venerdì 26 novembre 2010

finalmente lo studio sulle situazioni stressanti : Il progetto MARS 500 entra nella fase operativa. Gli studi saranno condotti dal Centro Extreme del Sant'Anna


 ..........................il progetto MARS 500, “Preparing for a journey to Mars “, come annunciato in questi giorni dall’Agenzia Spaziale Europea ESA, entra nella fase operativa
È previsto per il 31 marzo infatti, l’ingresso dell’equipaggio di sei astronauti, quattro Russi, un Tedesco e un Francese, nel simulatore della navicella spaziale per viaggi interplanetari di lunga durata sulla Luna e su Marte, realizzata a Mosca presso il prestigioso Istituto per gli Affari Biomedici, IBMP, dell’Accademia Russa delle Scienze.mars500
Il progetto, “Mars 500”, è stato avviato dall’IBMP in collaborazione con l'Agenzia Russa per l'aviazione e lo spazio (RKA) e consiste nel confinamento in un ambiente che riproduce nei principali aspetti funzionali i quattro moduli che costituiscono la navicella destinata nei prossimi decenni ad affrontare l’esplorazione di Marte: la sezione residenziale, il modulo di trasferimento, il modulo di emergenza e la stazione per lo stoccaggio dei viveri e della logistica necessaria all’intera spedizione; lo scopo è la simulazione degli effetti del confinamento per il viaggio su Marte (105 giorni), a cui seguirà entro il 2009 la simulazione per 520 giorni della missione completa verso e dal pianeta rosso.
Il confinamento in un ambiente estremo, caratterizzato da spazi abitabili ristretti, dalla promiscuità relazionale dei sei membri di equipaggio, dalla difficoltà di comunicazione con la stazione di controllo (con una latenza di risposta fino a 40 minuti), dalla straordinarietà dell’impresa e, non ultimo, dall’intenso carico di lavoro, rappresenta un modello sperimentale unico per lo studio degli effetti negativi dello stress. Infatti sia la NASA che l’Agenzia Spaziale Russa indicano lo stress come il fattore cruciale responsabile dei possibili errori nella conduzione della missione e nella risposta anomala sia mentale che somatica dell’organismo. 
Al problema della misura oggettiva di questi parametri di stress, con metodica non invasiva, originale ed innovativa, hanno fornito la risposta i ricercatori del “Centro Extreme”, nato da una collaborazione consolidata negli anni nel campo della ricerca biomedica negli ambienti estremi tra la Scuola Superiore Sant’Anna, l’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) del Cnr e l’Università di Pisa. Il Centro Extreme, infatti, ha vinto, primo assoluto, il bando Italiano dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) per lo studio dello stress da confinamento con il suo progetto ARES [Astronauts Resistance Enhancement to Stress] per MARS 500. 
Extreme rappresenta oggi per il sistema ricerca Toscana una realtà scientifica di livello internazionale nei campi della medicina subacquea e iperbarica, e in generale per gli studi nelle condizioni di carico estremo dell’organismo.
La ricerca sugli astronauti prevede lo studio mediante elettroencefalogramma ad alta densità di una particolare onda cerebrale, la Sleep Slow Oscillation, studiata oggi solo in pochissimi centri a livello mondiale. Lo studio delle modificazioni stress correlate di quest’onda durante il sonno degli astronauti, già sperimentato dai ricercatori pisani in ambiente di sport estremo, condurrà a risultati non solo importanti per la comprensione dei meccanismi fisiologici dello stress a livello cerebrale e cardiorespiratorio, ma per la messa a punto e la valutazione di efficacia delle contromisure durante la missione spaziale. 
“L’obiettivo primario del Centro Extreme, favorito dal focus clinico del suo baricentro all’interno delle Istituzioni che partecipano", riferiscono il Prof. Antonio L’Abbate della Scuola Superiore Sant’Anna e direttore del Centro, l’Ing. Remo Bedini di IFC CNR e il Dr. Angelo Gemignanineuropsichiatria dell’Università di Pisa, ”è quello di indagare, attraverso uno sforzo interdisciplinare, i meccanismi biologici, psicologici e fisici alla base della vulnerabilità individuale allo stress e di proporre e predisporre misure correttive”.
Si tratta in sostanza di gettare le basi per una visione integrata dell’interazione uomo-ambiente per la creazione di una vera e propria “Medicina Prenosologica” che, rispetto ai Sistemi Sanitari Regionali e Nazionali, rappresenta uno strumento innovativo per la salvaguardia e il miglioramento della qualità della vita, con quanto ne consegue anche per i costi sociali del mantenimento della salute. Ed è proprio per questo che la Regione Toscana interessata alle finalità “terrene” della ricerca spaziale, guarda con azioni concrete all’attività di questa espressione del sistema di ricerca pisano e toscano supportandone alcune attività nel campo educazionale come il Master Universitario in Medicina Subacquea ed Iperbarica e la di diffusione scientifica dei risultati delle ricerche del Centro Extreme con l’annuale appuntamento internazionale del congresso “Ai Confini della Fisiologia”.

Giovedì 03 Giugno 2010 
Orso castano : ci volevano le sperimentazioni sulle spedizioni su Marte per arrivare ad investire , nella ricerca, seriamente sullo stress e le sue conseguenze sulla salute umana . Ma quante , e gravi, situazioni di stress super paragonabili alle spedizioni su Marte vivono i precari o i disoccupati, o quelli che fanno lavori usuranti!!! Ma finalmente il pianeta Marte, per grazia divina, comincia a far parlare di stress anche l'agenzia spaziale europea, .......non l'Universita' Italiana.  Comunque va bene. Inizia la medicina "prenosologica", cioe' la prevenzione delle malattie da stress. Viva Marte !

giovedì 25 novembre 2010

buone notizie (finalmente)Studenti in corteo in tutto il centro Occupato il Colosseo: «Roma libera» Presidio alla Camera. Anfiteatro Flavio assaltato con striscioni e fumogeni. Ad Architettura tutti salgono sul tetto: politici e artisti. E lunedì: «Ricominciamo»


STRISCIONE SEDE MINISTERO - Nel pomeriggio durante la seduta del Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari) i rappresentanti degli studenti dell'Udu - Unione degli Universitari - hanno esposto una striscione dal tetto della sede del ministero dell'Università a piazzale Kennedy a Roma. «Né manager né baroni, i privati fuori dai maroni», è lo slogan contenuto nello striscione. I rappresentanti dell'UdU al Cnsu «stanno portando i temi della protesta anche dentro le istituzioni. Porteremo avanti in tutte le sedi la protesta sino a quando il Ddl non verrà ritirato».....................

Tumori, Veronesi presenta il test che dimezza la mortalità per i tumori al polmone

.....................La Tac Spirale permette di misurare con grande accuratezza la densità del tessuto polmonare e rileva la presenza di un nodulo polmonare con una frequenza 7 volte maggiore rispetto alla radiografia del torace. Fornisce infatti i dati dei valori di densità di piccoli «cubetti di volume» in cui viene scomposto il nostro corpo. Poichè il polmone è costituito prevalentemente da aria, appena lo spazio aereo viene sostituito da una masserella solida che rappresenta lo sviluppo di una neoplasia, la TC è in grado di individuarla anche utilizzando una dose molto bassa di radiazioni ionizzanti. Senza iniettare mezzi di contrasto e con una dose di radiazioni inferiore alla metà di quelle che riceviamo dalla natura (atmosfera e terreno), l'apparecchio crea immagini tridimensionali del polmone che permettono di ricostruire la sua struttura e di mettere in evidenza l'eventuale tessuto anomalo. I tempi di esecuzione sono decisamente rapidi: la scansione dura 6 secondi. I risultati ottenuti sull'osservazione dei volontari che partecipano allo Studio dimostrano che la diagnosi precoce con Tac spirale ha completamente modificato lo spettro dei tumori diagnosticati e operati: da una percentuale di tumori in stadio avanzato del 75% si è passati a una percentuale inferiore al 20%. Senza diagnosi precoce ancora oggi più del 70% dei tumori del polmone vengono scoperti quando la malattia è già in fase avanzata, spesso inoperabile e con una percentuale di guarigione non superiore al 15%. La diagnosi precoce con Tac Spirale ha ribaltato questa percentuale: più dell'80% dei pazienti può essere operato con un intervento conservativo e con una percentuale di sopravvivenza del 70% dopo 5 - 10 anni di controlli. La sopravvivenza globale di tutti i pazienti con tumore polmonare, sottoposti al nuovo esame, è stata del 70%, rispetto a un 10-15% della popolazione generale non sottoposta a diagnosi precoce. La ricerca ha ora come obiettivo di migliorare l'efficacia della diagnosi precoce e di aumentare la protezione sulle persone a maggior rischio.


