lunedì 27 aprile 2015

chimica verde per la salute

Pubblicato il 14 apr 2015Italy CO2, la startup di Damiano Dragone, selezionata dall'Ordine Nazionale dei Biologi per il premio Bio Plugin, 
Italy CO2, la startup di Damiano Dragone, selezionata dall'Ordine Nazionale dei Biologi per il premio Bio Plugin  Plugin  prevede di estrarre ingredienti bioattivi dagli scarti di frutta e verdura senza utilizzare prodotti chimici.
Lo scopo è di estrarre il componente bio-attivo licopene attraverso la tecnologia “verde” di estrazione supercritica mediante anidride carbonica.

il Partito della Nazione di Renzi ed il Partito Unico Cinese

orso castano : il modello del partito unico affascina, un grande scatolone dove conviverebbero anime ed ideologie diverse, dove la dialettica lascia il posto all'omologazione vgerso chi occuoaposti di potere (sono ammesse le contestazioni , ma solo come sfoghi, come pippe mentali, poi tutti insiweme con il Guru, con il pensiero unico ,che non significa una sintesi dialettica delle varie ideologie, delle varie posizioni, ma una unificazione forzata , sotto vuoto spinto, un'utopia quasi religiosa come la "c itta' del sole" di Tommaso Campanella,(da wikipedia:) " dove Il potere spirituale e temporale è detenuto da un Principe Sacerdote, anche chiamato Sole (o Metafisico) che di fatto regge la città. Vi sono alcuni punti fondamentali che il governatore è tenuto ad avere come l'erudizione, la conoscenza teorica e pratica, la creatività e la saggezza. Un altro requisito riguarda l'età: il governatore deve avere più di 35 anni in modo la sua esperienza sia sufficiente per poter condurre lo Stato. Il Principe Sacerdote è assistito da altri tre Principi: Sin, cioè la sapienza che si occupa delle scienze, Pon che si occupa della pace e della guerra, infine Mor, ovvero Amore che si prende cura della procreazione, dell'educazione degli abitanti e del lavoro.L'aspetto principale della Città del Sole è sicuramente la comunanza dei beni, infatti i cittadini hanno una mensa comune, vestono gli stessi indumenti, ricevono tutti la stesse educazione e hanno tutti pari opportunità. Come nella Repubblica, nell'opera di Campanella c'è un effettivo rifiuto della proprietà privata e per questo motivo non esistono le divisioni in stirpi, sicuramente anche perché nessun bambino conosce i propri genitori poiché fin da piccoli vengono separati dalla loro famiglia e crescono tutti insieme. La differenza più evidente con il testo di Platone riguarda le unioni, che avvengono tra cittadini con qualità e caratteristiche uguali. Le caratteristiche dell'individuo ne determinano il nome, il quale viene poi arricchito con altri nomi che si riferiscono a quello in cui la persona eccelle. Mentre nell'opera di Platone, la società è divisa per classi sociali (artigiani, difensori, governanti), nel libro del filosofo italiano è descritta una società più egualitaria poiché ogni cittadino può essere eletto senza guardare alla classe sociale di appartenenza. I "solari" possono ricorrere alle armi solo per difendersi, come nella Repubblica. Inoltre anche le donne, come scrive anche Platone, devono essere idonee all'attività di guardiane e per questo devono essere addestrate, ma alcune attività spettano solo a loro come per esempio la musica......L'aspetto principale della Città del Sole è sicuramente la comunanza dei beni, infatti i cittadini hanno una mensa comune, vestono gli stessi indumenti, ricevono tutti la stesse educazione e hanno tutti pari opportunità. Come nella Repubblica, nell'opera di Campanella c'è un effettivo rifiuto della proprietà privata e per questo motivo non esistono le divisioni in stirpi, sicuramente anche perché nessun bambino conosce i propri genitori poiché fin da piccoli vengono separati dalla loro famiglia e crescono tutti insieme. La differenza più evidente con il testo di Platone riguarda le unioni, che avvengono tra cittadini con qualità e caratteristiche uguali. Le caratteristiche dell'individuo ne determinano il nome, il quale viene poi arricchito con altri nomi che si riferiscono a quello in cui la persona eccelle. Mentre nell'opera di Platone, la società è divisa per classi sociali (artigiani, difensori, governanti), nel libro del filosofo italiano è descritta una società più egualitaria poiché ogni cittadino può essere eletto senza guardare alla classe sociale di appartenenza. I "solari" possono ricorrere alle armi solo per difendersi, come nella Repubblica. Inoltre anche le donne, come scrive anche Platone, devono essere idonee all'attività di guardiane e per questo devono essere addestrate, ma alcune attività spettano solo a loro come per esempio la musica." . Concetti come  la laicita' cioe' la separazione tra stato e religione, cioe' il rifiuto di uno stato eetic o, il concetto di complessita' , cioe' di diversita' autopoietiche che caratterizzano il tutto, inteso come un"divenira" autopoietico e libero da regole sovradeterminanti  (se non quelle del rispetto della liberta' e della autonomia mentale dell'"altro", tutto questo non e' contemplato nei grandi utopisti. Vogliono riportare l'ordine nel mondo a scapito della complessita' e della liberta' , dell'uguaglianza nell'autonomia,  della "fratellanza" nella diversita'. In un certo senso e' la morte della democrazia, della liberta' di critica e di pensiero.


