sabato 31 marzo 2012

Il 28 marzo a Madrid incontro dei sindacati europei



In vista dello sciopero generale in Spagna, domani (28 marzo) si incontreranno i rappresentanti dei principali paesi europei. Tutte le organizzazioni sindacali europee stanno con i lavoratori spagnoli
27/03/2012 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
Il 28 marzo alcuni rappresentanti dei principali sindacati europei (DGB, CGT, CFDT, FGTB e CGIL) parteciperanno all'incontro organizzato da CCOO e UGT a Madrid alla vigilia dello sciopero generale del 29 marzo contro le scelte del Governo spagnolo il cui slogan è: “Ci sono alternative alla crisi”.
Per i sindacati europei - che esprimono la loro solidarietà ai sindacati spagnoli nella loro battaglia contro le politiche neoliberiste del governo Rajoy e contro la riforma del lavoro che dà un colpo senza precedenti alla legislazione del lavoro - le politiche di austerità hanno ulteriormente aggravato i problemi causati dalla crisi, sono socialmente ingiuste e il loro peso grava sulle spalle dei lavoratori e delle classi medie. La pressione sui salari, sulle condizioni di lavoro, sui diritti sociali e le protezioni sociali sono insostenibili, così come lo smantellamento dei servizi pubblici. Di questo discuteranno domani i sindacalisti di Germania, Francia, Belgio e Italia con i colleghi spagnoli, riaffermando che la priorità è la creazione di occupazione e il rilancio economico per arginare il rischio che il pilastro fondamentale della costruzione europea, il modello sociale europeo, venga messo in discussione.

Solidarietà con sciopero generale di oggi in Spagna da occupy wall street


Solidarietà con sciopero generale di oggi in Spagna

Pubblicato 1 giorno fa, il 29 marzo 2012, 09:17 EST dal OccupyWallSt
non presentino tagli in spagna
Per aggiornamenti in tempo reale (per lo più in spagnolo e catalano), seguire HuelgaGeneral #, # 29M, acampadasol @ , @ acampadabcn e @ occupybarcelona . Per l'inglese, vedereacampadabcn_int @ .
Dall'altra parte oggi la Spagna, il 99% sono in aumento insieme in uno sciopero generale nazionale in opposizione al governo pro-business riforme del lavoro e tagli di finanziamento all'istruzione e altri servizi. In un paese dove oltre la metà dei giovani sono già disoccupati, queste misure di austerità - creati esclusivamente per placare non eletti burocrazie dell'Unione europea e utilizzato per proteggere gli interessi dei potenti banche internazionali e gli investitori facoltosi - sarebbe demolire decenni di hard-vinto diritti dei lavoratori rendendo più facile per le aziende di licenziare i dipendenti e unilateralmente ridurre gli stipendi.

MadridMa, come le loro controparti in Grecia, la Spagna il 99% non sono responsabili della crisi finanziaria. E si rifiutano di vedere i loro diritti rubati a riempire le tasche delle banche stesse e le istituzioni che hanno causano il sistema economico al collasso - le persone che lo gestiscono: l'1%. Oggi, il popolo della Spagna si stanno ribellando: in tutto il paese, i lavoratori hanno picchettato lasciato fabbriche e mercati, i manifestanti hanno bloccato le strade, le televisioni sono stati costretti off-air, i voli sono stati cancellati, e le stazioni ferroviarie chiuse. Lo Stato spagnolo ha inviato la polizia anti-sommossa per attaccare i manifestanti.Pochi minuti dopo la mezzanotte e l'inizio dello sciopero, decine di persone erano già state arrestate.
Domani, il governo spagnolo prevede di rilasciare un nuovo budget che verrà tagliato miliardi di euro in misure apparentemente destinate a stim debito spagnolo e ¨ incoraggiare gli investitori. ¨ Questa è la stessa retorica usata per giustificare i tagli iniqui alla rete istruzione, le infrastrutture e la sicurezza programmi di qui in Nord America. E 'lo stesso linguaggio fuorviante utilizzato da politici corrotti di tutto il mondo che, lavorando per i banchieri e gli investitori che pagano per la loro elezione, ram attraverso i salvataggi in maniera massiccia e impopolari misure di austerità che solo male il 99% a favore del 1%Ma, come abbiamo visto dal Wisconsin a Wall Street, le persone non sono seduti le mani in mano a guardare i loro diritti e il sostentamento essere rubati da ultra-ricchi. Gli spagnoli Acampadas / movimento indignados contribuito a ispirare noi ad occupare. Oggi, ne invieremo il nostro sostegno. E il 1 ° maggio, mostreremo la nostra solidarietà con i manifestanti spagnoli, e tutti gli altri in tutto il mondo, prendendo le strade. Purtroppo, le leggi degli Stati Uniti rende illegale per i sindacati ad appoggiare uno sciopero generale come quello accade oggi in Spagna. Ma noi, lavorando con i nostri partner di lavoro e organizzazioni per i diritti degli immigrati, può .

Seicentomila ricchi tra fondi e barche da la Repubblica di oggi


ma per il fisco sono venti volte di meno

I redditi Il 50% degli italiani sotto i 15mila euro Energia, aumenti record in due mesi: luce +9,8%

Supercar, yacht, elicotteri: il 10% più benestante possiede il 44% della ricchezza. Eppure molti dichiarano poco, pochissimo. I dati delle Finanze: solo l'un percento avrebbe più di 100mila euro. Rincari in bolletta, nuova stangata per le famiglieProtesta dei consumatori (Rep Tv). E cresce anche il divario tra salari e inflazione di V. CONTE

venerdì 30 marzo 2012

allarme!! la banca del seme (vegetale) di Bari sta x essere dispersa?

"Il sottobosco" libro di Gatti Claudio; Sansa Ferruccio , Berlusconiani, dalemiani, centristi...

