lunedì 30 aprile 2012

Siti, in Italia si spende troppo poco per prevenzione



Roma, 27 apr. (Adnkronos Salute) - In Italia si spende troppo poco per la prevenzione: siamo lontani dal 5% auspicato più volte come obiettivo nei vari Piani sanitari nazionali. Lo sottolinea la Siti (Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica), che proprio per fare il punto della situazione sullo stato dell'arte della prevenzione in Italia, fotografandone le difficoltà ma anche buone pratiche ed aree di eccellenza, ha organizzato un Convegno di due giorni a Capri, insieme al Collegio degli Operatori e dal Dipartimento di Scienze Mediche Preventive dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.
All'incontro saranno presentate e discusse le Linee Guida sul funzionamento dei Dipartimenti di Prevenzione, redatte dal Collegio degli Operatori della Siti con l'obiettivo di ribadire la necessità della valorizzazione, proprio in tempi di risorse limitate, di questi dipartimenti, unico e valido contrasto all'incremento della spesa per la cura della cronicità. "I Dipartimenti di Prevenzione devono sempre di più rivestire il ruolo di governo della organizzazione e valutazione delle strategie di prevenzione sull'ambiente e sull'individuo, diventando il punto di coordinamento culturale ed operativo degli attori coinvolti nella prevenzione nel mondo sanitario (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta ed altre figure sanitarie) e non (docenti, famiglie, assistenti sociali)", si ricorda.
Il loro totale smantellamento o anche il depotenziamento di alcune aree (come in Liguria), "avrebbe nel medio e lungo termine conseguenze catastrofiche sulle garanzie di salute della popolazione", ha spiegato Maria Triassi, ordinario di Igiene e capo del Dipartimento di Scienze mediche preventive dell'Università di Napoli Federico II. "Nel nostro Paese si spende troppo poco per la prevenzione, infatti siamo lontani dal 5% auspicato più volte come obiettivo; in molte regioni italiane si destina alla prevenzione meno del 3%. Troppo spesso 'prevenire è meglio di curare' rimane uno slogan per vendere più dentifrici, mentre invece dovrebbe diventare l'obiettivo di un Servizio sanitario attento sia alla salute dei cittadini che ai bilanci delle stesse Regioni", dice Michele Conversano, presidente eletto Siti.
All'incontro sarà presentato il nuovo Piano nazionale vaccini, con le principali novità e criticità evidenziate dagli esperti, prima fra tutte l'eterogeneità tra le Regioni. E alcune esperienze regionali di attuazione del nuovo calendario vaccinale negli adulti e negli anziani, con un focus particolare su tre strategie vaccinali: contro lo pneumococco nell'adulto e nell'anziano; contro la pertosse a Napoli; per la prevenzione per l'Hpv.
Il Convegno si chiuderà con una tavola rotonda che vedrà protagoniste quattro società scientifiche (Siti, Fimp, Fimmg e Simet) a confrontarsi sulle strategie nazionali di prevenzione primaria, con l'obiettivo di costruire una strategia comune che veda le varie figure professionali non in contrapposizione ma fortemente unite nell'interesse della salute pubblica. Al termine verrà redatto un documento finale, per la valorizzazione della prevenzione nel medio e lungo termine a livello nazionale e regionale.

questo fiscal compact non lo firmeremo : hollande dal Corriere on line


BENE DRAGHI SULLA CRESCITA. SERVONO EUROBOND E FINANZIAMENTI PER LE INFRASTRUTTURE»


Il candidato socialista François Hollande: «In questa versione non possiamo ratificarlo. Chiederemo quattro modifiche»


..............LA CITAZIONE DI DRAGHI - L'esponente socialista ha citato l'intervento del presidente della Bce, Mario Draghi, e ha sottolineato la necessità di politiche per la crescita da affiancare a quelle per il contenimento dei deficit. L'obiettivo, insomma, è integrare quel testo: «Se aggiungeremo una parte al testo attuale, o se faremo un trattato a parte questo non lo so, farà parte dei negoziati».
EUROBOND E FINANZIAMENTI - Hollande ha spiegato che intende chiedere «l'introduzione degli eurobond, non per condividere il debito ma per finanziare progetto di infrastrutture industriali». Gli altri tre obiettivi che si pone il candidato socialista, che i sondaggi pre-elettorali danno per vincente al ballottaggio del 6 maggio, sono «liberare più possibilità di finanziamento per la Bei» (la Banca europea per gli investimenti), la «creazione di una tassa sulle transazioni finanziarie» e la mobilitazione del resto dei fondi strutturali europei inutilizzati.
25 aprile 2012 Di seguito ,  le conseguenze di una politica che punta solo al controllo del deficit ,  30 aprile
del rapporto di lavoro e nel corso di quest'anno avrebbe dovuto lasciare l'appartamento dove viveva. Ieri un imprenditore si è sparato nel nuorese

Licenziato e presto senza casa, portiere si impicca a Napoli

domenica 29 aprile 2012

Alleanza lavoro benicomuni ambiente


Paul Ginsborg
Paul Ginsborg
orso castano : grandi nomi di intellettuali, rifiuto del "populismo", spocchia e puzza al naso, resistete ragazzi resistete, noi non siamo antipolitici, ma gente "seria" con la pancia piena ed il posto garantito al calduccio. Siamo di sinistra, ma quella doc, che non si mischia ai cialtroni nululanti, siamo seri e sazi!! Maroni propone lo sciopero fiscale, ma noi paghiamo e pagheremo anche se c'e' qualche suicidio! Le tasse bisogna pagarle carfi impiegati, piccoli imprenditori, operai !

