lunedì 28 settembre 2015

preservativo antistupro

di Andrea De Angelis "Femminicidio": ecco una delle parole più recenti della lingua italiana, nata per descrivere uno tra i più problemi più vecchi dell'umanità. Ancora oggi in diverse nazioni la violenza sulle donne, se operata dal marito, non è reato. Il dato che però sconvolge più di ogni altro è il seguente: a livello mondiale, per le donne tra i 15 ed i 44 anni, la violenza è la prima causa di morte e di invalidità. Il continente più colpito da questa piaga è l'Africa. Anche per questo la dottoressa Sonnet Ehlers, sudafricana, ha ideato un preservativo che mira ad intrappolare e denunciare gli stupratori: il Rape-Axe. Si tratta di una membrana di plastica dura che va inserita direttamente nella vagina, senza alcuna conseguenza per la salute della donna. In caso di violenza l’oggetto in questione, dotato nella parte esterna di diverse protuberanze a forma di denti, causerà atroci dolori agli uomini. Non solo: una volta impigliatosi sul membro sessuale maschile, il Rape-Axe oltre ad impedire il rapporto violento, costringerà il malcapitato a ricorrere ad un intervento chirurgico, soluzione indispensabile per la sua rimozione. In questo modo sarà anche possibile individuare, e quindi denunciare, gli stupratori. Non sono mancate le critiche negative: da chi l'ha considerato uno strumento medioevale a coloro i quali ritengono che causerà vendette ancor più violente. I favorevoli ne sottolineano invece l'ottimo potere deterrente, e lo ritengono uno strumento in grado di consegnare i malcapitati alla giustizia. Passando prima dal pronto soccorso.
Arriva il preservativo anti-stupro: ecco come funziona

ONORE AD INGRAO , GRANDE , ACUTO DIRIGENTE COMUNISTA

Addio a Pietro Ingrao, uno dei padri della Repubblica. Aveva cento anni

Courtesy 'Fondazione Crs - archivio Ingrao' © ANSA

degrado a Torino : tra radioattivita' e degrado urbano : sindaco ghost e vicesindaco double ghosst

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domenica 27 settembre 2015

stanford cymatic music

Cymatic  music

Le alte temperature hanno colpito duramente gli apparati glaciali. Il ghiacciaio del Belvedere, sul versante piemontese, nella parte terminale ha perso 3,5 metri di spessore. Dal 2001 in alcuni punti l'assottigliamento è stato superiore ai 70 metri

orso castano : il "consumismo" , anzi la cultura dilagante del consumismo di basso profilop, la globalizzazione dell'informazione, sopratutto di quella di infima specie , legata al consumismo deculturante ed alla massiccia genitalizzazione della stessa cultura di massa, che si ciba di gossip ed altre amenita' di qquesto tipo, restringono ad una cerchia non ampia (ben piu' diffusa dovrebbe essere , ad esempio, la conoscenza del global warming, sta portando ad una misconoscenza dei problemi , anzi delle catastrofi cher ci stanno crollando addosso. Il potere ed i suoi nani e ballerine si danno alacremente da fare perche' quanto sopra accada, insensibili e ciechi di fronte al futuro catastrofco che rischiamo di vederci crollare addosso. Occorre reagire. Come saggiamente ha detto Obama , questa e' l'ultima generazione che puo' fare qualcosa per frenare la catastrofe. Speriamo che le sue parole non siano blowind in te wind!!

Tutte le notizie di Rai News - ultime notizie in tempo reale - home page, logo rai newsSCIENZA CAMBIAMENTO CLIMATICO MONTE ROSA, È STATA UN'ALTRA ESTATE DI FUOCO: L'AGONIA DEI GHIACCIAI 

