giovedì 26 febbraio 2009

Allarme smog in 6 città Torino e Frosinone le più inquinate

da La Stampa ambiente del 25/2/2009

Pm10 oltre limiti anche a Brescia, Sondrio, Alessandria e Milano. Presentato il "Treno Verde" È allarme smog in sei città italiane per le polveri sottili. Le più colpite dall’inquinamento nei primi due mesi del 2009 sono Torino e Frosinone, seguite da Brescia, Sondrio, Alessandria e Milano. Aria pulita invece a Salerno che, insieme a Potenza, è il comune del Bel Paese che non ha mai sforato i limiti di legge riguardo le Pm10. Altra aria invece a Torino e Frosinone che, nonostante la pioggia battente di questo inizio d’anno, hanno oltrepassato il limite massimo di livelli di polveri sottili per ben 41 giorni, ben oltre quindi i 35 giorni considerati dalla normativa attuale come limite annuale consentito per salvaguardare la salute dei cittadini................

Bresso: "Nucleare? Non qui"  «Il Piemonte ha scelto le energie rinnovabili»

per saperne di piu' clicca  e vai ai dati ARPA  su Torino

I DATI IN POSSESSO  DELLE ASL SUL CONSUMO DEI FARMACI (QUANTI ANTITUMORALI NEL TEMPO, QUANTI ANTIDIABETICI, QUANTI ANTIDEPRESSIVI, ECC.) CONSENTONO DI AVERE UN'IDEA DELLO SVILUPPO DELLE PATOLOGIE SU QUEL DETERMINATO TERRITORIO !!

IL SERV. SANIT. NAZ. VIENE MANTENUTO CON LE TASSE PAGATE DAI CITTADINI !! 

Una lista di incidenti nelle centrali nucleari francesi negli ultimi mesi , clicca link

pubblicato: lunedì 01 dicembre 2008 da Roberto Bosio in: Energia Informazione Nucleare  Quando si parla della Francia e del nucleare si parla sempre dei bassi costi di produzione. Mai o quasi degli incidenti che regolarmente si verificano. Cerchiamo, almeno in parte di colmare questa lacuna, elencandovi gli incidenti principali degli ultimi mesi. Perché il nucleare non è pulito né sicuro: 7 luglio 2008: fuoriuscita di circa 30 metri cubi di una soluzione contenente uranio nel sito nucleare di Tricastin. Una parte finisce nei fiume Gaffière e Auzon e nei pozzi d’acqua potabile. Ovviamente viene vietato il consumo di acqua e pesce - oltre al divieto di balneazione e di svolgere sport in acqua. 18 luglio 2008: rottura di una canalizzazione che genera una fuoriuscita di acque contaminate in un impianto a Romans-sur-Isere. 23 Luglio 2008: vengono contaminati cento operai per una perdita di una tubatura del reattore 4 della centrale di Tricastin. E’ il terzo incidente nucleare nella zona in una quindicina di giorni. gli operai sono stati irradiati dal cobalto 58.  6 agosto 2008: viene reso noto un incidente che in realtà è avvenuto il 4 luglio 2008 a Tricastin. Ci sono state emissioni di Carbonio radioattivo. Anche se l’incidente è stato classificato di livello 1, vengono vietati fino alla fine dell’anno tutte le attività che generano scarichi di carbonio 14, perché è già stato raggiunto - e superato del 5% - il limite annuale.  22 agosto 2008: nell’impianto di Pierrelatte viene scoperta una perdita di “piccole quantità di uranio” per una canalizzazione rotta forse da anni. 24 settembre 2008: la centrale nucleare di Chinon sversa olio industriale - non radioattivo - lungo 15 Km della Loira.  10 Ottobre 2008: fuoriuscita di materiale radioattivo all’interno del sito per la rigenerazione dei combustibili nucleari di La Hague. Il fatto si sarebbe verificato in realtà il 24 settembre. E’ il quarto incidente di livello 1 registrato nello stabilimento durante l’anno.  16 ottobre 2008: l’impianto di Romans sur Isère deve sospendere la sua attività perché gli effluenti dell’impianto nucleare hanno un livello eccessivo di uranio nelle loro acque. 7 novembre 2008: nuova fuoriuscita radioattiva nel fiume Gafière causata dall’impianto Eurodif-Areva di Pierrelatte.  19 novembre 2008: la centrale nucleare di Bugey provoca una fuoriuscita di un centinaio di litri di olio industriale - non radioattivo - che si disperdono lungo il Reno all’altezza di Loyettes.

Il nucleare di terza generazione produrrà scorie molto più radioattive  pubblicato: lunedì 02 febbraio 2009 da Roberto Bosio in: Europa Persone Politica Nucleare  Lo avevamo raccontato qualche giorno fa nel post La Francia costruirà una seconda e forse una terza centrale nucleare EPR: Sarkozy si apprestava ad annunciare la costruzione di nuove centrali di terza generazione, oltre a quella già in costruzione a Flamanville. Ed infatti il 30 gennaio il presidente francese ha comunicato ai francesi che prossimamente verrà costruito un secondo reattore nucleare EPR a Penly. Il giorno successivo Greenpeace Francia ha risposto a Sarkozy affermando che questo nuovo tipo di reattore produrrà scorie sette volte più pericolose di quelle delle centrali di seconda generazione.  Secondo Areva - l’impresa francese che sta costruendo i reattori EPR - queste centrali saranno più potenti di quelle attuali, useranno il 15% in meno di uranio, e produrranno il 30% in meno di scorie. Peccato che nessuno precisi che il funzionamento dell’EPR prevede che il combustibile nucleare resti molto più tempo nel reattore, e questo implica un’usura - “burn up” - e dunque una radiotossicità molto più importante che nei reattori attuali.

mercoledì 25 febbraio 2009

nucleare e cancro : quanti farmaci antitumorali sono usati a Torino? sono in aumento? quando la pubblicazione di questi dati?

dal blog dell'associazione ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO) clicca x link Guardate la mappa qui sopra: mostra dove sono piazzate le centrali nucleari francesi. Notate che ce ne sono sei una dopo l'altra in un arco che va lungo le Alpi, a ridosso del confine con l'Italia. Perché mai saranno tutte quante proprio li'?C'è chi ha parlato di questioni di sicurezza, chi dell'acqua del Rodano da usare per il raffreddamento. Può darsi, ma la sicurezza varia poco da un posto a un altro e la Francia è un paese generalmente ricco di acqua. La spiegazione sembrerebbe un'altra; una che ha a che fare con l'uso che si fa delle centrali nucleari, ovvero la produzione di energia elettrica. Usando linee ad alta tensione, l'energia elettrica si può trasportare anche a parecchie centinaia di chilometri di distanza ma, comunque, a costo di una certa perdita. Per questo, conviene che le centrali siano costruite vicino agli utenti. Ora, se i Francesi hanno costruito le loro centrali il più vicino possibile all'Italia è probabile che fin dall'inizio progettassero di vendere l'energia all'Italia, come stanno facendo da almeno vent'anni.

Che ne pensano del nucleare....

di ANTONIO CIANCIULLI  da Republica delo 25/2/09

Conviene investire l'equivalente di una robusta finanziaria in  una tecnologia che non ha risolto il problema delle scorie nucleari? Conviene in un paese in cui le bucce di arancio della pattumiera sono già un problema? Guardando dalla prospettiva del fine attività, i consensi scendono. Ma l'appeal della tecnologia francese li fa risalire. Ecco una carrellata dei diversi punti divista. Luciano Maiani, presidente del Cnr: «bisogna investire nella ricercaTra i punti che  preoccupano di più lo smaltimento delle scorie.Abbiamo un deficit del 12—15  per cento nella produzione di energia elettrica e compensiamo comprando all'estero, dal nucleare potremmo ricavare la quota che  manca. Anche perché la tecnologia è sicura e con i reattori di quarta generazione lo diventerà ancora di più: ma per arrivarci dobbiamo entrare ora in gioco. Inoltre l'idea di un posto in cui mettere le scorie in sicurezzaper centinaia di migliala di anni è un'utopia, per lo smaltimento bisogna investire in ricerca». Angelo Baracca, docente di fisica a Firenze. «Ma  non avevamo bisogno di energia subito? E allora perché, invece di aspettare il 2020, non facciamo come la Spagna, 3.500 megawatt di eolico in un anno, cioè l'equivalente di più di due grandi centrali nucleari? E poi l'elettricità vale un quinto della torta energetica: gli incentivi per rendere più efficienti case e macchine andrebbero aumentati, non tagliati». Edgardo Curcio, presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia:«Sì al nucleare per ridurre i gas serra e perché quando le centrali entreranno in funzione il prezzo dell' energia sarà di nuovo alto. Ma bisogna fare in modo che il costo non ricada sulle spalle dei consumatori: gli investitori privati devono assumersi i rischi dell'impresa». Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace: «Anche raddoppiando il numero attuale dei reattori, la riduzione delle emissioni sarebbe inferiore al 5 per cento, e occorrerebbe mettere in rete un reattore alla settimana fino al 2030. La costruzione del reattore finlandese di terza generazione ha mostrato le bugie dei conti nucleari: il costo è già aumentato di oltre il 50 per cento. Puntando sul nucleare, mentre gli Stati Uniti si spostano su efficienza e rinnovabili, l'Italia disperderebbe risorse a favore del costruttore francese, quasi interamente pubblico». Chicco Testa, ex presidente Enel: «L'accordo con la Francia è positivo perché ci consente di utilizzare una delle migliori tecnologie oggi disponibili senza farci colonizzare dai francesi, visto che l'Enel si aggiudica una partecipazione importante in Francia e in altri paesi. Ma i siti restano un problema perché Berlusconi ha fatto la campagna elettorale in Sardegna garantendo che non si sarebbero costruite centrali nucleari sull'isola. Alle prossime amministrative immagino che le altre regioni si aspettino un analogo impegno». Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club: «Imbarcarsi nel nucleare ora significa fare un regalo ai francesi, con ricadute limitate per le nostre industrie ed un aggravio per le bollette. L'energia atomica è in declino nel mondo: secondo le previsioni ufficiali dell'Iea, l'Agenzia internazionale dell'energia, al 2050 il nucleare contribuirà solo al 6 per cento della riduzione delle emissioni serra su scala mondiale, contro il 21 per cento delle rinnovabili e il 36 per cento dell' efficienza». Alessandro Clerici, del World Energy Council: «Come ho scritto per il Nimby Forum, nucleare sì ma solo rispettando regole precise e trasparenti sulla scelta dei reattori, dei siti e delle misure di sicurezza». Giovanbattista Zorzoli, presidente Ises: «Vedo due problemi consistenti. Primo: la disponibilità di credito è sempre stata il punto debole del nucleare perché è dura concedere i finanziamenti oggi per avere tra dieci anni un'energia a un prezzo difficile da quotare, e con la crisi che spinge le banche a chiudere i rubinetti. . Secondo: solo a Caorso c'è la possibilità di mettere in rete 1.600 megawatt concentrati in un punto, fare le centrali vuoi dire mettere mano in maniera importante alla rete elettrica».