Firenze, 29-04-2012
Si chiamerà Alba, acronimo di Alleanza lavoro benicomuni ambiente, il soggetto politico nuovo nato dal manifesto firmato da professori e intellettuali come Paul Ginsborg, Ugo Mattei, Paolo Cacciari, Luciano Gallino e Stefano Rodotà. La decisione è arrivata attraverso una votazione che si è svolta durante la prima assemblea nazionale del movimento. Il nome è stato scelto con il voto delle 1400 persone che hanno partecipato e si sono confrontate, sabato, alla prima assemblea del Movimento, al MandelaForum di Firenze. 

Le basi del progetto le ha illustrate lo storico Paul Ginsborg che, insieme a Ugo Mattei, Paolo Cacciari, Luciano Gallino e Stefano Rodotà, è fra i promotori di 'Alba'. ''Una delle priorità - ha detto - è ricostruire l'unità della sinistra, ma dal basso''. Niente a che fare con Grillo: ''Noi crediamo nella buona politica - ha sottolineato Ginsborg -, non nell'antipolitica. E non siamo populisti''. Per il resto, tutto è in divenire: ''Non siamo nè partito, neèmovimento - ha aggiunto - siamo un nuovo soggetto politico, una organizzazione politica nuova. Non ci ispiriamo a qualcuno o qualcosa, stiamo cercando di inventare qualcosa''. C'è da costruire un rapporto con le realtà politiche vicine - ''Il Pd ci guarda poco, non ci temono, ma non ci sottovalutano, anche perchè qui ci sono idee'', ha scherzato Ginsborg - e c'è da capire se la mole di progetti e proposte di Alba si trasformerà nel programma di un partito vero e proprio, in vista del voto del 2013 ''Ci sono tra noi quelli più impazienti, che vogliono lanciare qualcosa per il 2013 - ha spiegato lo storico - e poi ci sono altri, come me, che vogliono prima rinsaldare la cultura e le basi dei circoli territoriali. Poi vediamo''. A giugno nuovo appuntamento per dare corpo ad Alba.

Lettera aperta a Mario Monti


Lettera aperta<br />a Mario Monti

29 aprile 2012



di Claudio Petruccioli
Illustre professor Monti,
da 22 settimane con le mie note su qdR, cerco di capire, cosa potrà esserci dopo l'esperienza di cui Lei è l'interprete più diretto. Del tutto insensato e deprimente mi sembra ridurla a un intervento tecnico necessario per affrontare un'emergenza. Quasi si trattasse dell'allagamento di casa, per cui si deve chiamare un idraulico, l'unico capace di riparare il guasto. O "Mastrolindo", che arriva pulisce e scompare lasciando tutto splendente e profumato, per la felicità della massaia.
Per quanto possa sembrare assurdo e irresponsabile, è più o meno questo l'atteggiamento largamente prevalente nel mondo politico. Mi è sembrato che, nella prima fase di questo Suo inedito impegno, anche Lei abbia usato toni che potevano accreditare una lettura simile. Lo capisco. Il Suo ingresso in scena è stato a tal punto clamoroso da consigliare prudenza eunderstatement.
Con le dichiarazioni durante il viaggio in estremo Oriente, ho avvertito, però un mutamento. La sensazione è diventata certezza lo scorso 18 aprile, nel corso della presentazione del Documento di Economia e Finanza. "Lo spread - ha detto - non dipende solo dai dati della nostra economia. I mercati guardano anche a cosa accadrà dopo". A maggior chiarimento, ha aggiunto che l'affidabilità italiana dipende anche dalla "riforma dei partiti".
Da questa stringente diagnosi, mi sembra discenda una conseguenza necessaria: la crisi con la quale dobbiamo misurarci in Italia, non è solo economica e finanziaria; ha anche rilevanti e decisivi aspetti politici.
Se le cose stanno così, quel "Il dopo non mi riguarda" da Lei ripetuto nella stessa occasione, ha rilevanza solo per le Sue scelte private. Lei ha assunto la responsabilità di formare e guidare il governo esattamente per migliorare le prospettive, cioè il futuro, dell'Italia; che non si presentano affatto bene. Oggi ci dice che l'azione sul terreno dell'economia è necessaria, ma non sufficiente; che si devono affrontare anche le incognite e le preoccupazioni che gravano sul terreno della politica.
Oltre che veritiera (secondo me), la Sua denuncia, pacata nel tono, è drammatica nella sostanza. Se non si mette in moto anche l'altra gamba, quella politica, l'azione del Suo governo, per quanto tecnicamente sapiente, e incisiva nell'ambito economico, non assicura i risultati richiesti e sperati.
Anche il 18 aprile, come tante altre volte, Lei ha rivendicato di aver fatto "solo un discorso di verità". Ma, oltre a quello che Lei va facendo, si impone anche un altro "discorso di verità". Cosa può, cosa deve significare "riforma dei partiti" o "riforma della politica" di cui tutti si riempiono la bocca? E' fondato auspicare, attendersi "riforme" cioè cambiamenti veri, nella politica e in coloro che la interpretano senza definire e realizzare una riforma anche delle istituzioni entro cui prende forma la politica e agiscono i partiti? O può essere prolungato senza guasti irreversibili un sistema di finanziamento statale dei partiti come quello in vigore? Ed è ancora tollerabile mantenere la funzione governativa così dipendente dagli interessi partitici? E ipotizzare, anzi, nuove leggi elettorali che accrescerebbero tale dipendenza?
Mi dirà che non è compito Suo e del Suo governo dare risposte a queste domande. Posso convenirne; ma Lei converrà con me che qualcuno queste risposte deve pur darle. A meno di non fare orecchie da mercante anche con Lei quando dice, con assoluta chiarezza, e a tutti che restando nei limiti non tanto tecnici quanto economici del suo mandato, non c'è da farsi illusioni per il futuro.
E inesatta, forzata, deviante questa mia riflessione? O contiene elementi che lei considera fondati? Non pretendo certo di avere una risposta diretta. Cercherò di capire: dagli atti che farà, dalle parole che dirà. E' probabile, perciò, che torni a scriverle.