Le alte temperature hanno colpito duramente gli apparati glaciali. Il ghiacciaio del Belvedere, sul versante piemontese, nella parte terminale ha perso 3,5 metri di spessore. Dal 2001 in alcuni punti l'assottigliamento è stato superiore ai 70 metri Tweet21 Monte Rosa, la sofferenza degli ultimi ghiacciai (video) Il ghiacciaio del Belvedere, un gigante malato sul Monte Rosa (foto) Riflettori sulle meraviglie d'Italia: torna la Settimana del Pianeta Terra di Andrea Bettini Macugnaga (Vco) 26 settembre 2015 La prima carezza dell'inverno, una spruzzata di neve, è arrivata pochi giorni fa. Si tratta però di ben poca cosa rispetto agli schiaffi che le temperature da record degli ultimi mesi hanno rifilato ai ghiacciai alpini. Secondo il Cnr, quella che si è appena conclusa è stata la terza estate più calda dal 1800 a oggi, l'ennesimo periodo rovente imposto dal riscaldamento globale. Persi 3,5 metri di spessore in un anno Sul versante piemontese del Monte Rosa, sopra Macugnaga, il ghiacciaio del Belvedere è da tempo monitorato dagli scienziati. Alimentato dalle nevi che si accumulano su vette alte fino a 4600 metri, scende al di sotto dei 2000 metri di quota. Anche questo gigante è però in grossa difficoltà. “Rispetto allo scorso anno nella parte terminale lo spessore si è ridotto di 3,5 metri – dice il geologo Andrea Tamburini – Dal 2001, in alcuni punti l'assottigliamento è stato superiore ai 70 metri”. Morene che collassano Con il ghiacciaio che si ritira, l'intero ambiente circostante ne risente. Il Belvedere è circondato da morene laterali alte decine di metri, il livello raggiunto dal ghiaccio a metà Ottocento. Questi imponenti accumuli di detriti in alcuni punti stanno collassando perché non c'è più niente che li sostiene. Riserve idriche che si assottigliano L'aumento delle temperature medie ha però effetti anche più a valle. “Il Belvedere alimenta il fiume Toce e le sue acque raggiungono il Ticino e il Po – ricorda Silvio Seno, geologo dell'Università di Pavia – Le condizioni di salute dei ghiacciai sono importanti perché da loro dipendono le nostre riserve idriche”. La scomparsa dei ghiacciai alpini Ebbene, queste riserve d'acqua sono sempre più ridotte. Se nel 1850, alla fine della cosiddetta Piccola Era Glaciale, sulle Alpi c'erano 4500 chilometri quadrati di ghiacciai, oggi la loro superficie è di appena 1800 chilometri quadrati. Quelli italiani hanno perso circa il 30% della superficie solamente dagli anni '50 del Novecento ad oggi. L'influenza dell'uomo “I ghiacciai sono sentinelle dei cambiamenti climatici – spiega il geologo dell'Università di Pavia Roberto Seppi – Se le fluttuazioni nel corso dei secoli sono un fenomeno naturale, tutti i principali studi sono concordi nell'indicare che l'influenza delle attività umane è sempre più evidente. Dalla fine degli anni '80 l'aumento delle temperature ha accelerato moltissimo e da allora non ci sono più state pause nel ritiro degli apparati glaciali alpini”. Gigante malato Camminando sul ghiacciaio del Belvedere, si avverte il suo respiro. È fatto degli scricchiolii del ghiaccio, del fruscio di piccole scariche di sassi, di isolati boati che risuonano nella valle quando c'è qualche crollo di maggiori dimensioni. È qualcosa di vivo, imponente e allo stesso tempo fragilissimo. Ora l'autunno e l'inverno gli concederanno una tregua. Purtroppo nemmeno un'estate più clemente sarà abbastanza per farlo guarire. “Questi fenomeni hanno una certa inerzia – dice Roberto Seppi - Per invertire la tendenza un'annata più fresca non basta: ne servirebbero otto o dieci di seguito”. Una prospettiva che, in tempi di global warming, appare lontana. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Monte-Rosa-e-stata-un-altra-estate-di-fuoco-l-agonia-dei-ghiacciai-1d3b5f38-cc4c-449d-ac46-70713c1a95f8.html

degrado urbano a Torino , cani nei supermercati alimentari compresi

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giovedì 24 settembre 2015

cimatica

Evan Grant: Making sound visible through cymatics

Napoli : salviamo l'opera di Bansky a Napoli



















desease mongering : ma non e' facile demistificare la medicina. Non tutti i nuovi farmaci sono inutili.La farma ovigilanza diffusa e, sopratutto, praticata da tutti i medici potrebbe aiutare moltissimo!


orso castano: un vecchio articolo ma non bisogna abbassare la guardia!!




Disease mongering, come si inventa una malattia per vendere un farmaco. L'inchiesta

Di Benedetta Sangirardi
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Luca Poma
L'influenza A? Un tipico caso di invenzione della malattia. Sì, perché una malattia si può inventare, anche se il disturbo non esiste. Si può studiare a tavolino. Case farmaceutiche da un lato, medici dall'altro, un'ottima campagna di marketing. E il gioco è fatto. Viene prodotto un farmaco, magari si fa un convegno che legittimi una certa malattia, e quel farmaco inizia ad essere venduto. Le aziende farmaceutiche si arricchiscono, la classe medica perde la propria indipendenza a scapito delle reali necessità del paziente, e l'etica va a farsi benedire.
 Non tutti conoscono il disease mongering. Si tratta della mercificazione della malattia, ossia di un'operazione di marketing finalizzata all'introduzione di un farmaco già pronto per l'immissione nel mercato. Più semplicemente è la tecnica mediante la quale di creano patologie a tavolino allo scopo di vendere più farmaci.
'Il nostro sogno è di inventare farmaci per gente sana', è la celebra frase detta da Henry Gadsen, Direttore Generale della multinazionale farmaceutica Merck. Ed è con questo concetto che si apre a Genova, venerdì 9 ottobre, un convegno che affronterà con casi specifici il problema del disease mongering. Ne fa parte anche l'influenza A, un tipico caso di "invenzione della malattia". Il virus semplicemente arriva a colpire (leggermente) molte persone. Eppure si è creato il panico, si è parlato di pandemia. Ma non è la prima volta, come scrive in una lettera aperta la associazione culturale pediatri italiani. Nel 2005 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto fino a sette milioni di morti per l'influenza aviaria. Alla fine i morti furono 262. E secondo una delle maggiori banche di affari del mondo (JP Morgan) l'attuale vendita di farmaci anti-influenzali e di vaccini muoverebbe un giro di oltre 10 miliardi di dollari.
Affaritaliani.it ha intervistato Luca Poma, organizzatore del convegno, giornalista ed esperto di marketing farmaceutico, per indagare su un argomento delicato quanto pericoloso. 
Che cosa è il desease mongering?"E' una tecnica di marketing di cui si è sempre avuto il sentore, ormai codificato dalla letteratura scientifica internazionale. Viene utilizzata dalle multinazionali farmaceutiche nei casi più estremi per inventare delle patologie per poi commercializzare dei farmaci, in quelli meno estremi per ampliare a dismisura i criteri diagnostici di una patologia che esiste realmente sempre per poter vendere più farmaci".
video malattie
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Per esempio?"Si è discusso recentemente dei limiti del colesterolo o della pressione. Abbassando verso l'alto o verso il basso determinati criteri diagnostici, si scopre che persone che fino a ieri erano sane, oggi sono malate”
Il settore dell'industria farmaceutica ha molti interessi economici in questo senso. Interessi che si scontrano con le reali necessita dei pazienti..."Certamente le industrie farmaceutiche ci salvano la vita in molti casi e quindi bisogna dire grazie. Ma dire grazie a un settore così importante non ci può impedire di avere l'onestà intellettuale di denunciare all'opinione pubblica i casi di Disease Mongering. Anche per richiamare al senso etico. E' di poche settimane fa la condanna della multinazionale Pfitzer a una multa di 2,3 miliardi di dollari per comportamenti commerciali scorretti. Spingevano i medici a prescrivere dei farmaci per patologie per cui quei farmaci erano in realtà inutili. Al puro scopo di fare business. Questo è un chiaro esempio di marketing troppo aggressivo".

