venerdì 31 maggio 2013

NEET, FLESSIBILITÀ E DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: LA VERITÀ DEI DATI O LE BALLE DELLA POLITICA SCRITTO DA GIGI APOLLONIO ON 23 MAGGIO 2013.

log ilcorsaro.info orso castano: , semplice ma chiaro questo articolo. Altro che Bamboccioni o Chosy, i Not Employment, Education or Training rappresentano una realta' drammatica che non ci stancheremo di denunciare,  sembra di essere tornati  ai tempi del Punk piu' duro , quello del rifiuto del lavoro, solo che adesso non c'e' , ma resta tra molti giovani la sensazione drammatica del No Future , cui pochi mettono mano. L'indifferenza verso la sofferenza di questa nuova "anomia" sociale da parte della psichiatria e della psicologia  istituzionale e' impressionante e ci fa vergognare. Ci si imbelletta dei Protocolli stilati per la chiusura degli Osp. Giud. Psich. (sia ben chiaro , con buona , ottima,  ragione) , ma poi l'Istituzione Sanitaria, le ASL, nulla fanno nello specifico dei NEET, di chi perde il lavoro a 50 anni con rischio di suicidio. Una vergogna enorme, un'indifferenza insopportabile! Milioni di persone aspettano una mano , un aiuto che non arriva!!
Sono tantissimi, sono il 24% in Italia, la quota più alta in tutta Europa. Stiamo parlando dei Neet, i giovani tra i 15 e mpi dei Punk29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione professionale (Not in Employment, Education or Training). E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat che lancia l'ennesimo “allarme disoccupazione giovanile” al quale segue l'ennesimo “dibattito sui giovani d'oggi” da parte di stampa e politica. Se le etichette di bamboccioni o di choosy hanno suscitato rabbia tra i tanti giovani che lottano ogni giorno per emergere dalla loro condizione di immobilità e precarietà, le risposte dei governi di turno al problema fanno decisamente rabbrividire. Per combattere il fenomeno dell'esclusione sociale giovanile, si sostiene da ormai un decennio, è necessario ricorrere a sempre maggiori forme di flessibilità del lavoro, più contratti a termine, più tirocini formativi, maggiore libertà di licenziamento. Analizzando i dati che mette a disposizione Eurostat (dati 2012 aggiornati all'aprile 2013) emerge una realtà diversa, una condizione di emarginazione che non ha nulla a che vedere con le forme contrattuali del lavoro, anzi. Tra il 2011 e il 2012, tra i giovani 15-29enni sono in diminuzione gli inattivi (ossia coloro che non cercano attivamente lavoro) mentre aumenta il numero dei disoccupati (ossia coloro che cercano lavoro e che sono disposti ad accettare da subito una proposta di impiego). Il maggiore aumento di disoccupati si registra nella popolazione di giovani tra i 18 e i 24 anni, ossia quella fascia d'età che termina il percorso di formazione scolastico e che dovrebbe entrare nel sistema universitario. Questo dato è peraltro confermato da quello proveniente dal documento del Consiglio Universitario Nazionale, che nel gennaio 2013 parlava di una riduzione degli immatricolati nelle università italiane da 338.482 a poco più di 280.000. Per i giovani neolaureati italiani, inoltre, i tempi per il reperimento di una occupazione dignitosa (ossia stabile o soddisfacente e con un salario decente) arrivano fino a 5 anni (dati Almalaurea).
Da queste informazioni si possono trarre delle conclusioni che sono lontane anni luce da quelle a cui è arrivato il fior fiore dei tecnici ed esperti del lavoro italiani. I giovani disoccupati aumentano non per colpa dei contratti di lavoro ma perché, detto in soldoni, non vanno più all'università o, se si laureano, non trovano comunque lavoro. Il problema non è quindi il mercato del lavoro né la flessibilità dei contratti, bensì il nostro sistema di istruzione e formazione. La condizione di esclusione sociale giovanile in Italia non è una conseguenza diretta della stagnazione del mercato del lavoro né conseguenza delle cosiddette “congiunture economiche internazionali”. Al contrario, i giovani italiani sono disoccupati perché non possono usufruire di un sistema di formazione universitaria e professionale adeguato che sappia valorizzare le loro capacità e che sia in grado di garantire loro una occupazione dignitosa. I continui tagli alla ricerca dell'ultimo decennio e gli scarsi investimenti per la modernizzazione e innovazione del tessuto economico italiano sono la riprova di questo ragionamento. 
Una maggiore flessibilità non farà altro che aumentare i flussi di entrata e uscita dal mercato del lavoro ma non potrà mai garantire una maggiore occupazione generale e duratura. Al contrario invece, gli investimenti in ricerca e innovazione e in una università pubblica di qualità aperta a tutti sono la soluzione che può garantire reali possibilità occupazionali a quei giovani italiani che oggi non vedono nella conoscenza e nella formazione le opportunità di costruzione del proprio futuro.
Per quanto possa sembrare blasfemo citare Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma s'azzecca sempre” e il dubbio è che le letture dei dati e dei numeri siano delle letture false e fatte in cattiva fede, utilizzate per costruire una narrazione che sia aderente e coerente più all'agenda politica del momento che alle reali esigenze. E infatti la lettura che finora è stata data suona più o meno così:  più flessibilità e meno investimenti pubblici in ricerca. Ce lo chiede l'Europa.

