venerdì 30 gennaio 2009

SINGLE CERCA MARITO

Anita Jain, scrittrice, non batte chiodo a N.Y Così decide di tornare in India.

Ecco  com'è andata ,  di Francesca Gentile

New York è la capitale delle single. In nessuna altra città al mondo ci sono più donne sole. Tra loro la scrittrice indiana Anita Jain che, stanca di appuntamenti al buio combinati dalle amiche, rapporti mordi e fuggì, attese vane davanti al telefono, ha giocato una carta radicale: trasferirsi in India, dove ci sono 930 donne ogni 

 uomini. Vuoi vedere che Mr. Right abita nella patria del ma trimonio combinato? E che gli uomini orientali, non corrotti dal consumismo sessuale imperante in Occidente, sono emotivamente più attrezzati per la passione e l'impegno?

Dall'esplorazione del mondo del dating in due continenti diversìssimi tra loro è nato il libro Marrying Anita: A Quest for Love in thè New India, edito negli Usa da Bloomsbury. «Di solito si va in India per cercare se stessi o un contatto con Dio», dice l'autrice, «lo ci sono andata nella speranza di trovare un marito». Si potrebbe pensare che Marrying Anita sia una specie di Sex and thè City in salsa esotica, ma Jain smentisce: «Pre ferisco evitare le etichette. Parlerei piuttosto di un viaggio personale, senza il classico lieto fine».

Per la scrittrice, l'India è sempre stata una mitica terra d'origine, idealizzata e filtrata dai racconti del padre, emigrato in California a 33 anni: «Quando gli chiedo perché ha lasciato l'India, lui tira in ballo storie di un'infanzia piena di stenti, che nella loro barocca assurdità assumono i tratti dì una caricatura.

 della banana, per esempio, che ho sentito e risentito. "Non ho mai mangiato una banana intera, da bam bino", ci diceva mio padre, scuotendo la testa con un'aria da funerale. "La spezzavamo in otto pezzi, uno per cia scuno di noi, sette fratelli e una sorella. Tu non sai quanto sei fortunata"». li trasferimento in America porta alla scrittrice l'abbondanza di cibo, l'eman­cipazione e una laurea a Harvard, ma non l'uomo dei suoi sogni. A 30 anni, Anìta non è ancora sposata. La famiglia è-preoccupata, e cerca in tutti i modi di trovare una soluzione. Nell'articolo il matrimonio combinato è veramente peggiore di Craigslist? (un sito di annunci personali, ndr), Jain scrive: "Negli ultimi tempi, i miei genitori mi hanno offerta in sposa a chiunque capitasse. Nella casa della mia infanzia, vicino a Sacramento, mio padre rimane sveglio la notte per inserire il mio profilo nei siti specializzati in matrimoni combinati tra indiani residenti in America. Queste strane e-mail spedite dai genitori, se guite da altrettanto strani appuntamenti con i figli, sono diventate parte integrante della mia vita, fino a non sembrarmi più nemmeno una bizzarria". Madri e padri si affannano su Internet, chiedendo all'aspirante marito di osser­vare la dieta vegetariana (ma sono di sposti a rinunciarvi per un candidato con uno stipendio annuale di 250 miladollari). Intanto, l'itinerario sentimentale di Anìta procede sui binari confusi che corrono lungo le strade della Grande Mela, dove fa la gior nalista. «A New York le persone trascorro no un'infinità di tem po al lavoro, poi si precipitano in pale stra e, più tardi, si collegano al compu­ter pensando di creare la coppia per fetta nel buio dei loro appartamenti». Il gergo che accompa gna il dating femminile è fantasioso e piuttosto crudo. Le ragazze collezionano fuckbuddies, "compagni di scopata", nella speranza che, sbattendoli contro il muro della stanza da letto, almeno uno di loro vi rimanga appiccicato. 

Nonostante il gioco non soddisfi Anita, convinta che il web trasformi le persone in merci, decide dì parteciparvi spinta dalla curiosità e dal lo spirito di adattamento. Gli incontri si susseguono con lo stes so svolgimento, tra il comico e il cata strofico: "Nel secondo bar trovammo un angolo appartato", si legge nel libro. "Il diplomatico libanese raggiunse il bancone per ordinare due bicchieri dì vino rosso. Quando tornò, provai a coinvolgerlo in una conversazione, di cendo qualcosa di pateticamente vago come: 'È davvero affascinante lavorare alle Nazioni Unite?'. 'Sì. Devo esprimere il mio voto su varie questioni', disse, accarezzandomi la schiena e i fianchi. Notai che le sue mani tentavano un'in cursione sul mio seno. Non ci eravamo ancora baciati. Mi tesi in avanti con la bocca, lui mi sfiorò la guancia, mentre le mani continuavano a familiarizzare con il mio corpo. Mi decisi per un ap proccio più diretto, portando le labbra vicino alle sue. Ma lui preferì scansarsi. 'Un bacio?', azzardai, facendo un cen no verso le sue mani ormai appoggiate sul mio seno. 'Non è la cosa che an drebbe fatta per prima?'. Trovo il bacìo un po' troppo ìntimo', disse, con aria sufficientemente diplomatica". Anche il viaggio in India riserva ad Ani ta alcune sorprese. In un nightclub con il coetaneo Vijay, apprende non so lo che l'amico ama la musica di Jimi Hendrix e dei Doors, ma che ha appena divorziato. Si stupisce. In famiglia, le donne separate erano state come minimo picchiate per anni dal marito. Che, sotto le sue maniere gentili e la voce pacata, Vijay sia un violento? Così inda ga, intimorita. «Mi disse che non sape va perché aveva divorziato. Che proba bilmente lui e la moglie erano troppo diversi. Che lei, assorbita dalla carriera, si era stancata del suo stile di vita rilassato. A quel punto mi domandai se stessi parlando con un ragazzo incon trato in un bar dell'East Village». La ricerca di un marito diventa la chia ve con cui Anita analizza le differenze e le somiglianze tra due continenti e due culture. «Quando mi sono trasferita, a New Dehlì si respirava già un'aria pa recchio vivace. Nascevano a ogni angolo nuovi ristoranti e locali, si poteva assaggiare ogni tipo di cibo, ballare ritmi diversi, incontrare single, divorziati, gay. L'economia era in pieno boom. Prosperavano l'arte e la tecnologia. La città diventava giorno dopo giorno più eccitante». La tensione tra vecchio e nuovo la intriga. «È una cultura ibrida, per certi versi vicina ai modelli occiden tali. Si beve il cappuccino e si divorzia. Però affittare un appartamento è anco ra diffìcile per una donna sola». Alla fine del libro Anita è ancora single, come nella vita. «Volevo l'amore e ho finito per scoprire un continente diverso da quello che pensavo», dice. «Però sono contenta. Ho lasciato New York anche sperando di acquisire un senso di appartenenza che negli Stati Uniti non ho mai veramente sentito». Nessun rimpianto? «No, qui mi sento più ispirata. A New York percepivo una forte disperazione tra le single trentenni come me, per non parlare delle qua rantenni. Le donne occidentali hanno fatto tanti progressi, ma per che cosa? Per azzuffarsi ogni volta che un uomo compare all'orizzonte? Ho sentito l'urgenza dì un cambiamento. Era ora di andarsene». Quindi la caccia all'uomo dei suoi sogni non è conclusa? «No, non è conclusa. Ammetto di trovarmi a disagio nella condizione di single, ma devo riconoscere quanto sia difficile in contrare l'amore, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi».

giovedì 29 gennaio 2009

NEUROFILOSOFIA : NON IMPOVERITE LA MENTE dì Michèle Di Francesco DA dOMENICA DEL 25/1/2009