Intervista a Scalia da Repubblica , idem

Scalia e' un ambientalista, professore universitario (insegna Fisica ambientale) terrorizzò il Parlamento illustrando quanto fosse infida una centrale nucleare. Scalia faceva coppia fissa con Gianni Mattioli, un altro professore sempre ben vestito e col farfallino , «Le dico solo che il Loca è dato a 10-3». E' una cosa cattivissima? «Un incidente ogni mille reattori all'anno. Questo è certo». La ricerca ha fatto grandi passi avanti. «Zero. La fisica è rimasta più o meno a quella che avevamo trenta quaranta anni fa. Reattori di terza generazione. Embè? E cosa sono?» Sicuri. «I radionuclidi durano centinaia di migliala di anni». Cattivi «Stacchi l'uranio 235». Ah, l'uranio. «L'unico che ha tentato di fare qualcosa di innovativo è stato Rubbia che ha usato il il torio». Che sembra anche meno pericoloso «Ha fatto simulazioni con un reattore al torio sottocritico». Quindi già qualcosa s'è capito. «Ma non gli hanno dato i soldi, nessuno ha speso per la ricerca, per verificarne esattamente le condizioni». Eadesso? «Adesso Berlusconi da i soldi ai francesi che hanno questa società molto agressiva, Areva, che costruisce. Ma costruisce roba vecchia. La verità è questa». Scajola garantisce. «Macché! Le componenti ingegneristiche possono essere moderne, ma la fisica, la procedura è tale e quale. Solo Rubbia ha fatto qualche passo in avanti e le sue scorie si consumano in 700 anni». Settecento anni. «Voglio dire: ma lei sa qual è la percentuale di energia elettrica sul totale dei nostri consumi? Il venti per cento. Il nucleare nei paesi industrializzati produce il 30 per cento di quel venti. Quindi è una cosina». Piccola. «Su scala mondo produce 2800 miliardi di kilowattora». Tanto. «Ma cosa tanto? Solo con l'idroelettrico arriviamo ai 3000 miliardi di kilowattora». Professore, in Parlamento adesso nessuno ne capisce granché. «Il male sottile della politica resta sempre qui dentro». Se ci tornasse. «Ma come faccio, ho l'università!». Magari insieme a Mattioli. «Puntiamo sul 20-20-20 della Merkel anziché sbracare con Sarkozy». Dovrebbe farsi invitare in Parlamento. «Ma hanno capito che quei reattori sono roba vecchia?». Berlusconi è certissimo. «Con lui inizierei dal cesio 135. Lei ha capito almeno di cosa parlo?».

DANNATE O.N.G. : I somali affamati ridevano delle tre signore obese

alcune riflessioni di Giulietto Chiesa sull'11 settembre.....c'entra con l'Africa , commentate!

L'antropolgo Alberto Salza accusa. E spiega il fallimento della copperazione internazionale in Africa. Dove con gli aiuti arrivano ignoranza, arroganza, stupidita. E amore. Il nemico peggiore Lo sai perché non abbiamo io sviluppo economico, in Africa?». La domanda è di Ater, ragazzo dinka del Sud Sudan sopravvissuto alla guerra civile, ogni giorno della sua vita. Gli rispondo, da pater-nalista: «Dimmelo tu», «Ascolta e non fare battute», dice luì, severo come chi è cresciuto temendo il suono di ogni aeroplano. «Il fatto è che noi africani divìdiamo tutto. Voi siete fortunati: ave­te l'egoismo su cui costruire la ric­chezza». Nelle chiese di Lalibela, in Etiopia, avevo incontrato gli eremiti, che ancora oggi si acquattano sulle membra semimummificate di chi li ha preceduti in fetidi buchi delle pareti, come piccioni. Qualcuno porta loro da mangiare. Qualcun altro riceve qual­cosa. "Non è così difficile moltiplicare pane e pesci", avevo detto a me stes­so, "è molto più complicato divìderli". Come ha scritto Seyyed Hosseìn Nasr in Ideali e realtà dell'Isiam: "La carità materiale oggi in auge riduce l'uomo a una bestia: gli da cibo e vestiti, ma lo priva di protezione. Gli insegna a cam­minare, ma gli toglie la vista, la sola che potrebbe indicargli dove andare". Tra gli esperti, l'Indice di Povertà Umana (HPI. misura di deprivazione) sostituisce l'obsoleto Indice di Svilup­po Umano (HDI, misura di progresso). Quest'ultimo sì basava su: aspettativa di vita, istruzione e livello di sopravvi­venza. L'HPi analizza le stesse compo­nenti, ma con il cannocchiale a rove­scio: assenza di longevità ("Ce la farò o no a superare i quarant'anni?"). edu­cazione ("QuaI'è il mio livello di analfabetIsmo?") e benessere ("Quanto pos­so contare su acqua pulita e servizi sanitari? Quanti dei miei bambini sotto i cinque anni sono sottopeso?"). Su 108 Paesi in via di sviluppo, la CIA (proprio loro: cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/) stila una classifica. La miseria assoluta è privile­gio dell'Africa: 1) Ciad: 2) Mali; 3) Bur-kina Faso; 4) Etiopia: 5) Niger: 6) Gui­nea; 7) Sierra Leone; 8) Mozambico; 9) Benin; 10) Guinea Bissau. E allora diamo il via ai quattro cava­lieri dell'apocalisse degli aiuti all'Afri­ca: Ignoranza, Arroganza, Stupidità e Amore, in volo sui candidi aerei del-l'Humanitarian Air Service delle Nazioni Unite. L'ignoranza costa un sac­co dì soldi. Nel nord del Kenya, per esempio, una ong ha costruito un impianto per la lavorazione della car­ne bovina: tre milioni di euro spesi. I turkana della zona, però, si rifiutano dì vendere le vacche. A me è stato chiesto dì organizzare un'importazione clandestina di bestiame oppure dì capirci qualcosa. «Vedi, noi abbiamo un proverbio», mi ha detto un turka­na grattandosi l'acconciatura di fan­go blu che nasconde un osso del­l'antenato. «Il sentiero delle capre va al mercato; quello delle vacche in­contra il sentiero delle capre, ma al mercato non ci va».Le vacche, per i turkana. sono capita­le sociale: servono per matrimoni e cerimonie. Non si possono vendere vecchie amiche cornute a un mattato­io dipinto di bianco, Bastava chiedere. L'arroganza parte da lontano. Come scrìve Yasunari Kawabata, in La casa delle belle addormentate-. "Qualunque vita, per quanto inumana, con l'assue­fazione diventa umana". Ma noi ad­detti all'aiuto umanitario, la settima in­dustria al mondo, non ci crediamo. Così in Ogaden, al confine tra Etiopia e Somalia, ho chiesto quale fosse il quantitativo minimo di vita. Alcune ri­sposte: "Mangiare una volta ogni due giorni e una pillola medicinale al me­se". "Avere dieci pecore, undici figli e vìvere sull'altopiano desertico: la mia, di vita". "Una vita che ti lasci vivere". "Non te lo dico. Tu non sei uno dì noi". Allora ho permesso che le Spe­cial Forces americane, in Ogaden per l'invasione della Somalia, lasciassero per un giorno intero i malati dell'ospe­dale di Gode sotto il sole rovente ("Co­sì imbianchiamo le corsie, che fanno schifo"), e che poi vaccinassero i cam­melli puntando le mi­tragliatrici sui pastori (dialogo urlato: "Ci volete avvelenare le bestie!"; "È per il vo­stro bene, ignoran­ti!"). Dato che siamo come soldati in guer­ra contro miseria e ingiustìzia, nel nostro lavoro ci vorrebbe una disciplina asso­luta. E invece lascia­mo che gli operatori dello sviluppo appaiano agli occhi de­gli africani come ricconi su costosissi­me fuoristrada bianche, con una fama meritata di ubriaconi e puttanieri, op­pure come poveri diavoli che non san­no bene quello che fanno, se non bec­carsi un lauto stipendio e i benefìt per la famiglia. Un giorno, in Ogaden, aspettavamo gli ispettori del World Fo­od Programme che dovevano decide­re gli aiuti alimentari dopo una care­stia. Avevamo allineato i pastori somali a fianco della pista sterrata. Se ne sta­vano ritti nel vento, sottili come tagli di Fontana. Atterrò l'aereo. Sulla scaletta apparvero tre donne bianche, cosi obese che a malapena riuscirono a scendere. Guardai i somali affamati. Nella calura, le loro linee tremolavano.Stavano ridendo. La stupidità uccide. La mania igienica dell'Occidente am­mazza gli africani. Oggi è di moda la latrina. Ne edifichiamo dappertutto, con esiti comici. In Sud Sudan. una ong ha costruito gabinetti in muratura in mezzo alle praterie, i dinka si sono rifiutati dì entrarci. Spiegazione di uno di loro: «Quella è una casa molto più bella delle nostre capanne. Noi non cachiamo dentro le case». In realtà la latrina può concentrare e proteggere la materia fecale dove il soie distrugge­rebbe i batter!, che così arrivano alla falda acquifera. Sul lago Turkana, in Kenya, due epidemie di colera coinci­sero con la costruzione di due latrine, a distanza di dieci anni. Le capanne di sterco e fango dei samburu impressio­narono una dottoressa svizzera, inviata dall'Organizzazione Mondiale della Sa­nità in Kenya. La accompagnavo, du­rante la carestia del 1984, a visitare i villaggi abbandonati dai pastori. Le mosche erano dappertutto. La signora arricciava il naso e criticava l'igiene ìn­tima dei samburu, gente che mette le vacche in casa per sentirsi bene con il mondo. A un certo punto trovammo un villaggio senza mo­sche. Le coperture delle capanne era­no dì plastica, rica­vate dai teloni blu e gialli degli aiuti umanitari. «Vede che se si impegna­no riescono a tener­si puliti? Niente mo­sche qui», disse la dottoressa. «Mi stia a sentire», risposi «niente mosche si­gnifica niente merda; niente merda in­dica che le vacche sono morte; niente vacche, niente latte. Niente latte, tutti morti, lo preferisco la merda e le mo­sche, signora». Ma è l'amore il nemico peggiore. Per anni ci siamo fatti pren­dere il cuore dai bambini africani. Ave­vano gli occhi grandi e umidi, con le ciglia da fanciulla. Sono i sìntomi del kwashiorkor, una grave forma dì mal­nutrizione infantile per cui la crescita è ritardata, lo stomaco si gonfia e gli ste­roidi non vengono interamente elimi­nati, creando un'azione femminilizzante: viso tondo, ciglia lunghe, occhi lan­guidi. Un giorno venni mandato a di­scutere d'amore con un assassino d'Africa. Se ne stava appoggiato alla sua "tecnica", i! camioncino dotato di mitragliatrice pesante che fa parte del paesaggio in Somalia. Aveva bandoliere e cartucce dappertutto. Era così magro che mi venne da pensare: "So­no i proiettili a tenerlo in piedi". In qualità dì antropologo embedded. avevo l'incarico di scoprire perché i si­gnori della guerra sì fregassero, tra i rifugiati, tutto il cibo destinato a vecchi e bambini. Non è facile parlare a uno così. Non è il fatto che giochi con il kalashnikov a rendermi nervoso. È che è sicuro di sé, al cento per cento. È impossìbile guardarlo negli occhi: non ci tieni a vedere il tuo volto rifles­so, come un bersaglio. Comunque, ci sono sofisticate tecniche dì approccio verbale e gestuale, in questi casi. «Ma che cazzo credete di fare?», dissi spo­standogli la canna del mitragliatore verso terra. «Non dovete rubare il mangiare di vecchi e bambini. Siete uomini adulti, guerrieri!». Invocai la maledizione di Allah: qualche volta funziona, qualche volta non funziona. Sorrise. «Vedo che hai capito», disse. Mi feci guardingo: i somali fregano chiunque. «Capito cosa?», mormorai. «Che gli adulti hanno bisogno di man­giare, per combattere», disse. «Il fuci­le mangia i proiettili. Senza proiettili, il fucile è solo acciaio dì ferro (proprio così, in italiano). E non serve a nien­te», concluse sputando il bolo anfetaminico del qat. «I vecchi e i bambini sono vittime collaterali», disse dolce­mente il miliziano.«I bambini hanno capacità riprodut­tiva, ma niente cultura. Se moria­mo, i nostri bambini saranno alleva­ti come americani». Sputò dì nuovo. «I vecchi hanno la cultura, ma non la capacità riproduttiva. Se rimango­no vivi solamente loro, il nostro po­polo sparirà. Ecco perché noi lascia­mo morire di fame i vecchi e i bam­bini, mangiando il loro cibo. Questa è la tattica. La strategia è che così fa­cendo possiamo salvare il futuro. Dai da mangiare ai vìvi, non ai morti». Per ragionare così duro, ci vuole un amore totale, un amore così puro per la propria gente da amputarne la parte che non serve. «Se non capia­mo questo amore, è meglio che re­stiamo a casa», scrissi nel rapporto. (Alcuni degli episodi qui descritti sono citati dal libro di Alberto Salza Niente. Antropolo­gia della miseria estrema in uscita per Sperling & Kupfer).