orso castano : la prevenzione, la direzione maestra su cui finalmente si sta incamminando seriamente la medicina che da curativa dovrebbe diventare sempre piu' preventiva. Questo percorso influenzera' sicuramente il nostro modus vivendi e , di conseguenza , le forme di disagio psicologico nonche' il nostro modus convivendi. Staremo a vedere.

viva l'arsenico ( ed il cancro), seleziona la popolazione! (da ANSA .it)


..............In seguito alla abolizione della deroga, da parte del ministero Salute, che portava a 50 milligrammi per litro la concentrazione massima di arsenico nelle acque destinate al consumo, "potrebbero essere circa 100mila gli abitanti a cui potrebbe essere precluso l'uso della acqua potabile per limiti di arsenico superiori ai 20 milligrammi".

Lo ha detto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, rispondendo al question time ad un'interrogazione sulle iniziative in merito alla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Il ministro ha poi sottolineato che dalle "comunicazioni pervenute dalle Regioni la popolazione delle realta' locali per cui si potrebbe chiedere la deroga - con le acque nei limiti entro i 20 milligrammi per litro - ammonta invece a circa 900 mila abitanti.

Rispondendo al question time Fazio ha poi ricordato che "di concerto con il ministero dell'Ambiente sta per emanare il decreto di ricepimento della decisione europea", aggiungendo che il ministero e il Governo "continuano a essere disponibili a parlare con le Regioni per risolvere questo problema, che non e' solo dell'Italia ma anche di altri paesi".

orso castano : e' gravissimo che u ministro per la salute  usi il suo potere per aumentare la concentrazione di un veleno nell'acqua che tutti beviamo! L'arsenico in eccesso ( e non) vuol dire cancro!!!

martedì 23 novembre 2010

I recettori del sonno e dell'insonnia

Enrico Sanna, Giovanni Biggio Dipartimento di Biologia Sperimentale, Sezione di Neiiroscìenze e Centro di Eccellenza per la Neurobiologia delle Dipendenze, Università degli Studi di Cagliari
...........L'introduzione, più recente, nella pratica cllnica di molecole ipnotiche non benzodiazepiniche, come zolpi-dem, zaleplon e zopiclone ("Z-drugs"), è stata razionaliz-zata sulla base della loro maggiore selettività d'azione nei confronti di specifici sottotipi di recettori GABAA. Tutta-
I recettori GABA4 e la loro eterogeneità : I recettori GABAA rappresentano il target principale attraverso il quale il neurotrasmettitore GABA invia un segnale inibitorio "rapido" al neurone post-sinaptico; il GABA, comunque, può attivare anche recettori GABAB, che essendo accoppiati a un sistema di trasduzione dipendente da proteine G, mediano un tipo di trasmissione inibitoria più lenta (Figura I).2-3 I recettori GABA^ sono complessi macromolecolari costituiti dall'assemblaggio di 5 distinte subunità glicoproteiche transmembranali la cui disposizione quaternaria è tale da delimitare un canale ionico centrale permeabile selettivamente allo ione CI". Legandosi a questi recettori, il GABA stimola l'apertura rapida del canale e l'ingresso (sotto la spinta del gradiente elettrochimico) di CI" nella cellula post-sinaptica causando iper-polarizzazione e un conseguente aumento della soglia di eccitabilità della membrana cellulare. Ad oggi, sono state identificate e donate 19 diverse subunità recettorlali, divise in classi, e presenti come isoforme multiple: subunità a (a J, p (p\3), y (Y,_3), o, e, ir, Q (oj e 6.2 Sebbene le possibili combinazioni pentameriche (sottotipi) di subunità siano teoricamente innumerevoli, particolari restrizioni determinano il fatto che non tutte le subunità possano co-assemblarsi fra loro e formare recettori funzionali. La forma più comune e più diffusa nell'encefalo comprende i recettori formati da 2 subunità a, 2 subunità (3 e una subunità Y-2 Tuttavia, la subunità Y può essere sostituita con le subunità 6, e o jt, mentre la subunità (3 può essere sostituita
via, sia le classiche BDZ sia gli ipnotici Z-drugs presentano un potenziale di effetti collaterali non trascurabile, come la sedazione diurna residua e, nel lungo termine, tolleranza e dipendenza, che in certi pazienti possono limitare l'utilizzo di questi farmaci.
Recenti nuove acquisizioni sulla neurotrasmissione GA-BAergica hanno fornito importanti evidenze sperimentali per un nuovo meccanismo di inibizione GABAergica, cioè la componente tonica, che è mediata da recettori GABAA strutturalmente distinti e localizzati a livello extrasinapti-co. La scoperta dell'inibizione tonica non solo arricchisce ulteriormente la visione "classica" della neurotrasmissione GABAergica, ma fornisce anche un'opportunità per lo sviluppo di nuove molecole ipnotiche con differente meccanismo d'azione.

venerdì 19 novembre 2010

lo spezzatino psicoterapico , le superspecializzazioni psicologiche dagli incerti fondamenti neuroscientifici, l'unicita' del cervello . Ma gli interessi materiali degli specialismi....... stanno vincendo? Un esempio di come le neuroscienze lavorano per l'unicita' del cervello

