giovedì 29 dicembre 2011

nostalgia dell'infinito

Inghilterra : dalle origini del Welfare state allo smantellamento Thatcheriano

Il Welfare State, detto anche Stato del Benessere o Stato Keynesiano, si diffonde in seguito alla crisi
economica del ’29 in un momento in cui il Modello Liberale/Liberista, basato sul non intervento dello Stato
nell’economia, iniziava a perdere credibilità.
Mentre lo Stato Liberale, in virtù della convinzione che il mercato potesse raggiungere un equilibrio
ottimale autonomamente grazie all’azione endogena delle forze concorrenziali, si poneva quasi da esterno
rispetto al sistema economico e interveniva soltanto per correggere delle disfunzioni del mercato, con
l’avvento del Welfare State, lo Stato inizia a svolgere un ruolo determinante nella dinamica economicoistituzionale.
Le tre funzioni dello Stato possono essere così riassunte e semplificate:
1)  redistribuzione del reddito (per raggiungere equilibri sociali equi, tramite un utilizzo mirato
della spesa pubblica)
2)  stabilizzazione macroeconomica (spesso, facendo un eccessivo utilizzo della spesa pubblica, è
diventato impossibile, in quanto si è perso il controllo sull’economia e sul mercato)
3) regolazione del mercato
Con l’avvento del Welfare State, lo Stato non si limita alla mera regolazione ma diviene protagonista in
ambito produttivo e utilizza strumenti di politica economica per assicurare un livello minimo di benessere
ad ogni cittadino, attuando anche delle politiche redistributive in base alla convinzione che un equilibrio
Pareto-efficiente non fosse necessariamente socialmente equo.
Il modello anglosassone di Welfare.
In seguito al verificarsi della Grande Depressione in Gran Bretagna nascono le tesi economiche di John
Maynard Keynes, favorevole ad usare il deficit spending (=spesa in disavanzo, situazione nella quale la
spesa pubblica non è finanziata da entrate tributarie e genera pertanto un disavanzo di bilancio) come
input della crescita economica, e i piani di sicurezza sociale di Lord Beveridge, estesi a coprire la
disoccupazione e l’invalidità.
Il piano Beveridge, presentato al governo inglese  nel ‘42 e attuato nel dopoguerra, viene considerato
come atto di fondazione del moderno Welfare State. Alla sua base c’è il diritto sociale del cittadino di
avere dei livelli minimi di sussistenza garantiti dallo Stato che quindi deve tutelare e garantire una vasta
gamma di diritti (“from the cradle to the grave”).
Per anni, questo tipo di politica si è contraddistinto per la centralità del ruolo del servizio pubblico e per
l’alta qualità delle prestazioni erogate.
Avvento dei Conservatori: Margaret Thatcher.
Nella seconda metà degli anni ’70, si verificò una delle peggiori crisi economiche della storia
dell’Inghilterra (come del resto del mondo), in seguito alla crisi petrolifera del 1973, che portò il Paese ad
uno stato di bancarotta virtuale.
Il governo fu costretto a negoziare il credito dall’IMF (International Monetary Fund), il quale intervenne
imponendo severi controlli della spesa interna come condizione del prestito.
Questi fattori portarono alla mancata rielezione del governo laburista e all’ascesa dei conservatori con il
Primo Ministro Margaret Thatcher nel Maggio del 1979.
La politica thatcheriana ha dato l’avvio allo smantellamento del Welfare State.
Per superare la crisi di quel momento era necessario, almeno nel breve periodo, ricorrere a misure
drastiche.
Sebbene le imposte dirette (che vanno ad agire sugli individui) vennero tagliate, il bilancio doveva essere
risanato e così le  imposte indirette (che colpiscono indirettamente il consumo in quanto vengono
applicate come maggiorazione del prezzo di particolari tipi di beni) furono aumentate.
Il naturale gap tra inflazione e disoccupazione richiedeva di operare delle scelte: i Conservatori
naturalmente si posero come obiettivo primario quello di contenere  la crescita dei prezzi.
Supponendo una formazione delle aspettative di tipo razionale, ciò era possibile soltanto se il Policy
Maker avesse goduto di una certa credibilità: si fece in modo che fosse chiaro che il Governo avrebbe con
ogni mezzo mantenuto tassi di inflazione bassi, in modo che anche le aspettative d’inflazione fossero
contenute. Per mantenere questa credibilità, si sacrificò l’altro obiettivo: si era ben lontani dal pieno impiego, con livelli di disoccupazione, intorno ai 3 milioni che iniziarono a diminuire soltanto nel 1986, verso la fine
della secondo “Governo Thatcher”L’aumento delle tasse, nel momento di peggiore recessione, sebbene in contrasto con le teorie keynesiane (secondo cui, per ottenere un aumento della domanda durante una recessione, le imposte dovrebbero essere diminuite) rese possibile una diminuzione dei tassi di interesse e portò una ripresa dell’economia e ad una crescita di lungo periodo. 
Il sostegno da parte dell’elettorato, provenne anche dall’episodio dell’Aprile 1982 riguardante l’invasione 
delle Falkland, quando la Thatcher, in seguito al fallimento delle negoziazioni diplomatiche con 
l’Argentina, dispiegò le forze militari inglesi per riconquistare l’arcipelago e vi riuscì nel Giugno dello 
stesso anno. Il governo fu rieletto ed il numero di seggi dei conservatori fu più che triplicato (da 43 nel 
1979 a 144 nel 1983). 
Il secondo mandato cominciò con almeno tante difficoltà, quanto il primo. 
Nel 1984, dichiarando obsoleto un accordo siglato dieci anni prima, si annunciò la chiusura di 20 miniere, 
che avrebbe portato alla perdita di 20.000 posti di lavoro e della fonte primaria di occupazione, 
soprattutto nelle aree più povere, l’Inghilterra del Nord ed il Galles. Una serie di proteste e di scioperi 
attraversarono l’Inghilterra e si conclusero solo un anno dopo nel Marzo 1985, quando la NUM (National 
Union of Mineworkers), con a capo Arthur Scargill, ammise la sconfitta, contro un governo ostile. 
Durante lo sciopero dei minatori anche i rapporti tra il governo inglese e l’Ulster peggiorarono e l’IRA 
(Irish Republic Army) progettò un attentato alla Thatcher dal quale uscì incolume. 
A parte questi problemi,anche durante la seconda legislatura, l’economia continuò a crescere e il governo 
diede avvio alle prime privatizzazioni. Proprio tramite le privatizzazioni, che riguardarono settori di monopolio naturale ma anche beni di primario interesse, si può vedere come il modello alla Beveridge, contraddistinto dal ruolo centrale del servizio pubblico, venga definitivamente abbandonato................


