lunedì 30 settembre 2013

da TGcom24 :Giorgio Squinzi: "L'Italia rischia il commissariamento dell'Ue"


Il presidente di Confindustria sulla crisi di governo: "Spero prevalga la responsabilità". Anche i sindacati temono l'arrivo della troika

 - "Mi auguro che tutta questa instabilità non porti a una precettazione da parte dell'Europa e a una gestione commissariale". Lo afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a proposito della crisi politica. "Spero che il senso di responsabilità di chi ci governa prevalga: non vorrei che ci ritrovassimo nella stessa situazione dell'ottobre 2011", ha detto Squinzi concludendo: "Non tocca noi esprimere giudizi su Berlusconi o di tipo politico".
Giorgio Squinzi: "L'Italia rischia il commissariamento dell'Ue"
"E' fondamentale che la legge di stabilità - aggiunge Squinzi rispondendo ai giornalisti a margine di un convegno a Milano - sia realizzata con le decisioni giuste che abbiamo già indicato al presidente del Consiglio Enrico Letta". Il presidente di Confindustria partecipa al convegno 'Growth summit Italia: perché il Paese può farcela' al quale doveva partecipare anche il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che invece non è presente.

A una domanda su quale ritenesse essere la causa dell'attuale situazione politica, il numero uno di Confindustria ha risposto: "non tocca a noi esprimere giudizi di tipo politico, la cosa che noi riteniamo fondamentale è che il decreto sulla legge di Stabilità sia realizzato con le decisioni giuste che noi abbiamo già indicato al governo Letta".

Anche i sindacati temono la troika - Intanto da Roma Angeletti, nel corso di una conferenza stampa con gli altri sindacati, ha detto che "l'alternativa a un governo vero è un commissariamento vero da parte della troika che farà scelte che mal si conciliano con gli interessi degli italiani". Angeletti, insieme con i segretari generali di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Raffaele Bonanni, ha annunciato assemblee permanenti e presidi e volantinaggi sabato e domenica per protestare con la "irresponsabilità" che ha portato alla attuale situazione.

sabato 28 settembre 2013

Sistemi di accumulo dell’energia


Sistemi di accumulo dell’energia
La capacità di stoccare l'energia prodotta da fonti rinnovabili si sta dimostrando uno dei fronti più significativi nell'evoluzione in chiave smart della rete di distribuzione.
Uno dei grandi limiti dell'elettricità è infatti la difficoltà di accumularla. A differenza di altre risorse o prodotti, non è possibile produrre elettricità e conservarla, ma in ogni istante deve esserci equilibrio tra consumo e produzione di energia.
Grazie a sistemi di storage (stoccaggio) sempre più efficienti, sarà invece possibile immagazzinare l'energia elettrica prodotta quando è più conveniente o quando c'è abbondanza di fonti rinnovabili -pensiamo al sole o al vento-, per usarla quando serve.
Il Gruppo Enel ha già avviato progetti per la realizzazione di sistemi di stoccaggio che permettano la piena integrazione delle energie rinnovabili nelle rete.
In Italia Enel è protagonista del primo progetto di smart grid a Isernia, dove sta realizzando in collaborazione con Siemens un sistema di stoccaggio agli ioni di litio. Inoltre, un dispositivo di storage sarà installato nell'area di Forlì-Cesena nell'ambito del progetto europeo GRID4EU.
Sempre in Italia verranno testati quattro nuovi dispositivi di storage grazie a installazioni pilota nell'ambito di progetti di Smart Grids. In particolare si prevedono applicazioni che interesseranno la rete MT dell'isola di Ventotene e tre cabine primarie delle regioni Puglia, Calabria e Sicilia.
Tecnologie per l'accumulo dell'energia sono applicate da Endesa nell'ambito del progetto Smartcity Málaga(batterie agli ioni di litio -ferro -fosfato) e sono al centro delle soluzioni testate nelle isole Canarie (El Hierro eLa Graciosa), dove la società di Enel sta implementando una delle reti intelligenti che il Gruppo ha in costruzione in Spagna.

