lunedì 31 ottobre 2011

Lanciato il progetto 100 prime UCCP




Cosa sono le UCCP?


L'Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale vigente dal 29 luglio 2009 disegna un nuovo scenario per la Medicina Generale istituendo la creazione di AFT e UCCP.
Le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) rappresentano il modello organizzativo e funzionale delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e sono costituite da medici convenzionati delle cure primarie e da altri operatori sanitari ed amministrativi.
Le UCCP:
  • hanno un delegato che le rappresenta;
  • operano in unica sede o hanno una sede di riferimento in ambito intra-distrettuale;
  • si coordinano con la ASL attraverso il distretto di appartenenza.
Le UCCP hanno come obiettivi:
  • perseguire il coordinamento funzionale con i servizi e le attività del Distretto di riferimento mediante i medici convenzionati, i medici della continuità assistenziale, gli specialisti convenzionati e altri operatori socio-sanitari.
  • rapportarsi, oltre che con il distretto, con l’ospedale e gli altri poli della rete integrata
  • realizzare un processo organizzativo che garantisce assistenza sanitaria di base e diagnostica di 1° livello, realizzando la continuità assistenziale 24 ore su 24, 7 giorni su 7
  • l’integrazione con i servizi sanitari di secondo e terzo livello con particolare attenzione ai pazienti cronici
  • utilizzare nelle località logisticamente disagiate gli strumenti della telemedicina per la gestione del paziente
  • dotarsi di supporti tecnologici ed informativi in grado di collegare tra loro i professionisti che vi operano e di scambiare dati con i poli di riferimento
  • sviluppare la medicina d’iniziativa al fine di promuovere la prevenzione, l’educazione e l’informazione sanitaria
Le UCCP devono mettere in atto un’operatività coerente con le caratteristiche geografiche e demografiche delle aree in cui sono collocate; ogni regione deciderà autonomamente il modello più rispondente alle proprie esigenze.
Accordi regionali specifici individueranno per ogni UCCP la dotazione strutturale, strumentale e di personale necessarie all’efficace svolgimento delle attività assistenziali ad essa affidate


Cos'è ? E' un progetto promosso dal Co.S. che intende fare evolvere le esperienze associative esistenti in medicina generale verso le nuove forme organizzative (UCCP) previste dall'Accordo Collettivo Nazionale (ACN).
Chi partecipa? Gruppi di almeno 20 medici provenienti da forme associative già operanti sul territorio (UTAP, Case della Salute, Medicina di gruppo e Medicina di rete).

Perché aderire?
Perchè l’articolo 26 Ter dell'ACN vigente dal 29 luglio 2009 rende irrinunciabile avviare un percorso di costruzione e gestione di UCCP ad opera di soggetti societari della medicina generale, parallelo ad un analogo percorso che “prevederebbe” la fornitura dei fattori di produzione da parte della Asl.

Come farlo? 
Mediante l'utilizzo di società di servizi cooperative per avviare le UCCP in accordo con le Regioni, realizzando quindi vantaggiose economie di scala, come da delibera Conferenza Stato/Regioni del luglio 2008.

Come aderire ?
Compilando il modulo di adesione al "progetto 100 prime UCCP” ed inviarlo al numero di fax 0374 346546, oppure, via mail all'indirizzo mailbox@cos.it.

Punti di forza del progetto:
Dall'esame dell'Albo Nazionale Cooperative e della Banca Nazionale progetti è emerso che:
  • Esistono più di 100 cooperative di MMG in Italia che raccolgono circa 5.000 medici.
  • Ci sono esperienze di gestione di non meno di 50 - 60 Centri Sanitari Polifunzionali facilmente trasformabili in UCCP.
  • E' stato predisposto un sistema di tutoraggio da cooperative esperte a cooperative di nuova formazione.
  • E' disponibile un pacchetto PTMG1-UCCP fornito da GSS tramite Co.S.
Obiettivi del progetto:
  • Avviare un processo di informazione corretta che faccia chiarezza sulle presunte criticità correlate alla cooperazione medica.
  • Inserire nelle UCCP attività specialistiche di diagnostica di I° livello creando sinergie fra forme associative della medicina generale e specialisti di branca, attraverso moduli operativi dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA ) per produrre appropriatezza e risparmio.
  • Formare una “squadra” di amministratori esperti di aspetti gestionali (ne sono sufficienti 2 anche nelle cooperative di 100 soci).
  • Promuovere un processo informativo verso le OOSS regionali per “costruire” una base realistica di competenze sugli assetti strutturali, gestionali e societari delle UCCP (Business Plan delle UCCP e principi dei centri Costo/Ricavo)
  • Supportare il sindacato nel compito di ottenere la ristrutturazione del compenso dei medici di medicina generale per sostituire agli incentivi un sistema di rimborso dei fattori produttivi i cui costi siano agganciati all’inflazione reale e non a quella programmata
  • Supportare il sindacato nello sforzo di ottenere per i medici l'applicazione dello stesso regime di esenzione IVA previsto dalla circolare 23/E dell'8 maggio 2009
1Presidio Territoriale della Medicina Generale
Fasi di realizzazione del progetto:



orso castano : non e' la prima volta che i Medici di Medicina Generale fanno proposte "rivoluzionarie" che pero' , quasi tutte hanno il piccolo difetto di non precisare i rapporti con i medici ospedalieri. I risultati , purtroppo si vedono, i Pronto Soccorsi sono intasati , la confusione tra i codici assegnato dal personale infermieristico non sempre dal punto di vista clinico e' corretta, con casi di malasanita' spesso scandalosi, le responsabilita' dei casi gravi ricadono tutte sui medici ospedalieri, pagati meno, gerarchizzati, burocratizzati e , frequentissimamente sotto il duro tallone di 2Capitani Coraggiosi" nominati da Manager che in realta sono solo i guardiani del potere   politico, ricerca b loccata da Comitati Etici  
composti da una moltitudine di persone scarsamente competenti nelle singole materie che pretendono di decidere se una ricerca si puo' e si deve fare!! Questa la sanita' pubblica. Non stupisce che avnzi l'accreditamento di privati con ben altra gestione, che pero' ha difetti ancora peggiori con uno sfruttamento dei dirigenti medici a dir poco umiliante! Ci auguriamo tutti che questo ennesimio entativo non resti solo una girandole di sigle "innovative" ma riesca a dare salute alle persone.

test precoci x tumori da DICA33 DEL 30/10/2011



Prevenzione tumori, i test per la diagnosi precoce

esame per la diagnosi precoce per tumore, cervice uterina, seno, colon rettoDecidere di propria iniziativa di sottoporsi a un esame per la diagnosi precoce per tumore offre un vantaggio importante per la salute individuale, estendere questa scelta, con un invito attivo da parte del Servizio sanitario nazionale, amplifica il vantaggio estendendolo alla popolazione. Con questo obiettivo, vengono infatti pensati gliscreening oncologici di popolazione, che in Italia, secondo le raccomandazioni del ministero, sono rivolti essenzialmente al cancro della cervice uterina, della mammella e del colon retto. Il ruolo attivo è svolto dalle aziende sanitarie che secondo un programma, invitano direttamente le persone offrendo un percorso che prevede un primo test ed eventuali accertamenti diagnostici o trattamenti successivi. La periodicità e categorie a cui si rivolge l'invito vengono selezionate in base al genere e all'età, mentre non vengono considerati altri fattori di rischio noti per i tre tipi di tumore.

Rest il Pap test, meno mammografie alle donne giovani

Nella pratica, lo screening si declina per il tumore al seno con l'invito a fare la mammografia, per il tumore della cervice uterina a eseguire il Pap test e per quello del colon retto a condurre la ricerca del sangue occulto fecale. Mentre per quest'ultimo non ci sono stati interventi per modificarne l'organizzazione, quindi viene offerto come test di primo livello, ogni due anni, alla popolazione di entrambi i sessi di età compresa tra 50 e 70 o 74 anni, per gli altri due sono in corso valutazioni e dibattiti. Per quanto riguarda la mammografia, è stata messa in discussione l'efficacia di uno screening annuale nelle donne tra i 40 e i 50 anni: «Anche se alcune associazioni di professionisti continuano a raccomandarla» sostiene Marco Venturini, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica 
(Aiom) «ci sono evidenze che la mammografia lavora meno bene nelle donne più giovani e la raccomandazione a includerle nello screening viene oggi considerata eccessiva». Il motivo, recentemente confermato anche da uno studio, pubblicato dalla rivista Annals of internal medicine, è che in queste donne aumenta il rischio di falsi positivi e quindi di un eccesso di esami non necessari. «In questa fascia di età si può pensare a una personalizzazione» aggiunge l'esperto «in base al rischio, per esempio se c'è familiarità per il tumore mammario, o se ci sono state precedenti lesioni o al tipo di densità del seno». Su fronte della prevenzione del tumore del collo dell'utero (cervice uterina) che si basa fondamentalmente sulla diagnosi di infezione da Papillomavirus umano (Hpv), è aperta la discussione sul metodo per rilevarlo, vale a dire mediante il Pap test che rileva le lesioni provocate dal virus o mediante il Test Hpv Hr che rileva la presenza del Dna virale nelle cellule del tessuto cervicale. «In Italia, per ora è il Pap test il metodo usato come screening» sottolinea Venturini, tuttavia sono stati avviati in molte Regioni programmi pilota di screening con Test Hpv Hr per valutarne l'introduzione. I dati raccolti dagli studi scientifici, in particolare il più recente , pubblicato sempre su Annals of internal medicine non sono ancora sufficienti per sostenerne la validità, poiché è molto sensibile e meno specifico dell'esame citologico che si esegue con il Pap test e quindi può intercettare più donne a rischio ma allo stesso tempo creare un eccesso di falsi positivi con conseguenti esami non necessari, ansia e costi sanitari per molte pazienti.

Esami ancora in discussione

Recentemente si è aperta una discussione sull'opportunità o meno di organizzare uno screening di popolazione per il tumore della prostata e del carcinoma al polmone, ma per ora non è previsto. Per il primo, è stato suggerito l'uso del test del Psa, un prelievo di sangue per misurare la concentrazione antigene prostatico specifico, è una proteina prodotta dalla prostata, che nei soggetti sani è bassa. Ma si è ormai giunti alla conclusione che non ci sono indicazioni per usarlo nello screening della popolazione maschile: «Porta a più rischi che benefici» ribadisce Venturini. L'altro ambito in cui sta crescendo l'attenzione verso la possibilità di fare uno screening è la Tac spiralenella prevenzione del tumore al polmone. «A differenza degli altri screening in cui le persone vengono escluse in base all'età, e non per altri fattori di rischio, per la Tac spirale la popolazione che può beneficiarne è quella dei forti fumatori, cioè che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno. In questo caso uno screening di popolazione produrrebbe un numero molto alto di falsi positivi e gli esami successivi oltre a essere non necessari sarebbero anche invasivi».

