domenica 30 giugno 2013

Giappone, si' a ricerca cellule umane adulte, prima volta al mondo

Roma, 27 giu. (Adnkronos Salute) - Il Giappone dà il via libera alla prima ricerca clinica al mondo che utilizzerà cellule staminali pluripotenti indotte (Ips) per la rigenerazione della retina. A riportalo sono i media locali. L' ok' è arrivato dalla commissione governativa e potrebbe partire già quest'anno. L'obiettivo dei ricercatori è di sviluppare nuove tecniche di trattamento per curare la degenerazione maculare senile. Una condizione che cuasa la perdita improvvisa della vista e gravi danni alla retina. Per farlo gli scienziati estrarranno cellule della pelle da diversi pazienti per creare poi le staminali pluripotenti indotte, in questo modo saranno in grado di sviluppare l'epitelio pigmentato della retina. Successivamente passeranno al trapianto nei pazienti.
A portare avanti il progetto, che però ha ancora bisogno dell'approvazione ufficiale del ministero della Salute, Lavoro e Welfare, sono stati il Riken Institute e la Foundation for Biomedical Research and Innovation. Lo scorso anno Shinya Yamanaka, docente dell'Università di Kyoto, ha vinto insieme al collega John Gurdon il Premio Nobel per la medicina proprio per il suo lavoro sullo sviluppo di cellule Ips.banner
nota bene (da wikipedia) :Le cellule staminali pluripotenti indotte, abbreviate comunemente in iPS o iPSCs (dall'inglese Induced Pluripotent Stem Cells) sono un tipo di cellule staminali pluripotenti artificialmente derivate da una cellula non-pluripotente - in genere una cellula somatica adulta - mediante l'espressione "forzata" di specifici geni.Le cellule staminali pluripotenti indotte sono per molti aspetti simili alle cellule staminali pluripotenti naturali, come le staminali embrionali. Tali caratteristiche comuni comprendono l'espressione di geni e proteine staminali, il pattern di metilazione della cromatina, il tempo di raddoppiamento, la formazione del corpo embrioide, la creazione di teratoma, la possibilità di formare chimere, la potenza e la differenziabilità, sebbene la loro relazione con le cellule staminali pluripotenti naturali non sia ancora completamente definita.[1].............A seconda del metodo usato, la riprogrammazione di cellule adulte per ottenere iPSCs può comportare rischi significativi che ne potrebbero limitare l'uso nell'uomo. Ad esempio, se per alterare geneticamente la cellula vengono utilizzati virus potrebbe potenzialmente essere aumentata l'espressione di geni oncogeni. Nel febbraio del 2008 un gruppo di scienziati ha annunciato la scoperta di una tecnica che potrebbe rimuovere i geni oncogeni in seguito all'induzione della pluripotenza, aumentando quindi il potenziale uso terapeutico delle iPS.[6] Nell aprile del 2009 è stato dimostrato che la generazione di cellule iPS è possibile senza alcuna alterazione genetica delle cellula adulta: un ripetuto trattamento delle cellule con certe proteine introdotte nella cellula tramite ancore di poli-arginina è, infatti, sufficiente ad indurre la pluripotenza. [7] Ci si riferisce alle iPS ottenute mediante questa tecnica come piPSCs (dall'inglese protein-induced pluripotent stem cells).

ANAAO : lam sanita' va a rotoli , Caro Letta occorrono interventi sostenziosi , la Salute si preserva non con i pannicelli caldi....

LUNEDI 22 LUGLIO 2013
SIT IN A ROMA AL MINISTERO DELL’ECONOMIA ORE 10.00
CONTATTIsciopero
Gli oltre 115 mila medici e veterinari dipendenti insieme ai 20 mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del Ssn davanti al collasso del servizio sanitario pubblico, risultato della drastica riduzione della qualità e della quantità delle prestazioni erogate ai cittadini italiani, di conflitti istituzionali, della mortificazione e penalizzazione dei professionisti, sciopereranno LUNEDI 22 LUGLIO 2013 dalle ore 08.00 alle ore 12.00:
- Per la difesa di un sistema sanitario pubblico e nazionale- Per la stabilizzazione dei precari e la occupazione dei giovani- Per la riforma della formazione medica pre e post laurea- Per una legge specifica sulla responsabilità professionale- Per il diritto a contratti e convenzioni ed il ripristino delle prerogative sindacali- Per un sistema di emergenza urgenza efficace, dignitoso, sicuro- Per la definizione di livelli essenziali organizzativi- Per una progressione di carriera sottratta alla politica e ai tagli lineariLo sciopero nazionale sarà anticipato da una serie di iniziative sindacali a partire da lunedi 8 luglio che prevedono:- IL BLOCCO DEGLI STRAORDINARI- L’ASTENSIONE DA TUTTE LE ATTIVITÀ NON COMPRESE NEI COMPITI DI ISTITUTO- L’AVVIO DI CONTENZIOSI LEGALI- LA RICHIESTA DI PAGAMENTO E/O RECUPERO DELLE ORE EFFETTUATE IN TURNI DI GUARDIA ECCEDENTI IL DEBITO ORARIO CONTRATTUALE- LA RICHIESTA DI GODIMENTO DELLE FERIE ARRETRATI

PA :niente contratti nel 2013 + lavoro over 40/50 , da leggere , si commenta da se'

 "Nel giro di poche settimane, e comunque prima della chiusura estiva, il governo varerà una proposta organica per chiudere e definitivamente, nell'arco di tre anni, con l'anomalia del precariato nella P.A.e, con la graduale ripresa del turn over, recuperare al normale reclutamento i vincitori dei concorsi". Lo annuncia il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D'Alia.In una intervista al Messaggero, il ministro spiega che il Consiglio dei ministri ne ha ''già discusso nell'ultima riunione'' e che sul fronte degli esuberi ''rispetto alle nuove piante organiche ne abbiamo oltre 7000. Il 40% saràassorbito attraverso i prepensionamenti, il resto attraverso la mobilita''.Per gli statali ''il blocco delle retribuzioni nel 2014 - spiega - non poteva essere evitato'' perché ''per riaprire i contratti servono 7 miliardi''. Ma, aggiunge, ''alcuni passi avanti ora li possiamo fare''. Intanto ''prima dell'estate intendo convocare l'Aran e i sindacati per aprire la contrattazione sulla parte normativa dei contratti'' e ''penso si possa sostenere e ampliare la contrattazione di secondo livello. Lì è possibile recuperare risorse, dalle procedure di spending review, per migliorare la produttività''.
PRESIDENTE LO40 (presidente@lavoro-over40.it)
29/06/2013
A: altri@lavoro-over40.it
Gentili signore e signori,
Potete visionare il nuovo notiziario  30 giugno 2013
           
