giovedì 19 ottobre 2017

piu' in salute , ma anche piu' prevenzione e piu' uso delle strutture teritoriali ? finalmente !?

dal sito 

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=54859 

Sdo 2016: in un anno quasi 239mila ricoveri in meno (-2,7%). Si riducono di più quelli di riabilitazione diurni (-6,4%) ma restano uguali i ricoveri ordinari in riabilitazione. Spesa in calo

- A poco più di sei mesi dal Rapporto sulle attività di ricovero ospedaliero 2015 (Sdo 2015), il ministero della Salute (Ufficio 6 della Direzione generale della Programmazione sanitariaha già predisposto e pubblicato le Sdo 2016 in cui si osserva una generale, ulteriore, diminuzione del volume di attività dagli ospedali.


Rispetto al 2015 infatti, il numero complessivo di dimissioni per acuti, riabilitazione e lungodegenza mostra una diminuzione di circa il 2,7%, mentre il corrispondente volume complessivo di giornate si riduce di circa il 2,1%.

La riduzione più consistente si osserva nella riabilitazione in regime diurno (-6,4% per le dimissioni e -3,3% per il numero di accessi), poi per l’attività per acuti in regime diurno (-5,7% per le dimissioni e  -6,4% per il numero di accessi) e la lungodegenza (-5,3% per le dimissioni e -4% per il numero di giornate).

Più contenuta la riduzione per gli acuti in regime ordinario (-1,7% per le dimissioni e -1,5% per le giornate) e infine per la riabilitazione in regime ordinario (il numero di dimissioni è sostanzialmente sovrapponibile all’anno precedente, mentre il numero di giornate si riduce del 1,3%).

mercoledì 18 ottobre 2017

videogiochi x diagnosi e terapia......


14 h
"UCSF Adam Gazzaley, MD, PhD, UCSF professore di neurologia, fisiologia e psichiatria, ha creato un approccio all'avanguardia per migliorare la salute del cervello - una nuova classe di medicine - con la costruzione di un ponte tra neuroscienze e tecnologie rispettose dei consumatori, tra cui i videogiochi . Date un'occhiata all'interno del Neuroscape Lab, un Media Lab clinica interattivi, per vedere come i videogiochi sono stati sviluppati per supportare il trattamento dei disturbi del cervello come l'ADHD, autismo, depressione, disturbi d'ansia, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer. Adam dirige il Neuroscape Lab ( http://neuroscapelab.com/ ), che è stato sviluppato per offrire alla comunità scientifica uno stato-of-the-art suite di ricerca unico per studiare gli approcci neuro-diagnostiche e terapeutiche, con l'obiettivo primario di guida rapida traduzione di neuroscienze a soluzioni del mondo reale per migliorare la salute del cervello e che ci permette di effettuare al più alto livello delle nostre capacità.

Due videogiochi sviluppati da Adam e il suo team hanno mostrato risultati promettenti in studi recenti e hanno raccolto il sostegno del NIH. Neuroracer è una piattaforma allenatore multitasking che migliora l'attenzione e la capacità della memoria di lavoro. Si sta attualmente attraversando il processo di approvazione della FDA e potrebbe diventare il primo videogioco che i medici possono prescrivere per le condizioni come ADHD. Corpo Brain Trainer (BBT) è una piattaforma di gioco che incorpora entrambi gli attributi di allenamento fisico e cognitivi che ha potenziali applicazioni per il morbo di Parkinson e MS ".

Adam Gazzaley, M.D., Ph.D. - The Brain: An Owner's Guide 2016 ,
utube , sotto il link

martedì 17 ottobre 2017

vivere nella solitudine de polo: essere vento, neve , ghiaccio luce , buio , .......... "The weather man"


August 24, 2015
Evgenia Arbugaeva e ' una giovane fotografa russa, nata a Tiksi, un piccola cittadina sull' Oceano Artico
Nel 2009 si e' diplomata la Internationl Center of Photography di New York. Da allora lavora come freelance, viaggiando fra New York e la Russia.