Il potere è esercitato attraverso lo stesso Partito comunista, il Governo centrale del popolo e gli organi periferici (provinciali e locali) e l'Esercito di liberazione nazionale (Eln). Lo Stato si articola nel Presidente, nel Consiglio di Stato e nell''Assemblea nazionale del popolo (Anp).

L’Assemblea nazionale del popolo è composta da 2987 membri, eletti ogni cinque anni da province, regioni autonome, municipalità e forze armate. Circa il 70 per cento dei suoi membri è costituito da funzionari del Pcc (2099 delegati), mentre il 30 per cento da esponenti di altri gruppi politici (in genere da esso controllati). In altre parole, non esiste una netta distinzione fra partito politico e istituzioni. Ne consegue che il "parlamento" non è un organo indipendente.

Ha due funzioni essenziali: eleggere le più alte cariche dello stato (inclusi il presidente e il  vice-presidente della Repubblica, il presidente della Commissione militare e il presidente della Corte suprema del popolo) e promulgare le leggi in vigore nel Paese.

Essa è ciò che più ricorda un parlamento nel senso occidentale del termine. Si riunisce in genere una volta l'anno nella Grande sala del popolo a piazza Tian'anmen, ma può essere convocata in ogni momento in situazioni "speciali". Proprio per questo l'Assemblea ha in realtà un potere assai limitato. Ad avere un ruolo di maggiore importanza è innanzitutto il suo Comitato permanente dell'Anp, composto da 175 membri, che lavora per tutto l’anno e perciò offre una maggiore coninuità. Qui vengono scritte le leggi che si sottopongono all'Anp per essere ratificate.

Attualmente il Comitato permanente è presieduto da Wu Bangguo, uno dei nove membri del Comitato permante del Politburo del Comitato centrale del Pcc. La sua carica è la terza in ordine di importanza di tutta la Repubblica popolare, dopo il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao.

Un'altra isituzione essenziale con potere esecutivo è il Consiglio di Stato (comunemente indicato come governo centrale). Presieduto dal primo ministro Wen Jiabao, è formato 50 membri. Nelle sue funzioni rientrano quelle di coordinare i ministri e propone i progetti di legge al voto dell’Assemblea (previa autorizzazione del Comitato permanente del Pcc). Ma anche quelle di strutturare i piani economici e i bilanci dello Stato.

A capo della piramide, c'è il presidente della Repubblica, Hu Jintao, eletto ogni cinque anni con possibilità di un solo rinnovo. In teoria è eletto dall'Anp, ma in pratica la carica è a candidatura unica, suggerita dal Politburo.

La carica può riassumere in sé tutte le presidenze più importanti. Il presidente della Repubblica è allo stesso tempo segretario generale del Pcc, presidente del Comitato permanente del Politburo e presidente della Commisione militare centrale.

La struttura del Partito (oltre 80 milioni di membri in tutta la Cina, il più grande del pianeta) è verticistica come quella dello Stato. Si riunisce ogni cinque anni in un Congresso nazionale per eleggere (sempre  in teoria perché i nomi di chi dovrà essere eletto vengono individuati prima che il Congresso abbia luogo) il Comitato centrale composto da 198 membri che a sua volta è alle dipendenze dal Politburo (24 membri: in genere governatori di regioni particolarmente importanti e sindaci delle principali municipalità, oltre alle maggiori cariche dello stato) controllato dal suoComitato permanente: i nove potenti della Cina.

Presidente della Repubblica popolare cinese (attualmente Hu Jintao)
Primo ministro della Rpc (attualmente Wen Jiabao)
Presidente del Comitato centrale dell'Anp (attualmente Wu Bangguo)
Presidente della Conferenza consultiva politica (attualmente Jia Qinglin)
Vicepresidente della Rpc (attualmente Xi Jinping)
Vicepremier (attualmente Li Keqiang)
Presidente del piccolo gruppo che guida l'ideologia e la propaganda (attualmente Li Changchun)
Segretario della Commissione disciplinare del Pcc (attualmente He Guoqiang)
Segretario del Comitato centrale politico e legislativo del Pcc (attualmente Zhou Yongkang)

Essi decidono in ultima istanza su tutte le questioni ritenute vitali per la Repubblica, e lo fanno in gran segreto. Non è chiaro, infatti, come si svolgano le sedute, ma la responsabilità delle decisioni sembra essere assunta in modo collegiale da tutti i membri. Le eccezioni sono rare e preludono a gravi spaccature ai vertici, i fatti del 1989 ne sono un esempio. Sono loro, e non l'Assemblea nazionale attualmente riunita nella Grande sala del popolo e preparata al meglio per le televisioni, a decidere il futuro della Cina.