A duecento anni dalla nascita di Darwin, il processo di naturalizzazione degli esseri umani sembra avvicinarsi alla conclusione. O almeno cosi pare a molti. Dopo che biologia e genetica hanno apertò la strada alla spiegazione della vita, sembra orai giunta l'ora di mente e società. Grazie allo sviluppo delle scienze del cervello, della psicologia' evoluzionistica e delle scienze sociali cognitive, non solo i fenomeni mentali appaiono sempre più comprensibili e riconducibili alla rete esplicativa delle scienze biologiche, ma lo stesso sembra valere per società e cultura, etica ed economia, estetica e politica. Un chiaro sintomo di questa tendenza è il proliferare del prefisso "neuro", associato ai più svariati campidi indagine, quali neuroetica, neuroeconomia, neuroestetica, neuropolitica, neuromarketing, e il conseguente profluvio di spiegazioni di questa o quella azione sulla base dell'attivazione del tale o tal'altro circuita cerebrale. Siamo quindi alla vigilia del superamento dell'annosa distinzione tra scienze naturali e scienze umane, operato attraverso l'assimilazione delle humanities alle scienze? Nel 1986 la filosofa statunitense Patricia Smith Churchland coniò il termine "neurofilosofia" per indicare un nuovo modo di concepire lo studio della mente, non più basato sull'analisi fìlosofica a-priori, ma sulle evidenze empiriche circa il funzionamento cerebrale. Si trattò di una mossa coraggiosa e profetica. Sottrarre il dominio del mentale alla filosofia per affidarlo alla scienza significava accettare una scommessa rischiosa, resa apparentemente vincente dal successivo tumultuoso sviluppo delle neuroscienze cognitive. L'emergere di nuovi settori di ricerca come la psicologia evoluzionistica, che pone lo studio del mentale in una cornice darwiniana e ne accentua ìl ruolo sociale, sembra avere aggiunto un ulteriore tassello al mosaico, aprendo la strada alla spiegazione neurale delle basi della nostra vita collettiva. Ciò che ci rende umani, la mente, il linguaggio, la società, la cultura, appare dunque (in questa sommaria ricostruzione) come fondato su proprietà cerebrali. Fino a che punto ciò è vero? Fino a che punto questo ruolo fondazionale delle scienze del cervello è giustificato dallo stato della ricerca reale e non da una sua lettura ideologica? La questione è complessa. Da un lato sottovalutare la rilevanza delle neuroscienze per la comprensione della natura umana sarebbe un grave errore. Per citare solo due punti tra i molti possibili, le scienze del cervello ci hanno insegnato che il pensiero è radicato nel corpo; il che significa che per capire la mente occorre capire il cervello e le sue funzioni. Il secondò punto è che se accettiamo il contributo dell'organizzazione cerebrale alla costruzione della realtà sociale, allora dobbiamo abbandonare quello che è stato definito «il modello standard delle scienze sociali», rinunciando all'idea dell'onnipotenza di linguaggio, educazione e cultura nel plasmare la mente umana. Al contrario, percezione, memòria, apprendimentò, facoltà linguistica si realizzano nel contesto di vincoli biologici. E analogamente è plausibile (ma la cosa è più controversa) che le stesse istituzioni sociali si formino sfruttando capacità biologiche selezionate dall'evoluzione per risolvere problemi specifici, quali la necessità di comprendere gli stati mentali che guidano l'agire altrui. Al di là dei dettagli, una forma temperata di naturalismo sembra in grado di correggere la mitologia culturalista, per produrre una visione degli esseri umani che dia il giusto peso alla biologia e all'evoluzione nella descrizione della natura umana. Ma qual è il giusto peso? Il riferimento alle scienze del cervello individua sempre la spiegazione privilegiata? Io credo che, come non dovremmo ridurre la biologia alla genetica, così occorre andar cauti nel ridurre lo studio della mente alla sola scienza del cervello. Quelli che sono possibili sono gradi diversi di integrazione. Prendiamo il caso della neuroeconomia, lo studio delle basi neurali delle decisioni economiche. Qui il quadro teorico è favorevole all'integrazione e alla co-evoluzione tra spiegazioni di livello differente; abbiamo infatti le teorie matematiche sviluppate dall'economia classica'e quelle psicologiche sviluppate nell'ambito dell'economia cognitiva e sperimentale che offrono una serie di ipotesi chiare e determinate da sottoporre al confronto con le neuroscienze. Ma persino in questo caso favorevole le ricerche di neuroeconomia non si riducono a un unico paradigma metodologico, e rivelano piuttosto una pluralità di approcci, strategie esplicative e livelli di descrizione. Ciò vale a maggior ragione quando il campo da ricondurre al dominio delle scienze del cervello ha a che fare con ambiti molto meno "formalizzati" e concettualmente definiti, quali l'etica e l'estetica. E questo è solo il principio. Se non vogliamo impoverire la nozione di mente considerando irreale ciò che non si può portare in laboratorio, dobbiamo riconoscere che esistono una molteplicità di aspetti del mentale per la cui comprensione lo studio del cervello potrebbe risultare necessario ma non sufficiente. Tra essi citiamo la spiegazione della coscienza e della soggettività; il ruolo di linguaggio e cultura nell'autocoscienza; quello dell'autocoscienza e delle relazioni interpersonali nella genesi dell'io; la possibilità di una spiegazione del contenuto mentale che possa parlare solo di stati interni al cervello senza coinvolgere il mondo su cui vertono. Naturalmente è legittimo sostenere che le spiegazioni neurobiologiche sono "più fondamentali" rispetto alle altre. Ma il punto cruciale è che questo assunto è una tesi filosofica e non scientifica. Non si basa su dati di fatto, ma su una loro interpretazione, che coinvolge complesse discussioni metafisiche ed epistemologhe (quali la validità del fisicalismo, la natura della spiegazione causale, l'idea di livelli di realtà). E evidente che questo tipo di discussioni non si decide enumerando quante volte la parola "neurone" compare, ma si gioca sulla cogenza delle premesse e dell'analisi concettuale implicata. Ben venga quindi la neurofilosofia come importante strumento di comprensione. Pretendere invece che sìa l'unico o anche solo quello privilegiato è un'affermazione non supportata dai fatti, e forse dannosa per la comprensione piena della natura umana.

SkySpark, l’aereo a idrogeno

The Latest from Torino Valley blog , 28 Jan 2009 , clicca x link Un aereo totalmente ecologico dotato di un propulsore con celle a combustibile alimentate ad idrogeno. Si chiamerà SkySpark il nuovo velivolo della startup torinese DigiSky. realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Aeronautica e Spaziale del Politecnico di Torino Il progetto totalmente ecosostenibile viene presentato oggi a Torino all’Environment Park ed è unico nel suo genere grazie a tecnologie innovative legate ad un motore elettrico a idrogeno, utilizzato per l’alimentazione delle celle a combustibile, che garantisce un impatto ambientale vicino allo zero.SkySpark sarà un aereo ompatto e ultra leggero, che avrà un peso massimo di 600 chili con un’autonomia di due ore senza rifornimento rendendolo in grado di percorrere 500 chilometri ad una velocità vicina ai 300 km/h. SkySpark vuole battere il record mondiale di velocità e durata per un aereo elettrico destinato al trasporto di persone, impiegando esclusivamente idrogeno come combustibile.

Jack Kerouac haiku

American Haiku (Copyright 1959) Early morning yellow flowers, thinking about the drunkards of Mexico.................   No telegram today only more leaves fell..........................   Nightfall, boy smashing dandelions with a stick...........   Holding up my purring cat to the moon I sighed.................   Drunk as a hoot owl, writing letters by thunderstorm.....................   Empty baseball field a robin hops along the bench........................   All day long wearing a hat that wasn't on my head.............................   Crossing the football field coming home from work - the lonely businessman............................   After the shower among the drenched roses the bird thrashing in the bath................................   Snap your finger stop the world - rain falls harder.....................................   Nightfall, too dark to read the page too cold..............................   Following each other my cats stop when it thunders...............................   Wash hung out by moonlight Friday night in May....................................   The bottoms of my shoes are clean from walking in the rain.....................................   Glow worm sleeping on this flower - your light's on..........................................  

The Northport Haiku (Copyright 1964)

Close your eyes -  Landlord knocking On the back door.....................................   A quiet Autumn night   and these fools Are starting to argue.....................................   Lonely brickwalls in Detroit   Sunday afternoon   piss call..............................     O for Vermont again -   The barn on an Autumn night.................................     Fiddlydee! -   Another day,   Another something-or-other!.....................................     Whatever it is, I quit   -now I'll let my   breath out -.........................................   How many cats they need   around here   For any orgy?.............................................     Tonight I'll lower   my tail -- I've seen them around town...........................................     In Haikkaido a cat   has no luck......................................     Every cat in Kyoto   can see through the fog............................................     The birds start singing but he is in the cat meadows.............................................     I'll climb up a tree and scratch Katapatafataya..........................................     If I go out now,   my paws   will get wet...................................     A car is coming but   the cat knows   It's not a snake..................................     In London-town cats   can sleep  In the butcher's doorway..................................     I should have scratched   that spot before   I started to sleep........................................     Haiku my eyes!   my mother is calling!....................................  

from Book of Haiku (Copyright 1968)

Arms folded  to the moon, Among the cows.....................................   Birds singing  in the dark - Rainy dawn..............................................   Elephants munching  on grass - loving Head side by side........................................   Missing a kick  at the icebox door It closed anyway................................ 

