domenica 28 febbraio 2010

il paziente e' un essere umano uguale a noi : l'insegnamento dell'esistenzialismo e della fenomenologia , clicca x art.


lunghi stralci del bell'articolo (da leggere x intero) di m.d.f. (non ci e' dato sapere di piu' , ma ci siamo sforzati) che ribadisce l'importanza di non dimenticare che il "paziente" e' un esere umano non riducibile ad ioggetto di tecniche psicologiche/ortopediche riabilitative , quasi  fisioterapiche, e che l'esperienza di dolore e soffrenza psicologica ha un profondo significato che si puo' solo illuminare e provvisoriamente fornire di un senso , ma solo insieme all'essere umano /paziente, e che occorre rifiutare qualsiasi posizione pseudo scientifica (che collochi lo psicoterapeuta su un piano up) oppure tenerla presente nella misura in cui puo' aiutarci a comprendere ed a d accompagnare nel dare un senso all'esperienza soggettiva di chi ci sta di fronte. Bella anche la rivista nella sua versione on line . Speriamo l'esperianza continui.

<<..........ma la psichiatria è anche e soprattutto ermeneutica: si svolge sul piano dei significati, del comprendere e dell’interpretare; ad esempio ispirandosi alla fenomenologia di Husserl, a quella di Jaspers, all’esistenzialismo del “primo” e alla ontologia del “secondo” Heidegger. La verità ermeneutica non è ovviamente confutabile, come non è dimostrabile con sillogismi ed è caratterizzata dall’implicare un cambiamento sia dell’interprete che dell’interpretato..............Facciamo della epistemologia – invece – quando ci fermiamo alla descrizione dei comportamenti, quando applichiamo scale e questionari, cercando di ottenere dei dati quantificabili, quando studiamo sintomi obbiettivabili e quantificabili, ad esempio in malati organici, confusi o dementi, quando applichiamo casistiche, in certi studi epidemiologici ecc. Ovviamente i confini fra epistemologia ed ermeneutica non sono netti: quando lo psichiatra vuoi fare della scienza, nel suo pensiero si insinuano spesso elementi di interpretazione e di significato; e viceversa.................giova rifarsi al concetto di “йcart organopsychique” di Ey e cioè a quel misterioso spazio che si pone fra i due campi: organico e “psichico”, che difficilmente il pensiero causalistico scientistico ritiene riuscire a colmare e comunque mai rispondendo agli interrogativi ermeneutici...........gli studi fenomenologici (ad esempio di Mundt) (2) vedono in essa (n.d.r. schizofrenia) un disturbo a livello esistenziale e non psicologico, modi di essere abnormi dell’intenzionalitа che si traducono in una “alterità” rispetto al mondo interumano; non dei deficit dunque, ma deviazione che il fenomenologo può “comprendere”. Si può realizzare un Mit-sein col passato, capace di speranze terapeutiche, al contrario delle disperate conclusioni degli studi epistemologici che fatalmente enfatizzano i deficit..............ho visto la schizofre-nicitа come un “plus”, un qualche cosa che dа a tutto il vivere del paziente un colorito che non è solo disordine, incomprensibilitа su un piano cognitivo e sentimentale, dissociazione, atimia, vissuto autistico; ma qualche cosa di piщ e cioи il colore di una “novità”, che ha un senso che è un non senso; un qualche cosa che è coglibile col Prаcoxgefщhl, di cui è celebre la tautologica definizione. In ottica ermeneutica, una “verità” vivendo la quale l’operatore riesce a sentirsi “con” con questo uomo che ogni “con” rifiuta, e così anche l’operatore si sente “mutato”. Troppo facili le analogie con l’opera d’arte e con la fruizione della stessa. Ed è per questo che ho trovato nel secondo Heidegger un conforto a questo vivere la schizofrenicitа non come una romantica creazione (a questo mi portava l’esistenzialismo di Sein und Zeit) ma come l’apertura al disvelarsivelandosi dell’essere, in una abnorme perchè solipsistica apparsa della “radura”, la luce del bosco che si nasconde nell’ombra............Quando tra paziente e operatore si stabilisca un dialogo ermeneutico, come quello che è implicito in ogni approccio fenomenologico (e qui uso questo termine globalmente per indicare le concezioni che si ispirano ad Husserl, ad Jaspers e ad Heidegger ecc.) nell’occasione del colloquio psichiatrico, che non è però l’unica per l’istituirsi di una verità “ermeneutica” in cui due universi si fondono in un terzo nuovo, in cui sia paziente che operatore subiscono un mutamento, non vi è dubbio che si tratta di un “evento” psicoterapeutico, anche se tale evento può avvenire nel corso di una visita medica che non è finalizzata ad essere l’inizio di una psicoterapia; visita, per esempio, specialistica chiesta dal medico curante di un paziente.E cioè, secondo me, un “vero” esame psichiatrico è già l’inizio potenziale di una psicoterapia.........Dunque non solo non esiste rapporto fenomenologico operatore-paziente che non sia psicoterapia, ma ogni profondo contatto operatore-paziente non può non essere un dialogo ermeneutico e quindi implicante “aumento” dell’essere, dei due protagonisti, come dice Gadamer, il quale dialogo avviene sul piano esistenziale di essere-con che è implicitamente fenomenologico.............Parlare dunque di Scuole, di Leggi, di Albi professionali, di “tecniche” da insegnare suona strano: come pensare di ingabbiare, in certo modo, nel mondo tecnico-scientifico-amministrativo quello che appartiene al mondo dei significati e delle libertа progettuali.Il che non significa che una psichiatria orientata fenomenologicamente non possa dare suggerimenti per sviluppi psicoterapeutici su larga scala da parte di operatori psichiatrici: fermo restando quanto sopra ho detto circa una fondante componente fenomenologica anche in trattamenti consapevolmente intonati ad altri approcci che non quello fenomenologico. (D’altra parte per quella polivocitа ermeneutica di cui ho parlato sopra si può sempre trovare per esempio, in una sequenza di interpretazioni cliniche di tipo psicoanalitico, una interpretazione fenomenologica)............Concludendo, ritengo che quanto si può svolgere, nel mondo psichiatrico, sul piano della cosiddetta fenomenologia, (ancora una volta ripeto che questo termine è comprensivo di una molteplicità di eventi) non costituisca tanto un problema di “sapere” da trasmettere, quanto un problema di “esistere”, da favorire. La chiamata ad un tale modo di “esistere”, che coinvolge operatore e paziente, e lo sviluppo di esso che si svolge contemporaneamente come conoscenza e trattamento psicoterapico, non possono verificarsi se non in ambienti in cui esistenze sofferenti costituiscono una spontanea offerta, con la presenza anche di operatori la cui didatticitа sia altrettanto concretamente implicita.Tutto ciò mi pare incompatibile con l’idea di Scuola, di programmi, di esami, di un mondo cioè che appartiene decisamente più all’epistemologia che all’ermeneutica. Penso che una Scuola potrebbe studiare ed esporre la storia delle varie “Scuole fenomenologiche e psichiatriche”, i vari fondamenti teorici. Ciò costituirebbe un utile corredo per gli studi psichiatrici in genere. Una scienza dunque – puramente teorica della fenomenologia psichiatrica e psicoterapeutica può trovare il suo spazio in una Scuola. Invece una fenomenologia psichiatrica e psicoterapeutica come realtà operativa esistenziale non può che nascere e svilupparsi lа dove i malati sono curati. E dunque ovviamente, per quanto riguarda la formazione degli psichiatri fenomenologi, preferirei che la chiamata a questo vivere nascesse dal contatto diretto coi malati........>>

Le prime stazioni a idrogeno in Europa , clicca x link artic.


La Norvegia ha dato vita nel 2005 al progetto idrogeno come parte degli impegni sottoscritti con il trattato di Kyoto. Dopo aver verificato la difficolta' e i costi per il taglio di emissioni nella produzione di energia, il paese nordico si e' indirizzato soprattutto sul taglio delle emissioni nei trasporti dove, grazie all'idrogeno, queste si possono portare a zero con un risparmio valutabile in 1,5 miliardi di tonnellate. E' questo - spiegano allo HyNor Projet - un inizio, che dovrebbe portare in tempi relativamente brevi ad affiancare alle stazioni di servizio 'normali' quelle per il rifornimento di idrogeno. Anche negli Usa esiste un progetto analogo. La California, entro il 2010 - come previsto dai piani del governatore Arnold Schwarzenegger - dovrebbe avere una sua autostrada con stazioni di servizio per il rifornimento di idrogeno.