Crisi: mille suicidi in due anni


orso castano : la politica di Monti sta drammaticamente fallendo : tasse alle stelle, nessun investimento, burocrazia schifosamente inefficiente, nessuna patrimoniale o tassazione della ricca finanza ,...  e Bersani ha paura di andare ad una svolta, non attacca a fondo la Fornero ed indebolisce gli operai ed i piu' deboli ed aspetta  che l'Europa si dia una scossa. Intanto la gente muore e Fornero ne approfitta attaccando i lavoratori. Bersani dove ci vuoi portare?!

di Gennaro Malgieri , clicca

L'International Herald Tribunedi sabato scorso ha aperto la prima pagina con questo titolo: "Nella crisi della zona euro, lo stress diventa  mortale". Dettagliato il racconto dei numerosi suicidi di imprenditori, artigiani ed operai indotti al gesto estremo dall'impossibilità di continuare a produrre, di pagare i fornitori, di tenere aperte piccole e medie aziende, di portare lo stipendio a casa e sfamare le proprie famiglie. I Paesi più colpiti da questa vera e propria emergenza sociale che si sta allargando a macchia d'olio sono quelli su cui con maggior virulenza si è abbattuta la catastrofe economica: Grecia, Irlanda, Portogallo. Uno speciale riguardo all'Italia dove, secondo i dati più recenti, ben ventitré persone si sono tolte la vita dall'inizio dell'anno, una ogni quattro giorni, perché non ce la facevano più a convivere con la crisi. L'incidenza maggiore, nel Veneto: nove in tre mesi. Spaventoso.Le imprese chiudono, i lavoratori perdono il posto, le famiglie impoveriscono, le tasse aumentano. Chi non ha altre risorse per sopravvivere, sia pure minime, si uccide.Così, tragicamente, hanno fatto mille persone, tra il 2009 ed il 2011, nell'indifferenza generale. La causa principale sembra essere stata quella dei crediti non riscossi che hanno determinato un terzo dei fallimenti delle imprese: sessanta miliardi di euro in fumo. I debitori sono soprattutto le pubbliche amministrazioni. Ma chi ha raccolto le denunce dei suicidi? E chi è intervenuto quando le banche hanno chiuso i rubinetti innescando drammi culminati con la morte? Nessun responsabile ha mai pagato.Registriamo il disfacimento di un paese le cui ultime prove di vitalità e di ribellione, paradossalmente, sono costituite proprio dalla fine cruenta di uomini e donne che non resistono alla pressione dell'immiserimento, al fallimento dei loro progetti di vita, alla devastante vergogna di mettere sulla strada lavoratori che avevano creduto in loro.Spesso è il governo - ha accusato l'Herald Tribune- "a non aver pagato i debiti contratti con gli imprenditori". Ed il governo tace perfino di fronte agli ultimi casi, particolarmente clamorosi, come quello di Giuseppe Campaniello che si è dato fuoco davanti alla sede di Equitalia di Bologna agli inizi di aprile. Come il suo sono tanti i gesti disperati. Ciascuno  e tutti insieme raccontano di un'Italia prossima al collasso; probabilmente già collassata ma non è stato ancora certificato. E ci fanno intendere che il risvolto più inquietante della crisi economica è proprio la disperazione che può assumere forme diverse: un moderno assalto ai forni nelle modalità dell'insorgenza sociale e del scontro tra classi meno abbienti e Stato; oppure i solitari gesti di cui abbiamo sommariamente dato conto.