Ha vinto numerosi premi, fra cui il  Leica Oskar Barnack Award al Rencontres International de la Photographie festival in Arles, Francia.
I suoi progetti fotografici sono stati esibiti in tutto il mondo, e le sue foto sono state pubblicate sul National Geographic, su Le Monde ed altre prestigiose riviste.
l suo ultimo progetto fotografico, che ha riscosso successo su scala internazionale, e' un progetto fotografico su un metereologo che vive in completa solitudine in una stazione del Polo Nord.
Vyacheslav Korotki e' un uomo che vive in assoluta solitudine. Di lavoro fa il trainedpolyarnik, il metereologo del Polo Nord. Negli ultimi 30 anni ha vissuto su un anave Russa e , piu' recentemente lo stato lo ha mandato nella stazione metereologica di Khodovarikhas, dove misura temperature, venti e nevicate. La stazione e' situata sall'estremita' di una penisola circondata dal mare di Barents. Il villaggio piu' vicino e' ad un'ora di elicottero.La moglie vive lontano, ad Arkhangelsk, ma Korokty va a trovarla di rado. Gli danno fastidio il rumore ed il traffico delle citta'Korokty ha 63 anni, e quando ha cominciato a fare questo lavoro era un romantico entusiasta, innamorato dei grandi spazi e delle condizioni meterologiche dell'Artico. Nell' unione sovietica della sua gioventu', i Polyarniki ( uomini del polo), erano considerati come degli astronauti, esploratori per conto del Soviet. MA adesso, sono sempre meno. Chi vuole piu' vivere in questo modo? Evgenia Arbugaeva ha trascorso due lunghi periodi con Korokty. " Il mondo delle citta' gli e' completamente alieno, semplicemnte non lo accetta", racconta la fotografa russa. " Sono venuta con l' idea di di incontrare un eremita che che fuggge dal mondo per qualche grosso dramma personale, ma non era cosi'. Lui non si sente solo per niente. Ogni tanto e' come se sparisse nella tundra, nelle tempeste di neve. Non ha un senso di se' come la maggior parte delle persone. E' come se lui si identificasse con il vento e con il clima di questi posti."
ndr :e' una sorta di "panismo dannunziano al Polo" , immedersimarsi negli elementi della natura , anche quelli piu' difficili da tollerare x un essere umano , un mito certo , ma la ricerca dell'infinito , della essenza dell'essere e della essenza "noumenica" della  natura puo' essere una molla molto potente.....

sabato 14 ottobre 2017

un convegno interessante ma che pone vecchi problemi : un dibattito che puo' essere interessante.




progetto epigen



The goal of the EPIGEN project is to understand how epigenetic mechanisms regulate bio
logical processes, determine phenotypic variation and contribute to the onset and progression of diseases.
The EPIGEN project is highly multidisciplinary and involves 70 Italian research teams working in close collaborationOur laboratories employ different experimental models, approaches and technologies so we aim to establish a multidisciplinary national network and keep these synergies beyond the lifetime of the project.
EPIGEN is organized in 8 subprojects, five of which constitute the project's research axes and  three are platforms for NGS sequencing, bioinformatics and cellular imaging as outlined here below.

Ist. Sup. Sanit. e Malattie rare

Logo

Centro Nazionale Malattie Rare--CNRR

Cosa sono le malattie rare

Le malattie rare (MR) sono un ampio ed eterogeneo gruppo di patologie definite dalla bassa prevalenza nella popolazione.

A livello europeo così come in Italia, in base alle indicazioni del “Programma d’azione comunitario sulle malattie rare 1999 2003”, si definisce “rara” una malattia che colpisce non più di 5 pazienti su 10.000 abitanti.

Nel loro insieme queste patologie sono molto numerose, infatti l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che esistono tra 6.000 e 7.000 distinte MR, che colpiscono complessivamente circa il 3% della popolazione.