................La prima autostrada a idrogeno in Europa è stata inaugurata in Norvegia, nella tratta che congiunge la capitale Oslo con la città petrolifera di Stavanger, situata a 560 km di distanza nel nord del Paese scandinavo. Per l'intero percorso i veicoli e le auto a idrogeno possono fare rifornimento presso le stazioni di servizio della compagnia petrolifera norvegese StatoilHydro. Nei prossimi anni è previsto un prolungamento dell'autostrada a idrogeno norvegese anche in Germania.

E' la prima rete di distribuzione dell'idrogeno in Europa. Altre realizzazioni sono già attive negli Stati Uniti (California) e in Giappone. Le precedenti sperimentazioni europee sono state limitate a sporadiche inaugurazioni a carattere locale. Spesso le stazioni di servizio a idrogeno avevano più una finalità dimostrativa, relegate nelle aree industriali delle grandi città europee, ed a basso raggio di azione. La mancanza vera e propria di auto a idrogeno ha infine rallentato qualsiasi investimento nella realizzazione di una rete di distribuzione a vasto raggio. L'inaugurazione di Oslo è il primo passo europeo verso l'effettivo potenziamento della rete di distribuzione autostradale verso la mobilità sostenibile..............

orso castano : e in Italia? al di la' delle  chiacchiere e delle promesse del nostro "ministro" che si affanna sul nucleare , gia' rifiutato con referendum dal popolo italiano , finora aspettiamo fatti e pubblicazioni sul web (quello aperto a tutti!!) su dove stanno queste benedette stazioni di rifornimento e se la nostra maggiore casa produttrice di auto fabbrica , vende , ed a quale prezzo, auto ad idrogeno.....abbiamo fretta, la nostra salute non aspetta!!!

per saperne di piu' sull'idrogeno :l'idrogeno nel 2009 .clicca x intro.

Andrea Pivatello,1979, si è laureato nel 2003 in Ingegneria dei Materiali all’Università di Padova con una tesi sperimentale sulla caratterizzazione dello stoccaggio dell’idrogeno sotto forma di idruri. Si è specializzato nello sviluppo del settore idrogeno ottenendo un certificato post lauream in Hydrogen Safety Engineering all’Università di Ulster, in Irlanda. Ha contribuito allo sviluppo e alla diffusione di impianti per la produzione di idrogeno alimentati da fonti di energia rinnovabile per una società Svizzera. È esperto valutatore di progetti nell’ambito delle nuove energie e dell’idrogeno all’interno della Commissione Europea.

SkySpark, l’aereo a idrogeno , clicca x altri articoli

SkySpark, l’aereo a idrogeno da Torino Valley blog.
Un aereo totalmente ecologico dotato di un propulsore con celle a combustibile alimentate ad idrogeno. Si chiamerà SkySpark il nuovo velivolo della startup torinese DigiSky. realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Aeronautica e Spaziale del Politecnico di Torino .Il progetto totalmente ecosostenibile viene presentato oggi a Torino all’Environment Park ed è unico nel suo genere grazie a tecnologie innovative legate ad un motore elettrico a idrogeno, utilizzato per l’alimentazione delle celle a combustibile, che garantisce un impatto ambientale vicino allo zero.SkySpark sarà un aereo ompatto e ultra leggero, che avrà un peso massimo di 600 chili con un’autonomia di due ore senza rifornimento rendendolo in grado di percorrere 500 chilometri ad una velocità vicina ai 300 km/h. SkySpark vuole battere il record mondiale di velocità e durata per un aereo elettrico destinato al trasporto di persone, impiegando esclusivamente idrogeno come combustibile.
vedi anche : http://menteallegra.blogspot.com/2010/02/per-saperne-di-piu-sullidrogeno.html#links

sabato 27 febbraio 2010

Ancora un attacco alla liberta' di espressione su internet

da Corriere della Sera.it del  24/2/10 di Federico Cella

...........Internet cosa può permettersi e cosa no? Sul Web deve prevalere un concetto di libertà oppure uno di responsabilità? Chi è responsabile dei contenuti postati in Rete? Senz'altro chi li ha prodotti, come i ragazzi di Torino del video, puniti in modo esemplare con ore di volontariato con bambini Down. Il troll "Vendicatore mascherato", nel caso di Facebook, per il quale il ministro Carfagna ieri ha invocato una punizione che non deve sfuggire. Ma sempre il ministro ha poi aggiunto che la Rete deve rimanere libera e che devono essere i navigatori stessi a essere i "watchmen" di Internet. Autoregolamentazione. Sulla stessa linea è Facebook, nell'unica dichiarazione ufficiale sull'argomento che siamo riusciti a ottenere: "Sebbene normalmente non siamo soliti rilasciare dichiarazioni in merito a specifici Gruppi o Pagine su Facebook, tuttavia prendiamo molto seriamente la nostra policy sui Termini di Utilizzo, reagendo tempestivamente per chiudere i Gruppi che violino i suddetti termini. Nello specifico, siamo particolarmente sensibili ai Gruppi che minacciano violenza verso gli individui e provvediamo a chiuderli appena ne siamo informati, spesso dagli utenti stessi che ce li segnalano". Concetto evidentemente non condiviso dal tribunale di Milano, che invece ha ritenuto il provider del sevizio online altrettanto responsabile di contenuti messi online e che violano la legge. La notizia da poco uscita, seguita in questi anni da Corriere.it e da questo blog, sta rapidamente rimbalzando su tutte le agenzie di stampa internazionali e presto arriverà anche nelle prime pagine digitali dei giornali americani (sul Nyt, che ha semrpe seguito la vicenda, c'è già). Perché il processo di primo grado, svolto davanti al giudice Oscar Magi, che si è concluso oggi è in assoluto il primo procedimento penale anche a livello internazionale che vede imputati responsabili di Google per la pubblicazione di contenuti sul Web.
Google intanto ha annunciato che ricorrerà in appello, l'azienda si schiererà compatta a difesa dei suoi dipendenti. E della propria policy. Perché altrimenti, come detto, il precedente potrebbe risultare devastante. Marco Pancini di Google Italia esprime il concetto in modo decisamente chiaro: "La sentenza è un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali è stata costruita Internet". Perché, secondo i portavoce nostrani del colosso americano, se viene meno il principio che la responsabilità dei contenuti è esclusivamente di chi li carica in Rete, "cade di fatto la possibilità di offrire servizi su Internet".

Intanto in Italia zizzti zitti, piano piano , col decreto fatto in mano , sistemiamo questi qui':
il Parlamento sta dicutendo del Decreto Romani ,
da Dolce stil Web , clicca x art. int.
................In particolare le Commissioni competenti della Camera e del Senato hanno votato dei pareri favorevoli con condizioni e osservazioni, alla luce anche delle numerose osservazioni emerse nel ciclo di audizioni effettuate. I testi ufficiali sono disponibili a seguenti link: Commissioni riunite Cultura e Telecomunicazioni della Camera, Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera , Commissione Cultura del Senato e Commissione Comunicazioni del Senato.

Gli argomenti più dibattuti sono stati le disposizioni inerenti le quote di investimento destinate all’audiovisivo , il ruolo dell’AGCOM nella regolamentazione di Internet e la dichiarazione di inizio attività per la diffusione di contenuti on demand nella Rete. .Si attende ora la decisione del Governo.

AGCOM :Autorità per le garanzie nelle comunicazioni , CLICCA


orso castano : la tesi di Google e' condivisibile , chi commette un retato deve risponderne , mettere a disposizione uno strumento per pubblicare e diffondere le proprie idee non e' un reato, la censura preventiva e' privazione di liberta'. Per questo e' importante , se non determinante che chi pubblica deve rendersi rintracciabile. Ha fatto bene Google a ricorrere in appello. Ancora una volta si deve difendere la liberta' di espressione. Chi ha il potere  (e non di rado e' proprio la burocrazia statale deve rispettare i diritti civili  di tutti. 