Renzi alla direzione dem: "Pd sia partito della Nazione". Alla minoranza: "No strutture parallele, venite a Leopolda"Risultati immagini per Platone


Rilancia il partito a vocazione maggioritaria, un "partito della Nazione" che parli a tutti; invita la minoranza a partecipare alla Leopolda, che non è "organizzazione parallela". E pur senza cambiare giudizio sulle iniziative sindacali esprime rispetto per la piazza della Cgil, "che questo fine settimana riunirà centinaia di migliaia di persone". Questo il filo tessuto dal premier in una direzione che aveva sul tappeto molti temi sui quali la minoranza si è fatta sentire: dalla crisi del tesseramento ai bilanci della "vecchia Ditta". 

Pd a vocazione maggioritaria. "Oggi non facciamo conclusioni - ha affermato il premier segretario - o comunque saranno conclusioni che alimentano la discussione. Perché risolvere le questioni della forma partito con una sola direzione probabilmente è insufficiente". A ribadire che il dibattito sull'evoluzione del Pd è appena cominciato. L'idea è quello di un partito a vocazione maggioritaria, che si apre anche ad accogliere realtà diverse, come i 'transfughi' di Sel e Scelta Civica: "Il Pd - ha spiegato Renzi -  deve essere un partito che si allarga, Reichlin lo ha chiamato il partito della nazione, deve contenere realtà diverse. Io spero che da Migliore con Led fino ad Andrea Romano che con quella parte di Scelta Civica che vuole stare a sinistra ci sia spazio di cittadinanza piena". Chiamato in causa Romano ha commentato positivamente l'apertura del presidente del Consiglio: "Sc è un progetto esaurito, contribuiamo a nuovo Pd di Renzi". 

Italicum: il premio alla lista piace anche ad Alfano. Di conseguenza, "se il Pd è il partito maggioritario, ossia della nazione, deve avere degli strumenti elettorali che lo consentano e allora nell'Italicum meglio il premio alla lista che alla coalizione". Una proposta che ha ottenuto immediatamente il plauso del leader di Ncd Angelino Alfano: "Siamo assolutamente favorevoli. Grillo è una coalizione a sè, il centrosinistra è di fatto il Pd, il centrodestra è frammentato e non ricomponibile, allora è più rappresentativo del Paese un premio al primo partito". 

Sulla legge elettorale Renzi ha continuato: "Il Pd è un partito che vince per fare una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. Un passaggio chiave per l'Italia perché non c'è mai stata una legge elettorale che rendesse chiaro chi fosse il vincitore, né con il Mattarellum né con il Porcellum. Avere una legge elettorale che consegni un vincitore - sperando di essere noi - è possibile solo con il ballottaggio: è un grande risultato cui abbiamo lavorato anni sotto diversi segretari", Bersani, Veltroni, Franceschini.

Pd come antidoto al populismo del M5S. In un passaggio successivo, il premier si è soffermato sui lavori alle Camere e sul ruolo del M5S e delle opposizioni: "Questo è un Parlamento che da 18 mesi è bloccato, nei quorum costituzionali è messo in difficoltà da un blocco che dice 'no' a tutto ma è in corso un costante sgretolamento". E, in merito alle espulsioni dei militanti Cinque Stelle che hanno contestato Grillo al Circo Massimo, ha commentato: "E' imbarazzante". Rivolto ai suoi ha fissato i paletti sui margini di manovra dei parlamentari nelle votazioni: "Il Pd non espellerà chi dissente, ma sul voto di fiducia bisogna darsi delle regole. Non possiamo diventare né un comitato elettorale, né un club di anarchici e di filosofi". Perché il Pd, nell'ottica di Renzi, è l'unico antidoto al populismo: "Se non ci siamo noi l'alternativa è la piazza talvolta xenofoba, o il populismo o un movimento di anime che non è più rispettoso della democrazia interna di quanto non lo siamo noi. Se non ci siamo noi c'è la vittoria di un fenomeno demagogico e populista che rischia di incrinare le regole del gioco. Questa comunità che ha preso il 41% oggi è l'unica speranza perché l'Italia esca dalla palude". E ha concluso con un appello al senatore Walter Tocci perché riconsideri
la sua scelta di lasciare il Senato: "Credo sia una cosa bella e positiva se resta con noi - ha affermato il premier - perché un partito del 41% ha bisogno di chi fa le sue battaglie e poi si adegua alla scelta della maggioranza". 