Sommario

Il Governo Letta ha deciso: vuole combattere la disoccupazione giovanile dimenticando volutamente gli altri disoccupati.  Per questa ragione in questo notiziario riportiamo le lettere di protesta che abbiamo inviato al Presidente del consiglio, al presidente della Repubblica ed alle commissioni lavoro della Camera e del Senato. Sappiamo che ci sono molte proteste  e ne riportiamo una a titolo di esempio. Poi finalmente riportiamo la notizia della firma del decreto attuativo per gli Over 50. Doveva partire il 1 gennaio ma solo a maggio è diventato operativo: i soliti ritardi italiani. Infine sul fronte interno la buona notizia della iscrizione della associazione al registro regionale del Lazio con la conseguente attivazione di due progetti.
Cordiali saluti

Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione Lavoro Over 40A: altri@lavoro-over40.it










Gentili signore e signori,
Potete visionare il nuovo notiziario  30 giugno 2013
Sommario : Il Governo Letta ha deciso: vuole combattere la disoccupazione giovanile dimenticando volutamente gli altri disoccupati.  Per questa ragione in questo notiziario riportiamo le lettere di protesta che abbiamo inviato al Presidente del consiglio, al presidente della Repubblica ed alle commissioni lavoro della Camera e del Senato. Sappiamo che ci sono molte proteste  e ne riportiamo una a titolo di esempio. Poi finalmente riportiamo la notizia della firma del decreto attuativo per gli Over 50. Doveva partire il 1 gennaio ma solo a maggio è diventato operativo: i soliti ritardi italiani. Infine sul fronte interno la buona notizia della iscrizione della associazione al registro regionale del Lazio con la conseguente attivazione di due progetti.
Cordiali saluti
Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione Lavoro Over 40

Geopolitica USA/EUROPE : siamo spiati alla grande !

orso castano : quanto avvenuto e' cosa seria ( da Internazionale , di Farhad Manjoo , giornalista esperto di tecnologia ) ":......Due settimane fa mi sono chiesto perché mai dovremmo affidare i nostri dati alla Nsa se l’agenzia non è stata capace di proteggerli da un suo dipendente. Ma a questo punto è chiaro che Snowden non ha violato la legge per caso.
Le sue azioni, anzi, fanno pensare a un’operazione precisa, progettata a lungo e messa a punto alla perfezione per infiltrarsi all’interno del governo statunitense. Snowden ha passato mesi a scegliere l’istituzione da prendere di mira e a capire come ottenere i permessi d’accesso, quali documenti scaricare, a quali giornalisti farli arrivare, con quali organizzazioni unire le forze e dove scappare. Tutto quel che ha fatto (anche l’ultima mossa, con la quale ha fatto credere a tutto il mondo di trovarsi su un volo per l’Avana) sembra opera di un vero agente segreto. Questa è una brutta notizia. La National security agency non ha protezioni giuste contro incursioni così ben pianificate. Forse in futuro adotterà delle nuove misure di sicurezza. Ma perché mai dovremmo affidare le nostre informazioni personali a un’agenzia di sicurezza che non sa tenere al sicuro i suoi dati? Secondo me non dovremmo farlo................."


Londra, 30-06-2013Italia, ma anche Germania, Francia e altri paesi Ue hanno accordi segreti con gli Usa per il passaggio di dati personali alla National Security Agency: lo denuncia al Guardian la nuova 'talpa' del Datagate, Wayne Madsen, ex luogotenente della Marina americana che ha lavorato per la Nsa dal 1985 e che ha - afferma il Guardian - ricoperto ruoli 'sensibili' nell'agenzia nei 12 anni successivi. Madsen punta il dito contro l'Italia, ma anche la Gran Bretagna, la Francia, la Danimarca, l'Olanda, la Germania e la Spagna: tutti questi paesi piu' gli Stati Uniti - denuncia Madsen - hanno accesso al Tat-14, il sistema di telecomunicazioni transatlantico via cavo che consente loro di intercettare un'enorme quantita' di dati, incluse telefonate, email e la la storia di accesso a internet degli utenti. In base agli accordi in vigore - spiega Madsen in un'intervista pubblicata dal blog PrivacySurgeon.org e ripresa dal Guardian - ogni paese e' classificato in base al livello di fiducia ed e' obbligato a passare dati, incluse conversazioni telefoniche e informazioni internet alla Nsa se richiesto. Gli accordi risalgono a dopo la seconda guerra mondiale e quindi prima dell'era internet. Madsen spiega di essere uscito allo scoperto perche' stanco della "mezza verita" offerta dai politici europei che fingendo shock sono rimasti in silenzio sui loro accordi con gli Stati Uniti. L'ex della Nsa e' particolarmente critico nei confronti della Germania, che ha accusato la Gran Bretagna di spiare il paese quando anche Berlino ha accordi con gli Stati Uniti. "Non riesco a capire Angela Merkel che chiede assicurazioni a Obama e alla Gran Bretagna, quando ha gli stessi rapporti" di Londra sui dati con gli Stati Uniti, afferma Madsen. ..........