orso castano , ancora qualche stralcio dall'art:. ....Proprio tramite le privatizzazioni, che riguardarono settori di monopolio naturale ma anche beni di primario interesse, si può vedere come il modello alla Beveridge, contraddistinto dal ruolo centrale del servizio pubblico, venga definitivamente abbandonato. Le privatizzazioni riguardarono molte industrie prima di prooprietà dello Stato, tra cui telecomunicazioni, trasporti e fonti di energia ma anche il sistema pensionistico. Sebbene il benessere del popolo inglese aumentò, il Governo non intervenne con politiche di sussistenza, ma, al contrario, promosse le pensioni come assicurazioni di tipo privato...............Sebbene non si possa dire che in UE non sia presente un certo grado di Welfare State, basti pensare al enfasi posta sui diritti sociali e sulla Carta Europea dei Diritti Fondamentali proclamata a Nizza nel 2000, è inevitabile notare come le privatizzazioni che si sono susseguite a partire dagli anni ’90 siano retaggio della politica rivoluzionaria thatcheriana. Bisogna sottolineare però come le privatizzazioni comunitarie siano orientate a creare una concorrenza fortemente regolata, mentre il primo ministro inglese mirava alla deregulation (liberalizzazione di attività economiche già sottoposte a controlli o vincoli da parte dell'autorità pubblica) del mercato.
Orso castano : Dunque , prudente fu l'Europa a recepire, ma con chiare e precise regole , le privatizzazioni.
In Italia il discorso oggi e' ancora diverso, siamo ancora in una fase in cui piu' che di privatizzazioni sono necessarie le Liberalizzazioni,. Viviamo in un paese che ha un background culturale formato da un mix di Machiavellismo ("il fine giustifica il mezzo" mitigato da un senso del peccato, spesso farisaico di origine religiosa), da un Guicciardinismo d'accatto ("fa che in ogni tuo operare ci sia un tornaconto") , ed un "familismo amorale" che , se considerato sotto il profilo di piu' famiglie che hanno una medesima attivita' lavorativa, porta alle Lobby, alla difesa di queste in maniera strenua, alle Caste degli "intoccabili" sul modello Indiano, per cui gli interessi costituiti non si toccano sotto ricatto del voto e della caduta del governo di turno; e questo mettera' in crisi il bipartitismo, con conseguente piu' difficile gestione delle maggioranze parlamentari. Eppure le Liberalizzazioni vanno fatte : non si possono aumentare le tasse dirette ed indirette impoverendo i gia' meno abbienti senza operareperche' la competitivita' mitigni i prezzi ed impedisca il sorgere elo svilupparsi di un'inflazione "feroce", gia' vista nel passato nel nostro paese!  Speriamo bene!Il Welfare alla Beveridge che faceva dello stato un protagonista ha mostrato limiti. Lo Stato non puo' gestire tutto, parecchi fallimenti hanno fatto scuola e dato "legnate", ma la mancanza d'equilibrio e prudenza, con conseguente sbandata nel versante opposto, a scapito dei "soliti noti" sarebbe solo foriera di conflitti sociali, e , vista la situazione, non da poco.

La crisi del Welfare


L'assistente sociale e la crisi del welfare, tra tagli e difficoltà
Il nuovo numero di 'Prospettive sociali e sanitarie' è dedicato alle difficoltà che incontrano ogni giorno i professionisti del sociale
ROMA - All'esercizio del ruolo professionale di assistente sociale, nel difficile momento che il nostro sistema di welfare sta attraversando, e' dedicato il nuovo fascicolo di Prospettive Sociali e Sanitarie (n.3/2011). I contributi raccolti trattano, da vari punti di vista e presentando diverse esperienze, delle difficolta' che i professionisti del sociale, e gli assistenti sociali in particolare, si trovano ad affrontare "sul terreno", da un lato per gli effetti di una crisi economica lunga e profonda, che li mette quotidianamente in contatto con condizioni di vita e di bisogno gravi e anche crescenti, dall'altro per la continua riduzione delle risorse disponibili per affrontare queste situazioni.
I diversi articoli, come evidenzia Ugo De Ambrogio nel suo editoriale, convergono nel proporre e argomentare la suggestione a resistere alla tentazione di trincerarsi dietro un certo vittimismo e senso di impotenza. "E' essenziale identificare i possibili spazi di manovra e trovare in se', nelle proprie organizzazioni e nella relazione con i cittadini le energie disponibili per lavorare assumendo un'ottica progettuale e strategica, ovvero affrontando i problemi che e' possibile affrontare attraverso un ricerca del senso del proprio operare." In questa prospettiva divengono preziosi ed essenziali gli spunti e le occasioni per sentirsi meno soli, per confrontarsi e scambiarsi esperienze, difficolta', prospettive, come quelle proposte nelle buone prassi presentate in questo fascicolo.
18 marzo 2011
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it»

La storia economica dal punto di vista dell'uomo del Rinascimento

I capolavori dei Maestri del Rinascimento (Botticelli, Beato Angelico, Piero del Pollaiolo, i Della Robbi...a, Lorenzo di Credi) illustrano come il fiorire del moderno sistema bancario sia stato parallelo alla maggiore stagione artistica del mondo occidentale.La mostra “Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità” racconta proprio la storia dell’invenzione del sistema bancario moderno e del progresso economico cui ha dato origine, ricostruendo la vita e l’economia europea dal Medioevo al Rinascimento. Le vicende economiche e quelle dell’arte si vanno ad intrecciare, sullo sfondo di mutamenti religiosi e sconvolgimenti politici dell’epoca....... il persistente conflitto tra valori spirituali ed economici. Il mecenate e il banchiere, le case regnanti e gli artisti: figure in stretto rapporto tra loro, tutte messe in evidenza per il loro ruolo.
E’ un viaggio alla radice del potere fiorentino in Europa, di quei meccanismi economici che permisero ai fiorentini di dominare il mondo degli scambi commerciali e, di conseguenza, di finanziare il Rinascimento e la fioritura dell’arte......


da Wikipedia (aiutiamola), stralcio :

La libertà di arricchirsi, http://it.wikipedia.org/wiki/Capitalismo_rinascimentale_nordeuropeo

Fino al 1400 il grande commercio e le grandi banche non esistevano a nord dell'Italia. Erano icapitalisti di alcune potenti famiglie italiane che dominavano il mercato degli affari e influenzavano la politica di principi e sovrani.

Le cose cominciano a cambiare dalla seconda metà del XV secolo, quando compaiono nelle Fiandre, in Francia, in Inghilterra, nelle città della Germania meridionale degli "uomini nuovi" che hanno a disposizione un capitale di dubbia provenienza che vogliono investire per arricchirsi.Essi non sono i discendenti di ricche famiglie che hanno accumulato ricchezze ma uomini che hanno nuove risorse: la loro intelligenza e spregiudicatezza.
Del Rinascimento che dall'Italia si sta diffondendo in Europa, essi colgono il valore preminente: la"libertà naturale" dell'uomo ormai affrancato dai lacci della religione, dell'uomo consapevole della sua "modernità", che vive in una dimensione non più verticale medioevale, ma orizzontale: nella natura che si offre loro come terreno di nuove scoperte, conquiste, viaggi oltre le colonne d'Ercole.Essi vorrebbero impiantare le loro manifatture là dov'è il centro dei commerci, della produzione: nelle città dove prosperano invece i borghesi trincerati nelle arti, nelle corporazioni di mestiere che stabiliscono salari fissati per legge, la qualità della produzione, le regole degli scambi.
I nuovi venuti vogliono produrre come a loro piace, in nome della "libertà vera", com'essi dicono, non la libertà regolamentata da mille lacci destinata a mantenere i privilegi dei borghesi.Questi intrusi, che vogliono rompere il monopolio delle arti, saranno quindi allontanati dalle città, ma essi non demordono : con i loro capitali industrializzeranno la campagna..............
Il tradimento della borghesia verso se stessa 
Ci si aspetterebbe ormai alla fine del XVI secolo, che la grande borghesia capitalista del nord Europa, sia pronta a gestire direttamente quel potere che lei stessa con le sue ricchezze ha sostenuto e, in parte, condizionato nel corso del '500.La rivoluzione dei prezzi ha indebolito la nobiltà che pure continua a godere di privilegi non più giustificabili: da classe politica che svolgeva in passato una funzione sociale, ora è soltanto una parassita della società attiva, è divenuta un ordine privilegiato ormai pronto per essere abbattuto.
"Il borghese gentiluomo" (1670) commedia del teatro satirico di Molière
Ma, in vero, la borghesia ha sempre avuto un complesso d'inferiorità per quell' arrogante classe che disprezzava le vili attività plebee che pure le procuravano il denaro per quel lusso che pretedeva, per nascita, di godere.
La borghesia, che pure avrebbe tutte le qualità di buon senso e di spirito pratico per esercitare la gestione diretta del potere, dovrà compiere ancora un cammino lungo un secolo per conquistarlo.
Frattanto il borghese andrà alla ricerca di titoli che nobilitino lui e le sue ricchezze. Acquisterà nella Francia di Richelieucariche pubbliche e onori. Acquisterà feudi e un blasone dai nobili spiantati.
Commedie teatrali della fine del '600 continueranno a rappresentare sulla scena le manie di prosperosi borghesi che pur abili e intelligenti nel condurre i loro affari perdono la testa, rendendosi ridicoli, per imparentarsi con disgraziate e decrepite famiglie nobiliari.
La borghesia europea non ha ancora il coraggio di governare in prima persona: tradisce se stessa, si maschera come classe nobiliare Il potere appartiene per diritto e per grazia di Dio alla nobiltà di sangue.
Solo nell'Inghilterra della Seconda Rivoluzione (1688-1689), con un anticipo di un secolo nei confronti dell'Europa continentale, le forze parlamentari borghesi e puritane, che credono nella sacralità del lavoro e del profitto, metteranno ai margini la nobiltà e assumeranno la gestione diretta della politica e dell'economia di una nazione ormai avviata alla Rivoluzione industriale, punto d'arrivo di quegli "uomini nuovi" delle manifatture nelle campagne.