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martedì 24 febbraio 2009

Modello di neurobiologia dell'aggressività

stralcio  da THE AMERICAN JOURNAL OF PSYCHIATRY , edizione italiana , agosto 08, di Larry j.Siever, M.D. una revisione della letteratura

.....................L'aggressività emerge quando l'impulso di produzione della risposta alla collera prefrontale affettiva mediata dal sistema limbico o agli stimoli provocatori ,  non è sufficiente­mente trattenuto dall'inibizione ed è incanalato in un com­portamento violento. L'eccessiva reattività dell'amigdala, ac­coppiata con l'inadeguata regolazione prefrontale, serve ad aumentare la probabilità di comportamento aggressivo. Le al­terazioni dello sviluppo nel circuito prefrontale-sottocorticale, così come le anormalità dei neuro modulatori, sembrano avere un certo ruolo. La serotonina facilita l'inibizione prefrontale, e quindi un'insufficiente attività serotoninergica può aumen­tare l'aggressività. L'attività gabaergica al recettore GABA(A) può ridurre la reattività sonocorticale, e quindi una ridotta attività gabaergica può aumentare l'aggressività. Anche ridu­zioni dell'attività dell'ossitocina e aumenti dell'attività della vasopressina possono servire per indurre aggressività. Queste risultanze possono riflettere schemi di sviluppo aberranti. Ad esempio, riduzioni dell'innervazione serotoninergica della corteccia prefrontale causate dallo sviluppo e riflesse da un ridotto legame al trasportatore nel cingolato (76) possono ri­sultare in una minor facilitazione serotoninergica della rego­lazione della corteccia prefrontale. L'agonismo 5-HT2Apuò au­mentare l'impulsività, mentre quello 5-HT2C la può diminuire (65), e quindi uno squilibrio tra questi recettori con aumento dell'attività serotoninergica al recettore5-HT2A - in accordo con studi di binding S-HT nelle piastrine, imaging cerebrale e postmortem - e una diminuzione della sensibilità del recet­tore 5-HT2C - in accordo con ridotte risposte a metaclorofenil-piperazina e fenfluramina - possono aumentare la probabilità di aggressività impulsiva. I fattori trofici che operano durante lo sviluppo possono contribuire a questo schema, e ridotte risposte cFos a fenfluramina. legame aumentato a 5-HT2A e ridotto a 5-HT2C sono stati identificati nel topo knock-down per il fattore neurotrofico di derivazione cerebrale (BDNF) caratterizzato da comportamento aggressivo (132). La varia­zione dei geni serotoninergici come TPH, (133) o 5-HTT (18) può patimenti contribuire a un alterato sviluppo serotoninergico. La fluoxetina può invertire questo pattern aumentando la disponibilità presinaptica. diminuendo il legame 5-HT2A e facilitando il segnale al recettore 5-HT2r . Per quanto i meccanismi di aggressività possano variare tra i disturbi psichiatrici , essi tendono a coinvolgere uno squilibrio della regolazione corticale/sottocorticale.

Implicazioni per il trattamento Questa revisione non intende valutare l'evidenza cllnica a favore o contro specifici interventi, ma piuttosto passare in rassegna i meccanismi neurobiologici che potrebbero essere considerati nelle strategie di trattamento, sia con farmaci esistenti sia con quelli che ancora non sono stati sviluppati. Il deficit di inibizione prefrontale che non fornisce "freni" suf­ficienti sul comportamento aggressivo impulsivo può essere migliorato da SSRI, che possono facilitare l'inibizione delle re­gioni sottocorticali aumentando la disponibilità di serotonina nelle regioni prefrontali, particolarmente la corteccia orbitale (134) , mentre gli stabilizzatori dell'umore e gli antiepilettici, che alterano l'equilibrio glutamatergico/gabaergico, riducono irritabilità e impulsività (135). Gli antagonisti oppiacei possono ridurre il comportamento autolesivo (97). Le psicoterapie, sia psicodinamiche, come la terapia transferencebased, sia comportamentali, come la terapia dialettico-comportamentale, possono servire ad aumentare la capacità di ritardare e inibire i comportamenti aggressivi, aumentando le capacità della funzione verbale/riflessiva, così come aiu­tando a ridurre l'eccessiva sensibilità alle emozioni.

Future direttive Come evidenziato in un recente commento in questo Journal (136), le ricerche sono esigue riguardo le cause sottostanti la violenza e l'aggressività, considerata la grande morbilità asso­ciata a questi comportamenti. Un gran numero di questioni più specifiche deve essere ulteriormente affrontato. Primo, il circuito implicato nella regolazione dell'aggressività è stretta­mente correlato ai circuiti coinvolti nel condizionamento alla paura e nel controllo affettivo. Bisogna definire meglio una de­lineazione più elaborata dei punti in comune e delle differenze esistenti tra le regioni e i circuiti coinvolti in questi differenti paradigmi, che hanno molti aspetti clinici sovrapposti e siner­gici. Secondo, bisogna chiarire meglio il modo preciso con cui i neuromodulatori citati interagiscono e modulano i circuiti cerebrali associati all'aggressività. Ad esempio, è chiaro che la serotonina modula l'attività prefrontale, specificamente le cortecce frontale orbitale e cingolata anteriore, mentre i neu-ropeptidi modulano le strutture limbico/sottocorticali, ma è necessaria una maggiore specificità regionale per capire me­glio il ruolo di questi neuromodulatori. Terzo, bisogna chiarire meglio l'interrelazione tra i sistemi di neuromodulatori. Ad esempio, la serotonina ha interazione reciproca con le cateco-lamine, ma ha anche relazioni con peptidi come vasopressina e ossitocina. È necessaria una comprensione più dettagliata di queste relazioni riguardo l'aggressività. Quarto, i parame­tri biologici che riflettono l'attività di questi neurocircuiti e neuromodulatori devono essere valutati prima e dopo i trat­tamenti efficaci, per determinare quali variabili potrebbero essere predittive di risposte favorevoli al trattamento e quali variabili potrebbero essere modificate con il trattamento. Infine, nuovi interventi farmacologici, come gli antagonisti 5-HT2A, gli agonisti 5-HT2C, agonisti/antagonisti misti degli oppiacei e l'ossitocina, devono essere valutati clinicamente. Le strategie raccomandate comprendono l'utilizzo di neuro­modulatori come trattamento o prove con specifici compiti comportamentali che controllano la regolazione di aggressi-vita, affiliazione, fiducia ed emozioni. Gli studi di imaging che catturano i circuiti coinvolti nell'espressione dell'aggressività, nella percezione della minaccia e nella percezione dell'emo­zione, ad esempio, saranno utili nell"analizzare meglio i cir­cuiti e valutare gli effetti del trattamento. Pertanto i progressi nella comprensione della neurobiologia della violenza pos­sono contribuire in modo importante alla valutazione e al trattamento razionale dei soggetti con aggressività patologica e predisposizione alla violenza. (segue bibliografia, 136 lavori)

la Regione Piemonte blocca in sanita' alcune assuzioni e frena la spesa......