This July evening,  a large frog On my door sill.....................................   Catfish fighting for his life,  and winning, Splashing us all......................................   Evening coming -  the office girl Unloosing her scarf.....................................   The low yellow  moon above the Quiet lamplit house....................................   Shall I say no?  - fly rubbing its back legs.................................   Unencouraging sign  - the fish store Is closed..............................   Nodding against  the wall, the flowers Sneeze....................................   Straining at the padlock,  the garage doors At noon.......................................   The taste  of rain - Why kneel?...................................   The moon, the falling star - Look elsewhere.....................................   The rain has filled  the birdbath Again, almost....................................   And the quiet cat  sitting by the post Perceives the moon.....................................   Useless, useless,  the heavy rain Driving into the sea.......................................   Juju beads on the  Zen manual: My knees are cold.............................................   Those birds sitting  out there on the fence - They're all going to die..............................................   The bottoms of my shoes  are wet from walking in the rain..............................................   In my medicine cabinet,  the winter fly has died of old age.............................................   November - how nasal  the drunken Conductor's call....................................   The moon had  a cat's mustache For a second............................................   A big fat flake  of snow Falling all alone.........................................   The summer chair  rocking by itself In the blizzard.........................................  

from Heaven and Other Poems (Copyright 1977/Posthumous) The little worm  lowers itself from the roof By a self shat thread..........................................

from the novel Desolation Angels (Copyright 1965)

A bubble, a shadow -  woop - The lightning flash.............................   Thunder in the mountains -  the iron Of my mother's love...............................   Mist boiling from the  ridge - the mountains Are clean...................................   Mist before the peak  - the dream Goes on..........................................   as cold   water in a dell   on a dusty tired trail -....................................   Girls' footprints  in the sand - Old mossy pile...................................   Wooden house raw gray - Pink light in the window......................................   Neons, Chinese restaurants  coming on - Girls come by shades.......................................

mercoledì 28 gennaio 2009

Petizione europea contro la discriminazione per età.

dall' Associazione  lavoro over 40
Dicembre 2008 . ecco la opportunità di fare sentire la propria voce: tante singole voci in una petizione europea contro la discriminazione. L'iniziativa è partita da Luca Mori (oltre i 40) con il quale abbiamo momenti di collaborazione. A Maggio egli ha sottoposto il problema della discriminazione per età ed alla impropria utilizzazione dei fondi europei EQUAL alla Commissione per le petizioni della Comunità Europea. La commissione in dicembre ha accettato la petizione ed ha richiesto di svolgere un'indagine preliminare sui vari aspetti del problema. Ora occorre il singolo contributo per rendere consistente la petizione inviando alla commissione la propria testimonianza di discriminazione. Per farlo utilizzate il fac-simile allegato da spedire per posta in Belgio oppure via fax. E' una opportunità da cogliere per fare sentire la nostra voce!!!!!! non perdetela!!!!

Degli ammortizzatori sociali si chiacchiera, sulle pensioni si interviene?

dal  blog  Job40&50 clicca x link A pensarla così è Armando Rinaldi, combattivo ex manager espulso dall'azienda in cui lavorava prima di aver maturato l'età per avere la pensione, e che da anni anima l'associazione Atdal Over40, portavoce di tutti coloro che si trovano nella stessa situazione che lui ha sperimentato. Ma ci sono davvero interventi più urgenti di altri, ammorizzatori sociali contro pensioni? Mentre il paradosso tra l'esodo forzato (e senza facile ritorno) dal mercato del lavoro di molte donne 40-50enni e la pensione ritardata effettivamente esiste...A proposito di Over50, le novità proposte dal contratto dei dirigenti online oggi su Job24.it  di Armando Rinaldi- vicepresidente Associazione Atdal- Over40.

 Ad un coro che fino a qualche anno fa annoverava ben poche voci si sono andati man mano aggiungendo i tanti predicatori che fino a ieri, cioè fino a quando vi erano forse ancora delle risorse disponibili da destinare a questa riforma, se ne sono sempre disinteressati preferendo sostenere la forsennata campagna che ha prodotto una miriade di interventi sul fronte delle pensioni. .......... Ecco quindi che si ripropone ancora una volta il copione di un film già visto negli ultimi 15 anni. Degli ammortizzatori sociali si parla, meglio sarebbe dire si chiacchiera, sulle pensioni si interviene.

Prima, molto prima, di avere deciso di istituire una seria e dignitosa indennità di disoccupazione si disquisisce a lungo su tutti i possibili ostacoli che un disoccupato dovrebbe superare per poter accedere a questo sostegno pubblico.  L'obiettivo di questa ipotetica riforma non è infatti quello di definire l'amontare di un assegno di disoccupazione, la sua durata nel tempo, la copertura dei periodi contributivi, il potenziamento quantitativo e qualitativo dei centri pubblici per l'impiego, ecc. No, il punto cardine è quello di individuare una serie di ostacoli che rendano il più complesso possibile esercitare un diritto da parte di chi è privo di lavoro e quindi di reddito.E mentre gli esperti con la pancia piena si accalorano nei salotti televisivi, arriva la proposta del Ministro Brunetta.

Dicevamo di un film già visto in questi anni il cui finale, fino ad oggi, ha prodotto tante parole sul tema degli ammortizzatori sociali ed interventi concreti e devastanti per tanti cittadini in età matura sul fronte delle pensioni. Come nel recente passato, quella che a tanti può sembrare la sparata di un Ministro un po' agitato trova subito una sponda mediatica. 

Domenica scorsa, il TG2 delle ore 13 è riuscito a trovare una donna che intervistata sul tema si è dichiarata molto favorevole alla proposta del Ministro Brunetta. Siamo certi che la maggior parte delle donne nel nostro paese condivida la posizione di questa signora, la condivideranno soprattutto quelle donne che a 40-50 anni sono state buttate fuori da un posto di lavoro e quelle che si sentono ripetere che a 45 anni sono considerate troppo vecchie per essere assunte.

Stiamo certi che se la proposta Brunetta andrà avanti anche la campagna mediatica, per ora in leggera sordina, darà fiato a tutte le trombe e ci convincerà che, dopo la guerra padri contro figli che permesso di varare le tante riforme previdenziali, è ora in atto una guerra donne contro uomini nella quale le prime vogliono difendere uno scandaloso privilegio a danno dei secondi.

lunedì 26 gennaio 2009

La Società degli Adolescenti

l'ultima ricerca della Societa' Italiana di Pediatria , clicca x link Generazione “YouTube”

riportiamo solo le conclusioni del dott. Tucci e raccomandiamo la lettura di tutta l'indagine , cosi' come le indagini effettuate negli anni passati per confronto.Davvero interessanti.