Visco: Italia in ritardo strutturale ma politici non pensano a interesse generale

orso castano : Visco ha ragione , il Governo delle larghe iuntese, come dice Renzi, sta perdendo tempo. Stupisce questo attendismo dato che e' un governo formato, al di la delle diverse posizioni politiche, da personalita' politiche con òlarga esperienza e senza dubbio preparate. Staremo a vedere

di Luca Trogni     Reuters IT
Di fronte alla drammaticità del quadro Ignazio Visco prova a scuotere la politica nazionale chiedendole di essere traino di un cambio di passo "di portata storica" che si impone per ovviare a ritardi accumulati negli ultimi 25 anni.
La via è stretta. L'uscita dalla lista dei paesi europei carenti dal punto di vista dei conti pubblici è per l'Italia un punto di partenza per nuovi miglioramenti, non il punto di arrivo della fase dei sacrifici, ammonisce il governatore di Bankitalia.La spinta riformatrice dell'esecutivo si era già attenuata nella seconda fase del governo Monti e per il momento è ferma. In tema di riforme serve, invece, fissare da subito obiettivi in un orizzonte di medio termine. Se dal punto di vista del lavoro il premier Enrico Letta risponde con l'annuncio di un piano nazionale contro la disoccupazione giovanile prima del consiglio Ue di giugno, da quello delle voci del bilancio pubblico il governo sembra avere all'ordine del giorno argomenti in netto contrasto con Bankitalia.  Il dibattito politico si concentra sull'Imu da ridurre o abolire e sull'Iva di cui cancellare il programmato rialzo, mentre Visco chiede, in linea con le raccomandazioni della Commissione europea, di privilegiare la riduzione delle imposte su lavoro e produzione. "Il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l'occupazione e l'attività d'impresa" lamenta il governatore.Via Nazionale sottolinea poi che, dopo la decisione di pagare parte dei debiti della PA, "per quest'anno non vi sono margini di aumento del disavanzo" dal momento che "il margine di fiducia che risparmiatori e operatori di mercato attualmente ci concedono è stretto". E l'Italia, nel corso del solo 2013, ha la necessità di emettere titoli di Stato per 450 miliardi.
USCIRE DA RECESSIONE PER MANTENERE COESIONE SOCIALE
Il focus deve essere sull'uscita dalla recessione, che già ha ridotto fortemente il potenziale produttivo, e che rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale. L'inversione del ciclo economico verso la fine dell'anno è possibile ma condizionata a una serie di fattori: l'accelerazione del commercio mondiale, l'attuazione di politiche economiche adeguate, l'evoluzione positiva delle aspettative e delle condizioni per investire, la disponibilità di credito .Nell'immediato le condizioni sono gravi: "lavoro che viene meno e non si crea; imprese che non riescono a modernizzarsi, a finanziarsi, che chiudono, banche indebolite .. tra le quali rischiano di emergere situazioni problematiche".La ricostituzione di un clima di fiducia parte da misure molto concrete, come i provvedimenti attuativi che molte volte tardano, vanificando l'efficacia delle riforma varate. E in materia i comportamenti dell'amministrazione non sono cambiati, osserva Bankitalia. Per il futuro serve un programma credibile che modifichi da subito le aspettative, eliminando le incertezze e favorendo la fiducia degli investitori ma anche le prospettive di occupazione e di reddito, soprattutto dei giovani.
Ci sarà per questo arduo compito il "contributo decisivo" della politica?
L'ala tecnica dell'esecutivo, con il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, per una vita uomo della banca centrale, ha già battuto un colpo, spiegando che gli investimenti sono prioritari rispetto alla cancellazione del rialzo dell'Iva programmato. Ma nel governo delle larghe intese in questo primo mese sono emerse spinte in altre direzioni, spingendo Visco a lanciare il suo allarme."I rappresentanti politici stentano a mediare tra interessi generali e interessi particolari" scrive oggi Visco nelle sue conclusioni. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

giovedì 30 maggio 2013

franca rame

Corsi di formazione dell'Università del Sociale a Torino :

orso castano : asl..... non esistono solo i dimessi dagli Ospedali giudiziari psichiatrici  , milioni di disoccupati sono lasciati soli, nessuno li ascolta. L'unica offerta offensiva ed umiliante fatta e' quella di ascolto insieme agli scizofrenici ed  depressi gravi. E' una vergogna!! Ma queste asl da chi sonmo governate! E i primari spichiatri che si vantano di interventi (che andranno accertati!) sui dimessi  Osp Giudiz Psich. saperte o no che ci sono milioni di senza lavoro in fortissimo disagio che arrivano anche a suicidarsi! Il cinismo ormai supera tutto!   colpisce che chi e' disoccupato ed ha bisogno di formazione debba pagare fior di quattrini che , ovviamente . non sa dove prendere, a meno che abbia  una famiglia ricca , mentre le Istituzioni Pubbliche Sanitarie  sono governate dai personaggi descritti nel precedente Post , e non hanno progetti dedicati a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai avuto o e' stato sempre precario, come se perdere o non avere lavoro non implichi stress e disturbi psicosomatici gravi. Ma le ASL (si intenda , cosa positiva ) pensano ai dimessi dagli OPG (Ospedali Giudiziari Psichiatrici) completamente tralasciando anche l'assistenza psicoterapeutica (o medica specialistica per lo stress)  a chi ha perso il lavoro e non lo cercano neppure piu', anzi , magari , ostacolando spesso chi vorrebbe impegnarsin su questo fronte.!! 

I cinque piani formativi

Offerta formativa di UdS.L'offerta di studio dell'Università del Sociale è ripartita incinque piani formativi tematici, denominati A, B, C, D, E. Lo studente può iniziare il percorso di studi in qualsiasi momento dell'anno. Ogni singolo corso dà diritto all'attestato di frequenza.

La proposta formativa si rivolge sia a chi desidera formarsi per la propria crescita personale, sia ad operatori e professionisti di servizi sociali, cooperative, comunità per minori, ospedali, ecc. interessati a migliorare le proprie capacità professionali nell'ambito della crescita personale, dei conflitti di coppia e delle difficoltà del sistema famig liaa.