Simona Zazzetta

domenica 30 ottobre 2011

Ichino (Pd) , COL SUO TORCICOLLO CONGENITO VERSO DX, su Libero al Premier: cambiamo art.18. Allarme Cgia


Roma, 30 ott. (TMNews) - In prima pagina su 'Libero', Pietro Ichino, senatore del Pd, propone a Silvio Berlusconi, con una lettera al direttore Maurizio Belpietro, di lavorare insieme per "cambiare insieme l'articolo 18", quello che regola il licenziamento dei dipendenti per giusta causa. "L'articolo 18 è superato - ha esordito il giuslavorista - Il governo vuole riprendere il mio disegno di legge? (presentato da Ichino due anni fa in Senato insieme ad altri 54 senatori dell'opposizione ndr.) Se fa sul serio è giusto appoggiarlo. Oggi la metà dei lavoratori non è protetta: ci vogliono nuove garanzie".
Rimane comunque forte la polemica sul tema dei licenziamenti accesa dallo studio della Cgil di Mestre (associazione artigiana) secondo cui la disoccupazione sarebbe potuta salire oltre l'11% se in questi ultimi anni di crisi economica fosse stato in vigore il provvedimento annunciato dal governo nella lettera che il premier Silvio Berlusconi ha portato all'Europa....Valutazioni del tutto infondate secondo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. E' una stima "destituita di ogni fondamento", .......
....... Gianfranco Fini: "Se come mi sembra di aver capito si tende soltanto a favorire la possibilità di licenziare, corriamo il rischio di veder moltiplicare un tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolar modo un'area del Paese", ha detto il leader di Futuro e Libertà, Fini.

Camusso: Da Sacconi proposte fallite 10 anni fa

Illegittimo stop articolo 18 per nuovi assunti piccole imprese ""Se noi provassimo a dire al ministro qualcosa di dieci anni fa direbbe che siamo antiquati, non aperti al cambiamento e inadeguati. Il ministro dovrebbe invece meditare su come mai quell'accordo separato del 2001 che conteneva questa misura (il Patto per l'Italia, n.d.r.) non è entrato mai in vigore. In quel Patto c'era l'attacco all'articolo 18 e l'idea del doppio regime che non funziona: dove non si riesce togliere i diritti a chi ce l'ha, si cerca di negarli a quelli che verranno dopo e credo sia anche illegittimo".

orso castano : B: attacca i lavoratori , pensa cosi' di risanare l'economia.  E' influenzato da Brunetta . Anche lui ex socialista, come Benito! Allora bisogna dirlo chiaro e forte : SCIOPERO GENERALE NAZIONALE. iCHINO , COME AL SOLITO FA IL TANGO CON LA DESTRA PIU' RETRIVA, QUELLA CHE ATTACCA TUTTI I SACROSANTI GIORNI I DIRITI CONQUISTATI DA DURE LOTTE DAI LAVORATORI, SE PROPRIO LO VUOLE PUO EMIGRARE IN UN PARTITO PIU' A DX . C'E' NE SONO!!

Festival di Roma: applausi per Like Crazy, l’amore “da impazzire” dei vent’anni


FESTIVAL DI ROMA 2011

Il film di Drake Doremus, presentato fuori concorso, arriva a Roma dopo aver vinto il Sundance. Romantico e appassionato, potrebbe diventare un piccolo cult. La recensione e le dichiarazioni del regista

Giorgio Viaro - 29/10/2011 
Festival di Roma: applausi per Like Crazy, l’amore “da impazzire” dei vent’anni
Like Crazy, cioè “da impazzire”, ovvero il modo in cui ci si ama solo a vent’anni: furioso, fragile, geloso di tutto, irrinunciabile.
Il film di Drake Doremus, presentato stamattina fuori concorso agli accreditati del festival di Roma, racconta l’amore giovane tra due studenti universitari di Los Angeles, Jacob (Anton Yelchin) e Anna (Felicity Jones). Lui americano e lei inglese; lui molto “per bene”, appena un po’ rigido, lei sempre sopra le righe; lui forte di uno spirito artigiano, lei capace di usare le parole: si innamorano ma sono destinati a separarsi dopo la laurea, a causa della scadenza del visto della ragazza.
Lo sbocciare del sentimento è raccontato con poche pennellate, tutte efficaci: lei gli lascia una lettera, poi lo invita in stanza e gli fa provare per la prima volta il whisky; lui vede che ha una brutta sedia, e siccome sa lavorare il legno gliene costruisce una. Poi vanno in spiaggia, alle giostre, in discoteca. Soprattutto, stanno a letto. Quando arriva il momento di separarsi Anna non ce la fa, e resta negli USA due mesi di troppo. A quel punto la frittata è fatta: alla visita successiva la rispediscono indietro prima che passi la dogana.
Di qui in poi la storia si snoda a cavallo degli anni, tra rincorse e separazioni, buoni e cattivi presagi: mentre entrambi fanno carriera (lui come designer di mobili, lei come giornalista) la vita e la lontananza presentano il conto, ed entrambi iniziano una storia con altri compagni. Ma c’è sempre qualcosa che li riporta indietro: un vecchio regalo tornato sotto gli occhi, un braccialetto che si rompe, l’ultimo sms (che poi ultimo non è mai) inviato quasi per caso: “Tu come stai?”…......................<p><em>Like Crazy</em>, dibattito amoroso al Roma Film Fest</p>

orso castano: articolo e film da leggere e vedere. Finalmente la passione, il romanticismo, il desiderio, il bisogno totalizzante  l'uno dell'altro..ci voleva