Quanto la classe medica è coinvolta in questo "gioco"?"Molto, è molto coinvolta. Anche a loro insaputa. Perchè spesso l'abilità delle aziende è proprio quella di influire sin dall'inizio del processo. In parte sono finiti i tempi dei viaggi gratis alle Bahamas alle Hawai, è meno eclatante, sono nascosti meglio. Ma le case farmaceutiche sono brave a intervenire con tecniche molto raffinate. Parlando di salute mentale, che è uno dei settori più a rischio, è facile che l'azienda intervenga già dalla compilazione del manuale diagnostico. Da una denuncia del British Medical Jourlan si rileva che il 74% degli esperti che sarebbero dovuti essere indipendenti e che hanno compilato l'ultima edizione del Dsm, il manuale diagnostico statistico per i disturbi mentali, erano in realtà libro paga o comunque avevano consulenze in corso con le multinazionali che producono psicofarmaci che avrebbero dovuto curare quelle malattie".
La conseguenza immediata qual è?"Magicamente sono proliferate le malattie mentali, sono quasi raddoppiati i disagi psichici. Sempre più malattie da curare... I medici devono reclamare la loro indipendenza e i giornalisti fare informazione in questo senso".
La legittimazione della malattia - e quindi il Desease Mongering - passa anche per l'organizzazione dei congressi..."Certo. Vengono organizzati per legittimare l'esistenza di una malattia o si ampliano i criteri diagnostici e poi si scopre che sono organizzati da associazione di pazienti finanziate dall'industria farmaceutica".
Come si crea una patologia a tavolino? 
"Ci sono fior di uffici marketing che lavorano per questo. Durante il convegno esamineremo diversi case history eclatanti".
Ci faccia degli esempi. Due o tre grandi casi di disease mongering che hanno fatto storia. Quali sono?"In termini di giro d'affari l'Adhd (disturbo da deficit di attenzione iperattività, ndr) la fa da padrone. E' uno dei migliori casi marketing farmaceutico che si possa ricordare. Un altro eclatante è quello del farmaco Paxil, prodotto dalla casa farmaceutica Glaxo Smith, subito dopo l'attacco alle Torri Gemelle a New York. Era evidente che ci fosse negli Stati Uniti una situazione psicologica di grande ansietà generale, e la Cohn & Wolfe, che curò la campagna marketing, spinse moltissimo per questo farmaco come toccasana da disturbi da ansia. Fecero più di un miliardo di vendite l'anno. C'era anche un call center di pazienti che rispondeva ad altri pazienti rassicurando sul funzionamento del farmaco. L'anno successivo fu premiata come migliore campagna di marketing dell'anno. Ma venne fuori che quel call-center non esisteva, ma veniva fatto da persone stipendiate, dai pr pagati per pubblicizzare il farmaco. Eppure ci fu un’impennata di vendita che rese popolarissimo il Paxil. Divenne il secondo farmaco più venduto negli Usa per risolvere i problemi di ansia”.
Insomma, si parla di tutto tranne che dell'indipendenza della classe medica o della libertà di scelta."Sì, purtroppo. Dobbiamo entrare nell'ottica che parliamo sempre di salute. E che il farmaco non può continuare ad essere inteso come una merce. Un grande psichiatra, Agostino Pirella ,disse: il farmaco viene ormai considerato una merce come tutte le altre e le tecniche di marketing sono le stesse utilizzate per vendere un telefonino o un automobile. Ma noi non siamo e non possiamo essere consumatori di farmaci".
Un rimprovero alle case farmaceutiche, quindi
"Non possono non pensare che hanno una mission sociale che va al di là del fare soldi, dell'avere bilanci floridi. Molte l'hanno capito, molte altre no".
L'influenza A è un caso di disease mongering?"Sì, perlomeno è il mio parere, ma se ne sta scrivendo. Dell'ingiustificato allarmismo sull'influenza A ne ha parlato per prima l'Associazione Culturale Pediatri, che ha lanciato l'allarme in tal senso, e molti altri autorevoli pediatri hanno poi citato numeri precisi che a me fanno pensare ad una ennesima brillante operazione di marketing".
La Roche ha triplicato nel primo semestre 2009 il fatturato grazie alla vendita del Tamiflu, il farmaco inizialmente indicato per sconfiggere il virus A. Un miliardo di ricavi in sei mesi."Esatto, tra l'altro un farmaco in magazzino, visto che non serve a niente. E analizzando il problema si scoprirebbe che il tasso di mortalità della malattia è stato bassissimo, molto più basso della normale influenza stagionale. Si muore di influenza A per complicanze del paziente, non per la malattia in sé. L'influenza A è sicuramente un esempio di marketing eccessivo e l'utilizzo del termine pandemia bisognerebbe ridimensionarlo. E' un caso di disease mongering nel senso di ampliamento a dismisura dei criteri diagnostici di una patologia".