orso castano: e' una vera e propria "rivoluzione culturale" quella che opero' il Rinascimento". Di quel periodo ricordiamo prevalentemente i capolavori in campo artistico, ma dimentichiamo che nacquero le banche (i Medici prestavano danaro) ed era inevitabile che queste rivoluzioni economiche non portassero ad una diversa concezione dell'uomo che viene messo al centro , piu' distante dalle regole religiose , ma non per questo privo di una morale o del rispetto di regole sociali. Un periodo, il Rinascimento, da rileggere e studiare, fuori da molti stereotipi che ne hanno impedito una giusta comprensione.

martedì 27 dicembre 2011

un esempio storico, un riferimento del genio rinascimentale di Leonardo, Cultura ed innovazione. Il Rinascimento fu un periodo da imitare oggi

Le tracce di Leonardo
LA SFORZESCA, PRIMO MODELLO IN ITALIA DI AZIENDA AGRICOLA
Con la possessione della Sforzesca (ancora oggi conservata e visibile alle porte della città) Ludovico il Moro inaugura nel 1486 la prima delle grandi opere pensate per fare di Vigevano una residenza ducale. La costruzione vera e propria a forma di quadrilatero ne costituiva il "centro". Le torri angolari o colombaie erano i casamenti dei fittabili e i locali per ospitare il duca che, avendo a disposizione il Castello, di fatto non vi soggiornava ma vi faceva capo per le battute di caccia. Erano parte integrante della costruzione le case dei lavoratori, i magazzini, le stalle e gli allevamenti.
La Sforzesca fu pensata fin dall'inizio come laboratorio agricolo sperimentale, una azienda agricola la cui natura e il cui fine erano la produzione, non il diletto e gli ozi del principe. La villa rappresenta il primo esempio assoluto di complesso agricolo a corte chiusa, archetipo delle aziende che si svilupparono in età moderna. E' inoltre ben nota l'introduzione alla Sforzesca della coltivazione dei gelsi e quindi dell'allevamento razionale dei bachi da seta.
Le lapidi commemorative del XVI secolo ancora oggi presenti alla Sforzesca insistono sulla sagacia dei lavori idrici compiuti dal Moro che, nella traduzione italiana, "rese fertile questa arida pianura assetata, col portarvi con grande spesa abbondante acqua". Anche la lapide sulla torre bramantesca datata 1492 che scandisce la successione degli interventi del Moro a Vigevano pone come prioritari i lavori idrici, grazie ai quali "rese fertili con irrigazione fluviale gli aridi campi di Vigevano".
LEONARDO E LA SFORZESCA
Le sperimentazioni e le novità gestionali ma anche tecniche avviate "sul campo" alla Sforzesca, ebbero in Leonardo da Vinci un attento e partecipe osservatore e forse anche suggeritore. Sono frequenti infatti le citazioni di Vigevano che compaiono nel manoscritto H (conservato a Parigi presso l'Istituto di Francia). Sono annotazioni e disegni che spaziano dai congegni idraulici ai lavori di bonifica agraria, dalle osservazioni agronomiche alla costruzione di un padiglione in legno. La maggior parte risultano datate febbraio-marzo 1494 da Vigevano e proprio dalla Sforzesca................

Momenti della rivoluzione scientifica , clicca e leggi il documento, very intresting


Il pitagorismo dei neoplatonici, in se stesso, avrebbe rappresentato dunque un indirizzo di pensiero contrario al progresso della scienza, anche se poi, in casi come quello di Keplero, la fede nell’esistenza di relazioni matematiche perfette costituì uno degli stimoli per la ricerca. Chi, comeTartaglia, Guidobaldo del Monte, Stevino, Viète, Benedetti, Galilei, contribuì maggiormente al consolidamento della matematica e della fisica, condivideva un approccio metodologico che privilegiava i procedimenti piuttosto che la metafisica..............
orso castano: puo' essere il Rinascimento italiano con Leonardo. Galilei ed altri un riferimento storico/fattuale/teorico per l'innovazione odierna? Certo gli strumenti sono profondamente cambiati ma lospirito di quel tempo che vedeva l'umo "globale" al centro del mondo e' un riferimewnto troppo importante per una seria critica del "protocollismo" e lo "spezzettatino cultural/scientifico" senza grandi risultati che e' sotto gli  occhi di tutti. O meglio quando ci sono buoni risultati, gratta gratta chi li ha fatti ha un background culturale non indifferente.
a allora......?
rinascimentale non è solo umanesimo, sebbene essa si innesti in quel movimento: abbiamo avuto modo di evidenziare la forte impronta naturalistica nel platonismo e aristotelismo quattro-cinquecenteschi. Come si raccorda questa tradizione con la stagione di studi che è alla base della nuova concezione del sapere scientifico? Anche la risposta a questo interrogativo richiede una precisa articolazione: per lo più, in passato, gli storici della scienza hanno rimarcato la matrice religiosa, metafisica e superstiziosa delle credenze magiche e astrologiche spesso connesse a quella lezione naturalistica, denunciandone il carattere anti-scientifico, in quanto non inquadrabili all’interno di criteri stabili e oggettivi. Con l’aumentare dell’interesse storico-culturale per quei fenomeni, tuttavia, la valutazione si è fatta più equilibrata.............. rivoluzione scientifica comportò una radicale ridefinizione del sapere, già solo nella misura in cui impose un approccio alla natura di stampo quantitativo-matematico, portatore di profonde istanze innovative, come vedremo, anche a livello di osservazione e verifica, che scardinava il prevalente atteggiamento speculativo, legato a una valutazione qualitativa della realtà (essenze, forme ecc.). Gli uomini che, a partire dal XVI secolo, sempre più insistentemente imposero la matematizzazione del cosmo, in effetti, in molti casi prendevano le mosse (è il caso di Copernico e dello stesso Keplero) da un retroterra culturale almeno in parte naturalistico, in cui, in altre parole, era forte il riferimento alla totalità organica, alle sue intrinseche corrispondenze. Tuttavia, come dimostra proprio il caso di Keplero, seppero correggere quanto, confrontato con precisi dati osservativi tradotti matematicamente, si rivelasse mero pregiudizio. ...............E.W. Strong distinse, invece, tra due tradizioni nettamente differenziate del pensiero matematico rinascimentale:.............• una tradizione (risalente allo stesso Platone, e a Proclo) che assegna un significato ontologico ai numeri, considerandoli entità intermedie tra mondo sensibile e mondo delle forme, e inserendo lo studio matematico in una prospettiva propedeutica alla visione speculativa;
• l’altra, ispirata dagli Elementi di Euclide, che divulgò un modello di struttura scientifica e argomentativa destinato a larga fortuna nel corso del XVII e XVIII secolo.