E. Durkheim Il Suicidio UTET, Torino 1977


...............Essi non sembrano tenere in alcun conto la magistrale lezione di Durkheim secondo la quale fenomeni comportamentali individuali, considerati nel loro insieme, giungono a rappresentare fatti sociali la cui spiegazione richiede comunque, al di là delle vicissitudini soggettive, il riferimento a determinate circostanze sociali. E' evidente (mettendo da parte l'ignoranza) il motivo per cui non ne tengono conto. Oltre che al suicidio, quella lezione potrebbe facilmente applicarsi a gran parte dei disagi psichici e in particolare a quelli, come gli attacchi di panico, le depressioni, i disturbi del comportamento alimentare, che, avendo riconosciuto negli ultimi anni una diffusione epidemica, contrastano con l'ipotesi genetica e fanno pensare a cause micro- e macrosociali.
Al di là della lezione metodologica, di cui una nuova scienza del disagio psichico non può non tenere conto, occorre riconoscere che il saggio di Durkheim ha un estremo interesse anche per le ipotesi che egli avanza. La distinzione tra suicidio egoistico, suicidio altruistico e suicidio anomico può essere discussa all'infinito. Essa però si fonda su di un assunto di ordine generale secondo il quale nei suicidi è, sempre e comunque, in gioco il grado di integrazione dell'individuo nella società. Durkheim definisce questo grado a partire dal sociale che può promuovere un'eccessiva individualizzazione, inibirla in nome dell'appartenenza sociale o, in caso di repentini e turbolenti cambiamenti, non riuscire a proteggerla e a regolarla. Circostanze del genere si possono però produrre anche a livello microsociale e psicologico.
Citazioni
Il suicidio": definizione e piano dell’opera
"Diremo in definitiva che: dicesi suicidio ogni caso di morte direttamente o indirettamente risultante da un atto positivo o negativo compiuto dalla stessa vittima pienamente consapevole di produrre questo risultato. Il tentativo di suicidio è l’atto così definito ma arrestato prima che ne risulti la morte." (p. 63)
"Ma il fatto cosi definito interessa il sociologo? Se il suicidio è un atto dell'individuo che incide solo sull'individuo, sembrerebbe dover dipendere da fattori individuali e perciò di esclusiva competenza della psicologia. Non è forse, infatti, col temperamento del suicida, col suo carattere, coi suoi antecedenti, con gli avvenimenti della sua storia privata che di solito si spiega la sua risoluzione? Non dobbiamo per adesso ricercare in quale misura e in quali condizioni è legittimo studiare i suicidi da questo punto di vista; è certo tuttavia che essi possono essere considerati sotto tutt'altro aspetto.
Se anziché scorgervi unicamente avvenimenti privati, isolati gli uni dagli altri, che richiedono ognuno un esame a sé, si contemplasse l'insieme dei suicidi commessi in una determinata società, in una determinata unità di tempo, si constaterebbe che il totale così ottenuto non è una semplice somma di unità indipendenti, un tutto da collezione, bensì un fatto nuovo e sui generis, avente una sua unità e individualità, una propria natura quindi e, per di più, una natura eminentemente sociale. Per una stessa società infatti, finché l'osservazione non si svolge su di un periodo troppo esteso, tale cifra è pressoché invariabile […]. È vero che si verificano talora variazioni più importanti, ma sono del tutto eccezionali. D'altronde, si può vedere come esse siano sempre concomitanti con qualche crisi che tocchi in modo passeggero la situazione sociale. (Ibidem, p. 65)
"Se si considera un intervallo di tempo più lungo, si notano dei mutamenti più gravi, che diventano cronici e stanno a denotare che i caratteri costitutivi della società hanno subìto, nel contempo, profonde modifiche. […] Ogni società, ad ogni momento della sua storia, ha dunque una caratteristica attitudine al suicidio. L’intensità relativa di questa attitudine si valuta facendo il rapporto tra la cifra globale delle morti volontarie e quella della popolazione di ogni età e sesso. Chiameremo questo dato numerico tasso della mortalità-suicida proprio della società considerata. Lo si calcola, generalmente, in rapporto a un milione o a centomila abitanti. Non solo questo tasso è costante durante lunghi periodi di tempo, ma la sua invariabilità è persino maggiore di quella dei principali fenomeni demografici. La stessa mortalità generale varia assai più frequentemente da un anno all’altro e le variazioni che subisce sono molto più importanti." (Ibidem, pp. 67-68)
"Il tasso dei suicidi costituisce perciò un ordine di fatti unico e determinato; il che è dimostrato, insieme, dalla sua persistenza e dalla sua variabilità. Questa persistenza sarebbe inspiegabile se non fosse per un insieme di caratteri distintivi, solidali tra loro, che si affermano simultaneamente, nonostante la diversità delle circostanze ambientali; e tale variabilità è testimonianza della natura individuale e concreta di questi stessi caratteri, dato che variano come varia la stessa individualità sociale. In sostanza, questi dati statistici esprimono la tendenza al suicidio da cui è affetta collettivamente ogni singola società.
[…] Ogni società è predisposta a fornire un contingente determinato di morti volontarie. Questa predisposizione può quindi essere oggetto di uno studio particolare di competenza della sociologia, ed è appunto questo lo studio che ci accingiamo a compiere.
Si tratta di spiegare un fenomeno che deve essere attribuito o a cause extrasociali di grande generalità, oppure a cause propriamente sociali. Ci chiederemo in primo luogo quale sia l’influenza delle prime e vedremo che essa è nulla o limitatissima. Determineremo poi la natura delle cause sociali, il modo con cui producono i loro effetti e le loro relazioni con gli stati individuali che accompagnano i vari tipi di suicidio. Ciò fatto, saremo in grado di precisare in che consista l’elemento sociale del suicidio, quella tendenza collettiva, cioè, di cui si è parlato, quali siano i suoi rapporti con gli altri fatti sociali e con quali mezzi sia possibile agire su di essa." (Ibidem, pp. 70-72)
"Siamo riusciti a stabilire che per ogni gruppo sociale esiste una tendenza specifica al suicidio che né la costituzione organico-psichica degli individui, né la natura dell’ambiente fisico potrebbero spiegare. Ne consegue, per eliminazione, che questa tendenza dipende necessariamente da cause sociali e costituisce di per sé un fenomeno collettivo; alcuni di quei fatti che abbiamo esaminato e, in particolare, le variazioni geografiche e stagionali del suicidio ci avevano condotto a questa conclusione. Dobbiamo adesso studiare questa tendenza più da vicino." (Ibidem, p. 183)
"[…] l’asserzione fondamentale che i fatti sociali sono obiettivi che già abbiamo avuto modo di stabilire in un altro lavoro e che consideriamo come il principio base del metodo sociologico trova nella statistica morale e soprattutto in quella del suicidio una nuova riprova particolarmente dimostrativa. Non v’è dubbio che urti il senso comune, ma ogni volta che la scienza è giunta a rivelare agli uomini l’esistenza di una forza da essi ignorata, ha incontrato l’incredulità."(Ibidem, p. 371)
"Non v'è ideale morale che non si combini, in proporzioni variabili a seconda delle società, con l'egoismo, l'altruismo, e una certa anomia. La vita sociale presuppone, infatti, che l'individuo abbia ad un tempo una certa personalità, che sia pronto quando la comunità lo esiga a farne la rinuncia e infine che sia aperto in certa misura alle idee di progresso. Ecco perché non vi è popolo in cui non coesistano queste tre correnti d'opinione che fanno propendere l'uomo in tre direzioni divergenti e anche contraddittorie. Dove esse si temperano vicendevolmente, l'agente morale è in uno stato di equilibrio che lo pone al riparo da ogni idea di suicidio. Ma basta che una di esse superi di qualche grado d'intensità le altre, perché per le ragioni suesposte, diventi suicidogena individualizzandosi." (Ibidem, p. 383)
Il suicidio egoistico.........................

sabato 28 aprile 2012

da Argentina Indymedia ((i)) :emergono i limiti di un modello Una valutazione degli economisti della sinistra

argentina.indymedia.org

Argentina Indymedia ((i))


L'articolo originale è in http://argentina.indymedia.org/news/2012/04/812298.php~~HEAD=NNS commenti di stampa.