Offerta formativa 2013/2014

Tutti i corsi dell'Università del Sociale si svolgono a Torino

- PIANO FORMATIVO A
Corsi di formazione per Crescita personale e Relazione d'Aiuto

CALENDARIO CORSI

12/04/2013 Torino: intesa tra Asl To2, tribunale e procura torinesi per il superamento degli Ogp

Venerdi 12 Aprile 2013
ASL TO2 - 15 maggio 2013: è la data vincolante entro la quale le Regioni devono presentare i programmi straordinari di adeguamento in vista della definitiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), ai sensi della L. 9/2012, prorogata al 1° aprile 2014 affinché il processo di superamento sia certo e siano adottate tutte le misure, strutturali e organizzative, idonee a garantire la tutela della salute e la dignità anche ai soggetti infermi di mente autori di reato, cui sia applicata una misura di sicurezza. Interventi strutturali, realizzazione di programmi terapeutico riabilitativi, adozione di misure alternative all'internamento negli OPG e potenziamento dei servizi di salute mentale sul territorio sono le parole-chiave del percorso giuridico, amministrativo e tecnico-organizzativo relativo alle strutture sanitarie  in cui eseguire le  misure di sicurezza alternative al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e all'assegnazione a casa di cura e custodia. Giustizia e Sanità chiamate dunque ad agire in sinergia per individuare soluzioni contestuali per la sicurezza della comunità e la cura delle persone . Il superamento degli OPG e la messa a punto di percorsi di trattamento e cura alternativi sono una tappa fondamentale del processo di trasferimento delle competenze sulla Medicina Penitenziaria dal Ministero della Giustizia ai Servizi Sanitari Regionali: sin dal 2008 le Aziende Sanitarie Locali sono scese in campo concretamente, con la realizzazione di specifici progetti, con impegno di risorse umane e finanziarie, in questo ambito particolare, dove i disturbi mentali sono tra le principali aree d’intervento. Oggi, per un concreto superamento degli OPG, cresce la responsabilità del Servizio Sanitario rispetto ai Cittadini portatori di disturbi psichiatrici, anche particolarmente gravi, richiedendo risposte al di fuori dell’intervento di mera vigilanza, con percorsi di cura specialistica del tutto peculiari. L’affidamento ai Servizi Sanitari territoriali di autori di reato, ritenuti dalla legge “non punibili” a causa della loro malattia, è praticato dal 2003, quando la Corte Costituzionale ha imposto ai Giudici di adottare una misura di sicurezza prevista dalla legge, ma diversa dal ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, che risultasse “idonea ad assicurare adeguate cure dell’infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale”. Con la legge del 17-2-2012 quella che era un’indicazione generale diventa un’indicazione molto specifica e implica sempre, da parte del Giudice, una decisione di affidamento ai Servizi Sanitari competenti per territorio di questa popolazione.
In questa fase i Servizi Sanitari si trovano dunque impegnati sia nelle dimissioni degli attuali internati in OPG (circa 60-70 l’anno per la Regione Piemonte) sia nei “nuovi affidamenti” (circa 200 l’anno in Piemonte).
Si tratta di un numero contenuto di pazienti, per i quali però occorre un ingente impegno economico e di risorse umane, per il quadro clinico di particolare gravità. Dalla necessità di un confronto operativo tra i Magistrati, che hanno l’obbligo delle decisioni a tutela del singolo e della comunità sociale, e i Servizi Sanitari, che hanno la necessità di orientare il proprio impegno nella maniera più appropriata ed equa possibile, anche nei confronti degli altri cittadini, nasce il progetto pilota messo a punto dalla ASL TO 2 con il Tribunale di Torinoe la Procura della Repubblica di Torino. Giovedì 11 aprile 2013 al Palazzo di Giustizia di Torino il Presidente del Tribunale, Dott. Luciano Panzani, il Procuratore della Repubblica, Dott. Giancarlo Caselli e il Direttore Generale dell’ASL TO 2, Dott. Maurizio Dall’Acqua, firmano un Protocollo d’Intesa che formalizza un rapporto continuativo interistituzionale, per confrontare le diverse necessità, del Magistrato e dei Servizi Sanitari, imposte dalla chiusura degli OPG e dalla ricerca di misure di sicurezza alternative, mediante intese “volte a trovare le soluzioni tecnico-organizzative maggiormente idonee a dare effettività ai medesimi, nei loro aspetti terapeutici e di contrasto e/o contenimento della pericolosità sociale del soggetto destinatario”.
“La nostra preoccupazione è programmare con attenzione i nostri interventi per garantire equità di trattamento ai Cittadini che dobbiamo assistere – spiega il Direttore Generale ASL TO 2, Dott. Maurizio Dall’Acqua – poter decidere con la Magistratura ci permetterà di rispettare questo impegno che, in assenza di decisioni concordate, potrebbe creare situazioni di differenze di assistenza tra persone aventi ugualmente diritto”.
“La Giustizia è, a sua volta, interessata a che si realizzino percorsi di collaborazione istituzionale, indispensabili affinché le decisioni dei giudici, sempre assunte con la doverosa autonomia, abbiano effettività. Il caso dei soggetti autori di reato, portatori di patologie o disturbi psichiatrici e socialmente pericolosi è -in questo senso- emblematico. In conseguenza di un quadro normativo profondamente cambiato, per intervento della Corte costituzionale e del legislatore, queste categorie di persone (certamente soggetti “deboli”), se non vi fossero intese tra i giudici e gli operatori dei servizi sanitari competenti, rischierebbero di rimanere abbandonate al loro destino, prive di quella assistenza terapeutica necessaria non solo ai loro personali bisogni, ma anche al contenimento/contrasto della loro pericolosità, il che è nell’interesse della intera comunità” – commenta il Presidente del Tribunale, Dott. Luciano Panzani.
La discussione preventiva del percorso più idoneo e appropriato a tutte le esigenze in campo potrà orientare meglio gli interventi rivolti agli autori di reato portatori di disturbi mentali: “Uno degli impegni che abbiamo assunto al momento della nostra nomina è governare le decisioni cliniche che via via assumiamo secondo il principio dell'appropriatezza – precisa il Direttore Sanitario ASL TO 2, Dott. Giorgio d’Allio, Coordinatore della Commissione Regionale per il superamento degli OPG – e quindi, anche nel caso degli autori di reato che sono affetti da disturbi mentali, ci riteniamo obbligati ad agire ispirandoci a questa parola d’ordine, che per noi significa anche garanzia di trattamenti corretti ed efficaci”.
Anche le risorse necessarie alla realizzazione dei percorsi di cura verranno impegnate meglio: “In questo momento di riduzione delle risorse a nostra disposizione è indispensabile che la nostra programmazione sia verificata alla luce della sostenibilità economica del sistema – spiega il Direttore Amministrativo ASL TO 2, Dott. Angelo Pescarmona – e quindi poter contare su momenti di coordinamento tra istituzioni diverse, ma orientate al rispetto di questo principio, ci garantisce e rassicura circa il difficile tentativo che stiamo cercando di realizzare”.
L’ASL TO 2 da sempre è impegnata sul fronte della Medicina Penitenziaria, con le sperimentazioni cliniche e organizzative di assistenza sanitaria realizzate presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. “La nostra ASL resta al momento l’unica Azienda Sanitaria in Italia che ha realizzato dal 2002 un Reparto di Osservazione Psichiatrica (Il Sestante) in un carcere, costituendolo come uno dei presidi del proprio Dipartimento di Salute Mentale ma ottenendone il riconoscimento da parte del Ministero della Giustizia come loro presidio di riferimento a livello nazionale. – conclude il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL TO 2, Dott. Elvezio Pirfo – Questa particolare sensibilità al problema della cura del disturbo mentale in un ambito così specifico come gli Istituti Penitenziari, ma anche la costante applicazione dei metodi della Psichiatria Territoriale ai pazienti psichiatrici autori di reato, ha permesso di ispirare e supportare tecnicamente il percorso che ha condotto al Protocollo e ne sarà anche la base professionale specialistica per concretizzarlo”. 

