SEMBRA FINORA IN GRAN PARTE  RISULTI) AL PARLAMENTO EUROPEO , NEPPURE SCELTI DALLA GENTE, MA NOMINATI , COME LE (S)VELINE DI SILVIO DIRETTAMENTE DALLE  SEGRETE  SEGRETERIE DELLA PARTITOCRAZIA, IN BASE A CRITERI OSCURI ,  NOTTURNI  ,HONKY TONK ......SENZA IN CAMBIO OFFRIRE NULLA, NE' INCONTRI NE' CONFRONTI DIALETTICI, NE' PROGETTI CONDIVISI. TUTTI INVOCANTI OBAMA DI CUI NON HANNO CAPITO NE' LO SPIRITO, NE' I VALORI , DEDICHIAMO QUALCHE "CANZONETTA" :.........AUGURI E GODIAMOCI  IL SOLE,  I MONTI, IL MARE......

A PROPOSITO......DIMENTICAVO.......SIETE VERAMENTE UNA GARANZIA  : "BISOGNA CHE CAMBI TUTTO PERCHE'  NON CAMBI NULLA"...........NEL VOSTRO MONDO.....NATURALMENTE