Michel Rogers ed i Millenials , cioe' gli onnivori opportunisti acritici insaziabili di internet


il futurologo , assunto dal New York Times definisce i Millenials (intervista pubblicata su Donna di La Repubblica di un anno fa')
......:molti "colleghi" amano parlare di cosa succederà nel 2050. Per me quella è pura fantascienza. Qui al Times lavoro su tendenze che potrebbero diventare reali tra 18 mesi e 5 anni. Nelle nostre riunioni, avere un "futurista" nella stanza aiuta a usare l'immaginazione in modo più libero, senza la pressione dì dover fare soldi la prossima settimana». In che cosa consiste il suo lavoro nel dipartimento Ricerca e Sviluppo del New York TJmes? «A differenza del dipartimento Ricerca e Sviluppo di aziende informatiche o farmaceutiche, le nostre indagini hanno una ricaduta pratica più immediata. Il team è composto da una decina di ingegneri elettronici, cosa inusuale in un società di comunicazione. Vengono dal Mit e da Walt Disney e uniscono immaginazione e competenze tecnologiche, lo scrivo proposte e relazioni sulle tendenze del mercato e insieme creiamo prototipi di come il New York Times potrebbe essere da qui a poco. L'unità commerciale decide se i progetti faranno soldi o no». Come sarà il Timemes tra 5 anni? «L'accesso alle notizie sarà molto più interattivo e basato sul video. Uno dei progetti a cui lavoriamo è l'utilizzo dei codici a barre, una tecnologia piuttosto comune in Giappone che il quotidiano tedesco Die Welt sta sperimentando con Welt Kompakt, il tabloid dedicato ai giovanissimi. Accanto agli articoli c'è un codice, il cellulare lo legge e si connette a pagine web con più informazioni online sullo stesso tema. Un'altra ricerca riguarda lo schermo gigante che fra tre o quattro anni occuperà il salotto degli americani. Sullo schermo ci saranno finestre, basterà clìccarci sopra col telecomando per accedere a un'intervista o a uno slide show del Times. Potrò cominciare a leggere un articolo sul grande schermo la mattina, uscire e continuare l'esperienza in auto grazie a un sintetizzatore vocale che legge la stessa notizia arrivata sul cellulare. Abbiamo lanciato ShifD, un'applicazione che permette di salvare i contenuti del giornale e condividerli su pc e cellulari. Immaginiamo media che seguono gli utenti ovunque, sanno dove sono e che cosa vogliono. Molta gente continuerà a guardare la tv in modo passivo, ma la generazione giovane, i cosiddetti Millennials. sarà pronta a una fruizione diversa». Chi sono i Millennials? «Sono consumatori di informazioni onnivori e opportunisti. Usano tutti i media e spesso più d'uno insieme. I baby boo-mers ascoltavano le notizie sorseggiando il caffè la mattina o un cocktail la sera. I Mìllennials non hanno comportamenti di consumo consolidati e vivono in uno stato di attenzione parziale continuata. Sono la generazione cablata, quelli perennemente connessi a Facebook e MySpace, ma consumano le news solo quando invadono il loro mondo. Dieci giorni dopo il massacro di Virginia Tech, un evento dall'impatto enorme sui giovani americani, abbiamo fatto una ricerca sul come avevano appreso e seguito la notizia. Mi ha sorpreso scoprire che l'hanno saputo dopo i genitori, che tengono le notizie sotto occhio. Al contrario di quanto suggerito da molti, i social network non sono stati una fonte primaria di aggiornamento. «Questo dimostra che la nostra strategia è corretta: per avere l'attenzione dei Millennials i titoli del Times devono apparire ovunque, sul cellulare, su Facebook e sullo schermo a casa». Questo scenario ha dei risvolti inquietanti. Saremo tutti sotto controllo come Tom Cruise in Minority Report?«Oggi i Millennials che si mettono a nudo sui social network sono meno preoccupati di difendere la propria privacy. Ne fanno a meno perché hanno qualcosa in cambio. Un giorno non lontano gli utenti del New York Times dotati di Gps potranno camminare per la città e richiedere al nostro sistema informazioni sugli edifìci più interessanti tratte da centinaia di articoli scritti da un giornalista specializzato nella storia e nell'architettura newyorchese. Ovviamente prima dovranno darci il permesso di localizzarli».Con l'esplosione della blogosfera è fiorito il fenomeno del citì-zen journalism. In che modo influenzerà i giornali? «La partecipazione del pubblico sarà più rilevante. Al momento però è molto costoso avere giornalisti che leggono i contributi dei lettori. Per questo stiamo cercando modi di automatizzare la relazione con l'audience. Oggi esìstono software che cestinano commentì volgari, noi siamo interessati al prossimo livello: un programma che scansioni mille messaggi, ne selezioni 40 interessanti e li passi al giornalista che decide quali mettere in pagina». Secondo lo studioso Philip Meyer negli Stati Uniti l'ultimo quotidiano cartaceo sarà stampato nel 2043. È d'accordo? «Dopo 20 anni spesi a capire come rimpiazzare la carta, ho imparato ad averne grande rispetto. Il giornale tradizionale è trasportabile, non ha bisogno di elettricità e permette di riprodurre immagini di qualità straordinaria. Un filone di ricerca interessante riguarda l'E-Ink, la carta elettronica, cioè schermì sottìlissimì e arrotolabìli. Ma oggi questa tecnologia è in bianco e nero e non supporta i video. Forse tra dieci anni soddisferà il bisogno di colori del pubblico e degli inserzionisti. Non c'è dubbio che magazìne e quotidiani, TJmes compreso, dovranno cambiare. Il sito diventerà il prodotto centrale, il giornale su carta sarà uno spin-off. Ma è importante ricordare che mentre in Europa e negli Usa la stampa è in declino, nel resto del mondo è un business che genera profitti considerevoli». A proposito di business: si parla molto di "freeconomics", l'economia della gratuità. Anche il Times è diventato completamente accessibile senza abbonamento. Che cosa riserva il futuro per l'industria editoriale? «Jeff Zacker, influente dirigente della Nbc, ha detto che nell'era digitale il mercato tv sta scambiando dollari per centesimi. Lo stesso vale per i giornali. Abbiamo un nuovo pubblico ma non paga come prima. Il profitto è la grande sfida. Nessuno ha rinunciato a vendere, ora ciò che conta è sviluppare nuovi prodotti elettronici. In America la tv era gratuita, poi negli anni Ottanta Hbo la lanciato il modello pay-per-view. Sembrava ridicolo, ora è un giro d'affari miliardario. L'altra sfida è superare il di-gital-divide. Nel 1946, l'anno del debutto della tv negli Usa, i sociologi parlavano di medium elìtario. Due anni dopo nelle case degli americani c'erano più televisori che bagni funzionanti. I guai della Silicon Valley chiamano i poveri "il secondo miliardo", sono un nuovo mercato. Per raggiungerli servono tecnologie a basso costo».

giovedì 25 febbraio 2010

I Millenials ? chi sono? Finiremo dentro uno Strange Day?

"Sono consumatori di informazioni onnivori e opportunisti. Usano tutti i media disponibili, spesso più di uno insieme, in multitasking. Non hanno comportamenti di consumo consolidati e vivono in uno stato di attenzione parziale continuata. Sono perennemente connessi a Facebook e MySpace, ma consumano le news solo quando invadono il loro mondo"
“Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny? Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata, ogni genere di governo è stato provato, capisci? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo gusto di gomma da masticare, i cereali per la colazione, ogni tipo di schifoso… capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere, per altri mille anni?” (Max Peltier, da Strange Days, Kathryne Bigelow, 1995)
Questo è Strange Days. Nel film andava forte una droga, che si chiamava Squid, acronimo di Superconducting Quantum Interference Device (dispositivo di interferenza del superconduttore quantum). Era un microchip, serviva a registrare la vita degli altri prelevandola direttamente dalla corteccia cerebrale delle persone. Chi la assumeva, appoggiando il dispositivo alla fronte, riviveva cose già vissute, da sé o da altri, aggiungendo le emozioni del momento a quelle precedenti. Si trattava di fantascienza, ma non c’è bisogno di essere futurologi per capire che in fondo, utilizzando Internet, Facebook, MySpace, Digg, Twitter, Youtube, siamo tutti Squidders. Tempo fa Michael Rogers, già futurist-in-residence del New York Times, disse: “segnatevi questa data: il 17 febbraio 2009, con lo switch-off digitale, negli Stati Uniti la disponibilità di wireless a banda larga aumenterà a dismisura e l’esperienza della rete andrà incontro a una trasformazione radicale”. Se una volta le modalità di fruizione erano limitate all’osservazione, alla navigazione e all’accesso a informazioni altrimenti irreperibili, oggi col multitasking, i social network e i social media, queste modalità sono esplose. Si continuano a vedere i Tg della Tv generalista, certo, ma il blogging ha creato il citizen journalism; si guardano telenovelas brasiliane spingendo il tasto verde del telecomando satellitare, ma sono fiorite le web tv; la crisi economica detta scelte e limita possibilità, ma la freeconomics (la cosiddetta economia della gratuità), il software libero, le licenze Creative Commons, aprono nuove inaspettate prospettive di realizzazione dei propri sogni. Tutto questo determina un surplus di interazione, una proliferazione delle modalità attraverso cui fare entrare in collisione mondi differenti, un tempo esclusivi e chiusi. Le esperienze si moltiplicano, si costruiscono nella condivisione, vengono vissute e rivissute grazie a dispositivi tecnologici e a programmi di condivisione inimmaginabili ai tempi di uscita del film. Moltiplicazione dei punti di vista, degli angoli di visione, esplosione di regie personalizzate dello stesso film. Iniezioni sublinguali di prospettive altrui: basterebbe voltare di colpo la testa e gli occhi vedrebbero immagini sovrapposte. Le percezioni si dilatano insieme alla banda che le contiene e veicola, si creano connessioni tra esperienze frantumate, tra neuroni e mondo ecologico. Siamo in cerca di Squid mai immaginati.
Non tutto è stato provato.
(Max Peltier, da Strange Days, Kathryne Bigelow, 1995)