Il sottobosco. Berlusconiani, dalemiani, centristi uniti nel nome degli affariIl grande male italiano. La politica degli affari e gli affari della politica, quell'intreccio di interessi che raramente emerge alla luce del sole ma che condiziona in modo decisivo la vita del paese: ecco il sottobosco, il cuore politico-economico dove il business è business, indipendentemente dal partito di appartenenza, e l'interesse di pochi, i soliti, piega l'interesse generale. Gli autori spiegano come D'Alema e Berlusconi, due politici apparentemente schierati uno contro l'altro, in realtà alimentano un nucleo di potere che da vent'anni paralizza l'Italia. Esemplare l'affare del petrolio venezuelano: da una parte Roberto De Santis, che chiama D'Alema "fratello maggiore", e dall'altra Marcello Dell'Utri, ritenuto dal tribunale di Palermo cinghia di trasmissione tra Forza Italia e la mafia. In mezzo un mediatore come l'ex democristiano Aldo Micciché, latitante ed emissario della 'ndrangheta in America latina. Ogni occasione è buona per garantire favori e avviare affari, anche le signorine di Tarantini o la fondazione Italiani europei, finita sui giornali per le indagini della magistratura. Così le regole del merito e della sana competizione sono falsate e i grandi investimenti con risorse pubbliche decisi senza garanzie di trasparenza. Nessun taglio sarà efficace se non riuscirà a spaccare questa corteccia così spessa e diffusa. Nessun rilancio sarà possibile finché al potere rimarranno loro, gli uomini del sottobosco.


stalcio dal testo , preso dsal Sole 24ore : ... Figlio di un falegname di Martano, in provincia di Lecce, De Santis entra giovanissimo in politica. «Avevo tredici anni quando morì mio padre. Famiglia di artigiani, entrai nella Lega delle cooperative. Nel mio comune, Martano, sono stato anche assessore. Pci, 1989. Tessera nel portafoglio. Ma finiti il Pci, il Pds, i Ds, ho chiuso con la militanza» ha spiegato in una lunga intervista concessa il 30 settembre 2011 a Guido Ruotolo de «La Stampa». Si definisce imprenditore. E ha uffici di rappresentanza nel cuore di Roma, in via del Conservatorio (anche se continua a recarsi spesso in Puglia, dove risiede la sua famiglia). Ma quale sia la sua impresa non è chiaro. A noi lo spiega così: «Sono una persona nata professionalmente nell'ambito del settore commerciale, della promozione, del marketing, delle relazioni istituzionali. E il settore commerciale è fatto di relazioni, di ricerca di possibilità di di Claudio Gatti e Ferruccio Sansa - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/7Uq5k

orso castano : secondo autorevoli commentatori "il sottobosco " si sarebbe sostituito , ma sarebbe meglio dire si e' aggiunto , al "familismo amorale" ,creando un'inestricabile groviglio di interessi comuni ad uno strato sociale (orientato , a chiqcchiere, a destra e a sinistra, ma che , in realta', governa l'Italia. Questo libro e' molto interessante, anche se induce cupo pessimismo e getta ombre sui nostri governanti che , neppure loro, riescono a controllare questo groviglio, oppure ne sono anch'essi vittime , dovendoci fare tutti i giorni i conti.   Ma quest'Italia, da chi in realta' e' governata? Dalla Casta, dal "sottobosco", da una moltitudine di complici di tutto questo schifoso groviglio, da uno Stato occupato spesso da ladri sopraffattori , da doppie facce e doppi petto....ma allora non resta che emigrare, in quest'Italia non c'e' posto che per i tirapiedi delle Caste e dei sottoboschi.....ALTRO CHE LIBERALIZZAZIONI!!!

giovedì 29 marzo 2012

UNDERSTANDINGSOCIETY

File:Lorenzetti Good Govt Detail.jpgL'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo è un ciclo di affreschi diAmbrogio Lorenzetti, conservato nelPalazzo Pubblico di Siena e databile al1338-1339. Gli affreschi, che dovevano ispirare l'operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale, sono composti da quattro scene disposte lungo tutto il registro superiore di tre pareti di una stanza rettangolare, detta Sala del Consiglio dei Nove, o della Pace da Wikipedia, clicca