Cancellieri non parla: cosa bolle in pentola? La dialettica degli orientamenti deve coinvolgere su internet i cittadini

orso castano : la casta avvocatizia dovrebbe essere piu' rispettosa dei diritti dei cittadini!! Dovrebbe smetterla col non perdere occasione per fare manifestazioni corporative. La gente e' stufa di essere obbligata a sottostare (sopratutto nel processo civile , che poi riguarda la vita civile dei cittadini) ai "suggerrimenti" avvocatizi ed a decisioni giudiziarie,  spesso condite con atteggiamenti autoritari  (ad essere generosi) senza alcuna considerazione del pensiero del cittadino che paga e basta e non ha neppure diritto di parola senza l'autorizzazione del giudice. "La sua presenza non e' indispensabile , se vuole puo' andare" : cioe' deleghi giudici ed avvocati a prendere decisioni per lei!!  Quante volte il cittadino si e' sentito rispondere cosi'! ora basta !! Nella Mediazione Obbligatoria tutto questo non esiste, la filosofia giuridica e' tuttaltra. Allora perche' reitrodurre la casta avvocatizia nella firma obbligatoria finale, perche eliminare la possibilita' che una parte possa usare la Mediazione , anche da sola, indipendentemente dal parere dell'Istituzione, cioe' di un'istituzione che l'Europa non si stanca di criticare sistematicamente come giustizia ingiusta ?. I cittadini vogliono riprendersi il diritto di decidere, di discutere, di proporre soluzioni. E' questa cultura che bisogna sviluppare , e non mancano modelli ed esempi. Basta con giudici monocratici nel civile, troppo potere nelle mani di un giudice solo, a tutti i livelli , nel civile, le Mediazioni devono essere sviluppate. La casta avvocatizia ha gia' ottenuto cio' che desiderava, e'  ora che la giustizia coinvolga i cittadini con una Mediazione seria , aperta alla dialettica, alla ricerca di soluzioni pratiche utili e veloci. Ma anche  gli Organismi di Mediazione devono rispettare  quanto scritto nella legge , cioe' dare la concreta possibilita' a tutti quelli che hanno superato il corso,  di fare il tirocinio , indipendentemente da quale sia stato l'Organismo dove hanno superato l'esame; diversamente anche loro si trasformeranno in piccole caste. Inoltre la Cancellieri dovrebbe estendere la possibilita' di Mediazione anche alle separazioni e divorzi ed al contenzioso minore "stradale" (senza privilegiare le posizioni delle Assicurazioni, che sono ricchissime e che , sembra, si oppongono all'estensione)  e ridare la possibilita' di convalidare l'accordo raggiunto presso l'Uffico del Registro. Cara Cancellieri, possiamo capire le pressioni che riceve, ma una casta avvocatizia ed organizzazioni  di giudici ,  , organizzate per ideologie ,interne ad una  magistratura che vuole essere terza , ma proprio in questo' manifesta le sue contraddizioni (che , come detto, ci fanno condannare dall'Europa tra i peggiori sistemi giudiziari).  Caro Letta non ti basta? Se sei veramente democratico devi' dare piu' spazio alla societa' civile all'interno dell'Istituzione giudiziaria uscendo dall'ideologia statalista che tante sofferenze ha storicamente provocato. La Giustizia , in Italia , va profondamente riformata, altrimenti sara' proprio su questo terreno che perderai consenso!   

da 

Il ministro Annamaria Cancellieri prova a smorzare le polemiche sulla giustizia degli ultimi giorni. "Stiamo lavorando serenamente", assicura, "Non c'è alcuna tensione". Spiegando che il Governo non corre rischi sul fronte delle giustizia. Cancellieri parla a Napoli, all'Università Suor Orsola Benincasa per l'incontro "Economia e mafia". Priorità del Governo è il "contrasto alla criminalità organizzata" ma il ministro chiede "tempo" per lavorare e che l'azione dell'esecutivo non sia turbata da polemiche inutili. All'incontro erano presenti anche lo scrittore Roberto Saviano e il Governatore della Campania, Caldoro. Una delegazione di avvocati e di sindaci ha dato vita a un sit in di protesta contro la media conciliazione obbligatoria e la riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Cancellieri è intervenuta anche sul tema delle carceri, spiegando che entro il prossimo maggio l'Italia darà una risposta alle richieste che vengono dall'Europa. ''L'amnistia è una scelta politica, solo il Parlamento può decidere e io non so se in questo momento c'è il clima giusto, ma la mia dichiarazione si basa su un dato meramente numerico".