(da una circolare su internet del 19/2/09) "Per quanto riguarda quest’ultimo punto, in particolare, fino alla definizione del budget 2009, si dispone il blocco totale delle assunzioni di personale amministrativo (dirigenti e comparto) in qualsiasi forma, compresi i rinnovi degli interinali, ad eccezione delle figure addette al call center del Sovracup di Torino. Dal provvedimento sono escluse le stabilizzazioni del personale precario e le assunzioni delle categorie protette ex legge 68/99.Il blocco sarà assoluto per le Asl che derivano dall’accorpamento di più aziende, mentre le altre potranno ricorrere a forme di mobilità interaziendale. Ed ancora, per le aziende che abbiano superato il tetto di spesa massimo per il personale 2008, le assunzioni di addetti al ruolo tecnico sarà possibile solo per i profili di operatore socio sanitario (o.s.s.), di assistente sociale e di personale che svolga «funzioni uniche o infungibili». Per quanto riguarda, invece, i costi di produzione, oltre ai risparmi attesi dagli acquisti aggregati di beni e di servizi, si chiede ai direttori generali di continuare nello sviluppo della distribuzione diretta dei farmaci e del ricorso ai generici, così come, sul fronte dell’assistenza protesica e integrativa, di adottare provvedimenti per il riuso dei materiali forniti ai cittadini e di attivare azioni di controllo dei prezzi. Inoltre, per una prima attuazione del sistema regione di technology assessment, viene disposto che in tutti i casi di acquisizione di attrezzature e apparecchiature sanitarie di ogni tipologia di valore superiore a 50 mila euro occorra la preventiva valutazione della Regione. Quanto poi all’acquisto di prestazioni di ricovero e di specialistica ambulatoriale dai privati, si stabilisce che la spesa complessiva per l’anno in corso non possa essere superiore a quella registrata nel 2008.  Sul fronte dell’assistenza ospedaliera, infine, verrà organizzata una serie di incontri tra la Direzione regionale della sanità e le singole aziende per concordare le possibili azioni di miglioramento della gestione di presidi, con particolare attenzione alla verifica dello stato di attuazione del processo di dipartimentalizzazione in atto. A questo proposito, si evidenzia la necessità di elevare a 20 letti la soglia minima di unità di degenza con autonoma dotazione di personale non medico, ferma restando l’autonomia tecnico-professionale delle diverse discipline non accorpate. Sono escluse da questo vincolo le unità di degenza di rianimazione, di terapia intensiva, di unità coronarica, di terapia intensiva neonatale, grandi ustionati, malattie infettive, per detenuti, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, nonché i posti letto di carattere sub-intensivo a diretto supporto dell’attività di pronto soccorso."

orso castano : ci sembrano limitazioni ragionevoli .

"per il governo delle attivita' cliniche "

intervista a Domenico di Virgilio , Responsabile Nazionale per la Sanita' del PDLda Dirigenza Medica Rivista dell'ANAAO (Associazione Nazionale Assistenti Aiuti Ospedalieri) del 10/08

Onorevole Di Virgilio, quali obiettivi si propone il proget­to di legge da lei presentato riguardo alla governance me­dica nel Ssn? Desidero intanto evidenzia­re che con l'espressione "go­verno delle attività cliniche" si intende più comunemente un programma di gestione e di miglioramento della qua­lità e dell'efficienza di un'at­tività medica, generalmente operata a livello di diparti­mento di un'azienda sanita­ria locale od ospedaliera. Il programma di governo del­le attività cliniche non può prescindere da una sistema­tica azione di aggiornamen­to del personale in tutte le sue forme, da un sistematico sostegno della cultura della qualità, nonché da incentivi che premino la partecipazio­ne del personale ai program­mi di miglioramento della qualità e il conseguimento degli obiettivi prefissati. I vantaggi di un buon sistema di governo clinico sono nu­merosi, sia in termini di in­dicatori di salute, sia in ter­mini economici. ......Può illustrarci sinteticamen­te i contenuti del testo in di­scussione? L'articolo 1 detta i princìpi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche, spettante alle Regioni e al Collegio di dirczione dell'azienda sanitaria locale od ospedaliera.L'articolo 2 reca modifiche agli articoli 3 e 17 del decre­to legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Con le nuove disposizioni si prevede, in­nanzitutto, un maggiore coinvolgimento dei medici e dei dirigenti sanitari nel go­verno delle attività cliniche. L'articolo 3 modifica l'artico­lo 15-ter del medesimo de­creto legislativo n. 502 del 1992, stabilendo che il con­ferimento degli incarichi di dirigente di struttura com­plessa del ruolo sanitario av­viene esclusivamente previa selezione per avviso pubbli­co. A tale fine è nominata un'apposita commissione di valutazione, presieduta dal dirigente più anziano di ruo­lo e composta dal direttore sanitario dell'azienda sanita­ria locale od ospedaliera e da due dirigenti di struttura complessa della disciplina oggetto dell'incarico, sorteg­giati tra i dirigenti esterni al­l'azienda di riferimento. La commissione formula un giu­dizio motivato su ciascun candidato e, sulla base delle valutazioni effettuate, pre­senta al direttore generale la terna dei tre migliori candi­dati, indicando i punteggi ot­tenuti da ciascuno di essi. Il direttore generale conferisce l'incarico seguendo la graduatoria elaborata dalla commissione. L'articolo 4 modifica l'artico­lo 15 della legge n. 502 del 1992, in materia di dirigen­za sanitaria. L'articolo 5 introduce il si­stema di gestione del rischio (risk management), espres­sione con la quale si inten­de tutta una serie di azioni messe in atto per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e per garantire la si­curezza del paziente, sicu­rezza basata sull'apprendere dall'errore. Affinchè questo sistema sia efficace esso de­ve interessare tutte le aree in cui l'errore si può manifesta­re durante il processo clinico assistenziale del pazien­te. In particolare si prevede l'istituzione di un'unità di ge­stione del rischio e del Fon­do assicurativo nazionale che dovrà farsi carico dei co­siddetti "rischi sanitari im­possibili".Larticolo 6 istituisce una po­lizza assicurativa sanitaria ob­bligatoria a carico delle strut­ture sanitarie per l'attenua­zione nei professionisti del­la salute della posizione di­fensiva nei riguardi dei pos­sibili errori insiti nelle incon­gruenze del sistema prima che in colposità individuali (conmissive-omissive). Larticolo 7 interviene in ma­teria di pensionamento dei dirigenti medici e sanitari del Servizio sanitario nazionale, compresi i direttori di strut­tura complessa. In particola­re, è prevista la possibilità di rimanere in servizio fino al compimento del settantesi­mo anno di età. ........Nella messa a punto del prov­vedimento ci sono stati ac­cordi anche con rappresen­tanti delle Regioni? E previsto nell'articolato del­la proposta di legge il coin­volgimento delle Regioni nel rispetto del titolo V della Costituzione. Il confronto con le Regioni avverrà sia in commissione affari sociali, sia alla fine dell'iter legisla­tivo nella conferenza stato-regioni. E con rappresentanti della professione medica? Il contenuto del progetto di legge va nel verso delle at­tese della maggioranza del mondo medico fino ad oggi non adeguatamente coinvol­te nelle decisioni di natura strettamente sanitaria. È già previsto che convocheremo in audizioni ufficiali i rappre­sentanti dei più rappresenta­tivi sindacati medici, della Fiaso, della Fnomceo, del Cun, etc...Attualmente la stragrande maggioranza dei medici ha un rapporto in esclusiva con il Ssn e le norme che regolano la li­bera professione intramoenia sono state ancora una volta prorogate. A riguardo, però, il sottosegretario Fazio ha dichiarato di voler introdurre cambiamenti più ampi, con­sentendo in sostanza a tutti i medici di poter svolgere pienamente la libera professione, ......... ....Quali sono gli obiettivi della Commissione d'inchiesta sugli errori medici? Essa avrà il compito di inda­gare sulle cause e sulle respon­sabilità degli errori sanitari nelle strutture pubbliche e pri­vate e sulle cause di ordine normativo, amministrativo, gestionale, finanziario, orga­nizzativo e funzionale attra­verso un sistema di monito­raggio e controllo soprattut­to su quelle regioni cosiddet­te "non virtuose" in cui vi è un disavanzo sanitario non sana­bile autonomamente , al fine di accertare eventuali respon­sabilità. Uno degli obiettivi principali comunque resta quello di tutelare il diritto al­la salute dei cittadini italiani ripristinando anche quel rap­porto di fiducia che deve esi­stere tra medico e paziente e che è alla base della medici­na e del giuramento di Ippocrate. .....Sia il Pdl sulla governance medica sia la Commissione d'inchiesta sugli errori medi­ci erano già stati istruiti dal precedente Governo, anche se la brusca fine della legisla­tura ne ha interrotto il per­corso. Avete utilizzato il la­voro parlamentare già copiuto? Ci sono più punti con­tatto o più differenze tra le due proposte? La commissione d'inchiesta della Camera così come quel­la del Senato è indipendente ed autonoma. I componenti decideranno l'iter delle inchie­ste alla luce del mandato rice­vuto. Comunque certamente verrà utilizzato quanto di si­gnificativo è emerso dalla pre­cedente commissione con la quale l'attuale è in stretta con­nessione. .........In conclusione, una domanda più generale. Il nuovo Patto per la Salute tra Governo e Regioni avrebbe dovuto sigiar­si il 31 ottobre scorso, ma i rapporti tra le parti sono in­vece in una fase critica a cau­sa delle preoccupazioni di par­te regionale, che denuncia una riduzione dei finanziamenti per la sanità. Come e quando crede che si potrà trovare una intesa? L'intesa è subordinata al rispet­to dei parametri economici che il Governo chiede alle Re­gioni non adempienti e poco virtuose. I Piani di rientro so­no paletti da rispettare, e so­lo quando ci sarà il rispetto di questa intesa ci potrà essere il Patto per la salute tra Gover­no e Regioni. ..............................orso castano : dunque i piani di rientro delle varie ASL stanno condizionando la siglatura del Governo Clinico che ci sembra una legge ritenuta da tutti come cosa urgente e positiva . Purtroppo l'opinione pubblica non e' informata sui piani di rientro delle varie ASL. Una proposta : - Perche' i vari piani di rientro non vengono pubblicati sui vari siti internet delle ASL ? - La legislazione Nazionale e Regionale sulla partecipazione delle organizzazioni (onlus e non) alla vita delle ASL non prevede forse maggior trasparenza e coinvolgimento? - Non sarebbe , da parte delle ASL e delle varie Regioni , un segno di trasparenza e democrazia , se i Piani di Rientro fossero resi pubblici su internet in modo da consentire all'opinione pubblica un confronto ed un controllo , per accelerare un dibattito che riguarda una cosa cosi' importante come la salute pubblica ? - Staremo a vedere.........