Allegoria del cattivo governo? Ripartiamo dall’economia sociale

“Si trova sulla parete laterale sinistra (del palazzo pubblico di Siena), più precisamente nella zona destra della parete. Dipinto in maniera speculare all’Allegoria del Buon Governo, doveva permettere il diretto confronto didascalico con quell’affresco. Al centro siede in trono la personificazione della Tirannide (Tyrannide), una mostruosità con le zanne, le corna, una capigliatura demoniaca, lo strabismo e i piedi artigliati, in decisa contrapposizione con il Comune nell’Allegoria del Buon Governo. La tirannide non ha alcuna corda vincolante e ai suoi piedi è accasciata una capra nera demoniaca, antitesi della lupa allattatrice dei gemelli. Sopra di lei volano tre vizi alati, sostituitesi alle tre virtù teologali dell’altro affresco. Questi sono l’Avarizia (Avaritia), con un lungo uncino per arpionare avidamente le ricchezze e due borse le cui aperture sono strette in una morsa, la Superbia (Superbia), con la spada e un giogo, e la Vanagloria (Vanagloria), con uno specchio per ammirare la propria bellezza materiale e una fronda secca, segno di volubilità. Accanto alla Tirannide siedono invece le personificazioni delle varie sfaccettature del Male, opposti alle virtù cardinali, alla Pace e alla Magnanimità dell’Allegoria del Buon Governo. A partire da sinistra troviamo laCrudeltà (Crudelitas), intenta a mostrare un serpente ad un neonato; il Tradimento (Proditio), con un agnellino tramutato in scorpione a livello della coda, simbolo di falsità; la Frode (Fraus), con le ali e i piedi artigliati; ilFurore (Furor), con la testa di cinghiale, il torso di uomo, il corpo di cavallo e la coda di cane, simbolo di ira bestiale; La Divisione (Divisio), con il vestito a bande bianche e nere verticali (rovesciamento della balzana senese, che invece ha le bande orizzontali) e con la sega, antitesi della pialla livellatrice di contrasti dellaConcordia nell’Allegoria del Buon Governo; la Guerra (Guerra), con la spada, lo scudo e la veste nera. Sotto la Tirannide troviamo invece la Giustizia, che era assisa in trono nell’Allegoria del Buon Governo, ma che adesso è a terra, soggiogata, spogliata del mantello e della corona, con le mani legate, i piatti della bilancia rovesciati per terra e l’aria mesta. È tenuta con una corda da un individuo solo piuttosto che dalla comunità intera. Accanto a lei ci sono le vittime del malgoverno, cioè i cittadini. Questa è anche la parte più lacunosa dell’affresco, per cui molte cose risultano di difficile interpretazione. A destra della Giustizia soggiogata vediamo due individui contendersi un neonato con la violenza e, ancora più a destra, altri individui lasciare con le mani mozze due cadaveri a terra. La scena alla sinistra della Giustizia risulta di difficile interpretazione, mentre siamo del tutto impossibilitati a vedere la scena lacunosa sotto l’arco all’estrema destra dell’affresco.L’affresco, sebbene diviso in tre registri al pari dell’Allegoria del Buon Governo, ha una complessità inferiore rispetto a quest’ultimo: i cittadini appaiono in numero minore nel terzo registro e l’apparato della Giustizia è ridotto ad una figura spoglia, oltretutto declassata al terzo registro essendo de-istituzionalizzata.Si trova sulla parete laterale sinistra, a sinistra dell’Allegoria del Cattivo Governo. La città è crollante e piena di macerie, perché i suoi cittadini distruggono piuttosto che costruire, vi si svolgono omicidi, innocenti vengono arrestati, le attività economiche sono miserabili. La campagna è incendiata ed eserciti marciano verso le mura. In cielo vola il sinistro Timore. (fonte: Wikipedia).”
Che dire di fronte alla realtà che stiamo vivendo? Non mi sembra che le cose siano molto cambiate. le vittime del cattivo governo sono ssempre i cittadini, che il governo se lo sono scelto. Il nostro adesso è un governo tecnico: imposto. E fare le vittime è forse più facile. Ma se siamo arrivati a questo punto dobbiamo cercare le cause nelle scelte precedenti, tutte comunque sbagliate.
Rileggendo un libro del 1993, relativo alle riflessioni emerse durante un convegno del 1991, dedicato al tema della Costituzione economica, ho trovato degli spunti interessanti per affermare che qualcosa si è fermato nell’evoluzione del pensiero economico italiano. Se i partecipanti di Ferrara si interrogavano sul tema dell’economia mista per il “buon governo dell’economia di mercato”, significa che già vent’anni fa si erano poste le premesse per un modello di sviluppo sostenibile, che ci avrebbe evitato la tempesta in cui stiamo navigando a vista. Si legge a pag. 24: “Scontata la già detta intensa connotazione del sistema, è facile ravvisare in esso, infatti, per così dire, un capitalismo in acre salsa partitocratica. Attraverso la robusta componente pubblicistica, si è innestato sul nostro sistema economico  un vastissimo dominio dei partiti politici, i quali, fuoriuscendo dal loro ruolo ideale di raccordo tra società civile e stato, si sono espansi nella società civile e si sono appropriati di larghe fette dell’economia, asservendole a loro vantaggio. Hanno ribollito la pietanza capitalistica in un brodo condito con spezie e droghe tutte loro. [..] la conseguenza: avere resi inefficienti interi comparti dell’economia; avere i partiti politici, immischiandosi negli affari e pretendendo per sè illeciti profitti pecuniari e d’altro genere, introdotto la corruzione in larghi settori della società”. Le stesse considerazioni le possiamo fare oggi, nel 2012. Solo che oggi stiamo lottando per salvare il bilancio e la faccia di fronte all’Europa che pare essere diventata il sovrano di turno. Mi chiedo: chi vuole che le cose vadano così? Quante sono le persone che ci guadagnano? Non è una domanda ingenua; essa nasce dal mio continuo confronto con la gente comune che conosco, con cui parlo, che mette sempre l’accento sulla inesorabile sorte del nostro paese, quasi che tutto questo malaffare venisse da un tiranno misterioso di cui nessuno conosce il nome o il volto.  In UK, il mio paese d’adozione, le cose vanno diversamente perchè la gente ha imparato a confrontarsi sui temi e a fare obiezione rispetto alle cose che non vanno. Una volta scelto il governo di turno le cose non vanno come prospettate? Allora tutti i mezzi sono leciti per farlo crollare (anche lo scandalo).Ho assistito a Cambridge a più di una riunione di quartiere per contestare le decisioni del comune in merito alla costruzione di nuovi centri commerciali o la chiusura di attività in declino. Ho partecipato alla marcia per la difesa della chiusura del centro urbano (assurdo vero?) con richiesta di potenziamento dei mezzi pubblici anche la notte.  Forse la possibilità deriva dal non avere una legge pesante e scritta come invece la nostra, che risulta spesso  impossibile da leggere se non si è già iniziati alla manualistica del giuristi. Anche in Germania le cose funzionano più o meno allo stesso modo: i tedeschi sono attivisti “dentro” e si mobilitano per le cose in cui credono (ora. Non così fino al crollo del muro di Berlino). la loro battaglia per l’ambiente, per il risparmio delle risorse, per il consumo responsabile, per lavorare meno e lavorare tutti, li ha portati a dominare la scena europea, con buona pace di tutti noi, coinvolti solo in una battaglia a difesa di chi ha già da solo le armi per difendersi. Del resto la colpa è del sistema d’istruzione universitario, che dedica poco, pochissimo spazio al confronto onesto sull’economia. Gli atenei propongono la loro versione del mercato, quasi che l’altra faccia della medaglia non esistesse. Sono pochissimi i professori prepararti e onesti intellettualmente che si dedicano ala formazione delle menti.Voglio ricordare ancora una volta il prof Leonardo Becchetti perchè l’ho conosciuto, ho letto i suoi libri e credo che sia una delle menti più brillanti di questo Paese. Invito tutti a prendere atto delle sue riflessioni sull’economia della felicità perchè da qui può partire una nuova strada per il mercato italiano (e mondiale) che non ha più teorie a cui fare riferimento (hanno tutte fallito) e deve riaggrapparsi a quello che aveva malinteso: la teoria dei sentiment morali di Adam Smith, e quello che aveva finto di non sapere: gli studi di economia del beato Toniolo (di cui neanche a Pisa si è fatto mai cenno…).Credo che oggi sia arrivato il momento per i cittadini di fare una seria riflessione sulle politiche da adottare per uscire dallo stallo in cui si trova il sistema economico del paese. In primo luogo per ritrovare la fiducia in noi stessi. Non dimentichiamo mai di essere il primo paese al mondo per arte, architettura, musei, paesaggi e culture locali. Abbiamo un mare bellissimo da difendere, montagne lussureggianti da non riempire di pale eoliche, campi vasti coltivabili da non destinare ai pannelli solari. Dobbiamo cominciare a usare massicciamente la politica delle decisioni partecipate, dell’open space technology, perchè non avvenga più che il governo di turno deturpi ciò che è patrimonio di tutti, ciò che è il nostro futuro e il futuro dei nostri figli.