opg aversa

Ospedale psichiatrico giudiziario di AVERSA
via San Francesco, 81031 Aversa (CE)  tel. 0818155111

Maschile
Dislocazione urbana
Tribunale di Sorveglianza: Napoli
Ufficio di Sorveglianza: Santa Maria Capua Vetere
CSSA: Santa Maria Capua Vetere

                                                 


NODI  IDENTIFICATIVI  E  PROBLEMATICI

Nell’istituto i reclusi sono “internati”, ossia, sottoposti a misura di sicurezza.
Il 40% degli internati è in regime di proroga. Il 60% di questi è in tale status soltanto perché non vi è nessuno (famiglia, ASL, associazioni di volontariato) disposto ad accoglierli una volta dimessi.
I medici sono solo a convenzione e l’assistenza specifica è limitata solo a poche ore della giornata. Gli educatori di ruolo sono solamente due.
Il complesso necessita di varie ristrutturazioni non effettuate a causa della mancanza di fondi.
Si denuncia, inoltre, il fatto che le ASL tendono a ‘favorire’ gli internamenti nell’istituto perché meno dispendiosi dell’assistenza nel mondo libero. Al fine di invertire tale tendenza, a partire dal 2001, la Direzione dell’OPG ha cercato di coinvolgere le ASL di pertinenza nell’assistenza degli internati sia durante l’esecuzione della misura di sicurezza, sia in occasione del reinserimento del mondo libero. Questo nuovo approccio ha permesso di invertire la tendenza del rapporto tra internamenti e dimissioni: a partire dal 2001, infatti, il numero delle dimissioni è divenuto superiore al numero degli internamenti. 
Sembra superata l’annosa questione del trasferimento della  competenza  sanitaria  dallo stato alla regione: un protocollo tra l’assessore alla sanita’ e il provveditore della regione Campania permette il rifornimento gratuito di farmaci all’interno dell’OPG.
Nel dicembre del 2003 il reparto di Osservazione è stato di fatto trasferito nel carcere ordinario di Secondigliano, dove è stato creato, non senza critiche, un reparto ad hoc. Si segnala inoltre la creazione di un tavolo tra gli OPG campani, il Ministero della Sanità, il Ministero di Giustizia, la regione Campania e alcune ASL (solo 4 sulle 13 esistenti in Campania) al fine discutere le problematiche connesse all’internamento in OPG.

STRUTTURA                         
L’anno di costruzione è il 1898. Il complesso si articola attraverso vari corpi, separati ed uniti da corridoi o cortili e si sviluppano in lunghezza. Vi è inoltre uno spazio verde ben curato e ospitante diverse specie animali.

L’istituto ha complessivamente:
10 celle singole
30 doppie
18 celle da 3 a 6 detenuti 
Gli spazi comuni interni sono quelli standard.

È diviso in reparti:

Reparti di osservazione

(È il reparto trasferito al carcere di Secondigliano).

Reparti ordinari

In questi reparti le celle sono aperte, i detenuti si muovono nei corridoi, dialogano, sembrano presenti e capaci di sostenere un dialogo. Alcuni appaiono sotto l’effetto di psicofarmaci, ma nel complesso le loro reazioni sono nella norma, non hanno timore nel parlare con la delegazione in visita. Il Direttore e il personale penitenziario sembrano avere un rapporto amichevole con gli internati.  
Lo stato delle celle complessivamente è sufficiente, per igiene e capienza.

La sezione “staccata”

Nella sezione staccata sono presenti gli internati “più pericolosi” che possono essere costretti ai letti di contenzione.
La farmacologia ha solo funzione sedativa e non è garantito un presidio medico costante. Un’ala è attualmente chiusa per lavori di ristrutturazione. Al 13/5/2005 risultano internati in tale area 41 persone 

DETENUTI

Numero nella media: 160

220 (dei quali 41 casi ‘difficili’ ospitati nella sezione ‘staccata’) al 13/5/2005
238 al 31.12.2004

capienza regolamentare 150
189 al 31.12.2004
In misura alternativa: nessuno

STAFF
Direttore: 1 +  2 vice
Polizia penitenziaria: 120
Educatori: 2 

Personale sanitario

5 medici incaricati (pagati a visita), 6 consulenti psichiatrici (390 ore totali di assistenza), 8 medici di guardia, 40 dipendenti paramedici, 2 psicologi (37 ore al mese).
14 specialisti prestano servizio di consulenza, con rapporto convenzionale.
     
VOLONTARI
Caritas, WWF, una compagnia teatrale. La Caritas ha messo a disposizione degli internati in permesso e dei loro familiari un locale ubicato nelle vicinanze dell’ OPG.
Il WWF contribuisce alla manutenzione di un’area verde presente nel complesso.
La compagnia teatrale permette ad alcuni ristretti di partecipare alla preparazione di una rappresentazione.