da LIMES




il numero di persone disposte a rischiare di morire per arrivare nel nostro continente non diminuirà. Lo si comprende osservando una mappa del mondo: attorno all’Europa si sono moltiplicati gli scenari di crisi, le guerre, le guerre civili, le carestie – un cambiamento spesso dovuto proprio alla goffa diplomazia o agli errori di calcolo strategico dei singoli Stati europei. Mali e AlgeriaSahelLibia, Darfur e Corno d’Africa;SiriaIraq e Afghanistan: lasciarsi alle spalle questi inferni vale qualsiasi pena e qualsiasi spesa.

Il crollo di molti Stati e apparati amministrativi conseguente a queste crisi agevola i trafficanti di esseri umani: il tragitto attraverso il Sahara o per le rotte del Medio Oriente e l’imbarco dalle coste mediterranee avvengono in assenza quasi totale di controlli; inoltre, i vari gruppi che si disputano la signoria sui territori di passaggio utilizzano i migranti come succosa e facile fonte di reddito.

Ad esempio, a occuparsi della sorveglianza sui 600 km di coste della Tripolitania libica – una zona caduta sotto il controllo delle forze ribelli al governo appoggiato dagli occidentali, che ha sede nell’altra parte del paese – ci sono solo due navi-vedette di stanza nel porto di Misurata, per metà devastato dalla guerra. Altre quattro navi sono in mano all’Italia che doveva riequipaggiarle, grazie a un accordo con il governo libico, ma non le ha ancora restituite perchè non c’è alcuna certezza del vero uso che ne verrà fatto.

Proprio il crollo della Libia subito dopo il rovesciamento del dittatore Mu’ammar Gheddafifa sì che il paese sia diventato lo sbocco ideale per traffici illeciti di ogni tipo, e che i flussi migratori vi si concentrino, privilegiando la rotta su Lampedusa piuttosto che quelle dal Marocco o dall’Algeria al sud della Spagna, o dalla Turchia alle isole greche.

Il record di sbarchi registrati in Italia lo scorso anno (150 mila rifugiati e migranti tratti in salvosecondo l’Unhcr) si prepara a essere battuto nel 2015: l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati certifica già più di 30 mila arrivi in Italia e Grecia a metà aprile – cifra destinata a crescere con lo stabilizzarsi delle condizioni metereologiche: fonti libiche raccolte da Le Monde parlano di 300-700 uomini in partenza quotidianamente nelle giornate di bel tempo.

Gli Stati dell’Unione Europea hanno finora affrontato la questione come un fenomeno stagionale. L’operazione Mare Nostrum costava a Roma 9 milioni al mese, e secondo Human Rights Watch ha soccorso un totale di 100 mila persone. Tuttavia, data l’indisponibilità italiana a contrastare in solitudine un fenomeno che riguarda tutto il continente e la convinzione che una missione meno “generosa” scoraggiasse i migranti, i membri dell’Ue si sono accordati su un suo surrogato.

Sotto il nome di Triton, al costo di 3-5 milioni al mese spalmati sui 28 Stati contribuenti, l’operazione europea in vigore da novembre si limita al pattugliamento, e non alla ricerca e al salvataggio come in precedenza. La sua inefficacia, riconosciuta in febbraio anche dal commissario del Consiglio d’Europa per i Diritti umani Nils Miuznieks, è tristemente provata dal numero di morti registrati negli ultimi mesi, di cui la strage di domenica è solo l’episodio più evidente.

Cosa fare dunque? Considerando che la nostra frontiera è il mare e che non possiamo costruirci sopra un muro come hanno fatto gli Stati Uniti con il loro confine messicano, il modo in cui gli europei si misurano con questo epocale fenomeno dovrebbe cambiare attraverso una nuova assunzione di responsabilità, una revisione degli strumenti di intervento e un piano strategico di medio e lungo periodo. Il regolamento europeo di Dublino, finora in vigore, obbliga a che i migranti chiedano asilo nel paese di approdo: in questo modo l’onere di provvedere alle necessità delle persone soccorse ricade sempre sugli stessi paesi rivieraschi del Mediterraneo, nella proporzione del 70% sul totale dei rifugiati dell’Ue. La destinazione dei migranti è invece nella maggior parte dei casi Germania, Gran Bretagna, Svezia o Norvegia: Stati da cui è giusto pretendere un maggiore coinvolgimento.