venerdì 18 settembre 2015

RENZI, BOSCHI E LE RIFORME AUTORITARIE (Gustavo Zagrebelsky). Mussolini, Duce, per Renzi docet. Il PD sta diventando peggio della DC di Andreotti!

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orso castano : Renzi .....come un Monarca e come Mussolini?! 
Ricordo che il Senato  veniva  durante la monarchia costituzionale, in tardo periodo, nominato dal Re, Renzi propone che venga nominato dalla partitocrazia. Nulla , da questo punto di vista e' cambiato !!
Riporto uno stralcio del discorso del Duce
Discorso alla Camera dei Deputati (passato alla storia come"Discorso del bivacco") 1922
Benito Mussolini............. Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto, ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento. Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922. Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle «camicie nere», inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto
Gustavo Zagrebelsky: 


La visione d’insieme è quella d’un sistema politico che vuole chiudersi su se stesso, contro la concezione pluralistica e partecipativa della democrazia, che è quella della Carta.




PROMEMORIA PER I NUOVI COSTITUENTI.




“Gentile Boschi, le vostre riforme sono autoritarie”

LA SINTESI TRA SENATO NON ELETTIVO E ITALICUM PRODUCE UNA POLITICA CHIUSA ALLA PARTECIPAZIONE, CHE VIOLA LO SPIRITO DELLA COSTITUZIONE.




.......... proposta scritta che il presidente emerito della Corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, ha inviato il 4 maggio al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che lo aveva invitato a un convegno di costituzionalisti, al quale non poté partecipare per precedenti impegni. Il ministro gli promise di distribuire il testo agli altri relatori e ai parlamentari che si occupano di riforme costituzionali, ma poi – a quanto pare – non lo ha fatto.