giovedì 27 giugno 2013

Handbook of Epigenetics

e. Un poderoso Handbook of Epigenetics è uscito due anni fa a cura del biologo molecolareTrygve O. Tollefsbol (Comprehensive Diabetes Center, University of Alabama at Birmingham) e un nuovo volume, “Epigenetics in Human Disease” (Academic Press Elsevier), del medesimo curatore, sta per uscire proprio in questi giorni.
Abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Fuso, autore del ventiseiesimo capitolo (Aging and Disease: The Epigenetic Bridge) dei ventisette che compongono il volume.
Cosa aggiunge l’epigenetica alla conoscenza che già abbiamo riguardo il ruolo dei geni nella nostra vita?
L’epigenetica aggiunge un grado di complessità. E la percezione che ciò che è scritto nei nostri geni non sia immutabile, nel corso della nostra vita, ma possa essere soggetto a modulazioni dinamiche. Siamo abituati a pensare alle differenze fra individui solo sulla base delle differenze del patrimonio genetico. Invece anche le modificazioni epigenetiche, che regolano l’espressione di tale patrimonio, contribuiscono in maniera fondamentale alla definizione del fenotipo. Questa capacità implica la conoscenza del fatto che due individui con un corredo genetico identico possano sviluppare fenotipi differenti grazie alle differenze del loro “epigenoma”; in questo senso sono esemplari gli studi condotti su gemelli monozigoti che dimostrano la presenza di una deriva epigenetica fra soggetti con lo stesso genotipo. Le modificazioni epigenetiche permettono di  modulare l’espressione di un gene, e quindi della proteina da questo codificata, di vari ordini di grandezza: da una regolazione di tipo tutto-o-nulla fino a modulazioni “fini”.
A mio avviso, bisognerebbe fare attenzione a non seguire la “moda” dell’epigenetica solo per motivi di opportunità, cioè parlare di epigenetica in un progetto o una pubblicazione scientifica solo per cavalcare l’onda dell’interesse che esiste oggi intorno a questo aspetto della ricerca biomedica. E forse bisognerebbe anche definire meglio quali debbano essere considerate come modificazioni epigenetiche (oltre alla metilazione del DNA e le modificazioni istoniche, per citare le principali) perché capita di vedere indicati come epigenetici dei pathways che in realtà con l’epigenetica hanno poco a che fare.
Che indicazioni può darci l’epigenetica riguardo lo sviluppo delle malattie? E riguardo il mantenimento o ripristino dello stato di salute?
Oggi sappiamo che alcune malattie hanno una base epigenetica, e per molte altre si stanno accumulando evidenze in tal senso. All’inizio degli anni 2000 solo 3 patologie erano considerate come indiscutibilmente legate all’epigenetica: la sindrome di Rett, la sindrome dell’X fragile e la sindrome ICF. Quello che è diventato evidente negli ultimi 10 anni è che la maggior parte delle malattie multifattoriali e caratterizzate da eziologia non-mendeliana sono o potrebbero essere indotte da alterazioni dell’epigenoma. Fra queste, sono in primo piano i tumori, le sindromi neurodegenerative e, in generale, le malattie associate all’invecchiamento.
Dobbiamo pensare che l’epigenoma (l’insieme delle modificazioni epigenetiche di un organismo) viene stabilito alla fine dello sviluppo embrionale e poi mantenuto, a fronte di alcune regolazioni, durante tutta la vita dell’individuo. Nel corso della vita adulta, l’epigenoma può essere soggetto a modificazioni “non normali” che causano cambiamenti nello stato di attivazione di un gene. Per prendere l’esempio dei tumori, l’ipometilazione di un oncogene o l’ipermetilazione di un gene oncosoppressore danno luogo all’attivazione del primo e al silenziamento del secondo, creando un disequilibrio che può tradursi nell’insorgenza tumorale.
Un aspetto interessante delle modificazioni epigenetiche è che, al contrario delle mutazioni genetiche, non coinvolgono la sequenza nucleotidica del DNA e sono, per loro natura, reversibili. Questo vuol dire che sono anche potenzialmente trattabili attraverso i cosiddetti “farmaci epigenetici”, come già accade proprio per alcuni tumori. In virtù di questo, conoscere meglio le modificazioni epigenetiche e poter capire che determinati stimoli sono in grado di alterarle può diventare il primo passo verso una sorta di prevenzione.
Che rapporti ci sono tra epigenetica e stili di vita?
Esiste un rapporto molto più stretto ed esteso di quanto si potrebbe pensare. Dobbiamo abituarci a considerare le modificazioni epigenetiche come dei veri e propri “mediatori” di un gran numero di stimoli ambientali. L’ambiente in cui viviamo può infatti provocare cambiamenti nel nostro organismo attraverso vari fattori: nutrizione, stile di vita, esercizio fisico, esposizione ad inquinanti, stress di diversa natura. Per moltissimi di questi fattori è stata dimostrato che i meccanismi attraverso cui provocano dei cambiamenti sull’organismo passano tramite modificazioni epigenetiche. In molti casi si sta evidenziando che tale effetto è espletato anche in presenza di esposizioni “moderate”.
Nel caso di alcuni inquinanti, ad esempio, si sta scoprendo che dosi al di sotto di quelle che sono considerate tossiche sulla base delle precedenti conoscenze (cioè dosi che non provocano l’insorgenza di patologie gravi ed evidenti nel medio-breve periodo) sono in realtà in grado di provocare cambiamenti epigenetici responsabili dell’insorgenza di patologie nel lungo termine. Un discorso analogo si può fare per squilibri nutrizionali moderati, in presenza di deficit o sovradosaggi di nutrienti insufficienti a generare patologie ad essi associate che però causano alterazioni delle modificazioni epigenetiche.
L’esempio secondo me più eclatante viene però da studi condotti sugli effetti di stress comportamentali: si è dimostrato che far crescere animali da laboratorio in condizioni di “arricchimento ambientale” (la semplice presenza di oggetti e giochi nella gabbia) provoca l’attivazione di un gene, il BDNF, responsabile della maturazione neuronale e questo proprio tramite l’alterazione di meccanismi epigenetici. Trovo personalmente stupefacente che una differenza ambientale apparentemente così banale, e comunque in assenza di qualsiasi contatto con agenti chimico-fisici esterni, possa provocare una tale conseguenza.
L’epigenetica potrà indirizzare le terapie in modo più mirato ed efficace?
A mio avviso, più che indirizzare le terapie in modo più mirato, potrà dare vita a nuove forme di terapia. Il concetto di indirizzare le terapie mi sembra richiami alla mente più che altro una certa idea di “personalizzazione” della terapia sulla base del genotipo individuale. Nel caso dell’epigenetica, non so se si può parlare di “epigenotipo”, per il semplice fatto, sopra spiegato, che dobbiamo considerare l’epigenoma di un individuo come un carattere dinamico. Se esiste un epigenotipo individuale, magari legato ai diversi momenti della vita, ancora non lo sappiamo.
Mi sento invece abbastanza sicuro del fatto che presto l’uso di farmaci epigenetici si allargherà ad altri ambiti della medicina e della prevenzione. E in questa ottica mi sembrano di grande rilevanza gli studi volti a trovare delle correlazioni fra la nutrizione, lo stile di vita e l’epigenetica, perché configurano interventi, sia preventivi sia terapeutici, che non richiedono necessariamente l’assunzione di farmaci esogeni o di sintesi.
In quali settori delle neuroscienze vede un’utilità maggiore dell’epigenetica?
Al momento mi sembra che i settori più promettenti siano quelli relativi alle patologie psichiatriche, alle malattie neurodegenerative associate all’invecchiamento e alle patologie neurologiche dello sviluppo.
Per quanto riguarda queste ultime, oltre alle già citate sindromi di Rett e dell’X fragile, c’è da aggiungere la possibilità che l’epigenetica giochi un ruolo fondamentale nell’autismo; inoltre, stanno emergendo dati interessanti che collegherebbero deficit nutrizionali durante la gravidanza all’insorgenza  di forme di ritardo mentale più o meno accentuato. Ad esempio è noto che il deficit di folato durante la gravidanza causa difetti di sviluppo del tubo neurale con gravi conseguenze sullo stato del feto; le nuove scoperte in campo epigenetico stressano la possibilità che pur senza arrivare a deficit veri e propri, scostamenti dal range ottimale di folato possano essere alla base di alterazioni dello sviluppo neuronale.
Anche per quanto riguarda le patologie psichiatriche, prima fra tutte la schizofrenia, si stanno accumulando evidenze che indicano una causa nelle alterazioni epigenetiche cui alcuni soggetti vanno incontro nel periodo perinatale e della prima infanzia. Tali alterazioni, modificando l’espressione di geni chiave della maturazione neuronale, possono causare disturbi psichiatrici che diventano evidenti in età più adulta.
Infine, esistono dati già molto significativi che associano patologie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento, quali l’Alzheimer e il Parkinson, a cause epigenetiche. Per queste patologia sono già stati individuati alcuni geni target che mostrano una deriva epigenetica nei soggetti malati. Anche in questi casi si sta facendo strada la teoria che alcune modificazioni epigenetiche avvengano nelle primissime fasi della vita, rimanendo “dormienti” fino a che l’attivazione di pathways molecolari legati all’invecchiamento o l’esposizione ad altri fattori scatenanti non ne induce la manifestazione dando origine alla patologia.
Cosa si aspetta nel prossimo futuro dagli studi e ricerche in epigenetica?
Le ricerche nel campo dell’epigenetica stanno facendo degli enormi passi in avanti in questi ultimi anni, grazie anche al rinnovato interesse che si è creato intorno a queste tematiche da quando si è cominciato a capire che le modificazioni epigenetiche possono avere un ruolo in molte patologie. Pertanto mi aspetto innanzitutto che si crei un circolo virtuoso in questo senso, con le nuove scoperte che facciano da volano a sviluppare nuove ricerche. L’avanzamento tecnico permetterà inoltre di studiare sempre più in dettaglio le modificazioni epigenetiche e magari di identificarne di nuove (ad esempio sta emergendo il ruolo dell’idrossimetilazione del DNA (fino a poco fa praticamente sconosciuta).
Mi auguro che le ricerche vadano di pari passo in due sensi: quello delle analisi cosiddette “genome-wide”, in cui si studiano le differenze su un grandissimo numero di siti, e quello delle analisi sequenza-specifiche, in cui si studia nel dettaglio il pattern epigenetico di un gene e i suoi cambiamenti. Se così non avvenisse, la grossa spinta che hanno oggi le analisi su larga scala rischierebbe di rimanere sterile in quanto identificare un sito di modulazione epigenetica associato ad un gene non è sufficiente a dare informazioni funzionali.
Infine, mi aspetto che, grazie ai chiarimenti sul ruolo dell’epigenetica nelle patologie, venga considerato e studiato l’utilizzo di terapie (farmacologiche, nutrizionali o perfino “comportamentali”) mirate a ristabilire o mantenere il pattern epigenetico non-patogenico.
Chi è Andrea Fuso
Ricercatore a contratto presso La Sapienza Università di Roma, Andrea Fuso conduce la sua attività di ricerca con il dipartimento di Psicologia, sezione di Neuroscienze e il dipartimento di Chirurgia “P. Valdoni”.
E’ laureato Scienze biologiche alla Sapienza Università di Roma nel 1997