CONDIZIONI MATERIALI
Le celle contengono sino a sei persone e appaiono in normali condizioni.
Gli orari sono: sveglia  7-7.30;  ora d’aria 9-11, 11.30 pranzo, 17.30 cena.

CONTATTI CON L’ESTERNO

È previsto un colloquio a settimana

EVENTI CRITICI

Suicidi

3 luglio 2003: detenuto italiano si uccide in cella.
24 luglio 2003: A. V., 23 anni, si impicca nella Sezione “Staccata” dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
24 settembre 2003: D. G., 32 anni, tenta di impiccarsi.

SANITÀ                     Guardia medica  h 24

Attrezzature

Nell’infermeria è presente un gabinetto odontoiatrico attrezzato, strumenti per ecocardiografie, ecografie, radiografie.

Personale

Non esistono medici dipendenti dell’amministrazione. Persino gli psichiatri sono a convenzione, per un totale mensile di 390 ore di assistenza. Oltre queste ore non vi è alcun tipo di assistenza terapeutica.
Fatti i conti, sono circa 13 ore al giorno (due turni di 6 ore e ½) per 180 reclusi che hanno diritto a 20 minuti a testa di assistenza terapeutica al giorno. L’assistenza è concentrata la mattina, per cui dalle ore 14.00 in poi non c’è assistenza psichiatrica ma solo la guardia medica per le emergenze. Stesso discorso va fatto per gli psicologi. 

ATTIVITÀ
Le attività di formazione sono quelle standard, con la difficoltà di condurre in porto i corsi e con una enorme ripetitività dei corsi.
Inoltre poiché la popolazione internata è “stabile”, i detenuti più “affidabili”, in grado per la loro patologia di arrivare fino alla fine di un corso,  nel corso degli anni, seguono più corsi e accade anche che seguano corsi per i quali hanno già ottenuto la qualifica.

LAVORO:
Ci sono solo lavori domestici gestiti dall’amministrazione.
Non ci sono lavori finalizzati al reinserimento esterno.

FORMAZIONE PROFESSIONALE
Corsi di falegname, giardiniere, computer.

ISTRUZIONE
Corsi di scuole elementari e medie.

Piemonte: il tecnico della PREVENZIONE SCHIFANO NOMINATO RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ALLA FEDERAZIONE 3



da  ANAAO ASSOMED 

PIEMONTE

http://www.anaaopiemonte.info/anaaopiemonte/?p=11676


Come già emerso dalle notizie pubblicate sul nostro sito e riprese da Repubblica, il plurinominato Pasqualino Schifano aggiunge un’altra mostrina al suo già ricco curriculum. Con determinazione n. 54 del 10 maggio 2013 il Direttore Generale della Federazione Sovrazonale Torino Ovest, Ing. Rabino, ha nominato il Dr. Pasqualino Schifano Responsabile della prevenzione della corruzione della Federazione suddetta (aridaiè). Sembra di essere al Grande Fratello, solo che le nomine sono sempre per la stessa persona! E’ estremamente interessante che l’Ing. Rabino e il responsabile del procedimento che ha stilato la determina, ignorino il fatto che il Dr. Pasqualino Schifano NON ha i titoli per ricoprire tale incarico. E neanche possono essere stati indotti in errore dato che nella determina viene affermato chiaramente che il soggetto in questione è Collaboratore Professionale Sanitario Esperto. Quindi NON un Dirigente.
Ma nella determina si afferma che Schifano ha i requisiti soggettivi (ah si? Quali?) e quelli professionali (ma va? Quali?).  E quali sono questi requisiti? Il fatto che è già stato nominato dalla Briccarello per la stessa funzione!!! Mitico!

Tra parentesi Schifano è assegnato anche alla funzione Affari Istituzionali della Federazione Sovrazonale Piemonte 3 a tempo parziale. Una specie di Farnesina della Federazione. Ovviamente questo ultimo incarico è a tempo parziale perchè con i tremila incarichi assegnati dalla Briccarello e dai suoi predecessori alla ASLTO1 non si poteva fare altrimenti. Come possa fare il Tecnico della Prevenzione (ruolo per cui tra parentesi è stato assunto dallo Stato) rimane un mistero glorioso. Ma pare che molti dipendenti del comparto della TO1 vogliano creare un comitato dal nome “Perchè non anche a me” chiedendo a gran voce incarichi di responsabile anti-deperimento delle derrate alimentari, logistica delle esche anti-blatte ed altre amene titolarità di supporto intellettivo.
Ma tornando alle cose serie l’aspetto sconcertante è che tutti questi fenomeni che lavorano ad altissimi livelli nelle aziende sanitarie, Direttoroni, Capi-Federazione, Responsabili Affari Legali, Istituzionali e dei rapporti interplanetari con le galassie più lontane NON leggano le leggi. E neppure leggano le circolari della Presidenza del Consiglio. Che spiegano loro come fare a interpretare le leggi e come applicarle. Traduciamo per i duri di comprendonio: etimologicamente, tra le varie radici della parola LEGGE (greca e anglosassone)  viene ricompreso (incredibile dictu!) il vocabolo “leggere”. Per cui, perbacco, perchè non leggete le leggi? La Dott.ssa Briccarello per di più ha fatto il classico, è laureata in Giurisprudenza, ha lavorato al TAR, è abilitata all’esercizio della professione forense. Possibile che non sappia interpretare una legge anche quando l’interpretazione è già bella pronta dal Dipartimento della Funzione Pubblica?
Ma non preoccupatevi miei cari Direttori, non disperatevi uffici di staff per le relazioni con i parlamenti alieni, abbiamo trovato senza grande fatica la circolare n. 1 del 25/1/2013 del Dipartimento della Funzione Pubblica – Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per facilitarvi il compito abbiamo evidenziato in rosso, a pag 5, 6 e 7 le parti relative alla nomina del “Grande Fratello” che controlla e previene la Corruzione. Trattasi di disposizioni applicative della legge 190/2012 dove vi si aiuta a individuare il responsabile di tale gravoso ufficio.