Limiti del modello delle colture
per gli economisti della sinistra - lunedì, aprile 16, 2012 a 08:21
LIMITI DI MODELLO emergono

Una valutazione degli economisti della sinistra



Sintesi e comunicato stampa

Un nuovo documento firmato dai membri e sostenitori della rete EDI, economisti di sinistra , intitolato "ritagliare i limiti del modello" fa il punto della scena, analizzando gli squilibri strutturali, problemi articolari e interpretazioni controverse.
Nella prima parte del testo descritto come consumato il  saccheggio dei giacimenti di petrolio e ritengono necessario annullare le sovvenzioni YPF nazionalizzate, senza indennizzo, di ripristinare l'auto-rifornimento. Essi hanno inoltre criticato il sistema di gestione che ha distrutto le ferrovie e considerano la ri-nazionalizzazione sotto controllo operaio e gli utenti, per finanziare il trasporto di passeggeri con un fatturato di carichi di trasporto privati.
 I dettagli documentare gli effetti distruttivi di mega-imprese minerarie e ha proposto di abrogare la legislazione attuale neoliberista, fissando norme rigorose per garantire la trasformazione delle materie prime. Si discute anche la costruzione di un sistema di agricoltura diversificata che supera il raccolto di soia, ricostituendo il Consiglio Nazionale Grain e la nazionalizzazione del commercio estero.
I firmatari del testo credono che la re-industrializzazione del processo si è arrestato in un contesto di concentrazione, la proprietà straniera, le rimesse e gli investimenti a basso profitto. Essi credono che i salari formali recuperato, ma sottolineare la grande divario tra la ristrutturazione e il miglioramento della produttività e profitti. Essi sottolineano che il reddito medio è ancora sotto il cesto e che i pensionati sono relegati.
La seconda parte del documento sottolinea che al di là delle fluttuazioni cicliche, la disuguaglianza sociale rimane alto, aggravata dall'abbandono di progetti di maggiore tassazione progressiva. Rileva inoltre che il tentativo di attuare politiche pro-business attraverso il cosiddetto "fine tuning" scontro con il miglioramento sociale e piedi da un programma progressista.
I dettagli di testo come la continuità di reddito l'inflazione erode popolare e interpreta la carenza è dovuta al primato di elevati standard di redditività, bassi investimenti e coordinamento oligopolistico. Suggerisce modi efficaci per il controllo dei prezzi da valutazioni di costo. Sottolinea la gravità rappresentata dalla fuga di capitali e ha proposto misure drastiche per fermare questa fuga.
Il brief valuta anche il surplus fiscale si spegne e ritiene che l'uso di risorse per il finanziamento ANSES ufficiale è una bomba a orologeria. Ritiene che questa battuta d'arresto non viene corretto con aumenti dei tassi, l'assunzione di stranieri o all'assunzione mai soffocato in Argentina. Si stima che le banche approfittano del margine di interesse, senza fornire credito a lungo termine e le altre politiche proposte in orbita finanziari.
Nella terza parte del documento sostiene con approcci neo-liberali tendono ad opporsi al "populismo", che presenta i vincoli economici per l'ambiente come una pietra dato. Ricordate che tutti i governi precedenti, fatto ricorso a prestiti e over-spesa e illustra come l'attuale crisi capitalista internazionale, disturba le chiamate a "imitare il resto del mondo". Sottolinea che queste cosiddette mascherare la reintroduzione delle politiche di adeguamento.
Ma il documento critica anche per gli economisti fantasticare escludere che l'auto-propulsione del consumo, la redditività supporto dimenticando che caratterizza il capitalismo. Domanda l'aspettativa di costruire un modello di "capitalismo serio", notando che tutte le varianti di questo sistema impedisce l'uguaglianza sociale. E 'anche significativo che in realtà il "capitalismo clientelare" scelto il percorso di forgiare un soggetto nazionale borghese, è l'antitesi del promossi ideale.
In contrasto a questo progetto, il documento EDI si conclude con il nuovo quadro della situazione che stanno creando le  richieste formulate dai movimenti sociali, organizzazioni di lavoratori e le assemblee dei cittadini.
Marzo 2012
Claudio Katz, Eduardo Lucita, Jorge Marchini, William Gigliani, Jose Castillo,  Alberto Teszkiewicz, Julio Gambina, Mariano Felix, Jorge Orovitz Sanmartino, Martín Ogando, Sergio Garcia, Hugo Azcurra, William Almeyra Martin Ariel Slipak Kalos, Facundo Lastra.

LIMITI DI MODELLO emergono

Una valutazione degli economisti della sinistra

Un decennio dopo la sostituzione della moneta sono domande diffuse sulla direzione dell'economia. Le fasi di espansione non controllati (2003-2008) e l'inadeguatezza delle controllate (2009-2011) ha lasciato alle spalle e di ottenere visibilità crepe del modello. Olio, miniere e ferrovie sono aree critiche, la produzione di soia si impadronisce, il recupero del dinamismo perduto e l'occupazione produttiva sono numerosi ostacoli di fronte alla re-industrializzazione.
Il crescente controllo estera e di concentrazione dell'economia, il fallimento del tentativo di ricreare un soggetto nazionale borghese, il dominio dei prezzi di formatura, sono presenti sempre più importante, mentre la disputa sul surplus e fuga di capitali, di alimentazione il processo inflazionistico e la perdita di competitività deteriora esportazioni industriali e minaccia il livello di occupazione .
Ci sono certamente problemi di congiuntura. Qualunque sia la valutazione di impatto può depararnos della crisi capitalista mondiale , nessuno parla di "scudo argentino". Il saldo di valuta estera è quello di ridurre il suo surplus di bilancio e la situazione si deteriora. Senza aumentare le risorse del Tesoro sarà difficile ripetere la ricetta nel 2009 ed evitare il declino dell'attività avanti, con una crescita della spesa o di consumo.
E 'esaurito l'attuale modello economico? C'è possibilità di sviluppo in un sistema che preserva l'estrazione? ¿Hanno raggiunto il limite massimo e miglioramenti sociali, i IMPORTANTI vittorie popolare negli ultimi anni? In quanto segue vi presentiamo un bilancio con particolare attenzione per i problemi più urgenti che gravano sull'economia in Argentina.