lunedì 26 dicembre 2011

da Claudio Pasqua , Gravita' Zero, Il Global Innovation 1000

http://youtu.be/7G4JqZGv3EA (ascolta!!)      Il Global Innovation 1000
Ogni anno dal 2005, Booz & Company ha condotto il Global Innovation 1000 studio, che indaga il rapporto tra la quantità di aziende spendono in R & S (ricerca e sviluppo) e la loro performance finanziaria complessiva - e ogni anno, ci rafforzano la conclusione che non vi è alcuna correlazione tra i due.
I nostri risultati e ulteriori analisi di ciò che rende gli innovatori di maggior successo grande ha portato The Economist a chiamare il Global Innovation 1000 "la valutazione più completa del rapporto tra investimenti R & S e le performance aziendali", e Tom Peters ha elogiato come una "provocazione, di ricerca- articolo basato che è sicuro di farti pensare ".
Fin dalla sua nascita, lo studio è stato citato in più di 150 pubblicazioni in 27 paesi, tra cui The New York Times , il Wall Street Journal e il Financial Times, ed è stato riconosciuto dal Forum Innovare, la Product Development & Management Association, e la Accademia Nazionale delle Scienze e Ingegneria.
2011: Perché la cultura è la chiave

Nelle passate edizioni del Global Innovation 1000, abbiamo scoperto che le aziende focalizzate sullo sviluppo di prodotti all'avanguardia e servizi rientrano in uno dei tre modelli fondamentali strategia d'innovazione: Cercatori bisogno, Lettori di mercato, e driver Tech. Quest'anno, il nostro studio settima edizione del più grande del mondo 1000 R & S aziendale spender si concentra sul legame tra i tre modelli strategia, la cultura e l'organizzazione - e il loro effetto sulla società di allineamento 'agli obiettivi di innovazione e l'impatto sulla performance finanziaria. La scoperta chiave: la cultura è la chiave per il successo dell'innovazione, e il suo impatto sulle prestazioni è misurabile. In particolare, il 44 per cento delle aziende che hanno segnalato che le loro strategie di innovazione sono chiaramente in linea con gli obiettivi di business - e che le loro culture sostengono con forza questi obiettivi l'innovazione - consegnato il 33 per cento più alta crescita del valore aziendale e crescita dei profitti del 17 per cento superiore a cinque anni di misure di quelli privi di allineamento.

nel video sottostante clicca su cc per i sottotitoli




clicca : lettera a Babbo Natale !


Venti docenti di economia chiedono a Monti perché la ricchezza “liquida” – titoli, depositi, investimenti finanziari – sfugge del tutto alla manovra. È annullata così la pretesa di equità con cui il governo si era presentano agli italiani. Una brutta storia di Natale, su cui vale la pena discutere :

La domanda è questa: perché nella manovra economica da poco approvata non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? Si tratta di un'assenza conturbante, in quanto questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. In primo luogo potrebbe fornire un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell'Associazione Italiana Private Banking, "Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 ha superato i livelli pre-crisi, al livello più alto da sempre, con 896 miliardi". Questa naturalmente è solo una parte dell'imponibile. Aliquote anche molto miti consentirebbero di mantenere inalterata l'indicizzazione delle pensioni, con ovvi guadagni di equità e riducendo drasticamente gli effetti recessivi della manovra. Infine è il caso di sottolineare il guadagno di consenso che il governo ne ricaverebbe, per effetto della maggiore equità del prelievo complessivo della manovra; ed è noto come il consenso sia un capitale prezioso nei momenti di difficoltà.
Ciò che soprattutto ci preoccupa come economisti è però che accanto a questi ovvi effetti positivi non riusciamo a vederne di negativi. In altri termini, ci sembra che non vi sia alcun motivo di efficienza che possa giustificare l'assenza del provvedimento che auspichiamo. È diffusa fra l'opinione pubblica la convinzione che tale assenza dipenda solo da ragioni di iniquità, e cioè dalla volontà di proteggere i redditi alti scaricando il peso del riequilibrio dei conti su quelli più bassi. Vogliamo sperare che non sia così; ma per fugare ogni dubbio è essenziale che il governo fornisca una spiegazione chiara e convincente. E anche sincera. Una motivazione che circola ufficiosamente, e cioè che non sia possibile sapere dove si trova la ricchezza mobiliare, è smentita dai dati che abbiamo citato più sopra, nonché da quelli forniti dalla relazione della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2010. .......

Giovanni Balcet (università di Torino)
Piervincenzo Bondonio (università di Torino)
Giorgio Brosio (università di Torino)
Roberto Burlando (università di Torino)
Paolo Chirico (università di Torino)
Ugo Colombino (università di Torino)
Alessandro Corsi (università di Torino)
Bruno Dallago (università di Trento)
Silvana Dalmazzone (università di Torino)
Aldo Enrietti (università di Torino)
Mario Ferrero (università del Piemonte Orientale)
Magda Fontana (università di Torino)
Ugo Mattei (università di Torino)
Letizia Mencarini (università di Torino)
Guido Ortona (università del Piemonte Orientale)
Matteo Richiardi (università di Torino)
Lino Sau (università di Torino)
Francesco Scacciati (università di Torino)
Roberto Schiattarella (Università di Camerino)
Vittorio Valli (università di Torino)

orso castano : la lettera si autocommenta, Prof Monti , ne terra' conto , siete tutti professori, e' vero che anche i ricchi piangono, ma spesso di gioia!!

la chirurgia robotica : sempre piu' usata , da youtube

domenica 25 dicembre 2011

Liberalizzazioni, un sogno nel cassetto. Catricala' se ci sei batti un colpo!

per saperne di piu' sullo stato attuale delle liberalizzazioni: (clicca)
L'italia ha bisogno come dell'ossigeno delle liberalizzazioni e Catricala' sembra aperto ai cambiamenti, occorre incalzarlo, es...

Liberalizzazioni: guida alla normativa sulle liberalizzazioni


A cura degli Avvocati Cristina Matricardi e Silvia Vagnoni (prima parte)
In questa sezione abbiamo sintetizzato le principali novità contenute nei diversi pacchetti normativi concernenti le liberalizzazioni: dal primo Decreto Bersani, alla Legge di conversione n. 248/2006, al Secondo pacchetto Bersani (7/2007) sino al Testo coordinato del secondo pacchetto con la Legge di conversione 40/2007......................

Morto giorgio Bocca , un lutto grave, un GIORNALISTA, CAPO PARTIGIANO!!


Le migrazioni nei processi di globalizzazione Una conversazione con Saskia Sassen