    What users say about Qi : Uno scienziato , Tesla, poco creduto , oggi ampiamente recuperato , le cui idee daranno grandi prospetive

    Ricarica Wireless Nexus 4 530x268 [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4Ne aveva già parlato il nostro Mark, in un altro articolo, quando Nokia spiegò la tecnologia di ricarica wireless presente nel Lumia 920 ma, approfittando del mio ultimo acquisto, volevo riprendere il discorso un po’ alla mia maniera, facendone un focus, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile a tutti.
    Visto che la ricarica wireless è ormai sempre più presente negli smartphone e nei dispositivi di ultima generazione e si appresta ad essere lo standard del futuro, credo possa essere utile un ulteriore approfondimento.
    Il viaggio in questo articolo non sarà brevissimo, ma spero sarà di vostro gradimento. Let’s go ! icon biggrin [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4

    tesla [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4Un po’ di storia

    Ciò che oggi riusciamo a vedere a volte come qualcosa di molto semplice, quasi banale, nasce da un’idea piuttosto vecchia e quella che chiamiamo ricarica ad induzione, risale addirittura alla fine dell’ottocento.
    Sono molti gli studiosi dell’epoca, come Andre-Marie Ampere, James Maxwell e soprattutto Michael Faraday, tanto per citare nomi tra i più importanti, che hanno contribuito alle grandi scoperte sull’elettromagnetismo, riprese poi da Nikola Tesla (ritratto nella foto a fianco) che ai primi del novecento riuscì a concretizzare e ad evolvere molte delle teorie dei suoi predecessori, arrivando anche a trasmettere energia a distanza. A Tesla dobbiamo il concetto di corrente alternata con il quale ha dato un forte contributo alla concretizzazione della rivoluzione industriale.
    La legge di Faraday in particolare, che è una formula assai complessa, rappresentata da una equazione differenziale, ci dice che se immergiamo una bobina in un campo magnetico, la forza elettromotrice generata nella bobina è proporzionale alle variazioni nel tempo del campo magnetico.
    La ricarica ad induzione quindi in base a tale legge, si effettua con 2 dispositivi : la base di ricarica e il dispositivo da caricare. La base di ricarica ha al suo interno una bobina in cui scorre corrente alternata, generando in questo modo, un campo elettromagnetico variabile.
    Il dispositivo da ricaricare, ha al suo interno un’altra bobina molto simile e quando arriva molto vicino alla base di ricarica, è soggetta al campo magnetico generato da essa e quindi questo genera a sua volta una corrente che si trasmette tra i due dispositivi (esattamente lo stesso che avviene in un normale trasformatore elettrico).
    basic principle t [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4
    Poichè il campo magnetico decresce al quadrato della distanza, la stazione di ricarica e il dispositivo devono essere molto vicini per far avvenire il passaggio di corrente, quindi diciamo che questo meccanismo non è molto efficiente in quanto il campo magnetico si propaga e si disperde nel vuoto se i soggetti sono troppo lontani tra loro (al contrario del trasformatore che usa un nucleo ferroso). Ma alla poca efficienza subentra la grande utilità della mancanza di connettori o conduttori scoperti, che rende la ricarica ad induzione elettromagnetica, un’operazione molto sicura, specie in situazioni pericolose, tipicamente nelle vicinanze dell’acqua; ecco quindi perchè la ricarica ad induzione è usata già da molti anni, per esempio negli ospedali, (il nostro Massi può confermare) o nei rasoi e spazzolini da denti elettrici.

    domanda [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4Veniamo quindi a questo punto alla domanda spontanea:

    Perché se la ricarica ad induzione è qualcosa di così vecchio, solo ora la vediamo applicata agli smartphone e agli altri dispositivi portatili di ultima generazione propinandocela nei messaggi marketing come “innovazione” ?
    La risposta è piuttosto semplice, ma non banale. Riprendiamo un attimo il concetto tecnico: in primo luogo, un trasmettitore attende un segnale da un ricevitore che gli comunica di aver bisogno di alimentazione.
    Quando rileva un ricevitore, il trasmettitore invia elettricità attraverso una bobina di trasmissione, creando un campo elettromagnetico con una frequenza specifica.
    La bobina ricevente, la quale è progettata per accettare energia a quella frequenza, la trasforma appunto a sua volta, in energia, per ricaricare la batteria del nostro terminale.
    Il problema è quindi proprio il fatto che il dispositivo trasmittente e quello ricevente, “si parlano” solo ad una determinata frequenza, quella cioè per la quale sono stati progettati. Perciò fino ad oggi, pur essendo una tecnologia diffusa, non tutti i trasmettitori e i ricevitori sono progettati per funzionare insieme, anzi si può tranquillamente affermare che ogni dispositivo trasmittente e ricevente è stato qualcosa di molto specifico e verticale e quindi quasi nessuno parlava “la stessa lingua”, ossia funzionavano ognuno ad una frequenza diversa e non erano quindi dispositivi interscambiabili.
    Il mercato dei dispositivi a ricarica wireless induttiva quindi è stato per molti anni come una vera “torre di Babele” …

    qi blue 240x225 [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4Il QI e il WPC, ovvero facciamo un “corso di lingue” ai dispositivi di ricarica ad induzione

    QI e WPC sono acronimi che forse avrete sentito, forse li conoscete già, ma molti ne ignorano completamente l’esistenza. Ebbene questi acronimi nascondono la soluzione al problema di prima, ossia la necessità di far nascere uno standard, capace di rendere semplice per il futuro, permettere ad un dispositivo trasmittente di comunicare con qualsiasi dispositivo ricevente che aderisce a tale standard.
    WPC significa Wireless Power Consortium, e rappresenta quindi un consorzio, un’associazione di aziende internazionali che si sono messe insieme con lo scopo di rendere tutti i dispositivi elettronici portatili, capaci di avere compatibilità globale per quanto riguarda la carica ad induzione wireless, in base a delle specifiche ben precise.
    I membri di questo consorzio sono tantissimi (quasi 150) e sono formati praticamente da tutti i produttori di elettronica di consumo, come Samsung, LG, Nokia, Sony, HTC, tanto per citare i nomi a noi più familiari.
    wireless power wpc qi eco [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4
    Lo standard generato dal WPC si chiama QI (si pronuncia “CI”), un nome che proviene dalla filosofia cinese (ma più o meno in varie sfumature si trova in tutta la cultura orientale), la quale indica la forza vitale che scorre e anima tutte le cose viventi.
    Che poi se ricordate, andando nel terra terra, era anche la famosa barra di energia in tanti videogiochi di arti marziali (il famoso QI o CHI nella variante giapponese) che indicava lo stato di salute e soprattutto il livello di forza, del nostro combattente.
    Insomma, il nome personalmente mi piace e rende perfettamente l’idea dello scopo che si prefigge, ossia quello di ricaricare qualsiasi dispositivo che aderisce allo standard QI, posandolo su una piattaforma anch’essa Qi based.
    Volendo dare una definizione più comprensibile ancora: il QI è il nuovo standard universale per la ricarica a induzione. È un linguaggio comune che consente ai caricatori ad induzione e ai vari dispositivi elettronici, con un consumo massimo di 5 W di parlare fra loro. Così, qualsiasi dispositivo con accessorio Qi-aware o con il Qi già internamente integrato, si può caricare su una piattaforma di alimentazione basata sullo stesso standard.