In totale si stimano tra 27 e 36 milioni di persone coinvolte nella sola Unione Europea (UE) di cui circa 1-2 milioni in Italia.


Tante malattie un unico gruppo

Oltre che numerose, le malattie rare sono molto eterogenee per età di insorgenza, eziopatogenesi e sintomatologia; possono interessare uno o più organi e apparati dell’organismo. 

I sintomi di alcune di queste patologie possono manifestarsi alla nascita o nell’adolescenza (ad esempio, atrofia muscolare spinale infantile, neurofibromatosi, osteogenesi imperfetta), molti altri compaiono solo quando si è raggiunta l’età adulta (ad esempio, malattia di Huntington, malattia di Charcot-Marie-Tooth, sclerosi laterale amiotrofica). 

L’80% delle MR è dovuto a cause genetiche. Il restante 20% è invece il risultato di fattori associati all’alimentazione, all’ambiente, a infezioni o ad abnormi reazioni immunitarie. 


Benché si differenzino tra di loro per numerosi fattori molti sono i tratti, oltre la sporadicità, che accomunano queste malattie e che ne fanno una realtà unitaria: cronicità ed elevata mortalità, effetti disabilitanti e difficoltà di cura, complessità della gestione clinica e forte impatto emotivo su pazienti e familiari: sono queste le caratteristiche che legano patologie così diverse. 

Per queste caratteristiche, queste malattie sono accomunate dalla loro complessità e dalla difficoltà di effettuare una tempestiva e corretta diagnosi; infine, solo una piccola percentuale di esse può contare su terapie risolutive. 


La rarità: il vero ostacolo

Per la loro rarità queste malattie sono poco conosciute dai medici, se non dagli ultra specializzati, e giungere alla loro diagnosi richiede spesso tempi molto lunghi. 

Dalla loro caratteristica principale, la rarità, infatti, dipendono in parte le difficoltà dei pazienti a ottenere una diagnosi appropriata e tempestiva e un trattamento idoneo: a scarsa disponibilità di conoscenze scientifiche, che scaturisce dalla rarità, determina spesso lunghi tempi di latenza tra esordio della patologia e diagnosi che incidono negativamente sulla prognosi del paziente. 

In particolare, i percorsi diagnostico-terapeutici sono complicati dal numero di strutture e operatori sanitari (e spesso dalla loro non omogenea distribuzione sul territorio nazionale) in grado di fornire risposte soddisfacenti ai bisogni di salute di pazienti affetti da MR. 

Ciò è dovuto al fatto che la risposta deve essere di alto livello qualitativo: queste malattie necessitano di un'assistenza ultraspecialistica, volendo intendere con ciò il possesso e l’utilizzo di conoscenze che vanno oltre la formazione sul piano teorico (le MR spesso non sono trattate sui libri di medicina) e l’esperienza clinica non solo di base ma anche specialistica. 

La difficoltà a condividere esperienze cliniche determina invece criteri diagnostici fortemente disomogenei.

La rarità incide anche sulle possibilità della ricerca clinica, in quanto la valutazione di nuove terapie è spesso resa difficoltosa dall’esiguo numero di pazienti arruolabili nei trial clinici.

Il ricorso a una casistica multicentrica può, inoltre, diminuire la qualità dello studio, in quanto i criteri di reclutamento e trattamento possono essere disomogenei. 


Vivere con una malattia rara

I pazienti e le loro famiglie vivono un’esperienza doppiamente dolorosa rappresentata sia dalla condizione morbosa sia dalla condizione di solitudine.

La loro gestione clinica è complessa, così come forte è l’impatto emotivo sui pazienti.
Tutti fattori che incidono sulla qualità di vita non solo dei pazienti ma anche dell’intero nucleo familiare e sull’operato e l’interazione del personale socio-sanitario.
Pubblicato il 22-10-2014 in Malattie rare , aggiornato al 03-11-2014

Domanda : ma neppure l'epigenetica riuscira' a fornire una probabile ipotesi articolata unitaria ?

una delle purtroppo tante "malattie" rare! ma come mai non si riesce a costruire un'ipotesi eziologica unitaria e , speriamo, un'ipotesi eziologica articolata e credibile?