PER 1.2 MLN GIOVANI DONNE NE' LAVORO NE' STUDIO


Istat: giovani donne piu' brave a scuola, e leggono di piu'. Per 3 su 5 part time non e' una scelta ,

Fra i giovani che non studiano ne' lavorano (i cosiddetti Neet) prevalgono le donne: si tratta di 1 milione 153 mila nella classe di età 18-29 anni. Lo afferma l' Istat. Sempre alle giovani donne spetta il primato negativo della disoccupazione (con punte del 53,7% al sud) come anche dell'impegno nel lavoro familiare rispetto al tempo libero. Piu' della meta' delle giovani (622 mila) vive al Sud e la metà (626 mila) ha tra 25 e 29 anni. In percentuale, le giovani che non studiano e non lavorano sono il 29,9%, un valore più alto di quello maschile (22,9%). Il livello è molto elevato tra le giovani con basso titolo di studio (43,8%), ma si mantiene intorno a un quarto per le diplomate e le laureate........

sabato 29 ottobre 2011

Rivolte E MARE NOSTRUM, una risposta a Caracciolo


http://www.sirialibano.com/siria-2/rivolte-arabe-una-risposta-a-caracciolo.html

Nei giorni scorsi Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica LiMes, ha messo in guardia dalle sfide che attendono europei, e in particolare noi italiani, di fronte a uno scenario mediorentale e nordafricano in mutamento. Caracciolo ha delineato l’emergere di un fronte reazionario, guidato dai sauditi e dal Qatar e sostenuto da Washington, forte del braccio mediatico di al-Jazira.
A mio avviso, l’analisi di Caracciolo, condivisa da molti osservatori in Occidente, dà risalto ad alcuni elementi e non ad altri: “il rapido declino delle istanze laiche e progressiste nelle piazze arabe e nordafricane, in parallelo all´emergere di vari gruppi islamisti, dagli scaltri Fratelli Musulmani agli estremisti salafiti, spesso d´intesa con gli autocrati sunniti del Golfo, Qatar in testa”; “il parallelo riaffermarsi delle Forze armate come centro del potere egiziano, non scalfibile dalle formazioni politiche emergenti”; (…) “il riesplodere degli istinti antisraeliani e antisemiti al Cairo e altrove”; “la parossistica tensione fra Arabia Saudita e Iran, dopo il presunto tentativo iraniano di assassinare l´ambasciatore saudita a Washington”.
Tenendo d’occhio questi aspetti, che s’inseriscono in un percorso di continuità con la storia degli ultimi decenni della regione, dal mio punto di osservazione qui a Beirut non posso non sottolineare altri aspetti della questione ugualmente determinanti e in rottura con il recente passato. Rottura che va adottata prima di tutto nel nostro modo di guardare gli eventi in corso.
1) Le forze progressiste islamiche non sono affatto in declino. Il percorso rivoluzionario in Egitto e in Tunisia non si è certo concluso con la caduta del dittatore ma prosegue e continuerà negli anni futuri. Chi ha occupato piazza Tahrir continuerà a far sentire la propria voce: non si consentirà alle forze oscurantiste – siano essi presunti salafiti, che per quanto sono evocati sono più popolari in Occidente che nel mondo arabo, siano essi i militari – di escludere quelle voci.
Al Cairo sono pronti a rioccupare la piazza e a farsi sparare da quei militari agli ordini della Giunta che a febbraio li ha apparentemente difesi dai baltaghie. Non si creda certo che dopo aver rischiato la vita e il carcere, i giovani arabi consentano con tanta facilità l’imposizione di nuove dittature, magari mascherate da repubbliche islamiche. Non sottovalutiamo queste genti. Non riduciamoli a meri burattini il cui ruolo è stato solo quello di abbattere le statue nelle piazze delle loro città.
2) Il sunnismo arabo non è necessariamente fondamentalista. E l’Islam politico del 2011 non è necessariamente lo stesso degli anni ’70 e ’80. Su questo, ho trovato molto interessante la tesi di Olivier Roy. L’avvento di al Nahda a Tunisi e di chissà chi, tra i sunniti, al Cairo o a Damasco, non vorrà dire per forza l’avvento dei tagliagole e degli estremisti. Chi pensa così pensa con le lenti con cui ha letto il Medio Oriente nei decenni passati, ma non si è ancora fatto una passeggiata a parlare con i trentenni, musulmani, che da quasi un anno sono mobilitati dall’Atlantico all’Oceano Indiano.
3) Il laicismo non è una formula che possiamo applicare con tanta scioltezza. E questo non è un limite degli arabo-musulmani. E’ un nostro limite. Esempio: in una Siria post-Assad, nessuno potrà pensare di fondare uno “Stato laico” (così come non è uno Stato laico la Siria degli Assad, basata invece su un profondo confessionalismo). Si potrà cercare di dare alla Siria la forma di uno Stato civile, non religioso né militare. Ma bisognerà garantire tutte le comunità confessionali. Un principio questo che cozza col laicismo. E va bene così: noi continueremo la nostra battaglia per il laicismo all’interno dei nostri confini, le società arabe, dove vivono maggioranze musulmane, troveranno soluzioni proprie. Facciamocene una ragione: le nostre categorie non sono sempre universali e immanenti.
4) Non c’è un rigurgito di anti-semitismo nella regione. La rivolta egiziana e quella siriana sono gli esempi più lampanti. I discorsi e le pratiche sono sì nazionalisti, e in questo senso possono essere anche esplicitamente anti-israeliani. Al contrario, l’antisemitismo serpeggiante è stato coltivato da decenni dai regimi “laici” arabi  - spesso sostenuti dall’Occidente – come valvola di sfogo alle loro società represse.
5) Non vedo una parossistica tensione fra Arabia Saudita e Iran, piuttosto vedo un graduale riavvicinamento tra due Stati teocratici e reazionari, timorosi di dover affrontare le stesse sfide: reprimere le loro popolazioni. La tensione apparente viene esaltata, anche mediaticamente, per sviare l’attenzione sui problemi interni, vero nocciolo del problema. Ma l’alleanza delle teocrazie Iran-Ar.Saudita-Israele (con le loro appendici marocchina, giordana e degli altri emirati del Golfo) è il vero asse reazionario con cui devono fare i conti già oggi i rivoltosi del Nordafrica e del Medio Oriente.
6) Al Jazira è disinformazione solo quando racconta cose scomode all’osservatore di turno. Per anni è stata esaltata, anche in Italia. Ora che dà voce agli attivisti anti-regime, diventa disinformazione, agente del complotto, manipolatrice. Certo, come tutti i mezzi d’informazione, ha una sua agenda ma gli stessi media italiani ne hanno una. A tal proposito, pro o anti-Berlusconi che siano, questi media italiani sono notoriamente allineati sulle posizioni israeliane, e in questo momento hanno tutto l’interesse a soffiare sul fuoco dello spauracchio islamista.
Per esperienza diretta inoltre, la tv del Qatar fa giornalismo e informazione. Di parte, certo, ma sono rari i casi in cui un evento raccontato da al Jazira si è dimostrato completamente infondato. Si citano i cabli di Wikileaks per certificare la veridicità della voce secondo cui l’ex direttore di al-Jazira era una spia americana. Così, se al-Jazira diventa disinformazione quando racconta cose scomode all’osservatore, i documenti di Wikileaks diventano il Vangelo quando confermano le teorie dello stesso osservatore.HTTP://WWW.SIRIALIBANO.COM/SIRIA-2/RIVOLTE-ARABE-UNA-RISPOSTA-A-CARACCIOLO.HTML