    Il Qi ha quindi cambiato tutto e si appresta ad essere largamente utilizzato da qui al prossimo futuro da tutti i membri del WPC (praticamente ogni produttore da noi conosciuto (a parte Apple la quale probabilmente fornirà accessori wireless del tutto diversi ed applicabili solo al loro ecosistema). Se pensate che ad oggi ci sono ancora pochi dispositivi che aderiscono a questo standard, vi sbagliate, poiché al momento se ne contano oltre 8.5 milioni ed ovviamente non sono solo smartphone. Tanto per fare un esempio, in Giappone, il quale ha largamente aderito a questo standard, è già difficile trovare dispositivi elettronici, non dotati di tecnologia di ricarica ad induzione aderenti alle specifiche QI.
    In pratica è come per gli standard Bluetooth e Wi-Fi, che hanno rispettivamente indicato le modalità di comunicazione per i dispositivi a mani libere e per la comunicazione Wireless per la connessione ad internet. Il QI rappresenta la nuova generazione di dispositivi a ricarica induttiva, poiché trasmettitori e ricevitori parlano non solo un linguaggio comune ma comunicano anche in maniera intelligente.
    Per fare un esempio, quando uno smartphone da caricare lo avviciniamo alla base di ricarica, la bobina integrata in esso dice al trasmettitore di inviargli energia. Poi, quando la batteria del ricevitore è carica, la bobina ricevente dice al trasmettitore di smettere di inviare energia, ordinandogli di entrare in standby.
    Certo ci vorrà del tempo, ma immaginate tra qualche anno: la quantità di terminali dotati di tale tecnologia sarà la normalità e ci sarà la presenza di basi di ricarica in tutti i posti possibili: casa, ufficio, alberghi, luoghi pubblici e persino nei sedili di treni e aerei, in questo modo poggiando semplicemente il telefono, esso si alimenterà e difficilmente avremo le batterie scariche.
    Un’altra interessante applicazione poi, la vediamo applicata per esempio in campo automobilistico, dove Nissan e Toyota stanno realizzando un sistema di ricarica dei veicoli elettrici, senza bisogno di collegarli “ad una spina”, quindi utilizzando sempre il metodo induttivo. Il disegno di seguito vi chiarirà meglio le idee.
    nissan charge contact [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4
    In pratica con le stesso concetto spiegato prima, semplicemente parcheggiando la macchina nel punto giusto, essa ricaricherà la batteria, senza usare cavi, per induzione elettromagnetica. Poi per pagare l’eventuale ricarica, basterà un microchip che mandi un segnale radio per l’addebito su una carta prepagata per esempio.
    Inoltre Toyota sta già integrando nella Avalon 2o13,  una base di ricarica ad induzione QI, in grado di ricaricare uno smartphone semplicemente poggiandolo sopra:
    toyota avalon qi wireless charge [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4
    I membri del WPC dal 2010 sono praticamente raddoppiati ed oltre ai più famosi produttori di hardware, ci sono anche molte aziende di componentistica, che riforniscono proprio i produttori stessi, di componenti elettronici, delle bobine e tutto il necessario per aderire allo standard QI.
    La lista completa del membri del WPC potete vederla QUI .
    Spero con questo articolo di avervi dato qualche elemento in più che vi mancava per quanto riguarda la ricarica wireless, e sapete che quando posso, cerco di passare dalla teoria anche alla pratica. Infatti di seguito, potrete vedere la mia videorecensione di una base di ricarica wireless aderente allo standard QI, con il quale ricaricare il mio Nexus 4 anch’esso dotato di tecnologia di ricarica wireless integrata basata sullo stesso standard.
    LG è un membro del WPC così come lo è Nokia o Samsung, per cui potrete applicare lo stesso test che vi farò vedere nel video, tranquillamente anche al Lumia 920 o Samsung S3, per dire i più famosi, ma molti altri sono già in lista.