Mi duole dirvi che purtroppo avete “toppato” clamorosamente. La parola “dirigente”, che la circolare ripete ossessivamente come un mantra, è talmente pervasiva che dubito assai che  sia stata messa casualmente.
Quindi, domani, per lettera raccomandata, vi invieremo ufficialmente la circolare, così nel caso non abbiate a disposizione un responsabile per le relazioni internet e non riusciate a scaricarla da questa pagina, potrete comodamente leggervela.
La circolare e le vostre determine e delibere saranno anche inoltrate alla CIVIT (Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche) quale Autorità Nazionale anticorruzione in modo che l’Organismo sia edotto di questa paradossale situazione.
Incidentalmente volevo comunicarvi che in passato, all’età di 13 anni, sono stato insignito del riconoscimento di “Ispettore del Club di Topolino”. Ho anche il certificato a casa. Posso ambire a qualche ruolo ispettivo anche io? A disposizione…..

Mediazione Civile: "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ", cioe' la Casta degli AVVOCATI

orso castano: non c'e' niente da fare, i disoccupati (spessissimo sfruttati) laureati in legge e tutti quelli che non vogliono contenziosi civili troveranno lungo
......................Replica di Vietti a De Tilla
Lettera aperta all‘Avvocatura


Caro Maurizio,
sono stato accusato di promuovere un’iniziativa ”improvvida” quale sarebbe l’obbligatorietà della mediazione.
Vorrei innanzitutto chiarire che ho sempre ritenuto lo strumento della mediazione utile per deflazionare l’ormai insostenibile carico di lavoro che grava sui nostri tribunali civili.Desidero però rassicurare che la mia non è affatto una crociata in favore della mediazione e contro il ricorso alla giurisdizione.Tutto al contrario, la mia preoccupazione è proprio quella di ripristinare le condizioni minime perché la giurisdizione possa tornare a garantire ai cittadini risposte tempestive ed efficienti.
E la mediazione mi sembra un valido strumento per garantire un filtro all’accesso indiscriminato alla giustizia professionale, al pari peraltro di istituti quali l’arbitrato e la conciliazione, che da molti anni affiancano il sistema E’ bene pero’ riflettere sulla circostanza che se fino ad oggi i sistemi alternativi di risoluzione delle controversie non hanno funzionato, la spiegazione va rintracciata a prescindere dalla qualità del singolo strumento alternativo.Il problema è culturale, nel senso che dipende in larga parte dal fatto che il cittadino italiano pretende che la propria controversia, indipendentemente dalla tipologia e dalla sua obiettiva rilevanza, sia giudicata da magistrati togati, sino al giudizio di cassazione.Questa mi sembra la vera ragione del sostanziale fallimento dei sistemi extragiudiziari di risoluzione delle controversie civili, tra cui mi permetto di annoverare la conciliazione giudiziale, che ha percentuali di successo veramente infinitesimali, come è ben noto a tutti coloro che quotidianamente frequentano le aule giudiziarie.Quindi la previsione della obbligatorietà del preventivo esperimento di forme di risoluzione alternativa delle controversie si pone non già come affermazione di una prava volontà di privazione di diritti costituzionalmente garantiti, ma al contrario come un tentativo di lettura costituzionalmente orientata ed attuale del canone dell’art. 24 della Costituzione: il diritto ad agire in giudizio non postula infatti che prima di rivolgersi ai giudici professionali non si debba tentare di risolvere altrimenti la lite.E la media conciliazione, sin quando ha operato, mi risulta aver dato risultati incoraggianti, anche sul piano della partecipazione degli avvocati in un ruolo stragiudiziale che in altre parti del mondo rappresenta per loro una parte rilevante dell’attività professionale.E non è vero che l’Italia sarebbe l’unico Paese ad avere forme obbligatorie di mediazione.In Austria esiste la conciliazione preventiva obbligatoria quando si tratti di una controversia in materia locatizia, di proprietà immobiliare e nelle liti di vicinato.In Belgio la mediazione è obbligatoria per le industrie nei seguenti settori: telecomunicazioni, assicurazioni, poste, diritti dell’infanzia, rapporti con il governo, rapporto con le istituzioni dell’Unione Europea, banche, energia, collocamento privato, pensioni, prodotti finanziari.In Danimarca la conciliazione è obbligatoria per le imprese nel settore del turismo in merito ai viaggi e all’alloggiamento e nel settore dei mutui ipotecari.In Estonia l’arbitrato è obbligatorio in materia di assicurazione per le imprese, mentre è volontaria la conciliazione.In Francia il procedimento informativo sulla conciliazione preventiva è obbligatorio mentre il procedimento deve essere espletato in caso di divorzio e nei procedimenti davanti al Conseil des prud’hommes, in materia di contratti di locazione abitativi, per la vendita diretta ed in tema di pubblicità in relazione alla partecipazione delle industrie.
In Germania l’obbligatorietà è prevista in caso di immatricolazione dei veicoli a motori e per i reclami davanti alla Banca centrale tedesca. Alcuni Land hanno inserito l’obbligatorietà per altre materie quali le controversie patrimoniali di valore non superiore a 750 €, nell’ambito del diritto di vicinato ed in materia di diffamazione.In Irlanda è necessaria la partecipazione a metodi ADR per il settore della pubblicità, delle pensioni, della vendita diretta e dei servizi finanziari.In Inghilterra vi è attualmente una forte spinta verso la mediazione obbligatoria. In Svezia la mediazione è obbligatoria per le controversie che ineriscono la locazione ad uso commerciale.Credo quindi che si debba ragionevolmente tornare a parlare subito di ADR, senza pregiudizi e in un’ottica costruttiva.Ma con uno spirito necessariamente proiettato verso una radicale riforma del nostro sistema giudiziario, piuttosto che ancorato a forme di conservazione che, di fronte allo stallo attuale, non hanno più ragione di essere.