mercoledì 24 febbraio 2010

cosa c'e' nel futuro della psichiatria

.......... Il problema è nostro, proprio della psichiatria, di accompagnare l'uomo verso una vita il più possibile lontana dalla malattia, e consona alle sue legittime aspirazioni di normalità. Questo è compito di un nuovo umanesimo e di una diversa coscienza di chi dell'umanesimo ha fatto la sua mission. Di questo va tenuto conto se nel futuro non si vuole che la psichiatria di comunità resti solo un fatto geografico e perda il senso profondo del suo lavoro rivolto a garantire la salute mentale non solo dell'individuo, ma dell'intera popolazione. ..........Quello che invece rappresenterà il futuro sono alcuni aspetti, ora in germe, ma che in un tempo non molto lontano modificheranno la modalità del nostro intervento. Mi riferisco in campo terapeutico agli attuali sviluppi della genetica psichiatrica e della medicina molecolare che, chiarendo in maniera sempre più approfondita le basi molecolari delle nostre malattie, consentiranno di apprestare tarmaci sempre più mirati al trattamento nelle malattie in genere, comprese quelle psichiatriche, con il tentativo di fornire in tempi non molto remoti una farmacoterapia mirata e personalizzata per i disturbi mentali. Attualmente ciò rapprenda il futuribile, ma se i progressi delle scienze di base e la loro applicabilità alla clinica saranno molto veloci, lo scenario che consentirà questo nuovo percorso farmacoterapeutico non sarà estremamente lontano.
........Nel terzo millennio l'assistenza psichiatrica in comunità avrà come obiettivo a cui tendere sempre più. la gestione dell'assistenza seguendo i principi etici generali che costituiscono la base dell agire medico e cioè la assenza del danno per gli utenti, i benefici dell'intervento, il rispetto dell'autonomia, la-giustizia sociale.
La declinazione di tali principi etici generali nell'ambito psichiatrico deve costituire il faro dello sviluppo della assistenza psichiatrica futura per consentire una sua applicazione omogenea nell'intero territorio nazionale. Andranno quindi sviluppate trattamenti ed assistenza psichiatrica che possano promuovere la autonomia del paziente. I servizi dovranno essere in grado di fornire interventi terapeutici che dovranno esere efficaci e produrre significativi miglioramenti e benefici nella vita reale degli utenti. Dovrà essere garantita la accesibilità alle cure che consenta di ricevere assistenza quando e' necessario. 1 servizi dovranno poter fornire interventi terapeutici nei confronti di tutte le nalattie mentali, soprattutto nei onfronti di quelle emergenti ome i disturbi dell'umore e quelli della personalità, ed il servizio dovrà essere equo, Dovrà consentire l'accesso a tutti i tipi di cura a tutti i cittadini secondo necessità e per questo dovrà essere definito un razionale che consenta una giusta distribuzione delle risorse. Dovrà essere inoltre aumentata l'efficienza degli interventi in modo da poter garantire a tutti gli utenti le prestazioni necessarie a parità di condizioni tanto più nei periodi di contrazione delle risorse generali a disposizione. Dovrà essere garantito un finanziamento idoneo, necessario per creare le strutture mancanti, potenziare quelle esistenti, ma soprattutto per garantire a tutta la popolazione, indipendentemente dal luogo di residenza , l'accesso ai servizi . La speranza nel futuro è che l'intervento psichiatrico possa seguire i principi etici enunciati nella Dichiarazione di Caracas ( 1990) ed in quella di Madrid i 1996). Il precedente progetto obiettiv fissava nel 5% il fondo a disposizione finalizzato per la psichiatria; la realtà di assegnazione di risorse  non superano in genere il 1-3% del finanziamento a diposizione degli enti statali erogatori ; un nuovo progetto di legge Ciccioli, Palumbo, Di Virgilio prevede una destinatene vincolata del 7% delle risorse. Una valutazione a parte, na non di secondaria importanza va riservata alle modifiche al Ddl alla Camera dei deputati Ciccioli, Palumbo, Di Virgilio.Ddl previsto nel programma del Governo in carica e che dovrebbe vedere la luce quanto prima.
Il Disegno di legge ha tra le sue motivazioni ed il suo fine quello di regolamentare di aspetti non previsti o non tutelati dalla legge 180 e di superare le difficoltà operative e i problemi gestionali presentatisi in questi ultimi trenta anni. ....... questa nuova proposta di legge ,che viene presentata come ulteriormente garantista, ma che per certi aspetti pratici garantista , lo sembra più per il corpo sociale che per i pazienti. Penso alle difficoltà nella applicazione del cosiddetto "contratto di Ulisse", il contratto terapeutico vincolante per le parti, che presuppone un consenso informato vero, laddove siamo in presenza di pazienti in cui ci si dibatte giornalmente tra consenso informato "quasi vero" ed assenso alle cure. Penso alle difficoltà di predisporre un Tso a domicilio del paziente (affidato a chi? Con quali garanzie delle cure? Somministrate da chi in caso di rifiuto?) Alla istituzione del Tsop (trattamento sanitario prolungato), senza il consenso del paziente, finalizzato al ricovero obbligatorio di coloro che necessitano di cure non ritenute necessarie per tempi prolungati in luoghi diversi da quelli dove vengono trattati in acuzie. Durata 6 mesi, con possibilità di proroga. Strumento questo che pur essendo motivato dalla lodevole necessità di poter curare per tempo prolungato e in luoghi precisi persone che sono in uno stato di acuzie continua, può generare fantasmi di ritorno al passato con provvedimenti obbligatori che segreghino pazienti per anni all'interno di strutture, è vero non più manicomiali, ma che possono diventarlo.
Che dire poi della conciliabilità delle esigenze di privacy dell'utente, costituzionalmente garantiti, ma che per legge vengono derogati con obbligo di informare sulle proprie condizioni di salute terzi, ancorché familiari, in deroga al principio inviolabile della privacy individuale.Grande apprezzamento ed aspettativa riveste invece la disposizione che riserva una quota di bilancio prevista per finanziare i servizi di salute mentale al 7%. Tutti gli psichiatri ci sperano molto per poter finalmente evitare i legacci di un finanziamento insufficiente che si porterebbe dietro inevitabilmente una strutturazione dei servizi povera e poco efficace ed una assistenza poco produttiva ed a macchia di leopardo. Questi sono i problemi che discuteremo presto. Il futuro è complesso, ma non disperiamo che sia migliore. Abbiamo iniziato 40 anni fa con quasi un "esperimento dal vivo" e siamo arrivati ad avere una strutturazione dell'assistenza psichiatrica che in generale penso sia di qualità e che ci viene invidiata anche da paesi cosiddetti civili più ricchi di noi. La legge 180 ha prodotto trasformazioni radicali e positive nelle istituzioni psichiatriche italiane e nelle condizioni di vita e di cura degli ammalati psichici. Dopo trenta anni sono comunque mutate la società e la medicina. Le innovazioni normative in itinere vanno affrontate con molto realismo, lontano dalle guerre di religione ed ideologi-che di passata memoria, salvaguardando principi basilari e di civiltà quali la inclusione dei servizi psichiatrici, in modo particolare quelli ospedalieri, all'interno del servizio sanitario nazionale, realizzando la struttura organizzativa dipartimentale ovunque, mantenendo gli accertamenti ed i trattamenti sanitari non volontari nell'ambito dell'emergenza sanitaria generale e rifiutando le legislazioni psichiatriche speciali. Questa è l'eredità della svolta riformista che abbiamo fatto trenta anni fa e che non va perduta.
La prima parte sul n. 10/2009
orso castano : questo lungo stralcio  e' tratto dall'ultimo numero della rivisata nazionale dell'ANAAO , "Dirigenza Medica " , n° 1/10. Pur essendo del tutto condivisibile tralascia alcuni aspetti dell'assistenza psichiatrica che, proprio per lo sviluppo della farmacopterapia e degli strumenti di comunicazione diventeranno sempre piu' cruciali ; i "pazienti" potranno essere trattati sempre piu' a domicilio, gli strumenti di comunicazione , come internet, consentiranno una "vicinanza" sempre maggiore ed un'informazione sui farmaci e sulle "tecniche psicologiche " di intervento  sempre piu' ampia ed accessibile, ampliando cosi' le conoscenze e la  consapevolezza del "paziente". Le possibililita' di intervenire piu' precocemente si amplificheranno , gli attori che , in tale direzione, verranno coinvolti aumenteranno : dai medici di medicina generale alle onlus dedicate, dalle strutture religiose a quelle ecosistemiche del territorio. Su questi temi si stanno avviando riflesssioni approfondite ; il rischio e' che , paradossalmente, nonostante le linee guida del NICE (tanto per citare le piu' famose)  si concretizzi un crescente processo di medicalizzazione ( semza peraltro che vengano risolti i problemi dell'assistenza psichiatrica)  supportato da una farmacoterapia che promette sempre di piu' farmaci con quasi nulli effetti collaterali ed alta "incisivita'"; medicalizzazione che rigetterebbe il ruolo dello psichiatra in una dimensione custodialistica , piu' soft ma pur sempre manipolatoria , con tanti saluti al vecchio, ma  affascinante slogan "la liberta' e' terapeutica". Le "tecniche psy-interventiste semplificate e banalizzate , con il "gaudente" supporto dei tabloids, complementari alla funzione predetta, completerebbero il quadro , manipolando con mosse veloci e raffinate , il "paziente" fino ad indurre una falsa coscienza dei problemie3 delle soluzioni. Certo sto parlando di un rischio , ma c'e' da riflettere...........o no? Il discorso e' lungo . Vi ritorneremo.