Lobby avvocatura all'attacco : semidistruggere la Mediazione Civile , riportarla sotto le lobby, Monti cedera' alle lobby ancora una volta ?

L'Avvocatura chiede un tavolo col Governo, e invia le 14 mozioni a Monti
28 marzo 2012
Quattordici mozioni contro il “vuoto della politica” e per un progetto di cambiamento del Paese che passa dalla riforma dell’Avvocatura. È ambizioso il programma con cui si è chiuso il Congresso nazionale straordinario forense di Milano che ha visto oltre 2200 partecipanti e 1200 delegati in rappresentanza di 165 ordini. L’avvocatura ora rilancia e chiede un incontro urgente al presidente del Consiglio Monti e al ministro della Giustizia Severino ai quali ha inviato le mozioni approvate dall’assemblea.

Gli argomenti caldi
Per quanto riguarda le “liberalizzazioni” sul tavolo ci sono: il ripristino delle tariffe, il “no” alle società e ai soci di capitale, le modifiche sul tirocinio e l’approvazione di una legge di riforma forense. Per la giustizia civile: l’eliminazione della mediaconciliazione obbligatoria e il referendum abrogativo ma anche la riforma della geografia giudiziaria. Ma il capitolo è vasto e comprende anche: le risorse, la riorganizzazione, lo smaltimento dell’arretrato, la lunghezza dei processi e la riforma della giustizia onoraria. Infine, approvate due mozioni anche sulla riforma della giustizia tributaria e il fermo dei tribunali delle imprese.

Oua e Cnf chiedono il confronto con il Governo:
“Non inseguiamo il rito della vecchia concertazione” sottolinea Maurizio de Tilla, presidente dell’Oua, che insieme al Cnf, ha ricevuto il mandato ad aprire un’interlocuzione con il Presidente Monti e il Ministro della Giustizia, Severino. Ma allo stesso tempo - prosegue -, crediamo sbagliato che si governi a colpi di decreti legge, esautorando della sua funzione il Parlamento. Auspichiamo, quindi, il confronto con le parti sociali, su proposte concrete, come le mozioni approvate a larghissima. Per questa ragione abbiamo chiesto al Governo di incontrare le rappresentanze forensi: la politica non può rimanere sorda alle istanze del Paese, indifferente rispetto a un’assise di duemila legali».

Giustizia civile - «L’intento del legislatore in materia di Giustizia Civile - denuncia de Tilla - non è stato quello di dare una risposta adeguata, rapida e qualitativa alle istanze di giustizia, alleggerendo il sistema dell’amministrazione giudiziaria e assicurando organici adeguati, ma quello di disincentivare l’utilizzo del processo, danneggiando in particolare i soggetti economicamente più deboli. La mediaconciliazione obbligatoria, ad esempio che avrebbe dovuto ridurre notevolmente le pendenze processuali, si è rivelata un clamoroso flop».

Mediazione facoltativa - Le proposte dell’Oua sono: procedere, previo confronto con l’Avvocatura, alla riforma del procedimento di mediazione, prevedendo l’inserimento di incentivi più incisivi di quelli attualmente previsti, che rendano il ricorso alla mediazione facoltativa e alla conseguente conciliazione più vantaggioso per le parti; individuando strumenti idonei a garantire le capacità professionali e culturali dei mediatori, il loro aggiornamento professionale e la trasparenza degli Organismi di conciliazione e riducendo i costi del procedimento.

Altri strumenti Adr - Istituire e regolamentare altri strumenti ADR, che valorizzino il ruolo del professionista-avvocato, del valore di titolo esecutivo agli atti di transazione sottoscritta dalle parti con l’assistenza e l’autentica delle sottoscrizioni da parte dei rispettivi legali.
E a questo proposito l’organismo unitario chiede al Parlamento di procedere a una rapida calendarizzazione ed approvazione del disegno 2772 presentato al Senato sotto il nome di “Convenzione per la conciliazione del contenzioso civile».