    Buona visione ! icon biggrin [Focus] Approfondiamo la tecnologia della ricarica wireless + video recensione QI Wireless Charger con Nexus 4Qi: The global standard -The best user experience

    The idea behind Qi is simple: all devices with the Qi logo will work with all Qi chargers. That’s it. No need for separate chargers, no need for cables, and no need for adapters when traveling. Qi is a global standard – this means that your device can be charged wirelessly wherever you are.Qi is the proven leader in wireless charging. Qi has unrivaled reach, delivers the best user experience, and is moving the fastest to bring new wireless charging innovations to market.

    What users say about Qi

    "Once you have a wireless charger around, then using it becomes second nature, you top-up more often than you would. It’s one tiny hassle removed from the day. The phone doesn’t need to be carefully aligned with the plate, so you just plunk it down and let it charge.""If you've got a couple of Qi chargers you really, really do appreciate the convenience.""I will admit to believing it was a gimmick at first. 6 months later, it is a necessity. I love the wireless features, and would never buy another phone without it.""We're big fans of the wireless charging ability, as it puts an end to fumbling around in the dark for a cable and then taking 20 attempts to finally get it plugged in."More users talking about their experience with Qi ...Wireless charging infrastructure for the mobile world With Qi you no longer have to carry separate chargers for each of your devices. Take your Qi-enabled devices with you, and simply find your closest charging station when you’re low on power – you’ll find them in offices, hotels, airports, railway stations and coffee shops. Qi charging stations are set to become as ubiquitous as Wi-Fi hotspots, and soon the Qi logo will become a major consideration for consumers looking to buy a new device.