Cuba, prigioniero politico Zapata morto dopo sciopero della fame

HAVANA (Reuters) - Un prigioniero politico cubano è morto ieri dopo 85 giorni di sciopero della fame, iniziato per chiedere migliori condizioni di vita in carcere. Lo ha fatto sapere un gruppo per i diritti umani.

Orlando Zapata Tamayo, 42 anni, è morto in un ospedale dell'Avana dove era sottoposto a flebo nel tentativo di mantenerlo in vita, ha detto Elizardo Sanchez del gruppo indipendente Cuban Human Rights Commission."E' un'enorme tragedia per la sua famiglia, per il movimento per i diritti umani di Cuba e per il governo dell'isola, perché ora ci saranno proteste sia a Cuba che all'estero", ha detto Sanchez a Reuters."La sua morte dimostra l'arroganza totalitaria, che non tiene in conto l'impatto umano delle sue azioni".
Sanchez ha detto che le autorità cubane avrebbero dovuto sottoporre Zapata, idraulico della provincia di Holguin, ad alimentazione forzata per impedire la sua morte. Zapata era in carcere dal 2003 e doveva scontare una pena di 25 anni per vilipendio, disordini pubblici e resistenza al governo comunista dell'isola caraibica, stando a quanto riferito da Amnesty International, che l'ha inserito al 58esimo posto della classifica dei "prigionieri di coscienza" di Cuba che, secondo il Miami Herald, sono circa 200 sull'isola. Il senatore statunitense della Florida Bill Nelson ha definito la morte di Zapata "un triste promemoria del tragico costo dell'oppressione e della dittatura che non dà valore alla vita umana"."Tutte le persone che amano la libertà, in ogni parte del mondo, dovrebbero ritenere il regime cubano responsabile per la sorte di Orlando Zapata Tamayo", ha detto Nelson.


orso castano : la liberta' di espressione delle proprie idee e' sacrosanta e nessun regime o governo dovrebbe colpirla. Far finta che nulla succede significa , in fondo, non rigettare il totalitarismo.....

sabato 13 febbraio 2010

Sanita' : + informazione e + trasparenza per i cittadini



un argomento che approfondiremo con confronti  su quanto accade fuori d'Italia

ricerca scientifica e profitto.......La Glaxo non tornerà indietro , da L'Arena on line , 10/02/2010

Gian Pietro Leoni, presidente di Glaxo per dieci anni Il suo pensiero ricorrente, in questi giorni di amarezza, è uno solo: se fosse accaduto quando c'ero io, come starei? «Non ci sono in ballo 550 persone, ma 550 famiglie». Gian Pietro Leoni è stato presidente e amministratore delegato di Glaxo dal 1993 al 2003; è entrato in via Fleming nel 1987 «quando stavano mettendo la prima pietra del Centro ricerche che ora si vuole chiudere». È stato anche presidente di Federfarma; poi ha guidato qualche anno l'Agsm fino al 2007. Top manager di livello internazionale, non ha mai smesso di seguire Glaxo, parlare con gli ex collaboratori, andare alle cene aziendali.Dottor Leoni, il ministro Sacconi dice che il centro ricerche Glaxo deve restare. Da quello che lei sa, la decisione di Gsk è irrevocabile? Guardi, ci si deve rendere conto che è molto difficile attendersi una rivisitazione della scelta da parte del gruppo multinazionale, altrimenti non l'avrebbero annunciata. Non l'hanno fatto per fare baccano. Una decisione presa perché si vuole andare via dall'Italia? No, qui non c'entra né Verona, né l'Italia. Gsk chiude Verona perché qui c'è il settore della ricerche nel campo delle neuroscienze, dal quale si vuole uscire perché non ci sono più i margini di una volta. Guardiamo i numeri: negli anni Novanta venivano prodotte 45 nuove molecole; negli anni 2000 siamo scesi a 25 e siamo andati sempre calando. Il settore è maturo, i brevetti svaniscono, la produttività di questo tipo di ricerca si sta svalutando. I costi della ricerca invece salgono vertiginosamente a fronte di progressi che non sono rivoluzionari, non ti fanno fare il grande salto nel mercato. E nel mercato invece entrano i generici che ti portano via quote.E il profitto è calato...Certo. In questo modo si sono avuti rilevanti cali dei margini, diciamo nell'ordine del 25% rispetto alle vendite. E questo è un ragionamento mondiale: gli azionisti vogliono profitti e dividendi; se il profitto si indebolisce si arriva a interventi come questi, di tipo chirurgico: vengono eliminate le aree terapeutiche più a rischio. E la prima è l'area delle neuroscienze. Non so se sono stato chiaro.Chiarissimo. Ma non è possibile buttar via tutto...È una situazione che fa male, che lascia molto amaro. Proprio per questo anch'io sono convinto che buttar via tutto con un colpo di spugna sarebbe criminale. Che cosa farebbe? Esiste un piano B? Io busserei ovunque e non lascerei nulla di intentato. Se si vogliono salvare dei posti, bisogna salvare in qualche modo il centro ricerche. perché altrimenti questi ricercatori dove li collochi? È un patrimonio molto particolare, con un know how unico al mondo, che va preservato: ci sono ricercatori provenienti da 20 Paesi, un centro di eccellenza vero e proprio: non va disperso. Si parla di creare un distretto scientifico, di sviluppare i nanofarmaci: può essere una strada? Io sono d'accordo: non va lasciato nulla di intentato. Perché non provare a ripartire con un distretto della ricerca? Ma è ovvio che deve farne parte Glaxo Italia, perché la soluzione non deve essere locale, ma nazionale. Io francamente mi aspetto che si muova Glaxo Italia, che ci si inventi qualcosa di nuovo che abbia molti e diversi obiettivi, non solo le neuroscienze. E sia l'azienda italiana Glaxo che la Regione potrebbero sostenere una soluzione di questo genere. È meglio una soluzione alternativa piuttosto che chiudere tutto no? Lei pensa che Glaxo porterà tutto in Asia, Cina o India che sia? Mah, potranno anche portare in India e Cina la ricerca di routine e la chimica semplice; ma la chimica sofisticata resterà in Europa e negli Stati Uniti.Avrebbe mai pensato che si sarebbe arrivati alla chiusura del centro di ricerca? Quando ero presidente e tornavo a casa pensavo sempre che il punto di forza era evitare la chiusura del centro di ricerca. Sono i primi a saltare perché trasferiti in posti dove la ricerca costa meno. E bisogna combattere tutti i giorni per mantenerli e difenderli. La responsabilità sociale, mi creda, è molto, molto sentita. Maurizio Battista : 
ma sempre dalla stessa pagina :
I dati presentati da GSK stessa agli azionisti il 4 febbraio 2010 parlano chiari : stiamo ragionando di una azienda che nella sua complessita’ ha visto un fatturato del 2009 di 28 miliardi di sterline, in crescita come valore assoluto del 16% rispetto all’anno precedente, corrispondente ad un profitto al netto di tasse ed altro di 6 miliardi di sterline (+13% sul 2008); gli azionisti potrebbero anche essere contenti del fatto che il dividendo per azione e’ salito da 104,7 a 121,7 pennies per azione, un aumento del 16% sul 2008. La disponibilita’ di cassa (gli spiccioli che GSK ha nel portafoglio per le caramelle ed il giornale) e’ pari a 5 miliardi di sterline (+12% sul 2008) Non so se ce ne rendiamo conto: una azienda in attivo, sana, addirittura in crescita, considerando l’anno “horribilis” del 2009, azioni ben remunerate nel loro dividendo. I farmaci generici stanno erodendo questo valore, e’ vero, ma se questa erosione porta a questi risultati ben venga. Inoltre occorre una certa capacita’ commerciale a gestire i prodotti usciti dal brevetto: ne e’ un esempio il Ventolin della GSK ormai vetusto e da lustri fuori brevetto che pero’ guadagna ancora i suoi bei 477 milioni di sterline (+26% sul 2008 !!) Quindi, magari, piu’ che eliminare i ricercatori occorrerebbe eliminare quel management che non e’ capace di gestire i prodotti nella loro fase post-brevettuale e premiare altresi’ il management del Ventolin, ad esempio. Fonte: “Q4 Results 2009 Presentation to Investors & Analysts” Link dal sito istituzionale della GSK