La sindrome di Leigh, conosciuta anche come encefalopatia necrotizzante subacuta, è dovuta a degenerazione dei gangli della base (un gruppo di formazioni di sostanza grigia situate nella profondità degli emisferi cerebrali e deputate al controllo dei movimenti), quasi sempre letale. Esordisce clinicamente nell’infanzia, con ritardo psicomotorio, ipotonia generalizzata, insufficienza respiratoria fino all’apnea, “pianto di gatto” (pianto debole), progressiva perdita della vista e dell’udito, atassia, incoordinazione motoria, difficoltà ad alimentarsi, astenia, crisi epilettiche e regressione psicomotoria. Altre manifestazioni possono includere segni piramidali con aumento dei riflessi tendinei e del tono muscolare, retinite pigmentosa, PEO, sordità e neuropatia periferica. Le manifestazioni viscerali comprendono cardiopatia ipertrofica, epatopatia con infiltrazione di grasso nelle cellule epatiche, episodi di vomito ricorrente o degenerazione dei tubuli renali. L’esordio è spesso acuto e può coincidere con episodi febbrili o può seguire un attacco convulsivo.
La diagnosi di questa malattia è solitamente posta con la risonanza magnetica, che mette in evidenza un aumento del segnale in alcune regioni del cervello (nuclei della base, nucleo olivare inferiore, talamo, sostanza nera ecc), tipicamente simmetriche.
Il tipo di ereditarietà della malattia di Leigh dipende dallo specifico difetto genetico, potendo essere autosomico recessivo (ovvero, la malattia si manifesta quando entrambe le copie del gene sono mutate), X-linked recessivo (con comparsa di malattia tipicamente nei maschi) e a ereditarietà matrilineare (per mutazioni del mtDNA). Il difetto biochimico alla base di questa sindrome può essere a carico dell’enzima piruvato carbossilasi o dei componenti della catena respiratoria (complessi I, II, IV e V), risultando comunque in un difetto finale nella sintesi dell’ATP.
Una mutazione comune causa della sindrome di Leigh è la mutazione puntiforme T8993G nel gene mitocondriale dell’ATP6, che codifica per una subunità del complesso V della catena di trasporto degli elettroni in condizioni di quasi omoplasmia (> 90% del mtDNA mutato). Questa mutazione è responsabile della forma di sindrome di Leigh ereditata per via materna (definita “MILS”acronimo dall’Inglese “maternal inherited Leigh sindrome”)oltre che della NARP quando il carico della mutazione è compreso tra 70% e 90%.
La MILS è una devastante encefalopatia che esordisce generalmente nel primo anno di vita ed è caratterizzata da ritardo di sviluppo, crisi epilettiche, ipotonia, mioclono, atassia, atrofia ottica, neuropatia periferica, regressione psicomotoria, retinopatia pigmentosa e acidosi lattica. Il decesso avviene generalmente nei primi anni di vita. Quando la percentuale di mtDNA mutato è compresa tra il 70% e il 90% si osserva una sindrome meno grave, a esordio più tardivo, caratterizzata da neuropatia, atassia e retinite pigmentosa (NARP). Sono stati descritti, seppur raramente, casi di bambini affetti da MILS che, sopravvissuti fino all’età adulta, con la crescita sviluppavano un fenotipo tipo NARP, molto più benigno.
Esistono inoltre molti geni nucleari che possono associarsi a sindrome di Leigh (BCS1L, NDUFA10, SDHA, NDUFS3-4-7-8, NDUFAF2, NDUFA2, DLD, C8orf38, SURF1, COX15, FOXRED1, SCO-2).