vedi il clip di Dario Fo sulla disinformazione (sulle morti sul lavoro , ma estensibile ad altri argomenti come la programmazione sanitaria)

lunedì 23 febbraio 2009

Dilaga l'abuso in Italia

vedi il clip : le lobby in Italia , Sadun , direttore Relazioni Istituzionali Unicredit

Dilaga l'abuso , l'Italia fuorilegge di LUCIANO GALLINO da Repuibblica del 21 febb 09 Si possono utilizzare diverse immagini allo scopo di definire il nocciolo del caso Ita­lia. Tra le tante ho ; scelto l'immagine d'una società che con i suoi com­portamenti collettivi si pone molto al di sotto della lex, la Leg­ge con la maiuscola, quel sistema di rapporti tra individui e collet­tività che è considerato un ele­mento essenziale della condizio­ne civile nell'età moderna ed ha il suo sommo nella Costituzione. Nella lunga scala che porta a una condizione civile la società italiana ha salito molti gradini, ma al­tri ne ha discesi. Al presente si colloca forse a uno dei livelli più bassi della sua storia,non foss'altro perché i rapporti che la legge dovrebbe regolare onde far pro­cedere la società verso una idea­le condizione civile diventano sempre più complessi. Vi sono vari modi per restare al di sotto della lex, la legge in gene­rale. Il primo consiste nella viola­zione in massa delle particolari leggi in vigore. Un secondo va vi­sto nell'evitare di elaborare leggi che da generazioni sono pubbli­camente riconosciute come in­dispensabili. Un terzo si mate­rializza nella elaborazione di leg­gi incivili, nel senso che ostacola­no, piuttosto che favorire, la sali­ta della scala che porta una so­cietà a una condizione civile. Un ultimo modo consiste nel non at­tuare le leggi che ove lo fossero porterebbero espressamente in tale direzione, a partire da vari ar­ticoli della Costituzione concer­nenti il lavoro. Tratterò in breve dei primi tre, per soffermarmi poi più ampiamente sull'ultimo*. La violazione di leggi vigenti compiuta in massa dai cittadini abbraccia diversi capitoli. Tra i principali vanno collocati il con­trollo del territorio esercitato dalla criminalità organizzata; la devastazione del territorio stes­so ad opera di comuni cittadini mediante costruzioni abusive; l'evasione fiscale, e la corruzio­ne. Il monopolio dell'uso della forza spetta soltanto allo Stato, ricorda dottamente qualche mi­nistro dopo ogni fatto di sangue. Tuttavia chiunque svolga una qualsiasi attività economica nel territorio a sud del 41° parallelo, si tratti d'un piccolo negozio o d'una grande impresa, d'un can­tiere minimo per riparare un mu­ro o di lavori autostradali, sa be­nissimo che si tratta come mini­mo di un duopolio, e che il se­condo polo è assai più pervasivo, minaccioso e rapido nell'agire punitivamente che non il primo. Ora, la presenza d'un potere ter­ritoriale che si contrappone col­locandosi, in termini di forza, quasi sullo stesso piano allo Sta­to era nota, discussa in Parla­mento e oggetto di leggi, un buon secolo addietro. Domanda: la società, lo Stato, la politica non san­no, oppure bisogna concludere che non vogliono, riappropriarsi di un terzo del territorio naziona­le? Quanto all'evasione fiscale co­me pratica collettiva: da vent'anni è noto che circa il!7percento del Pii italiano è prodotto dall'e­conomia sommersa. Che esiste anche in altri paesi, ma la quota ad essa imputabile da noi è alme­no tripla tra le società sviluppate. Nell'economia sommersa lavorano circa due milioni di persone fisiche in posizione totalmente irregolare, più un milione di "unità di lavoro" statistiche for­mate da tre milioni di persone che svolgono un secondo lavoro non dichiarato. Il 17 per cento del Pii vale oggi 270-280 miliardi. L'evasione fiscale e contributiva è stimabile in circa 90 miliardi sottratti ogni anno a scuola, sa­nità, previdenza, infrastrutture. In realtà l'ammontare dell'evasione è assai superiore, perché ad essa andrebbe aggiunta la quota dovuta al 50 per cento del­le società di capitali che ogni an­no dichiara di non avere avuto utili; alle banche e alle imprese che hanno centinaia di sussidia­rie in paradisi fiscali create per sfuggire al fisco; alla manipola­zione da parte delle medesime dei cosiddetti prezzi di trasferi­mento tra societa' facenti capo ai paesi dell'eurozona, per non parlare degli Stati Uniti, forse .la metà dei contribuenti italiani sa­rebbe sotto processo per frode fi­scale. (...)La devastazione economica e la stessa holding; alle legioni di professionisti, commercianti e artigiani che dichiarano per intero il fatturato della loro microimpresa, e però redditi personali trascurabili. In qualunque altro paese dell'eurozona , per non parlare degli Stati Uniti , forse la meta' dei contribuenti italiani sarebbe sotto processo per frode fiscale....La devastazione economica e civile operata sul territorio sulla criminalità organizzata è visibile - stragi a parte - soltanto a chi de­ve a piegarsi ad essa. È invece visibile a tutti la devastazione fisi­ca e paesaggistica del territorio operata dall'abusivismo edilizio, cui collaborano efficacemente milioni di cittadini e migliaia di imprese. Non v'è quasi regione, tratto di costa, o valle alpina che siano stati risparmiati. Le strade che escono da Roma come da al­tre grandi città sono affiancate per decine di chilometri, in ogni direzione, da case abusive. Sul totale Italia, si presume siano centinaia di migliaia le costru­zioni fuori legge che sono state condonate; altre sono in pazien­te attesa. Tutto ciò ad onta del fat­to che i pubblici poteri non ab­biano mancato di far sentire la loro forza: negli ultimi anni, infatti, circa l'1 per cento delle costru­zioni abusive è stato demolito. La devastazione compiuta da­gli abusi del costruire è stata ac­centuata ed estesa dall'assenza di leggi ad hoc: ossia leggi sulla pianificazione territoriale e sulla la gestione idrogeologica del ter­ritorio. Chiunque percorra la pe­nisola non può che giungere ad una conclusione: gli italiani han­no collettivamente fatto del loro paese il più brutto d'Europa. Lo hanno anche reso il più pericolo­so per quanto riguarda inonda­zioni, allagamenti, incendi, fra­ne e ogni genere di crolli. (...)Tra i dispositivi di legge che, ove fossero attuati, farebbero in­vece salire la società italiana ver­so una condizione più civile vi so­no gli articoli della Costituzione compresi nel Titolo III. Gran parte della legislazione italiana sul lavoro degli ultimi decenni li ha ignorati, se non anzi formalmente violati. La sola proliferazione dei contratti atipici, ormai una quarantina, appare in contrasto con ciascun articolo del predetto titolo. Si prenda l'art.36:« iI lavoratore ha diritto ad una retribu­zione proporzionata alla quan­tità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicura­re a sé e alla famiglia un'esisten­za libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorati­va è stabilita dalla legge». La ridu­zione del reddito conseguente all'alternanza di periodi di occupazione e disoccupazione nel corso dell'anno, propria dei la­vori atipici, e fatta drammatica­mente risaltare dalla crisi in cor­so, contrasta con il primo com­ma di detto articolo, così come la direttiva della Commissione Europea, recepita dai governi italia­ni, la quale non stabilisce, ma lascia intendere che la giornata la­vorativa possa essere allungata sino a 13 ore. Oppure si veda l'art. 41: «L'iniziativa economica pri­vata. .. non può svolgersi in con­trasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicu­rezza, alla libertà, alla dignità umana»; il sistematico venir me­no delle sicurezze dell'occupa­zione, del reddito, della previ­denza e delle altre, connaturato alla diffusione delle occupazioni precarie, è in palese conflitto con tale articolo. O si legga ancora l'art. 46: «Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica rico­nosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limi­ti stabiliti dalle leggi, alla gestio­ne delle aziende». Tale forma di collaborazione dei lavoratori al­la gestione delle aziende è in realtà oggi resa impossibile, in forme pur minime, dalla fram­mentazione dei processi pro­duttivi, e dalla concomitante moltiplicazione delle tipologie di contratto e di categoria d'appartenenza che si oggi ritrova in ogni azienda. Resta da chiedersi quando mai l'attuazione delle indicazioni programmatiche del titolo III della Costituzione troverà posto nell'agenda della politica italiana. ...............Orso castano : Luciano Gallino coglie con precisione alcuni punti deboli della cultura e delle regole del mondo manageriale che dominano in Italia, regole spesso paradossali ed inique , che rischiano di far affondare un sistema in una situazione di concorrenza internazionale che “non perdona”. Se ne fa un gran parlare ma non lo si attua se non in rarissimi casi - che poi sono quelli dove le imprese funzionano: e' il management . Si organizzano seminari da parte delle regioni dove si invitano solo una fetta di dirigenti, per lo piu'verticali e di nomina politica, manuale di spartizione Ceneclli alla mano, come se il management dovesse interessasse solo loro. La cultura delle lobby, delle raccomandazioni, delle corporazioni illiberali che si oppongono a qualsiasi piccola apertura liberale, stravince e domina. Eppure le potenzialita' ci sono , e tante. Ma vengono soffocate, bloccate, colpite sul nascere. E' quella che qualche raro politico definisce “ la dominanza del partito unico trasversale” che blinda e governa dal centro (i palazzi romani) alla periferia (le Province) in maniera totalizzante , che imperterrita pretende di controllare i voti ed i candidati. Intanto i cittadini perdono fiducia nello Stato e si adeguano , evadendo, diventando clientes di questo o quello. Si puo costruire un rilancio scientifico competitivo a livello internazionale in queste condizioni? In Francia , in Inghilterra , funziona cosi'? Perche', a fronte di una grande inventiva l'Italia e' condannata a restare il fanalino di coda? Il posto dove tenere solo convegni , visitare quello che la speculazione edilizia ci ha ancora lasciato da vedere e poi in fretta andare altrove a lavorare seriamente?