..............Futuro

Le democrazie rappresentative tendono alla dissipazione di risorse pubbliche, materiali e immateriali. Sono regimi dai tempi brevi, segnati dalle scadenze elettorali, durante i quali gli eletti, per la natura delle cose umane, cercano la rielezione, cioè il consenso necessario per ottenerlo. Non conosciamo noi, forse, questa realtà? Debito pubblico accumulato da politiche di spesa facile nel cosiddetto ciclo elettorale; sfruttamento delle risorse naturali; devastazione del territorio; attentati alla salute pubblica; abuso dei beni comuni nell’interesse privato immediato; applicazioni a fattori vitali di tecnologie dalle conseguenze irreversibili, ecc. Chi se ne preoccupa, quando premono le esigenze elettorali?
Qui emergono le “ragioni conservative” della seconda Camera: non conservative rispetto al passato, come è stato nel caso dei Senati al tempo delle Monarchie rappresentative, quando si pose la questione del bilanciamento delle tendenze dissipatrici della Camera elettiva e questa, secondo lo schema del “governo misto” fu affiancata dai Senati di nomina regia. Allora, i Senati erano ciò che restava dell’Antico Regime, della tradizione e dei suoi privilegi. Ciò che si voleva conservare era il retaggio del passato. Oggi, si tratta dell’opposto, cioè di ragioni conservative di opportunità per il futuro. Chi è, dunque, più conservatore? Chi, per mantenere o migliorare le proprie posizioni nel mercato elettorale, è disposto a usare tutte le risorse disponibili per ottenere il consenso immediato degli elettori, o chi, invece, si preoccupa, più che non delle sue proprie immediate fortune elettorali, dell’avvenire e di chi verrà dopo di lui?
Proposta
Su questa linea di pensiero, la composizione del nuovo Senato risulta incompatibile con l’idea di membri tratti dalle amministrazioni regionali e locali o eletti in secondo grado dagli organi di queste, la cui durata in carica coincida con quella delle amministrazioni regionali e locali di provenienza. Questa è la prospettiva “amministrativistica”. Nella prospettiva “costituzionalistica” la provvista dei membri del Senato dovrebbe avvenire in modo diverso. Nei Senati storici, a questa esigenza corrispondeva la nomina regia e la durata vitalizia della carica: due soluzioni oggi, evidentemente, improponibili ma facilmente sostituibili con l’elezione per una durata adeguata, superiore a quella ordinaria della Camera dei deputati, e con la regola della non rieleggibilità. A ciò si dovrebbero accompagnare requisiti d’esperienza, competenza e moralità particolarmente rigorosi, contenute in regole d’incompatibilità e ineleggibilità misurate sulla natura dei compiti assegnati agli eletti.
Voci autorevoli si sono levate in questo senso, in evidente contrasto con la concezione del Senato come proiezione delle amministrazioni regionali e locali. Anche l’idea (per quanto forse già tacitamente accantonata) dei 21 senatori che il Presidente della Repubblica “può” nominare (art. 57, comma 5: dunque la composizione del Senato è a numero variabile e il Presidente può riservarsene una quota per eventuali “infornate”?) tra persone particolarmente qualificate corrisponde all’esigenza qui sottolineata. Si tratta d’una proposta, dal punto di vista democratico, insostenibile per una molteplicità di ragioni che i commentatori hanno già messo in luce e, dal punto di vista funzionale, del tutto irragionevole perché mescola elementi eterogenei. Non c’è bisogno di citare letteratura, infatti, per comprendere che un organo che delibera deve essere omogeneo e che, se non è omogeneo, può formulare pareri (potenzialmente diversi) ma non esprimere una (sola) volontà. Ma l’esigenza di cui i 21 sono espressione è valida e può essere soddisfatta anche per via di elezione, purché secondo i criteri sopra detti. Ai quali se ne dovrebbe aggiungere un altro: il numero limitato dei senatori. Negli Stati Uniti sono due per ogni Stato federato. Perché non anche da noi: due senatori per Regione, eletti dagli elettori delle Regioni stesse? Dunque, senza liste, listoni o “listini” che farebbero ancora una volta del Senato una propaggine del sistema dei partiti, con i condizionamenti e gli snaturamenti della loro funzione che ne deriverebbero. Questa, sì, sarebbe una novità, perfettamente democratica e tale da inserire nel circuito politico energie, competenze, responsabilità nuove. Questo, sì, sarebbe un Senato attrattivo per le forze migliori del nostro Paese che il reclutamento partitico della classe politica oggi tiene ai margini.
Pasticcio
Uno dei punti critici del Progetto riguarda la determinazione dei poteri e la definizione del rapporto tra le due Camere nel bicameralismo non paritario, cioè in tutti i casi di legislazione non costituzionale. Secondo il nuovo articolo 70, le leggi ordinarie sono approvate dalla Camera dei deputati, tuttavia ogni disegno di legge approvato (e non promulgato) è trasmesso immediatamente al Senato il quale, entro 10 giorni, su richiesta di 1/3 dei componenti può disporre di esaminarlo e, nei 30 giorni successivi, può deliberare proposte di modifica, sulle quali la Camera, negli ulteriori 20 giorni, si pronuncia in via definitiva. La legge è promulgata se il Senato non dispone di procedere all’esame del testo deliberato dalla Camera, se è decorso il termine per deliberare o se la Camera si è pronunciata definitivamente. In una serie di casi determinati per materie (art. 70, comma 4) la Camera deve conformarsi alla deliberazione del Senato, a meno che non si pronunci in senso diverso a maggioranza assoluta. In materia di bilanci, la Camera non può discostarsi se non a maggioranza assoluta, solo se il Senato si è pronunciato a sua volta a maggioranza assoluta. Non è qui possibile discutere la ragionevolezza di questo labirinto di regole e della bilancia che può pendere ora a favore di una Camera, ora dell’altra, a seconda delle maggioranze, e a seconda delle materie. Questo giuridicismo, applicato a organi politici, è sensato? Può funzionare? Soprattutto, non c’è il rischio di conflitti?
In tema di revisione del titolo V, il Progetto si è orientato al superamento del criterio delle competenze per materia, che l’esperienza ha dimostrato essere fonte di possibili frequenti contrasti. Qui, invece, le materie ricompaiono. Ma, soprattutto, che senso ha la “supervisione” del Senato quando già è nota l’esistenza d’una maggioranza alla Camera, in grado comunque d’imporre la propria scelta? Un lamento, una protesta fine a se stessa, tanto più in quanto la legge elettorale sia tale (ma sarà tale?) da costruire più o meno artificialmente vaste maggioranze legislative alla Camera dei deputati. Se esistono obiezioni, sarà la Camera stessa a prenderne cognizione. Non è che i pro e i contra sono sconosciuti, fino a quando non “scende in campo” un organo abilitato a manifestarli. La procedura davanti al Senato sarà presumibilmente destinata alla sterilità. La controprova della sua futilità è l’assenza della questione di fiducia in questa procedura: il Governo non ne ha bisogno, perché ciò che solo conta è quanto accade alla Camera dei deputati.
Nella prospettiva del superamento “costituzionalistico” del bicameralismo paritario, i problemi di convivenza delle due Camere si potrebbero risolvere così. Alla Camera dei deputati, depositaria dell’indirizzo politico, sarebbe riservato il voto di fiducia (e di sfiducia). Le leggi sarebbero approvate normalmente in una procedura monocamerale. Il Senato, nei casi – si presume di numero assai limitato, ma non elencabili a priori – in cui ritenga essere a rischio i valori permanenti la cui tutela è sua responsabilità primaria, potrebbe chiedere l’attivazione della procedura bicamerale paritaria. Qui ci sarebbe la funzione di garanzia come “camera di ripensamento”, insieme allo snellimento delle procedure in tutti i casi in cui il doppio esame non appare necessario. A sua volta, potrebbe essere proprio la Camera, per semplificare e ridurre i tempi, a chiedere eventualmente che sia il Senato a pronunciarsi per primo.
Autoritarismo
Un’ultima osservazione. Un certo numero di costituzionalisti, nei giorni trascorsi, ha denunciato con toni d’allarme il pericolo d’involuzione autoritaria, anzi padronale, del nostro sistema politico. Volendo vedere solo e isolatamente la questione della riforma del bicameralismo, la denuncia è apparsa eccessiva, allarmistica. Tuttavia, si parlava in quella circostanza della riforma del Senato non in sé stessa, ma come elemento d’un quadro costituzionale, formale e materiale, assai più complesso. Il quadro è composto, sì, dalla marginalizzazione della seconda Camera, ma anche dalle prospettive in cui si annuncia la riforma della legge elettorale, in vista di soluzioni fortemente maggioritarie e debolmente rappresentative, tali da configurare una “democrazia d’investitura” dell’uomo solo al comando, tanto più in quanto i partiti, da associazioni di partecipazione politica, secondo l’art. 49 della Costituzione, si sono trasformati, o si stanno trasformando in appendici di vertici personalistici, e in quanto i parlamentari, dalcantoloro,hannoscarsepossibilitàd’autonomia, di fronte alla minaccia di scioglimento anticipato e al rischiodinontrovarepiùposto,opostoadeguato,in quelle liste bloccate che la riforma elettorale non sembra orientata a superare. La denuncia dunque veniva, e ancora viene, da quello che i giuristi chiamano un “combinato disposto”. La visione d’insieme è quella d’un sistema politico che vuole chiudersi difensivamente su se stesso, contro la concezione pluralistica e partecipativa della democrazia, che è la concezione della Costituzione del 1948. La posta in gioco è alta. Per questo è giusto lanciare l’allarme. Queste, gentile Ministro Boschi, sono in sintesi (una sintesi assai poco sintetica!) le osservazioni che forse avrei potuto sviluppare nell’incontro di lunedì. Della mia assenza ancora mi rammarico e mi scuso. Immagino che i tempi non saranno così stretti da impedire ulteriori confronti, a partecipare ai quali, fin da ora, se i termini degli accordi politici già presi non saranno preclusivi di discussioni costruttive, le comunico la mia disponibilità.