Jura Gentium
Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale
a cura di Federico Oliveri , l'articolo va letto per intero , questo e' solo uno stralcio. L'argomentgo e' di attualita' , ma anche strutturale  a causa della globalizzazione
Quando nel 1996 Saskia Sassen pubblica Migranti, coloni, rifugiati, il suo primo studio interamente dedicato alle migrazioni in Europa, l'opinione pubblica era in preda a un vero panico da invasione: da alcuni anni profughi e immigrati provenienti dall'ex blocco socialista, dall'Africa e più in generale dal Sud del mondo, stavano raggiungendo in massa le società del benessere e della "libertà". Già in quel volume, ripercorrendo la storia delle migrazioni intra-europee dal 1800 in avanti, l'autrice avanzava un'opzione politica realista: essendo, al pari dei precedenti, i flussi in corso radicati nella geopolitica e nelle trasformazioni socio-economiche dei paesi di arrivo, l'ipotesi di gestirli rafforzando i controlli era insostenibile. A distanza di undici anni, è ancora per un analogo deficit di realismo che le politiche migratorie europee non funzionano, come Sassen spiega nelle pagine seguenti; e questo nonostante gli alti costi sostenuti dai contribuenti e la denuncia degli effetti negativi indotti dal proibizionismo degli ingressi. In più, rispetto agli anni 90, alla mancanza di visione si associano oggi interessi economici diffusi, legati al mercato della sicurezza e alla domanda di manodopera a basso costo, nonché una scarsa volontà di cambiamento trasversale a tutti gli schieramenti politici. La militarizzazione della frontiera messicana da parte degli Stati Uniti offre un caso emblematico di questi sviluppi.
Da anni i dibattiti sull'immigrazione continuano a fervere in tutta Europa, ma non per questo le condizioni di vita degli immigrati e dei loro discendenti migliorano. L'ostilità nei confronti degli "stranieri" è oggetto di manipolazioni mediatiche e occasione di facile profitto politico; l'apparato in materia di controlli e di norme per l'integrazione è notevolmente aumentato, di solito in senso restrittivo; la regolazione selettiva delle frontiere a scopo economico si impone come pensiero unico; le differenze culturali e religiose sono enfatizzate ad arte, anche per nascondere le crepe della solidarietà nazionale messa alla prova dalla competizione globale e dalla resistenza delle seconde generazioni, specie musulmane, all'assimilazione. Eppure, secondo Sassen, governare in modo lungimirante le migrazioni è possibile, e dipende in primo luogo dalla capacità di inquadrarle correttamente nei processi di globalizzazione. Si tratta innanzitutto di riconoscere quanto diversi e numerosi siano gli attori che, oltre lo stato, influenzano il policy-making in materia e che, prima ancora, creano le condizioni affinché nei paesi meno sviluppati maturi la scelta di emigrare; di comprendere quanto siano mobili, altamente tecnologici e in parte invisibili i confini di oggi; di individuare nella creazione di posti a basso costo e con scarse prospettive uno dei più potenti fattori di attrazione per i lavoratori dei paesi più poveri; di considerare la migrazione ben governata come una risposta possibile, insieme ad altre, al declino demografico europeo.
Saskia Sassen non è certo tra coloro che annunciano la "fine dello Stato", impotente a fronte di mercati e di fonti di "diritto globale" che ne trascendono il potere d'azione. La sua lettura del presente è molto più aperta e conflittuale: l'allargamento dell'arena politica ad attori non nazionali e/o non statali, tipico degli scenari di governance, non dà nessun vantaggio definitivo ai portatori di interessi economici a danno della cittadinanza, dei suoi diritti e dei suoi spazi di trasformazione sociale. Da qui l'attenzione per l'emergente "regime internazionale dei diritti umani", che le corti nazionali iniziano ad applicare e che potrebbe favorire l'inclusione degli immigrati, anche per la pressione congiunta della Corte di giustizia e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Da qui anche la prospettiva di alleanze sociali trasversali alle "appartenenze nazionali", capaci di affrontare la questione delle ineguaglianze sociali crescenti e della precarietà occupazionale in Europa. Riqualificare e dare prospettive al lavoro ridurrebbe, infatti, il potere d'attrazione dei mercati deregolati sulle popolazioni dei paesi più poveri, e garantirebbe al tempo stesso ai lavoratori, nazionali e non, più risorse e più garanzie per realizzare la loro comune cittadinanza. Affrontando questo punto cruciale, anche con una lotta vera all'economia sommersa, diventerà più plausibile un governo dei flussi fondato non sul controllo, sulla selezione e sull'insicurezza collettiva, ma sulle migrazioni circolari e sulla "trasportabilità dei diritti".
Certo, poche politiche sembrano oggi tanto prigioniere di stereotipi teorici e perversioni pratiche, come quelle che hanno per "oggetto" i migranti. Le analisi e le ricostruzioni storiche proposte da Saskia Sassen offrono comunque non pochi spunti a chi, portando la responsabilità di decisioni in materia, trovandosi ad applicare o a subire gli effetti delle norme vigenti, o semplicemente avvertendo le contraddizioni dell'attuale sistema, voglia impegnarsi a costruire delle alternative praticabili..............Questi sviluppi sono assai evidenti nel caso dell'Unione Europea. In effetti, è stata proprio la creazione di un mercato unico a sottolineare l'importanza cruciale della mobilità delle persone nei suoi vari aspetti. Vale la pena di notare che, nelle prime fasi della sua esistenza, la Commissione Europea era sprovvista di competenze legali in materia di circolazione transfrontaliera delle persone, ma ha dovuto progressivamente dotarsene. Cosi, gradualmente, le istituzioni comunitarie si sono interessate a fondo delle politiche dei visti, del controllo anche militare delle frontiere, dei ricongiungimenti familiari, della regolazione delle migrazioni economiche ed anche di politiche di "integrazione", tutti campi prima di competenza esclusiva dei singoli stati nazionali. Che si svolgano a livello europeo, come evidente nella dialettica tra Commissione, Consiglio e Parlamento, o a livello nazionale, le politiche migratorie seguono vie spesso divergenti. Tensioni esistono anche tra livelli digovernance, istituzioni e regimi giuridici diversi animati da visioni divergenti dei fenomeni migratori, ma l'esito non è necessariamente negativo, anzi: si aprono spazi per politiche alternative, guidate dal rispetto dei diritti umani invece che dalle sole regole del mercato.
ricordatevi di cliccare cc per avere i sottotitoli!
........In conclusione, se il passato deve valere da chiave per il presente, è soprattutto su questo punto: che i processi creativi, di reinvenzione istituzionale e democratica, cui siamo sollecitati non andranno a beneficio dei soli immigrati e dei loro discendenti, ma contribuiranno al rafforzamento della cittadinanza in generale.......

video interessante, un nuovo fenomeno, come negli USA anni 30


orso castano : dovremo abituarci e sara' fonte di problemi non male , intere famiglie scompigliate dalla crisi, ma forse il fenomeno c'e'sempre stato in Europa , ma non e' stato mai studiato a fondo. Implica crisi di identita' personali e sociali. Certo e' che di fronte a questi fenomeni fanno ridere  i nostri "scissionisti", altro che Padania, vince il lavoro , dove sta'. Certo programmi di accoglimento sembrano sempre piu' urgenti . L'Europa dovra' attrezzarsi, ma non sembra essere pronta! Accoglienza e sostegno! Come e cosa fare?

due nuovi , anzi tanti ed abitabili!, scoperti dalla sonda Kepler

da Fanpage del 23/dic..........Non è solo l’ennesima scoperta di nuovi esopianeti, a cui ci stiamo abituando quasi quotidianamente grazie alla straordinaria missione Kepler della NASA, che attraverso strumenti raffinatissimi ha individuato decine e decine di pianeti, molti dei quali di dimensioni simili a quelle della Terra, in orbita intorno a stelle lontane; è anche una prima verifica sperimentale di quale potrebbe essere il destino del nostro sistema solare nel remoto futuro. Come accadrà alla Terra tra cinque miliardi di anni, infatti, KOI 55.01 e KOI 55.02 (questi i loro nomi in codice) sono stati devastati dalla trasformazione del loro sole in una gigante rossa che li ha trasformati in copie dell’inferno dantesco.Individuati dalla sonda Kepler, i dati riguardanti questi due pianeti sono stati elaborati da due équipe di ricercatori delle Università di Montreal, in Canada, e Tolosa, in Francia, che hanno ora pubblicato i risultati del loro studio su Nature. La scoperta è avvenuta casualmente. Gli scienziati, infatti, non stavano cercando nuovi mondi, ma analizzando – da buoni astrofisici – le proprietà di alcune stelle variabili nelle costellazioni della Lira e del Cigno, circa 3900 anni-luce dalla Terra. Quando a un tratto una delle circa centomila stelle analizzate in un arco di tempo di diversi anni ha dato segnali di avere in orbita intorno ad essa alcuni pianeti particolarmente interessanti. Sono tre, anche se solo su due ci sono dati abbastanza certi da poter parlare di una scoperta. Orbitano intorno a una stella, provvisoriamente battezzata con il poco fantasioso nome in codice KIC 05807616, ciò che resta di una gigante rossa, una stella cioè nella fase finale della sua evoluzione, come il nostro Sole tra cinque miliardi di anni........