sabato 21 febbraio 2009

e-book : ILIAD (clicca)

Che cos'è iLiad? iLiad è un dispositivo portatile che ti consente di leggere e scrivere così come leggi e scrivi abitualmente su carta, ovunque ti trovi.  Qualsiasi cosa tu voglia leggere, come libri, giornali e documenti, ora puoi averla con te in un oggetto che ha la grandezza e il peso di un solo libro. Il display di iLiad ti garantisce una perfetta leggibilità anche in piena luce e sotto il sole.  Con iLiad potrai anche inviare, ricevere e condividere documenti con chi vuoi, familiari, amici e colleghi.  Molto più della semplice lettura Con iLiad potrai annotare e prendere appunti su documenti esistenti, proprio come con quelli cartacei, ma a differenza di questi, con iLiad potrai facilmente trasferire le tue note e i tuoi appunti ad un PC o ad un altro iLiad. A loro volta i tuoi amici e colleghi potranno aggiungere note o modificare i tuoi appunti, e rinviarli di nuovo a te. Naturalmente con iLiad potrai anche giocare e divertirti: dal Sudoku ai cruciverba, dalla lettura dei fumetti, ai tuoi schizzi e disegni. Cosa posso fare con iLiad? Qualsiasi cosa che può essere stampata dal PC può anche essere letta su iLiad. Puoi scaricare ebook ed altre informazioni e documenti da Internet. Puoi scaricare giornali e riviste internazionali di cui sottoscrivere l'abbonamento digitale.  iLiad è dotato di una connessione wireless per scaricare automaticamente contenuti e aggiornamenti da internet. Naturalmente iLiad può anche essere connesso direttamente a qualsiasi PC con un semplice cavo USB. Il software gratuito fornito in dotazione, The iLiad Compaion, ti metterà in grado di gestire facilmente il trasferimento e la sincronizzazione dei documenti tra il tuo PC e iLiad.  iLiad può contenere dozzine di libri e documenti. Per di più la capacità di memoria può essere aumentata semplicemente inserendo una scheda Compact Flash o MMC, come con una fotocamera digitale. iLiad è in grado di leggere contenuti direttamente anche dalle chiavi USB. Buono con gli occhi, buono con l'ambiente.....................................

How Many Fathers are Best? dal sito DISCOVER (clicca)

usa il traduttore (clicca) .................More important, the Barí idea that biological paternity can be shared is not just the quirky custom of one tribe; anthropologists have found that this idea is common across South America. The same belief is shared by indigenous groups in New Guinea and India, suggesting that multiple paternity has been part of human behavior for a long time, undermining all previous descriptions of how human mating behavior evolved. Since the 1960s, when anthropologists began to construct scenarios of early human mating, they had always assumed that the model family started with a mom and dad bonded for life to raise the kids, a model that fit well with acceptable Western behavior. In 1981 in an article titled "The Origin of Man," C. Owen Lovejoy, an anthropologist at Kent State University, outlined the standard story of human evolution as it was used in the field—and is still presented in textbooks today: Human infants with their big brains and long periods of growth and learning have always been dependent on adults, a dependence that separates the humans from the apes. Mothers alone couldn't possibly find enough food for these dependent young, so women have always needed to find a mate who would stick close to home and bring in supplies for the family. Unfortunately for women, as evolutionary psychologists suggest, men are compelled by their biology to mate with as many partners as possible to pass along their genes. However, each of these men might be manipulated into staying with one woman who offered him sex and a promise of fidelity. The man, under those conditions, would be assured of paternity, and he might just stay around and make sure his kids survived.
Ashirokó (left), one of the oldest of the Barí, uses a shugda, the traditional spear made from palm wood, to catch fish, which account for 75 percent of the protein in their diet. His great-grandson (right) uses a spear made of rubber and metal as well as a diving mask, popular new technology from the West.
This scenario presents humans as naturally monogamous, forming nuclear families as an evolutionary necessity. The only problem is that around the world families don't always operate this way. In fact, as the Barí and other cultures show, there are all sorts of ways to run a successful household. The Na of Yunnan Province in China, for example, have a female-centric society in which husbands are not part of the picture. Women grow up and continue to live with their mothers, sisters, and brothers; they never marry or move away from the family compound. As a result, sisters and brothers rather than married pairs are the economic unit that farms and fishes together. Male lovers in this system are simply visitors. They have no place or power in the household, and children are brought up by their mothers and by the mothers' brothers. A father is identified only if there is a resemblance between him and the child, and even so, the father has no responsibilities toward the child. Often women have sex with so many partners that the biological father is unknown. "I have not found any term that would cover the notion of father in the Na language," writes Chinese anthropologist Cai Hua in his book A Society Without Fathers or Husbands: The Na of China. In this case, women have complete control over their children, property, and sexuality. Across lowland South America, family systems vary because cultures put their beliefs into practice in different ways. Among some native people, such as the Canela, Mehinaku, and Araweté, women control their sex lives and their fertility, and most children have several fathers. Barí women are also sexually liberated from an early age. "Once she has completed her puberty ritual, a Barí girl can have sex with anyone she wants as long as she doesn't violate the incest taboo," Beckerman explains. "It's nobody's business, not even Mom's and Dad's business." Women can also turn down prospective husbands. In other cultures in South America, life is not so free for females, although members of these cultures also believe that babies can have more than one father. The Curripaco of Amazonia, for instance, acknowledge multiple fatherhood as a biological possibility and yet frown on women having affairs. Paul Valentine, a senior lecturer in anthropology at the University of East London who has studied the Curripaco for more than 20 years, says, "Curripaco women are in a difficult situation. The wives come into the village from different areas, and it's a very patrilineal system." If her husband dies, a widow is allowed to turn only to his brothers or to clan members on his side of the family for a new husband.
This little boy climbs on a kirora, a wall built of stones and palm leaves that the Barí construct to entrap fish in pools and so increase their catch.
The relative power of women and men over their sex lives has important consequences. "In certain social and economic systems, women are free to make mate choices," says Valentine. In these cultures women are often the foundation of society, while men have less power in the community. Sisters tend to stay in the same household as their mothers. The women, in other words, have power to make choices. "At the other extreme, somehow, it's the men who try to maximize their evolutionary success at the expense of the women," says Valentine. Men and women often have a conflict of interest when it comes to mating, marriage, and who should invest most in children, and the winners have sometimes been the men, sometimes the women. As Beckerman wryly puts it, "Anyone who believes that in a human mating relationship the man's reproductive interests always carry the day has obviously never been married." The Barí and others show that human systems are, in fact, very flexible, ready to accommodate any sort of mating system or type of family. "I think that human beings are capable of making life extremely complicated. That's our way of doing business," says Ian Tattersall, a paleoanthropologist and curator in the division of anthropology at the American Museum of Natural History in New York City. Indeed, such flexibility suggests there's no reason to assume that the nuclear family is the natural, ideal, or even most evolutionarily successful system of human grouping. As Beckerman says, "One of the things this research shows is that human beings are just as clever and creative in assembling their kin relations as they are putting together space shuttles or symphonies."

Tre padri sono troppi ? MAMMA MIA ! il problema in versione "rosa"

Un musical trascinante e spettacolare nato sotto il segno degli Abba e di Afrodite

Dalla presentazione del film :”Grecia, 1999. La giovane Sophie ha un sogno: conoscere suo padre e farsi condurre all'altare nell'incantevole isola di Kalokairi. Alla vigilia delle sue nozze con Sky ha scoperto il diario segreto e i segreti del cuore della madre, una figlia dei fiori che praticava il sesso e l'amore ieri, una donna indipendente e piena di vita che gestisce un piccolo hotel sul mare di Afrodite oggi. All'insaputa di Donna, Sophie invita a nozze i suoi potenziali padri: un uomo d'affari, un avventuriero e un banchiere impacciato. Scoperta molto presto la loro presenza sull'isola, Donna li invita "amabilmente" a rimettersi in mare ma niente andrà come previsto. Gli dei in cielo hanno lanciato i dadi e versato amore, tanto amore, nei calici. La giovane Sophie finira' con l'avere tre padri. Calato in un tempo precisato, che come i protagonisti deve compiere un passaggio (è il 1999), il musical corale della Lloyd privilegia il ritmo esuberante e trascinante piuttosto che l'arabesco elegante, innescando coi numeri musicali uno scatto di autentica e orecchiabile vitalità. Se il musical è favola, di tutte le favole Mamma mia! è forse la più bella.”

giovedì 19 febbraio 2009

SARKOZY E L'HAREM DEI GENITORI "ALLARGATI"