Sonno a onde lente e stress: dalle basi neurofisiologiche alla medicina pre-nosologica
II sistema neurofisiologico dello stress è essenzialmente un sistema di allarme che si attiva ogni qualvolta si genera una discrepanza tra le aspettative dell'individuo e la realtà. La mancanza d'informazioni, la perdita del controllo, l'impredicibilità possono produrre una condizione definita "allostasi". L'allostasi, rappresenta la risposta adattati va dell'organismo a stimoli stressogeni ed è prodotta dall'attività congiunta del sistema nervoso centrale, dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e del sistema immunitario/proinfiammatorio mediante alcuni mediatori chimici, come l'adrenalina, i glucocorticoidi (cortisolo), le citochine (o interleuchine, IL), che agiscono su recettori specifici localizzati in organi e apparati differenti.1 Lo scopo dell'allostasi è quello di sviluppare la migliore capacità omeostatica dell'individuo, aumentando le sue chance di sopravvivenza. Il perdurare della condizione stressogena (stress cronico) può produrre il cosiddetto "carico allostatico", caratterizzato da un'aumentata attività dei mediatori dell'allostasi sulle loro cellule bersaglio, che conduce a fenomeni di desensibilizzazione recettoriale e danno tissutale.2"4 Gli effetti del carico allostatico sono rappresentati da drammatiche conseguenze come insonnia, disturbi mentali (tra cui ansia e depressione) e varie patologie cardiovascolari.
Sonno e stress
un articolo da rifinire da facts news and views .Anche se l'associazione tra sonno e stress è ben nota, un approccio più sistematico è emerso solo dagli anni Ottanta, quando è stato osservato che il sonno a onde lente (stadi 3 e 4 del sonno non-REM - slow-wave-sleep, SWS) rappresenta uno dei bersagli specifici dello stress.5 Nel modello animale, la somministrazione di CRH (Cor-ticotropin-Releasing Mormone) induce un aumento del tempo di veglia, grazie all'azione eccitatoria del CRH su alcune strutture sottocorticali come il locus coeruleus, l'amigdala, l'ippocampo e alcuni nuclei ipotalamici,6 In modelli sperimentali umani la somministrazione di CRH induce un incremento dei livelli di arousal, con iperattività neurovegetativa e riduzione del SWS.7-8 Gli effetti del cortisolo sul sonno appaiono invece più complessi di quelli del CRH in quanto oltre a quelli diretti si sovrappongono gli effetti mediati dall'inibizione del CRH.9 D'altra parte, il sonno stesso influenza l'asse HPA: negli individui normali, infatti, la frammentazione del sonno notturno si associa a una più elevata attività del sistema HPA (con incremento dei livelli plasmatici di cortisolo), determinando quindi un circolo vizioso in cui le due alterazioni si autopotenziano a vicenda.,10 Gli stessi meccanismi di attivazione dell'asse HPA che contribuiscono alla risposta allostatica possono essere amplificati dall'alterazione del sonno, che in ultima analisi potrebbe rappresentare il fattore cruciale per indurre il passaggio dalla condizione di allostasi a carico allostatico. Questo aspetto assume un'importanza cruciale relativamente alle relazioni esistenti tra alterazioni croniche del sonno, stress e neurogenesi ippocampale (NG).
Stress, alterazione del sonno e neurogenesi ippocampale
La scoperta che i recettori per i glucocorticoidi sono abbondantemente espressi nella formazione ippocampale,13 ha condotto molti ricercatori a fecalizzare la loro attenzione proprio sull'ippocampo come regione cerebrale target dello stress. A questo riguardo è ampiamente descritto come elevati livelli di glucocorticoidi alterino sia la struttura che la funzione ippocampale.4'14 Da un punto di vista morfologico, le conseguenze dell'insulto ormonale includono la riduzione del volume ippocampale, sottesa a sua volta da alterazioni del trofismo dendritico e da riduzione della NG.4'14 Sul piano funzionale, lo stress cronico è generalmente associato alla riduzione dell'eccitabilità ippocampale e dei meccanismi di potenziamento a lungo termine, che in ultima analisi conducono a un'alterazione della funzione ippocampale.14'15
Recentemente è stato ipotizzato che il meccanismo fisio-patogenetico di alcuni disturbi mentali associati allo stress, come la depressione, risieda proprio in una perdita di neuroni o in un'alterazione della NG ippocampale (la cosiddetta neurogenesis hypothesis).: Questa ipotesi trova ilsuo razionale negli effetti negativi sulla NG e sul trofismo dendritico indotti dall'incremento plasmatico dei livelli di cortisolo che si ritrovano tipicamente nella depressione.19 Per quanto riguarda le relazioni tra sonno e NG, alcuni studi hanno dimostrato che la deprivazione del sonno o la sua restrizione può interferire selettivamente con la NG.20"23 Anche la deprivazione di una sola notte di sonno presenta un debole effetto sul tasso basale di proliferazione e di sopravvivenza cellulare a livello ippocampale, così come la restrizione del tempo totale di sonno di una notte non permette l'incremento di NG che normalmente si associa ad apprendimenti ippocampo-dipendenti.20'23'24 Inoltre, dato che la deprivazione di sonno altera specificamente la formazione di memorie ippocampo-dipendenti,25-26 si potrebbe ipotizzare che la perdita di sonno possa interferire con le funzioni cognitive, influenzando alcuni stadi specifici della NG ippocampale a carico del giro dentato. I meccanismi mediante i quali l'alterazione del sonno influenza la NG ippocampale sono ancora parzialmente sconosciuti. È stato proposto che l'effetto inibitorio della deprivazione di sonno sulla NG sia indirettamente legato a un incremento dei livelli di stress,21 e in particolare dei glucocorticoidi.11 A questo riguardo è stato osservato che una prolungata deprivazione del sonno si associa ad alterazioni della regolazione dell'asse HPA simili a quelle osservate nella depressione27-28 e che bassi livelli plasmatici di glucocorticoidi possono prevenire la soppressione della NG ippocampale indotta dalla deprivazione di sonno.21 Per contro, alcuni studi in ratti surrenaloctomizzati hanno recentemente dimostrato che la prolungata perdita di sonno può inibire la NG ippocampale indipendentemente dall'incremento di glucocorticoidi.20-22 Oltre ai glucocorticoidi, molti altri fattori possono essere modulati dalla deprivazione di sonno, e alcuni di questi potrebbero rappresentare il legame tra la deprivazione di sonno e la riduzione della NG. A questo riguardo, è stato dimostrato che la serotonina promuove la NG29 e che la riduzione della NG ippocampale a seguito di deprivazione o alterazione del sonno potrebbe essere correlata a un incremento dei livelli plasmatici o centrali di IL proinfiammatorie, come l'IL-6 e il tumor necrosis factor-a.30"33 Sulla base di questi dati è stato ipotizzato che un'alterazione cronica del sonno, inibendo la NG, possa contribuire all'eziologia della depressione e di altre patologie correlate allo stress.12
Nuovi aspetti psicofisiologici del sonno: la Sleep Slow Oscillation
Recentemente è stato dimostrato che gli effetti omeostatici del SWS sono legati a lente oscillazioni del potenziale di membrana dei neuroni corticali (<1 Hz). Gli studi di registrazione intracellulare del gruppo di Mircea Steriade, effettuati in animali che dormono in modo naturale, hanno dimostrato che durante la veglia il potenziale di membrana dei neuroni corticali rimane stabile a circa -65mV. Durante il SWS il potenziale diventa bifasico, presentando armoniche oscillazioni tra -85mV e -65mV, che interessano tutti i neuroni corticali sia eccitatori sia inibitori.34"41 Questo comportamento è stato definito da Mircea Steriade Slow Oscillation (SO) e rappresenta il fenomeno cellulare di base del SWS. La SO è caratterizzata da periodi in cui l'attività di scarica neuronaie (e sinaptica) è sovrapponi-bile in termini sia di frequenza sia di coerenza spaziotemporale a quella presente durante il sonno REM e la veglia (up-state, durata circa 500-700 msec); questi periodi si alternano ad altri di profonda iperpolarizzazione, con silenzio elettrico corticale e quindi assenza di qualsiasi attività di network (down-state, durata circa 500-700 msec). L'up-state è sostenuto da un incremento dell'attività sinaptica glutammatergica, mentre il down-state dall'apertura di specifici canali al K+.42"44 La SO generata a livello corticale è trasmessa al nucleo reticolare talamico e da questo ai nuclei talamo-corticali, così come ad altre strutture sottocorticali come il prosencefalo basale, l'ippocampo ecc.4345 Questo comportamento cellulare è stato identificato anche sull'EEG umano46"48 e rappresenta il fenomeno cellulare fondamentale che sottende l'attività neurale nel SWS (sonno non-REM stadi 3 e 4 o sonno delta)49 e tutte le sue espressioni integrate, come i complessi K, i fusi del sonno e le onde delta. Nell'uomo la SO, definita Sleep Slow Oscillation (SSO) presenta alcune caratteristiche morfofunzionali: 1) spazzola la corteccia umana con una frequenza di una al secondo comportandosi come un'onda viaggiante; 2) presenta uno specifico sito di origine, più frequentemente localizzato nelle regioni corticali anteriori (corteccia prefrontale), e si propaga tipicamente verso le regioni posteriori; 3) presenta un'alta riproducibilità tra le notti e tra i soggetti (Figura i).46-48 Oltre a queste proprietà spaziali e dinamiche, è stata dimostrata una stretta relazione tra la SSO e la plasticità sinaptica che sottende da un lato l'apprendimento implicito e dall'altro la memoria dichiarativa.50-51 Queste caratteristiche spaziali, dinamiche e funzionali rendono la SSO un fenomeno chiave per quantificare la qualità del sonno, per caratterizzare alcune funzioni del sonno e per studiare la connettività corticale. Infine, la SSO sembra giocare un ruolo chiave nell'ipotesi che vede il sonno come modulatore dell'omeostasi sinaptica, ovvero mediante il fenomeno del depotenziamento sinaptico (down-scaling) che riduce l'incremento del peso sinaptico indotto dalla veglia (up-scaling).52'^3 Recentemente, grazie al modello rappresentato dalla simulazione del volo umano su Marte, abbiamo studiato la modulazione dello stress sul sonno, e in particolare sulla SSO, in condizioni ambientali caratterizzate da confinamento sociale e spaziale, elevato carico di lavoro, turni ed emergenze. Questo modello risulta particolarmente interessante in quanto identifica una stretta relazione pre-nosologica tra il cortisolo, il pattern di sonno e alcune caratteristiche della struttura e del mapping della SSO. Abbiamo osservato come alti livelli di cortisolo si associno a una significativa riduzione delle origini e più in generale del riconoscimento delle SSO, in particolare nelle regioni fronto-centro-parietali ,54
Conclusioni
In conclusione, si può ipotizzare che il perdurare della condizione di stress con alterazioni del sonno (soprattutto quelle legate alla SSO) possa condurre verso una fase caratterizzata da alterazioni emotive, cardiovascolari e comportamentali tipiche del carico allostatico. Infatti, sulla base dell'ipotesi di Tenoni e Girelli,52'53 la significativa riduzione del SWS e delle SSO associata allo stress potrebbe indurre una conseguente alterazione del down-scaling sinaptico e quindi delle funzioni corticali. Sul piano fisiopatogenetico, le perturbazioni delle funzioni cognitive associate alle alterazioni del sonno, potrebbero essere ricondotte proprio all'abnorme evoluzione dei livelli sinaptici corticali che si verifica nel soggetto stressato durante la notte.55-56
Risulta quindi evidente come lo studio della SSO possa essere utilizzato in campo preclinico per caratterizzare e identificare molteplici condizioni borderline, che seppur prive di manifestazioni clinìche definite, condizionano la vulnerabilità soggettiva verso lo sviluppo di patologie correlate allo stress. Ciò potrebbe contribuire all'identificazione di indici predittivi di rischio e quindi di contromisure ad hoc (ad es. la stimolazione elettrica transcranica)31 al fine di confinare le manifestazioni correlate allo stress esclusivamente all'ambito prenosologico.
Bibliografia