PARTE 1: gli squilibri strutturali

Predazione di idrocarburi

Situazione energetica del Paese non è crollato, ma ha raggiunto un limite che segna uno stato di crisi acuta. Ciò è espresso nella debolezza della produzione di idrocarburi, sia insufficiente capacità di raffinazione installata della trasmissione e distribuzione di fluidi. Anche nel settore dell'energia alternativa embrionale. Ma in un paese il cui mix energetico è fortemente dipendente dagli idrocarburi (90%), in particolare gas, è dove il focus principale della crisi latente.
L'Argentina è un paese che ha l'olio, abbiamo conosciuto da oltre 100 anni, ma non può dirsi un paese di petrolio, dal momento che il livello delle riserve accertate non permettere che la caratterizzazione. Ma la fine degli anni Ottanta raggiunto l'autosufficienza e pochi anni più tardi divenne un paese esportatore. In realtà sono stati esportati (riserve stimate sono state esportate qualcosa come il 50% delle comprovate di petrolio e 15% del gas) e il risultato era chiaro: la perdita di autosufficienza e la conversione di Argentina un importatore netto di gas naturale, olio combustibile e gas.
Così il bilancio energetico non mostra alcun avanzo di 2041 milioni di dollari nel 2010, nel 2011 il saldo è stato negativo 2,931 miliardi (fonte INDEC). Che cosa prefigura sono forti squilibri crescenti. Raddoppiate le importazioni di gas boliviano e ai sussidi statali al settore energetico è aumentato in modo esponenziale. Il problema non è limitato alle minacce di tagli in estate o inverno carenza di gas. È emerso un grave ostacolo per l'intera economia, derivata dalla carenza strutturale di carburante.
Quindi, le scorte sono calate da 20 anni negli anni '90, 10 nel 2009 e 17.2 anni nel 2000 a 7,8 anni nel 2009, rispettivamente. Questo collasso è un risultato diretto della mancanza di scansioni. Nei primi anni 1026 si unì ai 80 pozzi nel decennio successivo il prossimo 989 e 484 .
Repsol è il primo responsabile di questo incidente. YPF è stato sequestrato quando il barile è di circa $ 100 ora solo $ 20 e dedicato la sua amministrazione per svuotare i pozzi già scoperti. Costantemente rivolto profitti all'estero e investiti in altre regioni (USA, Brasile, Messico, Caraibi, Africa). Argentina sempre figurato come la principale fonte di ricavi della società e del sottosuolo reddito nazionale è destinato ad aprire un negozio altrove.
In propri bilanci ha riferito che tali utili nasce dalla deplezione dei pozzi esistenti. Detto estrarre un elevato livello di redditività. Solo nel periodo 2008-2010 la società ha registrato un utile netto 13.380 milioni di pesos e distribuito il 90% di quei guadagni.
Un ulteriore frode è stata perpetrata dagli alleati di governo dei capitalisti argentini Eskenazi (famiglia). È entrato in azienda ha acquisito il 25% delle azioni, con i fondi provenienti dalla distribuzione degli utili. Non mettere un solo dollaro e finanziato i loro acquisti con i prestiti finanziati al svuotamento della società 1 .
Il governo è stato direttamente coinvolto in questa operazione. Ostacoli legali e sanzionati adeguamenti di prezzo sbloccati alla pompa. Supposto che questo "Argentinization" dovrebbe riprendere il controllo su un'area devastata dalla privatizzazione. Ma il rimedio è peggiore del male, dal momento che gli imprenditori locali, ha sottolineato il parassitismo degli iberici.
Negli ultimi mesi questo disastro ha cominciato a incidere sull'economia e costretto il governo a spingere per un aumento dell'offerta. La sentenza era in collera con il suo vecchio partner, i sussidi alle imprese rimossi (i programmi di raffinazione del petrolio e del gas plus), ha riferito sovrapprezzo nell'olio, interrogato pratiche monopolistiche (vendendo più costoso ai vettori alla pompa) e costretto a liquidare esportare percettore. Inoltre, il consiglio ha votato contro i dividendi YPF, ha minacciato di introdurre norme più forti e distribuito una retorica molto belligerante ("non possiamo tornare ai tempi del Vicereame").
Da vedere i risultati di questo confronto. Le aziende sempre fatto ricorso alla carenza di un aumento dei prezzi, creando litigi con tutti i governi. Il problema attuale ha una portata diversa, in quanto l'esaurimento dei pozzi esistenti. Gli investimenti sono tenuti a trovare grandi dimensioni per sfruttare nuove fonti o affluenti del costo elevato di estrazione. Il nuovo bacino di Neuquén potrebbe aumentare considerevolmente le riserve provate. Ma contiene non-combustibile convenzionale, cui rimozione comporta costi enormi e rischi ambientali richiede due o tre volte superiore alla media attuale.
Quello che è successo con ENARSA dimostra l'inconsistenza assoluta di iniziative del governo senza risorse o finanziamenti. Questa società è costituito da un gruppo di uffici senza alcuna attività reale. Tiene aree offshore, ma non ha fatto operazioni significative.
REPSOL non sembra destinato a cambiare le loro politiche aziendali dalla pressione del governo. Nessuno dei due è disposto a indebitarsi per curare la violazione dei loro vecchi impegni. Anche gli investimenti concreti significativi di espressione se si allineano i prezzi del carburante locali a livello internazionale 2
Alcuni funzionari governativi iniziano a cercare partenariati privilegiati con altre aziende (come Pan American), altri gruppi (flange) e altri finanziatori (cinese). Ma un cambiamento di favoritismo non risolverebbe il problema di investimenti mancanti.
La necessità per l'annullamento delle concessioni e la nazionalizzazione nascono dalla semplice violazione dei contratti, che prevedono l'obbligo di effettuare investimenti che hanno fatto non hanno portato ad esaurimento delle risorse e di emergenza energetica attuale. Non solo il paese ha un sacco di argomenti giuridici di questa decisione, ma può anche litigare nei tribunali internazionali per aver commesso frodi REPSOL. Ovviamente questa controversia potrebbe essere trattata nell'ambito della ICSID, che ha già preparato consulenza per le multinazionali prima dell'inizio della sperimentazione 3 .
La ri-nazionalizzazione della YPF è un'alternativa considerato da tutte le parti interessate del settore. Si è anche emerso che i principali architetti della privatizzazione Menem avrebbe proposto una qualche forma di nazionalizzazione che favorisce REPSOL. Gli economisti di sinistra sostengono che dobbiamo prestare molta attenzione alla possibilità di un'altra truffa, attraverso un riacquisto della società con fondi pubblici, che finirebbe per essere funzionale ad altre imprese private.
Alcuni progetti della danza mostrano lo svantaggio di perdere la compagnia di stato che ha mantenuto il Brasile, Uruguay e Messico. Si evidenzia anche il denaro statalista prevalente a livello internazionale, dal momento che 16 dei 20 più grandi aziende del settore pubblico 4 . È anche possibile prevedere diversi modelli di gestione futura, fornendo molto importante per una associazione Sud America olio.
Pensiamo che sia necessario essere attenti ai movimenti di governo e le azioni ti portano, per il momento non guardare troppo definito, ma per noi è essenziale specificare se includere o meno ri-compensazione. Nel primo caso e accettare la truffa del paese sarebbe senza i fondi per gli investimenti differiti per sfruttare ed estrarre le risorse. Non abbastanza per coniare un nuovo nome (Federal YPF) o di battere la bandiera del recupero di energia. Must dettaglio come questo obiettivo sarà attuato. L'acquisto della società (in contanti, azioni o debiti), per pagare parte o tutto il suo prezzo delle azioni (11.000 miliardi al prezzo corrente a New York (Clarín 3/14/12), introdurre una violazione delle finanze pubbliche .
Per chi integrazione EDI l'unica risposta progressiva e trasformativa a questa situazione è la cancellazione immediata delle concessioni, la ri-nazionalizzazione senza indennizzo di YPF e la devoluzione costituzionale della proprietà che il sottosuolo federale, Patto di Olivos, delegato al province con la riforma costituzionale del '94.Questa riforma è stata perfezionata dalla cosiddetta Legge breve alla fine del 2006, quindi l'iniziativa di governo che il Congresso ha approvato con sgravi fiscali senza precedenti per l'attività.
Il trasferimento del titolo di stato-nazione storicamente avuto sui depositi e permessi di ricerca e delle concessioni alle province, i governatori hanno dato la possibilità di negoziare con le imprese aprendo tutti i tipi di collusione dietro il paese. Per noi il destino degli idrocarburi deve essere da tutta la popolazione e la gestione di questo settore strategico deve operare con piena trasparenza e informazione del pubblico.
Naturalmente, la ri-nazionalizzazione e il recupero per la proprietà statale nazionale del sottosuolo dovrebbe essere accompagnata da un ripensamento del sistema fiscale intero, altrimenti si corre il rischio di accusa rivolta contro le province, in particolare nella sua istruzione e la sanità .
Noi consideriamo queste misure necessarie per ricostruire l'alimentazione.
Inoltre vogliamo sottolineare lo stretto legame tra la crisi energetica attuale e dei problemi di conto corrente. Il problema energetico richiede che i dollari spesi per il carburante necessario per importare input e beni strumentali. Per noi è una contraddizione che si inscrive all'interno del modello stesso neodevelopmentalist ed espone ancora una volta le difficoltà strutturali del settore esterno.