orso castano : all'interno della stessa logica del profitto possono esserci errori o posizioni contrastanti . Resta il fatto che di fronte ad una consistente protesta l'azienda nin e' tornata sui suoi passi. Evidentemente ha vinto chi all'interno non riteneva il margine di profitto sufficientemente alto per rendere interessante la permanenza a Verona oppure la Glaxo intende investire altrove  ed in altri settori, con margini di profitto maggiori. La forza lavoro, come qualcuno aveva detto un secolo fa e piu', e' un elemento secondario da mettere da parte rispetto al profitto...

l'Iran al potere e le donne

da youtube
La dolorosa storia di Taraneh Moussavi, arrestata durante le proteste popolari a Teheran post 12 giugno 2009, violentata ripetutamente dai Basiji e dai Passdaran e bruciata e abbandonata in mezzo al deserto, raccontata in un'animazione di Simone Ferrarini. QUESTO VIDEO NASCE DALL'IDEA E DALLA VOGLIA DI RACCONTARE L'ORRORE DI QUESTA TERRIBILE STORIA. QUESTO NON E' UN VIDEO MUSICALE, HA SOLO L'OBIETTIVO DI RACCONTARE NELLA SPERANZA CHE SIA UTILE PER SAPERE CAPIRE E RIFLETTERE.



martedì 9 febbraio 2010

l'epigenetica secondo Bruce Lipton :Come vivere al meglio,come guarire malattie con la mante, (fisica quantistica e medicina) , confutazione della fisica newtoniana

il gufo d'oro a Leeds (Yorkshire)




la playlist  del suo seminario su youtube , 16 interventi da vedere , clicca qui
da Wikipedia :
Per epigenetica si intende una qualunque attività di regolazione dei geni tramite processi chimici che non comportino cambiamenti nel codice del DNA, ma possono modificare il fenotipo dell’individuo e/o della progenie. Ad esempio:  Metilazione del DNA , acetilazione degli istoni
Questi fenomeni epigenetici alterano l'accessibilità fisica al genoma da parte di complessi molecolari deputati all'espressione genica e quindi alterano il grado di funzionamento dei geni.

per saperne di piu':  http://epigenome.eu/it/

orso castano : l'assunto "un gene >> una proteina viene sempre piu' messo in discussione , non per una critica radicale all'evoluzionismo DArwiniano , ma per rimarcare come l'ambiente (cellulare e non) possa modificare , al di la della selezione "naturale" , l'espressione dei geni. Non sappiamo se questo portera' ad un rovesciamento o ad un abbandono delle ipotesi di Darwin , ma ceratmente questi studi sono molto interessanti 

lunedì 8 febbraio 2010

I geni che potrebbero garantire qualità positive sono i meno conosciuti. l«designedbaby» sono pura utopia ?


da Domenica del sole24ore , di Christiane Nusslein-Vothard
per saperne di piu' clicca qui' 


"Sta per uscire per i tipi di Zariichelli il volume del premio Nobel Christiane Niisslein-Volhard : II divenire della vita. Come i geni controllano lo sviluppo. Né pubblichiamo uno stralcio: "Nelle utopie del bebé su misurao «designer-baby» si gioca non con i geni che, se difettosi, possono provocare malattie, ma con quelli che determinano caratteristiche gradevoli o p'ositive. Tuttavia, questi geni sono i me-i no conosciuti e in pratica non esiste neppure possibilità di individuarli. Nell'uomo le funzioni dei singoli geni possono essere individuate soltanto in base al fenotipo delle malattie ereditarie.In altri casi la correlazione tra gene e fenotipo è talmente complessa che non è possibile effettuare associazioni univocne. Sulla funzione dei geni umani possono comunque fornirci informazioni i corrispondenti mutanti nel topo. Cosi si ottengono però informazioni ùtili soltanto per geni che riguardano funzioni biochimiche generali, che si Svolgono in maniera simile nell'uomo e nel topo. Ma il topo non possiede capacità cognitive superiori, quelle che interessano il designer-baby, e sicuramenteha un senso del bello assai diverso dal nostro. Non va infine dimenticato che ogni gene è comunque presente in duplice copia e che con un test genetico si potrebbero analizzare semplicemente i diversi alleli dei geni (e dunque non la semplice presenza  o assenza). Non e' dunque affatto facile determinare le caratteristiche individuali che saranno presenti in un soggetto, anche avendone analizzato il Dna, e ancor meno stabilire se alcuni dei suoi geni siano presenti in forme alternative. Ecco gli stretti vincoli naturali che pongono limiti alle ipotesi visionarie: 1) le varianti geniche non trasmesse dai genitori all'embrione non possono essere selezionate. 2) Soltanto il gene può essere selezionato, non la caratteristica. Anche la correlazione tra gene e caratteristica è estremamente complessa. 3) Di regola i caratteri si basano su costellazioni di più, geni, che spesso si trovano su cromosomi diversi i quali si distribuiscono fra le cellule germinali in modo indipendente l'uno dall'altro. Per motivi puramente statistici, le costellazioni desiderate sarebbero pertanto rare. 4) Pensino in caso di complèta corrispondenza tra geni, come nei gèmelli monozigoti, le caratteristiche dell'uno non permettono di  prevedere con certezza quelle dell'altro ; Ciò significa che sono determinanti anche molti fattori non genetici e che molte caratteristiche non sono prevedibili con certezza in base alla sémplice costéllazìonè genica. Per motivi analoghì ogni ipotesi di manipolazione genetica dell'uomo mediante l'introduzione di geni prescelti và ricacciata nel regno delle utopie. Certamente, «più la ricerca procede, più cose verranno i scoperte. Ciò nonostante, non è possibile prevedere in che , modo potranno; essere migliorate le: nostre conoscenze sulle precise funzioni dei geni  umani e la possibilità di determinare le caratteristiche dei  bambini di là da venire. A causa della grande incertezza delle previsioni, àlmeno in un prossimo futuro queste pretese non sono realistiche.

per saperne di piu' :
oppure
ed anche

il libro di Lanier (invento' il termine "rete virtuale") : "You are not a gadget: a manifesto " , fa riflettere , clicca x sito

dal blog su Lanier , CLICCA QUI X TRADURRE
"Se è vero come è vero che la rete è libera, bisogna prendere coscienza del fatto che all’interno di esse si puà trovare tutto. Ma veramente tutto. E non c’è da scandalizzarsi. Ma questo non significa che non si possa fare “cultura web 2.0″ solo perchè in giro vi sono “blog anonimi che con inutili commenti e scherzi frivoli” hanno appiattito i contenuti del web. Mi sembra un giudizio che non tiene conto di quanto sia vasta e varia la rete. Forse .....Lanier vuole intendere che tutto quello che gira sul web è appannaggio di un soggeto unico che decide un pò le sorti di tutto il web. E questo ... è un argomento interessante da trattare.