Inoltre, l’Ue deve rivedere il suo atteggiamento nei confronti del Nord Africa. La stabilizzazione di tutta l’area deve diventare una priorità sulla quale avere il coraggio di investire risorse, così come una cooperazione allo sviluppo politico-civile che vada oltre il mero riconoscimento delle elezioni (che di per sé non certificano l’esistenza di uno Stato democratico) allargandosi al sostegno dei soggetti che con la loro attività rendono il pluralismo e la partecipazione una prassi diffusa. Risulterebbe difficile, altrimenti, ottenere una collaborazione allo stesso tempo efficace e umanitaria da Stati come l’Egitto, attraversati da moltissimi flussi di passaggio, o la Libia, molo di partenza per eccellenza.

Una collaborazione reciproca che è necessario mettere in pratica con pragmatismo e preparazione: l’impossibilità politica dell’accoglienza in ogni caso e per tutti e l’illogicità dell’opzione repressiva di chiusura dimostrano il fallimento degli approcci ideologici o estemporanei finora adottati.

Senza la collaborazione della Libia, attualmente uno Stato-fantasma, si va poco lontani. La cooperazione con i paesi a lei vicini è necessaria per sorvegliare le rotte percorse dai migranti fino al mare e per smantellare le reti di traffico di esseri umani che le utilizzano; la distruzione dei mezzi di trasporto usati dai criminali, proprio come avviene con l’operazione antipirateria Atalanta al largo della Somalia, potrebbe essere un buon inizio.

La chiusura delle frontiere in Europa provoca un aumento della clandestinità: sarebbe dunque meglio estendere la possibilità di chiedere asilo anche nei paesi nordafricani, e direttamente dai paesi nordafricani per tutti i paesi europei – magari armonizzando le politiche attualmente sbilanciate dei singoli Stati Ue in materia di status di rifugiato e asilo politico. Il peso delle richieste di asilo su Grecia, Malta e Italia dovrebbe essere sostenuto economicamente e amministrativamente da tutte le capitali europee.

Infine, le regole di ingaggio di Triton dovrebbero almeno essere riportate a quelle di Mare Nostrum, in attesa di costruire una maggiore integrazione con le forze di salvataggio e sorveglianza nordafricane – perchè non siano semplice assistenza in mare ma permettano anche un migliore contrasto al traffico di esseri umani. A tal fine l’Europa dovrebbe dotarsi di quella politica comune sull’immigrazione che finora gli Stati, gelosi delle loro prerogative nazionali, hanno rifiutato di concedere a Bruxelles. In mancanza di questa, l’Ue potrà solo continuare a stilare liste di buoni propositi.

Sulla sponda nord del Mediterraneo l’immigrazione continua ad essere usata con successo dai partiti populisti ed eurofobici proprio come prova dell’inefficacia e dell’inutilità dell’Unione Europea. Sulla sponda sud, non solo il crimine organizzato la utilizza come fonte di profitto e serbatoio di reclutamento, ma anche il terrorismo comincia a vedere il potenziale destabilizzante del fenomeno.

Non è la prima volta che l’esitazione e il cinismo degli europei aggravano problemi comuni a tutti i paesi del continente, sui quali si preferiva distogliere lo sguardo; in questo caso, non è difficile prevedere un’evoluzione ancora peggiore della già tragica situazione attuale, in assenza di adeguate soluzioni.