La ferrovia crollo

Il declino del sistema ferroviario ha una lunga storia, può essere collocato un punto di svolta all'inizio degli anni '60 con il Piano Larkin, il primo tentativo di ridimensionare l'azienda a favore del trasporto su strada, poi succede anni avanti e indietro , la successione delle politiche contraddittorie che hanno sottolineato il loro deterioramento. La distruzione lentamente ma costantemente nel tempo è stata al servizio degli interessi del trasporto stradale, in particolare le multinazionali del settore automotive. Questa opzione ha portato lo spreco di risorse scarse e mostra l'irrazionalità del capitalismo e le sue conseguenze drammatiche per la perdita di degrado della vita, l'inquinamento e ambientale.

Contro l'antioperaismo e l'antiumanesimo della Fornero: aziende recuperate in Argentina, come i soviet nel 1905 , si puo' e si deve fare !!


L’esperienza dell’autogestione in Argentina

«In Argentina, ogni volta che un'azienda chiude, i lavoratori sono pronti ad occuparla»
Intervista di Mario Hernandez a Eduardo "Vasco" Murúa, della fabbrica autogestita IMPA

[Estratto]
Siamo con Eduardo Murúa, portavoce dell'azienda IMPA recuperata nel 1998. Una delle prime esperienze di autogestione che sta per aprire anche un centro culturale.

Abbiamo fatto di quest'azienda un'impresa produttiva ed un centro culturale.


Oggi avete 2.500 studenti, ma le attività dell'Università dei Lavoratori sono iniziate l'anno scorso.