Aumento del contributo unificato - “Preoccupante” anche l’aumento degli importi del contributo unificato, esteso a separazioni e divorzi, cause di lavoro e previdenziali. Mentre l’abbassamento del limite di reddito per il patrocinio dei non abbienti, ha come conseguenza che “gli esponenziali aumenti restano comunque e sempre a carico di parti economicamente deboli”.

Tribunale delle imprese - Per la base dell’avvocatura è a tutti gli effetti un Giudice speciale, vietato dalla Costituzione, con competenze anche sulle Srl, il modello societario maggioritario in Italia. In questo senso vi sarebbe un tentativo di creare una Giustizia a due velocità: “lenta per i cittadini comuni; ad alta velocità per le imprese e le società commerciali”.

Giustizia tributaria - Altro nodo è quello della giustizia tributaria, “un settore che necessita di una riforma urgente, anche alla luce della situazione di grave crisi economica e di un incessante aumento della pressione fiscale”.

Geografia giudiziaria - Sulla geografia giudiziaria l’Oua ha chiesto la non attuazione della legge delega e ribadito il “no” alla chiusura generalizzata di tribunali (circa 50), sedi distaccate e uffici dei giudici di pace (oltre 700). Il Congresso ha chiesto l’istituzione di un tavolo di confronto con il ministero.

Abolizione delle tariffe - Sul piano delle liberalizzazioni, ribadito il “no” all’abolizione delle tariffe, “perché garanzia di qualità della prestazione per i cittadini, e alle società di capitale, porta di ingresso di evidenti conflitti di interesse e di infiltrazioni mafiose”.

Tirocinio “È stato snaturato e depotenziato per le sue finalità formative sul campo”.

Legge professionale - Ribadita la necessità di contrastare la delegificazione dell’ordinamento forense e la necessità di approvare una nuova legge professionale che recepisca questi principi. In questo senso si presenterà entro aprile una proposta che integrerà e modificherà il ddl all’esame del Parlamento.

orso castano : ennesimo attacco delle lobby , vergognoso, contro le misure liberali, avvocati straricchi contro i piu' deboli!! ; ingiustizia e' fatta!! Sopratutto in tema di Giustizia Civile e di Mediazione professionale e' smaccatamente evidente l'intento corporativo e il tentativo "autoritario" di restituire ad un pugno di componenti una vera e propriua Casta, tutto il potere. Se Monti cedera' mostrera' tuttta la sua debolezza e , forse, e' meglio che chida la partita!! Non serve all'Italiua, lasci il posto ad altri!

martedì 27 marzo 2012

Cota :Piemonte: “Ospedali in rete e ambulatori h12” da quotidianosaqnita'.it


In una lettera pubblicata ieri sul Corriere della Sera il presidente della Piemonte illustrava le tre priorità per il rilancio della Regione. Oggi spiega al nostro giornale le linee della riforma sanitaria in discussione: aziende centralizzate in sei “federazioni” e strutture territoriale a orario lungo.
 

15 MAR - Il Corriere della Sera di ieri ha pubblicato in prima pagina una lettera del presidente del Piemonte, nella quale Cota indica le tre priorità per il rilancio della sua Regione. Al primo posto c'è la riforma sanitaria, seguita dalle politiche per l’occupazione e dalla realizzazione della Tav.
Al centro della riforma, che proprio in questi giorni è in discussione nel Consiglio regionale, il funzionamento degli ospedali in rete e il potenziamento della sanità territoriale, con servizi aperti almeno 12 ore al giorno, come spiega Roberto Cota in questa intervista a Quotidiano Sanità.

Presidente Cota, perché indica la riforma della sanità come l’intervento più urgente per il rilancio della sua Regione?
Quando siamo arrivati al governo del Piemonte, i conti della sanità erano completamente fuori controllo, tanto che nel 2010 abbiamo subito dovuto sottoscrivere col ministero un Piano di rientro. Attraverso questo Piano di rientro siamo riusciti a risparmiare, secondo i dati che mi ha fornito l’assessore Monferrino, 135 milioni di euro. Solitamente la spesa sanitaria è una belva impazzita, che cresce continuamente, quindi risparmiare 135 milioni è davvero un grande risultato

Quali saranno le linee della vostra riforma?
Occorre cambiare il punto di vista sulla sanità, pensando anche a quello che succederà in futuro, con la continua crescita di cronicità e disabilità alle quali occorre dare risposte. La riforma che abbiamo predisposto mira a questo: avere una sanità moderna, efficiente e sostenibile.
Il primo passo sarà far funzionare gli ospedali in rete, valorizzando le eccellenze e utilizzando al meglio tutte le diverse strutture, anche con la riconversione di alcuni ospedali. E, per una maggiore efficienza, pensiamo di centralizzare gli acquisti, le politiche del personale, gli interventi di programmazione sanitaria, attraverso la creazione di sei “Federazioni sanitarie”. (ndr. Le sei Federazioni proposte sono la FS1 Torino Sud Est (Asl TO 1 e TO 5, nuova AOU San Giovanni Battista), la FS2 Torino Nord (Asl TO 2 e TO 4), la FS3 Torino Ovest (Asl TO 3, AOU San Luigi di Orbassano, AO Ordine Mauriziano), la FS4 Piemonte Nord Est (Asl VC, BI, NO, VCO, AOU Maggiore della Carità di Novara), la FS5 Piemonte Sud Ovest (Asl CN 1 e CN 2, AO Santa Croce e Carle di Cuneo), FS6 Piemonte Sud Est (Asl AT e AL; AO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria)).