La dieta migliore è scritta nei geni


dieta personalizzata test genetici mutazioni metabolismo nutrizioneTra gli ambiti di applicazione della genetica, che in genere spaziano dalla medicina predittiva alla diagnostica di patologie, oggi rientra anche la definizione di una dietapersonalizzata, vale a dire un regime alimentare che rispecchia il profilo genetico di ogni persona. Dica33 ha intervistato il recente vincitore del premio Grande Ippocrate per il ricercatore dell'anno, Paolo Gasparini, genetista medico dell'Irccs Burlo Garofalo, dell'università di Trieste, per chiare il valore e l'uso dei test genetici in questo settore.

Professor Gasparini in che cosa consistono questi test?Rientrano in una recente branca della genetica che si chiamanutrigenetica che analizza le varianti di geni coinvolti nei metabolismi di nutrienti come, per esempio, gli zuccheri e i grassi, per valutare l'impatto che può avere un alimento nella dieta. In questo modo si possono definire profili nutrizionali adeguati a ogni paziente.

In che modo l'analisi dei geni ha a che fare con ciò che è meglio mangiare?Per chiarire faccio un esempio pratico. Poniamo il caso che ci siano tre o quattro geni che codificano per molecole che rientrano nel metabolismo degli zuccheri. Se il test rileva che questi geni sono presenti nel Dna del paziente con una variante meno efficiente, senza essere però causa di patologia, sarà allora utile creare una dieta meno ricca di zuccheri, in modo da non creare un sovraccarico sul metabolismo che li gestisce. Lo stesso discorso può valere per il metabolismo dei grassi. Ma non è finita qui, perché anche il gustovuole la sua parte e la scelta del tipo sapori più adatti in base al gusto soggettivo si può valutare con test genetici.

Quindi anche il gusto è dettato dai geni?Sì, ci sono geni legati al gusto dell'amaro e del salato e questo ha un impatto sulle scelte alimentari. Alcune persone, per esempio, presentano variazioni genetiche che aumentano la sensibilità all'amaro. Poiché lo percepiscono in modo più intenso evitano alcuni cibi come cicoria, broccoli radicchio, pompelmo, con il rischio di carenze alimentari. Per questi soggetti è importante definire una dieta personalizzata in cui ci sono meno alimenti amari, ma poiché sono fonte di nutrienti andranno sostituiti con fonti alternative e più adatte al gusto della persona.