orso castano :si sta verificando un pericoloso allentamento delle concezioni unitarie del cervello , piu' sul lato clinico oservazionale che sul lato delle neuroscienze. Non vorremmo che questo bisogno corrispondesse piu' ad un disease mongering che ad una reale , neuroscientificamente documentata e biologica realta' clinica. La negazione , o meglio la messa sullo sfondo delle neuroscienze sta producendo , forse, velocemente, disease mongering, che , a loro  volta, produrranno un nuovo DSM5 , ad uso funzionale  (parliamo di ipotesi, cosi' almeno si spera) della produzione di nuovi farmaci il cui uso sul piano clinico potrebbe essere fortemente problematico. Rivendicare l'unicita' del funzionamento su basi neurofisiologiche, del cervello , spostare l'attenzione delle neuroscienze sul pre-nosologico, insomma fare della prevenzione sulla base di precise conoscenze biologiche scientifiche ,  non e' allora essere dei biologisti reazionari, "organicisti"si diceva una volta, ma significa studiare il corpo umano, rispettarne l'unicita', prendersene cura scientifica, non frantumarlo per secondi fini......

giovedì 18 novembre 2010

l'antimateria imprigionata dal Cern



...........................''E' una soddisfazione guardare all'apparecchiatura Alpha e sapere che contiene atomi stabili e neutri di antimateria'', ha osservato il coordinatore della ricerca, Jeffrey Hangst, dell'universita' danese di Aarhus. Per il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, ''e' un passo in avanti significativo nella ricerca sull'antimateria''. Ci sono voluti anni di ricerche e apparecchiature gigantesche, ma alla fine si e' ottenuto qualcosa che e' ai limiti della fantascienza. L'antimateria e' stata prodotta al Cern e intrappolata come nel romanzo di Dan Brown ''Angeli e demoni'' (anche se e' impensabile portarla a spasso in una bottiglia) ed una reazione fra materia e antimateria e' alla base della propulsione dell'astronave Enterprise, della flotta stellare del ciclo di Star Trek. Oggi 38 atomi di anti-idrogeno che sfrecciano velocissimi, al ritmo di centinaia di metri al secondo, sono stati rallentati con temperature bassissime e imprigionati in una trappola magnetica per quasi due decimi di secondo. Si trovano nel vuoto e non possono sfiorare le pareti della loro ''gabbia'': se questo accadesse sarebbe un guaio perche' se antimateria e materia entrassero in contatto si annullerebbero a vicenda in una gigantesca esplosione. ''Tenere fermi nella macchina gli atomi di anti-idrogeno e' come giocare a ping-pong senza toccare la pallina con le racchette'', spiega il fisico Roberto Battiston, dell'universita' di Perugia e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), responsabile dell'esperimento Ams (Antimatter Spectrometer), che a partire dal prossimo anno l'antimateria andra' a cercarla tra le stelle, agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale.Avere imprigionato i primi atomi di antimateria e' un passo verso la possibilita' di districare uno dei piu' grandi misteri della fisica contemporanea: diventa cioe' possibile capire perche' al momento del Big Bang, quando materia e antimateria erano presenti nelle stesse quantita', in una simmetria perfetta, la materia ha avuto la meglio mentre l'antimateria e' scomparsa............ ha osservato Andrea Vacchi, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). ''Potremo capire - ha aggiunto - perche', nonostante il Big bang abbia prodotto materia e antimateria, ora vediamo solo la materia''.
orso castano: il modo va veloce, le scoperte scientifiche nel campo della fisica idem. L'immagine dell'uomo stesso si va trasformando in rapporto alle potenzialita' di dominio della materia. Nel campo delle comunicazioni le scoperte fisiche acceleleranno sia la velocita' che la possibilita' di comunicare  a molti. Quanti oggi consultano il web prima di andare dal medico e quante , con la stessa malattia communicano tra loro sull'efficia delle terapie consigliate? molte ed aumenteranno sempre di piu'. Solo la miopia di qualche governo frena l'introduzione di una banda larga  potente che consentirebbe un nootevole aumento qunti-qualitativo delle comunicazioni. Urge  un m"manifesto", uno sforzo collettivo per un web libero , garantito , e pubblico!!

lunedì 15 novembre 2010

la "solidarieta'" esiste ancora ed in che misura? stralci da un articolo di "psichiatri oggi"