Una riorganizzazione così impegnativa comporterà conseguenze per il personale: spostamenti, nuovi incarichi e così via. L’avete già discussa con il personale sanitario? 
Ci sono state diverse occasioni di confronto. In ogni caso questa riforma è già abbastanza nota, visto che in verità se ne parla da anni, e che era il primo punto del nostro programma elettorale.

Ma un confronto di merito con i sindacati medici e degli operatori sanitari è stato fatto?
Certo ne abbiamo discusso e dovremo ancora farlo. Ma tutti devono capire che questi interventi sono cose necessari.

Una delle eccellenze del sistema piemontese è la rete dell’emergenza e molti temono che venga intaccata?
Al contrario, la rete dell’emergenza verrà potenziata. Anche perché la filosofia degli ospedali in rete non è quella di avere l’ospedale generico sotto casa, ma piuttosto quella di avere sotto casa l’ambulatorio insieme ad una distribuzione dei pazienti fatta secondo criteri efficienti sulle diverse strutture. Quindi c’è anche bisogno di avere un servizio di 118 che trasporti i malati, e la dotazione per questo servizio verrà potenziata: oggi, ad esempio, il volo notturno non c’è, ma noi vogliamo attivarlo.

E per quanto riguarda la medicina del territorio, avete già accordi con i medici?
La medicina del territorio è il secondo pilastro della riforma, e sarà la seconda fase delle nostre realizzazioni. Potenziare la sanità del territorio è una necessità, sia per rispondere ai cambiamenti dei bisogni sanitari, come dicevo prima, sia per poter far funzionare meglio gli ospedali. Partiamo da un dato oggettivo: dal 90 al 93% degli accessi al Pronto Soccorso è rappresentato da codici bianchi e verdi, ovvero da situazioni che non comportano ricovero se non in casi rarissimi. Questo mostra chiaramente come le lunghe code nei Pronto Soccorso sono legate a questo accesso improprio, che potrebbe essere evitato creando un meccanismo di filtro nella sanità di territorio. Anche per questo concordiamo con quanto ha detto il ministro Balduzzi nei giorni scorsi: il servizio sanitario territoriale non può essere aperto per poche ore al giorno, ma deve essere aperto tutto il giorno.

Questo vuol dire che modificherete la convenzione con la Medicina Generale?
Stiamo disegnando la sanità del futuro, non mi interessa cosa c’è oggi. Lo capisce chiunque che per il futuro è necessario che il cittadino possa trovare, vicino a casa sua, un medico di base dalle 8 del mattino alle 8 di sera. Si tratterà di trovare il modo per realizzare tutto questo, discutendo con le associazioni dei medici di famiglia. Sono persone molto in gamba e ragionevoli e penso che sia anche loro interesse poter avere un sistema che sia più efficiente possibile.
La via da seguire è avere delle strutture di medici che possano esercitare la propria attività insieme, mantenendo il rapporto tra medico e paziente, ma garantendo ai cittadini una presenza sul territorio per tutto il giorno.

Lo scandalo che ha investito la sanità piemontese lo scorso anno, che ha portato l’assessore Caterina Ferrero agli arresti domiciliari, è superato?
Come tutti sanno, l’assessore Ferrero ha subito rimesso le sue deleghe nelle mie mani, che io ho poi, dall’agosto scorso, ho affidato al nuovo assessore, Paolo Monferrino.
Per il resto, c’è un’inchiesta in corso che dovrà essere verificata nei diversi gradi di giudizio. Ma anche in quell’inchiesta il pubblico ministero ha sottolineato che la sanità piemontese è una buona sanità.

Ultima domanda. In queste settimane si sta discutendo il nuovo Patto della Salute tra Governo e Regioni? Cosa si aspetta da questo accordo?
Il problema grosso sono i fondi, perché, stabiliti quelli, ogni Regione si gestisce poi la sua sanità. Dobbiamo poter contare su risorse sufficienti: noi facciamo questa riforma anche per ottenere dei risparmi, ma a tutto c’è un limite. Ulteriori riduzioni negli stanziamenti sarebbero insostenibili, tanto più che sono stati bloccati tutti gli stanziamenti per la non autosufficienza e la disabilità. Noi siamo anche disponibile a inglobare il sociosanitario nella sanità, però ci devono essere le risorse.
O ci danno i soldi o ci danno il federalismo vero, che noi avevamo provato realizzare, lasciandoci gestire direttamente la quota che corrisponde alla sanità.

Eva Antoniotti

orso castano: una razionalizzazione della spesa sanitaria ed un maggior risparmio,considerati i tempi, sono indispensabili, ma una visione meramente monetaristica e' inaccettabile. Torneremo sul tema quando il piano sara definitivamente approvato. Troppe vaghezze ci sono ancora rispetto ai contenuti : come si riorganizzera' la medicina di famiglia, che fine faranno i poliambulatori territoriali esistenti, altresi' quelli convenzionati ed accreditati come si metteranno in rete, la prevenzione secondaria (cosa importantissima per la salute ed il risparmio) come si articolera', come si connetteranno gli ospedali al territorio per la continuita' terapeutica, ecc.........

domenica 25 marzo 2012

Ordine medici Milano: “Basta con i concorsi, vincono solo i raccomandati” da Quotidianosanita'.it