Michele Vietti 

Napolitano: "Colto in ritardo il dilagare della disoccupazione"

Roma, 30-05-2013
"Dobbiamo essere una Repubblica all'altezza dell'articolo 1 della Costituzione". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una intervista al Tg5 torna a parlare del lavoro che non c'è e dei milioni di giovani in cerca di un'occupazione. Non solo in Italia."Quel primo articolo ebbe grande significato, si discusse moltissimo in Assemblea costituente e si scelse questa dizione anziché l'altra 'è una Repubblica dei lavoratori' -ha ricordato il capo dello Stato-. 'Fondata sul lavoro' è qualcosa di più, c'è un principio regolatore cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche"."Quello della disoccupazione giovanile non è un problema puramente italiano", ha riconosciuto il presidente della Repubblica: "L'Economist è uscito con una copertina  e un editoriale dal titolo 'Una generazione senza lavoro'. Si parla, solo nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non hanno lavoro -ha spiegato il capo dello Stato-. Nell'insieme, l'Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la cifra di 75 milioni di giovani disoccupati, qualcosa di simile alla popolazione di un grande Paese".Per Napolitano, "la verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell'occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare della disoccupazione giovanile sia in Occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo sentiamo molto acutamente e drammaticamente".

Allarme antidolorifici, aumentano il rischio di ictus e infarto

da Corriere della Sera.it

L'uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei, è associato a un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il diclofenac e l'ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale rischio, probabilmente perchè ha effetti protettivi che contrastano la potenziale cardiotossicità. Sono i risultati allarmanti di una importante meta-analisi realizzata da ricercatori del MRC Clinical Trial Service Unit & Epidemiological Studies Unit (CTSU) presso la University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent, in collaborazione con il professor Carlo Patrono, Ordinario di farmacologia all'Università Cattolica di Roma e finanziata dal Medical Research Council e dalla British Heart Foundation.PAZIENTI A RISCHIO - La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet e suggerisce che la scelta di una terapia di lunga durata con FANS debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l'antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci. Già in passato si era evidenziato un rischio infarto maggiore per soggetti che assumevano alcuni FANS di nuova generazione detti inibitori selettivi dell'enzima COX-2, quali celecoxib e etoricoxib, un dato confermato dal nuovo studio sulla base di tutta l'evidenza oggi disponibile.LA RICERCA - Così i ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300.000 persone coinvolte e analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire l'entità degli effetti avversi dei diversi FANS in particolari tipi di pazienti, in cura con alte dosi e per un tempo prolungato. Per questi è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si calcola che per ogni 1000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti in più (che non si verificherebbero se i soggetti non fossero in cura con FANS) di cui uno con esito fatale. Il professor Baigent sottolinea che «questi rischi riguardano le persone con artrosi o artrite che hanno bisogno di alte dosi di FANS e di una terapia prolungata. È verosimile che un breve trattamento con dosi più basse degli stessi farmaci sia relativamente sicuro».

mercoledì 29 maggio 2013

Crisi, fallimenti record delle imprese: +12%

da  il Giornale, ultime notizie


Grido d'allarme delle imprese: nel primo trimestre 2013 record delle aziende costrette a portare i libri in tribunale o che decidono di chiudere. Ma secondo l'Istat a maggio torna a salire la fiducia in tutti i settori  Messi i conti in ordine, ora bisogna rilanciare la crescita. Il grido d'allarme viene dalle imprese che, sempre più sommerse da tasse e balzelli, sono costrette a portare i registri in tribunale Solo tra gennaio e marzo 2013 in 3500 hanno dichiarato fallimento, circa il 12% in più rispetto al primo trimestre dello scorso anno, come rivelano i dati Cerved (gruppo specializzato nell’analisi delle imprese e nei modelli di valutazione del rischio di credito). Crescono anche i concordati preventivi del 76% su base annua, con un boom per quelli "in bianco" introdotti dalla nuova legge di settore. L’aumento dei fallimenti non risparmia comunque nessuna area del Paese. In particolare il Nord Est, in cui il numero di default era in diminuzione dalla metà del 2011, ha fatto registrare una forte impennata delle procedure, con un incremento del 24%. Non va molto meglio nel Nord Ovest (+15%) e Centro Italia (+9%), mentre al Sud l'aumento dei fallimenti è del 3%.Complessivamente le chiusure aziendali hanno accelerato di molto la loro corsa: nei primi tre mesi dell'anno sono circa 23mila le imprese che hanno avviato una procedura di insolvenza o una liquidazione volontaria, in aumento del 7% rispetto allo stesso periodo del 2012. Oltre ai fallimenti, continuano infatti a crescere anche le liquidazioni: hanno deciso di chiudere volontariamente l’attività 19mila aziende in bonis (senza precedenti procedure concorsuali), un dato in aumento del 5,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Torna a salire, però, il clima di fiducia delle imprese italiane di tutti i settori. Secondo l'Istat, l'indice composito passa da 74,9 di aprile a 79,8. L'aumento si registra soprattutto nel settore dei servizi di mercato nelle imprese manifatturiere, in quelle di costruzione e nel commercio.

domenica 26 maggio 2013

Tumori della tiroide: «boom di casi»