Da Il Fatto Quotidiano del 13/07/2014.

martedì 15 settembre 2015

migranti : i risultasti del neocolonialismo in atto




da LIMESdLimeshttp://www.limesonline.com/guerre-crisi-e-golpe-in-africa/34190da LIMESda LIMES

il colonialismo non e' mai cessato e questa volta sembra tocchi ad alcuni pezzi d'Europa (e forse anche all'Italia)

SU GRECIA ED EUROPA

La Dichiarazione di Delphi


I governi e le istituzioni europee, insieme al fondo monetario internazionale, agendo in stretta alleanza con le grandi banche internazionali e altri istituti finanziari, se non sotto il loro controllo diretto, stanno ora esercitando il massimo della pressione anche attraverso aperte minacce, ricatti e calunnie, e una campagna di comunicazione di tipo terroristico diretta contro il nuovo governo greco e contro il popolo greco.
Essi pretendono dal governo legittimamente eletto della Grecia che continui il programma di “bail-out” e le cosiddette “riforme” imposte a questo paese nel maggio 2010, in teoria per “aiutarlo” e “salvarlo”.
Come risultato di questo programma, la Grecia ha sperimentato quella che è di gran lunga la maggior catastrofe economica, sociale e politica nella storia dell’Europa occidentale dal 1945. Il paese ha perso il 27% del suo PIL, cifra superiore alle perdite materiali della Francia o della Germania durante la prima guerra mondiale. Non solo il tenore di vita è drasticamente peggiorato, il sistema di assistenza sociale praticamente distrutto, ma i greci hanno visto cancellati quei diritti sociali conquistati in un secolo di lotte. Interi strati sociali sono stati completamente annientati, sempre più greci mettono fine ad una vita di miseria e disperazione lasciandosi cadere dai balconi, ogni persona di talento che appena ne abbia la possibilità lascia il paese. La Democrazia, sotto il comando di una “Troika” che agisce come un assassino economico collettivo, una sorta di tribunale kafkiano, è stata trasformata in una pura formalità nel paese stesso dove è nata! I greci stanno vivendo adesso quella stessa sensazione di insicurezza per quanto riguarda tutte le condizioni di base della vita sperimentata dai francesi nel 1940, dai tedeschi nel 1945, dai sovietici nel 1991. Allo stesso tempo, i due problemi che questo programma avrebbe dovuto affrontare, il debito sovrano greco e la competitività dell’economia greca, sono entrambi nettamente peggiorati.............

musica , passenger , Iggy Pop

https://youtu.be/hLhN__oEHaw
Io sono il viaggiatore e viaggio e viaggio, 
viaggio attraverso i bassifondi delle città, 
vedo le stelle venir fuori dal cielo, 
yeah il cielo splendente e vuoto, 
sai, sembra così bello stanotte, 

io sono il viaggiatore, 
io stò sotto il vetro, 
guardo attraverso la mia finestra così lucente
vedo le stelle venir fuori stanotte 
vedo il cielo splendente e vuoto 
sui bassifondi squarciati della città, 
e tutto è così bello stanotte 
cantando la la la... 

entra nell'auto, 
noi saremo il viaggiatore, 
viaggeremo attraverso la città stanotte, 
vedremo i bassifondi squarciati della città, 
vedremo il cielo splendente e vuoto, 
vedremo le stelle che brillano così splendenti,
stelle fatte per noi stanotte. 