    The logo

    Qi takes its name from the traditional Chinese concept of intangible flow of power; the word literally means “vital energy”. The logo is a guarantee that your device can be wirelessly charged wherever you go. The logo is simple yet noticeable – you’ll find it on all kinds of portable devices and packaging.
    Are Qi products already available?
    The number of available Qi products is constantly growing. There are over hundreds of certified products ranging from devices to components; ask your local electronics retailer or browse these using our certified product database.

    I work on product development and would like to start using Qi. How do I go about it?

    All Qi-enabled products are certified in one of our test labs. In order to get your product certified, you must first be a Wireless Power Consortium member. As a member you can use the Qi trademark at no additional cost.

    venerdì 27 settembre 2013

    red key: neuroscienze: animali ed esseri umanipercepiscono l’odore della paura o della repulsione, una capacità utile in situazioni di imminente pericolo

    da State of mind................Questa scoperta dimostra che l’odore della paura possa innescare una risposta del cervello emotivo in assenza di consapevolezza cosciente, dunque 
    Responsabile della percezione olfattiva inconscia nel senso di timore sono i ferormoni, sostanze rilasciate per mezzo della sudorazione che segnalano a chi ci sta accanto, quali emozioni stiamo provando.Tra queste, l’insula, giro del cingolo, il fusiforme della corteccia e la corteccia prefrontale dorsomediale Questa scoperta dimostra che l’odore della paura possa innescare una risposta del cervello emotivo in assenza di consapevolezza cosciente, Infatti il senso dell’olfatto umano è molto più sensibile di quando finora si pensasse, e può contribuire a spiegare perché le sensazioni di panico si diffondono rapidamente in gruppo, dove alcuni individui sono particolarmente impauriti. Si è concluso che il cervello umano orienta automaticamente le regolazioni fisiologiche ai segnali di ansia chemosensoriali, senza dipendere da mediazione cosciente. Come gli animali anche gli esseri umani sono in grado di recepire l’odore della paura o della repulsione, una capacità che può essere utile in situazioni di imminente pericolo. L’essere umano in fin dei conti è un animale e ha mantenuto nel tempo alcune caratteristiche archetipiche che lo spingono a comportarsi in determinati modi a seconda della situazione.Il risultato ottenuto ha indicato che nessuno dei volontari ha individuato a livello cosciente una differenza tra il sudore di chi doveva sostenere l’esame e di chi aveva fatto semplicemente sport.L’odore di sudore tratto da studenti in trepidante attesa di un esame orale ha portato però ad una maggiore attivazione del cervello di una fascia di aree cerebrali note per essere coinvolte in empatia, emozione, rappresentazione degli stati mentali altrui. Tra queste, l’insula, giro del cingolo, il fusiforme della corteccia e la corteccia prefrontale dorsomediale.Questa scoperta dimostra che l’odore della paura possa innescare una risposta del cervello emotivo in assenza di consapevolezza cosciente, dunque potrebbe contribuire a spiegare perché siamo a volte mossi da paure apparentemente senza senso, senza registrare alcuna esperienza sensoriale di accompagnamento.Responsabile della percezione olfattiva inconscia nel senso di timore sono i ferormoni, sostanze rilasciate per mezzo della sudorazione che segnalano a chi ci sta accanto, quali emozioni stiamo provando.Infatti il senso dell’olfatto umano è molto più sensibile di quando finora si pensasse, e può contribuire a spiegare perché le sensazioni di panico si diffondono rapidamente in gruppo, dove alcuni individui sono particolarmente impauriti.