"Il terzo genitore per legge" da Donna (Repubblica) del 22 nov 08 In Francia i nuovi compagni dì pa­pa e mamma sì chiamano "beaux parents" (bei genitori), in Italia le "matrigne" e i "patrigni" non han­no ancora trovato dei validi sostitu­ti linguistici per tenere lontane le paure dei bambini, in Francia so­no 1 milione e seicentomila i mi­nori che vivono stabilmente con il nuovo partner del padre e della ma­dre, in Italia le famiglie cosiddette ri­composte con figli da precedenti unioni sono soltanto 140mila. Le sfumature della lingua contano, ma sono soprattutto le cifre (e una certa resistenza nostrana ad adeguare le leggi ai cambiamenti sociali) che spiegano l'urgenza francese e l'indifferenza italiana nel riconoscere uno statuto giuridico al "terzo genitore". Il promotore della riforma è proprio Nicolas Sarkozy che, con tre mogli e figli da diverse unioni, è un autorevole testimonial della famiglia allargata; persino il suo ingresso all'Eliseo, ma­no nella mano con l'ex moglie Cecilia, i figli di lei, i figli dì lui e il figlio in co­mune, è stato un trionfale omaggio al­la nuova genitorialità. En suivant, la geografia della famiglia Sarkozy-Cigagner Albeniz si è ulteriormente com­plicata, con la separazione da Cecilia e il matrimonio con Carla Bruni, a sua volta già madre dì un bambino. I termini del nuovo statuto, annuncia­to in primavera dal ministro della Giu­stizia Rachida Dati (futura mamma single), sono ancora in fase dì discus­sione. In concreto, si tratterebbe di tradurre quella che ora è soltanto la pratica della genitorialità acquisita in un nuovo diritto di famiglia. L'estensio­ne dell'autorità parentale al marito/moglie, convivente stabile del padre/madre non riguarderebbe solo gli aspetti della vita quotidiana (anda­re a prendere il bambino a scuola, parlare con gli insegnanti), la possibili­tà dì sbrigare operazioni burocratiche (come fare una nuova carta d'identità) ma anche le decisioni più importanti, come un intervento medico d'urgenza. Al genitore naturale rimane il diritto di opporsi. Se non lo fa, resta valido il principio di silenzio-assenso. Una proposta controversa, che apre ulteriori questioni (che, allo stato at­tuale della riforma, non hanno ancora trovato risposta): cosa succede se il genitore si risposa due volte? E nei ca­so dì coppie gay-lesbiche?Un'ipotesi dì riforma che ha già i suoi detrattori, come Anne-Marie Lemarìnier, responsabile del servìzio degli af­fari familiari nel Trìbunal de grande istance a Parigi (la giurisdizione di dìritto comune in materia civile) che fa notare come l'evoluzione recente del diritto di famiglia abbia cercato dì pri­vilegiare i legami del bambino con genitori biologici e l'esercìzio in comu­ne dell'autorità parentale. Secondo Lemarìnier, la creazione di uno statuto per i genitori acquisiti rischierebbe di confondere i ruoli. Umberta Telfener, psicoioga clinica, autrice del libro Le forme dell'addìo (ed. Castelvecchì), è d'accordo: «Quando i genitori si sepa­rano, i bambini si trovano ad affronta­re un conflitto dì lealtà nei confronti del genitore non convivente. In Italia esiste l'affido congiunto, ma sono po­chissimi i casi di affido alternato, cioè situazioni in cui i bambini passano esattamente lo stesso tempo con mamma e con papa. C'è sempre un genitore, che molto spesso è il papa, nei confronti del quale il bambino si sente "in debito". Una terza figura istituzionalizzata che, in qualche mo­do, si sostituisce, non fa che aumen­tare questo conflitto. È molto impor­tante, invece, che rimanga una distin­zione tra il papa vero e il compagno della mamma, perché questa diffe­renza non lo costringe a "tradire" il papa». In più, c'è un'altra questione: «Creare una confusione tra il papa biologico e quello "sociale" rischia di dare un alibi ai padri biologici per al­lontanarsi dai figli». Al di là delle que­stioni di merito, in Italia esistono resi­stenze di altro tipo, sostiene la sociologa Luisa Leonini: «La discussione sul­lo statuto giuridico del terzo genitore da noi è lontana anni luce. Non riusciamo nemmeno a riconoscere le convivenze, figurarsi parlare di terzi genitori». Certo, i numeri non aiutano. «Le famiglie ricomposte sono in au­mento, ma si tratta ancora di situazio­ni marginali», spiega Anna Laura Zanatta, docente di sociologia della fa­mìglia alla Sapienza dì Roma e autrice dì Le nuove famiglie (ed. Il Mulino). «Sono solo il 5% sul totale delle fami­glie italiane e, dì queste, solo il 20% ha figli da precedenti unioni. Si tratta di circa 140.000 famiglie e non esistono statistiche che dicono se, da queste nuove unioni, sono nati figli. Detto questo, dare una regolamenta­zione giuridica alla figura del terzo ge­nitore è importante, anche se sì tratta di una questione molto complicata: le situazioni possibili sono moltissime, con genitori non conviventi assenti o molto presenti, e poi la legge del 2006 sull'affido congiunto è ancora in una fase dì sperimentazione». Luigi Fadiga, ex presidente del Tribu­nale dei minori di Roma e membro del Consiglio direttivo dell'associazio­ne giudici minorili, fa luce sui ritardi del diritto di famiglia italiano: «La leg­ge sull'adottabilità del figlio del coniuge è dì venticinque anni fa. È una norma rigida e applicabile solo in casi estremi: prevede, infatti, la perdita dell'autorità parentale di uno dei due genitori biologici. Si tratta di una rispo­sta vecchia, che non tiene conto dei mutamenti sociali». E spiega: «L'acquisizìone automatica dello statuto del terzo genitore rischia dì creare più at­triti dì quelli attuali nelle coppie sepa­rate, lo propenderei per una situazio­ne più morbida, che attribuisca al "genitore sociale" alcuni diritti-doveri nelle decisioni della vita quotidiana, ma non in quelle straordinarie. Però rimane il problema italiano del ricono­scimento delle coppie non coniugate, dobbiamo prima risolvere quello». Ma che cosa ne pensano i diretti inte­ressati? Lo abbiamo chiesto a chi, tutti i giorni, si scontra con una quotidiani­tà fatta di problemi burocratici (anche i moduli sulla composizione del nu­cleo familiare possono diventare una faccenda estremamente complicata se non si vive in una famiglia "tradi­zionale") ma, soprattutto, di continue sfide emotive. Sfide ancora più grandi se, ai figli delle precedenti unioni, si aggiungono quelli della nuova, che ar­ricchiscono, e complicano, la costella­zione familiare.In queste interviste, tre mamme invo­cano un riconoscimento sociale per questi nuovi multidaddy che portano i loro figli a scuola, aiutano a fare i compiti di matematica e comprano anche il motorino, se il papa (vero) è a corto di soldi.Buonanotte, bambini, dormite sonni tranquilli. L'era del patrigno, non per la legge, né per la lingua, ma nella vi­ta, è definitivamente tramontata. Ilaria Mastaglio, 35 anni, mamma a tempo pieno. Francesco Negri, 40, educatore sociale. Sofìa Blu, 11 anni (dal primo compagno). Emiliano. 4 anni (avuto da Francesco) "ho incontrato Francesco, il mio attuale compagno e il papa del mio secondo figlio Emiliano, quando Sofia Blu, la mia prima bambina, aveva cinque anni. È nata che avevo solo 24 anni. Anche il mio ex era mol­to giovane. Troppo giovani, forse, per gestire, oltre alla responsabilità della bambina, quella del negozio di abiti vìntage che avevamo aperto insieme. «Nessun training ti aiuta a gestire una famiglia allargata: te la devi cavare da solo , con pazienza e rispetto per tutti» Le difficoltà ci hanno logorati. Ho abi­tato da sola con Sofia per un anno e, anche quando è iniziata la mia storia con Francesco, per il primo periodo, abbiamo mantenuto case separate. Poi, però, ha prevalso la voglia di condividere un progetto di vita, e io e Sofia ci siamo trasferite da lui. All'ini­zio non è stato facile: Sofia difendeva il trono del suo papa, io ero piena di sensi di colpa e non lasciavo spazio a Francesco. Era difficilissimo accettare che lui avesse un ruolo educativo nei confronti della bambina, temevo sem­pre che lui non l'amasse abbastanza. Le cose si sono ulteriormente compli­cate quando è nato Emiliano. Sofia era gelosissima, perché era Emiliano quello che viveva nella famiglia "ve­ra"', insieme a mamma e papa. I miei sensi di colpa sono aumentati e an­che le mie paure che lui potesse privi­legiare suo figlio. Il nostro attuale equilibrio ce lo siamo guadagnati con tantissima fatica, pazienza, intelligen­za, e anche con un aiuto esterno. Mentre per i genitori adottivi esiste un lungo training, non c'è niente di ana­logo per aiutare chi gestisce una fami­glia allargata: la nostra situazione ha iniziato a semplificarsi solo quando ci siamo rivolti a uno psicologo. La legge su cui si discute in Francia mi sembra fondamentale. Un ricono­scimento sociale è un aiuto prezioso in una famiglia in cui tutti i ruoli devo­no essere costruiti o ricostruiti. E chi si occupa nel quotidiano dì un bambino, non può e non deve, per la legge, ri­sultare un perfetto estraneo. Anche se Sofia ha un padre presente, è France­sco che si occupa di lei ogni giorno. E quando c'è da prendere una decisio­ne importante, ci consultiamo tutti. Un terzo genitore non è un altro papa o un'altra mamma, però può essere un mediatore, una persona con cui fare i compiti di matematica senza lìtigare come spesso succede con mam­ma e papa. Certo, c'è meno fisicità , le coccole Sofia le riserva al papa' c'è molto affetto, ma più distacco emoti­vo, e non è detto che sia un male. Adesso che la tempesta è finita, pen­so che siamo stati bravi e fortunati, anche perché i rapporti col mio ex erano buoni. Il modo in cui finisce una storia è davvero decisivo per ciò che succede dopo, se i rapporti sono molto conflittuali in partenza allora la strada è ancora più in salita. ...................una STORIA ,Silvia Configliacco, 40 anni terapista shatsu e psicomotricista. Filippo Monteleone, 40 anni, psicomotricìsta. Nicolo. 17 anni (nato dalla precedente unione di Silvia), Tommaso, 3 anni (figlio di Silvia e di Filippo) Quando si parla di famiglie ricomposte sono convin­ta che. nella definizione dei ruoli di tutti, conti molto l'età dei figli, al momento dell'incontro con un nuovo partner. Se esistono già abitudini consolidate, se i bambini non sono più molto piccoli, se si è già creata una routine tra il bambino e il genito­re che abita con lui e tra il bambino e il genitore separato. Io e mio figlio Nicolo abbiamo vissuto da soli per diversi anni, dopo la se­parazione dal suo papa. Avevamo i nostri ritmi, una vita scandita. Ogni weekend e una sera a settimana ve­deva il suo papa che è sempre stato molto presente. Anche Filippo, il mio attuale compagno, è separato e ha un figlio. Ma, al momento del nostro incontro, lui e la moglie si erano ap­pena lasciati e il bambino era molto piccolo. Così lui non aveva una storia dì assestamento alle spalle, e questo un po' complicava le cose. In più, abbiamo iniziato molto presto ad abi­tare insieme. Se avessi potuto sce­gliere quando iniziare la nostra con­vivenza sicuramente avrei aspettato, ma anche la sua ex moglie e suo fi­glio abitavano a Milano e per lui non aveva senso stare lontano sia da me che dal figlio. Il suo arrivo ha cambiato molto le di­namiche familiari. Nicolo aveva già 11 anni e quando si vive solo in due il figlio maschio tende a comportarsi come un piccolo marito. In questo senso l'arrivo dì Filippo è stato positi­vo per spezzare queste abitudini, però per Nicolo è stata dura. All'inizio, abbiamo avuto parecchi problemi nell'ìncastrare le nostre vite e, per i primi tre anni, ho cercato di conserva­re il più possibile le abitudini che ave­vamo prima: accompagnavo Nicolo' a scuola come sempre, facevamo le va­canze ognuno col proprio figlio e poi, quando i bambini erano con i rispetti­vi papa e mamma, andavamo via io e Filippo. Non ci sostituivamo in nessun modo ai genitori, e oggi ancora è così, anche se, nel frattempo, la nascita di nostro figlio Tommaso ha cambiato la situazione................Per far funzionare un sistema-famiglia come la nostra, c'è bisogno di molto rispetto per i tempi dì tutti e, alla fine, i più sacrificati siamo io e Filippo che dobbiamo sempre stare molto attenti alle esigenze degli altri. Economicamente è più facile di quello che può sembrare, valutiamo in itinere le spese da fare. Quando si tratta dì prendere qualche grande decisione, teniamo conto del parere dì tutti, però tendenzialmente per Nicolo decidia­mo io e suo padre, per il figlio di Filip­po lui e la madre. In ogni caso, sono assolutamente favorevole all'idea di dare un riconoscimento giuridico al convivente stabile del padre o della madre. Un adulto in casa è sempre e comunque un riferimento, nel nostro caso una figura con cui confrontarsi in modo amichevole, ma ci possono essere situazioni in cui c'è bisogno di molto di più, soprattutto quando il pa­dre o la madre sono completamente assenti o comunque carenti. Per essere la storia di due ragazzinì, quella con il mio primo marito ha retto tanto, sette anni. Ci siamo sposati che avevamo vent'anni, io avevo appena fatto la maturità, lui non ancora. Abbiamo avuto Mattia e, dopo cinque anni, Diana. Non aveva­mo un soldo, io facevo tutti i lavoretti che capitavano. Facevo anche parte di una compagnia teatrale, tutte le sere andavo alle prove e mi portavo Mattia, quando c'era ancora solo lui. Lucio iniziava la sua carriera di foto­grafo come assistente, guadagnava pochissimo, ma era quello che vole­va, lo, per risparmiare, avevo impa­rato anche a cucire i vestiti per i bambini. Lui mi aiutava moltissimo, era un papa' superattento, finché non si è innamorato di una francese e ci ha lasciato, da un giorno all'altro, per andarsene in giro per il mondo. Non c'era più. e ha smesso di aiutarci an­che economicamente. Ero disperata, avevo il mutuo da pagare, i bambini da crescere e lui si divertiva a Ibiza. Quando ho conosciuto Enrico, il pa­pa di Lucia, pensavo che i miei figli avessero bisogno di una figura pater­na. Mi sono buttata in quella storia, poco dopo sono rimasta incinta e ab­biamo iniziato a vivere insieme. In­tanto il mio ex aveva incontrato la sua attuale compagna e aveva avuto due figli. E, nel frattempo, era tornato da New York, dove aveva abitato per diversi anni, ed era cambiato: ha ricominciato a essere presente, sia economicamente che in tutto il resto. Il papa di Lucìa, invece, davvero stu­pendo quando viveva con noi, quan­do ci siamo separati è praticamente sparito. Una discontinuità che non c'è assolutamente con gli altri membri dell'enorme famiglia che siamo ora. Mattia e Diana si sentono, a tutti gli effetti, fra­telli dei figli di Lucio. E anche Lucia, che non è figlia di Lucio, quando loro andavano dal papà per il weekend spesso li seguiva. Non stiamo tanto attenti al "lui è fi­glio tuo leì no", siamo davvero una famiglia allargata. E nonna Fulvia. la mamma di Lucio, è un po' la nonna di tutti: ogni estate andiamo a Stintino da lei. La casa della Sardegna è l'unica cosa che non si sia mai mos­sa in vent'anni. ..................UN'ALTRA STORIADopo la ferita di Enrico, con Marco, il mìo attuale compagno, abbiamo im­postato le cose un po' diversamente. Con i miei figli lui era amichevole, ma non paterno e, anche se vicini, all'inizio non vivevamo insieme. Poi sono rimasta incinta, proprio non ce l'aspettavamo, io non avevo nemme­no ancora conosciuto le sue bambi­ne. Insomma, era ancora tutto da co­struire. Una nuova casa, un nuovo ménage. Quando ho iniziato a convi­vere con Marco, Mattia ha deciso di andare a vivere con il papa, e questo mi è dispiaciuto. Anche se è innega­bile che la nostra è una gestione molto complicata - dal cambio arma­di ai rapporti con gli ex - io rifarei ogni cosa. Siamo sempre in metà di mille, e una moltitudine di bambini circola perennemente per casa. È molto bello, e ci sono tanti incroci possibili. Per esempio non è detto che il motorino te lo compri il tuo ve­ro padre, se in quel momento è qualcun altro, nella famiglia, che ha più disponibilità. O che quando una mamma va a fare shopping non compri anche vestiti per bambine che non sono sue. Non è sempre tutto rose e fiori, ma molte volte lo è. Penso però che una normativa che regoli le famiglie come la nostra sia indispensabile. Al di là dei problemi pratici, i moduli con la composizione del nucleo famigliare che non sai co­me compilare e le innumerevoli dele­ghe da fare per i ritiri da scuola, ci sono momenti e situazioni in cui sei chiamato a fare il genitore e non puoi, e questo è assurdo. (Ag. G. Neri)