di P.L.Scapicchio........La Bibbia ci narra che quando Dio chiese a Caino dove fosse Abele, Caino negando di saperlo rispose irato con un'altra domanda: "Sono forse il custode di mio fratello?". Emmanuel Lévinas afferma che quella rabbiosa domanda di Caino è all'origine di ogni immoralità e su questa domanda Zygmunt Bauman (8) poggia una delle sue straordinarie analisi, quella sulla progressiva individualizzazione della società contemporanea e sui sentimenti di insicurezza e di paura che ne derivano per i singoli individui. Le società in cui viviamo sono sempre più caratterizzate, secondo Bauman, dalla scomparsa della vecchia arte di costruire e mantenere legami sociali, dal declino dell'uomo come essere "pubblico", dall'abbandono dell'uomo sofferente al suo ineluttabile destino, dal culto disperato del corpo e dell'efficienza competitiva come difesa da questo abbandono e dalla conseguente emarginazione sociale. Tutto ciò, benché sia riconducibile, come ho già ricordato, a fattori strutturali propri della nostra civiltà, viene vissuto come esperienza squisitamente individuale e non genera una spinta a promuovere soluzioni collettive e partecipate. Una società di individui è, di fatto, una società di solitudini; in essa la domanda di Caino trova un senso solo allorché si manifesta come presa di distanza, come negazione della responsabilità della morte di Abele. E, non sembri un paradosso, è irrilevante a quel punto che la morte di Abele sia avvenuta proprio per mano di Caino. Essere Caino o essere implicitamente suoi compiici per il silenzio ed il distacco che manifestiamo rispetto alla sorte di Abele, non cambia i termini del problema sul piano etico. In questo senso, l'affermazione di Lévinas è drammaticamente vera. Ma come fanno miliardi di individui a comportarsi come Caino senza esserlo? Come si può, in altre parole, essere fratricidi senza essere in concreto capaci di commettere un omicidio? Il bellissimo ed inquietante saggio di Stanley Cohen Stati di negazione - la rimozione del dolore nella società contemporanea (9) ha dato una risposta convincente. Sotto i nostri occhi scorrono sofferenze ed orrori senza che il nostro cervello, registrandoli, provochi reazioni adeguate alla loro drammaticità. Chiudere gli occhi, abbassare lo sguardo, far finta di niente, voltarsi dall'altra parte, alzare le spalle, mettere la testa sotto la sabbia: sono numerosi i modi di dire comuni che indicano l'incapacità o il rifiuto di guardare in faccia la realtà della sofferenza altrui e che sembrano diventati l'unica modalità di comportamento che sappiamo opporre all'osservazione di realtà scomode e dolorose. La parola rimozione, impropriamente usata nella traduzione italiana del sottotitolo, è un termine freudiano ben noto in psichiatria; un meccanismo di difesa che però non rende conto delle intenzioni dell'Autore, che ha infatti usato il termine diniego. Ossia un rifiuto di riconoscere o mettere a fuoco una realtà traumatizzante che viene lasciata lì, in un angolo della coscienza, senza destare reazioni congrue dal punto di vista intellettuale. Rimuovere, di fatto, significa non sapere. È come cancellare un ricordo, che può riaffiorare solo in particolari situazioni emotive; relegare fuori dalla coscienza, nell'inconscio, elementi psicologici sgradevoli per evitare intense reazioni ansiose o spostarli su altri contenuti simbolici capaci di mascherarli. Il diniego invece mantiene intatta la mia conoscenza attuale ma, semplicemente, non mi fa più alcun effetto che scompaiano tutti gli ebrei della mia città o che ogni mese muoiano sotto i miei occhi migliaia di bambini per fame, malattie evitabili o esplosione di conflitti etnici. È così, e basta. Sono forse il custode di mio fratello? Naturalmente una giusta esigenza morale non può trasformarsi in moralismo. Saremo pure "voyeurs delle sofferenze altrui", ma se reagissimo con l'indignazione e l'attivismo eticamente corretti ad ogni atrocità o ingiustizia che osserviamo, scrive Cohen, non saremmo più in grado di vivere la nostra vita. La sua analisi si sviluppa in modo esemplare, soprattutto nei confronti del potere politico ed economico, ma a noi interessa ora capire se può esserci un modo per uscire dal relativismo morale che il diniego della solitudine dell'anziano (come esito di un abbandono e come fonte di un'inesauribile sofferenza) provoca in chi la osserva. Secondo Cohen opporsi ad una posizione culturalmente dominante significa entrare a far parte di una minoranza scomoda e frustrata, spesso addirittura rischiosa. Perché allora opporsi a meccanismi cosi' radicati  di diniego?Per altruismo, ci dice Cohen, e sembra una risposta davvero banale. Ma dietro la banalità apparente del termine il sociologo ed il filosofo scoprono montagne di significati importanti e differenziati. Alla luce dei quali il Buon Samaritano, prototipo ed icona dell'altruismo, è per complessità semantica paragonabile ad un essere vivente monocellulare. L'altruismo, scrive ancora Cohen, è un'anomalia della teoria della scelta razionale, perché non esige e non si attende una ricompensa. Nasce da una particolare ottica cognitiva che possiamo identificare in un senso del sé come parte di un'umanità comune, che non ha nulla a che vedere con astratte priorità morali o politiche. Questa ottica non è solo alla base delle azioni compiute dagli Schindler o dai Perlasca ma è anche alla base dell'evoluzione di tutti i sistemi di welfare, nati nel secolo scorso con intenti economici strumentali all'affermazione del capitalismo, ed oggi totalmente privi di tale supporto razionale. E proprio riguardo al futuro del welfare state Bauman nota: "Siamo franchi, non c'è nessuna buona ragione per cui dovremmo essere i custodi di nostro fratello, aver cura di lui, essere morali; e in una società orientata all'utile i poveri e gli inattivi, privi di scopo e di funzione, non possono contare su prove razionali del loro diritto alla felicità. Sì, ammettiamolo, non c'è alcunché di ragionevole nell'assumersi la responsabilità, nel prendersi cura degli altri e nell'essere morali". C'è dunque una strana sintonia fra i due Autori. Strana perché si colloca, partendo da contesti di indagine affatto diversi e lontani, nella medesima posizione concettuale: affrontare la sofferenza dei più fragili fra gli uomini, essere con l'altro indipendentemente da ogni "buona ragione" per farlo, è possibile solò in virtù di una forte spinta etica. Purtroppo non possiamo più dare per scontato che questa forte spinta etica possa essere parte dello Spirito del tempo. Ci ricorda Luigi Zoja nel suo recente, inquietante libro La morte del prossimo, che quando nel Levitico ( 19.18) è scritto Ama il prossimo tuo come te stesso, la cultura religiosa ebraica identifica il prossimo in modo molto semplice: la persona che vedi, senti, puoi toccare. Ossia l'altro che ti sta vicino. La novità del Cristianesimo, generosissima ma astratta, è stata il trasformare in prossimo anche l'abitante più lontano della terra. Zoja, che non è un sociologo ma uno psicanalista junghiano, scrive un libro, per me psichiatra di lungo corso, struggente. Un libro in cui è scritto: "E il prossimo? Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fondamentale. Ora domina la lontananza, il rapporto mediato e mediatico. Il comandamento giudaico-cristiano si svuota. Questa tendenza si sal- da con l'indifferenza per il vicino prodotta dalla globalizzazione, dalla civiltà di massa e dalla scomparsa dei valori tradizionali. Siamo alla soglia di un territorio radicalmente nuovo. Dove la vecchia morale non è più possibile per mancanza di oggetto". (10) Beninteso l'amore cristiano non è il riferimento del libro di Zoja. E solo il simbolo di un'esistenza in cui la vicinanza ' comportava di necessità l'ingresso nella dimensione etica che abbiamo menzionata. L'anziano solo è vittima non soltanto di eventi che lo assalgono dall'esterno e che abbiamo ricordato; ma soprattutto di uno scontro lacerante tra memoria e nostalgia che modifica profondamente la sua struttura dell'Io e lo rende sempre meno accessibile ah"autenticità dell'incontro, al-l'Io-Tu. Per questo motivo le nostre politiche di welfare, orientale dalla teoria dei bisogni, appaiono lontane dall" obiettivo-solitudine. Aiutare l'anziano solo a stabilire nuove e soddisfacenti dinamiche d'incontro e di coesistenza significa invece aderire al suo desiderio, intervenire sulla memoria del Sé, ricostruendo in tal modo un'identità capace di fruire dei nuovi contesti sociali possibili. I nostri Servizi sociali tesi a creare a priori aggregazioni, contatti, presenze organizzative, sono simulacri della Noità e scorrono in superficie, senza riuscire neppure a sfiorare l'essenza della solitudine del soggetto assistito. Ogni solitudine vive infatti una sua specifica sofferenza ed è su questa che occorre preliminarmente intervenire per rendere possibile la soluzione degli specifici problemi esistenziali che la alimentano. Occorre cioè ristabilire, psicologicamente, le premesse dell'incontro; ricostruire su nuove basi, nel nuovo e sfavorevole contesto sociale, le condizioni relazionali che diano all'Io-Tu un significato derivante dal qui-ora e non da astratte comparazioni a standard di vita predefìniti erga omnes, e nei quali nessun anziano può ritrovarsi perché fanno parte di un mondo che non c'è più. In una società individualizzata che ha perduto ogni riferimento autenticamente (e non fittiziamente) comunitario, poco o nulla coinvolta dai grandi temi della sofferenza (che tende a denegare o al massimo ad affrontare con oboli aspecifici e frettolosi), l'anziano deve trovare un nuovo significato dell'esistere e non può farlo se lo lasciamo senza risposte di fronte alla sua solitudine. O, peggio ancora, se gli forniamo risposte mistificanti che nulla mutano della sua interiorità. La relazione psicoterapeutica è qui proposta come un incontro antropologico compiuto, come una chiave di lettura che crei nuovi spazi di identità per il soggetto e che lo prepari ad accogliere la povertà segue a pag. 10 di un mondo che non ha più l'umanesimo nel suo divenire. Ha scritto Davide Sparti nel suo volume L'importanza di essere umani - Etica del riconoscimento (11), un libro di straordinaria e commovente intelligenza, che quando cadiamo vittime dell'impulso all'elusione, quando ad esempio ci neghiamo la possibilità di cogliere la tristezza in un volto (e così non la accogliamo ), noi "abbandoniamo" la nostra umanità, la dimensione espressiva della forma di vita a cui siamo stati iniziati. Ed è proprio perché si danno situazioni in cui lasciamo dietro di noi la nostra umanità, continua Sparti, che la nostra responsabilità verso gli altri viene legata al nostro essere sensibili e "responsivi" verso di loro, cioè alla nostra capacità di rispondere alla presenza altrui come presenza umana. È la stessa conclusione a cui giunge Bauman: "È la secolare decisione di assumerci la responsabilità della nostra responsabilità, la decisione di misurare la qualità di una società sulla qualità dei suoi standard etici, che oggi proponiamo". Se su questo dunque ci interroghiamo, la solitudine dell' anziano nella società attuale non rappresenterà un destino ineluttabile e ci riconosceremo serenamente nella frase che Jacques Lacan scrisse riprendendo Hegel: "II desiderio del- l'uomo trova il suo senso nel desiderio dell'altro".