    Si è concluso che il cervello umano orienta automaticamente le regolazioni fisiologiche ai segnali di ansia chemosensoriali, senza dipendere da mediazione cosciente. 

    read key: stem cell:Le cellule staminali e l’ipocrisia tutta italiana

    ....................Le staminali sono cellule “speciali”, primitive, prive ancora di una specializzazione, in pratica possono ancora differenziarsi e trasformarsi in vari tipi di cellule specializzate. Proprio in questa “possibilità di diventar tutto” sta la loro enorme potenzialità. Ma le cellule staminali non sono tutte uguali, ne esistono di diversi tipi: embrionali, ottenute direttamente dalla cellula uovo fecondata in vitro; le fetali che sono presenti in varie parti del feto; e quelle adulte che si possono ricavare dal cordone ombelicale, dalla placenta o dal sangue e dal midollo osseo degli adulti.
    Come sembrerà subito chiaro, per i primi due tipi di cellule staminali, quelle embrionali e quelle fetali i problemi etici sono innumerevoli. Il prelievo delle cellule staminali embrionali, infatti, porta chiaramente alla distruzione dell’embrione stesso; le cellule fetali, invece, vengono recuperate da aborti naturali successivi all’ottava settimana di gestazione. In Italia, è proibito il prelievo di cellule staminali embrionali, anche se non è vietato acquistarle dall’estero.
    Fitti misteri della legge italiana. Il ricercatore italiano non può fare ricerca sulle cellule staminali embrionali perché provocherebbe la distruzione dell’embrione e quindi della vita che se ne svilupperebbe, tutela dalla Costituzione Italiana. Però gli embrioni si possono comprare dall’estero e “uccidere” in terra italiana. Se non è ipocrisia questa.
    La domanda forse è: quando è vita? Fin dall’atto del concepimento? Dopo due settimane come afferma la legge vigente in Gran Bretagna? E, soprattutto, se per la legge italiana è vita fin dall’inizio, perché non impedirne anche l’importazione?
    Forse perché vi è una contraddizione di fondo, mai volontariamente chiarita.
    Fin qui la diatriba è ben complessa. Il Metodo Stamina, tuttavia, non lavora con le cellule embrionali, ma su uno speciale tipo di cellule staminali adulte.
    Ne parleremo la prossima settimana.
    Valentina Palumbo

    read key : stem cells : totipotenti



    E' una singola proteina a frenare la riprogrammazione delle cellule somatiche adulte in cellule staminali pluripotenti indotte, rendendo il processo estremamente inefficiente. Eliminando questa proteina dalle cellule è possibile aumentare l'efficienza della riprogrammazione dall'uno per cento a quasi il 100 per cento, riducendo notevolmente anche il tempo necessario per completare la trasformazione delle cellule adulte in staminali pluripotenti La produzione di cellule staminali pluripotenti a partire da fibroblasti può essere ottimizzata introducendo i fattori di trascrizione responsabili della “riprogrammazione” del genoma mediante un protocollo sequenziale: lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Cell Biology” firmato da Xiaopeng Liu degli Istituti di Biomedicina e Salute dell’Accademia delle Scienze cinese a Guangzhou, e colleghi di altri istituti di ricerca cinesi.Nel campo della ricerca sulle cellule staminali, una svolta fondamentale si è avuta con il metodo sviluppato dal ricercatore giapponese Shinya Yamanaka nel 2006 che consente di “riprogrammare” fibroblasti, ovvero cellule mature già specializzate, di topo in cellule staminali pluripotenti (iPSC). Si tratta sostanzialmente di introdurre quattro geni, denominatiOct4Sox2c-Mycklf4, nel genoma dei fibroblasti usando dei vettori retrovirali. I quattro geni codificano per fattori di trascrizione, denominati fattori di Yamanaka, che riprogrammano il genoma riportando la cellula a uno stato primordiale lungo il cammino di differenziazione, quello di cellule pluripotenti, in grado di generare tutti i tipi cellulari dell'embrione, ma non ai tessuti extraembrionali.Nel 2007, lo stesso gruppo di Yamanaka ha dimostrato che lo stesso metodo può essere utilizzato per generare iPSC anche da fibroblasti umani. Questa fondamentale scoperta ha alimentato un gran numero di ricerche sulle staminali, con l’obiettivo e la speranza di ottenere nuove terapie per molte patologie. Le iPSC sono preferibili alle cellule staminali embrionali (ESC), anche per motivi etici.Questo sforzo di ricerca ha dato notevoli risultati, con un miglioramento nell’uso di diverse combinazioni dei fattori di trascrizione, nei vettori di trasferimento genico utilizzati e infine nelle fonti di cellule utilizzate. Le applicazioni cliniche hanno tuttavia evidenziato alcuni problemi, che riguardano sostanzialmente due ambiti: l’instabilità genomica, con l’insorgenza di mutazioni a carico del DNA, e l’immunogenicità, cioè l’innesco di una risposta immunitaria da parte dell’organismo ospite, in cui le cellule staminali vengono inoculate. 
    Le numerose ricerche condotte in questi due campi hanno tuttavia fornito risultati tra loro contrastanti, probabilmente per i diversi metodi di riprogrammazione usati. Per superare queste difficoltà occorre quindi una maggiore conoscenza dei meccanismi di riprogrammazione. In quest’ultimo studio, Xiaopeng Liu e colleghi hanno dimostrato che introducendo i fattori di trascrizione in sequenza nei fibroblasti si possono ottenere risultati migliori che nel caso dell’introduzione simultanea finora adottata nelle ricerche. Ciò dimostra che il processo di riprogrammazione è sensibile al timing di attivazione dei fattori di trascrizione. Sulla base di questo risultato, dovranno essere condotti ulteriori studi sia in vitro sia in vivo per valutare gli effetti dei diversi protocolli di riprogrammazione.
     