oh il viaggiatore, 
come viaggia? 
oh il viaggiatore 
e lui viaggia e viaggia. 
guarda attraverso le sue finestre, 
che cosa vede? 
vede il cielo segnato e vuoto, 
vede le stelle venir fuori dal cielo, 
vede l'oceano un viaggio sinuoso, 
e tutto è stato fatto per te e me stanotte, 
tutto questo è stato fatto per te e me, 
perchè questo appartiene solo a te e me 
allora facciamo un viaggio e vediamo cosa è mio, 
cantando la la la... 

oh il viaggiatore, 
viaggia e viaggia, 
vede cose da sotto il vetro, 
vede cose dlla sua parte di finestra, 
vede le cose che sa che sono sue, 
vede il cielo splendente e vuoto, 
vede la città dormire di notte, 
vede le stelle che sono fuori stanotte 
e tutto questo è tuo e mio 
e tutto questo è tuo e mio 
allora facciamo un viaggio e un altro e un altro 
cantando la la la... 

Entropy - Nigel Stanford ,new music

giovedì 10 settembre 2015

traffico di minori : conseguenze : suicidio

West - Quotidiano sulle politiche socialiEcco il più infame danno collaterale del trafficking di Annalisa Lista - 10.09.2015 Ecco il più infame danno collaterale del trafficking Nell’ultimo mese, 1 bambino vittima di trafficking su 8 ha tentato il suicidio. A denunciarlo uno studio della London School of Hygiene and Tropycal Medicine pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics. I risultati, basati su un campione di adolescenti tra i 10 e i 17 anni sfruttati per prestazioni sessuali, lavoro forzato, accattonaggio, hanno confermato che le conseguenze del maltrattamento subito possono essere letteralmente devastanti. Il 56% delle giovani vittime, ad esempio, è caduto in un forte stato depressivo. Il 33% ha mostrato disturbi dell’ansia. Il 12% ha addirittura tentato di togliersi la vita o praticato autolesionismo.

salute dei migranti in Europa

orso castano : bisogna stare molto attenti a considerare i migranti come portatri di particolari problemi mentali, le nazionei di provenienza sono molto cambiate e le generazioni giovanili di migranti non hanno piu' una cultura animistica/magica, se non residuale , tanto e' vero che la capacita' di adattamento alla cultura del paese di arrivo e' spesso sufficientemente rapidanel bene e nel male. Da questo punto di vista e' sbagliato creare centri specifici di psichiatria transculturale dove si rischia di crea un'immagine distorta della cultura di provenienza del migrante. La globalizzazione ed internet hanno spinto verso un'omogeneizzazione delle culture , pur paradossalmente spingendo verso la nascita di culture localistiche che, pur avendo come sotterraneo riferimento quella della globalizzazione /internet pure esprimono una soggettivita' di gruppo dando una lettura  ed uso particolare della cultura globalizzata. Quindi una situazione culturale in gran movimento, che mischia vecchio/nuovo ma che utilizza un alfabeto che deriva dagli oggetti d'uso , ormai , per la gran parte, informatizzati e di cui non si puo' fare , per comunicare, piu' a meno. Molti migranti utilizzano tablets e smartphones spesso meglio e velocemente almeno tanto quanto gli abitanti del posto di arrivo. 


Un articolo, pubblicato sul Bollettino di politica sanitaria Euro Observer, punta il dito sulla scarsa attenzione dell’Europa nei confronti delle politiche sanitarie rivolte agli immigrati, una distrazione che oggi viene considerata inaccettabile sia dal punto di vista delle prospettive di integrazione europea, sia da quello dei diritti umani. I problemi metodologici connessi allo studio della salute degli immigrati non sono pochi: se il ruolo dell’immigrazione nella diffusione delle epidemie è stato a lungo oggetto di interesse per la salute pubblica, relativamente poco si sa della salute degli stranieri, una volta che si stabiliscono nei Paesi ospitanti e interagiscono con il sistema sanitario locale. Questo è vero soprattutto per l’Europa, dal momento che a differenza degli Stati Uniti e dell’Australia, la maggior parte dei Paesi membri (con le eccezioni di Regno Unito, Svezia e Olanda) non raccoglie con alcuna sistematicità i dati sanitari sullo stato di salute degli immigrati o sul gruppo etnico di appartenenza.

La revisione sistematica della letteratura scientifica evidenzia che gli immigrati non lamentano condizioni di salute necessariamente peggiori rispetto a quelle degli indigeni, ma che, piuttosto, tendono a manifestare un profilo diverso dalla popolazione locale rispetto ai fattori di rischio. Numerosi studi hanno rilevato che per quanto riguarda le cosiddette malattie del benessere gli immigrati manifestano tassi di mortalità inferiori rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, sembra che questo effetto si perda con il passare del tempo, e che le nuove generazioni finiscano per apprendere dalla popolazione ospitante uno stile di vita meno salutare. Lo svantaggio degli immigrati è invece palese se si considerano altre cause di mortalità e morbilità, come le malattie trasmissibili, gli incidenti, gli infortuni e le violenze. In particolare, le donne immigrate sono soggette a un forte rischio di esclusione sociale in materia di salute sessuale e riproduttiva.