contro l'invecchiamento di Fernando Santarelli (*) , stralci dell'art da Gior. Previd. Med


.............. considerata l'importanza della "replicazione" del dna, per conseguire una vita sempre più lunga. ............contrastando i "radicali liberi", essendo questi conseguenza dell'invecchiamento, ma non la sua "causa fondamentale", si conseguirebbe solo un "prolungamento" della durata della vita, ma contemporaneamente un crescente invecchiamento dell'organismo e della popolazione, ...........L'attuale scienza medica ........ richiede un'evoluzione in merito al problema dell'invecchiamento che può essere dato dalla scoperta della possibile immortalità del dna, in presenza della sua duplicazione, come dimostrato dall'esperimento della pecora Dolly.
Inoltre l'attuale scienza medica, si basa su una serie di scienze particolari che considerano solo un preciso aspetto dell'organismo, come anatomia, fisiologia, chimica biologica, patologia generale e speciale ed altre consimili, ma non l'aspetto "organizzativo" della vita di milioni di cellule che costituiscono l'organismo umano. Aspetto che invece può essere considerato dalla scienza dell'economia biologica, scienza dell'organizzazione che permette anche di conseguire il massimo risultato dai mezzi a disposizione. Pertanto si ritiene di fondamentale importanza includere nel programma delle materie di insegnamento della facoltà di Medicina la disciplina dell'economia biologica che in base alle discipline tradizionali può dare importante e completa informazione sulla vita ed il comportamento di milioni di cellule dell'organismo umano.
In merito al problema dell'invecchiamento, l'economia biologica può dare il suo contributo valorizzando l'immortalità della replicazione del dna cellulare, immortalità che già oggi si consegue con l'unione dei cromosomi sessuali maschili e femminili. Inoltre l'economia biologica può consentire di classificare le cellule dell'organismo in cellule perenni labili e stabili. Mentre le cellule perenni, come le cellule nervose e dei muscoli striati, permangono nell'organismo senza sostanziali variazioni durante la vita e le cellule labili, come quelle epiteliali e del sangue, si rinnovano continuamente, lecellule stabili come quelle del fegato, pancreas, milza, connettivi, quali le membrane e le ossa con forma propria, si accrescono durante la vita fino a raggiungere il completo sviluppo con il termine dell'accrescimento dell'organismo.
Tra le predette cellule sono certamente quelle stabili, al raggiungimento del completo sviluppo dell'organismo, ad essere ostacolate nel loro accrescimento. Onde evitare il loro invecchiamento per mancanza di spazio, invecchiamento dannoso per tutto l'organismo, sarà pertanto necessario contrastare tale accrescimento mediante anticorpi monoclonali, per la loro individuazione ed il successivo intervento delle cellule killer e macrofagi del sangue per la loro eliminazione. Si otterrà pertanto un nuovo spazio libero per nuove cellule stabili, che consentirà la duplicazione del dna, condizione fondamentale per contrastare l'invecchiamento di tutto l'organismo. Data la particolare necessità della duplicazione delle cellule stabili, su quanto qui esposto, presso l'Istituto di Farmacologia dell'università di Milano si sta attuando una ricerca sperimentale relativa alla duplicazione del dna per contrastare l'invecchiamento e conseguire una vita sempre più lunga. •
(*) Presidente Associazione italiana ricerca, prevenzione, terapia invecchiamento

il telelavoro va avanti , da Repubblica.it , Sara' meno stressante e meno inquinante ?

di FEDERICO PACE (stralci)
........................Pur di avere più autonomia, quasi sette su dieci disposti ad accettare un'offerta di impiego con una paga inferiore del 10 per cento............
 il sessanta per cento degli impiegati del mondo dei servizi. Tutti convinti che sia possibile riuscire a portare avanti il lavoro, anche con maggiore produttività, senza andare ogni giorno negli edifici aziendali. Tutto si può fare, o quasi tutto, accedendo in ogni istante, e da qualsiasi luogo, agli strumenti e alle informazioni dell'impresa.
L'insofferenza per i retaggi organizzativi aziendali, derivati dall'industria manifatturiera, anche laddove la presenza sembra avere perso importanza, emerge dall'indagine realizzata da Cisco, operatore mondiale attivo nel settore delle soluzioni di rete, che ha coinvolto 2.600 lavoratori e professionisti dell'information technology di 13 nazioni come l'Italia, il Regno Unito, la Spagna, la Francia, la Germania, gli Stati Uniti, il Messico, il Brasile, la Russia, l'India, la Cina, il Giappone e l'Australia.
L'inspiegabile obbligo. Sei su dieci pensano che tale obbligo non sia giustificato da alcuna necessità. E che la produttività non sia riconducibile alla contiguità fisica tra chi svolge una mansione e chi chiede che venga ultimato un progetto o analizzata una documentazione. La sensazione è percepita in maniera particolare dagli indiani dove il 93 per cento ritiene che questa presenza non incida sul livello di produttività. L'evoluzione sembra quasi naturale, soprattutto ora che il tempo del lavoro e quello della vita privata, come due affluenti che hanno dato luogo a un unico fiume, sono dimensioni in cui ciascuno è immerso per tutto il giorno.
Le riunioni e l'interazione quotidiana. Gli italiani, in qualche modo, sono tra quelli che mostrano le maggiori timidezze riguardo questa convinzione. Da noi il 53 per cento pensa che sia necessario essere presenti in ufficio per prendere decisioni, perché "nulla sostituisce l'interazione quotidiana tra le persone". Insieme a noi mostrano un certo attaccamento ai luoghi fisici e alle relazioni concrete, anche i giapponesi e i tedeschi.
In media, un quarto dei lavoratori appare consapevole che qualche volta è importante ritrovarsi in un ufficio soprattutto per partecipare a specifiche riunioni ma, allo stesso tempo, non ritiene sia necessario recarsi in ufficio per le mansioni quotidiane e di routine. C'è poi un otto per cento convinto di essere più produttivo, per il modo con cui riesce a gestire il proprio tempo, lavorando da casa o in maniera remota. La pensano così il 35 per cento degli indiani, il 12 per cento degli inglesi e il sette per cento dei francesi. In Italia solo il 5 per cento condivide questa idea.
Privilegio vs diritto. Circa quattro lavoratori su dieci ritiene che, nel contesto del mondo del lavoro attuale, l'accesso remoto sia un diritto. Poco meno del doppio, non è dato sapere se con una punta di amarezza, confessa che il telelavoro rimane invece una sorta di privilegio. E la caratteristica di concessione benevola pare avere spazio soprattutto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia, in Spagna e in Giappone.
Più tempo, più lavoro. Per una sorta di paradosso, chi riesce ad ottenere quello che potrebbe sembrare una sorta di privilegio, poi lavora anche più. Tra quelli che hanno accesso alle reti aziendali circa la metà ammette di lavorare tra due o tre ore in più di straordinari. Accade lo stesso al 46 per cento degli italiani. Un altro venticinque per cento lavora almeno quattro ore in più al giorno. Lo stesso dice il 18 per cento degli italiani. Mentre un altro dieci per cento, confessa di essere sempre online e che lavora per "tutto il tempo che è sveglio".
Gli ostacoli. Ma quali sono i limiti a uno sviluppo più deciso del telelavoro? Per un 35 per cento le ragioni sono riconducibili al ruolo che si riveste in azienda. Così dice anche il 36 per cento degli italiani. Ma in Italia a prevalere sembrano essere più che altro le politiche aziendali (il 39 per cento), ragione che nella media mondiale riguarda il 24 per cento dei casi. A pesare anche le limitazioni del budget (il 29 per cento nel mondo e il 33 per cento in Italia). Un altro ostacolo è rappresentato dalle convinzioni dal capo ufficio che coordina i suo collaboratori. Soprattutto in Italia. Così infatti rispondono il 21 per cento dei lavoratori italiani..................