Dr. Maurizio Tucci, curatore dell’indagine

Se volessimo sintetizzare con una sola frase i risultati dell’edizione 2008 dell’indagine annuale della SIP su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” potremmo a ben ragione parlare de “l’anno di Internet”. L’utilizzo di Internet tra gli adolescenti del nostro target (12-14 anni) è andato via via crescendo. Nell’edizione del 2000 dell’indagine (anno in cui iniziammo ad analizzare l’argomento inserendo nel questionario specifiche domande) solo il 37% aveva in casa un personal computer (nella grande maggioranza dei casi senza collegamento ad Internet). E seppure oltre il 90% dei ragazzi intervistati dichiarava di aver sentito parlare di Internet e di sapere cosa fosse, ad averlo visto utilizzare (almeno una volta) era meno del 25% e ad averlo utilizzato personalmente (almeno una volta) poco più del 5%. Da allora sono passati 8 anni. Nulla se si pensa a quanto fosse la vita media di una macchina fotografica o di un televisore tra gli anni ’60 e gli anni ’90 del secolo scorso. Un’eternità se si pensa a quante “generazioni” di telefonini, Hipod e micro processori si sono avvicendate in questi 8 anni. L’utilizzo tra gli adolescenti del Pc, ed in particolare di Internet, è cresciuto, dal 2000 ad oggi, in modo costante e netto. Lo scorso anno (2007) ad avere il PC in casa era risultato essere il 95% degli intervistati (nella quasi totalità dei casi con il collegamento ad Internet); ad utilizzare Internet tutti i giorni il 30% del campione; a non entrare mai in Internet il 17,3%. In 8 anni non si era mai osservato, però, un incremento del fenomeno di portata simile a quello registrato quest’anno. Pur rimanendo costante il numero di possessori di PC (anche se aumenta il numero di famiglie che ha più di un PC in casa), l’utilizzo quotidiano di Internet è aumentato in un anno di oltre il 10%. Ad entrare ogni giorno in rete è, oggi, il 42,4% degli adolescenti, mentre solo il 12% non si collega mai in Internet. Interessante osservare che mentre all’inizio della comparsa di Internet tra le opportunità adolescenziali il fenomeno risultava prevalentemente maschile, oggi sono le ragazze le maggiori utilizzatrici (ad entrare in rete tutti i giorni è il 45% delle femmine contro il 41% dei maschi). Dal punto di vista geografico emerge una prevalenza, tra gli utilizzatori abituali, degli adolescenti del centro Italia (50,5%) e una minore frequenza al sud (37,6%). Ed è drasticamente cambiato, dalle “origini” ad oggi, anche l’utilizzo di Internet. Se i primi baby-cibernauti dichiaravano di entrare in rete prevalentemente per motivi “colti” (ricerca di informazioni, ricerche scolasticheecc…) e meno del 10% aveva mai chattato, oggi le ragioni prevalenti per le quali ci si collega in rete sono proprio: messanger (75,9%), chattare (69,9%),scaricare musica/video (76,4%) e, soprattutto, utilizzare You-tube (76,5%). Generazione You-tube che ha metabolizzato naturalmente un perverso concetto che “la società degli adulti”, con il suo discutibile esempio decennale, ha inesorabilmente trasmesso alla “società degli adolescenti”: una “cosa” esiste se si vede in TV. Ma accedere in televisione, che resta comunque la meta più ambita, non è cosa semplice. Vero è che gli adulti danno “mirabile” esempio, agli adolescenti, che per cinque minuti di passaggio in TV vale la pena anche accapigliarsi in diretta con il partner, impiantare patetici “video-processi” su infime questioni condominiali, confessare (o inventare) davanti alla mitica lucetta rossa della telecamera accesa amori, tradimenti e intimità di ogni genere; tuttavia gli spazi restano pochi. Sono al massimo cento (delle 30.000 che si candidano ogni anno) le ragazze che possono avere il “privilegio” di mostrare “lato A e lato B” in qualche rapida sequenza di miss Italia. Qualche decina, non di più, le veline di ogni ordine e grado. E per i maschi va anche peggio. Essendo, al momento, meno appetibili i loro pettorali di quanto non lo siano quelli delle ragazze, sono relegati a TV minori dove si da spazio a flash auto promozionali di pochi secondi in cui si raccontano generalmente “solari, simpatici, sensibili e single” e sperano di essere contattati dalle ragazze che vedono il programma. A questo si aggiunge che la soglia per comparire in TV resta quella dei 18. E più “grandi” si può apparire (come cerca di fare il 44% degli adolescenti intervistati), ma non basta. E allora, nell’attesa, You-tube è il surrogato migliore. Anzi, una volta scoperto, forse è anche meglio della TV, perché ci si può “postare” di tutto e se si esagera c’è anche la possibilità che in TV ci si vada davvero come protagonisti dello “scandalo” di turno che fa inorridire psicologi, sociologi e “benpensanti”. E, se il 76,4% del campione intervistato frequenta abitualmente You-tube, il 18,2% (24,4% dei maschi) ha già inviato (da solo o con gli amici) un suo filmato. Gli strumenti tecnici per realizzare foto e filmati non mancano: l’80% ha un telefonino che consente di realizzarli e il 34% “ruba” foto e videoriprese senza chiedere il consenso al diretto interessato. Un altro dei nuovi utilizzi di Internet è il blog. Ad averne uno personale è oltre il 47% degli adolescenti. Quanti adulti sarebbero in grado di realizzarne uno? Il contenuto dei loro blog è composto essenzialmente da foto (81%) e musica (77%). Ma ci sono anche spazi destinati alla riflessione. Interessante (ma non sorprendente) osservare la maggiore predisposizione delle ragazze (se si eccettua l’argomento sesso) a raccontarsi e a raccontare. Internet si sta confermando lo strumento destinato a caratterizzare maggiormente le abitudini dei nuovi adolescenti e quest’anno, per la prima volta, il sempre maggior utilizzo di Internet ha eroso un po’ di spazio alla televisione, facendo diminuire di qualche punto percentuale (affronteremo l’argomento più avanti) i grandi utilizzatori di TV (ovvero quelli che la guardano per più di 3 ore al giorno), che sono comunque anche tra i maggiori utilizzatori di Internet. Ma questa straordinaria possibilità di comunicare (data da Internet e dal tele-video-fonino) inserisce anche elementi di rischio. Il 39% dei giovani internauti (43,5% delle femmine) ha ricevuto richiesta in chat o in messanger, da sconosciuti, del numero di telefono e il 13,3% (13,8% delle femmine) lo ha dato. Il 50,3% (59,2% delle femmine) ha avuto richiesta di foto e il 22% (24,6% delle femmine) le ha inviate; il 27,6% (32,2% delle femmine) di farsi vedere in cam e il 12% (8,6% delle femmine) lo ha fatto; il 23,7% (29,5% delle femmine) una richiesta di incontro e il 9,3% (8,1% delle femmine) ha accettato. Discorso pressoché analogo con il telefonino: il 28% scambia messaggi, foto e filmati con sconosciuti (numeri di telefono avuti da amici o trovati su Internet) e, se si riceve un messaggio da uno sconosciuto, il 17% delle femmine risponde e continua a messaggiare se trova l’interlocutore simpatico, mentre il 18% dei maschi continua a messaggiare solo se capisce che l’interlocutore è una femmina. Al di là del rischio pedofilia questo atteggiamento, seppure Internet e il telefonino consentano una relativa protezione per quanto concerne l’incolumità fisica (sempre che non si decida di incontrare l’interlocutore), è certamente poco prudente e può indurre ad atteggiamenti e comportamenti comunque negativi. Non sono rari i casi di ragazze, anche giovanissime, scoperte a commerciare proprie foto osé in cambio di ricariche telefoniche. Si conferma, inoltre, il dato già riscontrato in passato per cui i ragazzi che guardano molta televisione (più di 3 ore al giorno) hanno una propensione significativamente superiore alla media ad assumere fumo, alcol e droga.E, a proposito di “ricariche”, il consumo medio mensile va dai 10 ai 30 euro, con un 5% che supera i 30 euro. Interessante osservare (e caratteristico di una età in cui l’adultizzazione è più evidente nelle femmine) che il motivo più importante per cui si ha il telefonino per i maschi è l’essere rintracciabile dai genitori (53%), per le femmine essere sempre in contatto con gli amici (49,7%).    

Addiction   L’aspetto probabilmente più allarmante dei risultati dell’indagine 2008 è dato dall’ulteriore aumento nel consumo di fumo, alcol, droga. Il fenomeno è in costante crescita, ma le differenze incrementali tra il 2007 e il 2008 sono particolarmente significative, specie tenendo conto che per questo tipo di domande è molto probabile che la percentuale di “ammissioni” sia inferiore al dato reale. 

Televisione  Uno dei dati certamente più significativi emersi dall’indagine è che per la prima volta è diminuita la percentuale di adolescenti che guarda più di 3 ore di TV al giorno, passata dal 24,6% del 2007 al 19,6%. Anche se il dato non è omogeneo e la diminuzione ha interessato molto relativamente i maschi e il sud Italia, deve essere comunque letto come una positiva inversione di tendenza. Probabilmente, il minor consumo televisivo non è andato a beneficio di attività certamente più salutari come, ad esempio, fare sport, ma si è limitato ad un trasferimento da schermo (quello televisivo) a schermo (quello del computer); resta comunque un dato da cogliere con soddisfazione, considerando la conferma di quanto la visione di televisione peggiori, dal punto di vista qualitativo, le abitudini e i comportamenti degli adolescenti. Lo abbiamo visto per quanto concerne la predisposizione all’addiction, ma non solo. Indicativo osservare, ad esempio, come diminuisca in modo assolutamente generalizzato la percezione del rischio tra i grandi fruitori di televisione. D’altra parte, aumenta significativamente tra i grandi fruitori di TV la predisposizione a “fare spesso” cose che considerano rischiose: 21% contro il 14,5% del campione nazionale. Così come una maggior visione di TV influisce anche sull’atteggiamento nei confronti del fenomeno del bullismo. Più degli altri, i grandi fruitori di TV tendono a vedere nel bullo una figura da ammirare (4,1% vs 2,9%); a considerare una spia o un fifone chi andasse a riferire ad un adulto di essere vittima di atti di bullismo (26,4% vs 22%); ad optare per l’autodifesa qualora si diventasse vittime (54,3% vs 44,4%). Così come chi guarda più TV ricorre più frequentemente alle mani (54,4% vs 48,5%). La TV incide negativamente anche sulle abitudini alimentari. Chi guarda più televisione mangia, fuori pasto, complessivamente molto di più della media e gli unici alimenti che consuma “meno” sono la frutta e il latte.Un’alimentazionetroppoabbondante e non adeguata e la sedentarietà sono le principali cause del sovrappeso e dell’obesità infantile; ragion per cui la televisione è sempre stata considerata un importante fattore di rischio. A questo si aggiunge che i modelli fisici che la televisione veicola e indica come “vincenti” hanno come caratteristica indispensabile la bellezza e la prestanza fisica Una delle conseguenze è che adolescenti che guardano più TV hanno un rapporto più critico con il proprio aspetto fisico che non trovano, evidentemente, seducente quanto occorrerebbe Il che li portaaseguiredietealimentariiunapercentuale di oltre 8 puntimaggiore rispetto ai loro coetanei che guardano poca televisione (30% vs 18,3%) e, soprattutto, si affidano molto meno ad un medico, ma decidono in autonomia se e come farla.