    musica : per la.....teologia della liberazione







    Teologia della liberazione oggi


    orso castano : attaccata al suo nascere, quasi fosse una cisti infetta da rimuovere, la teologia della liberazione , cosi'mcome le idee della sinistra hanno resistito nell'America Latina ed hanno proliferato portando a frutti insperati: non si puo' dimenticare Boff o altri teologi morti da eroi nella difesa di idee sacrosante . L'articolo brevemente li illustra. Ma di certo bisognera' riprendere il discorso

     evans, fotografo

     usa anni 30Nella parrocchia di Galliate (Novara) venerdì scorso 18 giugno, c’è stato un incontro con Marcelo Barros, monaco benedettino tra i più apprezzati biblisti dell’America Latina e noto esponente brasiliano della Teologia della Liberazione. Tema della serata: “Non lasciate cadere la profezia” una frase presa dal repertorio di un grande vescovo brasiliano, Dom Helder Camara, il quale come vescovo di Recife, ma soprattutto come protagonista del Concilio e delle Conferenze Episcopali latinoamericane di Medellin e Puebla, amava ripetere come una comunità cristiana non può esimersi dal ricercare e praticare la profezia. Marcelo Barros nel suo intervento ha “scavato” con particolare acutezza questa intuizione di Dom Helder. La profezia, e di conseguenza i profeti, per loro natura sono fenomeni e persone scomode perché obbligano la comunità intera a confrontarsi con dei problemi che essa volentieri sarebbe più propensa a tralasciare e rimuovere. Il profeta, proprio perché è l’uomo - che vive un’intima comunione con Dio - sa indicare coraggiosamente sentieri impervi sui quali nessuno vorrebbe camminare. Egli è necessario alla comunità tanto quanto il sacerdote, anzi, una comunità dovrebbe preoccuparsi se tra le sue fila non ci sono profeti. Marcelo Barros attraverso una geniale metafora ha paragonato la figura del profeta a quella dell’urubù, un uccello simile ad un avvoltoio che nei paesi del Sud America svolge un ruolo utilissimo ma non particolarmente gradito, nel senso che mangia tutti quei rifiuti che vengono abbandonati nelle campagne e nelle favelas, eliminando così resti di spazzatura che altrimenti diventerebbero sorgenti di contaminazione per gli animali e le persone, questo servizio di “nettezza urbana”, ne fa un animale temuto e apprezzato, ma diceva Barros, nessuno alleva urubù nel proprio pollaio! Così i profeti, utilissimi ma scomodi, necessari ma “indigesti”, si tollerano ma si fa fatica a valorizzarli e a dare l’appoggio necessario alle loro prese di posizione, salvo poi erigergli monumenti post mortem! L’incontro con Marcelo Barros ha fatto seguito ad un altro appuntamento tenutosi sempre a Galliate con Frei Betto, altro esponente di punta della Teologia della Liberazione latinoamericana, entrambi hanno attirato un pubblico numeroso ad ascoltarli ed entrambi attraverso un linguaggio che rasenta la poesia, hanno saputo affascinare ed avvincere coloro che li ascoltavano presentando le grandi intuizioni della Teologia della Liberazione non come se questa fosse un programma rivoluzionario di stampo cattolico, quanto piuttosto come l’espressione più vera e genuina di chi volendo vivere fino in fondo e con coerenza il Vangelo di Cristo in un contesto di sfruttamento (e fino a qualche anno fa di dittatura militare) sa mettersi decisamente dalla parte dei poveri, degli oppressi e degli ultimi. Che la Teologia della Liberazione oggi stia producendo frutti impensabili fino a  qualche decennio fa, è sotto gli occhi di tutti, terminato il periodo delle dittature militari e dato ai popoli latinoamericani la possibilità di esprimersi attraverso libere elezioni democratiche, questa ha mandato al governo tutta una serie di personaggi politici che hanno attinto a piene mani dal bagaglio della Teologia della Liberazione per avviare profonde riforme sociali dando finalmente voce a coloro a cui per secoli era stata negata. Ricorrendo ad un’immagine si può dire che la quercia della riflessione teologica profondamente scossa da venti impetuosi che cercavano di abbatterla, ha resistito saldamente grazie alle sue profonde radici popolari, tutto ciò ha fatto si che il vento disperdesse in terra feconda quei semi che hanno germogliato una nuova vita nell’America Latina e che grazie alla comunione tra le Chiese si spera possa attecchire anche da noi.

    giovedì 26 settembre 2013

    TELECOM DEPOSITARIA DEI SEGRETI NAZIONALI!! MA I SERVIZI SEGRETI DOV'ERANO? FANNO ACQUA DA TUTTE LE PARTI!! OPPURE NO' E C'E' UN ALTRO PIANO FINALIZZATO A SVENDERE L'iTALIA A QUALCHE INTERESSATRO COMPRATORE!!

    DA R.it

    Servizi, esercito e forze dell'ordine: Telecom trasporta i segreti d'Italia

    La Repubblica
    In gioco c'è la Rete. Nel governo il timore che l'asset possa di nuovo passare di mano nei prossimi mesi. Entro 24 ore primo rapporto al Copasir sul blitz degli spagnoli. di CARLO BONINI. Servizi, esercito e forze dell'ordine: Telecom trasporta i segreti d'Italia................................Battezzata con improvvisa resipiscenza e senso di "urgenza", "questione di sicurezza nazionale", la cessione di Telecom si sistema in cima all'agenda della Politica, delle nostre due agenzie di intelligence (Aise ed Aisi) e impegna Giampiero Massolo, direttore del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza, a consegnare entro le prossime ventiquattro ore al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui Servizi, un primo "rapporto" sui rischi e le implicazioni del trasferimento a un operatore straniero della proprietà della nostra rete telefonica fissa. Una infrastruttura strategica (la prima nella storia del nostro Paese ad essere ceduta in mani straniere) di cui Telecom (che l'ha ereditata dalla pubblica Sip) è monopolista "naturale" perché - a differenza del sistema di ponti radio delle comunicazioni mobili - dalle dimensioni e costi tali da renderla non "doppiabile". E su cui dunque si appoggiano, da quando il mercato è stato liberalizzato, non solo tutti gli altri operatori privati (italiani e non) che assicurano i servizi di telefonia fissa. Ma che innerva - ecco il punto - l'intero sistema di comunicazione delle forze di polizia, quello della nostra intelligence, i network di comunicazione riservata della pubblica amministrazione e delle nostre istituzioni, una parte non irrilevante del flusso di informazioni della nostra difesa............................................