A chi bisogna rivolgersi per eseguire questi esami?I test genetici sono strumenti molto utili nelle mani dei professionisti, poiché la genetica non è un oroscopo per prevedere il futuro, ma fornisce informazioni che vanno elaborate nel contesto dello stile di vita del paziente per raggiungere il massimo della personalizzazioni della dieta, ma anche della prevenzione e della terapia. Alcuni test sono mediati dal medico di famiglia o da un dietista che invia a un centro analisi per esaminare un campione di sangue o di saliva, tenendo presente che ogni cellula dell'organismo umano contiene le informazioni genetiche che ne determinano le caratteristiche, dal colore degli occhi fino, appunto, alle preferenze alimentari.

Che costi hanno?Questo tipo di test genetici non sono rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale, sono in vendita in farmacia o via internet con prezzi variabili. Ma, poiché i risultati che si ottengono è bene che siano interpretati e proposti da un medico o da un professionista, questo in genere li inserisce all'interno di un "pacchetto" che oltre la dieta prevede anche un programma di attività fisica e un consulto specialistico.

Simona Zazzetta
orso castano : articolo interessante ma un po scontato. In ogni caso la nostra dieta deve seguire certe regole generali e l'alimewntazione deve essere varia ed a basso contenuto di alcune sostanze come gli zuccheri o il colesterolo o i trigliceridi


venerdì 28 ottobre 2011

Borse europee in rialzo


Avvio positivo per le Borse europee. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,65%, il Cac40 di Parigi lo 0,6%, il Ftse100 di Londra lo 0,13% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,31%. Sui mercati prevale l’ottimismo su una possibile soluzione della crisi del debito sovrano in Europa. L'amministratore delegato del fondo EFSF, Klaus Regling Regling ha affermato che investitori cinesi potrebbero entrare in un veicolo societario che affianchi e supporti il fondo salva Stati. Denaro su banche, automobilistici e real estate. Lettera su utility e petroliferi. Poco mosse le telecom. Bene Volkswagen (+2,95%). Morgan Stanley ha alzato il target price da 150 a 165 euro con rating overweight confermato. Occhi puntati sull’asta di titoli di Stato italiani e sui numerosi dati macro americani in programma oggi.

Borsa Usa: gli indici chiudono in forte progresso
Il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese di 2 mila unita' da 404 (dato rivisto al rialzo da 403 mila) a 402 mila unita'. Le attese degli analisti erano fissate per un numero di richieste di sussidi pari a 400 mila unita'. La National Association of Realtors ha reso noto che l'indice Pending Home Sales (vendite di case con contratti ancora in corso) ha evidenziato una marcata flessione nel mese di settembre del 4,6% (previsioni degli addetti ai lavori +0,1%). Sul fronte societario gran denaro sui bancari statunitensi (Bank of America +9,56%, JPMorgan Chase +8,31%). Bene Cisco Systems (+4,71%) che beneficia della decisione della banca svizzera UBS di alzare la raccomandazione da "neutral" a "buy". In verde Visa (+2,59%) che ha comunicato ieri a mercati chiusi i risultati del quarto trimestre............

A New York i principali indici statunitensi chiudono in forte rialzo. Il Dow Jones Industrial Average evidenzia un progresso del 2,86% e il Nasdaq Composite del 3,32%. I rialzi delle piazze azionarie del paese a stelle e strisce sono legati all'accordo raggiunto dai leader europei ieri notte per risolvere la crisi debitoria di Eurolandia. I capi di stato del Vecchio Continente hanno, infatti, trovato una intesa che prevede l'innalzamento del fondo salva stati, l'Efsf, a 1000 mld di euro, la svalutazione dei bond greci nei portafogli delle banche del 50% e una ricapitalizzazione del sistema bancario europeo di 106 mld almeno. Molte cifre macro pubblicate negli States. Il Dipartimento del Commercio ha annunciato che la prima stima sul PIL del terzo trimestre si e' attestata al +2,5% su base annuale, in linea con le aspettative degli addetti ai lavori. Nel secondo trimestre il PIL e' salito dell'1,3%. Lo stesso Dipartimento ha mostrato che le spese per i consumi sono salite nel terzo trimestre del 2,4% su base trimestrale, superiore alle attese degli analisti (+1,9%)............
orso castano : il rifinanziamento delle Banche europee e del fondo salvastati , ha dato occasione al nostro governo , ritenendo che nel prossimo futuro ci possa essere una certa stabilita' finanziaria , ha dicevo offerto lo spunto per un vergognoso attacco alle forze del lavoro, scatenando le reazioni dei sindacati che chiedono piu' lavoro e si sentono rispondere dal possessore di ville e televisioni, oltre che amante di escort possibilmente molto...giovani, Licenziate-licenziate-licenziate. Parola d'ordine cui la Confindustria ben si e' guardata dal rispondere, Che faranno CISL e UIL? di nuovo balleranno col governo o difenderanno i lavoratori? il momento e' dei piu' tesi. I lavoratori dovranno camminare sulle proprie gambe, non c'e' altro da fare!!

giovedì 27 ottobre 2011



SOCIETA'. Censis: italiani sempre più aggressivi. Boom di antidepressivi, più 114% in 10 anni