Sessualità

Il 44% dei ragazzi intervistati – lo abbiamo già detto - cerca di apparire più “adulto” di quanto non sia (tra le ragazze e al sud la percentuale è più altra e sfiora il 50%) e la sessualità è uno degli aspetti che maggiormente li avvicina agli adulti (più di un adolescente su 3 cerca, per apparire più adulto, di avere sempre il ragazzo o la ragazza). Nelle nostre indagini non affrontiamo il tema dei rapporti sessuali e quindi, per affermare che c’è stata begli ultimi anni un’anticipazione del primo rapporto sessuale (poco più di 14 anni per le ragazze, poco più di 15 per i ragazzi), ci affidiamo a quanto indicato in letteratura. Ciò che invece constatiamo direttamente, in particolare attraverso i focus group, è una tendenza sempre maggiore (vale per i maschi come per le femmine) ai comportamenti di tipo seduttivo. Difficile non vedere, anche in questo, una influenza dei modelli televisivi in cui l’arma della seduzione viene utilizzata anche per pubblicizzare le patatine fritte. La sessualizzazione degli atteggiamenti non implica necessariamente avere una attività sessuale, ma può indurre un adolescente ad avvicinarsi al sesso più per una esigenza “di status” che per aver maturato la consapevolezza di volerlo fare. Da qui il rischio che lo si faccia senza preoccuparsi molto delle conseguenze o non avendo le informazioni adeguate per prevenirle.. Non è un caso che in un panorama di costante e significativa diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, questo fenomeno sia in crescita solo nella fascia adolescenziale e che proprio tra gli adolescenti ci sia una significativa prevalenza di malattie sessualmente trasmissibili. Dalla nostra indagine risulta che il 63% del nostro campione ha (o ha già avuto) il ragazzo o la ragazza. Una larga maggioranza ha quindi con il sesso, seppure non ha ancora avuto rapporti completi, quantomeno una contiguità. E sul sesso il 56% degli intervistati (65% dei maschi) è convinto di avere tutte le informazioni di cui ha bisogno. Si scopre, poi, che la loro principale fonte di informazione sono gli amici (58% dei maschi e 65% delle femmine) a cui si aggiunge un 16% che si affida alle chat o ai forum su Internet, mentre la mamma viene consultata da appena un terzo degli adolescenti, il papà da meno di un quinto, il medico di famiglia dal 12%. Quali possano essere le reali consapevolezze è, quindi, tutto da accertare. I quesiti che compaiono su Internet nei forum degli adolescenti darebbero prova di un livello di informazione sconfortante e altrettanto emerge da un’iniziativa della Società italiana di ginecologia e Ostetricia che in un interessante volumetto destinato agli adolescenti ha raccolto, per sfatarle, alcune delle false credenza che circolano tra i teenagers a proposito del rischio di rimanere incinte. Ne richiamo alcune:  • Lavarsi con la coca cola o il limone dopo un rapporto sessuale  • Se prima del rapporto bevi 3 whisky non puoi mettere incinta la ragazza  • Non si può rimanere incinta se il rapporto dura meno di un minuto  • La prima volta è impossibile rimanere incinta  • Non si può rimanere incinta facendo l’amore in piedi o in acqua  • Una donna non può rimanere incinta se durante il rapporto non raggiunge l’orgasmo  Credo che la scuola, ma anche i pediatri, dovrebbero dare un forte contributo e sostegno alle famiglie per creare negli adolescenti, specie nella fascia di età 12-14 che appare la più a rischio, una adeguata informazione sessuale. Non è non parlandone (questo vale in particolare per i genitori) che si allontana nel tempo il problema. Gli stimoli ad una sessualità precoce gli adolescenti li ricevono, oggi, costantemente e dovunque. Appare paradossale che proprio le due agenzie formative che potrebbero dare maggiore garanzia di qualità delle informazioni (scuola e famiglia, appunto) per motivi diversi si “chiamino fuori”

La famiglia  E, a proposito di famiglia, se la “società degli adolescenti” è cambiata tanto nel corso degli anni, non possiamo certo attribuire questo cambiamento ad una mutazione genetica. Non siamo di fronte ad adolescenti OGM, ma ad adolescenti che hanno assorbito ciò che l’ambiente in cui vivono ha trasmesso loro e che – ci piaccia o no – è stato in larghissima misura (se non del tutto) costruito dalla “società degli adulti”. Della televisione e di Internet abbiamo parlato a lungo, ma la famiglia? Dov’è? Abbiamo chiesto agli adolescenti intervistati in quali ambiti (modo di vestire, sport da praticare, amicizie da frequentare, scuola superiore alla quale iscriversi,…) i loro genitori intervenissero dando il proprio parere (non certo imponendo la scelta). Al di là delle percentuali di intervento, indubbiamente ispirate ad una grande “liberalità” familiare, la cosa che ci ha più colpito è che i ragazzi consideravano giusto che un genitore desse il suo parere su un determinato argomento in percentuale maggiore rispetto a quello che hanno dichiarato avvenisse nella loro famiglia (tabella 8). In buona sostanza: i genitori intervengono meno di quanto gli stessi figli reputerebbero ragionevole. A questo siaggiunge che solo il 19,4% sostiene che le regole imposte dai genitori siano troppe, mentre per il 70% vanno bene così e per l’11% sono addirittura poche. Dov’è finito il conflitto generazionale che da sempre ha caratterizzato il rapporto tra genitori e figli adolescenti? Quel conflitto che serviva ai genitori per imporre/proporre ai figli un modello di riferimento e un “pacchetto” di valori (non parliamo di ideali) da accettare e condividere (a volte) o da contestare e cambiare (più spesso). Quel conflitto che serviva ai figli per misurare le forze e le competenze di uomo e di donna in divenire; che li addestrava, sia pure in un ambiente protetto, all’esigenza del confronto e dell’argomentazione. Quel conflitto generazionale che era comunque garanzia di protocolli di comunicazione condivisi. Oggi sembra essere stato sostituito da una fragile pace irreale fatta di reciproca diffidenza e paura. Una pace che “tiene” finché i genitori rinunciano al loro ruolo di guida e indirizzo e, “preoccupati essenzialmente di essere amati dai loro figli” (come dice impeccabilmente lo psicologo Costantino Gilardi), accettano le loro condizioni. Se i ragazzi hanno un problema da risolvere, il primo interlocutore sono sempre gli amici (44,7%) che negli anno hanno spodestato anche la mamma (41,9%), per non parlare del papà (20%) e degli insegnanti (3,3%). E, se il 63,7% (68,9% delle femmine) dichiara di soffrire la solitudine, meno del 20% vorrebbe compensarla passando un po’ più di tempo con i genitori e, di contro, il 14% sostiene che di tempo con mamma e papà ne passa anche troppo. D’altra parte, a proposito del tempo trascorso davanti alla TV e della compagnia che i genitori garantiscono ai loro figli, il momento di maggior consumo televisivo da parte degli adolescenti non è il pomeriggio (quando guarda la TV il 62%), ma durante i pasti, verosimilmente insieme ai genitori, quando “è costretto” a guardarla l’85%. La “colpa” non è della televisione, ma di chi ha abdicato alla televisione per fretta, per comodità, ma anche per inadeguatezza. Il modello televisivo – i dati delle nostre indagini lo evidenziano da anni – produce effetti negativi sui ragazzi, ma (e anche questo lo stiamo dicendo da anni) quale modello alternativo siamo in grado di fornire? O, ancora, il modello che noi forniamo ai nostri figli, quanto differisce dal modello televisivo? Abbiamo mai considerato quanto le abitudini e i comportamenti degli adolescenti, che spesso ci fanno inorridire e ci inducono a considerare l’adolescenza quasi come se fosse una patologia, siano simili alle nostre? Gli adolescenti imitano ciò che vedono, non solo ciò che vedono in TV. Poniamoci allora una domanda, che possa essere spunto per una riflessione individuale e collettiva: questi adolescenti ci spaventano perché sono troppo diversi da noi (più di quanto gli adolescenti siano sempre stati diversi dagli adulti) o ci spaventano, perché sono troppo uguali a noi? Io rispondo come avrebbe risposto Kuelo, - guarda caso un personaggio televisivo – “La seconda che hai detto”.