un appello da ADUSBEF :BANKIERI E LORO SODALI (ANCHE ISTITUZIONALI) VERO TUMORE DELLA DEMOCRAZIA

orso castano : piu' volte siamo rimasti perplessi, talora senza parole di fronte a scandali bancari , al potere delle Fondazioni che governano direttamente o indirettamente le banche , e , dierto di loro, i partiti politici. Insomma un magana magna generale sulle spalle deim risparmiatori,ovviamente di quelli piu' deboli, quelli che non "esportano" denaro nei paradisi fiscali. L'analisi dell'associazione ADUSBEF fa riflettere, e molto!! 
ADUSBEF BANKIERI E LORO SODALI (ANCHE ISTITUZIONALI) VERO TUMORE DELLA DEMOCRAZIA
A tal fine dovrebbe a) regolamentare l’erogazione dei servizi finanziari e di investimento, definendo gli obblighi informativi delle società quotate e le offerte al pubblico di prodotti finanziari; b) vigilare sulle società di gestione dei mercati e sulla trasparenza delle negoziazioni, nonché sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari e dei promotori finanziari sanzionando manipolazioni di mercato, l’abuso di informazioni privilegiate (insider trading) e condotte di aggiotaggio; c) verificare le informazioni fornite al mercato dalle società quotate e da chi promuove offerte al pubblico di strumenti finanziari, nonché le informazioni contenute nei documenti contabili delle società quotate; d) sanzionare direttamente i soggetti vigilati, o investire la magistratura in caso di condotte penalmente rilevanti.
CONSOB, diversamente, si è sistematicamente sottratta ai suoi doveri istituzionali omettendo ogni efficace controllo preventivo, consentendo a banche ed intermediari finanziari il piazzamento indiscriminato di prodotti finanziari bidone che hanno dilapidato il risparmio dei cittadini. Lungi dal prevenire ogni fenomeno di c.d. risparmio tradito ha, come spesso capita alle c.d. autorità indipendenti italiane, finito per apporre il sigillo di legalità all’attività criminale degli operatori finanziari assistendo al default dei bond argentini (2001), delle obbligazioni Cirio (2002), Parmalat e Giacomelli (2003), Cerruti-Fin.Part (2004), il crack della banca d’affari americana Lehman Brothers e delle banche islandesi Glitnir Bank, Landsbanki e Kaupthing (2008/2009) che hanno dilapidato il patrimonio personale, familiare ed aziendale degli italiani. Negli ultimissimi anni abbiamo gli scandali di Fondiaria-SAI e, da ultimo, del Monte dei Paschi di Siena.
La CONSOB oltre ad essere inefficace (almeno per quanto attiene alla tutela dei cittadini) è ora allo sbando. L'attività del Presidente Vegas risulta essere ancora oggetto d'indagine dalla Procura di Milano per il ruolo molto attivo di consulente svolto nell’operazione di fusione UNIPOL- FONSAI con la sua partecipazione fisica ad una riunione operativa presso la sede di Mediobanca (condotta non proprio conforme ai canoni di necessaria terzietà propri del presidente di autorità). Lo stesso Vegas ha già ricevuto un avviso di chiusura indagini ex art. 415 bis c.p.c. (in genere prodromico al rinvio a giudizio) dalla Procura di Roma per l’assunzione di quattro alti dirigenti a lui vicini dal Ministero delle Finanze violando le procedure di legge.
Improvvisamente all’inizio dell’anno il direttore generale Gaetano Caputi indagato a Milano per la vicenda Fonsai ha rassegnato le dimissioni, ed è stato subito sostituito dal Condirettore Angelo Apponi anche lui indagato per la stessa vicenda.
Il Governo dal canto suo ha prima riportato la composizione della commissione al numero originario di cinque unità (dopo che nel 2012 Mario Monti l’aveva ridotta a tre), omettendo, tuttavia, di integrare la composizione con la nomina dei due commissari mancanti.
Questa omissione viene ormai comunemente ascritta alla sopravvenuta determinazione del Governo, sollecitata anche dalle recenti descritte vicende che hanno gettato un’ombra sinistra sulla vigilanza finanziaria minandone definitivamente il residuo di credibilità ed autorevolezza, di abolire la CONSOB.
Attualmente la vigilanza sulle banche è uno “spezzatino” a tre (anzi quattro) autorità: la Consob per l’attività finanziaria; la Banca d’Italia per quella strettamente bancaria; l’Ivass (ex Isvap) per le attività assicurative (che ormai, vista la massiccia diffusione di prodotti “misti”, è sempre più un mercato assicurativo-finanziario) e infine per la repressione delle condotte anticoncorrenziali all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
L’orientamento del Governo è quello di assorbire le competenze della Consob in Banca d’Italia.
Con la presente petizione ADUSBEF, associazione di consumatori che da quasi trent’anni ormai si batte contro i soprusi del sistema bancario vuole scongiurare questa prospettiva.
Banche affette da inguaribile bulimia di rapina e fisco insensatamente rapace hanno distrutto in questi anni l’apparato produttivo di questo paese mettendo sul lastrico famiglie ed imprese.
La Banca d’Italia è stata tutt’altro che autorità di vigilanza intesa come organo di prevenzione e repressione delle condotte illecite degli istituti rappresentando piuttosto un autentico baluardo degli establischment aziendali e, come tale, complice dell’attività delittuosa dei banchieri.
Invero le c.d. Autorità indipendenti – entità, come è noto, importate dal mondo anglosassone -, si sono rivelate ben altro che l’occhio vigile sui diversi mercati, quanto piuttosto dei deboli organismi al servizio dei vigilati che hanno potuto fare il bello ed il cattivo tempo razziando e depredando i consumatori, (per tutte le Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, l’Autorità per l’Energia elettrica ed il Gas – che sta consentendo il taglieggiamento diffuso dei consumatori con le bollette fantasma dell’energia elettrica e del gas- e non parlare dell’ISVAP – l’autorità per le assicurazioni ecc.):
L’Antitrust – Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, viceversa, unica,  sin dalle origini nel 1990, ha rappresentato una felice eccezione nel desolante panorama delle autorità indipendenti italiane. L’esercizio della funzione istituzionale per l’accertamento e la repressione delle condotte anticoncorrenziali ha avuto sempre come necessario corollario un’ azione di contrasto delle condotte illecite in danno dei consumatori. Ancora impressi nell’immaginario collettivo sono le astronomiche multe per il cartello dei petrolieri (650 miliardi di vecchie lire nel 2000) ed a quello agli assicuratori (700 miliardi 2002) peraltro in questi come in altri casi purtroppo ridimensionate da sentenze quanto meno incomprensibili – talora inquietanti – del Tar Lazio e del Consiglio di Stato.
Da dieci anni – legge 262/2005 - all’Antitrust è stata demandata la tutela della – fino ad allora inesistente – concorrenza bancaria. In questo tempo è intervenuta coraggiosamente sulle commissioni interbancarie infrangendo il cartello ABI delle norme bancarie uniformi (per i servizi RiBa e RID e da CO.GE.BAN per il servizio Bancomat) con l’effetto di introdurre quel minimo di concorrenza tra le banche che ha portato in alcuni casi a riduzione dei costi dei servizi.
E’ poi intervenuta efficacemente per rompere la dipendenza del rapporto banca/cliente introducendo lo ius variandi nella disciplina dei contratti di conto corrente, con riferimento alle spese di chiusura conto, allo scopo di agevolare la mobilità dei clienti tra le varie banche; vitale è stato il suo sostegno alla c.d. portabilità dei mutui finalizzata a innescare una concorrenza tra banche nell’offerta di condizioni migliori di mutuo anche nei confronti di chi ne ha già contratto uno sanzionando le banche che hanno negato o comunque ostacolato la portabilità gratuita (surroga) dei mutui prevista dalla legge, venendo meno così agli obblighi di diligenza professionale e fornendo informazioni incomplete o non veritiere alla clientela.
ADUSBEF, nell’evidenziare che l’ANTITRUST (che ha appena 256 dipendenti contro i 600 della CONSOB e gli 8000 della Banca d'Italia), a differenza di altri, non è mai stata sfiorata da indagini giudiziarie, come pure non ha mai avuto condotte che possano aver minato la sua credibilità ed autorevolezza, invita i consumatori a chiedere al Governo di vincere le resistenze dei Bankster (Bankieri & Gangster) e dei loro sodali, per sostenere l’immediata abolizione di un ente fallimentare come la CONSOB, trasferendo  poteri e funzioni all’Autorità Garante della Concorrenza ed il Mercato, unica ad avere quella credibilità e quel background culturale idoneo alla efficace regolamentazione dei mercati finanziari e dei prodotti d’investimento al fine di efficace tutela degli investitori."