06/06/2011 - 13:18
Gli italiani sono sempre più aggressivi - dal 2004 al 2009 minacce e ingiurie sono aumentate di oltre il 35%, più 26,5% per le lesioni e le percosse - e sempre più soggetti a forme di depressione, tanto che in dieci anni c'è stato un vero e proprio boom di farmaci antidepressivi, con consumi aumentati di oltre il 114%. Sono due fenomeni che il Censis mette insieme in occasione dell'incontro "Fenomenologia di una crisi antropologica. La crescente sregolazione delle pulsioni", che si è svolto oggi nell'ambito dell'iniziativa "Un mese di sociale".
Il Censis ha elaborato un'interpretazione antropologica per spiegare e comprendere il disagio della società italiana: per l'istituto stiamo attraversando una crisi antropologica che porta a ridurre il controllo sulle pulsioni. Il fenomeno viene spiegato così: "Siamo una società in cui sono sempre più deboli i riferimenti valoriali e gli ideali comuni, in cui è più fragile la consistenza dei legami e delle relazioni sociali. In questa indeterminatezza diffusa - afferma il Censis - crescono comportamenti spiegabili come l'effetto di una pervasiva sregolazione delle pulsioni, risultato della perdita di molti dei riferimenti normativi che fanno da guida ai comportamenti. È il depotenziamento della legge, del padre, del dettato religioso, della coscienza, della stessa autoregolamentazione".
Le regole per gli italiani diventano sempre più relative. Ad esempio, per l'85,5% ognuno è arbitro unico dei propri comportamenti. Gli italiani ritengono che le regole possano essere aggirate in molte situazioni. Nel divertimento è ammessa la trasgressione soprattutto dai più giovani (il 44,8%). Si crede che, quando è necessario, bisogna difendersi da sé anche con le cattive maniere (il 48,6%, quota che sale al 61,3% tra i residenti nelle grandi città). Secondo il 46,4% degli italiani, per raggiungere i propri fini bisogna accettare i compromessi. Si può essere buoni cattolici anche senza tener conto della morale della Chiesa in materia di sessualità per il 63,5% (dato che sfiora l'80% tra i più giovani).
Aumentano le forme di violenza nelle quali è determinante la perdita del controllo: fra il 2004 e il 2009, denuncia il Censis, le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali sono passati da 4.454 a 5.625 (+26,3%).
Il Censis afferma che "la dimensione più narcisistica delle pulsioni è legata al bisogno di apparire". E così nel 2010 sono stati circa 450.000 gli interventi di chirurgia estetica effettuati in Italia. Anoressia e bulimia sono le prime cause di morte tra le giovani di 12-25 anni, e ne sono colpite circa 200.000 donne. Ma la dimensione distruttiva delle pulsioni si riscontra nel fatto che aumentano le forme di depressione e dunque il consumo di farmaci antidepressivi: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al 2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti (+114,2%).
2011 - redattore: BS
orso castano : non concordo con certe , anche se larvate, ipotesi che si rifanno al concetto di Baumann della societa' che starebbe diventando sempre piu' "liquida" , cioe' sempre piu' senza regole da rispettare, sempre piu' in balia del singolo, che si costruisce i suoi parametri. Mi sembra invece che vada aumentando il conflitto sociale e di valori, mentre la precarieta' , non "la liquidita'", sociale aumenta e le vie di uscita si rarefanno, spingendo sempre piu' verso il conflitto sociale.... ma le responsabilita' di questa situazione sono individuabili e ben precise . Allarmarsi o indignarsi non basta piu'

ancora sul desease mongering, questa volta anche in Italia si svegliano!!


SALUTE. Farmaci, consumi su. Per colpa della crisi?