The Eighth International Conference on Neuroesthetics

 University of California, Berkeley  Saturday, January 17, 2009

"Reflections on mirror neurons : mirror or reality ?"  , usa il traduttore google , sito congresso :  http://plaisir.berkeley.edu/

                                                                    Abstracts

 

Atsushi Iriki "Monkey Inferior Parietal Mirror Neurons Coding Action Semantic Equivalences"

The anterior portion of the inferior parietal area possesses comprehensive representations of actions embedded in behavioral contexts. Mirror neurons, which respond both to self-executed and observed actions, exist in this brain area in addition to those originally found in the pre-motor cortex. We found that parietal mirror neurons responded differentially to identical actions embedded in different contexts. Another type of parietal mirror neuron represents inverse and complementary property of responding equally to different, dissimilar actions made by self and others for an identical purpose. Here, we propose a hypothesis that these sets of inferior parietal neurons constitute neural bases to encode the semantic equivalence of various actions across different agents and contexts.    Pier Francesco Ferrari "From Monkey Mirror Neurons to Behavior"   Mirror neurons belong to a class of neurons found in the premotor and parietal cortices of macaques which activated by both execution and observation of goal-related actions. These neurons would serve the recognition of others’ actions by matching the visual description of an action onto the monkey’s cortical motor representation of that action. The capacity to match the own behavior with that of others has been documented in macaques and other monkeys species by using a paradigm in which the monkey has to recognize when being imitated by a human experimenter. More recent findings show that some mirror neurons could also enable the monkey to detect the motor intention of an individual. They discharged differently during the observation of a grasping act of the experimenter depending on the final goal of the action. A model based on action chains has been hypothesized to explain the behavior of these mirror neurons in the course of their visual discharge. During the observation of a grasping motor act that leads to a specific goal (for example eating) a specific neuronal chain is activated. In the observer, as well as during the motor performance, all the elements of that chains will be activated (for example reaching, grasping, bringing to the mouth, biting). This will therefore allows the observer to activate an internal representation of what, most likely, the acting agent is going to do, also by observing the first elements of the action. The temporary inactivation of this circuit produces impairments in the monkey performance that reflects the incapacity to recruit the proper motor chains for the achievement of a specific motor goal.  It has also been proposed that mirror neurons could be partly responsible of the primate capacity to repeat observed actions (i.e response facilitation and imitation). Several lines of research show that macaque and other monkey species are able to repeat observed familiar actions and basic imitative processes that do not require the acquisition of a new behavior. However, their possible direct role in mimicry has not yet been empirically demonstrated in the monkey. Recently, electroencephalography in newborn macaques has shown that motor areas become active both during the observation and imitation of communicative gestures. Thus, infant macaques are provided at birth with a neuro-physiological mechanism, probably underpinned by mirror neurons, that allow them to understand others’ behaviors and intentions and to tune the own behavior with others in an interactive exchange.   Marco Iacoboni "Mirroring People: Neural Mechanisms of Mirroring in Humans"   My talk will be divided in two parts. In the first one I will review brain imaging findings suggesting that human brain areas that presumably contain mirror neurons are important for imitation and empathy. In the second one, I will discuss recent data obtained using a rare clinical opportunity, that is, electrodes implanted in the depth of the brain of neurological patients. While the electrodes were implanted exclusively for medical reasons, we had the opportunity to measure responses from individual neurons of the human brain. We found mirror neurons in many human brain areas. We also found a new class of mirror neurons that may be important to control unwanted imitation and to differentiate self from other. The depth electrodes data in the human brain suggest that mirror neurons are pervasively represented in the brain and may provide an important cellular mechanism for understanding other minds.    Leonardo Fogassi "The properties of mirror neurons in the light of the organization of the motor system"   The neurophysiological studies of the last two decades have provided evidence that the motor cortex is not simply involved in movement programming and execution, but plays a main role in coding the goal of motor acts. This endows the motor cortex with a storage of motor representations (motor knowledge) that can be addressed by different types of sensory inputs through dedicated parieto-premotor circuits. The matching between sensory input and motor representation allows the emergence of different types of cognitive abilities. An example of the outcome of these matching mechanisms is represented by mirror neurons, found in both ventral premotor and inferior parietal cortex of the monkey. These neurons activate both when the monkey executes a hand or mouth motor act and when it observes a similar motor act performed by another individual. Some of them are activated also by the sound of the motor act (audiovisual mirror neurons). It has been proposed that the mirror neuron system underpins action understanding. More recent studies have demonstrated further properties of mirror neurons. First, they appear to play a very important role in understanding action intention. Second, a percentage of them appear to code also the sector of space in which the observed action is performed, suggesting a possible role decoding social information in order to interact with other individuals. The mirror system does exist also in humans. The frontal and parietal areas activated during action observation are very similar to those containing mirror neurons in monkeys. Several studies demonstrated that in humans the mirror neuron circuit is involved not only in action understanding, but also in other important functions such as imitation, language, and emotion understanding. In addition, it is becoming plausible that this system can be an important tool in rehabilitation of patients with motor impairments.     Turella Luca "Human premotor cortex codes observed goal-related actions irrespective of the physical appearance of the agent"   Although a substantial body of evidence indicates that the “mirror” system chiefly represents the goal of the observed action, findings from a recent neuroimaging study in macaque seem to challenge this view. In particular, it was found that activity within a key “mirror” territory (premotor area F5c) during the observation of hand actions was modulated by the type of agent performing the observed action, i.e., a person in full view or an isolated hand. Area F5c responded for a model acting, but not for a hand-alone acting. This was taken as the demonstration that mirror area F5c was modulated by the physical appearance of the acting agent, even when the goal of the observed action remained the same. Naturally this contrasts with the idea that “mirror” representations are mainly related to the goal of the observed action.  Whereas a variety of neuroimaging studies have brought to the conclusion that a “mirror” system might exist in humans, no studies have investigated whether such system in its entirety or in a specific sector of it (e.g., the possible homologue of monkey area F5c) is differently alerted by the observation of different agents acting. Here I shall report on a study specifically designed to address this question. The results indicate that the ventral premotor cortex is similarly activated by both a model and a hand-alone acting. I shall contend that what is represented within the preemotor cortex is not bounded to the physical appearance of the acting agent, but it is a rather abstract representation centered on the goal of the action.     Corrado Sinigaglia "Enactive Understanding and Motor Intentionality"   Most of our social interactions rest upon our ability to understand the behavior of others. But what is really at the basis of this ability? The standard view is that we understand the behavior of others because we are able to read their mind, to represent them as individuals endowed with mental states such as beliefs, desires and intentions. Without this mindreading ability the behavior of others would be meaningless for us. Over the last few years, however, this view has been undermined by several neurophysiological findings and in particular by the discovery of mirror neurons. The functional properties of these neurons indicate that motor and intentional components of action are tightly intertwined, suggesting that the basic aspects of intentional understanding can be fully appreciated only on the basis of a motor approach to intentionality. The aim of this paper is twofold: to develop this approach in order to account for the crucial role of motor intentionality in action and intention understanding below and before any meta-representational ability, and to shed new light on the ontogeny of mindreading, by explaining how the first forms of understanding in infants may be intentional in nature, even without presupposing any explicit and deliberate mentalizing.     Ilan M Dinstein "The human mirror neuron challenge"   Since the discovery of mirror neurons in the macaque monkey over a decade ago, numerous studies have searched for their human equivalents. This endeavor has proven extremely challenging. The defining characteristic of monkey mirror neurons is that they are selective for particular movements whether observed or executed. We and others have recently used fMRI adaptation and classification techniques in attempts to isolate movement-selective cortical responses in humans. To estimate responses to particular movements we recorded fMRI responses as subjects repeatedly executed or observed a small number of hand movements. In the adaptation study we found that commonly described candidate “mirror system” areas exhibited adaptation (repetition suppression) when the same movement was executed repeatedly or observed repeatedly, a signature of movement selectivity. But there was no evidence for cross-modal selectivity (i.e., adaptation from executed to observed movements or vice versa), as would have been expected of mirror neurons. In the classification study we compared the responses across observation and execution of movement using multivariate pattern classification techniques. Our results showed that candidate human “mirror system” areas responded with distinctly different spatial patterns during the observation and execution of the same hand movement. Both of our studies suggest that fMRI responses in candidate human “mirror system” areas are mostly generated by distinct visual and motor neural populations rather than a single population of mirror neurons. While mirror neurons are likely to exist in humans, they seem to comprise only a minority of the neurons in “mirror system” areas. Our studies emphasize the difficultly in studying human mirror neurons and question the conclusions of previous fMRI studies on the matter. We suggest that finding a reliable methodology for isolating their responses in humans is essential to substantiate hypotheses regarding their role in understanding the actions/intentions of others, feeling empathy, learning by imitation, and understanding language.

usa il traduttore google (copia/incolla)