La mancanza di conoscenza
I dati sull’utilizzo dei servizi sanitari da parte degli immigrati sono piuttosto scarsi, ma le ricerche suggeriscono che gli stranieri incontrano numerosi ostacoli nell’accedere alle cure sanitarie. Ciò avviene in special modo per i programmi di prevenzione, come per esempio lo screening e la vaccinazione. Usufruire di cure sanitarie adeguate è un serio problema per le barriere giuridiche che incontra chi richiedono la cittadinanza, ma anche, e soprattutto, per gli immigrati senza documenti, ai quali in molti Paesi non è concessa parità di trattamento.
Gli ostacoli culturali non sono meno rilevanti: la gestione del momento assistenziale può essere critica in ragione delle differenze linguistiche, mentre per alcune donne immigrate è la mancanza di medici di sesso femminile a determinare il mancato accesso alle cure sanitarie. L’antropologia medica ha dimostrato che le categorie e i concetti utilizzati dagli immigrati per spiegare i propri problemi di salute differiscono significativamente da quelli di matrice occidentale.

L’analisi condotta da Euro Observer rivela lo scarso impegno profuso dall’Europa nel processo di semplificazione, sviluppo e trasferimento di conoscenze delle politiche sanitarie rivolte agli immigrati. Il documento auspica un’immediata risoluzione dei problemi metodologici accennati con l’aumento dei fondi per lo sviluppo di tecniche di ricerca, la collaborazione a livello europeo tra i centri di ricerca nazionali e una maggiore inclusione dei dati sull’immigrazione nelle indagini sanitarie di rilievo nazionale e internazionale.

La situazione dell’Italia
L’approccio adottato da ogni Paese nella gestione delle politiche sulla salute degli immigrati dipende prima di tutto dalla tipologia di immigrazione che interessa il territorio considerato e, in secondo luogo, dal suo livello di benessere globale. Le politiche sanitarie italiane rivolte agli immigrati sono, secondo Euro Observer, relativamente sviluppate, anche se gli autori nutrono dubbi sul buon esito dei piani attuati dal Governo italiano. Questo scetticismo viene imputato alla natura sempre più decentralizzata del sistema sanitario italiano e al fatto che la responsabilità della somministrazione di servizi e della fornitura di Livelli essenziali di assistenza ricada esclusivamente sulle Regioni.

In Italia le politiche di sanità pubblica connesse alla salute degli immigrati risalgono agli anni Novanta. La necessità di un accesso uniforme degli immigrati all’assistenza medica e sanitaria e l’estensione agli stranieri delle stesse vaccinazioni a cui era sottoposta la popolazione italiana vengono sancite con il Piano sanitario nazionale del triennio 1998-2000. Nella pianificazione sanitaria nazionale in vigore è invece il contenimento dei divari strutturali e qualitativi esistenti tra i servizi di assistenza sanitaria delle diverse Regioni italiane a rappresentare un’assoluta priorità.

Come i cittadini italiani, anche gli immigrati regolari hanno accesso ai servizi forniti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), qualunque sia la loro condizione economica. Gli irregolari possono recarsi a centri di assistenza medica speciali del Ssn, a condizione che vengano identificati e certificati come “stranieri temporaneamente presenti”. Secondo la legge italiana, gli stranieri privi di documenti di identità hanno facoltà di accedere ai servizi sanitari senza temere di essere denunciati alle autorità. Con la certificazione di nome, data di nascita e nazionalità gli immigrati ricevono un numero di identificazione e un codice fiscale, grazie ai quali dispongono del diritto all’assistenza medica di base, al ricovero e al trattamento ambulatoriale.
Qualche confronto: Spagna e Paesi Bassi
Come la maggior parte dei Paesi europei, Italia compresa, anche la Spagna non dispone di sufficienti informazioni sullo stato di salute e sull’utilizzo dei servizi sanitari da parte degli immigrati. A differenza dell’Italia, però, ha avviato solo di recente politiche volte a promuovere la coesione sociale attraverso interventi basati sull’equità nelle opportunità, così come nei diritti e nei doveri.
Alcune autorità locali e regionali hanno messo a punto strumenti di rilevazione dello stato di salute e delle condizioni di accesso ai servizi assistenziali degli immigrati. Ne è un esempio il rapporto compilato nel 2005 dalla città di Madrid. Il documento ha evidenziato che gli immigrati della capitale percepiscono la propria salute e la propria qualità di vita come buona o molto buona, con percentuali più elevate di quelle dei nativi spagnoli (rispettivamente 84,8% e 75,8%). Gli immigrati sembrano soffrire molto meno del resto della popolazione di condizioni croniche (34% contro il 56%), ma fanno registrare una maggiore prevalenza di disturbi mentali rispetto agli altri residenti.

A differenza del resto dell’Unione Europea, i Paesi Bassi sono uno dei Paesi, insieme a Svezia e Regno Unito, che raccolgono con sistematicità i dati sanitari sullo stato di salute degli immigrati, sul gruppo etnico di appartenenza e sull’accesso ai servizi sanitari. Dagli studi condotti nel Paese emerge che il sistema sanitario olandese è in linea generale accessibile, ma che persiste un suo diffuso sottoutilizzo da parte di alcuni gruppi e relativamente a specifici servizi sanitari. La rinnovata strategia di assistenza interculturale, più attenta ai problemi delle numerose minoranze etniche presenti sul territorio e più sensibile alle diverse esigenze degli immigrati di prima e seconda generazione, delineata nel 2000 dal ministero della Salute olandese, cerca di venire incontro alle criticità emergenti nel Paese.

Scarica l’articolo di Euro Observer (pdf 252 Kb, in inglese).