«Ai tempi della rivoluzione internet io e i miei collaboratori venivamo sempre irrisi, perché prevedevamo che il web avrebbe potuto dare libera espressione a milioni di individui. Macché, ci dicevano, alla gente piace guardare la tv, non stare davanti a un computer. Quando la rivoluzione c’è stata, però, la creatività è stata uccisa, e il web ha perso la dignità intellettuale. Se volete sapere qualcosa la chiedete a Google, che vi manda a Wikipedia, punto e basta. Altrimenti la gente finisce nella bolla dei siti arrabbiati, degli ultras, dove ascolta solo chi rafforza le sue idee» (J. Lanier).
Il problema è quindi come poter far prevalere la qualità e la veridicità dei contenuti senza che questi possano essere inquinati da teppisti internauti. Pensare oggi che l’internauta sia molto più evoluto di ieri è un dato di fatto. E’ vero che esiste gente che guarda al web con una certa diffidenza e superficialità, ma ne esiste un’altra, ed è la maggioranza, che in questi anni è cresciuta, è maturata, è riuscita a costruirsi una coscienza capace di distinguere da ciò che va bene sul web e ciò che non lo è. E’ capace già da sè di fare una riflessione simile. E la fa tutti i giorni andando a scegliersi, da google, da wikipedia, dai social network, dai blog, ciò che vuole sapere, ciò che vuole leggere, ciò di cui ha bisogno per informarsi. Non credo al declino della rete. Credo il contrario. e credo anche che l’opinione di un pioniere com Larnier faccia solo bene, per quanto essa possa essere criticabile. Perchè da questa si può misurare il livello di maturità che ha raggiunto la rete. Lasciarsi sopraffare da opinioni di questo livello testimonierebbe, al contrario, una evidente fragilità, dando ragione a questa corrente di pensiero.

per saperne di piu' : dal sole24ore da un'intervista a Lamier:
Il guru, inoltre, è preoccupato per il possibile imbarbarimento della Rete: «Il problema esiste: quando le persone non sono più individui, emergono la mentalità del branco, il rischio di escalation della crudeltà e di posizione estreme, che poi internet amplifica enormemente. Mi auguro di sbagliarmi. Credo che la riforma auspicata, con incentivi ad assumersi la responsabilità di quanto compare sul web, possa avere un effetto civilizzante».
E, ora, dopo aver espresso tutti i suoi dubbi sulla Rete nel suo ultimo "You are not a gadget: a manifesto", incassa anche le accuse di essere un nostalgico della prima ora: «Sono un idealista, non un fautore di concezioni elitarie del web e accetto come un complimento la definizione di romantico».
Jaron Lanier lancia un allarme sul futuro di internet e dell'umanità: se viene considerato alla stregua di un gigante vivo, se a questo novello Moloch si sacrifica l'individuo, il risultato è tutt'altro che auspicabile. «L'idea era collegare la gente - dice -, la realtà è diventata l'isolamento». La rivoluzione digitale è stata tradita; sull'autostrada elettronica viaggia un mondo anomino, preda di appiattimento e impoverimento culturale, dove può crescere mob mentality, la mentalità da linciaggio. Dove il modello prevalente che vuole tutto aperto e gratuito minaccia di far sparire intellettuali e artisti, impossibilitati "a guadagnarsi da vivere". Dove l'unica cultura protetta resta la pubblicità. Dove avanza il totalitarismo della hive mind, la mente-alveare, spronato da protagonisti quali Google, Wikipedia e Facebook («Un insulto alla nozione di amicizia»). Tanto da azzardare paralleli tra uno di questi, Google, e le autorità cinesi: vocazione al partito unico da una parte, all'accesso unico al web dall'altra. Anche se Lanier riconosce il coraggio dell'azienda fondata da Sergey Brin e Larry Page nello scontro con Pechino sulla censura.L'allarme può sembrare apocalittico, ma il messaggero ha carte in regola. Lanier offre una risposta: un nuovo contratto sociale per il web, fondato su un sistema di micropagamenti gestito dal governo. A 49 anni e con i capelli raccolti in lunghi boccoli, nel cyberspazio è oggetto di culto: si è meritato, ama ricordare con un sorriso, un francobollo dall'isola di Palau. E al 92 Street Y, l'istituzione culturale newyorchese dove lo incontriamo, è pronto a discutere la sua ultima incarnazione: quella di autore di libri, reduce dalla pubblicazione di You are not a Gadget, a manifesto. Pagine che coronano la storia di un autentico pioniere. Nato a New York, è cresciuto nel New Mexico, il padre scrittore di fantascienza e la madre pianista, è nel deserto che ha imparato a programmare computer: la locale università pullulava di esperti high-tech, per la concentrazione di attività militari. Le sue precoci conoscenze gli tornarono utili quando, dopo vari mestieri compreso il pastore di capre, arrivò nella Silicon Valley. Qui trovò facilmente lavoro, e anche il proverbiale garage per i suoi esperimenti. Quelli sulla realtà virtuale, di cui è considerato il padre. Ne seguì una società, Vpl Research, poi persa. I suoi eclettici interessi intellettuali non si sono arrestati: è musicista e compositore, ha suonato con artisti contemporanei da Philip Glass a Ornette Coleman, e vanta una collezione di mille strumenti rari. E colleziona anche incarichi universitari e aziendali, da docente interdisciplinare a Berkeley a collaborazioni con Microsoft.
Che cosa è accaduto a suo avviso sull'autostrada elettronica?
Il mio non è un attacco generalizzato. Siamo davanti a una "torta" con più strati: i primi due, l'internet e il web che permettono connessione e interazione, sono cruciali per un mondo globale, per l'umanità e la sua sopravvivenza. Il problema è l'ultimo strato, il più recente, il web 2.0, che promuove una libertà per le macchine più che per le persone. È la convinzione che internet sia un sistema con vita propria, frutto d'una visione assolutista dei computer e del web, quasi fossero superiori all'essere umano e capaci di controllare il pianeta. La glorificazione di una open culture, di collaborazioni collettive e anonime stile Wikipedia, che può mortificare l'innovazione, che premia la quantità sulla qualità.Un contratto sociale per proteggere il web
Un esempio di questi effetti deteriori?
Nella musica in un decennio è diventato difficile differenziare, a meno che non si conoscano i gruppi. Il problema non è prendere in prestito materiale, ma l'infinita possibilità di copiare, la perdita della fonte originaria. L'errore su internet è stata la promozione di un tipo di apertura che ha generato una "poltiglia" senza senso, nemica dell'introspezione, della chiarezza di pensiero. E una tendenza alla mediocrità, non all'eccellenza. Occorre una forma di protezione, di riconoscimento del contenuto, forse diversa, meno rigida del copyright. La sola forma di cultura protetta e pagata, nell'universo dei signori di internet, quelli che chiamo i Lords of the clouds, diventa ormai la pubblicità. Google o Facebook, pur se in molti casi considero i loro dirigenti miei amici, trattano la gente come prodotti, da vendere agli inserzionisti. E l'accesso gratuito e indiscriminato al contenuto toglie risorse indispensabili a tanti, da artisti a giornalisti. Rendere tutti poveri non funziona né online, né nel mondo reale.Lei propone in alternativa un sistema di micropagamenti, ma questo potrebbe trasformarla in un alleato di altri re dei media, quali Rupert Murdoch...
Non sono abituato a trovarmi d'accordo con Murdoch. Quello che credo è che l'idea del contenuto gratuito sembri attraente ma non lo sia davvero, perché sottrae risorse alla creatività. Un sistema di piccoli pagamenti, per pezzi di informazione o opere, potrebbe essere accettato da tutti, capace di incentivare l'innovazione, di creare un nuovo equilibrio. L'importante è che l'accesso sia a basso costo e universale. E preferisco il governo per gestire un simile sistema che non un'azienda quale Google.
Parlando di Google, non trova incoraggiante la sua sfida alla Cina sulla censura?
È un gesto coraggioso e spero abbia successo. Questo non significa che il modello di Google sia sostenibile. Anzi, vedo similitudini con Pechino: il partito comunista vuole il controllo politico, della realtà; Google vuole essere il grande punto di passaggio per internet, per vendere pubblicità. Anzi, si spinge sempre oltre. Sta studiando la vendita di spazi pubblicitari virtuali nel mondo, anche sopra l'immagine della vostra casa.
Teme che sul nuovo internet, quello dell'anonimato, crescano imbarbarimento, effetto "mob", risse e linciaggi?
Non temo la barbarie ma il problema esiste. Esistono casi di suicidi dopo campagne sul web. Si afferma, quando le persone non sono più individui, la mentalità del branco, il rischio di escalation della crudeltà e di posizione estreme, che internet amplifica enormemente. Mi auguro di sbagliarmi. Credo che la riforma auspicata, con incentivi ad assumersi la responsabilità di quanto compare sul web, possa avere un effetto civilizzante.
Qualcuno le rimprovera di essere un inguaribile romantico, nostagico di un'irripetibile infanzia di internet. Si sente superato dai tempi?
Sono un idealista, non un fautore di concezioni elitarie del web. Accetto come un complimento la definizione di romantico.
di Marco Valsania , 16 gennaio 2010