venerdì 24 aprile 2015

Prevenzione: adesso sono i farmacisti che la propongono , e i medici di famiglia e non che fanno? sotto le stelle stanno a guardare.

Homeorso castano : medici e farmacisti sono figure complementari. Lsa prevenzione fatta sul territorio puo' favorire la collaborazione.
Il farmacista clinico rappresenta “una possibile evoluzione” per la professione del farmacista ma anche “il modo più idoneo per la presa in carico del paziente”. È la conclusione a cui sono arrivati i farmacisti riuniti a Cosmofarma Exhibition in occasione del Convegno promosso dai giovani Farmacisti (Fenagifar) sul tema “Il farmacista clinico: una nuova frontiera della professione”.

Il farmacista clinico, secondo i giovani farmacisti, può favorire la prevenzione e accompagnare il paziente nella sua terapia, “correggendo il tiro nei casi di una terapia non perfettamente rispondente alle esigenze del paziente e aiutandolo a risolvere quei problemi di compliance che riducono l'aderenza alla terapia vanificando l'ottenimento del risultato sperato”.

“Stiamo operando attraverso la validazione del metodo scientifico e le istituzioni di linee guida adeguate”, ha sottolineato il Prof. Corrado Giua, Presidente della Sifac. Al convegno i primi risultati a riguardo sono stati presentati attraverso la relazione che la dott.ssa Capuani, farmacista clinico, ha portato in aula sulle patologie gastro intestinali. Un ulteriore importante contributo è stato offerto dall'intervento della dott.ssaCarla Bruschelli, medico di famiglia ed esperta in Comunicazione Sanitaria, che ha illustrato come “il momento sia maturo perché medico e farmacista non siano più l'uno contro l'altro. Inoltre una loro attiva collaborazione non fa che migliorare le opportunità per le due professioni, oltre ad alimentare la capacità di essere più rispondenti e risolutivi verso le necessità della popolazione”. Una sinergia che, è stato sottolineato nel corso del dibattito, “porta per il SSN un sicuro risparmio”.
“Tutto questo però – sottolinea la presidente Fenagifar Pia Policicchio - passa da un empowerment del cittadino. Questo deve essere consapevole che le esigue risorse dello Stato devono essere ottimizzate al meglio per continuare a garantire un diritto alla salute che passa attraverso il sostegno Pubblico”.