diabete, la nuova cura è un vaccino a base di Dna

orso castano : i progressi nel campo medico sono sorprendenti . Continuano ininterrotti quasi quotidianamente. Fermo al palo  il miglioramento della comunicazione umana. A fronte di mezzi sempre piu' veloci e capaci di veicolare in tutto il mondo in tempo reale una massa di informazioni un tempo impensabile , resta una difficolta' cognitiva ad utilizzare in positivo ed in maniera flessibile le informazioni stesse. Si assiste allo svilupparsi di una pluralita' di modelli di lettura e di uso delle informazioni, modelli che non riescono ne' a dialettizzarsi tra loro ne' ad uscire dall'ambito specialistico in cui paiono incapsulati;: da quello scientifico biologico ed ingegneristico, dove le informazioni vengono "bruciate" con una velocita' impressionante, a quello della comunicazione dove le informazioni modificano con lentezza, a volte esasperante la flessibilita' del pensiero stesso e la sua capacita' di allargare l'orizzonte della cultura per includere nuovi modelli di lettura dell'essere umano. Paradossalmente piu' diventa potente la disponibilita' degli strumenti comunicativi e piu' diventa stereotipato e meno flessibile il pensiero stesso. Forse un aumento dell'esercizio speculativo e filosofico potrebbe modificare questa tendenza ma la pressione dei vari media informativi cattura l'attenzione ed impedisce questa operazione o, quanto meno, la rende piu' difficile.
Niente più iniezioni giornaliere di insulina, ora chi deve convivere con il diabete di tipo 1 ha una nuova speranza: il vaccino a base di Dna messo a punto da un gruppo di ricercatori californiani coordinati da Lawrence Steinman, esperto della School of Medicine dell'Università di Stanford (Stati Uniti). I risultati delle prime sperimentazioni cliniche, pubblicati su Science Translation Medicine hanno infatti dimostrato che questo nuovo metodo migliora la produzione di insulina e contrasta la risposta immunitaria che, distruggendo le cellule del pancreas, porta allo sviluppo di questa forma di diabete.
 Il vaccino, spiega Steinman, “spegne una risposta immunitaria, piuttosto che accendere risposte immunitarie specifiche come puntano a fare i vaccini tradizionali contro, ad esempio, l'influenza o la polio”. Per farlo utilizza un frammento di Dna contenente una versione modificata della proinsulina, la proteina che scatena la reazione immunitaria anomala che porta al diabete di tipo 1. L'iniezione di questo Dna riesce ad attivare un segnale antinfiammatorio diretto proprio contro gli elementi del sistema immunitario che aggrediscono le cellule pancreatiche.
 La ricerca ha coinvolto in totale 80 pazienti che, suddivisi in gruppi di 4, hanno ricevuto per 12 settimane dosi diverse del vaccino o un placebo e ha previsto di analizzare campioni di sangue prelevati prima del vaccino, a 5 e 15 settimane dall'inizio della somministrazione e 6, 9, 12, 18 e 24 mesi dall'inizio del programma vaccinale. Sono stati, così, dimostrati i benefici del vaccino sia per quanto riguarda i livelli di insulina, sia nella riduzione delle cellule immunitarie dirette contro le cellule del pancreas che la producono.
 Ora dovranno essere condotti studi più ampi che confermino l'efficacia di questo nuovo approccio terapeutico che, qualora dovesse confermare i suoi benefici, potrebbe diventare il primo vaccino a base di Dna a ricevere l'approvazione da parte delle autorità sanitarie.
di Silvia Soligon (27/06/2013)