Veneto. Parte progetto pilota per conservazione del cordone ombelicale

Anno 2008 Numero 161 del 14-03-2008  Parte a Noventa Vicentina (Vicenza) il progetto pilota regionale, per sensibilizzare le donne immigrate alla donazione del cordone ombelicale. L'iniziativa e' promossa da ADoCes Associazioni Donatori Cellule Staminali e dal Coordinamento delle Ostetriche del Veneto che hanno costituito un Gruppo di Lavoro per studiare un percorso di donazione per le mamme straniere. Nel Veneto e' possibile donare presso molte unita' di ostetricia che inviano le raccolte presso le tre banche di crioconservazione istituite dalla Regione Veneto presso le Aziende ospedaliere di Padova, Treviso e Verona. La donazione e' volontaria, anonima e gratuita e non comporta alcun rischio medico per la madre e il neonato e nessun problema etico. L'Unita' Operativa di Ostetricia e Ginecologia di Noventa Vicentina, diretta dal Vincenzo Tinelli, vuole ora sensibilizzare le mamme immigrate sempre piu' presenti nelle corsie dei reparti maternita'. L'iniziativa e' sostenuta da una campagna informativa con poster nelle sette lingue piu' rappresentative e da una brochure in lingua italiana. Il Gruppo di Lavoro ha inoltre studiato un Manuale operativo 'Percorsi multilingue per la donazione del sangue cordonale' utilizzato dalle ostetriche durante il colloquio con la donna per agevolare la comprensione per una donazione consapevole, responsabile e sicura.  

domenica 25 gennaio 2009

Donne ipersex ?

Riportiamo una serie di articoli recenti sui comportamenti sex femminili. Sarebbero   interessante se ci fossero alcuni  commenti  agli stessi articoli....Il problema non e' certo nuovo e  non andrebbe fatto d'ogni erba un fascio ; ad esempio  non valutando l'influenza della "moda" sui comprtamenti o delle naturali pulsioni  seduttive femminili  o dell'eros. In un certo numero di adolescenti sembrano prevalere comportamenti  e  valori di riferimento (magari transitori)  molto  competitivi nel campo erotico/sessuale  (a volte ostentatamente espliciti  ed esasperati) piuttosto che , in maniera complementare  ed  equilibrata , mentali. L'argomento e' complesso ed andra' riaffrontato piu' volte.

Da Donna di Repubblica , del 25/1/09 di Mara Accettura …....«La cultura pop ha avuto un effet­to nocivo sulle ragazze ripetendo costantemente che essere sexy è molto più importante di avere ta­lento, personalità o intelligenza», accusa Carol Platt Liebau, autrice di Prude: How thè Sex Obsessed Culture Damages Girls (and Ame­rica tool), Center Publishing. «La parola sexy è onnipresente, sia che definisca un balsamo per ca­pelli, una sfumatura di rossetto, uno chef o una macchina foto­grafica. Se questo è lo standard per essere interessante non stu­pisce che ci siano sempre più ra­gazze in abiti succinti e compor­tamenti sempre più esagerati». Platt Liebau sfonda una porta aperta nella patria delle veline. Che la tv non influenzi i compor­tamenti è tutto da dimostrare. Gli ultimi studi dicono il contrario. Per esempio i ragazzi che passa­no molto tempo davanti allo schermo hanno una minore per­cezione del pericolo. Un'indagine della Società italiana di Pediatria che ha esaminato 1120 ragazzini tra i 12 e i 14 anni, curata da Maurizio lucci, ha stabilito che il 21% è più propenso ad assume­re comportamenti a rischio (come ubriacarsi e avere rapporti ses­suali non protetti) contro il 14, 5% di chi non la vede. Una ricerca britannica è andata oltre. Osservando per tre anni 718 adolescenti sessualmente at­tivi dai 12 ai 17 anni ha, per la prima volta, stabilito un rapporto di causa-effetto tra la quantità di programmi con contenuto ses­suale, la quantità di ore passate a guardarli e il comportamento dei ragazzi. In pratica se vostra figlia guarda Sex & thè City (o un altro programma ad alto contenuto sessuale) ha il doppio di probabi­lità di rimanere incinta di chi non lo guarda. «Il sesso in tv è rad­doppiato negli ultimi anni», dice Anita diandra, di Rand Corp., re­sponsabile della ricerca pubblica­ta su Pediatrics. «L'esposizione a questo contenuto, anche se non è l'unico fattore, incrementa forte­mente negli anni la possibilità di mettere incinta o di rimanere in­cinta». Adesso bisogna capire perché, ma una cosa sembra certa: in tv il sesso è davvero tan­to, viene trattato in maniera esclusivamente ludica, senza mo­strare e discutere i risultati possi­bili dell'attività sessuale, dalle gra­vidanze indesiderate alle malattie veneree. Che il Regno Unito abbia il più al­to numero in Europa di mamme adolescenti è cosa risaputa: tra i 15 e i 19 anni ci sono 27 nascite ogni 1000 ragazze. Un sondaggio che ha esaminato la fascia di età tra i 14 e i 17 anni di YouGov ha anche stabilito che il 40% dei ra­gazzi tra i 14 e i 17 anni è ses­sualmente attivo e dì questi il35% ha avuto un rapporto ses­suale dopo aver bevuto molto e solo il 38%usa il preservativo. Statistiche così allarmanti che du­rante lo scorso Natale il governo inglese ha mandato in onda una campagna contro il sesso non protetto, indirizzata proprio ai teenager. Nello spot una coppia di ragazzi va a una festa, si ubriaca e fa sesso. La ragazza scopre di esse­re incinta. "Want respect?", chiu­de lo spot, "Use a condon" ovve­ro Vuoi rispetto? Usa il preservati­vo. Ma il rispetto non è solo un preservativo cosi come il sesso non è solo contraccezione ma an­che relazione e sentimenti. «Poi­ché le ragazze sono naturalmente più coinvolte nelle relazioni e nei sentimenti dei ragazzi (come indi­cano certi studi e il senso comune saranno molto svantaggiate in un panorama sessuale dove il sesso libero da emozioni e legami e ritenuto assolutamente cool e li­beratorio», dice Platt. ….... «Il cambia­mento avverrà quando una mas­sa critica di persone decìderà che i costi tangibili e intangìbili impo­sti dal sesso gratuito negli spazi pubblici sono inaccettabilmente alti», dice Platt. «E che è più im­portante proteggere l'innocenza dei ragazzi che esercitare il "dirit­to" di essere esposti a parole e immagini provocanti»....... 

Da  Blogosfere : http://www.tvblog.it/post/11289/troppo-sesso-nei-telefilm-raddoppia-le-gravidanze-tra-adolescenti Troppo sesso nei telefilm raddoppia le gravidanze tra adolescenti.  …..........A stabilirlo è la rivista americana “Pediatrics”, che ha di recente pubblicato uno studio condotto dalla Rand Corporation effettuato tra 2mila adolescenti tra i 12 ed i 17 anni durante il 2001 ed il 2004, confrontando in tre diversi momenti le loro abitudini sessuali con i loro gusti televisivi, in particolare stilando una lista di show, tra cui “Friends” e “Sex and the City”. Il risultato? I ragazzi e le ragazze che guardano spettacoli ad alto contenuto erotico hanno il doppio delle possibilità di chi non li guarda di ritrovarsi coinvolti in una gravidanza indesiderata.