genocidio armeno: la Turchia deve ammetterlo, erano cristiani, 1 milione e mezzo circa sterminati

Il fatto Quotidiano.Risultati immagini per genocidio armeniRisultati immagini per genocidio armeniRisultati immagini per genocidio armeniRisultati immagini per genocidio armeniRisultati immagini per genocidio armeni.......... per il Pd la morte di oltre un milione di armeni cento anni fa per mano turca non è stata un genocidio; o almeno, non lo si può dire per non irritare la Turchia. Dopo che il sottosegretario Sandro Gozi aveva detto in televisione che non è opportuno che i governi parlino di genocidio, alla commemorazione di quella strage tenutasi solennemente oggi nell’Aula della Camera la rappresentante del Pd la parola “genocidio” non l’ha mai pronunciata. Mandando sututte le furie l’ambasciatore armeno a Roma, che ha seguito la commemorazione dalle tribune del pubblico.
Per il partito del presidente del Consiglio interviene Flavia Piccoli Nardelli, che è la prima a parlare in Aula dopo il silenzio chiesto dalla presidente della Camera Laura Boldrini, la quale non ha avuto timore ad usare la parola “genocidio”. La deputata del Pd racconta della “tragica vicenda del popolo armeno, che ebbe il suo inizio a Costantinopoli il 24 aprile 1915, quando furono deportati e uccisi oltre un milione e mezzo di armeni dei territori dell’ex impero ottomano, sotto gli occhi impotenti delle grandi nazioni europee”. Ricorda che “Religione e cultura sono sempre stati segni distintivi degli armeni, che per la loro diversità dalla popolazione circostante furono oggetto di pogrom ricorrenti per quasi tutto il diciannovesimo secolo”. Un popolo con cui l’Italia “tra tutte le nazioni europee ha avuto da sempre un rapporto privilegiato fin dal I secolo avanti Cristo”. Ed auspica “che la Turchia, che aspira a diventare un Paese membro dell’Unione europea, come noi ci auguriamo e come giustamente ha sottolineato il ministro Paolo Gentiloni, saprà trovare, nell’ammissione delle responsabilità storiche, un elemento di sostegno a questa ambizione, come richiedono gli atti del Parlamento europeo e come testimoniano le iniziative recenti di intellettuali e di esponenti della società civile turca. La serena valutazione della verità storica contribuisce a rendere più forti il senso della giustizia e il valore della pace, la tutela dei diritti e il rispetto delle minoranze”. Applausi. Ma non dalla Tribuna del Corpo diplomatico:dove l’ambasciatore Sargis Ghazaryan si gira verso un collaboratore e si lamenta perchè non ha mai sentito pronunciare la parola “genocidio”. ............Roberto Grazioli
da Wikipedia :.....Secoli dopo i conflitti con la civiltà degli Ittiti, il primo impero armeno fu la civiltà di Urartu, che fiorì nel Caucaso e nell'Asia Minore orientale tra l'800 a.C. e il 600 a.C. Nel I secolo a.C., durante il regno diTigrane II d'Armenia, l'Armenia costituiva un impero regionale che si estendeva dalle coste del mar Neroal mar Caspio e a quelle del Mediterraneo, ma nel 66 a.C. venne sconfitta dai Romani guidati daPompeo; da quella data fu per secoli una delle poste in gioco prima fra Romani e Parti e poi fra Bizantinie Sasanidi.
Nel 301 l'Armenia fu il primo stato al mondo ad adottare il Cristianesimo come religione di Stato, precedendo così di alcuni decenni l'impero romano, e con san Gregorio Illuminatore istituì la propriaChiesa Apostolica Armena, che si separò dalle altre chiese cristiane dopo il Concilio di Calcedonia del451. Con il succedersi delle dinastie e delle occupazioni di parti, romani, arabi (dal 645), mongoli e persiani, lo stato armeno fu notevolmente indebolito.
Quando l'Armenia fu di nuovo un regno indipendente (884-1045), visse un rinascimento culturale, politico ed economico. Venne fondata una nuova capitale, Ani, ora in Turchia. Con la costruzione di Ani, l'Armenia divenne una popolosa e prosperosa nazione che ebbe influenza politica sulle nazioni vicine. Sebbene la nativa dinastia dei Bagratidi, alla quale gli Arabi avevano affidato la corona d'Armenia, si trovasse in circostanze favorevoli, il sistema feudale indebolì gradualmente il paese erodendo il sentimento di lealtà nei confronti del governo centrale.