Farmaci
27/10/2011 - 10:09
Diversi studi indicano un aumento nel consumo di farmaci e medicinali, in controtendenza rispetto alla generale flessione dei consumi. L'analisi di Rossella Miracapillo, responsabile dell'Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori.
Ci vogliamo tutti più bene, ci curiamo di più, quindi consumiamo più farmaci. Oppure: la crisi economica rende tutti più stressati e di conseguenza si consumano più farmaci. Semplicemente: si sta male, si prendono medicinali. Ancora, più maliziosamente: i farmaci rappresentano un mercato, e se si identificano nuove patologie, si aprono vasti spazi alla vendita di nuovi medicamenti. Di fronte a dati che segnalano un aumento nel consumo dei farmaci, che si vendono sempre bene nonostante (o per colpa?) della crisi economica, qualche dubbio è lecito. L'ultimo, in ordine di tempo, è suscitato dal recente sondaggio Ipsos sugli italiani e il risparmio: gli italiani hanno ridotto tutti i consumi ma l'unico settore che fa eccezione sono i medicinali e i farmaceutici. Il loro consumo è aumentato sia fra chi è riuscito a mantenere il proprio tenore di vita, sia fra chi l'ha visto peggiorare. Lo scorso giugno, dal Censis era arrivata la considerazione che il consumo di antidepressivi fra gli italiani ha avuto un vero boom nell'arco di dieci anni. A settembre, la Società italiana di psicoterapia ha fatto sapere che in un anno la domanda di psicoterapia nei servizi pubblici è aumentata del 10% per problemi economici e familiari legati al disagio economico. Cosa sta succedendo? Abbiamo chiesto un'analisi a Rossella Miracapillo, responsabile dell'Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori.
L'indagine Ipsos dice che consumi sono tutti in diminuzione e che l'unica eccezione sono medicinali e farmaceutici, il cui consumo è in aumento rispetto a due o tre anni fa. La spiegazione, dice Ipsos, potrebbe essere nel progressivo invecchiamento della popolazione e in una crescente attenzione alla cura di se stessi. Dal punto di vista dei consumatori, come si spiega questo aumento nel consumo dei farmaci, che sembra indipendente dal reddito a disposizione?
Il dato di partenza è indubbiamente l'aumento dell'età media degli italiani. Se consideriamo che l'80% dei farmaci viene consumato dagli ultrasessantenni, diventa facile spiegare questo dato. Man mano che aumentano l'età media e le aspettative di vita, aumenta in maniera collaterale il consumo di farmaci. È anche vero che c'è una maggiore attenzione alla salute. E che c'è una forma di medicina 'difensiva', per cui il medico tende a prescrivere un farmaco piuttosto che a negarlo, per evitare che ci siano implicazioni medico-legali successive. Infine, altro elemento di valutazione è dato dalla multiprescrizione. Fino a quattro o cinque anni fa, per una patologia come ad esempio l'ipertensione, la persona veniva curata con un solo farmaco. Con i protocolli moderni - concedetemi, maliziosamente, per far comodo alle industria farmaceutiche, anche se ci saranno motivazioni di tipo curativo - per l'ipertensione oggi si usano almeno due o più farmaci contemporaneamente. Se prima una scatola bastava per curare l'ipertensione per 28 giorni, oggi la stessa persona usa due o tre confezioni di farmaci differenti.
La multiprescrizione è conquista della medicina o ci si gioca un po' su? Perché tre farmaci per la stessa malattia?
A supporto di queste tesi sono stati portati numerosi studi scientifici. Io non sono un medico, quindi non mi sento in grado di criticare questa scelta. Ma dal punto di vista consumerista, un po' di malizia l'avrei, nella valutazione di questa nuova tendenza.
Lo scorso giugno il Censis ha detto che gli italiani sono sempre più soggetti a forme di depressione e che in dieci anni - dal 2001 al 2009 - c'è stato un boom di farmaci antidepressivi, con consumi aumentati del 114%. E c'è anche la crisi economica, che crea stress e disagio. In breve: la crisi ci fa consumare più farmaci?
Probabilmente sì. E non solo la crisi ma anche i mutati stili di vita. Ormai viviamo in maniera talmente accelerata che abbiamo bisogno di dare sempre il massimo delle prestazioni, fisiche e mentali, in ogni circostanza. C'è anche un approccio consumeristico al concetto di salute. Se non si reggono determinati ritmi, se non si riesce a sopportare le frustrazioni del mondo lavorativo e familiare, si ricorre consumisticamente a un prodotto sintetico che costituisca un'ancora di salvezza in una situazione di stress. Siamo diventati sicuramente più fragili dal punto di vista della sopportazione del dolore, delle privazioni e delle mancanze. Dall'altro lato, c'è la "mano santa" dell'industria farmaceutica, che offre tutti i rimedi per tutti i problemi del mondo.
E ogni tanto nascono nuove patologie, dal banale stress da rientro dalle ferie ai momenti di tristezza cronica che pure si attraversano nella vita. Ora sono diventate tutte malattie da curare. Secondo lei, esiste un meccanismo del genere?
Fra gli addetti ai lavori gira una famosissima battuta di un capitano d'industria: "Il mio sogno sarebbe quello di curare tutti i sani". Gli ammalati sono di meno rispetto ai sani. Le patologie più importanti sono state scoperte. La ricerca in sé ha pochi spazi. La cosa più geniale è quella di inventare patologie nuove per far sentire ammalati anche i sani. E allora abbiamo lo stress da ritorno dalle vacanze e dalle crociere o lo stress dall'eccessivo guadagno, o dal poco guadagno. Aumenta la richiesta e aumenta l'offerta.
di Sabrina Bergamini
orso castano : non e' la prima volta che su questo blog si parla (e si porta all'attenzione) il fenomeno del disease mongering , cioe' delle malattie fasulle create x indurre il consumo dei farmaci. Mentre  le ASL tacciono o ne danno notizia in maniera insufficiente  o trasversale o poco chiara dell'aumento dei tumori, di dove questo accada e della tipologia degli stessi , che appaiono, empiricamente, sempre piu' aggressivi e rapidi verso la morte. Sarebbe ora che anche le associazioni dei consumatori, oltre all'Associazione dei diritti dei Malati, che stranamente non conduce una battaglia su questa mancata trasparenza . si dessero una forte scossa. La nostra salute e' preziosa!!  Ad esempio sull'ipertensione essenziale nonostante l'Universita' di Firenze proponga dei metodi privi di farmaci . basati sul respiro, c'e' una forte opposizione passiva da parte delle asl (vedi Torino) che c ontinuano imperterrite ad intossicare i pazienti anche quando se ne potrebbe fare a meno. Le associazioni   dei consumatori, talora stranamente vicine alle politiche farmacologiche delle ASL , che hanno da dire?http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=34790
2011 - redattore: BS