Da ClicMedicina  :http://www.clicmedicina.it/pagine-n-35/00541-adolescenti-sesso.htm XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia in programma a Roma dal 25 al 28 settembre, di Vincenzo Gentile “I dati più recenti, oltre a mostrare una generalizzata disattenzione, delineano una fotografia degli adolescenti ricca di pregiudizi errati sulla sessualità, una situazione che deve spingerci a riflettere sulla necessità di sviluppare un modello formativo ed informativo che li affianchi nel loro percorso di scoperta della sessualità - osserva Vincenzo Gentile, Presidente della SIA Consumano il loro primo rapporto già a 14 anni ma senza nessun valore, nei rapporti manca spesso l’amore, l’emozione della conquista. In generale sono giovani spesso ansiosi ed insicuri, frustrati, disincantati ed annoiati e anche la loro sfera sessuale ne risente, tant’è che sono in aumento proprio tra i giovani maschi, problemi quali l’eiaculazione precoce e la disfunzione erettile”. Il 19% delle ragazze ha il primo rapporto sessuale già a 14 anni ed il sesso è ancora associato all’amore per il 78% di loro, percentuale che tende a diminuire con il crescere dell’età. C’è poco interesse verso la prevenzione delle infezioni sessuali e altrettanto poco attenzione sulla contraccezione: negli ultimi anni è aumentato il numero di aborti nella fascia di età 15-19 e molte ragazze sono convinte di non poter utilizzare contemporaneamente pillola e preservativo. Diversa la prospettiva maschile: il 45% di loro ha il primo rapporto sessuale a 18 anni e le fantasie sono spesso legate alle icone femminili proposte da cinema e tv. Per il 68% dei maschi di 14 anni meglio una notte con Pamela Anderson piuttosto che con la propria fidanzata; a 18 anni la percentuale scende al 46%. Solo il 34% dei ragazzi di 14 anni reputa il sesso strettamente connesso al sentimento. L’orgasmo simultaneo come sessualità ideale risulta poco importante a qualsiasi età. Il preservativo è utilizzato da un ragazzo su tre. “Gli input che portano i giovani ad assumere alcuni comportamenti sessuali particolari e pericolosi sono dettati più dai cambiamenti del cervello che dagli impulsi ormonali – spiega Alessandro Papini, Responsabile del Servizio di Andrologia USL 8 di Arezzo - Molti comportamenti sono da ricondurre alle interconnessioni tra i neuroni che si modificano come risultato dell’apprendimento, dell’esperienza e dell’età avanzata. Recenti studi di neuroscienze, infatti, evidenziano come nell’età adolescenziale il cervello sia ancora in formazione e non abbia sviluppato l’area che presiede alla capacità di giudizio”. Secondo alcuni studi condotti da Jay Giedd del National Institute of Mental Health di Bethesda su circa 1.800 tra bambini ed adolescenti, appena prima della pubertà vi è un’area del cervello, la corteccia prefrontale, in fervente attività di crescita. In particolare la corteccia prefrontale, definita “l’area di ripensamento assennato” controlla un’altra area del cervello, l’ippocampo, responsabile dei bisogni primari, tra cui l’accoppiarsi. “Nel cervello di una ragazza di 11 anni e di un maschio di 12 anni si è osservato un boom di crescita neuronale che fa sì che gli adolescenti abbiano meno risorse disponibili per l’apprendimento ed il rispetto delle regole sociali – continua Papini - A questa fase segue un ridimensionamento dei contatti e solo quando la corteccia prefrontale matura, l’adolescente è in grado di controllare gli istinti e di esprimere giudizi”. La mienilizzazione delle fibre prefrontali, la loro maturazione ultima per una più veloce ed efficiente veicolazione dell'informazione, non è completa prima della terza decade. Via via che la corteccia prefrontale matura, uno stimolo che precedentemente poteva determinare una risposta automatica (acritica) o una semplice sensazione emotiva che poteva determinare a sua volta un comportamento, viene vagliato con maggior senso critico. “Molto probabilmente nell’adolescenza non c’è una domanda originale di sessualità – conclude Papini - Sicuramente lo sviluppo genitale e l’aumento della secrezione di ormoni determinano delle pulsioni che non possono però essere sovrapponibili a quelle dell’adulto che ha una esperienza di attività sessuale. La sessualità adolescenziale è, quindi, condizionata dalla immaturità delle strutture cerebrali che la dovrebbero governare.” Da qui un certo atteggiamento consumistico del sesso. Il maggior condizionamento, secondo gli andrologi, deriva più violentemente dalla imposizione dell’unico modello di sessualità disponibile che è quello degli adulti, tanto che anche l’andrologo, di fronte al 16enne con problemi sessuali, tende a comportarsi e rispondere come se fosse di fronte ad un adulto. Questo autorizza il giovane a sentire la propria sessualità assimilata a quella degli adulti pur non essendo psicologicamente, affettivamente, emotivamente attrezzato. “Questo nuovo approccio scardina le teorie educative tradizionali – conclude Gentile - Studi recenti dimostrano come la proposta sessuale più o meno evidente che arriva ai giovani attraverso le varie forme di comunicazione delle immagini determini una risposta emotiva di accettazione passiva del messaggio, che non viene criticato per la mancanza delle strutture cerebrali deputate alla funzione discriminativa. Infatti, dove sono stati realizzati programmi di educazione ed informazione sessuale, si è verificata una tendenza opposta, cioè maggior prudenza nei rapporti in generale, ma soprattutto un procrastinato inizio dell’attività sessuale. Questo riprova che il comportamento degli adulti ha grande influenza sui giovani sprovvisti di strutture cerebrali con funzione critica.”  

da Corriere della Sera .it di  Francesco Tortora 09 dicembre 2007 , ( http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_09/sexy_intelligenti_libro_2958e626-a683-11dc-b0eb-0003ba99c53b.shtml) Il nuovo libro di Carol Platt Liebau (femminista ed opinion leader americana )  : «Le teenager sono sempre più sottomesse all'edonismo» ,  «Gli esempi da seguire sono diventati britney e paris hilTon»«Le donne? Meglio sexy che intelligenti»  Per anni hanno cercato di dimostrare di essere intelligenti almeno quanto gli uomini. Adesso pensano solo a sembrare belle e sexy. Potrebbe essere il triste sunto del nuovo libro della celebre femminista e studiosa americana Carol Platt Liebau, intitolato "Prude. How The Sex-Obsessed Culture Damages Girls. Il libro riprende uno dei temi più in voga tra le femministe, ma si sofferma sulle più giovani generazioni sempre meno attratte dal femminismo e dalla lotte passate delle organizzazioni femminili e sempre più sottomesse all'edonismo della società contemporanea LA SESSUALITA’ NELLA CULTURA POP - «La lezione che le teenager di tutto il mondo apprendono in questi anni è che essere sexy è certamente la cosa più importante per una donna, molto di più rispetto all'intelligenza, al carattere forte e a tutte quelle caratteristiche che in passato valorizzavano la vita di una donna» afferma l'autrice del libro, che è anche una fine analista politica. «Il nuovo imperativo femminile - continua la Liebau - è che attraverso la promiscuità e l'aggressione sessuale le donne possono ottenere l'ammirazione e riconoscimenti da questa società». La scrittrice afferma che la cultura pop è zeppa di esempi simili: dai film come "Cruel Intentions" e "Mean Girls" alla musica e ai videoclip di Britney Spears, Christina Aguilera e Lil' Kim fino alla sempre più pervasiva pubblicità sessuale, la donna di successo è in ogni campo presentata come una "femme fatale" sexy e aggressiva. «In una società che celebra gente come Paris Hilton, oggetti sadomaso e canzoni come "My Humps" nella quale la cantante dei Black Eyed Peas presenta il magnetismo sessuale dei suoi seni e del suo fondoschiena, c'è poco rispetto per la figura femminile e tutto ciò non ha niente a che fare con il sex appeal». CONQUISTE NEGATIVE - Naturalmente viene da sé il paragone con il mondo femminile degli anni '70. Secondo la Liebau le donne sono state ingannate dalle magnifiche conquiste che hanno ottenuto negli ultimi decenni. Non tutti questi cambiamenti però sono stati positivi: «Oggi le ragazze sono costrette a navigare in un campo minato pieno di cambiamenti, e con più difficoltà e pressioni rispetto al passato. L'onnipresenza del sesso ha reso ancor più difficoltosa la vita delle teeneager». La Liebau afferma che le informazione più ricercate dai teenager tra i 13 e i 15 anni sono di carattere sessuale: «Negli ultimi anni, l'Occidente ha vissuto un aumento aggressivo della sessualità nella sua cultura» taglia corto la Liebau. «L'importanza che la società dà a ciò che è sexy e fashion produce gravi pressioni e irrealistiche aspettative tra le giovani ragazze che fanno di tutto affinchè i loro corpi sembrino desiderabili» LE TEENAGER ITALIANE - Che la sessualità sia uno dei centri dell'universo anche delle teenager italiane è confermata dalla recente ricerca del professor Federico Bianchi, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, presentata al convegno «Sessualità e scelte consapevoli». Secondo il suo studio tra le adolescenti impazzano le esperienze omosessuali che riguardano almeno il 35% delle teenager: «La maggior parte delle ragazze - spiega lo psicoterapeuta - comincia presto: dai 12 ai 15 anni la gran parte ha già avuto il suo primo rapporto lesbo. Le percentuali aumentano tra i ragazzi perchè, secondo il professore, a causa della paura per l'aggressività delle ragazzine «i teenager non riescono a gestire i rapporti con loro e si rivolgono a qualcosa di più semplice come i rapporti omosessuali. Oppure ricorrono all'alcool e si ubriacano per disinibirsi nel corteggiamento o nell'approccio con l'altro sesso». Il professore sottolinea anche le colpe della tv e dei mass media: «L'esperienza lesbo tra le ragazzine è ormai diventata di moda. Ci sono una serie di messaggi mediatici che esaltano l'omosessualità come regno della trasgressione, del sesso facile, della moda, del divertimento. Le teenager subiscono questi messaggi forti e precisi, e scatta un fattore imitativo che fa dire a molte che l'esperienza omosex è cool e trendy».