orso castano : c'e' u problema per il telelavoro : l'isolamento, che puo' essere superato con i social network dei lavoratori . Ancor di piu' l'obiettivo di un web libero e gratuito e' fondamentale. Poter  confrontarsi, mettere in comune idee  e forze per organizzarsi attraverso teleconferenze puo' fare da contrappeso a questa nuova forte tendenza di forma di lavoro piu' "risparmiosa" per il datore di lavoro, ma non priva di controcanto sul piano delle relazioni tra lavoratori con ricadute sui oripri diritti

mercoledì 10 novembre 2010

Stress e cronicità: stimoli ambientali e risposta ciclica umorale (stralcio da un articolo de L'altro)



..............II modello psicosociale postula la sovrapposizione di: fattori relazionali interpersonali (insoddisfazione, conflitti interpersonali irrisolti, stimolazione inadeguata, eccessivo orientamento verso un obiettivo, non comunicazione di bisogni e preferenze); fattori psicosociali (credenze culturali, auto inaccettabilità, perfezionismo, problemi di attaccamento, esperienze passate, storia di abusi/traumi); fattori fisiologici (invecchiamento, malattia, disabilità, infortunio, medicazione, uso di sostanze). Il ruolo di tali fattori nella patogenesi della disregolazione affettiva negli adolescenti è reso evidente dal fatto che la corteccia prefrontale orbito-mediale è al centro (fig. 8) di una serie di loops limbici, sottocorticali, dell'asse ipotalamo-ipofìsi-surrene, che regolano sensazioni di paura, allerta, reward, apprendimento. La sua disfunzione esita in disinibizione della trasmissione limbica attraverso l'amigdala, interferendo su assetti emozionali, cognitivi, endocrini, autonomici e neurochimici della depressione.Kupfer (31) sottolinea come differenze volumetriche cerebrali nell'instabilità affettiva siano precoci, evolutive e determinate da una combinazione di fattori che implicano anomalie nell'ambito della necrosi neuronaie e della crescita cellulare. Alcune popolazioni cellulari sono letteralmente "excited to death" a causa di una "overactivation". Gli adolescenti sono par-ticolarmente a rischio di sviluppare alterazioni in regioni cruciali per il controllo emozionale in quanto non solo sperimentano maggiori esperienze edoniche, ma sono meno abili a distinguere gli eventi motivazionali rilevanti.
Conclusioni
Gli attuali orientamenti della Letteratura, depongono, oltre alla riduzione del volume, per una diminuzione anche dello spessore corticale e della materia grigia e bianca, soprattutto in un'ottica anatomica settorializzata nei soggetti affetti da Disregolazione Affettiva rispetto ai controlli.
In particolare Robert McCarley (Jama, 2007) ha descritto la progressione delle anomalie cerebrali post-esordio 1,5 anni dopo il primo episodio di instabilità umorale. Sorprendentemente ha riscontrato un decremento del 7-10 per cento del volume CSF/ventricolare in questo pur breve periodo.
La corteccia cingolata subgenuale anteriore è la zona del cervello più consistentemente atrofizzata nel disturbo disaffettivo, mentre nella schizofrenia, si riscontra atrofia in tutto il giro cingolato anteriore. La diminuzione del volume nel giro di Heschl è stata correlata con la periodicità ciclica, soprattutto per Tipo-mania, mentre la deflessione timica è stata associata con l'ipotrofia del giro frontale inferiore e dell'insula. Molte delle regioni atrofizzate risultano iperattive durante le fasi di eccitamento, in linea con il rilascio eccessivo di glutammato e con una prospettiva a più lungo termine che propende per un meccanismo neurotossico atrofizzante.
Slmilmente, Hilleke Hulshoff Poi (Am Journ, 2008), ha mostrato come la corteccia dei lobi frontali e temporali siano le aree cerebrali che si riducono maggiormente nella ciclicità disaffettiva.
Simili perdite di volume si verificano nei soggetti sani oltre i 35 anni di età, mentre nella schizofrenia, queste regioni risultano atrofizzate sin dal venticinquesimo anno ad un tasso di circa 2,5 mi/anno. Misurazioni dello spessore corticale ad alta risoluzione spaziale hanno mostrato che la diminuzione nel tempo nei soggetti con bipolarismo è fino a 6 volte maggiore rispetto ai soggetti di controllo.
In definitiva i dati più accreditati della Letteratura suggeriscono in modo consistente che vi siano alterazioni volumetriche cerebrali specifiche nella disregolazione affettiva, soprattutto ciclica; vi sono evidenze che tali alterazioni peggiorino con la cronicità della malattia in particolare per la corteccia DLPF e per l'ippocampo. L'ippocampo sarebbe particolarmente ridotto in soggetti con Depressione cronica e pregresse e protratte esperienze avverse di vita, potendo questo rappresentare un endofenotipo condiviso da patologie psi-chiatriche stress-correlate.
Ciò suggerisce che meccanismi neuroplastici disfunzionali e neurodegenerativi partecipino alla fisiopatologia della malattia durante la cronicizzazione. Ci si augura che alcuni dei risultati di queste osservazioni possano aiutare a costituire utili marcatori biologici per una diagnosi precoce, e altri per i target terapeutici più appropriati e precoci.
Tito de Marinis , Università di Salerno - Area di Coordinamento Scientifico UOSM ASL Salerno
Guseppe Valeriani Dipartimento di Neurologia e Psichiatria - Sapienza Università di Roma "
BIBLIOGRAFIA............................



le psicoterapie stanno passando di moda? da "L'altro, rivista di formazione in psichiatria

di Salvatore Varia e Rosaria Valsavoia
......Fattori comuni delle Psicoterapie
Evidenze scientifiche consolidate dimostrano che il trattamento psicoterapico sia efficace. Non risulta ancora chiaro quali siano i fattori specifici responsabili dell'efficacia di ciascun modello psicoterapeutico applicato.
Pertanto, è sempre più condivisa l'idea che le Psicoterapie efficaci abbiano aspetti comuni tra loro. Un attento esame della bibliografia sull'argomento conduce alla conclusione che gran parte dei miglioramenti ottenuti attraverso la Psicoterapia possano essere attribuiti a variabili riferite al paziente.
In altre parole, parte del successo di un percorso psicoterapico è dovuto alle capacità relazionali del paziente, alla sua capacità di insight, alla gravita e quantità di sintomi, alla motivazione, alla capacità di fecalizzarsi sugli obiettivi prefissati, alle situazioni generali di vita. Sembra giovare anche il senso di responsabilità che ogni psicoterapia induce nel paziente, il quale impara ad assumere un ruolo attivo e collaborativo all'interno dell'iter intrapreso e acquisisce maggiore consapevolezza di sé e degli effetti del suo comportamento. Ancora, si ritiene che almeno il 30% dei miglioramenti dei pazienti in terapia avvenga grazie a fattori relazionali. Costruire una buona alleanza terapeutica è il fondamento senza il quale non è possibile auspicare il raggiungimento di risultati positivi sia tramite l'impiego di farmaci, sia mediante la terapia verbale (24). In generale, fornire un'"esperienza di trattamento" ai pazienti, indipendentemente dalla forma assunta, è di per sé utile e ancor di più quando questa avviene all'interno di un'atmosfera di collaborazione e fiducia, al di là degli specifici metodi e principi relativi a ciascun modello teorico adottato dal clinico.
Ad esempio, il clima collaborativo, come già detto, può aiutare anche la gestione del trattamento farmacologico. Alcuni pazienti traggono benefici psicologici dall'utilizzo di farmaci, che soddisfacendo il bisogno di dipendenza, danno loro la sensazione di essere curati e nutriti. Altri soggetti possono invece vedere nel farmaco un medicamento "imposto" dal terapeuta, una sorta di veleno che addirittura peggiora la loro agonia. Affrontare tali resistenze in un percorso di psicoterapia può accrescere la motivazione e l'adesione alla prescrizione farmacologica da parte del paziente, ovvero il suo grado di compliance.
Quindi i fattori comuni a tutte le forme di psicoterapia che sembrano determinare il successo del trattamento sono:
1. Comprensione empatica.
2. Atteggiamento non giudicante.
3. Ascolto attivo e contenimento emotivo.
Psicoterapie in calo: tendenze controcorrenti?
Nonostante le numerose conferme sull'efficacia delle psicoterapie, non è possibile non evidenziare una tendenza, se vogliamo, controcorrente, maggiormente presente in America, e che fa riferimento ad un aumentato ricorso al trattamento farmacologico a scapito degli interventi psicoterapeutici nella presa in carico della Depressione. Questo trend può trovare una spiegazione nello straordinario progresso registrato negli ultimi anni dalle neuroscienze e della psicofarmacologia, in cui l'enfasi posta sulle basi biologiche dei disturbi psichici ha spostato inevitabilmente l'attenzione su trattamenti somatici, considerati oggi sempre più sicuri, mirati ed efficaci (25). D'altra parte, la ricerca biopsicologica ha rivelato il ruolo dei fattori psicosociali nel modulare l'espressione genica (26) e, ancora, ha dimostrato la capacità dei trattamenti psicologici di influire sull'attività cerebrale, modificandola (27).
Eppure la comprensione neurobiologica, l'ampia scelta tra le varie classi di farmaci e la fiducia a questi accordata, sembrano far perdere di vista la necessità del dialogo e dell''ascolto del paziente, la sua soggettività e il suo vissuto (28).
Ihttp://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE6A904C20101110n tal senso, occorrerebbe ricordare che la Psicoterapia, come evidenziato da alcuni studi (29), risulta essere un investimento in termini di costi/energie che consente però di risparmiare nel lungo termine riducendo il rischio di cronicizzazione dei sintomi, disabilità, disfunzionamento socio-lavorativo, aumentando nel contempo il benessere e la qualità della vita dell'individuo (30).