martedì 25 giugno 2013

IL CERVELLO E LE SUE MALATTIE


 orso castano : l'aumento delle malattie neurodegerative, l'utilizzo sia di nuovi farmaci che delle staminali nel tentativo di stimolare il cervello ad autocurarsi , sono novita' nmoltom nteressanti. L'allugarsi della vita pone problemi nuovi socio-sanitari : piu' malattie  croniche molte delle quali riguardano il cervello. Come sostenuto nelle risposte , in questo interessante articolo, intervenire precocemente per bloccare l'evoluzione dei disturbi e' un dovere del Servizio Sanitario Nazionale.  
PRIMO PIANO
Science Generation ha rivolto a tre specialisti europei alcune domande sullo stato delle malattie neurologiche nei loro paesi (Francia, Italia e Svezia) e a livello europeo. In questa intervista ci illustrano le caratteristiche di alcune malattie neuro-degenerative: quali sono i sintomi, quali persone vengono colpite, se sono più frequenti rispetto al passato. Ci parlano, inoltre, delle cure sui pazienti, dell'evoluzione di queste malattie e dello stato della ricerca. Oggi si vive più a lungo rispetto al passato: un fenomeno globale dovuto al progresso nel campo della medicina sia in termini di diagnosi che di cura. E proprio poiché sono le persone anziane ad essere le più colpite dalle malattie neuro-degenerative, queste rappresentano dunque un problema sempre più grave.
Il professor Anders Björklund è Capo Dipartimento di Neurobiologia dell'Università di Lund, in Svezia (Wallenberg Neuroscience Centre)
Il professor Stefano Jann è Vice Direttore del Dipartimento di Neurologia all'Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano
Il professor Vincent Meininger è Direttore di Divisione presso l'Ospedale Pitié Salpêtrière di Parigi.
L'incidenza delle malattie neurologiche è aumentata? Come si spiega questo cambiamento?

Professor Meininger, può parlarci di queste malattie?
La tendenza è la stessa a livello mondiale? Ci sono differenze fra i paesi in via di sviluppo e i paesi industrializzati?
Quali sono le cure disponibili nel vostro paese per i pazienti con malattie neurodegenerative?
Quali sono le malattie neurodegenerative più comuni?
Qual è l'incidenza della malattia di Alzheimer?
Professor Meininger, voi lavorate in particolare sulla sclerosi laterale amiotrofica o malattia di Charcot ...
Cosa ci potete dire del vaccino contro la malattia di Alzheimer?
Quali sono le tecniche di diagnosi della malattia di Alzheimer?
Con l'aumento dell'aspettativa di vita e l'invecchiamento della popolazione, ritenete che le malattie neurodegenerative possano diventare un grave problema di salute importante nei prossimi decenni?
Quali sono i benefici della cosiddetta "ginnastica mentale" per tenere il cervello in forma?
Qual è la vostra politica nazionale in materia di lotta contro le malattie neurodegenerative?
Nel vostro paese viene fatta ricerca sulle malattie neurodegenerative?
Secondo la vostra opinione, verso quali aree specifiche si sta orientando la ricerca?
C'è una speranza di poter curare queste malattie in un futuro prossimo?
Quali sono le collaborazioni di ricerca a livello internazionale e a livello europeo?

Salute: Viagra diventa farmaco equivalente, la Teva produce il generico inventato dalla Pfizer

Salute: Viagra diventa farmaco equivalente, la Teva produce il generico inventato dalla PfizerIl viagra, scaduto il brevetto, è diventato un farmaco generico. Ciò significa che oltre alla Pfizer, che lo brevettò, anche altre case farmaceutiche, e tra queste la Teva, leader farmaceutico dei farmaci equivalenti, ne ha già annunciato la produzione e la distribuzione in Europa, potranno commercializzare il citrato di sildenafil, nome scientifico del farmaco, e venderlo a prezzi più contenuti, evitando agli utenti di dover ricorrere, come spessoè accaduto, a “viagra” provenienti da India o Cina che, in realtà, non hanno nulla in comune con la pippola blu della Pfizer........Del resto, come ogni personaggio famoso che si rispetti, anche il Viagra ha una storia accattivante da raccontare sulle proprie origini, un vero e proprio mito di fondazione. Pensato dalla Pfizer come farmaco capace di prevenire gli infarti, alcuni soggetti coinvolti nella sperimentazione notarono un'effetto collaterale abbastanza singolare: la pillola blu aumentava la tendenza all'erezione. La Pfizer non ci mise molto a fare di questo graditissimo effetto collaterale il principio curativo base della pillola, facendo così la propria e l'altrui fortuna, commercializzando la pillola dell'amore.