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In Francia una coppia su tre si separa, a Parigi una su due, e i bambini che finiscono per vivere - in modo irreversibile - in una famille recomposée sono un milione e seicentomila...........un tema che riguarda 710 mila famiglie francesi

Il progetto di legge a favore delle famiglie allargate e del «terzo genitore» dovrebbe essere presentato tra pochi giorni, alla ripresa dell'attività politica. Le misure proposte traggono ispirazione dal rapporto presentato prima dell'estate dall'esperta Dominique Versini: 1) Un «mandato di educazione» preciso. Con l'accordo dei genitori biologici, il «terzo genitore» che si occupa di fatto del bambino potrebbe compiere anche alcuni atti simbolicamente importanti: firmare la pagella, parlare con gli insegnanti, occuparsi delle questioni burocratiche, portare il bambino dal medico o in ospedale. 2) «Condivisione dell'esercizio genitoriale». Oggi, la legge francese prevede che un padre possa delegare la sua autorità al compagno della sua ex moglie, a condizione di rinunciarvi lui stesso. Il rapporto Versini propone invece una condivisione dell'autorità genitoriale, in uno spirito di cooperazione tra padre e - con brutta espressione ancora in uso - patrigno. 3) «Più poteri al terzo». Il terzo genitore potrà acquisire - dopo sentenza di un giudice - con più facilità alcuni poteri come dare l'assenso a un intervento chirurgico. 4) «In caso di morte del genitore». Nel rapporto si raccomanda che la tutela del bambino venga affidata di preferenza al terzo che già lo alleva. Lo scopo è privilegiare il patrigno (o la matrigna) che ha già un rapporto stretto con il bambino, piuttosto che un nonno o una nonna magari lontani o anziani. In Italia, dove le famiglie allargate sono oltre mezzo milione, non c'è in vista alcun provvedimento di questo tipo. «E meno male - dice l'avvocato matrimonialista Cesare Rimini -. Conosco migliaia di queste famiglie, e ho l'impressione che ognuna abbia sviluppato un suo unico, originale modus vivendi. Nei fatti, il "terzo genitore" esercita già un certo numero di funzioni genitoriali, anche importanti, ma è giusto che ciò avvenga per gradi, per infiniti aggiustamenti legati alla vita quotidiana, e non per decreto. Le trappole psicologiche sono infinite, e come è ovvio i bambini non ne traggono certo vantaggio. Se il terzo genitore, un uomo, per esempio, ha un buon rapporto con il figlio della nuova compagna, questa ne sarà senz'altro felice, ma potrebbe nutrire anche una meno nobile soddisfazione perché avrà tolto potere all'ex marito, il padre biologico».I terzi genitori però non devono neanche essere considerati come degli usurpatori, il loro ruolo comporta dei diritti. «Il mio parere è piuttosto netto, conosco molti terzi genitori che vogliono davvero bene ai bambini con i quali vivono, fanno già per loro molte cose non schematizzate da una legge ma ormai entrate nell'uso, e non pretendono i galloni del comando che una norma potrebbe dare loro. L'esempio francese mi pare pericoloso perché se darà più diritti al terzo genitore, non potrà fare a meno di toglierne al genitore biologico». In Francia associazioni di padri separati come «Sos papa» annunciano già la loro opposizione. La paura è che per aiutare la stabilità della nuova famiglia allargata, si finisca per incoraggiare la tentazione di cancellare il genitore biologico che ormai viene vissuto come un impiccio. Non è un caso che l'interesse della legge per le famiglie allargate sia più forte in Francia che altrove. Oltre a essere il Paese europeo con la più alta natalità (assieme all'Irlanda), nella cultura e nelle tradizioni francesi il ruolo dei figli è centrale. Se in Italia le fiabe finiscono con «E vissero felici e contenti», in Francia il lieto fine prevede «Furono felici ed ebbero molti bambini». Nessun genitore, sia pure «terzo», in una famiglia allargata può rassegnarsi a fare da spettatore. (corriere.it) .......................per confronto leggi anche (usa il traduttore) dal sito DISCOVER una ricerca antropologica : How Many Fathers are Best? After 40 years of visiting the Barí Indians in Venezuela, anthropologists have discovered a new twist on family valuesby Meredith F. Small, Photography by Abbas published online April 1, 2003 ........................................................Una versione ..."rosa , happy end , del problema " vai a MAMMA MIA!