orso castano: abbiamo riportato quasi integralmente l'intervista , e di questo ringraziamo ilsole24ore, sempre attento a quello "che accade intorno e che puo' modificarci". L'intervista e' molto interessante, e Lanier pone problemi reali che stanno coinvolgendo sempre piu persone. Internet puo' diventare una giungla senza regole , ma questo rischio non deve compromettere la liberta' su internet. Assumersi la responsabilita' di quello che si scrive , rispetto alla comunita' globale e' determinante proprio per la stessa  liberta' di internet. L'idea di un contributo pagato al governo puo' essere interessante, ma non tutti i governi sono liberali, o democratici e , quindi, non tutti i governi saranno disponibili a redistribuire le entrate per potenziare la qualita' dei prodotti. Forse potrebbe essere costruita un'autorita' ionternazionale senza fini di lucro, una sorta di ONU (o la stessa ONU) per internet che garantisca anche lo sviluppo hardware a livello internazionale, cioe' anche laddove i governi mancano di soldi  per una larga banda veloce o dove pur avendo i soldi non li vogliono investire in questo. Un sostegno a tutte le nazioni per garantire che internet diventi un bene comune , che consentira' a tutti , universalmente , di  comunicare liberamente. Certo dovremo scontare diversi livelli di qualita' dei contenuti (senza lasciare spazio a quelli contro la dignita' dell'uomo e contro la sua integrita' fisica e morale) , ma questo e' inevitabile. D'altra parte internet puo' garantire una risonanza sterminata alle idee ed ai dibattiti piu' intyeressanti, costringendo a svecchiamenti e ad una conoscenza planetaria rapida che  favorira' il progresso contro il regresso e l'autorismo esplicito o nascosto che sia. Le vicende dell'IRAN e la banca dati PUBMED ne sono l'esempio illuminante......si accettano commenti..........GRAZIE !

venerdì 5 febbraio 2010

Impact of the economic crisis on key sectors of the EU – the case of the manufacturing and construction industries , clicca x l'art. intero

TRADUCI CON GOOGLE , CLICCA

1. SUMMARY
The EU economy and its manufacturing sector seem at last to be emerging from the recession with GDP in the third quarter rising by 0.3% on the previous quarter after five consecutive quarters of contraction, and manufacturing output up by 2.8% in November as compared to its trough in March 2009. Most Member States showed a clear rebound in GDP with only Spain and Greece still in negative territory. Among the largest Member States, the strongest growth was seen in Germany (0.7%) and Italy (0.6%). However, manufacturing output in eight Member States has not really recovered yet, and construction output is still on a downward trend in most countries. These figures confirm that so far the fall in GDP has been constituted first and foremost by the output fall in industry and construction. Increasing new orders and growing confidence over the past months point to an improving outlook for the EU industry. This more positive picture is also reflected in the above first signs of recovery in the manufacturing output, although it still remains almost 17% below its peak level of early 2008. The situation varies considerably between sectors and across Member States. Also, a number of factors still suggest that a cautious approach is warranted to the prospects for economic recovery. These include a continuing decline of output in construction, the fact that both output levels and confidence indicators are still at low levels in absolute terms and the likelihood of a further deterioration in labour markets reflecting the typically delayed reaction of employment to output reductions and the expected phasing out of short-time working schemes. Looking to the future, there is also still a continuous risk that restricted availability of finance on favourable terms to firms could slow down an economic recovery. SMEs in particular appear to suffer from continued difficult access to short term finance, including export credits and trade finance that have declined considerably...................... ...........2.3.5. Pharmaceuticals and Biotechnology Companies in the pharmaceuticals sector continue to be less directly affected by the economic crisis than most other industries since demand for health care is relatively independent of the economic cycle. However, the industry has been confronted with more stringent pharmaceutical cost-containment measures as national authorities attempt to limit growing public health budget deficits. In the context of the economic crisis, a significant number of 7 Member States have introduced further reductions in the prices of medicines and/or modified their reimbursement rules in recent months (e.g. Czech Republic, Romania, Bulgaria, Hungary, France, Greece, Slovakia…). Due to its R&D intensity, long investment periods, and the risks associated to such investments, smaller speciality pharmaceutical and biotechnology companies in this sector have already had difficulties in obtaining access to affordable equity finance. This is a trend which is likely to strengthen given the current dysfunction in financial markets. Even if this is less of a problem for the 20 top pharmaceutical companies, some of the largest companies in the sector including GlaxoSmithKline and AstraZeneca have recently announced further job cuts of 6000 worldwide (EU figures not available). In the case of the biotech sector the adverse effect of the crisis also manifests itself with limited access to capital. This situation is in particular difficult for emerging biotech companies the vast majority of which still have negative net cash flow. Access to venture capital is vital, especially for start-ups. Nevertheless some large life-sciences and pharmaceutical companies are still well positioned with revenues, cash, low-debt and readiness for partnering, licensing and M&A.10.........
.......2.3.11. Construction The most recent data published by EUROSTAT20 show that construction output continues to decline. The output in the EU27 fell by 1.6% in the third quarter of 2009 compared with the previous quarter. Not only the activity in building construction declined by 2% but also the production value of civil engineering remained stagnant in the third quarter of 2009 compared to the previous quarter. The latest preliminary month-on-month data indicates that output in civil engineering rose again in November by 0.6 % compared with the previous month (4.4%compared with a year earlier), showing limited evidence of new public investment in infrastructure projects. Employment decreased by 9.8% in the construction industry over the third quarter compared to the previous year. Many EU countries, including EU-12, are still concerned by the decline of the economic activity in the construction industry. Among the countries for which data are available for the third quarter of 2009, construction output compared to the previous quarter rose only in Poland (+5.3 %), Luxemburg (+4.5%), Finland (+3.0 %) and the Czech Republic (+0.4%). The largest quarterly decreases were registered in Lithuania (-15.3%), Latvia (-11.8%), Estonia (-11.4%), Ireland (-9.9%), Slovenia (-9.8%), Romania (-7.9%), Greece (-7.2%) and Spain (-6.1%).

orso castano : l'area EU dunque soffre per scarsa disponibilita' di capitale per investimenti. La riconversione o , come la chiama il documento, la ricostruzione del  settore industriale, cosa indispensabile per l'accumulo di ricchezza e per la tenuta rispetto alla competitivita' globale , e' quindi precaria. La fiducia degli investitori e' scarsa ,  sono preferiti i giochi speculativi o gli investimenti su beni rifugio. Chi ci rimette sono come al solito,  i piu' deboli ed i ceti medi professionali che vedono sempre piu' perdere il loro potere di acquisto. Il nostro governo non sembra riuscire a frenare questa deriva. La FIAT ha chiaramente detto che non vuole gli incentivi, ma una seria politica industriale , ma il governo finora non si e' mostrato capace di organizzarla.
La sinistra non sembra reagire a dovere e cerca alleati tra i moderati , mentre due milioni di disoccupati , alla faccia del governo che sostiene che la ripresa c'e', sempre piu' spesso manifestano davanti al Parlamento (il che' dovrebbe seriamente far riflettere la Casta) ed il clima di esasperazione cresce. La collusione con settori mafiosi o corrotti e' sempre piu' scoperta. Il rischio che si formi un grumo di interessi corporativi che appoggi un governo autoritario che si opporra' al cambiamento non e' piu' solo una cupa fantasia, come anche un giornalista come Bocca  sostiene. Il disagio soggettivo e diffuso, per i piu' deboli, in conclusione potrebbe  aumentare.......

mercoledì 3 febbraio 2010

Brunetta il rottamatore , "ex socialista" (dice lui), sempre di piu' contro il welfare ed i lavoratori


da Virgilio notizie.it do oggi , R. Brunetta stavolta , mentre B e' assente, gli da il cambio e parte all'attacco dell'art.18 dello statuto dei lavoratori.
.............Epifani afferma: "Noi, giorno dopo giorno, ci stiamo battendo, con le unghie e i denti, per difendere il call center Eutelia, l'Alcoa, il futuro di Termini Imerese e di tutte le aziende che corrono il rischio di chiudere. E il ministro che fa? Ci dice che c'è un problema tra padri e figli perchè i padri, con l'articolo 18, tolgono il lavoro ai figli. E non si accorge che in realtà quello che avviene è altro: i padri perdono il lavoro e i figli, da precari, perdono lo stesso il lavoro. Quindi c'è un problema che riguarda chi lavora e chi entra nel lavoro". Per il leader della Cgil "è ora di finirla di contrapporre sempre qualcuno a qualcun'altro". Ma se il governo facesse sul serio, la Cgil sarebbe pronta a dar battaglia? "Non c'è il minimo dubbio. Questa minaccia - aggiunge Epifani - se andasse avanti, avrà la risposta che è necessario che abbia ma c'è un tentativo più insidioso di toccare l'articolo 18 ed è la controriforma del diritto del processo del lavoro"...........

orso castano :  Brunetta &co. si alternano nella rottamazione dello stato sociale e delle istituzioni. E' impressionante con quanto livore e con quale crescendo lo stiano facendo. Caro Bersani la situazione diventa sempre piu' pericolosa ed impressionante!! La reazione autoritaria e demagocica avanza . Dove vuole arrivare ?