Conclusioni
Evidenze scientifiche consolidate dimostrano che varie opzioni di cura con approcci metodologici differenti, adattabili al singolo caso, sono efficaci nella terapia della Depressione.
Qualsiasi trattamento sarà comunque inizialmente rivolto alla risoluzione della fase acuta e successivamente orientato alla prevenzione delle ricorrenze, al recupero funzionale e all'adattamento sociale del paziente. Tali obiettivi possono essere raggiunti con un approccio combinato che tenga conto della dimensione biologica, psicologica e sociale dell'individuo. Numerose evidenze scientifiche confermano l'efficacia degli interventi psicoterapeutici nel trattamento dei Disturbi Depressivi. Il modello psicologico di cura va, dunque, ad affiancarsi al modello biologico proprio della farmacoterapia. I due interventi non debbono considerarsi alternativi, ma complementari, sebbene di volta in volta le singole condizioni psicopatologiche unite ai tempi di intervento, in fase acuta o di mantenimento, richiedano di privilegiare l'uno o l'altro dei trattamenti o entrambi in combinazione. La terapia farmacologica agisce più velocemente di ogni forma di Psicoterapia e può creare le premesse per il trattamento psicoterapeutico.
La Psicoterapia, è efficace nel miglioramento del funzionamento socio-relazionale e della riduzione di successivi rischi di ricorrenze, assicurando un più duraturo cambiamento positivo.
La combinazione dei due interventi migliora l'esito dei pazienti con forme severe e ricorrenti, croniche e farma-coresistenti.
 Dipartimento Salute Mentale, Azienda Sanitaria Provinciale Palermo
 Dipartimento di Neuroscienze Cllniche, Università degli Studi di Palermo

Lavoro in famiglia, Istat: oltre 76% a carico delle donne


da Roiters.it..............Oltre il 76% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne, con pochi progressi compiuti rispetto a sette-otto anni fa, quando il dato superava di poco il 77%.E' quanto emerge da un rapporto dell'Istat -- relativo al 2008 e al 2009 e realizzato intervistando oltre 18.000 famiglie e 40.000 persone -- in cui l'istituto di ricerca sottolinea la "forte disuguaglianza di genere" che persiste "nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner".Il rapporto -- che giunge 20 anni dopo la prima edizione e sei dopo la seconda -- sottolinea come "l'asimmetria nella divisione del lavoro familiare è trasversale a tutto il Paese, anche se nel Nord raggiunge sempre livelli più bassi"."Le differenze territoriali sono più marcate nelle coppie in cui lei non lavora. L'indice assume valori inferiori al 70% solo nelle coppie settentrionali in cui lei lavora e non ci sono figli, e nelle coppie in cui la donna è una lavoratrice laureata (67,6%)", si legge nel rapporto diffuso oggi................

venerdì 5 novembre 2010

wifi piu' libero dal prossimo anno (da La Repubblica.it)

..........Dal 1 gennaio libere connessioni wi-fi. Dal primo gennaio ci si potrà collegare liberamente, senza restrizioni e senza controlli, alla rete wi-fi. Il ministro dell'Interno aveva già annunciato la necessità di intervenire sulla liberalizzazione delle connessioni 1 internet, ampiamente sostenuta da diverse iniziative parlamentari che chiedevano di abolire la legge Pisanu 2. Ricordando le limitazioni introdotte nel 2005, Maroni ha spiegato che sono state fatte delle valutazioni "per contemperare l'esigenza della libera diffusione e quella della sicurezza". Dopo la sua recente visita in Israele, ha detto ancora Maroni, nel corso della quale ha incontrato il responsabile dell'antiterrorismo di Gerusalemme, "ho valutato che si possa procedere all'abolizione delle restrizioni del decreto Pisanu, che scade il 31 dicembre, e dal 1 gennaio introduciamo la liberalizzazione dei collegamenti wi-fi attraverso gli smartphone". "Da qui a dicembre - ha concluso - valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal 1 gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi wi-fi senza le restrizioni introdotte 5 anni fa e che oggi sono superate dall'evoluzione tecnologica". Che cosa dice il decreto Pisanu. Come scrive l'Espresso, 3l'Italia è l'unico paese libero dove se il proprietario di un bar o di un altro negozio decide di offrire ai suoi clienti una connessione senza fili (Wi-Fi) a Internet, prima deve richiedere una speciale licenza al questore, poi "procedere all'identificazione previa esibizione di documento" di ogni singolo cliente, infine conservare su un apposito registro (cartaceo, naturalmente) tutti i dati "relativi alle attività di navigazione".In altre parole, si impongono diverse procedure burocratiche lunghe, costose e noiose tanto al titolare del bar quanto all'aspirante cybernauta: un po' come ne "La concessione del telefono" di Camilleri. Con il risultato che in Italia navigare su Internet in mobilità attraverso il Wi-Fi pubblico è quasi impossibile. Sono pochissimi infatti i punti ("hot spot") che offrono questa connessione: 4.200 in tutto il Paese secondo il ministero dello Sviluppo Economico, meno di 2.000 per il sito specializzato WiFi Italia.com. Comunque "un quarto o un quinto rispetto a quelli degli altri principali Paesi europei", come scrive la media company californiana Jiwire.com; mentre è meglio soprassedere al confronto con gli Stati Uniti (oltre 70 mila, di cui un migliaio solo a New York, spesso gratuiti)......... 
orso castano : anche il governo comincia a rendersi conto che l'evoluzione tecnologica e' inarrestabile  e supera le restrizioni  , questo consentira' anche all'Italia di sviluppare sempre di piu' le comunicazioni  attraverso il  web. Pur con i suoi rischi (pedofili, terroristi e mafiosi potranno meglio nascondersi nella massa ) e' una buona notizia. Ma non ci siamo ancora ; il  web deve essere gratuito per tutti e libero. E' un diritto alla comunicazione.

Berlusconi evita......e manda Giovanardi , da Repubblica.it

Sarà il sottosegretario Carlo Giovanardi, e non Silvio Berlusconi, ad aprire la Conferenza nazionale della famiglia che si svolgerà a Milano dall'8 al 10 novembre a Milano. Una decisione, si apprende da ambienti governativi, presa a margine dell'odierno Consiglio dei ministri per "evitare attacchi e strumentalizzazioni preannunciate" contro il premier dopo gli ultimi scandali che lo hanno coinvolto. Scandali che avevano indotto il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, a dichiarare che la presenza del Cavaliere sarebbe stata "imbarazzante" 1. ......


orso castano: almeno il senso del pudore....