 radioattivita' : monitoraggio
PERCHE' E' IMPORTANTE CONSERVARE LA GHIANDOLA - Il problema quindi è quello di non sottoporre le persone a trattamenti in eccesso. «La diagnosi precoce è importante per scoprire la malattia quando è possibile rimuoverla chirurgicamente e guarire - aggiunge Luciano Pezzullo, responsabile della Chirurgia della tiroide all’Istituto Nazionale dei Tumori Pascale di Napoli -, ma le microforme tumorali non dovrebbero essere immediatamente trattate, quanto piuttosto seguite e monitorate in centri specializzati. Per molti pazienti è sufficiente un controllo annuale con visita ed ecografia. E solo se ci sono sospetti di un’evoluzione della malattia si procede con agobiopsia e intervento». In caso di neoplasie ben differenziate viene consigliata la tiroidectomia totale (cioè l’asportazione di tutta la ghiandola), ma in presenza di microcarcinomi papilliferi, e in generale in caso di presenza di fattori prognostici favorevoli, è possibile proporre un intervento meno demolitivo. «L’emitiroidectomia - spiega Gioacchino Giugliano, direttore dell’Unità Tiroide e Neoplasie Salivari all’Istituto europeo di oncologia di Milano - è indicata in caso di noduli piccoli e consente di conservare mezza tiroide. Il vantaggio per i pazienti è notevole, perché così la ghiandola continua a produrre sia gli ormoni (compensati solo in parte dalla compressa di tiroxina prescritta a tutti i malati a cui viene tolta la tiroide) sia la calcitonina, preziosissima per rafforzare le ossa e potente antidolorifico».
FATTORI DI RISCHIO E CAMPANELLI D’ALLARME -Fra i fattori di rischio noti per il maligno della tiroide ci sono: la familiarità per tumore tiroideo (circa un quarto dei tumori viene diagnosticato in chi ha un parente diretto, fratelli o genitori, che ha già avuto la malattia), le radiazioni nucleari (come ha dimostrato il boom di casi dopo il disastro di Chernobyl e ci si attende per Fukushima e l’essere donna: infatti dei 14mila casi annui italiani, solo 3.200 interessano i maschi. «Inoltre sappiamo che sono più a rischio gli abitanti in aree vulcaniche, come la Sicilia o le Hawaii - dice Francesco Trimarchi, presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia -, per la presenza di carcinogeni ambientali legati ai vulcani attivi. Sono poi allo studio alcune mutazioni genetiche. Ma quello che è fondamentale è rivolgersi tempestivamente al medico se si nota la presenza di un nodulo sul collo e, soprattutto, se questo cresce rapidamente». Se è infatti vero che gran parte dei noduli tiroidei sono benigni e che quelli maligni hanno spesso una buona prognosi, non tutti i carcinomi che interessano la ghiandola sono «poco aggressivi»: esistono anche rare forme letali e che evolvono rapidamente, per cui la diagnosi tempestiva è fondamentale.

Squinzi: "Giovani in situazione disperata" Appello ai sindacati: "Remiamo insieme"

da la Repubblica.it , Economia e Finanza

Squinzi: "Giovani in situazione disperata" Appello ai sindacati: "Remiamo insieme"MILANO - Confidustria mette l'accetto sulla disoccupazione giovanile: "Siamo in una situazione disperata" ha detto il numero uno degli imprenditori, Giorgio Squinzi, al convegno dell'Osservatorio permanente giovani-editori. Parlando della riforma del lavoro ha spiegato che il vero problema è la mancanza di impiego tra i giovani: "Rischiamo di perdere una-due generazioni di giovani. Io sono a favore del posto fisso. Devono esserci meno posti di lavoro temporaneo e più posti di lavoro a tutto campo, ma anche la flessibilità. Chi entra nel mondo del lavoro pensando solo al posto per la vita, non ce lo possiamo più permettere. La competizione è globale, ognuno deve dare il proprio contributo per rendere imprese più competitive". 

"Meccanismi per incentivare entrata dei giovani"."Abbiamo un sistema distorto che viene da lontano - ha proseguito Squinzi -. La flessibilità in uscita ha reso più difficile anche l'entrata nel posto di lavoro. Una liberalizzazione aiuterebbe. Dobbiamo pensare a meccanismi di incentivazione dell'entrata dei giovani. Ad esempio, noi non abbiamo più in Italia l'apprendistato, che in Germania è importantissimo. L'ex ministro Fornero, infatti, stava per spingere sull'apprendistato".
Siamo un "paese con infrastrutture scassate", con una "mentalità anti-imprese" ma "possiamo giocare la Serie A", ha aggiunto. In Italia - ha continuato il numero uno degli imprenditori 
Squinzi - "c'è una diffusa mentalità anti  mpresa manifatturiera", ma adesso con i sindacati "dobbiamo metterci nel mezzo della tempesta perfetta e in questo caso remare nella stessa direzione. Non si può più scherzare. Da parte dei segretari, dopo queste elezioni, ho sentito una disponibilità nettamente superiore al passato. Il sindacato, le nostre controparti, stanno facendo grossi passi in avanti". Squinzi accusa poi la "struttura normativa che ha affossato il Paese: la vera sfida è semplificare il Paese. L'Italia è senza materie prime e con infrastrutture scassate e l'unica cosa che abbiamo è la materia grigia che è di assoluta qualità". Squinzi si è poi detto convinto che "con il governo Letta si possa cominciare a rimediare agli errori del passato". E rivolgendosi ai sindacati ha aggiunto: "Dobbiamo metterci nel mezzo di questa tempesta perfetta e in questo caso remare nella stessa direzione".
La questione meridionale. Continuando la sua analisi, il presidente di Confindustria ha sottolineato che "in Italia abbiamo una questione meridionale seria, ma abbiamo anche un Nord che ha rallentato. I suicidi degli imprenditori sono concentrati essenzialmente al Nord, in modo particolare in Veneto, una delle regioni che si è trasformata di più nel dopoguerra". 
"Le nostre aziende stanno facendo una fatica disperata, soprattutto quelle legate al mercato interno. Chi esporta, in qualche modo ha tenuto. Chi è crollato sono imprese che operano sul mercato nazionale: il settore emblematico - ha proseguito Squinzi - è quello dell'edilizia. Negli ultimi 4 anni sono stati persi 450 mila posti lavoro nell'edilizia".
Le reazioni. Parole di Squinzi che hanno suscitato subito una serie di reazioni. Il primo commento arriva dalla segretaria di Cgil Susanna Camusso: In Italia "per molto tempo" la classe dirigente e quella imprenditoriale hanno deciso di "non investire" nel mondo del lavoro. Il "ritardo tecnologico è in gran parte responsabilità delle imprese". E ha aggiunto: "Ci sono delle cose di cui indubbiamente bisogna fare fronte comune come il dire che l'attenzione non può essere su altri temi ma deve tornare sul lavoro, sugli investimenti, su come si rimette in moto la crescita in questo Paese".Il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella ha accolto "con assoluta convinzione l'invito del Presidente Squinzi che per uscire dalla crisi esorta sindacati e imprese a remare tutti dalla stessa parte"