orso castano : scoperta eccezzionale che lascia stupefatti e che ci costringe a modificare l'identita' dell'uomo nell'universo! x chi volesse leggere l'articolo intero: http://www.fanpage.it/due-nuovi-pianeti-scoperti-rivelano-il-futuro-destino-della-terra/

sabato 24 dicembre 2011

da Univadis , rivista on line x medici, stralcioCapua, rischio supervirus da uomo a uomo ma ceppo non e' in circolazione


clicca su immg
Roma, 22 dic. (Adnkronos Salute) - "Gli scienziati olandesi e americani hanno confermato il rischio del virus dell'aviaria per la sua trasmissibilità da uomo a uomo. Ma dobbiamo chiarire che è un lavoro svolto in laboratorio e i ceppi oggi in circolazione non sono di questo tipo. Infatti il pericolo è dovuto ad una catena di mutazioni del genoma molto difficili da verificarsi in natura". Ad affermarlo all'Adnkronos Salute è Ilaria Capua, virologa dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Legnaro (Padova). "Sull'aviaria si è detto molto - prosegue l'esperta - ma non dobbiamo abbassare la guardia perchè ci sono ancora 5 Paesi, in passato erano 40, dove il virus è ancora endemico. E se smettiamo di studiarlo - avverte - potremmo ritrovarci un giorno sprovvisti di un vaccino per contrastarne la pericolosità"......... Ilaria Capua è stata l'antesignana delle battaglie per la trasparenza dei dati, sfidando il sistema e depositando la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 in GenBank, un database 'open access', e non in un database ad accesso limitato. Oggi, a distanza di cinque anni dalla scelta fatta dalla Capua di battersi per l'accesso non vincolato ai dati degli studi, l'Oms, la Fao e l'Oie, promuovono e sostengono meccanismi di condivisione più efficienti e con un approccio interdisciplinare."I
orso castano : malattie dimenticate e ricercatori che dell'open access ne fanno una bandiera . Che dire : Brava  la IlariaGapua, c'e' ne fossero tanti cosi'............e bravi anche l'OMS, La FAO , l'OIE , la loro startegia e' apprezzabilissima, peccato che in Italia e' poco pubblicizzata. Del resto l'Italia e' il paese delle lobby infinite Chissa che ne pensa iil Ministro della  Sanita', Balduzzi , ma non c'e' traccia di questa notizia sul sito :  http://www.salute.gov.it/ 

giovedì 22 dicembre 2011

Chirurgia robotica: il robot Da Vinci




Prefazione
Questo documento illustra i risultati di una valutazione tecnico-scientifica relativa a una
tecnologia sanitaria di grande interesse e potenzialità, quale è la chirurgia robotica.
Tuttavia, questo rapporto merita a nostro  giudizio un’attenzione in qualche modo
particolare, per varie ragioni che vanno anche ben al di là dell’interesse suscitato
dal tema specifico che affronta. Si tratta in sostanza di materiale che dovrebbe trovare
lettori attenti non soltanto nella - più o meno ristretta - cerchia dei professionisti
interessati al tema, ma anche in coloro  che, ai vari livelli di responsabilità delle
organizzazioni sanitarie, sono chiamati a confrontarsi con le problematiche del governo
dell’introduzione di innovazioni tecnologiche nei contesti clinici.
Infatti, da queste pagine scaturisce una molteplicità di elementi che vanno ben
oltre classiche valutazioni tecniche, comunemente condotte nell’ambito di esercizi
di technology assessment, e l’esercizio tecnico-scientifico che vi viene descritto non
è riconducibile a una mera revisione, intelligentemente critica, delle evidenze scientifiche
disponibili...................

Boom denunce contro medici, +65% in 10 anni



Roma, 21 dic. (Adnkronos Salute) - Boom di denunce a carico dei medici in Italia: dal 1995 al 2005 il numero dei sinistri segnalati alle autorità è passato complessivamente da poco più di 17.000 a circa 28.500, con un incremento del 65%. In particolare, i sinistri denunciati legati alla copertura dei singoli medici hanno fatto registrare un aumento più sostenuto, passando da 5.798 del 1995 a 12.374 del 2005 (+134%), mentre quelli legati alla copertura delle strutture sanitarie sono passati da 11.444 a 16.085, con una crescita del 41%. Sono i dati dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), evidenziati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e le cause dei disavanzi sanitari regionali in una relazione sui punti nascita presentata oggi alla Camera. Secondo la Commissione, "nell'ultimo rapporto 'L'assicurazione italiana 2010-2011' l'Ania offre una chiara rappresentazione dell'evoluzione del contenzioso riferibile a presunti casi di malpractice in sanità. Diretta conseguenza della paura del contenzioso medico-legale e del timore di ricevere una richiesta di risarcimento o una pubblicità negativa da parte dei mass media è l'abuso di medicina difensiva. Le numerose accuse dei pazienti che si ritengono danneggiati - rileva l'indagine - inducono diversi medici ad attuare una strategia utile a scongiurare la possibilità di mettere a rischio la propria professione. Ad esempio, quasi il 70% afferma di aver proposto il ricovero in ospedale, nonostante il paziente fosse gestibile ambulatorialmente; il 61,3% dichiara di aver prescritto un numero maggiore di esami diagnostici rispetto a quello necessario; il 58,6% dichiara di essere ricorso alla consultazione non necessaria di altri specialisti; il 51,5%, infine afferma di aver prescritto farmaci non necessari".
 orso castano  :la medicina difensiva si va diffondendo a macchia d'olio. La soluzione potrebbe davvero essere , in campo sanitario, l'applicazione ,su larga scaladella legge sulla conciliazione , che favoriscca una migliore conoscenza delle reciproche esigenze e preoccupazioni. Questo abbasserebbe i costi dovuti agli esami piu'  complessi e rassicurerebbe i paziwenti. Insomm losviluppo di una migliore conoscenza reciproca  medico/paziente. Mi auguro che cio' avvenga per la salute dei cittadini ed il miglior funzionamento delle strtture sanitarie.

martedì 20 dicembre 2011

da UNIVADIS ultimo pervenuto, stralci



Dai tati di questo studio suggeriscono un possibile sviluppo terapeutico per l'uso della fractalchina come farmaco neuroprotettore in casi di ischemia cerebrale acuta, ma anche durante le operazioni neurochirurgiche all'encefalo in caso di blocco della irrorazione locale del tessuto nervoso. "Prima di pensare di poter utilizzare la
fractalchina a scopo terapeutico nel trattamento dell'ischemia cerebrale dell'uomo o in generale come agente neuroprotettivo - avverte Cristina Limatola, coordinatrice dello studio - andranno effettuati ulteriori studi per definire con maggiori dettagli il meccanismo d'azione della fractalchina e l'eventuale coinvolgimento di altri tipi cellulari molto importanti come gli astrociti. Ma, soprattutto, occorre capire come si possa somministrare questa molecola o suoi analoghi in modo che questi possano esercitare la loro azione nel sistema nervoso centrale limitando gli effetti periferici"...............