[culo+di+pietra]Per il presidente Roberto Carlo Rossi, "il sistema concorsuale è ormai logoro". Serve un sistema “più moderno e trasparente”, per “gratificare le migliori professionalità e rendere più competitivo il servizio pubblico”. A partire dai curriculum on line. Di' la tua aquotidianosanita@hcom.it scrivendo nell'oggetto della mail "Concorsi e raccomandati".........Ma quali sono gli strumenti per garantire la meritocrazia? Secondo Rossi “un primo passo potrebbe essere la pubblicazione online dei curricula dei medici, accessibili ai direttori generali ma anche ai cittadini”. “Se il medico vuole mettersi in gioco e pubblicare il suo curriculum, deve poterlo fare. Ma ovviamente questo deve avvenire attraverso regole standardizzate, stabilite per legge a livello nazione, che prevedano anzitutto la pubblicazione di titoli certificati”. In questo ambito, secondo Rossi, “gli Ordini possono avere un ruolo importante a garanzia dell’atto medico e delle capacità dichiarate”. Tuttavia, secondo il presidente dell’Omceo, la pubblicazione dei curricula dovrebbe comunque rimanere “una scelta del medico che vuole valorizzare le competenze acquisite nel corso della sua carriera professionale”. Questo perché “l’ottica di un sistema di trasparenza non deve mai essere punitiva, ma premiale nei confronti di quei medici che vogliono valorizzare le proprie competenze e rendersi, per così dire, competitivi. Un’azienda ben gestita, infatti, avrà sicuramente interesse ad avere tra il suo personale professionisti di certificata eccellenza. Questo – secondo Rossi – non solo potrebbe comportare per il medico una gratificazione economica rispetto agli anni e all’impegno investito nella sua formazione, ma soprattutto una gratificazione professionale che oggi non è riconosciuta”.Il presidente dell’Omceo di Milano sottolinea come questo permetterebbe anche alle strutture pubbliche di essere più competitive con quelle private, “dove strategicamente la direzione aziendale si avvale sempre dei migliori professionisti affinché quello o quell’altro reparto fiorisca al massimo e sia il fiore all’occhiello dell’azienda. D’altra parte – sottolinea Rossi – non deve chiamarsi ‘azienda’ perché deve fare quadrare i conti, ma deve chiamarsi ‘azienda’ perché deve essere gestita attraverso un’ottica aziendale, che è quella della valorizzazione e implementazione dei reparti strategici. Anche considerato che il fine ultimo di qualsiasi azienda deve essere quello di curare bene i cittadini”.

orso castano : L'Italia delle lobby blocca la crescita della Sanita' Pubblica a favore di quella privata, impedendo una sana competizione a vantaggio del paziente. E' risaputo, ma l'intreccio inestricabile degli interessi politico-affaristici e' enorme. I "Responsabili" , o "Primari" che dir si voglia", cul di pietra, con l'attak sulla loro "poltroncina" , sempre pronti a saltare sul carro del politico vincitore, impegnati a perscrutare l'orizzionte politico ed a fiutare chi sta per "vincere" sono i migliori garanti di iun immobilismo scientifico e culturale che fa semplicemente paura. Certo non e' sempre cosi', esistono anche le "perle" bianche, ma sono sempre piu' rare. Il potere di ricatto dei politici e' enorme. I sindacati, da parte loro, provano  ad opporsi, ma anche dentro le loro strutture si infiltrano spesso falsi innovatori o abili mistificatori. Allora la proposta del Presidente dell'Ordine di Milano va presa in seria , anzi serissima considerazione.........

tecnocrazia ed autoritarismo , ricordando Ivan Ilich , stralci da articolo tratto da CEM Mondialità