Intanto, appena scaduto il brevetto, la Teva, casa farmaceutica leader dei farmaci equivalenti, produrrà e distribuirà in Europa il farmaco generico del Viagra. Una buona notizia per tutte le persone che, alla ricerca di un costo più accessibile, hanno tentato di acquistare il Viagra via internet da India e Cina, ricevendo in cambio, e a costi irrisori, solo un placebo. 

ancora sul metodo Stamina per la SLA

lunedì 24 giugno 2013

Disoccupazione giovanile? Basta! La misura è colma! : l'ass. lavoro-over40.it ricorda che i disoccupati sono di tutte le eta' e che perdere il lavoro a 50 anni e' drammatico

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Esimio Sig.
Presidente Della Repubblica
Giorgio Napolitano
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Gentile
Sig. Presidente del Consiglio
On. Enrico Letta
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
Roma
Gentile
Sig. Ministro del Lavoro
Prof. Enrico Giovannini
Via Veneto 56
Roma
Al presidente
Commissione Lavoro del Senato
Sen. Maurizio Sacconi
Al Presidente
Commissione Lavoro della Camera
On. Cesare Damiano
Merate 23 giugno 2013
Disoccupazione giovanile? Basta! La misura è colma!
Da quando il Governo Letta si è insediato si parla sempre e solo di disoccupazione con l’enfasi dell’aggettivo “giovanile” (15/24 anni): una comunicazione insistente che ad ogni occasione, e a piè sospinto, preme su questo tasto. L’incessante martellamento comunicativo dei parlamentari, del Presidente della Repubblica e dello stesso Presidente del Consiglio evidenziano questa criticità come se fosse l’unica da curare e che, risolta questa, si risolvono tutti i problemi del mondo del lavoro. Anche nel recente incontro con le delegazioni straniere è emersa questa enfasi sulla disoccupazione giovanile con particolare insistenza.
Che il problema della disoccupazione giovanile esista è fuori di dubbio. Che le sue ripercussioni abbiano un effetto dirompente sul futuro dei giovani, sulla possibilità di costruirsi una famiglia è altrettanto innegabile. Ed è forse questa la vera molla che fa allarmare i nostri politici e guardare solo in questa direzione, trascurando altri direzioni.
Riteniamo che le affermazioni pressanti e la insistenza sul tema della disoccupazione giovanile sia una distorsione della realtà, frutto di pura demagogia adottata per calmare le giuste esigenze di circa 800 mila giovani tra i 15 e 24 anni , che sono quelli che più facilmente scendono in piazza a dimostrare. Ma tale insistenza fa andare su tutte le furie, e non poco, oltre 1,9 milioni di altri lavoratori maturi disoccupati e scoraggiati (over 40/50/60 anni) che con maggiore difficoltà, faticano a trovare un dignitoso reinserimento lavorativo. Senza contare un altro 1,5 milioni disoccupati e scoraggiati tra i 25-40 anni, anche loro alla ricerca di una soluzione lavorativa soddisfacente. E' una maggioranza preoccupata del presente, che vive il problema della disoccupazione in modo silenzioso, senza tanto chiasso o dimostrazioni di forza, e proprio per questo trascurata dai politici.
La Associazione Lavoro Over 40 si occupa da circa 10 anni di questa triste realtà e si batte per rivendicare la dignità di queste persone aiutandole, dove possibile, al reinserimento lavorativo e combattendo pregiudizi e stereotipi che esistono su questa classe di lavoratori, dimenticata ed ignorata da tutti e relegata a “zavorra” e soggetta spesso a pesanti azioni discriminatorie.
E’ mai possibile che i nostri parlamentari, Governo Letta e Presidente della Repubblica in testa, non riescano a leggere le statistiche che ISTAT produce e si fidino solamente di alcuni dati che gli vengono sottoposti?
E mai possibile non rendersi conto che:
1) I giovani (15-24 anni) disoccupati e scoraggiati sono 800 mila, con un tasso di disoccupazione allarmante (attorno al 40%), ma rappresentano circa il 18,5% della forza lavoro disoccupata e scoraggiata (vedere tabella 2).
2) La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è sempre stata strutturalmente elevata già a partire dagli anni 70, toccando il 35% sul finire degli anni 80 (vedere tabella 1). E’ quindi un elemento contingente del mercato del lavoro del quale purtroppo non se ne può fare a meno.
3) Le fasce di età superiore 25-34 anni, 35-44 anni, 45-54 anni, e 55-64 anni, pur avendo un tasso di disoccupazione molto più basso (attorno al 10%), rappresentano il 81,5% dei disoccupati e scoraggiati, con circa 3,5 milioni di persone (vedere tabella 2), raggiungendo, per ogni singola fascia, livelli numerici assoluti superiori a quella giovanile (15-24 ani). In particolare i lavoratori maturi (over 40/50/60) rappresentano circa il 44% per un totale di circa 1,9 milioni di persone. Una città intera grande come Milano ed Hinterland!!!
E’ mai possibile non rendersi conto che la disoccupazione in età matura comporta gravi conseguenze sociali? Basterebbe ascoltare le lamentele del lavoratori, come facciamo noi tutti i giorni, per rendersene conto. Ma questo è un esercizio che difficilmente viene fatto da coloro che suggeriscono e/o prendono delle decisioni, abituati come sono a ragionare spesso esclusivamente in termini partitici o peggio elettoralistici (se li aiuto cosa ci guadagno io o il partito?) Se al contrario si facesse l’esercizio di ascoltare ci si accorgerebbe che:
1) La disoccupazione giovanile (15-24 anni) pur riflettendo le sue conseguenze sul futuro delle giovani generazioni, colpisce le singole persone e relativamente pochi nuclei familiari (ipotizziamo un 20%). Quindi l’entità numerica si incrementa di poco rispetto alle statistiche.
2) La disoccupazione in età matura ha effetti sulle singole persone, che già sono numericamente più elevate dei giovani (tabella 2), ma essendo per la maggior parte coniugate con prole (ipotizziamo l’80%), le conseguenze si riflettono su tutto il nucleo familiare e quindi fa sentire gli effetti sociali negativi su almeno il triplo delle persone disoccupate.
3) La disoccupazione in età matura produce effetti negativi sulla disoccupazione giovanile. Infatti se i lavoratori maturi (over40/50/60) perdono il lavoro anche i giovani risentono delle conseguenze in quanto non possono più contare su un "salvagente" a cui ancorare le loro speranze future. E se poi la occupazione non la trovano perché c'è una incombente crisi, non si fa altro che andare ad aumentare la disoccupazione giovanile, quella stessa disoccupazione che si tende a combattere e ridimensionare.