Rivoluzione in sala parto, strumento 'abbraccia' feto per farlo uscire
Roma, 19 dic. (Adnkronos Salute) - Un nuovo dispositivo potrebbe rivoluzionare la gestione del parto. A 300 anni dall'introduzione del forcipe e a 100 dalla ventosa. Si chiama 'Odon device' e potrebbe abbattere il ricorso al cesareo, diminuire le complicanze dovuto all'uso delle 'vecchie' metodiche. Insomma aiutare il piccolo a nascere, la mamma a partorire più serenamente e il ginecologo a lavorare in sicurezza. Il nome dell'innovativo dispositivo deriva dal quello del suo inventore, Jorge Odon. Un meccanico argentino che ha avuto l'intuizione studiando un metodo per estrarre i tappi dalle bottiglie vuote. Da primi mesi del 2012 partiranno in Italia, in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ne ha sviluppato l'aspetto medico e ne promuove la diffusione in tutti i Paesi...........


............Costituito da una sorta di sacchetto di plastica con doppia intercapedine, collegato ad un applicatore del medesimo materiale, avvolge in maniera molto delicata, del tutto similmente a quanto potrebbero fare la coppia delle mani, la testa del feto che si presenta nel canale del parto aiutandola a scivolare più agevolmente lungo le pareti vaginali. Tutto questo avviene a quasi 300 anni dall’introduzione del forcipe e a 100 dalla ventosa, tecniche che hanno più volte mostrato limiti e pericoli ed oggi raramente utilizzate.Lo strumento, approvato dalla Who che ne ha sviluppato l’aspetto medico, ha ottimi potenziali: bassissimi costi di realizzazione per la tipologia dei materiali (cellophan e plastica), facilità di esecuzione (può essere manovrato anche da uno studente al 1° anno di ostetricia), sicurezza, assenza di controindicazioni e effetti collaterali sia per la donna che per il bambino..............da Quotidiano sanita' on line

domenica 11 dicembre 2011

Marshall McLuhan :"Il medium è il messaggio".

                                  ..............Pensiero
McLuhanDurante gli anni trascorsi all'Università di Saint Louis (1937-1944), McLuhan lavorò in contemporanea a due progetti ambiziosi: la sua tesi di dottorato e il manoscritto che fu poi pubblicato in libro nel 1951 col titolo La sposa meccanica (The Mechanical Bride: Folklore of Industrial Man). Tale libro includeva solo una selezione del materiale che McLuhan aveva preparato. La tesi di dottorato a Cambridge di MCLuhan del 1943 è un saggio di formidabile erudizione, che studia la storia delle arti verbali (grammatica, logica e dialettica, retorica: cioè il trivium) dall'epoca di Cicerone fino al tempo di Thomas Nashe. Nelle sue pubblicazioni successive, McLuhan usa a volte il concetto latino di trivio per indicare una rappresentazione ordinata e sistematica di alcuni periodi della storia della cultura occidentale. Per esempio, egli suggerisce che il Medioevo fu un’epoca caratterizzata da una forte enfasi sullo studio della logica formale. La svolta chiave che portò al Rinascimento non fu la riscoperta di testi antichi, ma una nuova enfasi data allo studio della retorica e del linguaggio invece che allo studio formale della logica.
Nel successivo La galassia Gutenberg, del 1976 (The Gutenberg Galaxy: The Making of Typographic Man), McLuhan sottolinea per la prima volta l'importanza dei media nella storia umana; in particolare egli discute dell'influenza della stampa a caratteri mobili sulla storia della cultura occidentale.
Nel libro, McLuhan illustra come con l'avvento della stampa a caratteri mobili si compia definitivamente il passaggio dalla cultura orale alla cultura alfabetica. Se nella cultura orale la parola è una forza viva, risonante, attiva e naturale, nella cultura alfabetica la parola diventa un significato mentale, legato al passato. Con l'invenzione di Gutenberg, queste caratteristiche della cultura alfabetica si accentuano e si amplificano: tutta l'esperienza si riduce ad un solo senso, cioè la vista. La stampa è la tecnologia dell'individualismo, del nazionalismo, della quantificazione, della meccanizzazione, dell'omogeneizzazione: insomma, è la tecnologia che ha reso possibile l'era moderna.
Alla base del pensiero di McLuhan (e della cosiddetta “Scuola di Toronto”, di cui egli, insieme a W. J. Ong, è il maggiore rappresentante) troviamo un accentuato determinismo tecnologico, cioè l'idea che in una società la struttura mentale delle persone e la cultura siano influenzate dal tipo di tecnologia di cui tale società dispone.
Nel suo scritto più famoso, Gli strumenti del Comunicare, del 1964 (Understanding Media: The Extensions of Man), McLuhan inaugura uno studio pionieristico nel campo della “ecologia dei media”. È qui che McLuhan afferma che è importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che essi veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione. Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase "il medium è il messaggio".
McLuhan afferma che il contenuto della trasmissione ha in realtà un effetto minimo sulla società, e che quindi se, ad esempio, la televisione trasmettesse programmi per bambini o spettacoli violenti, l'influenza di questo medium sarebbe la stessa. McLuhan osserva che ogni medium ha caratteristiche che coinvolgono gli spettatori in modi diversi; ad esempio, un passo di un libro può essere riletto a piacimento, mentre (prima dell'avvento delle videocassette o dei DVD) un film deve essere ritrasmesso interamente per poterne studiare una parte. È in questo testo che McLuhan introduce la classificazione dei media in caldi e freddi, classificazione alla quale è legata la sua fama mondiale. McLuhan è noto al grande pubblico per la classificazione dei media in "caldi" e "freddi" e per le espressioni "villaggio globale" e "il medium è il messaggio".
L'espressione "il mezzo è il messaggio", considerata la riflessione più importante di McLuhan, sta ad indicare che il vero messaggio che ogni medium trasmette è costituito dalla natura del medium stesso. Ogni medium va quindi studiato in base ai “criteri strutturali” in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura comunicativa di ogni medium che lo rende non neutrale, perchè essa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una certa forma mentis. Ad esempio, il primo medium analizzato da McLuhan è stato il medium tipografico. McLuhan osserva infatti che la stampa ha avuto un grande impatto nella storia occidentale, veicolando la Riforma protestante, il razionalismo e l’illuminismo. Con l'espressione "il medium è il massaggio", il nostro autore intende sottolineare che ogni medium condiziona i propri utenti e contribuisce a plasmarne la mente: li “massaggia”. Questo va inteso anche nel senso che li rassicura. Ci sono alcuni medium che, secondo McLuhan, assolvono soprattutto alla funzione di rassicurare e uno di questi medium è la televisione, che per lui era un mezzo di conferma: non era un medium che desse luogo a novità nell’ambito sociale o nell’ambito dei comportamenti personali. La televisione non crea delle novità, non suscita delle novità, è quindi un mezzo che massaggia, conforta, consola, e conferma. Scrive McLuhan ne La sposa meccanica:"la moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo".
Ad avviso di McLuhan, esistono media caldi e media freddi: questa classificazione ha dato luogo a equivoci e a discussioni, dovute al fatto che gli aggettivi "caldo" e "freddo" sono stati adoperati in senso antifrastico, cioè in senso opposto rispetto loro reale significato. McLuhan classifica come "freddi" i medium che hanno una “bassa definizione” e che quindi richiedono una “alta partecipazione” dell'utente, in modo che egli possa "riempire" e "completare" le informazioni non trasmesse; i media "caldi" sono invece quelli caratterizzati da un'alta definizione e da una scarsa partecipazione. A ogni modo, lo stesso McLuhan, nei suoi scritti, cade non poche volte in contraddizione nel definire "caldo" o "freddo" un particolare medium: nel caso della scrittura, per esempio, questa viene dapprima definita fredda poi "calda ed esplosiva".
McLuhan definisce medium freddi (cioè a bassa definizione) la TV, il telefono, i film, i cartoni animati, la conversazione; viceversa definisce come caldi medium come la radio e la fotografia. Quella del"villaggio globale" è una metafora adottata da McLuhan per indicare come, con l'evoluzione dei mezzi di comunicazione, tramite l'avvento del satellite che ha permesso comunicazioni in tempo reale a grande distanza, il mondo sia diventato “piccolo” e abbia assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio. Le distanze siderali che in passato separavano le varie parti del mondo si sono ridotte e il mondo stesso ha smarrito il suo carattere di infinuta grandezza per assumere quello di un villaggio. A questo tema sono dedicati scritti come Guerra e pace nel Villaggio Globale, del 1968 (War and Peace in the Global Village) e Il Villaggio Globale (The Global Village).
Come curiosità (ma èuna curiosità istruttiva), si può ricordare che McLuhan ha fatto da comparsa in una scena del film Annie Hall di Woody Allen. Quest’ultimo ha evidenziato un aspetto importante della personalità di McLuhan, facendogli recitare la frase "lei non ha capito assolutamente nulla del mio lavoro". McLuhan era solito dire ai suoi studenti ed alle altre persone in genere che semplicemente non lo capivano, a prescindere da quanto lo avessero studiato.
In Gli strumenti del comunicare, McLuhan afferma che “nel regime della tecnologia elettrica il compito dell’uomo diventa quello di imparare e di sapere; tutte le forme di ricchezza derivano dallo spostamento d’informazione”.
Secondo il mito greco dell’alfabeto, prima dell’arrivo del re Cadmo (che introdusse in Grecia le lettere fonetiche), la conoscenza e il potere erano monopolio sacerdotale, in quanto la scrittura prealfabetica, con i suoi innumerevoli segni, era difficile da apprendere.
Ripercorrendo a grandi tappe le più importanti innovazioni che si sono avute per la diffusione del sapere, quali l’alfabeto (IX secolo a.C.), la stampa (XV secolo d.C.) e internet (XX secolo), che però McLuhan non aveva previsto, possiamo dire che oggi la conoscenza è patrimonio di tutti e si costruisce con la collaborazione di ogni membro della società. A questo scopo, da qualche anno a questa parte, sono sorte delle “comunità di pratica e di apprendimento” che hanno come obiettivo finale il generare conoscenza creata, organizzata e di qualità cui ogni individuo può avere libero accesso. In queste comunità c’è un apprendimento continuo, c’è consapevolezza delle proprie conoscenze, tutti hanno un proprio ruolo, ma le varie posizioni non sono di tipo gerarchico (in quanto la gerarchia impedisce i rapporti tra le persone) ma tutti hanno uguale importanza, perché il lavoro di ciascuno sarà un beneficio per l’intera comunità.
La finalità è il miglioramento collettivo. Chi entra in questo tipo di organizzazione ha in mente un “modello di condivisione”; non esistono spazi privati o individuali, in quanto tutti condividono tutto, perché chi ha conoscenza e la tiene per sé è come se non l’avesse. Le comunità di pratica tendono all’eccellenza, a prendere ciò che di meglio produce ognuno dei loro collaboratori. Ma questo “metodo costruttivista”, che punta ad una conoscenza che si costruisce insieme, rappresenta un modo di vivere, lavorare e studiare che ci è ancora poco familiare. Siamo infatti ancora legati ad una società di tipo individualistico; tra gli uomini c’è competizione e manca quella collaborazione che funge da motore pulsante nelle “comunità di pratica e di apprendimento”.
Ma non c’è da meravigliarsi; come spiega McLuhan, già le lettere fonetiche ed i numeri furono mezzi sufficienti per la frammentazione e la de-tribalizzazione dell’uomo. Con l’avvento della stampa, poi, si ebbe un processo di separazione (o esplosione) delle funzioni mai avutosi in precedenza che si sviluppò rapidamente a tutti i livelli e in tutti i settori; l’essenza formale della pressa tipografica, infatti, consiste “nella capacità di trasferire la conoscenza nella produzione meccanica con la frantumazione di qualsiasi processo in aspetti frammentari da calcolare in una sequenza lineare di parti mobili”. Nella società occidentale allora sorsero il nazionalismo, l’industrialismo, la produzione di massa, l’alfabetismo e l’istruzione universale e lo spirito individualistico. Conseguenze naturali del processo di separazione delle funzioni furono, inoltre, la separazione del pensiero dall’emozione e l’agire senza reagire.
Ma se la stampa nel XV sec. sfidò gli schemi collettivi dell’organizzazione medievale, oggi c’è una nuova sfida in atto: quella tra l’era elettrica e il nostro individualismo frammentato. Ed è proprio in questa era elettrica che trovano la loro giusta ed ovvia collocazione le “comunità di pratica e di apprendimento”. Nell’epoca odierna, infatti, tutti sono sempre e reciprocamente coinvolti e i doni che ci sono stati dati dalla stampa, ovvero il distacco e il non coinvolgimento, ormai sono diventati degli ostacoli da superare.
Stiamo vivendo in una società che barcolla tra l’individualismo e la divisione dei ruoli dell’epoca appena passata e la collaborazione e il villaggio globale tipici dell’era elettrica che sta pian piano affermandosi. Quelli che una volta erano fattori di velocità (la specializzazione, la divisione, la catena di montaggio) oggi sono stati messi in secondo piano dalla tecnologia elettrica; l’informazione si sposta alla velocità dei segnali del nostro sistema nervoso. Con i jets e l’elettricità ci è possibile toccare in poche ore ogni parte del globo (è facile, ad esempio, mangiare a New York, prendere un aereo e digerire a Parigi ); si sta creando una sorta di villaggio globale e, non a caso, oggi si sente parlare così tanto di globalizzazione.
orso castano : davvero un  precursore, aveva visto lungo , i concetti di "villaggio globale" , "il medium e' il messaggio" , "media caldi e media freddi" ad alta o bvassa interazione dello spettatore , sono davvero delle predizioni   che fanno riflettere!!