.............."Illich è colpito in maniera radicale dalla caratteristi­ca "demoniaca" dei siste­mi in cui l'uomo contem­poraneo vive, che ostacola continuamente la sua pos­sibilità di auto-realizzazione. Infatti, se la man­canza di beni materiali e strumenti tecnologici ren­de impossibile una vera umanizzazione, bisogna anche considerare che l'eccessivo progresso di­venta degenerazione della qualità di vita degli uomi­ni. Spesso nella nostra so­cietà l'uomo paga il benes­sere con la degradazione ecologica, il soffocamento della creatività personale, la programmazione inva­dente calata dall'alto, l'in­novazione fine a se stes­sa... Lo sviluppo autentico, invece, dovrebbe essere misurato "con la celebra­zione del coinvolgimento reciproco, della partecipa­zione: il dialogo, la discus­sione, il gioco, la poesia; in poche parole, la realizza­zione di se nel momento della soddisfazione creati­va".
Invece la situazione è ben diversa: l'uomo perde la sua capacità di autodeter­minazione e diviene un consumatore passivo, con­dizionato nei suoi giudizi e valori da organizzazioni manipolatrici; resta così vittima sia dell'eccedere dei bisogni, a causa di un sistema industriale che cerca la crescita indiscri­minata dei suoi prodotti, sia della complessità delle istituzioni che si occupano della produzione, ma che finiscono per accentuare la dipendenza dell'uomo ordinario dallo specialista.
 "Descolarizzare" la società
La scuola non fa eccezio­ne: anzi, il sistema scola­stico finisce con l'imporre un modello di apprendi­mento standardizzato il cui programma non è che la riproduzione dei valori dell'èlite dominante. Il ve­ro apprendimento - secon­do Illich - dovrebbe avve­nire attraverso il contatto diretto e l'esperienza, in un libero gioco di influssi sociali e culturali, senza che la scuola incanali tutto su binari precostituiti. In­vece la scuola tende a mo­nopolizzare il processo di formazione restando auto­ritaria, burocratica, passi­vizzante al punto da incre­mentare la disuguaglianza sociale. Infatti, secondo Il­lich, la scuola estrania i poveri dalla loro cultura, diffondendo i modelli di vi­ta della classe media, in­ducendo falsi bisogni e conseguenti frustrazioni. Illich propone una desco­larizzazione per sottrarre l'educazione a un canale troppo manipolabile e re­stituirla ad un approccio meno impersonale. L'istru­zione andrebbe restituita all'azione pedagogica meno professionalizzata, co­me può essere nell'ambito delle relazioni interperso­nali.
Anche il sistema sanitario è una delle maschere della società distruttiva: pren­dendosi a carico l'indivi­duo, gli sottrae ogni possi­bilità di controllo del siste­ma stesso. Si diffondono angoscia, insicurezza e bi­sogno di dipendenza: c'è una nemesis medicale, per cui il servizio espropria il volere dell'uomo e lo man­tiene in uno stato di allerta a vantaggio del sistema in­dustriale. La "medicalizzazione della vita" è un ec­cesso di organizzazione medica che serve soprat­tutto agli interessi degli addetti del settore................
 Convivialità invece di esistenze manipolate
Celebre è anche la critica illiciana al sistema dei tra­sporti: esso assorbe all'u­tente medio più tempo di quanto l'aumento virtuale della velocità non faccia guadagnare. Più la quanti­tà di energia consumata è abbondante, più si produ­ce dipendenza dalla tecno­crazia, e l'individuo si riduce a utente di servizi ai quali non si può sottrarre. Ma il trasporto meccanico, superata una certa soglia di velocità, satura lo spa­zio di strade e vetture, sot­traendo alla gente quel tempo che prometteva di dare. Questi sistemi per­vadono ogni spazio vitale manipolando le esistenze secondo le esigenze di isti­tuzioni ipertrofiche.
Illich pensa invece alla creazione di una situazio­ne sociale in cui gli indivi­dui possano utilizzare in forma conviviale gli stru­menti idonei a creare beni e servizi. Ognuno dovreb­be essere messo in grado di produrre i propri valori d'uso secondo i suoi biso­gni reali, sottraendone il monopolio alla casta degli specialisti. L'uomo è stato sopraffatto dagli strumenti che ha creato per vivere meglio: le istituzioni vanno capovolte.
Resta più che mai attuale la proposta illiciana di una società conviviale, in cui "lo strumento è al servizio della persona integrata al­la collettività, non al servi­zio di un corpo di speciali­sti" e la tecnica rispetta la soglia dell' equilibrio tra uomo e ambiente.
Ricordi di Ivan Illich
Il CEM ha avuto lvan lllich come rela­tore al convegno "Sulle strade del de­siderio" (nel 1994 ad Assisi). E non si smentì: si comportò "alla Illich", vale a dire provocando. Chi ha partecipato a quell'incontro ricorderà che si mise a cavalcioni sul tavolo delle conferenze, e rifiutò il microfono, protesi tecnolo­gica della voce, inopportuno quando riusciamo a capirci ugualmente. Op­pure si ricorderà il modo choccante con cui, mentre camminava nel salone del convegno, comunicò il male che già allora 10 minacciava: "Vi chiederete che cos'è questa protuberanza sulla mia faccia. Ebbene, è un tumore!". Della sua relazione conservo la memo­ria di un grande respiro, come di chi ama spaziare da un tema all'altro, at­traversando codici, registri e linguaggi plurali e diversi, dal mito alla scienza, dal passato al presente, nella consa­pevolezza che le connessioni sono più importanti degli specialismi. Nel libro Educare alla convivialità (Emi, Bolo­gna 1994) ho utilizzato le sue idee. Con questo intendo dire che la sua scom­parsa l'ho avvertita profondamente come accade per una persona impor­tante. Avevo cominciato ad apprezzarlo fin da quando, negli anni dell'Uni­versità, avevo letto le pagine di Desco­larizzare la società, abitando nel pen­siero un'utopia. Un uomo eccentrico e trasgressivo, lvan Illich, ma assoluta­mente nonviolento e fedele alla pro­pria coscienza prima di ogni altra co­sa. Poliglotta e grande demistificatore, con tendenze cosi ';anarcoidi" che in realtà nessuna forza politica è riuscita ad appropriarsi di lui, neanche la sini­stra e neanche i verdi. Amava I'ltalia a tal punto che stava cercando di trasfe­rirsi a Bologna, perché trovava nel bel paese il clima giusto e una convivialità particolarmente congeniale al suo pensiero. (Antonio Nanni)
 

La Convivialità

26 luglio 2011 di adminLascia un commento »
di Ivan Ilich
INTRODUZIONE
Nel corso dei prossimi anni mi propongo di lavorare a un epilogo dell’età industriale. Vorrei tracciare il profilo delle storture e delle ipertrofie intervenute nel linguaggio, nel diritto, nei miti e nei riti, in quest’epoca nella quale uomini e prodotti sono stati assoggettati alla pianificazione razionale. Vorrei ritrarre come è venuto declinando il monopolio del modo di produzione industriale, e la metamorfosi subita dalle professioni che esso genera e nutre.
Soprattutto intendo dimostrare questo: che i due terzi dell’umanità possono ancora evitare di passare per l’età industriale se sceglieranno sin d’ora un modo di produzione fondato su un equilibrio postindustriale, quello stesso al quale i paesi sovraindustrializzati dovranno ricorrere di fronte alla minaccia del caos. E nella prospettiva di un tale lavoro che io sottopongo questo abbozzo di analisi all’attenzione e alla critica del pubblico.

orso castano : "descolarizzare la societa'" , forse tutto comincia dalla scuola dove ci educano al rispetto della cultura costituita , a guardare alla "tecnica, alla scienza come a qualcosa di trionfalisticamente dominante. Non ci parlano , neppure all'Universita' della Storia della Filosofia della Scienza, non ci raccontano di Popper e del Falsificazionismo , per cui le ipotesi scientifiche hanno un valore relativo , storicamente determinato , se non, con Feyereband,  storicamente sovradeterminato. Il recupero di questi pensatori, di cui Ilich fa degnamente parte, ci puo' aitare a demistificare la "Scienza", a collocarla nell'ambito della cultura contemporanea senza ingigantirne spropositatamente il ruolo, ad attribuire alla tecnocrazia un suo ruolo individuandone i forti limiti ed i rischi insiti nel suo pretendere di dominare la democrazia ed il governo della res publica