L'anno scorso abbiamo fatto vari seminari e in aprile cominciano le lezioni di Storia, Matematica e Lingue. Il 16 gennaio abbiamo definito un nuovo corso di studio, atipico, legato alle nuove forme di economia popolare e sociale, calibrato sulle necessità di preparazione dei compagni nella gestione di queste nuove imprese sociali. Partiamo in aprile/maggio. I professori sono già disponibili. L'Università si trova in Rawson 106. Abbiamo avuto un anno intenso. Ricordo di essere stato a una giornata di Medicina Comunitaria organizzata nel nostro paese per la prima volta, con la partecipazione di compagni latinoamericani attraverso il Centro Culturale "La Puerta" che coordina Héctor Fenoglio. L'anno si è chiuso con un cineforum. Ha funzionato la cattedra "Che" Guevara di Néstor Kohan. Hanno partecipato Osvaldo Bayer e Atilio Borón. (...)


Sono passati 10 anni dal 19-20 dicembre 2001. Il movimento di aziende recuperate è partito alla grande da questa data, seppure siano esistiti dei precedenti.


Si ora ha assunto una notevole visibilità. Nel 2001 molte aziende sono fallite ed è stato proprio allora che 80 furono occupate e autogestite.


Ora quante aziende recuperate si contano?


330 aziende. Tra il 1998 e il 2003 ce n'erano già 170, in seguito il fenomeno ha rallentato.


Insomma, il fenomeno non è mai scomparso del tutto.


Sì, non è scomparso nonostante la crescita economica del paese che ha permesso di riattivare 150 aziende; ma anche se il PIL è cresciuto hanno continuato a chiudere fabbriche e alcune sono state occupate e riattivate dai lavoratori.


Di quanti lavoratori stiamo parlando?


Di 15-16.000 lavoratori. La cosa più interessante è che se c'è stata la fase in cui hanno avuto bisogno di aiuto, ora non ne hanno più. Questo nuovo metodo di lotta è orami inserito nel movimento operaio argentino e ogni volta che una fabbrica chiude i lavoratori sono già pronti a occuparla e autogestirla. Forse è stata la cosa migliore che abbiamo mai fatto.

Capisco, intende creare questa coscienza. Il 2001 ha permesso di rendere visibile il movimento di recupero delle aziende. (…) E si è trattato anche di una via tracciata a livello latinoamericano. Mi ricordo di qualche partecipazione nella trasmissione "Aló presidente" insieme al comandante Chávez. Il movimento delle fabbriche recuperate in Argentina ha collaborato con altri paesi della regione.


A partire dal 2002 abbiamo lavorato insieme al Venezuela nel recupero di alcune aziende. E' stato quando ci fu la serrata padronale per far cadere Chavez. Prima abbiamo recuperato una grande azienda che sta ancora funzionando come azienda autogestita. In seguito, il rapporto col presidente Chávez ci ha permesso di mettere in collegamento aziende recuperate in Uruguay, Brasile, Venezuela e Argentina in un incontro organizzato nel 2005. Ancora oggi stiamo condividendo informazioni. Siamo riusciti a far arrivare un grande aiuto dal Venezuela al Brasile e allo stato uruguayano. In Argentina, invece, non è stato possibile.


Ho avuto modo di conoscere il materiale pubblicato a Cuba dalla figlia di Marta Harnecker sui cambiamenti annunciati nell'economia cubana in cui la questione della cooperativa ha un rilievo primario. Diciamolo, la maggior parte delle aziende recuperate hanno adottato la forma cooperativa.


Lavoriamo tutti in autogestione e adottiamo la forma della cooperativa perché la legge sulle cooperative in Argentina permette la democrazia interna, lascia che siano i lavoratori a decidere. Abbiamo opinioni diverse sul reddito: noi siamo per la distribuzione egualitaria e la legge non lo dice, ma riteniamo che questa sia la forma migliore che si adatta al recupero delle aziende. Noi non partecipiamo al movimento cooperativo perché siamo sempre stati nel movimento operaio e nell'ambito delle cooperative c'è di tutto, alcune sono completamente adattate al sistema. In ogni modo, è un sistema superiore a quello capitalista. I cambiamenti a Cuba mi preoccupano, ma sono parte del nostro dibattito. Siamo sempre stati molto critici con l'autogestione perché non crediamo che sia la salvezza. Riteniamo che i mezzi di produzione più importanti debbano rimanere nelle mani dello Stato e pianificati dal nostro popolo. Non crediamo nelle cooperative come uscita per un nuovo modello socioeconomico. Dobbiamo essere coscienti della necessità del controllo popolare sui mezzi di produzione. Nel caso di queste 330 piccole imprese, l'autogestione può servire come seme per vedere il nuovo, per far crescere la coscienza popolare che non sono necessari i padroni, che gli investimenti stranieri non sono indispensabili per generare impiego e che il lavoro è più importante del capitale, che in definitiva è soltanto lavoro accumulato. Credo che quando i popoli lo avranno capito, allora avremo una via d'uscita.
orso castano : l'esperienza argentina e' un modello che finora sta funzionando, pur con difficolta'. E' una via d'uscita dalla crisi, un modello di autogestione , diverso dalle cooperative, richiede una buona coscienza politica operaia, un'alleanza con lpa ricerca universitaria, una crescita per  restare nel mercato ed essere competitivi. Ricorda l'esperienza dei soviet e dei bolscevichi e puo' fare paura a Fornero che vede la centralita' del padrone e la sua discrezionalita' a licenziare, che vede nella recessione economica una occasione per attaccare e rimettere in discussione  le conquiste ed i diritti operai, e' figlia dellla finanza internazionale e ne difende con le unghie e con i denti il potere. Casini gli sta tenendo la corda, e il PD che fa ? Perche' non l'attacca piu' a fondo? Ha paura delle elezioni? Siamo molto distanti da Hollande e dalle sue proposte!! Fornero se ne deve andare!!