Monti-pensiero



orso castano : quello di Monti e' un pensiero "obbligato" ma non parla dei pericoli  che questa cessione di sovranita' comportera'. E' proprio il caso di dire , anzi di strillare forte con Karletto : proletari di tutta Europa unitevi (e fatelo in fretta!!) . Il discorso del Deputato anti Papandreu (che ha giocato in una situazione piu' drammatica lo stesso ruolo che sta giocando Monti , rischia se non ben articolato, di fomentare proprio gli antieuropeisti. L'Europa, comunque la si giri, e' una conquista ed una garanzia, ma la sua cultura , l'enorme cultura politica che nei secoli ha accumulato e sedimentato nelle sue istituzioni va difesa strenuamente. I nemici di questa sono molti dentroe fuori i confini geografici e geopolitici. Warning!!

sabato 10 dicembre 2011

PIANO SANITARIO, COTA BOCCIATO (O RIMANDATO) dal sito del Consigl. Reg Stefano Lepri Coord. PD , clicca


Con l’incontro a Novara sono finite ieri le consultazioni sul piano sociosanitario svolte in ogni provincia. Dalla prossima settimana comincerà il confronto in Commissione, prima della discussione in Aula.
Salvo eccezioni, i pareri espressi a larga maggioranza hanno espresso perplessità o contrarietà al Piano. In particolare non convince la separazione tra ospedale e territorio, con il passaggio di tutti gli ospedali sotto il controllo di grandi Aziende sanitarie ospedaliere.
I lucidi allegati sintetizzano le critiche che il nostro gruppo ha già avanzato e che sono state largamente riprese nel corso delle consultazioni.
Il Piano – è stato anche fatto osservare – è povero di indicazioni sui temi socio-sanitari. Si tratta di una trascuratezza che sottende la volontà di confermare le attuali strategie, oppure è sintomo di disattenzione politica su temi quali i servizi per gli anziani, i disabili, le persone con malattia mentale?
Insomma, c’è molto da fare per cambiare (o bocciare) una riforma che non convince.


in particolare sul sito ci sono sintetizzate le osservazioni del PD al Piano