4) La disoccupazione in età matura produce effetti negativi sulla generazione precedente, sui genitori dei quali spesso sono il punto di riferimento e di sostegno. La loro disoccupazione infatti toglie energie che consentono di aiutare l'anziano genitore affiancando una persona di cura, ma anche a distogliere mezzi economici utilizzati per aiutare la persona anziana, per destinarli alla propria sopravvivenza.
5) La disoccupazione in età matura (over40/50/60) produce devastanti effetti personali. Oltre alla perdita di dignità e identità, si accompagnano grandi difficoltà nel sostenere gli impegni economici presi in tempi precedenti, come ad esempio un mutuo. E ciò potrebbe produrre la riduzione sensibile del proprio patrimonio fino alla perdita dello stesso, vanificando tutti i sacrifici fatti fino a quel momento. Oppure ancora difficoltà ad arrivare a fine mese, e percorrere la china verso una strisciante povertà. Di questo le cronache recenti ci segnalano tanti esempi spesso tragici.
In definitiva possiamo affermare che mentre la disoccupazione giovanile è certamente seria e pesante ma è un problema che colpisce spesso persone singole e pochi nuclei familiari e riguarda il futuro delle generazioni, la disoccupazione in età matura (over40/50/60) oltre ad essere di dimensione più elevata di quella giovanile, colpisce moltissimi nuclei familiari e riguarda il presente con un preoccupante effetto moltiplicatore.
Provare per credere!
Spesso i politici ed altri dicono di comprendere la situazione critica dei lavoratori maturi disoccupati, le loro preoccupazioni e difficoltà, ma che la situazione economica non consente di trovare soluzioni adeguate. A queste persone domandiamo di provare nella realtà questa situazione drammatica.
Perché non provate a rimanere per un mese, un anno o più anni senza lavoro, o, se va bene, con lavori precari perché costretti a raggranellare qualche soldo?
Perché non provate a rivolgervi ai Centri per l’Impiego, Agenzie per il lavoro od Aziende e sentirsi dire che “siete vecchi”, oppure che avete “troppa esperienza per la mansione ricercata” e che non ci sono speranze di reinserimento? Oppure a non ricevere risposte dalle centinaia di annunci a cui ci si propone anche se richiedono professionalità perfettamente aderenti alle esperienze maturate?
Perché non provate a sentirvi dire dalla vostra Banca che dovete “rientrare dal fido” oppure che se non pagate le ultime rate di mutuo saranno costretti ad agire per vie legali?
Perché non provate a dire ai vostri figli che non potete più mantenerli agli studi a causa delle entrate che non ci sono più? E che anzi devono aiutare a tirare avanti la famiglia, interrompendo i loro sogni e speranze?
Se provate tutte queste sensazioni adrenaliniche vi renderete conto della criticità e della drammaticità del problema della disoccupazione in età matura. Altro che il semplice comprendere a parole!
Non vogliamo la guerra generazionale, anzi vogliamo aiutare i giovani !
Spesso si sente dire che gli anziani tolgono il posto ai giovani. E’ uno stereotipo mal riposto generato da una storia passata che vedeva nel prepensionamento degli anziani un atto per lasciare il posto alle giovani generazioni!
La protesta sollevata non intende minimamente essere il fronte di una guerra generazionale tra lavoratori maturi/anziani e giovani: ci mancherebbe altro di voler il male dei nostri figli e rendere critico il loro futuro. E’ proprio il contrario !
Da che mondo è mondo i genitori cercano di aiutare i propri figli ed i giovani a realizzare i loro sogni e le aspirazioni, a vivere meglio, a cercare con serenità e calma la loro strada senza l’assillo della quotidianità. Pertanto aiutare il reinserimento dei lavoratori maturi e valutare attentamente gli effetti sociali legati alla loro disoccupazione ha un effetto moltiplicatore sui giovani e consente a questi ultimi di affrontare il futuro con maggiore serenità.
Le speranze.
Cosa si intende fare per questi lavoratori in età matura (over 40/50/60) disoccupati, che allo stato attuale sono totalmente dimenticati, emarginati, relegati a zavorra da buttare a mare?
Cosa si intende fare per queste persone che non riescono a reinserirsi a causa di stereotipi adottati dalle aziende o dalle agenzie per il lavoro e dagli intermediari, che li escludono a causa dell’età, nonostante una chiara normativa (DLGS 216/03) che vieta la discriminazione?
Quali provvedimenti adottare per coloro che vedono più lontana la pensione per effetto della riforma Fornero, oppure “esodati” e che più di altri si trovano nella difficile condizione di essere rifiutati dal mondo del lavoro sempre a causa della età non certamente giovane?
Una cosa è certa. Queste persone non vogliono andare in pensione ma vogliono lavoro!
Le conseguenze.
La Associazione Lavoro Over 40 forte della sua dimensione ed esperienza decennale, della profonda conoscenza del problema della disoccupazione in età matura e della quotidiana vicinanza a chi soffre di questa difficoltà, si rende conto che il non prendere in considerazione tale problema, il non affrontarlo con la dovuta determinazione e priorità potrebbe portare a conseguenze dettate dalla esasperazione. Da sempre diciamo di essere su una “bomba ad orologeria” che non si sa quando innescherà (si spera mai). Questa è una razionale deduzione dettata dai fatti che viviamo tutti i giorni.
L’auspicio.
Vorremmo poter esprimere più ampiamente queste nostre valutazioni, nell'ottica di rendere maggiormente equilibrato il mercato del lavoro senza farsi influenzare da fenomeni di moda o forzature di convenienza politica per l'una o per l'altra categoria di lavoratori, ma rispettando e valutando le giuste priorità compatibilmente con le conseguenze sociali.
Rimaniamo a disposizione per i chiarimenti che vorrete prendere in esame.
Giuseppe Zaffarano Allegati: Tabella 1 Serie storica disoccupazione giovanile
Presidente Associazione Lavoro Over 40 Tabella 2 Disoccupazione e scoraggiati per fasce di età
Cell. 348-0791530
presidente@lavoro-over40.it